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Autore: meggislarry_    03/07/2013    3 recensioni
Never let the fear of streaking out keep you from playing the game...(non lasciare mai che la paura di perdere ti impedisca di partecipare) quelle parole risuonavano ancora nella mia mente, dopo 2 anni, e anche in una situazione come questa...una bottiglia di birra sbattuto contro il muro vicino a me mi riporta alla realtà e l'uomo che ho davanti a me con un bastone in mano, offusca l'immagine della donna nei miei pensieri... e a quel punto mi accorgo che sono in pericolo.. e quando quella persona prende lo slancio per avventarsi contro di me, mi metto a correre con tutta la forza che ho...
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Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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  • I hate fight, I hate myself, 'cause I always scold...
     





L'avevo gridato a squarcia gola.

Non ce la facevo davvero più...

Era un continuo, implacabile tormento quello che dicevano.

Quello che diceva.

Ogni volta sentivo qualcosa di contrastante, struggente, e un'implacabile paura.

Paura che quello che dice sia vero.

Paura che tutti lo vengano a sapere anche se non è vero.

Paura dei pensieri altrui.

Avevo paura, sempre, e cavoli se avevo paura.

Avevo 9 anni, ero in una classe, che si direbbe normale alle elementari, divisa in due gruppi:

si può dire i “bravi/secchioni/sfigati” da una parte, e io facevo parte di quel gruppo,

e l'altra parte era così detta dei “popolari/pezzi grossi/duri”, di cui faceva parte un ragazzo, di nome Nick, che non mi lasciava mai in pace.

Mi prendeva in giro per molte cose, tra cui la mia bruttezza, il mio carattere, le mie origini, ma questa volta aveva superato ogni limite.

Lui mi stava trattando male come sempre, dicendomi che non ero adatta al ruolo di protagonista in teatro, e iniziando ad elencare uno ad uno i miei difetti, e che ancora oggi questa lista mi perseguita, credendo che io sia proprio così.

Grassa, maleducata, balbettista, brutta, nasona, troppo alta, capelli ricci come se avessi preso una scossa, con un colore di merda nera.

Questo era lui.

Una macchina per insulti, adatti solo per me.

E io, per la prima volta, sentendomi una rabbia crescente, dal mio stomaco fino alle mie spalle un brivido mi percorse, e diventando rossa sia per la rabbia, sia per l'imbarazzo, gli risposi:”Non hai proprio di meglio da fare, che prendermi in giro? Cos'è ti alleni fino a tarda notte davanti al tuo specchio insultando la tua immagine?”

in quell'istante tutti si erano girati, occhi sgranati dalla sorpresa, io un sorriso soddisfatto sulle labbra quando vidi la sua reazione.

Aveva rizzato la schiena e dopo un attimo si era girato, e in quel momento il sorriso mi morì sulle labbra, visto che sulla sua bocca ce n'era uno, ma per niente gentile, o sorpreso, si vedeva che aspettava da un po' una risposta del genere, e finalmente l'aveva ottenuta.

Infatti, non so come, ma mi ritrovai a piangere in bagno dopo aver gridato “Basta! Io non ce la faccio più!”. Mi avevano iniziato a chiamare con quel nomignolo.

La mia mente aveva un fatto strano, quando qualcuno mi trattava male, cercava subito di cancellare l'avvenimento, ma questa volta la mia volontà andò contro la prima per poter ricordare, e così alla fine ottenni un ricordo offuscato:

Mi si era avvicinato, aveva accostato la bocca al mio orecchio, io tremavo avevo paura, volevo scappare, non volevo sentire, era come se sapessi già le sue parole, ma ero immobilizzata, paralizzata come una statua, perchè c'era anche una parte di me, che anche se sapeva quello che stava per dire, volle ascoltare.

Ronnie Statis, vuoi sapere una bella cosa?” disse senza guardarmi, e senza aspettare il mio cenno continuò:”La malattia renale da cui sei scampata, forse potrebbe tornare, come ti ha infettato le tonsille ti può infettare da qualche altra parte... Ti consiglio di stare zitta la prossima volta, tutti sanno di questa cosa, ma io ti ho resa più speciale dandoti un soprannome molto divertente, di cui solo alcuni miei amici sanno la provenienza, e indovina chi sono?” per tutto il filo del discorso lo sentì sorridere, e sogghignare. Tutti ci stavano guardando, e dovevano aver anche visto le mie reazioni. Sorpresa,timorosa, paurosa,e di nuovo sorpresa.

Come faceva lui a saperlo? Perchè mi faceva questo?

