Caducità dell’essere disastrato,
mi ride addosso.
Pianto vellutato, mi spingo fino
al limite più nero;
ed
è già morto!
Ah! Di quanto torto
mi son privata!
In primavera gli angeli
pascolarono
con il mio apporto morale,
senza che io sapessi di essere
nel limbo.
Melodia fugace, mi pare
che sia meglio essere
Altrove.
Sparire.
Vuoto, inconsistente.
Ideogramma dell’apice
raggiunto dal sincretismo dell’attimo
che ti ingloba.
Lui apre la bocca.
Ahm.
Il vuoto ti mangia le braccia.
Sei una sposa vestita di rosso,
acerrimo compare,
privo d’ozio e (pieno d’inganno)
pronto a barare.
Caducità permane,
nell’essere addormentato
e mi muore addosso.
Il vuoto ti mangia.
Ahm.
Non hai più neanche un osso.
Accartocciarsi di mele
del peccato.
Chi salva il mondo reo
dal reato
(che non ha mai commesso)?
Bocca piena di sangue,
votata all’amarezza
gli carezzai i capelli.
Il
vuoto poi mangiò anche quelli.