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Autore: hugmeciastin    04/07/2013    11 recensioni
Chi sapeva che un viaggio a Stratford avrebbe potuto rovinare la mia intera vita?
Mio fratello mi aveva avvertito di stare alla larga, ma perchè avrei dovuto ascoltarlo dopo tutto quello che mi ha fatto passare?
Chi sapeva che sarei diventata il bersaglio di un omicidio dopo il suo errore?
Lezione imparata. E' fondamentale seguire i consigli delle persone che ti amano e si preoccupano di te più di tutto. Soprattutto se sono le uniche a essere rimaste nella tua vita.
Mantenere la guardia alta, pensare in fretta e, soprattutto, mai fidarsi di qualcuno.
Non importa quanto fortemente questa persona si innamori di te.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chloe’s Point of View:
 
 
Ero perplessa. C'era davvero qualcuno di dolce e carino in questa città?
Ero venuta qui ed ero l'obiettivo di tutti, soprattutto di Justin.
Era strano, ero scossa dal fatto che qualcuno mi avesse accolta a braccia aperte.
Non aveva puntato pistole contro di me e non mi chiamava in modi sconvenienti.
In realtà, ero stanca di essere chiamata con nomignoli non tanto idonei, non volevo conoscere altre persone lì.
Il motivo per cui avevo trovato Violet Noir sospetta, era perchè voleva farmi sentire come se fossi a casa. Non capivo perchè mi trattava in quel modo. Sapeva che ero Chloe Romano, l'obiettivo numero uno dei Venom, quindi perchè non voleva farmi del male, come il resto della banda? Non riuscivo a capire.
Alzai gli occhi per vedere Violet davanti a me. Lei era circa un pollice più alta di me.
Aveva le lentiggini su tutto il naso, e aveva un sorriso sul volto che riusciva a illuminare una stanza intera.
Era bello vedere qualcuno che mi sorrideva da quelle parti, ma era allo stesso tempo assurdo.
Non avevo idea di come comportarmi. Dovevo solo iniziare a convivere con questo tipo di persona.
"Oh no, tesoro." Violet ridacchiò allegramente. "Io non sono come gli altri."
"Che cosa vuoi dire?" Chiesi, alzandomi in piedi. Mi diressi in salotto verso il divano, presi la familiare bandiera canadese e iniziai a piegarla fino a quando prese la forma di un quadrato perfetto.
Mi sedetti poi sul tavolino di fronte al divano, accanto a un posacenere.
La casa era ufficialmente pulita e di nuovo normale.
"Voglio dire, solo perchè sono coinvolta con le bande, non significa che io abbia intenzione di farti a pezzi." Spiegò, dall'altra parte della stanza, alzando la sua voce in modo che la potessi sentire chiaramente.
Mi affacciai alla cucina e vidi Justin appoggiato con la schiena contro il bancone, mentre mordeva una mela.
La morse molto forte - abbastanza forte da farmi sentire il rumore dall'altra parte della stanza.
Ignorai il suono e mi ritrovai di fronte Violet, che mi fissava con i suoi occhi blu acqua. Pensavo che sarebbe stato irrispettoso perdere il contatto visio con lei nel bel mezzo di una conversazione.
I suoi occhi erano luminosi e accoglienti.
"E' solo uno shock per me, perchè tutti in questa città vogliono farmi fuori." Dissi.
"Io no, Jay nemmeno, e sono sicuro che neanche l'altro mio fratello, Nick. Non ha problemi con te." Lei piegò la testa di lato, arricciando le labbra. "E' piuttosto freddo, come al solito."
Mi lasciai sfuggire un sospiro di sollievo, pensando a Nick.
Ieri, quando i Venom avevano deciso di attaccare me e Justin, Nick era l'unico dei membri che era in un lato, a farsi i fatti suoi. Si vedeva come Violet e lui erano fratelli. La cosa che non capisco però, è come faccia Dean a essere imparentato con lei. Dean è così buio, cupo e violento. Violet è luminosa, accogliente e gentile.
Non vedevo nessuna relazione tra i due.
"Sono confusa. Quindi, Dean e Nick sono tuoi fratelli?" Chiesi confusa, mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro.
"Sono imparentata con Nick, è mio fratello di sangue, ma Dean è il mio fratellastro." Lei abbassò la testa in imbarazzo, sapendo quello che Dean mi aveva fatto. "E' così da due anni."
"Allora..." La mia voce si spense.
"So che Dean ha sbagliato..." Mormorò. "Mi dispiace che ti abbia fatto passare tutto questo. In ogni modo, devo andare, ragazzi. Se non torno a casa presto, i miei genitori mi uccidono!"
Mi abbracciò dolcemente. Profumava di biscotti appena sfornati.
Mi lasciò e corse verso Justin, abbracciandolo subito. Sorrise mentre avvolse le braccia intorno a lei.
"Grazie per i biscotti!" Justin esclamò sulla sua spalla. Lei lo lasciò andare, correndo verso la porta d'ingresso.
"Non c'è di che." Lei sorrise dolcemente, aprendo la porta di casa e poi chiudendola dietro di lei.
Appena sentii il rumore della porta chiudersi, abbassai la testa ripensado a tutto quello che mi aveva detto.
I pensieri sembravano non voler lasciare mai la mia mente.
"Lei ha davvero tutte le buone intenzioni del mondo." Justin gettò il torsolo della mela nel cestino.
"Sicuramente lo fa..." Mormorai, entrando in cucina e avvicinandomi al lavandino.
Presi un bicchiere e lo iniziai a lavare con una spugna rossa. "-Ma, io ho problemi di fiducia."
"Ti capisco completamente."
"Grazie." Afferrai tutti i miei capelli e li lasciai penzolare sulla schiena. Mi appoggiai al muro per vedere Justin sistemare perfettamente dei souvenirs sopra un ripiano.
"Allora, mi chiedevo..." Mi disse guardandomi. "Ti piacerebbe fare un giro in un negozio con me? Ci vorranno solo dieci minuti. Devo comprare alcuni nuovi proiettili."
"Proiettili?" Chiesi.
"Sì, per le mie pistole." Lui mi sorrise.
"Ho tanto sonno." Mi lamentai. "Ho bisogno di un letto!"
"Andiamo. Sai che non posso lasciarti qui da sola. Non ci vorrà molto." Mi cinse la vita. Il mio stomaco si riempì di farfalle al suo tocco. "Inoltre, non vorrei andare da solo." Mi fece il labbruccio e una faccia da cucciolo a cui nessuno riuscirebbe mai a resistere. Non potrei fare altro che sorridere.
"Vabbene. Verrò con te." Arrossii.
Massaggiò le dita sulla mia vita e mi bacio nell'angolo destro delle mie labbra.
Il mio cuore scoppiò.
Poi si allontanò da me e andò a prendere le chiavi.
"Posso prendere la mia giacca in camera tua?" Chiesi. "Vai in macchina intanto, se vuoi."
"Beh, affrettati se vuoi andare a dormire presto."
"Lo farò." Corsi su per le scale mentre lui uscì dalla porta.
Mi avvicinai al letto in camera e presi la mia giacca di pelle nera. Mi precipitai giù per le scale e uscii di casa.
 
