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Autore: Roxiy    03/07/2013    1 recensioni
I due si conoscono benissimo,ma sono estranei. Migliori amici un tempo,compagni di classe adesso. 
Dal prologo:
Proprio non posso non pensarci a quello che sarebbe stato se non avessi iniziato ad odiarmi perché il mio ‘ti voglio bene’ si era trasformato in un ‘ti amo’. Non è mica colpa mia se tu sei così maledettamente perfetto. E se il mio cuore non può nemmeno lontanamente pensare di esistere senza il tuo nome marchiato sopra. Ricordi indelebili,incisi a sangue nella mia mente. Notti passate insonnie solo per non essere costretta a sognarti. Sono forse ossessionata,ma quella che tu chiami ossessione io lo chiamo amore.
***
Siamo nella stessa classe – punizione divina per averti amato troppo – e la tua immagine l’ho davanti ogni giorno. Quanto stai bene tu,tanto sto male io. Vedi? Ci completiamo,ma non combaciamo.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo 4



La casa di mio fratello era un completo disastro. C’erano calzini sporchi e cartoni della pizza sparsi dappertutto. Ma in fondo cosa ci si può aspettare da un ventenne che vive da solo? Lorenzo non era il tipo maniaco della pulizia,l’unica volta in cui aveva preso una scopa in mano era stato per imitare Jackie Chan .

Ma comunque quel posto – tralasciando i calzini e la pizza andata a male – mi sembra il più sicuro del mondo. Sono con la persona migliore che conosco nel giorno peggiore della mia vita.

La poltrona su cui sono comodamente appollaiata è vecchia e puzza ma è comoda per certi versi. Ma non gradevole. Ad ogni piccolo movimento equivaleuno scricchiolio di molle fastidioso e insistente. ‘Vuoi che ti porti qualcosa da bere?’ chiede mio fratello con una bottiglia di birra in mano. Scuoto la testa rimanendo a fissare la stanza che sembra reduce da un festino di alcolizzati.

‘Scusa per il disordine,non ho molti ospiti.’ Non lo ascoltavo continuavo a pensare a quello che aveva detto Marco. Io sono il tuo migliore amico. Ma con quale faccia tosta veniva a dirmi quella frase? Di solito quando faceva qualcosa di sbagliato riuscivo sempre a trovargli una scusante per mantenerlo sotto la campana di vetro con la targhetta ‘ragazzo perfetto’. Ma questa volta la campana era andata in frantumi e non sarebbe bastato raccogliere i pezzi. Questo è il momento giusto per buttare tutto nel cestino senza pensarci su due volte.

‘Non vuoi parlarmene vero?’ domanda mio fratello mentre beve l’ultimo sorso della sua birra. No,in effetti non voglio. Voglio soltanto che lui asciughi le mie lacrime senza chiedere niente. Parlarne farebbe soltanto peggiorare le cose. Poi chissà se lui si ricordava di Marco,improbabile visto che si erano visti si o no 3 volte in tutta la vita.
‘No.’

‘Va bene. Cosa posso fare altro per te?’

‘Parlare con mamma e convincerla a farmi venire a vivere qui.’

‘Cosa?’

‘Non voglio più stare a casa. Tanto sono sempre sola,mamma lavora sempre e papà quando non è in ufficio è a giocare a biliardo con i suoi amici. Per loro non esisto quindi non dovrebbe fare molta differenza.’

Pensavo già da giorni al mio piano. Non avrei più continuato a stare con quella famiglia fantasma. Non volevo più essere invisibile per nessuno. Volevo tornare a casa e trovare qualcuno con cui chiacchierare sulla scuola e i voti. Qualcuno che mi chiede se sto bene quando mi vede piangere e non che mi dica di prendere un
antidepressivo.

Guardo l’orologio,sono in ritardo. Misha mi ucciderà.

‘Ora devo andare. Ma promettimi che parlerai con mamma altrimenti andrò da un’altra parte’ mi fido di mio fratello e delle sue promesse,ma voglio esserne sicura, questa volta è troppo importante.

‘Te lo prometto.’ Lo guardo ringraziandolo con gli occhi poi corro via prima che Misha mi maledica per averlo lasciato solo.

Pochi minuti dopo sono davanti al Sea Light. Eccolo lì il mio amichetto occhialuto seduto tutto solo ad un tavolo che si affretta a digitare qualcosa sul cellulare,lo raggiungo e prendo posto sulla sedia. ‘Scusa per il ritardo.’ Dico prendendo un grosso respiro per la corsa.

‘Credevo dovessi chiamare la polizia e l’FBI,eri sparita!’

‘Quanto sei melodrammatico!’ soltanto perché non avevo risposto a qualche chiamata.

‘Cosa ordini? Credo che prenderò il nuovo gusto di gelato all’arancia rossa. Io amo le arance.’ Che tipo bizzarro che era. Sono la sua unica amica nella scuola. Prima che diventassimo amici era un tipo solitario che se ne stava sempre in disparte. Secondo lui da quando esce con me è diventato più figo e tutto per merito mio.

