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Autore: Averyn    04/07/2013    3 recensioni
COSA SAREBBE SUCCESSO SE HARRY POTTER AVESSE SCELTO DI MORIRE?
Mentre Silente evocava le sei fiale sul tavolo della cucina, Harry guardò ciascuna di esse con disgusto.
Gli avrebbero procurato i turbamenti che aveva sofferto la prima volta?
“Devi berle. So che ora tutto ti apparirà confuso…”
“Io voglio delle risposte adesso!” s’impuntò Harry. “Perché mi sta facendo vedere le immagini dei miei sogni? Che cosa a che fare, con me?”
Silente lo guardò. “Ha tutto a che fare con te. Ma non posso spiegarti meglio di così. Sono tuoi percorsi, che sto cercando di decifrare meglio che posso con te, formulando teorie e ipotesi…”
QUARTO CAPITOLO DELLA SERIE 'CICATRICE, SEGUITO DE 'IL PRESCELTO, 'L'EREDE' E 'L'INIZIO'. spero che vi piaccia!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Harry/Hermione, Luna/Ron
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Cicatrice'
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E dopo ben sei mesi eccomi quiiiiii....ci vediamo di sottoooo


Capitolo 10
 
 
CICATRICE
 
 
Calò il silenzio fra i presenti. Harry passò in rassegna i volti dei suoi amici per la seconda volta, il cuore che pulsava forte nel petto. Nessuno aveva il coraggio di guardarlo in faccia.
“Neville è stato rapito” mormorò Richard, anche se sembrava rivolto più a se stesso che a Harry.
Harry sentì gli arti ghiacciarglisi; doveva ammettere che non era rimasto del tutto sorpreso, ma allo stesso tempo la cosa lo terrorizzava.  Era uno di quei pensieri che sperava tanto non fossero veri, almeno non completamente. E invece no. Neville era stato rapito. Immaginava da chi.
“Come…quando è successo?” chiese, scoprendo che il suo tono di voce era ridotto a un sussurro quasi quanto quello di Richard.
“Stanotte” tremò Frank. Harry non l’aveva mai sentito così spaventato in tutta la sua vita.
“ Noi…noi non abbiamo sentito niente e neanche l’intera scuola….Non so proprio come abbiano fatto ad entrare...”
“Non avevate sistemi di sicurezza? Protezioni anti-mangiamorte o qualcosa del genere?” sbottò Harry, nervoso; possibile che non ci fosse un luogo sicuro per nessuno?
Frank scosse la testa, gli occhi lucidi e pieni di tristezza. “Se li hanno avuti, sicuramente i mangiamorte hanno trovato una maniera per aggirarle. Nessun incantesimo è infallibile…”
Così disperderli nelle varie scuole non aveva funzionato. La soluzione che Silente aveva approvato era quella sbagliata, di nuovo. E questo non faceva altro che deprimere Harry ancora di più.
“Quello che mi chiedo è la maniera in cui siano riusciti a entrare. Non faccio altro che raccapezzarmici…” commentò John.
Harry sprofondò sulla poltrona, lo sguardo fisso nelle fiamme. Ci sarebbero stati modi in cui avrebbero potuto irrompere nella scuola…a meno che….
“Non avrà usato di nuovo la Pozione Polisucco?” chiese Harry, più rivolto a se stesso che agli amici, facendoli sobbalzare.
“La cosa?” chiesero in coro i ragazzi.
Harry guardò Ron, gli occhi assonnati, come se lo aiutassero a ricordare.
“La Pozione Polisucco….è una pozione che ti permette di cambiare aspetto…l’ha usata anche Malfoy per fuggire da qui con un suo compagno mangiamorte travestito da Hermione…
ma voi non sapete tutta la storia…”
Così iniziò a raccontare loro i fatti avvenuti, cercando di essere il più sintetico possibile.
I suoi amici lo seguirono in maniera attenta, e più andava avanti, più si rabbuiavano.
“E’ chiaro che il diario ci serve” commentò John ragionevole. “Ma dov’è ora?”
“Di sopra” rispose Harry.
“ Sbagliato. Avevi lasciato la porta aperta, Harry…”disse Hermione, irrompendo con il suo testone nella stanza, la bacchetta dalla punta illuminata dall’incantesimo lumos ed era seguita da Ginny, che aveva in mano il diario.
Sui visi dei ragazzi comparvero dei sorrisi benevoli, ma quando incrociarono gli sguardi delle amiche  si spensero subito.
“Che ci fate voi, qui?” chiese Ginny, avvicinandosi a Harry.
“E’ una lunga storia” disse Frank, esibendo un sorriso furbo, “ma non saremmo mai arrivati senza l’aiuto di Ron”.
Le orecchie di Ron si fecero subito rosse come gli occhi di tutti i presenti puntarono su di lui.
Sul suo volto si fece largo un sorriso soddisfatto, e il petto gli si gonfiò, orgoglioso.
“Sì, beh, mi sono proposto di andare a fare un giretto. I Mangiamorte avevano fatto un gran baccano e c’era una grande confusione nella scuola” narrò, emozionato, “…i guardiani nei corridoi erano stati abbattuti, ed è stato facile entrare in uno degli uffici al piano di sopra…è così che siamo riusciti ad arrivare qui. L’unico caminetto funzionante è quello del preside Margoni”.
L’espressione di Hermione si contorse ancora di più quando passò confusa dai visi degli amici a Harry. “Mangiamorte? Guardiani abbattuti? Che sta succedendo?” chiese, nervosa, rivolta a nessuno in particolare.
“ Neville è stato rapito” sintetizzò Ron, stizzito per l’interruzione di quell’attimo di gloria.
“Harry, volevo proporre…beh sì, di fare qualcosa. Andare a prenderlo”.
“Andare a prenderlo?” sbottò Hermione, guardando seriamente Ron come se avesse appena chiesto di ballare nudo con una teiera in testa davanti a tutti.
Frank e Richard lo guardarono sorpresi per un attimo, poi si rivolsero a Harry.
Harry li ignorò e  guardò intensamente Ron; forse aveva preso una decisione affrettata, ma  era l’unica cosa da fare.
“Sì, sono d’accordo. Vado a prendere il mantello dell’invisibilità” assentì, e fece per salire le scale, seguito dallo sguardo perplesso di Hermione.
“Vengo anch’io, Harry” s’unì in fretta Ginny, venendogli dietro.
“Ma…ma io dico vi siete impazziti tutti quanti?!” esclamò Hermione, con la voce che le era salita d’un’ottava. “Dobbiamo…noi non sappiamo…dobbiamo programmare, organizzare…Non sappiamo neanche dove sia adesso!”
“Hermione, seriamente, quando mai i nostri piani hanno funzionato? Abbiamo speso il nostro tempo a organizzare, a programmare e aspettare, e poi che cosa è successo? È sempre tutto andato a rotoli!” ribatté Harry e continuò a salire le scale con Ginny.
Una volta giunti a destinazione, Harry si accorse con piacere che la porta per fortuna era aperta, ed entrarono senza problemi.
Harry andò verso il letto di Ginny e sollevò il cuscino, dove sotto era nascosto il Mantello.
La ragazza lanciò un’occhiata intorno, poi chiese turbata a Harry: “Ma adesso come faremo?”
Harry si soffermò per qualche momento sul suo viso, perplesso. “Come faremo?” ripeté.
“Sì, voglio dire….Ora Neville è stato rapito, e io sono pronta a seguirti….seguirvi ovunque….ma il problema è…qual è la nostra destinazione? Secondo me sarebbe il caso di avvertire anche gli altri. Ad esempio Louise. E anche Luna. Loro sono nostri amici, e anche suoi. Si offenderebbero se non fossero coinvolti in questa cosa, e…e poi potrebbero davvero esserci utili” spiegò Ginny.
Harry studiò il modo incerto di toccarsi i capelli rossi fiamma,  i dubbiosi e insicuri occhi scuri, prima di posare le labbra su quelle di Ginny, con la stessa immediatezza e automatismo di quando avevano ballato a Natale.
Era in momenti come quelli che si chiedeva se questo gesto gli venisse così spontaneo per rassicurarla, o perché aveva questa attrazione innata, nascosta, per lei. E a essere sincero, neanche sapeva se attrazione fosse più il termine giusto.
“Troveremo un modo” la rassicurò poi, posando le mani sulle sue spalle, atteggiandosi come qualcuno che aveva il controllo della situazione.
Sul viso di Ginny comparve un debole sorriso sollevato. “Lo spero” rispose.
Quando fecero ritorno alla sala comune, Harry notò che Ginny non era l’unica ad essere preoccupata sul da farsi. La questione aveva generato un gran baccano: Frank e Hermione si guardavano in cagnesco da una parte all’altra della stanza.
“Dobbiamo salvarlo adesso!” disse Frank immusonito.
“Ma non capisci che bisognerebbe pianificare? Se solo mi lasciassi….” Hermione si bloccò quando si accorse di Harry, e tirò un sospiro profondo. “Meno male che ci siete! Forse adesso ragionerete tutti…”
“Voglio parlare con Louise” la interruppe Harry, guardando nessuno in particolare. Sentiva lo sguardo di Ginny fissargli la nuca insistentemente. “Se le parliamo, decideremo cosa fare. Ginny ha avuto questa idea e io sono d’accordo con lei. Lo so che le comunicazioni non funzionano bene, ma forse…forse adesso, provando attraverso il camino, riusciremo a contattarla”.
John si alzò impetuosamente, cosa che sorprese Harry. John era conosciuto nel gruppo per essere quello che più si atteneva alle regole. “Sono d’accordo. Lo facciamo stasera?” chiese, impettito.
“Sì, direi di sì” rispose Harry compiaciuto. In quel momento avvertì la mano di Ginny sfiorare la sua. Sobbalzò, ma cercò di non scomporsi, e si avvicinò al camino.
“Dite che ci sentiranno con tutto questo baccano?” chiese Hermione con tono preoccupato, ma anche lei si unì agli altri intorno al camino.
“Non lo so” rispose Harry sinceramente. Poi si rivolse a Richard, che aveva il viso contorto in un’espressione dura. “Come si chiama la scuola?”
“Pustynya” rispose lui, agitato.
Harry prese una manciata di polvere dal secchiello e la lanciò sul fuoco, che divenne subito blu, poi immerse il viso fra le fiamme. “Putsynya, Russia…”
“Sala degli ospiti” suggerì Ron.
“Sala degli ospiti” completò Harry.
Dopo la solita nebbia, davanti ai suoi occhi comparve una camera da letto. Su una poltrona giaceva una ragazza dai capelli biondi e ricci, profondamente addormentata.
“Louise! Louise!” chiamò Harry. “Svegliati! E’ urgente!”
La ragazza sobbalzò sulla poltrona per via delle grida e volse gli occhi sbarrati al fuoco.
Dopo un primo momento di sorpresa, la vide avvicinarsi alle fiamme con curiosità, mentre le sue labbra s’increspavano leggermente.
“Sei…sei proprio tu?” chiese, incredula. La voce le tremolava un poco.
“Sì” le sorrise Harry. “Non ti avrei chiamata se non fosse una questione importantissima!”
Gli occhi di Louise furono attraversati da una luce allarmata. Il volto della giovane si contorse in un’espressione nervosa e arrabbiata, e rinacque il suo antico snobismo. “E’ così quindi? Mi chiamate solo per questioni urgenti, dopo mesi che sono rinchiusa qui da sola…”
“Non sei da sola e soprattutto non è il momento di fare discorsi del genere!” si spazientì Harry, che non sopportava proprio quell’atteggiamento inopportuno. “Ora ascoltami. Neville è stato rapito. Abbiamo bisogno di te, qui, subito!”
“Che cosa? Neville è stato rapito?” gridò lei, mentre diveniva pallida.
“Proprio così” affermò Harry tristemente.
Louise rimase a ragionarci un attimo, poi si rivolse di nuovo a lui. “Raccontami quello che è successo, ma sbrigati; presto scatterà la protezione interna alla scuola….”
“No, forse non hai capito!” incalzò Harry, che si sentiva tutt’a un tratto nervoso. “Devi venire qui!”
Gli occhi di Louise si allargarono ancora di più. “Ma io non posso venire lì! Harry, non essere sciocco! Come farei, poi?” osservò lei, a braccia consorte.
“Con la Polvere Volante” rispose lui, “è l’unica maniera. Ci sono anche Ron, Richard, John e Frank. Se vieni qui, potremmo organizzarci per lasciare la scuola…”
“La scuola? Harry, ma sei pazzo? Senti” disse, cercando di mantenere la calma, “è impossibile venire lì. Dobbiamo fare in un altro modo. Dove pensi che l’abbiano portato i Mangiamorte?”
“Sicuramente a Hogwarts” rispose Harry, senza pensare. “Non immagino nessun altro luogo dove possa essere”.
“In effetti no” ragionò Louise. “Facciamo così…Forse so un modo per lasciare la Russia. Ma devo pensare anche a Luna, so come contattarla.  Fatevi trovare pronti per l’otto gennaio, magari davanti alla vostra scuola, di mattina presto, sarebbe perfetto”.
“Che hai in mente?” chiese Harry, pieno di curiosità.
“Fai come ti ho detto” insisté Louise enigmatica, e il suo viso sembrò illuminarsi di felicità.
“Ci vediamo dopodomani. Salutami quegli sconsiderati!”
La comunicazione s’interruppe, tutto diventò di nuovo nebbia; probabilmente era scattato l’incanto antiMangiamorte.
Harry tolse la testa dal camino, e guardò i suoi amici perplessi.
“Ha detto…ha detto che dobbiamo farci trovare davanti la scuola dopodomani mattina” riferì.
“Dopodomani? Che ha in mente?” chiese John, stringendo gli occhi e fissandolo.
“Non lo so proprio” rispose Harry, mettendosi in piedi. “Ha detto solo che deve contattare Luna”.
 