 
 
Justin’s Point of View:
 
Guardai la strada per vedere Chloe correre giù per il sentiero di fronte a casa mia.
Aprii la porta ed entrò in macchina ansimando. Si sistemò e chiuse la portiera.
Misi in moto accellerando. La 1967 Dodge Charger era sempre stata la mia auto da sogno.
Avevo fatto di tutto pur di guadagnare qualche soldo per comprarmela.
E infine, avevo anche una bella ragazza in macchina, seduta proprio accanto a me.
Era una serata triste. Il sole era nascosto dalle nuvole e non sembrava esserci nessuno fuori.
"Che ti ha detto Violet in bagno?" Chloe mormorò leggermente.
"Niente di importante." Scossi la testa, tenendo gli occhi sulla strada.
"Voglio dire, se volevate parlare di qualcosa di non importante non dovevate andare per forza in bagno, 'in privato'..." Mi voltai verso lei vedendola giocherellare con le dita, come faceva sempre.
Non capivo perchè lo faceva. Sembrava nervosa o forse lo faceva solo per abitudine.
"Hai proprio voglia di sapere tutto, non è vero?" Guardai verso di lei e poi ritornai a guardare la strada.
"Parlavate di me?" Chiesi curiosa.
"Non te lo dirò."
Mi infastidisce.. che una persona voglia letteralmente sapere tutto ciò che hai in mente.
Ci sono alcune cose che devono rimanere private, insomma.
Il fatto che mi piace non significa che lei debba sapere tutto di me.
Per l'amor di Dio... Lei è la prima ragazza per cui ho provato qualcosa. Violet lo sapeva.
Merda, era stato pazzesco dirle che ero interessato a lei.
E sarà un dolore al culo avere tutta la città che sa che io, Jay Bieber, ha una cotta per una ragazza.
Farlo sapere ai Venom poi sarebbe la cosa peggiore.
"Deve essere davvero una cosa importante." Disse, appoggiando il gomito al finestrino.
"E' stata solo una conversazione privata, Chloe. E' finita." Gemetti. "E davvero tu non c'entri niente." Mentii.
Alzò gli occhi infastidita. Il resto del viaggio fu piuttosto silenzioso e in pochi minuti arrivammo al negozio.
Il proprietario era un tipo tosto. Era come un fratello per me. Un fratello che non mi buttava merda addosso, che non mi corrompeva e che non mi minacciava. Mi conosceva come Jay Bieber, il ragazzo puttaniere che si portava a letto ogni ragazza e se le scopava senza senso.
Non volevo che pensasse che Chloe fosse una di quelle ragazze, perchè non lo era.
Fermai la macchina, tirando fuori la chiave dal nottolino.
Sentii l'atmosfera umida fuori e andai ad aprire la portiera a Chloe. Uscì, fissandomi negli occhi.
I suoi capelli erano tutti scompigliati a causa del vento e incrociò le braccia, non sapendo da che parte andare.
"Rimani qua fuori. Ci vorranno solo due minuti."
Con questo, entrai nel negozio.
 