I nostri compagni erano stati richiamati dalla maestra quando la campanella della ricreazione era suonata, io rimasi ancora immobile, e lui mi guardava sorridendo soddisfatto, soddisfatto di avermi paralizzata. E non potevo accettalo, quindi cercai di ricompormi, ma in quello stesso istante entrarono ragazzini più grandi di noi,li avevo riconosciuti, erano sempre con lui.

Guardarono prima lui poi me, e sorrisero.

E “Gliel'hai detto?” disse quello moro con i capelli schiacciati sulla fronte con tantissimo gel...

Si,Zayn... era sconvolta e lo è anc-”

 

Zayn.... Zayn, merda!

Mi riscossi dai miei pensieri, e lo guardai.

Mi stava fissando in attesa.

I miei occhi si incupirono di paura, e lui lo notò, perchè avvicinò lentamente la sua mano alla mia guancia, dicendo -Cosa c'è, picc- -.

Mi scostai il più in fretta possibile, lasciandolo a bocca aperta, senza che finisse la frase.

Comincia a camminare in dietro, prima lentamente dicendo : -Non è possibile.. mi stavo fidando... sei tu! Mi hai mentito, bastardo!

E mi misi a correre.

Corsi il più veloce possibile.

Il più lontano possibile.

 

No, no, no, non volevo accadesse... lui..

Perchè?

Le lacrime cominciarono a solcarmi il viso senza fermarsi.

Avevo paura... Paura che quello che era successo accadesse di nuovo.

Paura di essere derisa, perchè sta volta ero sola.

A casa non avrei trovato mia mamma ad aspettarmi a braccia aperte, a baciarmi e coccolarmi.

Raggiunsi la fine del boschetto, e mi fermai di colpo a quell'idea.

Ero sola.

No, mio padre anche se era ubriaco, aveva ancora un cuore.

No, Ronnie sei sola.

Non è vero.

Si che è vero, nessuno ti vuole Kidnnie Disease*

No! quel nome no! Tutto ma non quello.

 

Mi coprii le orecchie con le mani, mentre il mio subconscio continuava a chiamarmi in quel modo, lottando contro la voce di mia madre che cercava di consolarmi.

 

Sentii delle mani aggrapparsi ai miei polsi, e mi voltai all'improvviso spaventata.

Vidi il suo viso pieno di preoccupazione, e rialzai i muri, più resistenti di prima.

Aggrottai la fronte e il mio volto divenne una maschera di ghiaccio con i segni delle lacrime a scintillare sulle guance rosse.

Gli occhi rossi freddi dentro i suoi.

-Cos'hai adesso, Ronnie?- mi chiese, nella sua voce una nota di preoccupazione.

-Che cos'ho? Vallo a chiedere al tuo caro amico Nick, e così continuerete a chiamarmi...- feci una pausa, e cercai di assumere un tono più schifato di quello che stavo già usando. -Kidnnie Disease!

Urlai. Quel nome mi provocò brividi, un conato di vomito e un nodo allo stomaco, che repressi appena lo vidi irrigidirsi.

I suoi occhi che un secondo fa erano ridotti a una fessura, si sgranarono, e dentro di essi lessi paura, indecisione e senso di colpa, perchè abbassò lo sguardo sulle sue scarpe.

-Mi fai schifo...- dissi per poi girarmi e andarmene.

-Ronn-....- incominciò a dire, ma si interruppe quando mi girai e vide le mie lacrime.

-Non avvicinarti mai più a me..- dissi.

Non pensavo avrei pianto per qualcos'altro oltre mio padre, mio fratello o mia madre, prorpio dopo la sua morte...

Ormai era tanto che non scendevano le lacrime della delusione nei confronti di qualcuno al di fuori della famiglia.

 

Mentre me ne stavo andando via, vidi la fermata dell'autobus, e mi fermai per guardare l'orario.

Sbuffai, tra una mezz'oretta sarebbe passato.

Incrocia le mani al petto, e mi appoggiai al palo della fermata, guardando sempre davanti a me.

Anche quando una macchina nera, la sua, si fermò davanti alla fermata, non spostai lo sguardo.

Rimasi impassibile, anche quando il finestrino scuro scese per mostrare il suo viso.

Lo guardai di sottecchi, ma subito spostai gli occhi dall'intensità del suo sguardo che mi chiedeva scusa.

Si sporse sul sedile del passeggero per vedermi meglio, ma io rimasi immobile.

-Ti riaccompagno a casa... So che l'autobus passa ogni cento anni di qua...- mi disse con sguardo speranzoso, un sorriso incerto che non gli avevo mai visto fare. Scoprivo sempre nuove cose su questo ragazzo. Era straordinario, nemmeno Susy avrebbe potuto vedere quello sguardo.

Mi compiacqui di me stessa.

Ma me ne pentii subito. Chi ero io?

