The Katherine Thing 1x02
Quella
mattina Katherine Banks aprì gli occhi con la consapevolezza
che sarebbe stata
una mattinata terribile; il risveglio del venerdì era sempre
traumatico: il
carico di studio e compiti della settimana, unito ad un inizio di
giornata
composto da due ore di Storia della Magia, avrebbe distrutto
mentalmente e
fisicamente chiunque. Uscì dal bozzolo di coperte che era il
suo letto e si
diresse verso il bagno trascinando controvoglia i piedi; nel letto
accanto
Charis dormiva ancora beatamente, forte della sua prima ora di buca,
mentre
Narcissa doveva essersi già svegliata e vestita, come
testimoniava il letto
disfatto ormai vuoto.
S’infilò
sotto la doccia, regolando la temperatura finchè non fu
sufficientemente calda
da arrossarle la pelle, e si godette il getto che le accarezzava il
corpo.
Avrebbe voluto rimanere così per il resto della giornata.
Quando
gambe e braccia ebbero ormai raggiunto il colorito di
un’aragosta nella
pentola, si decise a chiudere il getto e a cominciare a prepararsi.
Cercò a
tentoni la divisa, premurandosi di non accendere la luce: Charis Selwyn
diventava pericolosa come un Basilisco se veniva accidentalmente
sottratta alle
sue otto ore di riposo giornaliere. Rinunciò ad annodare il
cravattino con i
colori della Casa e uscì dirigendosi verso la Sala Comune.
- Non dirmi
che hai intenzione di presentarti a colazione in questo stato.
–
-
Buongiorno anche a te, Cissa. – replicò ironica,
ignorando l’occhiata
contrariata che la bionda aveva rivolto alla sua camicia più
grande di un paio
di taglie, che altro non era se non quella di Avery a cui
l’aveva sottratta un
paio di giorni prima, e alla cravatta legata come un cappio intorno al
collo.
- Stai
ferma, ci penso io. – sospirò la Black,
afferrandola per il colletto e
sistemandole l’infido arnese, - Ecco fatto, ora sei quasi
presentabile. Certo,
se non fossimo in ritardo ti rispedirei in camera a dare una sistemata
a quei
capelli: sono un disastro. –
Katherine
intercettò l’occhiata che Avery, alle sue spalle,
aveva rivolto al soffitto.
- Black,
pensi di riuscire a liberare la mia ragazza il tempo necessario a
salutarla
come si deve? – intervenne ironico, prendendola per una mano
e attirandola
verso di lui. Si alzò in punta di piedi quel tanto che
bastava per incontrare le
labbra sottili e fresche del ragazzo.
- Non darle
retta, a me i tuoi capelli piacciono così come sono.
– le sussurrò all’orecchio,
giocherellando distrattamente con una morbida onda castano scuro.
- Non dare
mai retta a Narcissa Black in preda alle sue crisi modaiole
è la prima regola
per sopravvivere vivendo a stretto contatto con lei, non
m’insegni sulla di
nuovo Mason. –
- Ti ho
sentita.
– replicò la bionda fingendosi indignata.
- Lo so.
–
Il sorriso
malandrino della Banks coinvolse tutti i presenti, dando vita ad
un’allegra
risata collettiva.
- Mason, le
mie scuse, ma devo conferire con la mia Cacciatrice. –
intervenne Rico, strappandola
gentilmente alla presa dell’amico e cingendole le spalle con
un braccio con
fare fraterno.
- Allora,
lo hai già sentito? –
Katherine
aggrottò leggermente la fronte, non capendo a cosa si stesse
riferendo. Del
resto era sempre così con lui: parlava, parlava ma in
realtà non stava dicendo
nulla, o meglio, nulla che potesse rivelarti esattamente ciò
che gli passava
per la testa.
- Non
guardarmi con quell’espressione da cerbiatta confusa: che
giorno è oggi? –
-
Venerdì. –
- Questo lo
so anche io, grazie per l’informazione, intendevo che numero
è? –
- Il
ventinove ottobre? – tentò nuovamente.
Non riusciva
proprio a capire dove volesse andare a parare.