 
Chloe’s Point of View:
 
Ero confusa sul motivo per cui Justin aveva voluto che rimanessi fuori, dopo aver promesso che mi avrebbe sempre protetta. Aveva promesso che non avrebbe mai lasciato che nessuno mi facesse del male e mi aveva detto che le promesse non sono state fatte per essere infrante. Ma perchè ora mi ha lasciato qui da sola?
Con la coda dell'occhio, vidi due ragazzi alti, circa dell'età di Justin, che camminava nella mia direzione.
Entrambi avevano canottiere e capelli neri. Uno aveva i capelli tirati su dal gel e un altro gli ricadevano sulla fronte.
Fissai il marciapiede, cercando di mantenere la calma. Non avevo idea di cosa fare. Non potevo andare contro ciò che Justin mi aveva detto di fare.
Lo conoscevo fin troppo bene, quando si arrabbiava, lo faceva davvero tanto.
Aveva bisogno di qualcuno che riusciva a calmarlo. Aveva bisogno di una serie di modi per convincerlo a tranquillizzarsi. Nel suo caso, si trattava di cose tipo baci o di favori sessuali. E non potevo fare quelle cose.
Credo.
Quei due ragazzi si avvicinarono sempre di più, i loro passi si fecero sempre più vicini.
Iniziai a pregare che Justin uscisse subito dal negozio.
Girai la testa nella direzione opposta ai ragazzi, spingendo il naso nella mia spalla e cercando di sembrare vaga.
"Ehi, tesoro. Non ti ho mai vista in giro qui." Il ragazzo dai capelli unti ridacchiò cupamente.
Entrambi i ragazzi si misero davanti a me. Chinai il capo, mostrando che non volevo essere disturbata.
Justin, ti prego affrettati, fai veloce.
"Da dove vieni? Sei nuova?" Mi chiese l'altro ragazzo. Sentii un nodo alla gola.
"Che cosa ci fai qui a quest'ora?" Il ragazzo dai capelli unti mi mise un dito sotto il mento, alzandomi la faccia. Mi guardò negli occhi, ma io chiusi i miei in opposizione.
Cercai di ritrarmi, girando il viso e guardando nella direzione del negozio.
"Io-io-" Balbettai.
Con la coda dell'occhio, notai che Justin uscì fuori dal negozio.
Immediatamente, guardò verso di me e il suo viso divenne rosso di rabbia.
"Che diavolo pensi di fare?" Justin urlò. Prese la pistola e la puntò addosso ai due ragazzi.
Improvvisamente, uno dei due mi prese per il mento e mi puntò una pistola nella parte sinistra del mio stomaco. Gemetti, mentre quel ragazzo mi stringeva il collo.
Eccomi qui, di nuovo, ad essere il bersaglio di qualcuno.
Sapevo che non era finita, nonostante Justin avesse promesso di proteggermi.
Non era possibile essere protetta qui. Ogni giorno c'era qualcosa di nuovo.
Se non ero io coinvolta in qualcosa, lo era Justin. O tutti e due. Potremmo mai rimanere soli e stare bene?
Nemmeno per una frazione di secondo.
"Non ti muovere o le sparo." Il ragazzo minacciò. Una lacrima scese dal mio occhio destro. Chiusi gli occhi, piena di paura.
"Ti prego, lasciami andare." Sussurrai.
"Falle del male e ti farò provare la morte più dolorosa di tutte. Ricordi quello che ho fatto per il tuo piccolo amico?" I miei occhi si spalancarono. Justin li conosceva? "Hmmm?"
Automaticamente, mi lasciò andare.
Corsi verso Justin e lo abbracciai. Lui mi mise un braccio intorno alla vita e fece del suo meglio per fare capire a quei due che io appartenevo a lui e a nessun altro. Si mise la pistola nella tasca posteriore con la mano libera.
