Salve! Chiedo scusa per l'attesa, colpa degli esami e del lavoro... no, colpa anche mia, che me la son presa comoda!
Comunque, ecco qua: nuovo capitolo!
Una breve precisazione: questo capitolo è, chiaramente, un salto avanti nel tempo, e mi scuso se magari qualcuno si aspettava momenti più "intimi", legati cioè a qualche retroscena non raccontato e più quotidiano. Ma sentivo il bisogno di saltare direttamente a qui. Fino ad ora abbiamo visto i due protagonisti fianco a fianco... credo sia arrivato il momento di osservarli alle prese con altre questioni, sempre più grandi, e sempre più grandi di loro.
Perciò, scusate, soprattutto per il leggero filo rosso di angst che corre per tutto il capitolo! XD
Fatemi sapere cosa ne pensate, qualsiasi commento e recensione è ben accetta!
Un bacio
Maiwe.
P.S.: Questo capitolo concorre come songfiction nel contest indetto dalle Muse e dal forum "Pseudopolis Yard", la "Settimana tematica #1: songfictions".
____________________________________________________________________________
"Home"
Canzone scelta: Home – Mumford and sons
Fandom scelto: LoR/Hobbit
Personaggi scelti: Legolas, Thranduil.
____________________________________
Spirava una brezza lieve, adatta a un addio.
Non era uno di quei giorni particolarmente belli, quelli in cui splende il sole a picco e fende le nuvole, né particolarmente brutto; non pioveva, quantomeno, ma non tirava neanche vento forte, e come può uno partire, se non c'è vento forte che lo possa sospingere nella direzione giusta?
Ti affacciasti alla porta della grande terrazza che tanto amavo quando ero bambino, e ti fermasti lì, in piedi, appoggiandoti leggermente allo stipite.
Avevo le spalle incurvate, e lo sguardo basso. Non volevo partire. Ma sentivo di doverlo fare, ne avevo bisogno, in fondo. Avevo sempre desiderato un distacco - credo fosse naturale – ma, allo stesso tempo, mi spaventava dovermene andare, mi spaventava come un bufera.
Tu abbassasti la testa e rimanesti in silenzio per un po', anche tu sempre più curvo. Finalmente, parlasti, e non so cosa mi immaginassi che ci saremmo detti, ma le tue parole mi colsero di sorpresa:
"Ricordati di riferire il messaggio".
"Certamente", sussurrai, la voce ridotta a un filo: probabilmente se ne era già andata, già aveva superato le montagne, ad ovest, e magari aveva anche visto, dall'alto, il mare. Non me lo ricordavo, il mare.
Il silenzio ci avvolse, pareva che anche le foglie avessero smesso di muoversi. Finché, eccolo: il vento si levò d'un tratto. Spirava nella direzione giusta. Eccolo, il vento dell'ovest. Forte, quasi minaccioso.
Mi voltai nuovamente verso di te, e li vidi: i tuoi occhi lucidi. Non ce la facevi a dirmi addio.
Non era detto, in fondo, che lo fosse, no?, cercai di dirti. Ma niente mi uscì dalle labbra, e mi sentii scosso. Deciso a voltarmi, lo sguardo basso e sfuggente, sussurrai un "Tornerò presto, vedrai. Sarò a casa presto. Non temere".
Ti limitasti a sorridere, in risposta, e facesti un leggero cenno del capo.
"Vai."
Scesi in fretta le scale che, dalla terrazza, conducevano direttamente verso la via elfica. Fuori.
Mi voltai per un istante quando fui a metà strada, e tu eri ancora lì, appoggiato allo stipite, il vento che soffiava malinconico e spingeva dentro casa vecchie foglie e polvere, polvere grigia; foglie secche e umidità.
Ti avrei rivisto solamente tredici mesi dopo, e sarei tornato come un'altra persona. Sarei tornato definitivamente adulto.