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Autore: TurboLisbeth    04/07/2013    1 recensioni
Un pericoloso quanto scaltro assassino, una delirante e malvagia Setta di Confratelli, un’ audace giovane donna, un uomo tanto ingenuo quanto onesto che si ritrovano invischiati in un’appassionante storia dall’intreccio mozzafiato.
Il ritmo della storia è serrato, nuovo, frutto della mente (perversa se volete) di due giovani autrici.
Cosa vi riserverà la storia? Aprite la pagina … il racconto vi attende!
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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15.Trasferta:andata e ritorno

Il cerchio si chiude


Il cerchio si chiude


[Riccardo]

Con cautela mi sciolgo dall’abbraccio di Micol e mi vesto lentamente, ripassando mentalmente tutte le frasi che gli dirò appena sarò da lui.

Ho preparato accuratamente il mio piano, l’unica persona che può fermarmi è Micol, ma al momento lei dorme, placida e serena nel nostro letto.

Spero solo non si sia accorta che sono stato distratto per tutto il tempo, dalla seduta d’ipnosi ad ora.

 

[Micol]

Lo sento chiudere la porta molto lentamente, cercando di non svegliarmi, ma non si è accorto, distratto com’è, che non mi sono mai addormentata veramente, solo assopita per la stanchezza dovuta a tutto il sesso fatto oggi.

Cosa diavolo gli succede? Perché scappa via da me?

So già che se lo fermassi non avrei una risposta chiara né tanto meno la verità, l’unica è seguirlo, anche se la cosa non mi entusiasma per niente.

 

[Riccardo]

È tardi, eppure sento che lui è ancora sveglio e non mi sbaglio, data la luce ancora accesa.

Velocemente raggiungo la porta, aprendola agilmente con un grimaldello (vecchia tecnica, sempre efficace, insegnatami da François, una vita fa).

Mi fermo nella penombra per guardarlo, per capirlo, lui, questo illustre sconosciuto cui in parte devo la mia vita e cui devo in parte la mia morte.

È intento a sorseggiare un whisky, assorto, ma non so come deve aver avvertito la mia silenziosa presenza, perché, con la sua bella voce, mi dice: - Chiunque tu sia, hai sprecato il tuo tempo. Non ho denaro qui con me, né ho intenzione di dartelo. Se è la mia vita quella che vuoi non sono disposto a cedertela senza lottare … in un modo o nell’altro …

Già, lotterà con ogni suo mezzo, onorevole e non.

- Gradirei vederti in faccia – aggiunge sarcastico.

Lentamente esco da questa calda e avvolgente penombra, mentre il suo viso si fa via via più pallido, quasi terreo.

 

[Cristiano]

 

- No, non è possibile … -

Sono atterrito.

È vivo, mio figlio è vivo. 

Riccardo è di fronte a me, i capelli corti, lo sguardo colmo di rabbia, e una rivoltella puntata dritta verso di me.

- Riccardo?

- Che c’è papà sei dispiaciuto di non essere riuscito nel tuo intento? – mi chiede con la voce che ha stento trattiene il fuoco che gli leggo in viso.

La rabbia nella sua voce, è solo un accenno della tempesta che vedo nei suoi occhi, visto come mi ha chiamato deduco che Anna abbia informato anche lui del nostro legame.

- Non sapevo che tu …

- Che fossi tuo figlio? Quindi potevo morire, certo, ma ero figlio suo, figlio di lei, come hai potuto farlo a lei?? – mi chiede sempre più collerico.

Le mani gli tremano, vedo le nocche sbiancare mentre cerca di non affrettare troppo le cose, è evidente che mi vuole dire qualcosa, com’è evidente altrettanto che mi vuole uccidere.

- Per favore, siediti e parliamo con calma.

- Io la calma non so più dov’è di casa! È tutta colpa tua …

Sta rapidamente perdendo il controllo di se stesso ed è davvero strano perché non sono abituato a vedere Riccardo così fuori di sé.

- Ok, non ti sedere, ma almeno dimmi di cosa stai parlando. – probabilmente con questa finta calma sto sbagliando, ma quantomeno posso guadagnare tempo, certo, ma tempo per cosa?

Lui sai chi sono, non so perché né come, ma lui è convinto, a ragione, che io sia coinvolto nel suo tentato omicidio, devo farlo parlare.

- Io ricordo tutto! Yawe, tu, Ginevra, Chicago, Parigi, Claudio, le botte, il Principe, e tu … TU … sempre presente!

La mia faccia risulta essere molto esplicativa, perché lui legge sul mio viso quelle parole che non riesco a dire.

- Come? Ipnosi!! So tutto di te e della Confraternita, hai ucciso anche François, che io amavo come un fratello e tu lo sapevi … che diavolo di uomo sei?

 

[Micol]

- Tu non capisci … - prova a dire ancora quest’uomo, all’apparenza così distinto.