"Oh, guarda Jay Bieber che fa il carino con una ragazza." Disse il ragazzo con i capelli più lunghi.
"Credo che il fallimento possa essere buttato giù facilmente." L'altro ringhiò. Justin ritirò fuori la pistola puntandogliela addosso.
"Zitto!" Justin gridò. Le sue vene spuntavano fuori dal suo collo.
"Non meriti questo, Justin." Mormorai. "Andiamocene."
"Non li lascerò andare facilmente. Ti hanno toccato cazzo. Questo non va bene." Mi lasciò andare, ma io gli afferrai la camicia. Lui mi spinse dietro di sè.
Lo vidi muoversi vicino a quei ragazzi.
Il ragazzo con i capelli lunghi sorrise a Justin, che gli diede un pugno sul naso.
Cadde a terra e si coprì il naso con la mano, c'era sangue per terra.
"Figlio di puttana!" L'altro ragazzo urlò, tirando un pugno a Justin e facendogli uscire il sangue dal labbro inferiore. Justin sparò al braccio del ragazzo, che si ricoprì subito di quel liquido rosso che mi da sempre la nausea.
L'altro ragazzo mi intravide e iniziò a camminare verso di me. Justin lo vide e lo prese dal cappuccio della felpa, buttandolo a terra e tirandogli un pugno dietro l'altro.
Poi lo afferrò per il collo, guardandolo con odio.
"Non chiamarmi fallimento, mai più. Ti è chiaro?"
"Sto solo dicendo la verità, Jay." Il ragazzo ridacchiò cupamente.
Con entrambe le mani, Justin iniziò a soffocarlo facendogli sbattere la testa sul marciapiede.
"Basta! Lascia perdere! Justin, smettila!" Strillai forte. "Lascia perdere prima che arrivino i poliziotti!" Gemetti sul punto di piangere. "Per favore." Soffocai.
"Stai attento a quello che fai uscire da quella fottuta bocca." Justin lo lasciò andare, facendogli colpire la testa ancora a terra. "Toccate ancora la ragazza e siete morti. Avete capito?" Disse Justin, puntando il dito contro i due.
"Basta!" Strillai, cercando di porre fine a quell'inferno.
Iniziai a massaggiare la spalla destra di Justin, cercando di farlo calmare. Dopo pochi secondi, mi mise una mano sul mio fianco.
"Andiamo." Justin mormorò, stringendomi la mano e intrecciando le dita tra le mie.
Il mio stomaco iniziò a tremare per il fatto che mi stava tenendo per mano per la prima volta in pubblico.
Ci avvicinammo alla macchina e mi aprì la portiera da gentiluomo, facendomi salire.
Mi morsi il labbro, mentre Justin si siedeva sul sedile del guidatore.
Iniziai a sentire delle piccole gocce di pioggia che colpivano il parabrezza. Lui guardò fuori dal finestrino, ancora completamente incazzato.
Il suo viso era rosso di rabbia. Non volevo che se la rifacesse con me, quindi dovevo fare qualcosa per calmarlo.
Con la coda dell'occhio, vidi la mano destra di Justin sulla sua coscia, mentre la sua mano sinistra era sul volante. Delicatamente, posai la mia mano sinistra sopra la sua mano destra, intrecciando lentamente le mie dita tra le sue. La sua espressione cambiò e si rilassò notevolmente.
Portai le nostre mani intrecciate fino alla mia bocca e cautamente iniziai a baciare ogni sua singola nocca, una dopo l'altra.
Rimisi la mano sulla sua coscia e mi chinai verso destra, appoggiando la testa sulla finestra e addormentandomi con il suono della pioggia come sottofondo.
 
