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Autore: Twiggy_Earlgrey    04/07/2013    2 recensioni
Hermione e Sirius: due caratteri così diversi, ma due anime così unite.
Eppure il Destino non ha riservato loro un epilogo sereno. Durante la battaglia nell'Ufficio Misteri, Bellatrix Lestrange, uccide il cugino.
Harry perde il suo padrino, tutta la sua famiglia...
ma non è l'unico ad aver perso tutto...
*
Sono tornata! Stavolta con una FF. Spero vi piaccia!
Baci Itoe
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Sirius Black, Un po' tutti | Coppie: Hermione Granger/ Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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(dimenticavo...x tutte le immagini anche quelle dove mi sono dimenticata di scriverlo, sono "by google")


Quando il bacile del pensatoio si fermò dinnanzi a loro, fluttuando a mezz’aria e Sirius ebbe inserito il contenuto della fiala, per un istante gli mancò il coraggio di scrutare in quei ricordi.
-Forza…- disse più a se stesso che a Harry.
Il ragazzo dal canto suo, era giunto alla conclusione che doveva vedere. Solo così avrebbe potuto comprendere e aiutare l’amica. Non poteva essere tanto meschino da tirarsi indietro, dopo le innumerevoli occasioni in cui lei lo aveva tirato fuori dagli impicci.
Appena immerso il volto nel bacile di pietra, sentì i piedi staccarsi dal suolo e una strana sensazione, come un formicolio, al centro esatto dello stomaco. Forse chiudere gli occhi avrebbe mitigato il senso di nausea.
Ma non riuscì nemmeno ad eseguire il suo stesso consiglio, che già si ritrovava sulla terra ferma e il suo padrino accanto a lui.
Attesero che i loro occhi si abituassero all’oscurità, in modo da capire dove fossero. I contorni delle cose si delinearono a poco a poco e ora anche alle loro orecchie, giungevano i bisbigli e i pianti delle anime che andavano a formare il Velo.
Un fulmineo bagliore iridescente, li fece voltare. Hermione, la Hermione del passato, si era appena materializzata nell’ufficio Misteri. Da sola.
-Oh!- Ad Harry mancò il fiato, un peso invisibile gli opprimeva il petto.
Cercò Sirius con lo sguardo e anche lui aveva cambiato espressione, il volto si era fatto cereo e teso.
-Ma cosa…?-
-Vedi Harry, Hermione quasi certamente non ci ha consegnato solo i suoi ricordi, ma in qualche modo riesce a trasmetterci anche i suoi sentimenti…-
Entrambi ora, guardavano la ragazza, che come una marionetta priva di vita, si stava avvicinando all’arco di arenaria.
Scrutava con lo sguardo vitreo tutte quelle forme perlacee indistinte e le lacrime iniziarono a percorrerle le gote.
-Per favore…per favore…per favore…- singhiozzava, accasciata al suolo, percorsa da brividi gelidi.
Harry tremò. La temperatura del suo corpo, in relazione allo stato d’animo di Hermione, era calata drasticamente e sentiva il dolore invaderlo. Tra pochi istanti, gli sarebbe esploso il cuore.
-Per favore…-  bisbigliava nuovamente Hermione , mentre allungando una mano, tentava di sfiorare il Velo.
-SIRIUS!!!!!-
Il grido riempì interamente la stanza.
Urlò quel nome fra le lacrime così tante volte, da non riuscire più a formulare altri pensieri, al di fuori di lui. Graffiava quelle maledette colonne, facendo stridere le unghie contro la pietra, fino a farsi sanguinare le mani. Tacque solamente quando pensava che le cedessero i polmoni, che bruciavano come l’inferno a causa del respiro affannato e il cranio doleva incessantemente.
Senza più voce, col capo poggiato a quelle stesse colonne che le avevano martoriato le dita, completamente svuotata, s’intestardì comunque a parlare con Lui, convinta al di fuori di ogni logica che l’avrebbe udita.
-Starò accanto ad Harry, Sir, te lo giuro. Proseguirò nel cammino che avevi iniziato con lui. Sarà difficile, ora, ma farò di tutto per consolarlo della tua assenza; sorriderà di nuovo, questa è una promessa. In lui vedevi James e farò in modo che il tuo figlioccio, non debba più rinunciare a quel sorriso, te lo prometto. E mi vendicherò, stanne certo. ..-
Sia Harry che Sirius, sentirono la rabbia mischiata alla tenacia di Hermione, ribollire loro nel petto.