‘Un bicchiere d’acqua andrà bene. Ho fatto 3 miglia a piedi,di corsa. Potrei vomitare da un momento all’altro.’ Scoppia a ridere e poi si alza per andare a fare le ordinazioni lasciandomi sola con i miei pensieri.

Il Sea Light era un pub  sul mare –la seconda casa di me e di Misha- passavamo tutto il tempo lì a parlare di cose senza senso. Non è esattamente il miglior passatempo del mondo ma a me piaceva,era una cosa semplice che non dava problemi. E forse non gli avrebbe mai dati.

‘Sto cercando una bella ragazza,alta circa un metro e settanta. Capelli neri mossi con dei grandi occhi azzurri,quasi del colore del ghiaccio quando stanno per versare tante lacrime. L’hai mica vista?’ Quel giorno avevo già sentito quella voce troppe volte per i miei gusti,piuttosto bizzarro visto che per anni l’avevo desiderata e ora come ora volevo soltanto che il suo proprietario sprofondasse nell’abisso più profondo del mare più lontano.

‘Non ti è chiaro il concetto non farti più vedere?’

Marco si siede ignorando completamente le occhiatacce che stavo riversando su di lui come un fiume in piena.

‘Quel posto è occupato!’

‘Da quello sgorbio sfigato? Sai quanto me ne può fregare! Voglio soltanto parlare.’

‘Di cosa? Di quanto il tuo ego stia occupando tutto lo spazio vuoto della città? Fra poco rimarrà così poco posto che dovremmo trasferirci tutti.’ Sbotto infuriata.

‘Quando la tua bocca e il tuo cervello troveranno un punto d’incontro avvisami!’

‘Tu prima trovalo un cervello!’ Mi alzo e vado via,forse dovrei avvertire Misha ma sono troppo arrabbiata per qualsiasi cosa. Anche camminare mi sembra odioso adesso.

Sono stanca di lui e delle sue battutacce che crede facciano ridere. Non è così,sono pessime e di cattivo gusto. Proprio come lui. Stupido scherzo del destino. Maledetto ragazzo im-perfetto. Ecco cosa succede a giocare col fuoco,prima o poi ti bruci.

Il telefono inizia a vibrare insistentemente.

MA DOVE SEI? MI HAI ABBONDANATO!
MISHA


Gli avrei risposto più tardi,prima dovevo far sbollire i nervi. Appena aperta la porta di casa un mucchio di valige riposte nel corridoio mi accoglie.

‘Mamma?’ chiamo riponendo le chiavi sulla mensola. ‘Tesoro! Non credevo saresti tornata così presto.’ Che significavano quelle valigie? Stavamo partendo?

‘Che sta succedendo?’ chiedo indicando i borsoni per terra. Mia madre mi guarda sorridente.

‘Ho un viaggio di lavoro importantissimo.’ Si giustifica lei. Ma per quanti vestiti potesse portare mia madre, quelle valigie non potevano essere tutte sue.

‘Che c’è? Ti sei portata tutto l’armadio o cosa?’

‘Tuo padre viene con me.’

‘Perché?’

‘Deve fare delle cose.’ Tutto qui? Piuttosto generica come spiegazione.

‘Dove starò io?’ perché avevo paura della risposta?

‘Pensavo che tu potessi chiedere ad una tua amica di ospitarti per un po’. Ma diciamo che non hai molte amiche. Così mi sono ricordata di quel ragazzino,insomma quel tuo amico.’

‘Misha?’

‘No no. Non voglio che tu vada da gente che non conosco. Ma conosco i genitori di..maledizione come si chiamava? Oh,Marco! Siete amici no? Starai benissimo lì! Poi lui ha anche una sorella che ha quasi la tua stessa età. Vedrai che ti divertirai moltissimo!’

No. Non poteva essere. Era impossibile. Stava crollando tutto. Ogni certezza,ogni voglia di combattere. Stavano tutte per schiantarsi contro un muro. E la macchina la guidava mia madre,la donna che mi aveva messo al mondo stava per uccidermi.

‘Sei impazzita? Tu non ci sei mai quando ho bisogno di te,per questo non sai niente! Perché non posso stare da Lorenzo?’

‘Tuo fratello è irresponsabile!’

‘Tu mi stai consegnando nelle mani del diavolo!’ urlo sputando fuori anche l’anima.

‘Ormai ho deciso. Non ribellarti,sai che non vinceresti!’ era vero,quando mia madre prendeva una decisione –sarebbe potuto anche venir giù il mondo – lei non avrebbe cambiato la sua posizione.

‘Ti odio! Non puoi farmi questo! Sei mia madre!’

‘Non fare la bimba capricciosa Alis! E poi ho già chiamato i genitori di Marco! Ti stanno aspettando.’
‘Se non chiami subito e dici che hai cambiato idea non avrò più una madre!’

‘Bene,allora sei orfana!’ detto questo prende le sue valigie e attraversa la porta,costringendomi ad abbandonare ogni singola speranza di fuga. Non ci posso credere,è finita,io sono finita.
 

  
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