 
Justin’s Point of View:

 
Eravamo finalmente arrivati a casa. Ero incazzato come non so cosa, ma non volevo prendermela con Chloe.
Lei odia vedermi così. Dopo tutto, sa esattamente come alleviare l'atmosfera e come calmarmi.
Spengendo la macchina, guardai Chloe per vederla dormire appoggiata al finestrino.
Sembrava così dolce e indifesa, non volevo svegliarla. Mi piaceva guardarla dormire.
Era come guardare un bel ritratto, senza mai fermarsi.
I due ragazzi che avevo affrontato prima erano due spacciatori di droga con cui avevo lavorato in passato.
Mi avevano fregato e mi avevano trattato di merda. Un giorno, mi stancai di tutto questo e gliela feci pagare, uccidendo il loro amichetto a pugni. Nessuno ha mai sospettato che fossi stato io.
Non sapevano che i poliziotti avevano sempre pensato che fossi innocente?
Beh, non ero ancora stato colto nell'atto di uccidere qualcuno. Fino a quel momento, ero libero come un uccello. Questo era ciò che facevo per vivere. Non potevo smettere così, di punto in bianco.
Mi levai la cintura di sicurezza, aprii la portiera, la richiusi e corsi dall'altra parte della macchina.
Aprii la portiera di Chloe, le slacciai la cintura di sicurezza e poi la presi tra le braccia, chiundendo la portiera con un calcio.
Corsi verso la porta, dato che non volevo bagnarmi e bagnarla con la pioggia.
Aprii con la chiave e calciai la porta, facendola aprire. Guardai la ragazza che avevo tra le braccia: dormiva profondamente ed era.. era bellissima.
Beh, merda, questa ragazza dorme ovunque, non importa cosa succede.
Iniziai a camminare per le scale, quando una voce a me familiare mi interruppe.
"Mettimi giù. Non hai la forza necessaria. Hai appena avuto una lotta. Posso camminare." Gemette, mentre io ero a metà strada su per le scale. La guardi per vedere che non riusciva a tenere gli occhi aperti.
Ridacchiai leggermente. "Non riesci neanche a tenere gli occhi aperti mentre parli con me. Va tutto bene, piccola." Continuai a camminare su per le scale, girando a destra e aprendo la porta della mia camera da letto.
Il letto era ancora sfatto, così la stesi dolcemente sopra le lenzuola.
"Lasciami levare le scarpe." Mormorò dolcemente, calciando le sue converse in mezzo al pavimento.
Si stirò e poi si tirò la coperta su di lei.
Chiuse gli occhi, cercando di riprendere il sonno.
Andai in bagno nel tentativo di pulire i tagli che la lotta di quella sera mi aveva provocato.
 
 
Chloe’s Point of View:
 
 
Sentii il suono dell'acqua che usciva dai rubinetti. Aprii gli occhi, per vedere Justin in bagno che cercava di ripulire i suoi tagli. Mi alzai, rendendomi conto di non avere più i vestiti. Ero in mutande e reggiseno.
Andai verso l'armadio di Justin e presi una sua t-shirt bianca con il collo a V.
In punta di piedi entrai in bagno, vedendo Justin in boxer grigi, senza maglietta, che si bagnava la faccia e si disinfettava i tagli con un asciugamano bianco.
"Hai bisogno di aiuto? Posso aiutarti." Suggerii. Lui girò la testa e mi guardò confuso. "Ero abituata a farlo con Brad, lo sai."
"Sto bene, Chloe. Scherzi a parte. Non è stata una vera e propria lotta mi hanno solo graffiato un po'.
"Va bene." Dissi, aspettandolo davanti alla porta.
Justin aveva delle mani stupende.
Aspettate.. perchè penso alle sue mani?
Avevo anche capito che Justin è davvero un ragazzo forte. Tutti gli hanno buttato merda addosso ogni giorno, ma alla fine della giornata, riesce a uscirne vincitore. Era ancora vivo. Avrebbe potuto facilmente essere ucciso con quei ragazzi. Era molto più piccolo e innocente di loro, o di qualsiasi altra persona, ma se si incazzava, era davvero pauroso. Mi sentivo strana, Justin si era preso con quei ragazzi.. per me, per la mia protezione.
Ero abituata che mio fratello lo faceva per me, non un altro ragazzo.
Mi faceva sentire speciale.
I miei pensieri si fermarono quando venni stretta intorno alla vita da Justin, dietro di me.
"La mia t-shirt ti sta benissimo addosso. E' solo un po' larga."
Mi abbassò la manica destra e mi baciò la spalla nuda. Un brivido mi attraversò la schiena e chiusi gli occhi, in completo shock.
Mi girai e lo abbracciai, avvolgendo le mie gambe intorno al suo torso. Lui ridacchiò, baciandomi la guancia e poi la testa.
"Ora, dormiamo un po'." Mi sorrise, portandomi sopra il letto.
Annuii eccitata, pronta a trascorrere finalmente una nottata normale di puro riposo.
 
 
  
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