- No, non capisco e tu non riesci a spiegare la tua follia!- sbotta Ric, pieno di rabbia. Non l’ho mai visto così, sul punto di perdere il controllo, e non per ciò che ha subito lui, ma per ciò che ha dovuto passare sua madre… ahava sheli, perché ti sei tenuto tutto dentro?

Detto tra noi non riesco neanche io a capire: chi è quest’uomo davvero?  La targa qui fuori dice “Cristiano Altieri – avvocato civilista e penalista”, ma dubito che sia solo questo. È sempre stato così? Come faceva Anna ad amarlo? Perché ha creato la Confraternita? Perché le ha fatto questo? Perché non si vergogna di ciò che è, di ciò che fa?

Troppe domande, troppi perché, troppe mancate risposte.

Sono qui, nell’ombra.

Nessuno dei due si è accorto che ci sono anch’io, ma come stupirsene?

Al momento per ognuno c’è solo l’altro, il resto del mondo è sparito, come per magia.

 

[Riccardo]

- Non chiamarla follia, non lo era – mi dice lui, ora serio, quasi accalorato nella difesa della sua … pazzia… non so davvero come altro definirla!

- Non lo era?!? – gli domando sempre più incredulo.

- No, non lo era. Era una visione! – dice con il viso ora illuminato.

Non ci posso credere … una visione … il mio amico e fratello è morto per la ‘visione’ di colui che mi è padre, come chissà quanti altri.

Dalla mia faccia stralunata, lui capisce cosa sto pensando tanto che mi dice: - E il tuo amico François ci credeva … come me, come Claudio, come Sofia.

- Non credo proprio che ci credesse, non alla fine almeno, altrimenti non lo avresti ucciso, pardon … non lo avresti fatto uccidere. A questo punto, l’unica cosa che ucciderai con le tue mani è la parte di mia madre che è ancora legata a te. Quanto a Claudio, credeva più al potere che avrebbe esercitato, seguendoti, che alla tua ‘visione’ e quanto a Sofia ha avuto la fine che si meritava.

 

[Cristiano]

 

Ucciderai … ha usato il futuro. Bene.

- Ancora non le hai detto che cosa ti ho fatto? – gli chiedo speranzoso, ossessionato ancora dopo troppi anni dall’idea di poter avere di nuovo Anna, e se lei non sa, potrà ancora volermi.

- No, lo farò dopo.

La mia voce di colpo si abbassa, diventa suadente.

La mia arma più mortale è l’inganno, il mio strumento più mortale è la voce.

- Vuoi che ti spieghi?! Allora ascolta: volevo un mondo diverso, migliore in cui vivere e far vivere, le persone come noi … - dico indicando me e lui, perché forse l’ho sempre odiato per quello che rappresentava, ma ho sempre riconosciuto il suo enorme intelletto.

 

[Micol]

Va avanti con un mucchio di ciance per un tempo che pare infinito, la sua voce è calda e suadente, vedo Ric abbassare lentamente la rivoltella che puntava a Cristiano: che lo stia convincendo???

No, non può essere, non il mio Ric.

Trattengo il fiato e cerco di controllarmi, per non farmi scoprire. Quest’uomo mi sta nauseando, è rivoltante, ma la cosa più sconvolgente è che ci crede davvero alle fandonie che propinava agli adepti!

O almeno sembra dannatamente convinto…

 

 

Bang bang bang bang bang bang

 

 

I sei colpi di rivoltella mi strappano dai miei pensieri, mentre un rivoletto di sangue scende dalla tempia di Cristiano, che rimane lì, completamente inibito.

- Ora puoi anche uscire da lì, Micol – mi dice un Riccardo che ora è assolutamente calmo.

Sapeva di me.

Per tutto il tempo.

Esco dalla calda penombra che mi avvolgeva mentre Riccardo mi guarda gelido e gelido si rivolge poi a suo padre: - Le tue sono belle parole, ma la realtà dei fatti è che tu hai fatto questo … a me, a mia madre, a Micol, a François e anche a te stesso. Ci hai assassinati e ci hai reso i più abbietti essere viventi.

Certo che ahava sheli le sa usare le parole, credo sia una eredità paterna, ma magari non glielo dico.

- Ringrazia il tuo Dio che io non creda alle tue fandonie, perché se ci credessi dovrei ucciderti dato che sei solo uno ‘sporco deturpatore della Razza’.

 

[Cristiano]

Se c’era una cosa che poteva annientarmi era questa. Non tanto la ferita di striscio alla tempia, quanto il constatare con mano a che cosa abbia portato il mio operato.

- Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per avere potere, sempre più potere, per zittire la voce che dentro di me, mi stava dicendo che ero un fallito, che avevo perso l’unica cosa buona della mia vita.