Nonostante fossero passati solo due giorni, Harry li trovò i più lunghi della sua vita, e anche i più faticosi. Nascondere i suoi amici, fare piani segreti, fare le valigie senza destare sospetti.
Harry non faceva altro che chiedersi se fossero riusciti a uscire dal castello senza essere visti.
Si domandava anche come mai nessuno si fosse accorto della mancanza di Malfoy - “Deve aver utilizzato un incantesimo molto oscuro” gli aveva riferito Hermione, “probabilmente è stato aiutato dal Mangiamorte che era con lui”- Sperava che anche la loro assenza passasse inosservata, ma ne dubitava altamente.
I ragazzi erano più uniti che mai, e facevano tante di quelle supposizioni con il risultato di far preoccupare Harry ancora di più.
Tra l’altro, da quando aveva ingerito le boccette non aveva avuto più visioni; si chiedeva se fosse un bene, anche perché non soffriva più di insonnia, mal di testa e mal di gola.
Quell’otto gennaio era piuttosto mite per essere invernale; Harry era quasi contento quando, tutto imbacuccato di sciarpe e guanti si preparò ad uscire dalla torre con il solo zaino in spalla. Si era limitato al materiale base, mentre la maggior parte dei suoi averi li avrebbe lasciati nella torre Host, come gli altri.
Hermione scese prima per prendere le provviste necessarie per il viaggio, e tornò prima della partenza.
Secondo il piano, sarebbero dovuti uscire mischiandosi al gran numero di studenti che, sarebbe affluito verso le aule del Chiosco e del Salone d’Ingresso, pensando che nessuno li avrebbe notati, specialmente se si fossero vestiti simili a loro. E poi Frank, Ron, John e Richard non sarebbero stati visti stringendosi sotto il Mantello dell’Invisibilità.
La piazza della Città Accademica non era mai stata così piena di colori e di vita; sembrava di essere a una festa di carnevale, dato che gli studenti portavano divise diverse a seconda dell’anno e del livello di studio.
ad unirsi alla folla c’erano anche i professori; Harry sperò per tutto il percorso che non li riconoscessero, e per questo cercarono di essere sempre un passo indietro rispetto alla massa, così nessuno li avrebbe notati. Tuttavia le sue paure furono vane; gli abitanti della scuola sembravano troppo indaffarati a parlare e a non fare tardi nelle rispettive classi, e quando finalmente mosse un passo fuori dalla porta, Harry tirò un sospiro di sollievo.
Il paesaggio era immerso nel buio notturno, nonostante fosse mattina; e sopra le loro teste, il cielo era decorato da numerose scie di luce verde e blu che si riflettevano sulle colline lontane. Tutto ciò lo fece rimanere Harry a bocca aperta. Non aveva mai visto uno spettacolo del genere, e si sentì per qualche momento fermare il cuore.
Hermione pronunciò un tremolante “lumos”, imitata dal resto del gruppo, e prese a camminare al gruppo, cercando di non proferire parola per trattenere l’eccitazione e il nervosismo mentre si mordicchiava continuamente il labbro inferiore. Il resto del gruppo la seguì, Harry fra gli ultimi dopo John.
Non ricordava che il sentiero verso il bosco fosse così ripido; in tutto quel tempo che avevano passato all’interno della scuola, aveva quasi dimenticato l’ambiente esterno.
“Perché stiamo percorrendo il sentiero?” chiese Ron un po’ bruscamente ad Hermione. “Non dovrebbe arrivare Louise da un momento all’altro?”
“No stupido” rispose Hermione in uno strano tono tra il tetro e lo sfinito, “Sono proprio laggiù” e puntò il dito contro il bosco.
Harry vide calare la mascella di Ron, che camminava quasi a fianco a lui, mentre le orecchie leggermente a sventola s’arrossavano un po’ per il freddo e l’imbarazzo, evidente anche alla luce della bacchetta.
Harry seguì sia lo sguardo di Ron che il punto lontano indicato da Hermione, e non gli poté sfuggire un gemito di meraviglia: Luna era ben visibile all’orizzonte grazie al falò nel bosco alle sue spalle, ed era a cavalcioni su qualcosa di apparentemente invisibile.
“Come…Come è possibile?” boccheggiò John, sorpreso. Si voltò verso Harry e Ron. “Voi….Voi sapete come…?”
Harry non rispose, Ron strizzò gli occhi. John, spaesato, si rivolse al fratello, che però non disse una parola, né sembrava sorpreso quanto loro da quella strana visione, ma solo triste.
“Tu sai cosa sono?” gli bisbigliò John, ma Richard si chiuse in se stesso e non rispose.
“Lascialo stare, dai” intervenne Frank, dando una pacca sulla spalla di John, anche se anche lui pareva un po’ turbato da quella visione assurda e dall’improvvisa introversione dell’amico.
Harry non ebbe modo di studiare attentamente la reazione di Hermione, ma non dubitava che fosse meravigliata quanto gli altri.
I sette amici presero a salire sulla via per il bosco, seguendo il falò di Luna. Harry gettò un’occhiata alle sue spalle, verso la strada appena percorsa, poi si rivolse ancora al castello; presto tutti si sarebbero accorti della loro scomparsa, ne era certo.
Più si avvicinavano, più trovava la condizione di Luna strana; il fatto che fosse sospesa a cavalcioni sul vuoto era ancora più insolita da vicino, eppure lei non mostrava alcun segno d’imbarazzo: sembrava un’amazzone.
“Salve” li accolse lei, per poi soffermarsi sul viso di Richard con i suoi grandi occhi sporgenti. “Che cos’hai?”
“Sta bene” intervenne Frank, perché John aveva aperto la bocca per parlare, contrariato.
“A me non sembra affatto” commentò lei con la sua solita sincerità.
Harry cercò di spaccare la tensione che si era creata. “Dov’è Louise?” chiese a Luna.
“Oh, proprio qua dietro, un po’ più dentro il bosco. Sai, sta ravvivando il falò” rispose l’altra con semplicità, tutta presa da Richard.
Harry prese allora ad addentrarsi fra gli alberi, seguito da Ron e Hermione.
“Mi chiedo ancora cosa stia cavalcando Luna” disse Ron pensoso e la fronte aggrottata,
 “ sembra piuttosto assurdo, non trovate? Vi giuro che se dobbiamo montare su uno di quelli, beh, crederò a tutto quello che c’è scritto nel Cavillo, d’ora in poi!”
“Sì, in effetti sembra proprio una delle sue più impensabili invenzioni” convenne Hermione, che era sempre stata scettica riguardo ciò che c’era scritto su quel giornale.
I tre compagni si addentrarono ancora di più nella foresta seguendo l’ombra delle fiamme sugli alberi, e quando arrivarono presso il falò, Harry non poté credere ai suoi occhi:
Louise sembrava stesse accarezzando un muro invisibile. Nell’altra mano, teneva un pezzo di carne cruda. Hermione, accanto ad Harry, trattenne il fiato.
“Louise!” la chiamò Harry, balzando in piedi.
Louise sobbalzò sul posto, come ripresasi da una trance, e si girò nervosamente verso Harry e i suoi amici. “Oh, salve!” salutò e, dopo aver gettato il pezzo di carne nel vuoto – che di vuoto non si trattava, poiché la carne venne divorata e digerita dalla creatura invisibile- si diresse verso di loro.
Harry non riusciva a distogliere gli occhi da quella creatura. C’era qualcosa di familiare in lei, lo sapeva…e anche se nella realtà dei fatti non era così, si chiese il motivo per cui non riusciva a vederla…
“Cosa…cosa sono questi cosi?” boccheggiò Ron, che come lui non era riuscito a distogliere gli occhi da quel punto vuoto eppure animato.
“Oh, beh, si chiamano Thestral” spiegò Louise, con un sorrisetto furbo sul volto nel momento in cui passò lo sguardo dalle espressioni dei suoi amici al punto che nessuno di loro riusciva a visualizzare. “Trainano le carrozze di Hogwarts…a quanto dice Luna, si trovavano anche in Russia…per questo è riuscito a convincere un certo numero di loro a fare il viaggio fino a qui…a quanto pare ha una certa affinità con queste creature”.
Ron parve rassicurato, e al nome di Luna gli si incresparono le labbra. Harry non sapeva se era per l’idea che una come Louise si fosse affidata a Luna o se era unicamente per il pensiero di quest’ultima.
“Beh, in effetti qualcuno doveva pure trainare le carrozze di Hogwarts, no?” disse, scrollando le spalle.
“Non dire sciocchezze Ron” lo riprese Hermione con uno sbuffo e il tono pratico, “non è possibile che siano le stesse…e poi perché non le abbiamo mai viste? E soprattutto perché ci riesci tu?”
Louise sembrò rabbuiarsi per un attimo.
“Non ti piacerebbe saperlo” rispose tetra, dopo essersi presa una pausa.
Harry si era offeso; erano stati amici per anni, eppure Louise non gli aveva mai rivelato questa capacità. Stava per appoggiare Hermione, quando il gruppo fu raggiunto da Frank, John, Ginny, Richard e Luna.
Luna bisbigliò qualcosa a Richard e questo sembrò rassicurarsi. Poi fissò il punto vacante di prima e si avvicinò a grandi passi verso di esso.
Harry lo seguì con lo sguardo, riflettendo su quanto tutto questo fosse assurdo.
Louise stava parlando a tutto il gruppo del loro piano, eppure Harry non sentì una parola; fissava la mano di Richard che andava su e giù sul vuoto, nella stessa maniera in cui aveva fatto Louise poco prima. Eppure lui sentiva che anche lui poteva vederli, anche se non capiva come….
“Interessante, vero?” gli disse la voce soave di Luna, facendolo sobbalzare.
“Sì” disse Harry.
“Sai” continuò Luna assente, come se Harry non avesse risposto affatto, “ sono creature davvero gentili, ma la gente li evita perché sono…”
“ …Diversi. Perché tu, Richard e Louise riuscite a vederli?” domandò lui quasi automaticamente.
L’amica strinse le spalle.
 “Possono farlo solo le persone che hanno visto qualcuno morire”.
I muscoli di Harry si irrigidirono; pensò a Louise, Richard…e provò una profonda tristezza per loro.
“Quindi tu hai visto qualcuno morire…?”