-Ucciderò Bellatrix! La ucciderò con le mie mani. Fosse l’ultima cosa che farò prima di raggiungerti nell’Aldilà…-
Senza più forze Hermione afferrò la sua bacchetta e mormorò un incantesimo, con una voce così flebile che non riuscirono a udire le sue parole. Poi scomparve.
Ai piedi di una delle colonne, aveva lasciato una rosa per Sirius.
*
Il ricordo successivo, era probabilmente di alcune settimane dopo il tragico evento.
Harry e Sirius si trovarono catapultati ad Hogwarts e in quel momento stavano seguendo Hermione lungo un corridoio.
La scuola era deserta, se si tralasciavano insegnanti, comunque assorbiti dalla preparazione del programma per l’anno scolastico seguente, e gli inservienti che dovevano ripulire da cima a fondo ogni angolo del castello, oppure in procinto, dopo aver terminato le varie incombenze, di raggiungere le rispettive famiglie per qualche settimana di meritato riposo.
Harry sapeva che Hermione aveva chiesto al professor Silente di trascorrere le vacanze estive a Hogwarts; ricordava ancora quando aveva riferito a Ron quella notizia, senza riuscire a comprendere il motivo di quella scelta, da parte della loro amica.
Bhè…ora, sapeva.
Il sole cocente di fine luglio, rendeva l’aria immobile e quasi irrespirabile, ma il ragazzo poteva distintamente vedere che Hermione portava sulla camicia, un maglioncino di fresco di lana e ancora aveva le mani ghiacciate.
Anche Sirius si sfregò le mani nel tentativo di riscaldarsi. Non riusciva a sopportare di vederla in quello stato senza poterla aiutare, senza urlarle di voltarsi perché lui era lì, con lei, nonostante fosse un’idea stupida, considerando che si trattava semplicemente di un ricordo.
-Signorina Granger!-
Hermione sollevò gli occhi per vedere chi la stava chiamando. Abbozzò un sorriso e mentalmente, cercava di tranquillizzarsi.
“Forza Hermione, devi mantenere una parvenza di sanità mentale e equilibrio agli occhi degli altri. Nessuno può farci più nulla. Come se non lo sapessi! Quante volte il professor Silente nelle sue lezioni ha detto e ripetuto che non si scende a patti con la Morte? Quindi finiscila una buona volta di comportarti da idiota! Sirius. Non. Tornerà.”
Pessima mossa, pronunciare il Suo nome in quel momento. Hermione si conficcò quel poco che le era rimasto delle proprie unghie, nei palmi, serrando forte i pugni, fino a sentire dolore. Non poteva scoppiare a piangere proprio adesso!
-Buongiorno Professoressa Mc Granitt…-
-Si sente bene? Sembra stanca…-
-Non ho dormito molto bene questa notte, fa un caldo terribile!-
Più si sforzava di rendere la propria voce normale e più sentiva crescere dentro di sè la voglia di urlare.
Minerva si voltò  ad osservare il parco della scuola, con l’erba resa giallognola dall’arsura estiva.
Hermione lesta si asciugò una lacrima, che era sfuggita al suo controllo e si schiarì la voce nel modo più silenzioso possibile, prima di riprendere a parlare.
-Mi perdoni professoressa, ma devo lasciarla. Avevo un appuntamento con il professor Ruf che voleva prestarmi un libro di Storia della magia-.
La Mc Granitt la salutò, allontanandosi in direzione opposta alla sua. La ragazza, sopraffatta dal senso di nausea, corse nei bagni che si trovavano a quel piano, quelli abitati da Mirtilla.
Poco dopo, quando finì di sciacquarsi il viso con l’acqua gelida per lavare via il sudore appiccicaticcio che le imperlava la fronte, si esaminò per alcuni attimi in uno degli specchi. Le occhiaie scure contrastavano con la pelle diafana e per un macabro gioco di toni, accentuavano i suoi occhi rossi.
Rossi per tutte le lacrime versate dal giorno della sua morte.
Scivolò in ginocchio, restando con una mano aggrappata al lavabo, come se fosse un sostegno vitale per lei. Sfilò da sotto il maglione la collana aprendo il ciondolo. Non sopportava nemmeno di vederlo nella fotografia, tale era il dolore che ne scaturiva. Baciò quell’immagine, stringendo il braccio contro il petto, per cercare di tenere assieme, i pochi pezzi di lei che ancora esistevano.