Rico si
battè una mano sulla fronte con aria plateale: - Sul serio,
Banks, penso che
Avery ti stia contagiando con la sua idiozia… ancora qualche
mese e ti
ritroverai allo stesso livello mentale di un troll di montagna.
–
Katherine
gli appioppò un pugno sulla spalla, ma riuscì
finalmente a ricordarsi che
giorno fosse.
- È
il
compleanno di Tyler… me l’ero dimenticato, merda,
sono proprio una pessima
sorella maggiore. –
-
Già,
menomale che esisto io… immagini come sarebbe un mondo senza di me?
–
Lo
guardò
fingendo di soppesare la risposta: - Un mondo migliore? –
Rico
scrollò le spalle con aria di studiata nonchalance: - Meriti
una risposta
secondo te? A proposito… Ev, fratello, devo dare
un’occhiata al tuo tema di
Storia della Magia. –
L’erede
dei
Rosier, che aveva appena fatto il suo ingresso, lo guardò
con aria ironica: -
Cosa ti fa pensare che io l’abbia fatto? –
- Stai
scherzando? Evan Rosier che non fa un compito, Katherine Banks che si
dimentica
le cose, si sta rivoltando il mondo per caso? –
Si rivolse
poi a Piton, seduto tra Mulciber e Avery e intento a chiacchierare
sottovoce
con Regulus e Barty, probabilmente riguardo qualche scherzo che avevano
intenzione di fare ai Grifondoro.
- Severus,
amico mio, hai forse intenzione di farti uno shampoo? No,
perché a questo punto
c’è da aspettarsi qualsiasi cosa… la
mia vita non ha più certezze. –
Evan
alzò
gli occhi al cielo, mormorando qualcosa che suonava distintamente come
“Salazar,
perdonalo, non sa ciò che dice”.
-
Rico…
stavo solo scherzando, certo che ho fatto il tema. –
Gli porse
il rotolo di pergamena che il moro intascò
all’istante e trascinò via il cugino
prima che potesse dire o fare qualcosa che gli avrebbe fatto guadagnare
un
Sectusempra da parte di Piton.
- È
sempre
più pazzo. – mormorò Narcissa,
ridacchiando sotto i baffi, - Vogliamo andare? –
aggiunse.
- Certo, tu
inizia ad andare, io spedisco una lettera e ti raggiungo. –
L’amica
annuì e l’accompagnò fino alla
scalinata che portava in direzione della
Guferia.
- Ti tengo
il posto. –
Katherine
le rivolse un distratto cenno d’assenso e cominciò
la scalata verso la Guferia.
Non aveva ancora idea di cosa scrivere a Tyler: insomma, cosa si scrive
ad un
fratello che vive in Francia come un recluso e che ha appena passato le
tre
notti peggiori del mese?
Con un
sospiro recuperò penna e inchiostrò dalla borsa e
cominciò a scrivere.
Caro Ty,
spero che tu stia bene e non ti
annoi troppo a casa degli zii. Ho pensato molto a te in queste notti e
spero
che non siano state troppo penose per te. Stai prendendo la
pozione, vero?
Purtroppo non ho ancora avuto modo di comprarti un regalo, ma domani
abbiamo la
prima uscita ad Hogsmeade e rimedierò a questa mancanza.
Sono sicura di
riuscire a trovare quella nuova divisa dei Falcons che ti piace
così tanto e
magari ci aggiungerò anche un piccolo extra…
tutto dipende da quanto
velocemente risponderai a questa lettera. Le cose qui al castello
procedono
come al solito: troppi compiti, troppe chiacchiere e troppa poca gente
interessante (ovviamente escludendo la mia comitiva di Serpeverde). La
settimana prossima ci sarà l’inizio del torneo
studentesco, ti farò avere una
cronaca dettagliatissima della partita. Rico ci tiene a salutarti e si
unisce a
me nel farti i migliori auguri per questo tuo quindicesimo compleanno.