“Mia madre” rispose subito Luna, un velo di malinconia che stonava nel suo tono sognante.
“Era una maga straordinaria, faceva sempre un sacco di esperimenti, ma un giorno uno di questi è andato male, e se ne è andata. Avevo nove anni”.
“Mi dispiace” disse Harry, che era veramente triste per lei.
“Oh, sì, anche a me. Ma per fortuna ho papà” replicò l'altra, e gli fece uno di quei sorrisi stralunati.
“Forza, Harry! Dobbiamo muoverci!” disse Louise, interrompendo il filo di pensieri di Harry.
Fu così che furono scelti i Thestral su cui montare; Luna diceva che ce n’erano cinque, e furono così costretti a cavalcarli a coppie, tranne Richard, che preferì restare da solo.
“Tu vieni con me” disse Luna a Harry, trascinandolo per un braccio fino al loro Thestral.
Una volta che presero posizione, questo si mise davanti agli altri, pronto a spiccare il volo.
“Tutti pronti?” chiese Luna, mentre il Thestral indietreggiava di qualche passo prima del decollo.
“Portaci a Hogwarts” bisbigliò alla creatura Luna. Harry, quando il Thestral prese la rincorsa,  si ritrovò aggrappato ai fianchi della ragazza, colto alla sprovvista. Poi le zampe dell’animale si staccarono da terra lentamente, e il ragazzo sentì l’aria attraversargli i capelli, mentre le gambe gli si stringevano all’attaccatura delle ali. Tutte le volte che Harry saliva su una scopa era felice; eppure trovarsi in quella situazione non lo rallegrava neanche minimamente come stare su una scopa volante. Era piuttosto scomodo, soprattutto per via dell’attaccatura delle ali che gli grattavano la caviglia.
Il viaggio sembrò interminabile, anche se Luna era una cavallerizza formidabile, forte e sicura di sé sul Thestral. Quando si sentì un po’ meno insicuro, Harry decise di girarsi e vedere come stavano i proprio compagni: Hermione era tesa e spaventata e abbracciava Frank, un po’ imbarazzato; Louise invece era concentrata, come se stesse combattendo contro il tempo e dietro c’era Ginny, che invece era presa a fissare il Thestral davanti a sé; Ron rideva e lanciava continue occhiatine sotto di lui, sgranando gli occhi dalla sorpresa di trovarvi il vuoto, mentre John, che gli stava davanti, era incuriosito dalle nuvole attorno a loro.
Richard era l’unico a non mostrare un minimo di entusiasmo per quel viaggio; la sua testa era completamente persa nel suo mondo, e sembrava lasciasse la guida al suo Thestral.
Harry ancora una volta provò un fremito di rancore; perché non gli aveva detto della sua dote? In tutti quegli anni che avevano giocato insieme…Richard aveva avuto sempre la capacità di vedere i Thestral, o ne era in grado solo da poco tempo?
Harry cominciò a intravedere la terra ferma; la distesa d’acqua che li aveva accompagnati per metà del viaggio gli sembrava interminabile.
Le montagne e le vallate verdi si facevano sempre più chiare e vicine all’orizzonte.
A Harry mancò il respiro; erano quasi a casa.
I Thestral volarono ancora più velocemente, e presto cominciarono a scendere di quota, puntando verso il paesaggio illuminato dalle luci del mattino.
Sorvolarono il villaggio di Hogsmeade e passarono sopra il castello di Hogwarts, poi planarono dolcemente nel cuore della Foresta Proibita.
Harry, Ron, Hermione, Ginny, John, Richard, Luna e Louise scesero dai loro Thestral e spaziarono con lo sguardo fra gli alberi scuri. Poi tutti puntarono gli occhi su Harry, apprensivi. Che cosa si aspettavano che facesse?
“Che cosa c’è?” chiese Harry nervosamente.
“Harry” prese parola Hermione, un po’ insicura, “forse sarebbe il caso che ti mettessi in contatto con Neville”.
“Io cosa?” chiese Harry, sorpreso dalla notizia. “Ma io non…”
“Sì, beh, tu sei la nostra unica speranza” lo interruppe Hermione. “ Lo so…Lo so che non hai contatti con lui da quasi un anno, ma ti prego, noi abbiamo pensato… io ho pensato… che fosse la cosa giusta da fare”.
Harry vide il resto dei suoi amici annuire. Si chiese quando avessero preso questa decisione al posto suo, poi ricordò che dovevano averlo accordato mentre lui stava parlando con Luna nel bosco. “Non credo di riuscirci…”
“Provaci, Harry! Silente ha detto che il vostro collegamento non si è spezzato, lo sai anche tu…” continuò a esortarlo Hermione. Tuttavia Harry era scettico al riguardo; fra l’altro, non aveva idea di come potesse mettersi in contatto con lui.
“E va bene” assecondò, disperato e, dopo aver passato in rassegna lo sguardo ansioso dei suoi amici, si mise una mano sulla tempia sinistra chiamando mentalmente Neville.
Non era sicuro che potesse funzionare, neanche un po’.
Passò qualche minuto, poi i volti smaniosi dei suoi amici gli tornarono alla mente, e si deconcentrò. “Io…non ci riesco!”
“Diamogli tempo” suggerì poi Ginny, “io vado a prendere un po’ di legna per un fuoco. Chi viene con me?”
Frank, Louise e Ron la seguirono. “Fate attenzione” rammentò loro Hermione, lanciando loro un’occhiata preoccupata mentre si allontanavano.
Harry tentò un collegamento mentale con Neville fino a che non tornarono e accesero il falò, e li ignorò quando si confrontarono su cosa fare, restando da parte a fissare il tetto di alberi sulle loto teste
Harry provò un moto d’ impazienza; più restavano lì, più Voldemort avrebbe avuto tempo per abusare di Neville.
Si allontanò un poco dal falò, con la scusa dell’ennesimo tentativo di parlare con Neville stando da solo; non voleva che corressero pericoli, ed erano certamente salvi nella foresta.
Si tastò la tasca della veste, e un sorriso gli sorse spontaneo quando trovò quello che cercava.
Estrasse il Mantello dell’Invisibilità, se lo mise addosso e cominciò a camminare a passo svelto verso il castello. 
Harry scorse fra gli alberi la scuola di Hogwarts, e coprì la distanza che lo separava da essa a passo svelto, diretto ai cancelli.
Per fortuna erano solo accostati, e fu facile per Harry entrare; evidentemente i Mangiamorte non avevano pensato che un ragazzino di tredici anni potesse intrufolarsi per liberare il suo amico, pensò.
Velocemente percorse i gradini sulla scalinata e aprì le porte del Salone d’Ingresso.
Quello che gli si presentò davanti gli fece uno strano effetto: l’ambiente fiocamente illuminato era pulito, senza più i segni dell’assedio di tre mesi e mezzo prima. improvvise immagini della battaglia gli tornarono alla mente con grande dolore, quasi da farlo stringere il cuore: ricordava perfettamente le posizioni di ciascun corpo inerte durante lo scontro…. Il sangue disseminato sul pavimento…e soprattutto la Cooman, che era morta per salvarli.
La cosa ancora più strana era che non c’era nessuno in giro. Harry immaginava che ci dovesse essere qualcuno a fare da guardia all’entrata, o che comunque i Mangiamorte passeggiassero per i corridoi, e invece no. 
Incerto, con la presa ben salda sulla bacchetta e l’altra mano che controllava che il Mantello fosse ben sistemato sulla sua testa, Harry mosse i primi passi nel Salone d’Ingresso. A ogni rumore si voltava, quando probabilmente era solo qualche animale o il rumore delle fiaccole appese alle mura.
Poi una domanda gli sorse spontanea: dove poteva essere tenuto Neville?
Fino a un momento aveva pensato solo  a non essere visto; ma adesso che non c’era nessun segno di Mangiamorte o di Tu-Sai-Chi in giro, si rese conto per la prima vera volta di essere da solo davanti al rischio.
Lentamente si avvicinò alle porte della Sala Grande, e spiò nella fessura. Era buio pesto. Non si vedeva niente. Harry tese l’orecchio, ma non vi era neanche l’eco di un respiro affannato.
Disperato, si rimise eretto e si guardò intorno. Era incredibilmente teso, la bacchetta puntata davanti a sé come difesa, anche se sapeva che non avrebbero potuto vederlo in ogni caso.
Si accorse che tremava, ed era solo lui con il battito terribilmente veloce del suo cuore.
Poi sentì dei rumori e si voltò verso l’entrata dei sotterranei.
E allora capì che Neville doveva essere là sotto. Non aveva idea di dove l’avessero nascosto esattamente, ma era vero anche che i sotterranei portavano alle segrete del castello, ed era l’unico luogo ragionevole dove tenere un prigioniero.
Che stupido, pensò mentre correva verso l’entrata dei sotterranei, sono stato un’ora nel Salone d’Ingresso senza neanche minimamente calcolare questa possibilità!
Scese le scale a chiocciola senza neanche sentirle sotto i suoi piedi.
Una volta giunto nei sotterranei, Harry si rese conto che non si sarebbe dovuto abituare all’oscurità di quel luogo come al solito, visto che anche il Salone d’Ingresso era altrettanto tenebroso. Si guardò a destra e a sinistra; non c’era tempo da perdere.
Andò a controllare l’ufficio di Piton e l’aula di Pozioni, ma non v’era traccia di Neville; allora girò per il corridoio dove incontrò il quadro di Serpeverde – che ovviamente non lo vide-  ma in nessuno dei locali vuoti vi era Neville. Un senso di frustrazione invase Harry; si era sbagliato. Aveva fallito, e ogni minuto che passava Neville avrebbe potuto essere prelevato da dove era tenuto e torturato….e lui invece era bloccato lì, come un idiota, con il senso di colpa che saliva alle stelle.
Sentì un rumore alle sue spalle e poi dei passi nel corridoio. Harry si girò lentamente dietro di sé, e vide la nuca di Draco Malfoy allontanarsi. Harry lo seguì cercando di non far rumore.
Da lontano notò che aveva un piatto in mano, coperto però da un telo. Harry non ebbe dubbi; lo stava portando a Neville. Con la conferma nel cuore Harry si sentì più leggero e fu quasi di buon umore che seguì Malfoy svoltare per un secondo corridoio, fino a che non si fermò davanti al muro. Harry lo osservò con curiosità mentre il compagno sollevava debolmente una mano e la tastava quasi con una sequenza ben definita sul muro.