Soffocò le urla, ma non le lacrime.
In tutto quel tempo,Mirtilla le era rimasta al fianco, poggiando l’incorporea mano sulla spalla della sua nuova amica, per tentare di offrirle conforto.
Senza risultato alcuno.
*
Quando riemersero da buio Harry, deglutì e si passò una mano sulla fronte.
Sirius, come lui, aveva l’aria stravolta, in parte per quello che stava osservando e in parte , anzi quasi totalmente, per via di quello strano collegamento empatico con Hermione. Era come se entrambi fossero lei, pensò Harry. Si sentiva esausto, debole, aveva freddo e la sua testa – quella di Hermione, in quel momento – riecheggiava solo del nome di Sirius. Era quasi peggio di quando Voldemort entrava nei pensieri di Harry.
Era notte, in quel nuovo frammento del passato della sua migliore amica. Capì che si trovavano nel dormitorio delle ragazze, quasi completamente vuoto. Dalle finestre, Hermione – e loro con lei – stavano osservando la neve cadere.
Ma sì! Ora Harry riusciva a collegare quell’elemento, con i propri ricordi personali. Era quasi sicuramente la notte della Vigilia quando poi il mattino successivo lui e Ron avevano incrociato Herm in sala comune, prima che si recassero alla Tana.
La giovane, si alzò dal letto e infilò una lunga e pesante vestaglia nera, che Sirius riconobbe immediatamente come sua, e silenziosamente uscì dal dormitorio.
A piedi scalzi, su quei pavimenti gelidi si muoveva alla luce fioca emanata dalla bacchetta e affrettò il passo fino a raggiungere la torre di Astronomia. Scostò la porta, ricavandone un varco appena sufficiente per passare. La terrazza della torre, era divenuta un candido spazio perfettamente circolare.
Avanzò di qualche passo, affondando i piedi nella neve, con i capelli che le frustavano il volto a causa delle folate di vento glaciale. Si sedette in mezzo alla neve appoggiandosi sfinita con la testa contro la sporgenza in pietra su cui poggiava un enorme telescopio. Lì nessuno l’avrebbe notata, se per ipotesi assurda, fosse salito fin sulla torre. Rabbrividì, e nascose le mani più all’interno di quelle enormi maniche di morbido panno, nel tentativo di non far disperdere il poco calore che il suo corpo riusciva a emanare. Volse gli occhi al Cielo e rimase a contemplare la volta celeste finchè non riuscì a trovare Sirio.
La stella brillava imperterrita distinguendosi per luminosità, dalle altre sue compagne.
-E’ esattamente come te. Siete entrambi cosi…ostin…ati…e- e super…bi…- sorrise, con le labbra rese violacee dal freddo,  fra le lacrime.
-Non ce l’ho fatta Sir, non ci sono riuscita!- adesso Hermione gemeva, devastata dalla sofferenza –Non sono riuscita a trovare nemmeno un modo per farti tornare! Ci sono i Doni della Morte, m-ma…ma…-
Nascose il volto tra le mani, scossa dai singhiozzi.
Sirius non potè non notare quanto fosse divenuta esile e fragile. Provava incessantemente il desiderio di stringerla tra le braccia.
Dopo aver tentato di placare almeno un poco quel pianto dirotto, Hermione tornò a fissare le stelle.
-Ehi Sir…- domandò al Cielo, come se realmente l’uomo fosse accanto a lei e potesse udirla – e se ti raggiungessiio?-
Sirius sentì il mondo crollargli attorno. Davvero era giunta a un pensiero simile?
-Non credo manchi molto. E detto onestamente non vedo l’ora, non riesco più a vivere senza di te…non riesco a sopportarlo. Non più…-
Harry tentava di riprendere fiato, tra un ricordo e l’altro senza riuscirvi.
Come era riuscita Herm a sopravvivere ad un dolore simile, sino a quel momento? A fingere a sufficienza perché gli altri non capissero quanto stava soffrendo e addirittura a volerlo aiutare a superare la morte del padrino, quando lei stessa stava lasciando scivolare via la sua vita per Sirius? 

********* Spazio Autrice *********
Ciao a tutti!
Cosa ne pensate dei ricordi di Hermione?
Poverina, è stata davvero male per la morte di Sirius...e purtroppo non è ancora finita!
Harry e Sirius hanno ancora qualche ricordo da esaminare...
al prossimo chapt dunque.
E come sempre grazie a chi legge e soprattutto a chi recensisce!
Itoe
  
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