Ero solo la ragazzina che a lui piaceva prendere in giro.

Abbassai lo sguardo imbarazzata, e lui interpretò quel gesto come un'anticipazione di un rifiuto, così si affrettò a dire: - Ti prometto che non azzarderò mai più nulla di avventato, se vieni... - aggiunse in un sussurro l'ultima parte della frase.

Io sospirai. Non potevo sempre scappare, cazzo!

“Avrebbe mantenuto la parola?” mi chiesi.

Tanto vale provarci, Kidnnie.

La mia vocina interiore ricominciò a farsi sentire, susseguita subito dalla voce di mia mamma, o era la mia?

Sta volta sono d'accordo, provaci, tanto vale... Alla fine se mantiene la parola avrai un vantaggio... O uno svantaggio? Bha, oramai non riuscivo a decidermi su nulla.

Da quando lui era entrato nella mia vita senza bussare alla porta, ma spalancandola, non capivo più niente.

Il bello era che era entrato nella mia vita nemmeno da 24 ore!

Mi immagino che cosa succederà dopo.

Così dovevo distruggere ogni possibile contatto con lui... Anche se non volevo, dovevo.

 

Lui era ancora lì, con lo sguardo pieno di speranza, e aspettative positive.

Mi stava aspettando, e non so per quanto tempo rimasi nei miei pensieri, ma lui era ancora lì, appoggiato ad un gomito a guardarmi con quei bellissimi occhi color nocciola, e i capelli un po' arruffati per la corsa.

 

Sospirai di nuovo, e mi avvicinai all'auto. Aprii la portiera nello stesso momento in cui lui si stava rialzando con un sorriso raggiante per la vittoria.

Salii cercando di non dare a vedere come mi battesse forte il cuore a sedermi vicino a lui, e mi voltai verso il finestrino, per fargli capire che facevo il broncio, anche se avevo le guance che mi stavano andando a fuoco.

 

Tutto il tragitto fu silenzioso, non si azzardò a parlarmi, e io rimasi sempre con lo sguardo rivolto al finestrino, anche se qualche volta mi voltavi leggermente, quel tanto per guardare il suo profilo perfetto, e a volte incontravo il suo sguardo , così io mi voltavo, e se potevo diventavo ancora più rossa, sapevo che in quei momenti sui sorrideva malizioso.

Lo sapevo.

Perchè quando mi rigirai una seconda volt, lo vidi, vidi quel sorriso, che mi fece diventare rossa anche per la rabbia.

 

Arrivammo davanti a casa mia verso le sei meno un quarto, e io scesi dalla macchina senza nemmeno salutarlo, e sbattendo la porta.

Sentivo il suo sguardo bruciarmi sulla schiena, ma continuai fino a che non entrai dentro.

Appoggiai la schiena alla porta, e incuriosita che non avessi sentito la macchina andarsene, corsi in salotto, e spostai leggermente, per non farmi vedere, la tenda che copriva la finestra affacciata al giardinetto davanti alla casa.

Lo vidi ancora lì, le mani vicine sulla parte superiore del volante, e la testa appoggiata sopra questo.

Mi venne un senso di pena vederlo così.

Ma se lo meritava, doveva sentirsi in colpa, almeno è quello che sembrava.

Mi sto scervellando per qualcosa di veramente stupido, rendendolo indispensabile.

Mi accorsi, che però, ogni cosa che si riferisse a lui, anche se stupido, era importante per me.

 

Sussultai, quando lo vidi alzare improvvisamente la testa nella mia direzione, come se mi avesse visto, ma non stava guardando me, c'era qualcosa dentro la macchina, al suo fianco che aveva attirato la sua attenzione... Il telefono, infatti lo vidi alzarlo, e rispondere.

La chiamata non durò molto, e quando finì, si girò veramente verso casa mia, e io spaventata, che mi scoprisse, e imbarazzata chiusi con una mossa troppo esagerata la tenda... Penso abbia capito che ci fosse qualcuno dietro il tessuto bianco che copre la finestra, e me lo immaginai sorridere.

Crollai per terra con le mani sul viso, le ginocchia al petto e la schiena contro il muretto sotto la finestra.

Dopo non molto, sentii il motore accelerare, e proseguire fino a che non sentì più nulla.

 

Feci, penso, trenta respiri, purché avessi la forza di rialzarmi, e lo feci.

Andai a mettere in ordine quello che c'era in casa, e poi iniziai a passare l'aspirapolvere, e passare lo straccio nelle camere da letto.

Diciamo una pulizia generale, prima di andare al lavoro.

Dovevo essere lì per le 8 quindi il tempo ce l'avevo.