Poi avvenne una cosa che Harry non aveva mai visto accadere a Hogwarts; vide la parete scomparire, al di là del quale vi era solo oscurità. Malfoy avanzò con passo deciso e oltrepassò la soglia, e Harry lo imitò senza tante indecisioni, finendo in lungo corridoio buio pesto che Harry non aveva mai visto.
“Lumos!” mormorò Malfoy a metà del corridoio, una volta sguainata la bacchetta.
Harry lo dovette ringraziare silenziosamente, perché probabilmente se non l’avesse fatto sarebbe inciampato, e poi non poteva di certo correre il rischio di lanciare lui quell’incantesimo; tuttavia per vedere bene dove andava fu costretto a stargli ancora più vicino.
Malfoy fece quasi cadere il piatto che aveva in una mano due volte, perché sobbalzava ad ogni piccolo rumore di qualche animale nei corridoi.
In poco tempo, i due arrivarono dinanzi ad una porta, che Malfoy spalancò senza problemi.
Harry gli stava dietro e corse dentro prima che la porta di legno si chiudesse automaticamente.
Il locale dove ora si trovavano era illuminato solo da una fiaccola appesa al muro, illuminando vagamente le forme misteriose di qualcuno per terra e un po’ di paglia da un lato, e Harry intravide appena che doveva essere un posto molto sporco.
Malfoy posò in maniera sdegnosa il piatto davanti a quella figura indistinguibile e l’osservò per qualche secondo, sofferente e impaurito; l’altro alzò il capo leggermente per vedere chi fosse, poi si riaccasciò a terra sconsolato.
Malfoy girò i tacchi verso la porta e con la stessa aria svogliata, lagnosa ed impaurita mormorò alla porta: “Purosangue” ed uscì.
La figura attese qualche secondo, e dopo che ebbe la sicurezza che si fosse allontanato abbastanza si sporse verso il piatto, sollevò il telo, sotto il quale si rivelò essere una pagnotta farcita e una coppa d’acqua e cominciò a mangiare come se non ci fosse stato nulla di più buono. Guardando il suo viso, Harry ebbe la conferma che fosse Neville, dalle sembianze sporche e smagrite.
Harry fu colto dall’indecisione, poi decise di sussurrare: “Neville! Neville sono io, Harry!”
Neville sollevò il capo e si guardò a destra e a sinistra, circospetto.
Aveva gli occhi sbarrati, illuminati dalle fiamme e dalla sorpresa. “Harry? Sei proprio tu?” disse con voce roca. “Ma dove sei?”
“Qui!” rispose Harry, togliendosi il Mantello e posandolo a terra.
Neville gli rivolse un sorriso debole e stanco, per poi lasciare spazio ad un volto sorpreso.
“Come sei arrivato?”
“Grazie a Louise, Luna, Hermione, Ron, Frank, Richard e John e Ginny” rispose Harry, mettendosi seduto sul pavimento davanti a Neville. “Ci siamo organizzati e siamo venuti qui a prenderti” finì di spiegare ad un Neville sempre più impaurito e colpito; forse non si aspettava che tutti loro si fossero sacrificati per lui.
“Ma…ma ora sono anche loro nella scuola?”
“No” rispose subito Harry, “sono venuto da solo, ho pensato…”
“Accidenti Harry!” lo interruppe acidamente Neville, “ti rendi conto del rischio che hai corso? Qualcuno avrebbe potuto vederti, ad esempio Malfoy!”
“Ma non è successo” disse Harry, guardandosi improvvisamente le spalle. “Muoviamoci, prima che arrivi qualcun altro!”
“Improbabile” scosse il capo Neville, “viene solo Malfoy, lui mi porta sempre da mangiare, e tra l’altro ne farebbe anche a meno se potesse…”
“Sì, va bene va bene” disse Harry, con una certa fretta, “meglio così. Ora però, alzati, forza, dobbiamo uscire di qui!”
Neville sembrò stupito da tutta quella fretta  e guardò a lungo Harry come se fosse impazzito.
“Che…Che cosa?”
“Vieni” insisté Harry, sollevando il Mantello dell’Invisibiltà da terra e alzandosi.
Ma Neville rimase fermo dov’era e continuò a guardarlo allibito.
“Harry….non si può fare” spiegò.
“Certo che si può fare” protestò Harry, che cominciava a infuriarsi dell’espressione attonita dell’amico. “Senti, ho passato le pene dell’inferno per venire a prenderti…abbiamo passato le pene dell’inferno per salvarti, e di certo ora non mi sentirò dire che non vuoi fuggire!”
“Ma Harry, tu non capisci” incalzò Neville, sempre con quel tono odioso, “la vedi quella porta dietro di te? Beh, non posso fuggire. È un sistema d’identificazione: attraverso il rango del tuo sangue la porta decodifica tutta la tua genealogia e scopre chi sei. Malfoy è riuscito a passare perché la porta l’ha riconosciuto. Sai quante volte ci ho provato io e la porta mi ha rifiutato? Sa benissimo che io sono Neville il prigioniero. E tra l’altro non puoi neanche mentire sul tuo stato di sangue, la porta rimane inanimata e bloccata.”
Harry era furibondo: primo per via di quell’assurdo incantesimo, e in secondo luogo per via dell’inerzia di Neville; sembrava un cane bastonato, convinto a forza a rinunciare a lottare.
Harry conosceva Neville, e anche se era spesso insicuro, non aveva mai mollato ed era riuscito a fare le cose più impensate.
“Ascolta” riprese a parlare paziente Harry, cercando di mantenere la calma, “ Ora ci sono io, qui. Chissenefrega se veniamo identificati, dobbiamo provarci comunque, e non verremmo scoperti, abbiamo il Mantello dell’Invisibilità e possiamo raggiungere gli altri nella Foresta…”
Seguì il silenzio, durante il quale Neville sembrò riflettere. I suoi occhi saettavano da Harry al Mantello, dal Mantello a Harry, senza prendere una vera e propria decisione.
Per un attimo sembrò decidersi e fece per alzarsi, ma all’ultimo si risedette e guardò in basso.
“Vattene, Harry” disse, e sembrava veramente dispiaciuto. “Ti prego, vattene finché sei in tempo!”
“Ma perché?” s’innervosì Harry. “Tu-Sai-Chi ti ha rapito per uno scopo…non ho la precisa idea di che cosa vogliano farti, ma è male! Ti prego, Neville, siamo in due, abbiamo una copertura” e indicò di nuovo il Mantello dell’Invisibilità “qui si tratta di vivere o morire! Ti prego, Neville, ragiona!”
Neville sollevò lentamente lo sguardo su di lui. “Harry, vattene”.
Harry allora s’avvicinò e lo prese per un braccio, costringendolo ad alzarsi, ottenendo però solo l’effetto di vederlo strisciare per terra.
“Harry, no…”
“Andiamo, Neville!” lo esortò, quasi alle lacrime.
Ma alla fine fu costretto a lasciarlo andare.
Neville continuò a rivolgere lo sguardo verso il basso.
Harry lo studiò per qualche secondo e si rassegnò all’idea che non c’era niente da fare; così si piegò per prendere il Mantello, quando alla fine cambiò idea e lo lasciò lì, con il sentore che forse sarebbe potuto tornare utile all’amico.
Così si rivolse alla porta e, sconsolato, disse: “Mezzosangue”.
La porta si aprì automaticamente e Harry, non senza provare rabbia, attraversò la soglia.
Per quale diavolo di motivo Neville avrebbe voluto rimanere chiuso in quella gabbia?
Più si poneva quella questione più diventava matto.
Dopo aver attraversato l’oscuro passaggio, Harry imboccò nel corridoio del sotterraneo con il cuore che batteva forte; doveva uscire di lì, subito, e avvertire gli altri.
Non aveva intenzione di rinunciare a salvare Neville, ma per fare questo avrebbe avuto bisogno di loro. Era una strana situazione la sua; non aveva voluto coinvolgerli per evitare che corressero rischi, e ora..
“C’è qualcuno di estraneo all’interno del castello!” gridò qualcuno dall’altra parte del corridoio.
Harry si sentì gelare il sangue e subito s’appiattì contro la parete, mentre sentiva dei passi avvicinarsi a lui velocemente.
Lo sconforto sembrò dominarlo completamente: era finita. L’avrebbero scoperto e lui non poteva fare niente per evitarlo…
A pochi metri da lui apparvero le figure di persone che Harry riconobbe bene: erano Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy e un mago dei due maghi che aveva visto controllare i corpi caduti durante la battaglia.
“L’intruso non può essere andato molto lontano, dato che abbiamo ricevuto l’allarme pochi momenti fa” disse il Mangiamorte cui Harry non sapeva il nome, “che tipo è il figlio dei Potter, Lucius?”
“Né furbo, né sveglio” rispose Lucius con aria annoiata, setacciando il corridoio con la bacchetta che illuminava il corridoio, “mio figlio Draco è nel suo stesso anno. Non è minimamente portato per le materie scolastiche e non è sufficientemente furbo da sfangarla quando si aggira di notte per i corridoi…”
L’altro sembrò soffocare una risata. “Infatti a Draco è stato affidato il compito di portare il cibo a Neville Paciock!”  
Mentre Harry s’accostava dietro un’armatura, sobbalzò vedendo lo scatto fulmineo di Bellatrix che si avventava sul mangiamorte, puntandogli la bacchetta alla gola; i suoi occhi strabuzzanti emanavano follia.
“Non ti permettere di insultare Draco in questo modo!” urlò quasi Bellatrix, prima che Malfoy potesse dire qualcosa in difesa di suo figlio. “E’ un grande onore poter adempiere al volere del signore oscuro…”
Ma furono interrotti da qualcuno che scendeva le scale dei sotterranei velocemente, per poi rivelarsi essere un uomo che Harry non ricordava di aver mai visto fra i Mangiamorte. quello che preoccupò di più Harry era il suo sorriso maligno.
“Signori” disse questo, “ Credo di aver trovato qualcosa che potrebbe dirci qualcosa sull’intruso..” e tirò fuori dalla veste una bacchetta, mostrandola ai presenti con aria vittoriosa.
Harry fu percorso da un senso di terrore e subito si tastò le tasche, per poi tirare un sospiro di sollievo quando la trovò ancora al suo posto. Ma allora di chi era quella bacchetta?