Non vedo
l’ora che sia Natale per poterti riabbracciare. Ti mando un
bacio, tua,
Kat
Rilesse la
lettera un paio di volte, poi, quando fu certa di aver detto
ciò che voleva
senza risultare troppo melensa o scontata, richiamò il suo
fido barbagianni e
gliel’assicurò ad una zampa.
- Portala a
Tyler, a casa degli zii a Nizza. – sussurrò,
lasciandolo libero di spiccare il
volo.
Ripercorse velocemente i
gradini che portavano
al pianoterra e, troppo di fretta per rendersene conto, finì
con lo scontrarsi
con la persona che meno sopportava all’interno di Hogwarts:
Sirius Black.
- Banks, hai
dei gomiti appuntiti come stampelle, mi hai quasi ucciso. –
borbottò,
massaggiandosi le costole.
- Peccato
che non ci sia riuscita, suppongo di dovermi esercitare di
più. –
- Quando di
deciderai ad ammettere che in realtà sei pazza di me e che
sei solo troppo
timida per ammetterlo? –
- Quando
è
giusto è giusto. Questa volta hai proprio ragione, Black.
–
Sirius
sgranò gli occhi, senza parole. Possibile che avesse davvero
centrato il
nocciolo della questione?
- Che
intendi? – domandò guardingo.
- Che
dovrei proprio essere pazza per farmi piacere uno come te. –
Scoppiò
a
ridere, con quella sua risata che ricordava prodigiosamente
l’ululato di un
lupo e che puntualmente la faceva rabbrividire.
- Bella
risposta,
Banks. Questa volta hai vinto tu, te lo concedo. –
Si
scambiarono un ultimo sguardo e ripresero a camminare nella direzione
che
avevano preso quando si erano scontrati. Tutto sommato forse quella
giornata
non si preannunciava poi così male: aveva azzittito e ferito
Sirius Black in un
colpo solo.
- Finalmente
sei arrivata, stavo per darti per dispersa. –
esclamò Narcissa, spostandosi
sulla panca per farle posto.
Katherine
si servì una generosa porzione di uova strapazzate e scelse
con cura alcune
fette di bacon croccante. Stava per mettersi a mangiare quando una
civetta
della scuola atterrò davanti a lei. La liberò del
foglio di pergamena e lo
scorse velocemente: “Tutta colpa della luna, quando
è piena fa impazzire la
gente.”
Lo strinse
furiosamente, facendo saettare gli occhi lungo le quattro tavolate.
Vide Bertha
Jorkins, al tavolo dei Tassorosso, ridacchiare insieme ad una sua
compagna e
non ci vide più. Percorse in fretta la distanza che separava
i due tavoli e le
piombò addosso, artigliandole la gola: - Se hai qualcosa da
dire dimmela in
faccia, capito razza di insignificante ragazzetta?! –
Rico la
raggiunse in fretta, tirandola indietro di peso e costringendola a
lasciare la
presa.
- Calmati,
Kat, non vorrai mica dare peso alle chiacchiere di una così,
no? –
- È
pazza,
è completamente pazza, non le ho fatto nulla. –
strepitava nello stesso istante
la Tassorosso.
- Ascoltami
bene, Jorkins, tu per me non esisti, sei il nulla, e sai cosa fa il
nulla?
Tace, non parla, non apre bocca e non manda bigliettini. Tu non sai
proprio
nulla e farai bene a chiudere quella bocca se non vuoi che ti strappi
quella
lingua da pettegola che ti ritrovi e te la faccia ingoiare a suon di
schiaffi. –
Si
liberò
dalla presa dell’amico: - Puoi lasciarmi, sto bene adesso.
–
Ritornò
sui
suoi passi e, come se non fosse successo nulla, riprese a fare
colazione
incurante delle occhiate che le venivano rivolte.
Spazio
autrice:
Eccoci con
il nuovo capitolo. Bè, penso sia abbastanza scontato quale
sia il grande
segreto di Katherine, ma avrà davvero individuato la ragazza
che invia quei
misteriosi biglietti o ha solo preso un abbaglio? Lo scoprirete solo
continuando
a leggere. Al prossimo capitolo.
Baci baci,
Fiamma Erin Gaunt