Merda! Tutte oggi! Quello che interruppe i miei pensieri, fu un rumore secco “clack”...

il bastone con cui stavo passando lo straccio in camera dei miei si era rotto, incastrando la parte inferiore di sotto, in modo che fosse impossibile rimuoverla.

Sbuffai, e mi inginocchiai, tolsi lo straccio dalla spazzola, e dopo aver messo il bastone sul balcone della cucina, in modo che la mattina dopo mi sarei ricordata di buttarlo, mi inginocchia, e finii il lavoro con le mie stesse mani.

 

Finito tutto, mi vestii, mi misi una canotta beige, non troppo aderente, che mi arrivava a metà coscia, e dei pantaloncini in jeans che era lunghi poco più sopra il ginocchio.

Presi la borsa e controllai che ci fosse tutto l'indispensabile.

Passai in cucina per controllare che la cena che avevo preparato a mio papà, pasta al pesto e cotolette con spinaci, fosse tutto in ordine.

Evitai di lasciare un blocco sul frigo.. tanto non lo avrebbe letto...

No, tesoro, fallo... Lo vedrà...

Mamma.. D'accordo, lo faccio, solo perchè in questo ultimo periodo la sto sentendo di più, e ho paura che se non faccio quello che mi dice, non la potrei più sentire.

Così scrivo sul un fogliettino giallo, che poi appenderò sul frigo : Papà sono andata a dormire da una mia amica, tornerò domani mattina. Ciao.

Non potevo dirgli che andavo a lavorare, lui non lo sapeva.

E se l'avesse scoperto si sarebbe arrabbiato... Ma chi pensavo di prendere in giro?..

Risi, risi per la tristezza, risi perchè ricordai la verità, il fatto che lui non si preoccupava più per me.

 

Arrivai al locale con dieci minuti d'anticipo, e lì trovai Sally già col grembiule a cingerle i fianchi e a servire un cliente, fu la prima a vedermi, e dopo aver posato l'ultimo bicchiere sul tavolo, mi saltò addosso, quasi a soffocarmi.

-Da quanto tempo! Mi sei mancata!

-Hey, hey, è passata solo una settimana, e ci siamo incontrate anche nei corridoi della scuola – risi mezza soffocata dal suo abbraccio che ricambiai.

-Ronnie, forza! Vai a prendere il grembiule, tra poco inizia il tuo turno! - mi disse il proprietario, Stan, con un sorriso raggiante, avvicinandosi a noi e cingendomi le spalle per liberarmi dal soffocamento.

-Si subito... - dissi abbassando lo sguardo sorridendo debolmente e scostandomi velocemente, ma delicatamente, dalla presa del ventenne, che non si scompose. Oramai ci era abituato.

Sentii un braccio intrecciarsi al mio, nella parte opposta di Stan. Era Calir. Un sorriso incerto, dolce, e speranzoso che io non mi arrabbiassi con lei, ma le diedi il migliore dei miei sorrisi, e i miei occhi si illuminarono leggermente nel suo sguardo.

E ridemmo.

Ci capimmo subito, infatti le dissi:-Sta' tranquilla, me la caverò come sempre.

-Sei strana, è successo qualcosa?

Era vero ero strana, di solito non avevo la voce squillante come quella sera.

-No! No, cioè non è successo nulla...- dissi abbassando lo sguardo e arrossendo.

-Oh,oh, ci devi raccontare un po' di cose tu! - dissero in coro Sally e Clair.

E ci mettemmo a ridere tutte insieme.

 

Quando Clair se ne andò, corsi a mettermi il grembiule, e presi iòl suo posto.

Per un'ora tutto andò tranquillo, ma non immaginavo che proprio dalla porta del club, potesse entrare lui...

No, no, no!



*Kidnnie Disease= Kidney(rene)+Ronnie+Disease(malattia*per indicare la malattia renale*)

      





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EEccomi a voiii!!! mie dee ahhahahah
ookey ho fatto un po' di ritardo... scusatemi... davvero mi dispiacee! D:
alaaalora (?) nella storia c'è un litigio tra ronnie e zayn... drastico colpo di scena hahahah ookeey :3
sopero vi sia piaciuto il capitolo e spero siate tanti a recensire bellissimeee.. e quindi vorrei ringraziere tutte quelle che seguono/ricordano(?)/preferiscono la storia e mando un bacione a tutte voi...
uno..
due...
tre...
ookey .. aaaallora quarto di tutto volevo ringraziare Amicizia(Amicizia) che mi sta sostenendoooo e io ti voglio dire... ti amoooo hahahaha
poooi volevo dire due paroline, anzi due bacini a : milward  e  Mavi_1D 
GRAZIEEEEEEE BACIONI A TUTTEEEE :3

  
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