La fissò, inorridito, mentre Bellatrix pronunciava l’incantesimo su di essa e usciva il bagliore dell’incantesimo di pietrificazione .
“Dobbiamo setacciare il castello” disse Lucius Malfoy, “a quanto pare c’è più di un estraneo qui dentro”.
E insieme risalirono le scale e sparirono nel Salone d’Ingresso.
Nell’oscurità del sotterraneo Harry, ormai solo, attese con il fiato sospeso, interrogandosi su cosa sarebbe avvenuto nei momenti successivi. Non capiva come fosse possibile... fino a un momento prima aveva creduto di essere da solo…e non erano passati pochi attimi da quando…da quando, mentre Harry parlava con Neville, i suoi amici entravano nella scuola.
Certamente non poteva essere altrimenti; dovevano essere loro che, non vedendolo tornare avevano supposto – giustamente- che Harry doveva essere andato a salvare Neville da solo, colto da un lampo di genio. Harry si sentì improvvisamente in colpa, mista al panico.
Sperò solo che non fossero entrati tutti.
C’era solo una cosa che doveva fare, ovvero andarli a cercare a sua volta.
Nel silenzio innaturale che era tornato a dominare attorno a lui, Harry attese.
Poi tirò un sospiro e, controllato che non ci fosse nessuno di passaggio, corse su per le scale dei sotterranei.
 Guardandosi intorno nel Salone d’Ingresso, vide che non c’era nessuno nei paraggi, e tutto sembrava essere tornato a quando aveva messo piede dentro Hogwarts.
Con il cuore che gli batteva a mille nelle orecchie, e il respiro affannato, Harry prese a salire velocemente sulla gradinata di marmo.
Mentre percorreva i corridoi nel buio più totale, illuminati solo dalla luce della bacchetta, si ricordò di dover fare molta attenzione, poiché non aveva più con lui il Mantello dell’Invisibiltà.
Però più continuava a camminare, più non incontrava nessuno. Era piuttosto strano visto che il castello era stato occupato dai Mangiamorte, che teoricamente avrebbero dovuto sentirsi liberi di girare per la scuola senza preoccupazioni, e invece no.
Il tutto dava un aspetto decisamente inquietante, soprattutto perché era mattino, e invece attorno a lui c’era solo buio e un senso continuo di morte.
Sperava di incontrare almeno qualche vecchio fantasma del castello; sarebbe stato contento di vedere persino Pix, con i suoi scherzi insopportabili che davano tanto fastidio ad Argus Gazza, il guardiano. Ma neanche quando arrivò al terzo piano incrociò qualcuno.
La sua bacchetta continuava a proiettare la luce sul pavimento in modo scattoso e inquietante visto che non c’erano fiaccole accese e Harry fece attenzione a nascondersi nel buio, anche se non c’era nessuno che potesse vederlo.
Vagò senza una meta precisa, poi si bloccò a metà di un corridoio e si ricordò del passaggio dell’arazzo che aveva usato tanto il suo primo anno.
Probabilmente sono andati di là, si disse, e si mise a cercare l’arazzo illuminandolo con la bacchetta. Fremeva tanto che le gambe gli tremavano e non credeva di avere la lucidità giusta per riconoscerlo; e se fosse arrivato qualcuno all’improvviso? Non poteva saperlo!
Finalmente lo trovò; aveva controllato bene che ci fosse una porta dietro di esso, e una volta fatto questo prese e imboccò dentro velocemente. Attraversato l’oscurità ancora più intensa del passaggio, si vide al settimo piano. Nel vederlo in quelle condizioni, così spogliato, buio, tetro e morto Harry non poté fare a meno di provare una fitta terribile allo stomaco, la nostalgia. Hogwarts non meritava questo. Senza perdere altro tempo –perché le gambe in qualche modo lo incitavano a muoversi- Harry continuò a vagare per il settimo piano, e fu senza uno scopo finché prese la decisione di andare al dormitorio di Grifondoro per controllare se i suoi amici erano lì.
Quando giunse nel corridoio della Signora Grassa, notò con orrore una cosa che non avrebbe mai creduto di vedere: il quadro era stato spostato, anzi, scaraventato a terra da un lato.
La tela era stata tagliata e graffiata, e c’era una striscia di vernice secca che si allungava per il pavimento.
Il cuore di Harry si fermò; era come se avesse trovato le prove di un omicidio.
Si chiese da quanto tempo fosse accaduto, per poi ricordare che lui non era mai tornato al dormitorio di Grifondoro prima d’allora.
Non sapeva perché il fatto che la Signora Grassa non  ci fosse più, ma era come se una lama di terrore gli fosse penetrata ancora più intensamente nel cuore, tanto da sentirsi gli occhi umidi.
Probabilmente perché ogni realtà che aveva conosciuto stava morendo.
Poi si riscosse, e fingendo malamente di non aver visto ciò che giaceva accanto a lui, vide il buco del ritratto, si arrampicò ed entrò. 
Quando entrò nella sala comune, non fu sorpreso di trovarci nessuno, anche se ci sperava.
Controllò dappertutto, ma i suoi amici non erano né in sala comune né nel dormitorio.
Ma dove erano finiti? Disperato uscì dal dormitorio e si ritrovò nel corridoio del settimo piano. Si sentiva solo, sperduto e smarrito.
Cominciò a correre, senza pensare a cos’altro fare; forse per svuotarsi la mente, forse perché pensava che così avrebbe ritrovato i suoi amici, non lo sapeva.
Ritornò davanti all’arazzo, deciso ad andare di nuovo al terzo piano; da lì poi avrebbe preso le scale, sarebbe andato a vedere gli altri piani.
Con decisione mise la mano sul pomello quando….fu travolto da una massa di persone forte come una montagna e finì sul pavimento.
“Harry! Harry stai bene?” chiese Hermione, piegata su di lui.
“Io…credo di….” Si toccò la testa, stordito, per poi incontrare il viso dell’amica e accorgendosi che c’erano anche tutti gli altri.
“Come avete fatto a…”
“Dobbiamo sbrigarci” lo interruppe John, tendendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi, “hanno preso Neville  e l’ hanno portato non so dove nel castello. Fortuna che ti abbiamo trovato!”
“Dobbiamo andare immediatamente” disse Harry, “non c’è tempo da perdere”.
Insieme attraversarono la porta dell’arazzo e finirono al terzo piano.
“Da questa parte!” disse Richard, a capo del gruppo. Ma proprio mentre erano a metà del corridoio, un piccolo gruppo di Mangiamorte li sorprese.
“Sono loro! Prendiamoli!” esclamò uno di loro, ma Harry era troppo agitato per capire chi fosse.
Partì un raggio di luce rossa che fortunatamente rimbalzò sulla porta.
“Expelliarmus!” gridò la voce pronta di Louise, e disarmò l’avversario che li aveva attaccati.
Come un accordo silenzioso, tutto il gruppo girò i tacchi e cominciò a correre lontano, cercando di creare più distanza possibile tra loro e gli inseguitori, che continuavano a lanciare incantesimi e maledizioni.
Harry era molto confuso; il tutto si stava susseguendo troppo velocemente perché potesse capire.
Si vide attraversare la porta dell’arazzo senza parlare, mentre i suoi amici lanciavano incantesimi; Harry avrebbe voluto unirsi a loro ma Ron e Hermione continuavano a spingerlo incitandolo a correre.
Allora percorsero il settimo piano, Harry con il desiderio disperato di avere un posto dove nascondersi e riflettere e riprendere fiato e lucidità; credette di passare davanti alla stessa parete tre volte, e la prima porta che vide imboccò, seguito dagli altri. Poi si fermò, ansimando, e si mise le mani sulle ginocchia, lo sguardo fisso a terra, recuperando il senno.
“Ce l’abbiamo fatta” disse Frank, ansimando.
“Sì” commentò Ginny, “ma che razza di posto è questo?”
Harry alzò lo sguardo verso il posto dove erano finiti. Ginny aveva ragione, era un posto decisamente strano.
Sembrava un enorme magazzino dove vi erano pile e pile di libri e altre cose, tante cose di genere diverso, che avevano tutte l’aria di essere rotte o vecchie. Aveva l’aria di essere un grande scantinato dove erano stati depositati tanti oggetti, dagli armadi giganti a borse, maschere da elfo, parrucche, frisbee zannuti rotti, gioielli. Non sapeva il motivo, ma anche quella stanza era per Harry piuttosto familiare; in particolare lo colpì un diadema in un angolo, accanto al busto di uno stregone su cui era stata messa una parrucca.
“Non possiamo restare qui” disse al gruppo, distogliendo lo sguardo da quell’oggetto, “più tardiamo più avremo meno possibilità di salvare Neville da qualsiasi cosa Tu-sai-chi voglia fargli…”
“Ma Harry, come la mettiamo con i Mangiamorte là fuori?” chiese ragionevole Ron. “Dobbiamo inventarci qualcosa prima che ci friggano vivi o qualcosa del genere…”
“Per questo dobbiamo affidarci a Hermione e a Louise…ma sentite, non è importante adesso, riusciremo a sfangarla, ora dobbiamo pensare a…”
“Ricordo di questo posto” intervenne Luna senza motivo, con lo sguardo vago per tutta la stanza, per nulla interessata alla loro discussione, “ricordo che una volta ci sono finita per sbaglio….volevo fortemente sapere dov’era il nascondiglio dei Nargilli, e sono finita in un posto pieno di vischio. Strano che non li abbia trovati…Il bello è che questa stanza sembra comparire dal nulla quando hai bisogno di qualcosa…”
Ma Harry non l’ascoltava; si sentì improvvisamente stordito, e non si rese conto di essere finito proprio nell’angolo della stanza, e di stare sfiorando il diadema alle sue spalle che aveva visto prima. Poi sentì che la testa girava, e cadde in ginocchio. La sua mano non riusciva a staccarsi dal diadema, mentre aveva un flash di Neville con le mani legate dietro a una sedia davanti a un calderone e in mezzo alla sala grande…
Dopo sembrò che la testa volesse prenderlo a pugni sulle tempie, e vide delle cose molto strane…
 