Ero stufo di sentirmi inadatto, o meglio, imperfetto, perché avevo perso, perso una battaglia contro il figlio di un dipendente poi… ho scelto una perfezione, l’ho resa affascinante per i più, e ho cercato di renderla immortale.

Posso essere forse condannato per questo?

- Tu non hai lottato per quello che volevi, e te la sei presa con il mondo intero, credi che questo sia da grande persona? – mi chiede allora lei, che fino ad ora era rimasta in silenzio a guardare lo scambio tra me e mio figlio.

- Tu chi diavolo sei davvero? – le chiedo allora, perché non è una studentessa, questo è certo.

- Mossad… - dice lei piano, lasciando intendere altro, lasciando intendere molto altro, ed io la riconosco.

- Ah si… certo! Io ti ho già visto, tu eri con lui… - le dico solamente e vedo il suo sguardo indurirsi.

- Perché? – mi chiede mantenendo una dignità e una compostezza notevole.

- Conosceva il mio viso, il mio nome, e sembrava abbastanza intelligente da fare un controllo incrociato e capire che io ero sempre a Dubai quando c’è stata una transazione riguardo alle armi per la Confraternità. Ci sarebbe arrivato, non potevo rischiare. Tu eri… più… diversa, luminosa, forse più bella!

- Si, dice sai, che le donne incinte sembrino più belle, e poi certo, ero anche più giovane, felice, non conoscevo questo strazio che tu mi hai regalato …

- Io non ti ho toccata, non avrei davvero potuto collegarti al Mossad, sembravi una donnetta qualsiasi.

- Hai ucciso lui, non dovevi fare altre, il resto l’ha fatto il dolore. – dice scrollando le spalle, e mostrandosi fredda come non pensavo di veder nessuno, noto l’irrgidimento di Riccardo, sintomo che forse nemmeno lui conoscesse tutta la storia.

- Lei saprà tutta la verità, gliela dirò personalmente, e tu perderai tutto, di nuovo, solo che lo perderai davvero stavolta. – dice Riccardo alzando di nuovo la pistola su di me, segno che devo pagare anche per quello che ho fatto a quella ragazzina.

- Posso darvi quello che volete. Tutto quello che volete… - anche se in mano ho poco, ci provo lo stesso.

- Che cosa credi di poterci offrire di così tanto importante, la Confraternita sta cadendo a pezzi… - mi dice lei sprezzante.

- Lo Scheletro, il suo nome, la sua vera identità… - l’unica cosa che ho in mano che ha ancora valore.

- Che cosa vuoi in cambio? – mi chiede Micol pronta alla contrattazione, evidentemente anche lei vuole lo scheletro.

- La vita, la mia vita risparmiata, e un giusto processo. – dico guardando fuori, ormai è quasi l’alba, l’alba del giorno della mia disfatta. Se cado mi voglio però portare dietro quel bastardo di un assassino.

- E sia! Verrai processato da un tribunale internazionale. – dice Micol prendendo in mano il suo telefono, evidentemente pronta a comunicare le informazioni che sto per darle.

- Oliver Moreau! – lei mi fissa come se non fosse possibile credermi – lavora come segretario particolare dell'ambasciatore belga, non sto mentendo.

 

 [Firas]

Sono corso all’aeroporto più veloce della luce e lui era là, sulla pista, mentre attendeva di salire sul suo aereo. Non so come, ma lui sapeva che ero qua, bloccato dagli agenti aeroportuali di questo Paese così bello, ma così tanto imbrigliato in una maledetta marea di burocrazia.

Ha alzato il suo cappello in segno di saluto, in segno di rispetto.

Un ragazzetto smilzo mi scuote insistentemente un braccio richiamando la mia attenzione:

- Monsieur Firas, Monsieur Firas, questo biglietto è per lei, dal signore che le ha alzato il cappello in segno di rispetto- mi dice porgendomi un biglietto piegato in quattro.

Lo apro, c’è scritto:

 

“Shalom, Firas. Tu sei l’unico a essermi arrivato tanto vicino,

ma lo Scheletro Danzante è ancora libero.

Per renderti atto delle tue straordinarie doti ti assicuro che NESSUNO MAI toccherà la tua shapirit.

Sul mio onore.”

 

Non so perché, ma mi fido.

Quell’uomo è un pluriomicida, spietato e assettato di sangue e soldi … ma io mi fido.

Lui sarà libero, ma la mia shapurì vivrà a lungo.

Il mio istinto dice che lo Scheletro Danzante diventerà il suo fantasma protettore.

Non so spiegare questa mia sensazione, ma ne sono certo.

Lo Scheletro è fatto così, rende onore ai nemici che rispetta.

 

 

 

 

 

 

  


 



 

 


Sempre grazie a chi ci legge continuando a seguirci, siamo alla fine ormai, il prossimo capitolo sarà il tanto atteso epilogo.


Vi ricordo il link al nostro gruppo... per spoiler, foto, e noi due autrici... Otherwise-good's Corner

  
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