Fruscio
di pagine antiche nelle buie sale di una biblioteca. Un tempo aveva amato quel suono, ed ancora, a volte, si sorprendeva
immobile ad ascoltarlo. Ma gli anni erano passati, e
un senso di nostalgia si era impadronito di lui: nostalgia per tutto ciò che
avrebbe potuto vedere, per tutte le belle cose che non conosceva se non
attraverso le descrizioni lette nei libri.
Quando era giovane, disprezzava coloro che si
mettevano in viaggio per visitare luoghi lontani, affrontando lunghe distanze
con mezzi di trasporto assai poco confortevoli, ed andando incontro ad una
serie di difficoltà e contrattempi. Allora era solito affermare che nulla vale
quanto un buon libro, e che per quanto il viaggiatore si affaticasse a girare
per il mondo, non sarebbe mai riuscito ad apprendere tutto ciò che c’era da
sapere, né a vedere tutte le meraviglie che esistevano, sparse qua e là fin nei
paesi più remoti. Nella sua biblioteca vi erano migliaia e migliaia di libri, e
certamente essi contenevano tutto ciò che si potesse
desiderare, o anche solo sognare, di conoscere.
Eppure
pian piano, ma con sempre maggiore evidenza, si era reso conto che quei piccoli
segni d’inchiostro che si susseguivano ordinatamente sulle pagine bianche o
ingiallite dal tempo non erano sufficienti a dare un senso
alla propria vita, non potevano sostituire ricordi ed emozioni che per lui non
c’erano stati, impegnato com’era a leggere racconti di altri uomini che invece
li avevano vissuti di persona. Un libro in fondo acquista un significato
particolare se si aggancia alla nostra memoria, se ci ricorda qualcosa che
anche noi abbiamo pensato, o visto, o amato. Ma non può essere esso stesso il
fondamento della memoria, non possiamo prendere a prestito i ricordi di un’altra persona, scivoleranno via come la pioggia sui vetri
delle finestre.
Era
stato così fiero di essere un bibliotecario… Ora avrebbe dato
qualsiasi cosa per cambiare ciò che era stato, per poter essere anche solo il
mozzo di un’imbarcazione mercantile, o un povero pellegrino vestito di cenci in
cammino lungo le strade del mondo, sempre diritto davanti a sé.
Ma ormai era vecchio e malato, e la sua vista si era
indebolita; sedeva tutto solo nelle vaste sale della sua biblioteca, cercando
conforto nella presenza silenziosa di un gatto nero, unico suo amico.