…cominciò a rivivere in una colorata sequenza tutta una vita che non gli apparteneva: vide lui a undici anni in Infermeria mentre parlava con Silente, lui con Dobby nella casa dei suoi zii sconosciuti, il Platano picchiatore, un ragno gigante, una macchina volante nella foresta,  lui e Ron che cercavano indizi mentre Hermione era pietrificata su un letto…
E poi lui che tornava dagli zii, e lui che fuggiva con un trolley alla man mentre la sua zia grassa - che non conosceva, ma era sicuro che fosse sua zia- che volava sul quartiere, lui che prendeva un  Nottetempo, e lui, Ron e Hermione per Diagon Alley, e un animale strano mezzo uccello e mezzo leone, le litigate con Ron e Hermione per il gatto di Hermione, Hermione che dava un pugno a Draco Malfoy, Harry, Ron e Hermione che andavano da Hagrid ogni sabato,
e poi Hogsmeade, e la McGrannitt che parlava, e il volto di Sirius, sporco e livido come mai l’aveva visto in vita sua, Remus, i dissennatori…
…Qui il dolore si fece più ampio, e sentì quasi delle lame perforargli nelle tempie…
 
…e poi la sua visione continuò, e vie una rotella che girava al collo di Hermione, e poi tutto andava bene….poi un la Coppa del mondo di Quidditch, un capeggio distrutto, una figura in mezzo al bosco che gridava Morsmordre al cielo e lasciava il marchio dei Mangiamorte, e poi il ritorno a Hogwarts, le scuole di Beauxbatons  e Drumstang da loro, una prova, un ballo, due prove….
 
…La sensazione delle lame sulle tempie penetrò ancora di più con una terribile sensazione fredda, e Harry vide Neville che veniva ferito, mentre una figura gli trafiggeva il braccio…e lui avvertiva la stessa sensazione, e vide improvvisamente se stesso, ma in un altro luogo, in un altro tempo, forse, legato a una tomba con un serpente che gli girava attorno esattamente come lo era Neville a quella sedia, davanti a un calderone….poco più in là giaceva un corpo inerme.
Mentre le lame penetravano nella testa di Harry, sentì un fastidio alla fronte…
 
E dopo aver visto due occhi rossi luccicanti osservarlo, Harry vide se stesso in balia di quella casa di babbani a patire il caldo e intento a sentire telegiornali, e poi difendere un ragazzo –che doveva essere suo cugino- dai dissennatori, e poi essere processato, tornare a Grimmauld Place con Sirius e l’Ordine della Fenice, e poi tornare a  Hogwarts, sottostare a un regime di una rana umana, e  vedere Sirius intrappolato, un’avventura al Ministero finita male, vedere Sirius trasportato dietro un velo….
 
….i pugni sulla fronte divennero una terza lama; Harry vide di nuovo se stesso legato a quella tomba, mentre un tipo incappucciato con un fagotto in mano dove dentro c’era qualcosa che i dimenava faceva degli incantesimi… e poi vide nella stessa situazione Neville, nella Sala Grande…e all’improvviso ebbe chiaro quello che gli stavano facendo, ma Harry non aveva la forza né la capacità di impedirlo…
 
…. Lui e Silente che andavano da un signore grasso con i baffi da tricheco, la mano nera di Silente, il bacio con Ginny, Hermione e Ron che litigavano, il suo successo in Pozioni, con quel strano personaggio che aveva visto con lui e Silente, e poi lui e Silente che parlavano e finivano nei ricordi di qualcun altro – Voldemort- e poi una grotta, e Silente stava per morire….Draco Malfoy sulla torre che punta la bacchetta contro il preside, ma alla fine lo uccide Piton…. E Harry, Ron e Hermione che partivano seguendo le indicazioni del preside morto, e andavano in diverse case e al Ministero della Magia, e viaggiavano con una tenda – Dobby che moriva-  Poi tutto che si faceva più veloce, e loro che si trovavano alla Gringott sotto false sembianze, Hermione con stretta in mano una coppa, loro a Hogsmeade e a parlare con il signore della Testa di Porco, che non era nient’altro che il fratello di Silente, un passaggio segreto dietro un quadro, una battaglia, la sala comune di Corvonero dove c’era anche la McGrannitt e Luna,  un combattimento per il corridoio fra la McGrannitt e Piton,  e poi poco dopo esplodeva la battaglia, e lui si ritrovava nella Stamberga Strillante con Ron ed Hermione ad assistere all’omicidio di Piton…
 
Quando comparve il serpente, Harry cominciò a sentire qualcosa che gli penetrava dentro la testa. All’inizio ne avvertiva solo il solletico, poi come una sonda sembrò perforargli la fronte, e ebbe dei flash di luce dove rivedeva ancora se stesso legato a quella tomba, in quel cimitero, mentre l’ormai rivelato Peter Minus stava avanzando verso il calderone…e rivide Neville, nella Sala Grande gridare, mentre Peter Minus compiva il medesimo gesto….
 
Poi le immagini della Stamberga Strillante ripiombarono, e si rivide nella battaglia di Hogwarts mentre correva con addosso il Mantello dell’Invisibilità e correva nella Foresta Probita, e apriva il boccino con la bocca, e uscivano i genitori, Sirius e Remus con lui, e lo accompagnavano al cospetto di Voldemort….
 
In quel momento quella specie di sonda invisibile che gli penetrava nel cervello e lo ispezionava gli diede una forte scossa elettrica, e Harry si rese conto senza poter reagire che tremava tutto, e provava un immenso dolore…
E Harry era di nuovo nel cimitero, attorniato dai Mangiamorte, e Peter Minus era sempre più vicino al calderone….la fronte gli fece ancora più male quando vide che Neville era nello stesso stato di dolore  e pianto, e Harry si sentì ancora più sofferente…
 
E poi si ritrovò catapultato davanti a quello che doveva essere Voldemort, ed era decisamente mostruoso: aveva la testa bianca e scheletrica, gli occhi rossi con le iridi strette e lunghe, e un paio di narici che gli conferivano l’aspetto viscido di un serpente, e indossava una veste nera e lunga. Harry ne fu impressionato, ma non ne ebbe paura, perché era consapevole che quei fantasmi dei suoi genitori e amici erano con lui.
Allora Voldemort alzò la bacchetta, e tutto ciò che vide fu un getto di luce verde puntare verso di lui….
 
…Era ancora legato alla tomba, e Peter Minus stava gettando quello che sembrava un bambino dentro il calderone… il dolore cominciò a espandersi per tutta la fronte e a bruciargli in alcuni punti focali…intanto, davanti a Neville, Harry vide che Peter Minus stava gettando lo stesso bambino informe dentro il calderone dove aveva messo il sangue di Neville – o il suo, era piuttosto confuso- e un osso, e la sua mano… Harry urlò di dolore, nello stesso istante in cui lo fece Neville.
Harry avvertì degli spasmi nel corpo mentre una fiamma partiva dal calderone del cimitero…
Nello stesso istante, lo fece anche quello nella Sala Grande, e Harry lo vide per la prima volta dal punto di vista di Neville… sentì una forte pressione alla testa, sudava, e il cervello gli mandava continue scariche elettriche mentre il bruciore si localizzava e lo graffiava sulla fronte…Harry sentiva puzza di bruciato, oltre che un dolore insopportabile, tanto che desiderò la morte…
E poi dalla nube dei due calderoni, nello stesso istante, uscì un corpo bianco e adulto.
Harry – e allo stesso tempo Neville, visto che vedeva dal suo stesso punto di vista- videro che la testa di costui si girava verso di loro, e quando gli occhi rossi di quell’essere perforarono il volto di costoro, entrambi sentirono un gemito di dolore. Poi Voldemort cominciò a parlare, ed Harry lo vide sia nella sua realtà parallela che nei panni di Neville; parlava della sua vita, di ciò che aveva fatto negli anni in cui non aveva avuto un corpo e lo raccontava ai Mangiamorte.
Harry non si sentiva più le gambe, e viveva quella situazione come se fosse in un sogno; a ricordargli che non lo era affatto ci pensavano le fitte di sofferenza alla fronte che provava ogni volta che quegli occhi rossi incontravano i suoi.
E poi, Voldemort si avvicinò a lui, testimoniando di poterlo toccare; e quando il polpastrello del suo dito scheletrico gli premette sulla fronte, fu come un laser sulla fronte di Harry, tagliandola in due e  lasciando in lui solo il desiderio di morte.
Poi, come se fosse stata una siringa, il bruciore penetrò ancora di più dentro la sua testa, e sentì fiotti caldi scivolargli sulla fronte; tremò, lentamente riprese coscienza delle gambe, delle mani, delle braccia e del corpo, tornò allo stato presente., anche se non riusciva a distinguere bene i volti delle persone che lo circondavano. Poi cadde a terra, sfinito, attorno a lui solo l’oscurità.
 
“Harry? O santo cielo, Harry!” chiese la voce lontana di Louise e Harry si rese conto di essere scosso da qualcuno. Era incredibile quanto stanco e debole si sentisse; sarebbe voluto rimanere sdraiato per riprendere tutte le energie che Voldemort gli aveva rubato.
“Harry!” squittì Hermione.
Qualcuno gli prese il polso. “Non è morto” disse John rivolto agli altri, “riesco ancora a percepire il battito…è solo…debole”.
“Chissà che cosa gli è successo” disse Frank, più parlando a se stesso che agli altri. La voce gli tremava. “Quel coso…cosa vuol dire?”
Harry aprì gli occhi di scatto, e la prima cosa che notò era che aveva le lenti appannate e insanguinate. A fatica si mise seduto, percependo appena i suoi amici che lo guardavano con aria preoccupata. Si accorse che la testa gli girava vorticosamente, era febbricitante.
Gattonò all’indietro fino a che non si poggiò sfinito contro una pila di libri, e poi posò lo sguardo sui compagni, che fissavano la sua fronte, allarmati.
Harry non parlò; era fin troppo stanco per farlo, ma debolmente si portò la mano alla fronte.
Ma stava per toccarla che Hermione intervenne e gliela fermò. “No Harry aspetta, forse posso rimediare io…” Ma Harry si divincolò dalla presa bruscamente e la ragazza indietreggiò, colpita. Con la mano tremante si sfiorò la fronte. “Ahia!” si lamentò, e scoprì quanto rauca e debole fosse la sua voce mentre la ferita bruciava terribilmente.
Abbandonò la testa contro la colonna di libri, indebolito. Era confuso, non capiva cosa fosse successo. Probabilmente era svenuto di nuovo.
Nessuno dei suoi amici osò parlare; perfino Luna, che in momenti come quelli se ne usciva con qualche buffa osservazione, e Harry la ringraziò silenziosamente per essersela risparmiata.
Chiuse gli occhi e cercò di fare mente locale di ciò che era successo; lentamente, alzò di nuovo la mano verso la fronte, e scostato il ciuffo ribelle, cercò di capire, perché era tormentato dal dubbio.
Come se stesse tracciando un disegno con la matita, seguì con il dito il perimetro della ferita, e capì di che forma era fatta. Andava da una parte all’ altra della fronte, perfettamente al centro, lunga e sottile, e non perfettamente lineare. Più  ne seguiva il disegno, più ricordava quello che aveva visto, più sapeva. E finalmente capì. La ferita era a forma di saetta, come quella di Neville. Sorrise mentre osservava il dito indice con la punta sporcata da una goccia di sangue.
Ora sapeva, ne era certo; non era sicuro se essere grato o meno a quell’incidente, ma era certo che ciò che aveva visto gli aveva reso le idee più chiare. Quello che aveva sempre visto, qualsiasi cosa Silente gli avesse rimesso a posto nella mente, non facevano parte di una vita parallela. Era la sua vita precedente.
Alzò lo sguardo sui suoi amici, che lo fissavano increduli, come se fosse matto.
Harry gli fece un debole sorriso. Improvvisamente si sentì caricato di tutti quegli anni che non aveva, e di tutte quelle esperienze che non aveva fatto, poi provò ad alzarsi.
“Lo aiuto io!” venne Louise, aiutata dall’altro braccio da Ron.
“Dai amico, ce la puoi fare!” lo incitò lui, e Harry si voltò verso di lui e provò l’impulso di abbracciarlo; nella sua vita precedente, quella dove lui era stato il Prescelto, Ron era stato il suo migliore amico e ora lo sosteneva con un braccio, come se fosse stato sempre al suo fianco, e in un certo senso l’aveva fatto.
“Hermione” gli venne da dire Harry, anche se c’erano anche John, Frank, Ginny, Richard e Luna che potevano farlo al posto suo, “lo vedi quel diadema buttato lì all’angolo? Quello dove ero io? Prendilo…”
“Ma Harry…” protestò quella, con lo stesso tono con cui si contesta a un bambino.
“Ho detto di prenderla e basta” la interruppe lui decisivo, e per la seconda volta Hermione si zittì e ubbidì spaventata.
Ron e Louise lo aiutarono ad attraversare la stanza.
“Che facciamo adesso?” chiese Louise, pensosa, rivolta ad Harry, quando furono un po’ più avanti rispetto agli altri
“Andiamo a prendere Neville” rispose Harry, che anche se era debole fisicamente aveva chiaro cosa bisognava fare. “E’ nella sala grande. Credo che Voldemort vorrà sfidarlo…”
Louise quasi lasciò andare il braccio di Harry per lo spavento di quel nome.
Anche Ron impallidì. “Non dire quel nome!” gli rimbeccò.
Harry scosse la testa, stordito; non aveva mai pronunciato il nome di Voldemort, eppure adesso gli veniva così naturale….come se l’avesse sempre detto senza problemi…
Louise gettò un’occhiata indecifrabile alla nuova ferita e poi chiese:
“Sei sicuro che Neville sia nella sala grande?”
Harry annuì. “Fino a quanto ho potuto vedere, sì. So che Voldemort ha intenzione di sfidarlo, probabilmente di ucciderlo”.
“Dobbiamo correre, allora” disse Ron
“Ma tu come farai, in questo stato?” domandò Louise, preoccupata.
“Non preoccuparti per me” disse Harry, “io me la cave…”  avevano appena messo piede fuori dalla stanza che Harry venne travolto da qualcosa.
“Harry!”
“Neville!” esclamò Harry, sorpreso di trovarselo addosso. Anche Neville guardò sorpreso la ferita sulla fronte. “Che hai fatto alla f…?”
“Rictusempra!”
“Stupeficium!”
“Crucio!”
Si sentivano dei rumori in lontananza; Harry e Neville e il resto dei ragazzi si girarono per il resto del corridoio c’erano sventolii di bacchette e flash  di luce verde, gialla, rossa, e a combattere vi erano Mangiamorte e gente dell’Ordine della Fenice.
“Che ci fanno loro qui?” chiese Frank, emozionato di rivedere il padre.
“Sono venuti a salvarci” disse Neville. “Ma ora allontaniamoci da qui, Sirius mi ha detto che devo cercare un luogo sicuro…”
Il gruppo allora cominciò a correre, cercando di evitare gli incantesimi e le maledizioni.
Harry avrebbe voluto fermarlo per dirgli ciò che dovevano fare, ma ci furono varie interruzioni.
“Eccolo lì!” disse un Mangiamorte a un suo compagno quando Harry e i suoi amici furono arrivati al quarto piano.
Harry e gli altri si allontanarono, prendendo a scendere i gradini della scalinata principale.
Dopo qualche metro, i due mangiamorte sembrarono sparire alla vista.
Continuarono a correre fino a che non arrivarono al primo piano, e allora lì Harry, già affaticato prima e con il fiatone, prese per il braccio Neville.
“Hai il Mantello dell’Invisibilità?” gli disse. Neville si tastò la tasca della veste lercia e lo guardò intensamente. “E’ con questo che sono riuscito a fuggire quando è entrato l’Ordine della Fenice”.
“Ehi, chissà chi ha detto loro di...”
“Non ora Ron” lo interruppe Harry, con gli occhi rivolti a Neville. “Senti, bando alle ciance, devi mettertelo adesso. Dobbiamo andarcene da qui. Tutti noi. E tu devi essere protetto, perciò…”
“Ehi aspetta un momento, nessuno ha detto che tu devi dermi cosa devo fare…”
“Fidati di me, Neville” disse Harry, che era davvero esasperato di quella resistenza giostrata dall’amico, “e se non vuoi, fidati almeno di questa” e si indicò la ferita uguale alla sua.
“Un giorno mi spiegherai che senso ha tutto questo” disse Neville e, tirato fuori il Mantello dell’Invisibilità dalla tasca se lo gettò addosso.
Poi Harry si sentì tirare per un braccio e finì sotto il Mantello con Neville. “Tu vieni con me” spiegò molto esplicitamente.
Il gruppo continuò a camminare, fino a che non scesero nella Sala d’Ingresso, dove era in corso una battaglia durissima e già un paio di corpi giacevano ai lati della stanza. A Harry sembrò di essere tornato alla battaglia di tre mesi prima. Harry e Neville guardarono a destra e a sinistra, ma non c’era alcun segno di Voldemort.
“Forse se ne è andato” bisbigliò un’Hermione indecisa da fuori il Mantello.
“Non ne ho idea” rispose secco Harry, “ma andiamocene, adesso!”
Nessuno badava a quei ragazzi, ormai, e fu facile quindi per loro uscire senza essere visti.
Non appena mise piede fuori dal castello, il fresco della mattina presto lo pervase e lo rigenerò. Non c’erano Mangiamorte, in giro, e sembrava che avessero scampato ad ogni apparente pericolo. L’unica cosa che ora i ragazzi potevano fare era fuggire.

 
 NOTE DELL'AUTRICE: Ohiii ragazzi eccomi quaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!! Mi dispiace di avervi fatto aspettare così tanto....ma eccoci qua! Mi dispiace di aver cancellato ieri il capitolo, ma c'è stato un mezzo inghippo e non l'ho potuto più ripostare! Ovviamente se ci sono errori provvederò a correggerli ( e scusate se non l'ho fatto prima)! Mi raccomando fatemi sapere se vi è piaciut e commentante in tanti!
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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