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Autore: PSunshine    04/07/2013    5 recensioni
« Beh, è vuoto, sì, ma… hanno portato alcuni attrezzi. Tu dovrai semplicemente entrare, rubare qualcosa che possa farci guadagnare del denaro, lasciare il nostro Tag su una parete e sarà fatta. Sarai dei nostri. » puntò gli occhi chiari nei suoi, mentre un bagliore d’eccitazione si faceva largo in essi. Il pericolo era ciò che da sempre alimentava la vita di quei ragazzi. « Ci stai? »
« Sì. »
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Three
 



Abigail aveva seguito il chitarrista fino all'auto, mantenendo un religioso silenzio durante tutto il tragitto. D'altra parte, che cosa avrebbe potuto dire in una situazione del genere? Quando furono arrivati, Tom le fece un cenno svogliato con la mano, intimandole di salire in auto come lui stesso fece. Si sedette al posto di guida, aspettando che anche la bionda facesse altrettanto.

« Dov'è che abiti? » domandò quando la vide prendere posto accanto a sé. Sapeva che sarebbe riuscito a riavere quel trofeo in poco tempo, chi non avrebbe acconsentito dopo il suo discorso a dir poco convincente? Per di più, era solamente una ragazzina. Probabilmente non era nemmeno maggiorenne.

« Qui vicino. Sulla Feldstraße, al 24. » rispose in modo monosillabico, incrociando le braccia al petto ed osservando l'interno dell'auto del chitarrista. Probabilmente, non era mai entrata in una macchina così... perfetta. Era pulita, quasi tirata a lucido. I sedili profumavano di pelle e non erano vecchi e malandati come quelli a cui era "abituata". Decisamente, Tom Kaulitz non somigliava minimamente ai suoi amici, né tantomeno ai semplici conoscenti della ragazza.

Tom annuì alle parole della ragazza, svoltando in un angolo verso la Feldstraße. Conosceva il quartiere di St. Pauli anche fin troppo bene, più volte era stato teatro delle stronzate che aveva fatto da adolescente. Tenendo lo sguardo dritto sulla strada dinnanzi a sé, chiese con voce tranquilla: « Toglimi una curiosità... » si fermò ad un semaforo rosso, voltando per un momento il viso verso il suo. « Quanti anni hai? »

Se c'era un discorso che Abbie odiava, era quello riguardante la sua età. Si sentiva estremamente piccola, ed odiava che gli altri potessero pensare altrettanto. Fece una leggera smorfia arricciando il piccolo naso, e si strinse nelle spalle quasi come se fosse una colpa. « Diciassette. Ma tra due mesi ne compio diciotto. » aggiunse velocemente la seconda frase, e quando la sentì, Tom accennò una risata divertita. Poteva sembrare apparentemente molto sicura di sé ed "adulta", ma era soltanto una bambina che voleva crescere troppo in fretta. « Che hai da ridere? » domandò, accigliata.

« Ti atteggi a ladra esperta e stronzate varie, e non sei nemmeno maggiorenne. Sei una bambina. » rispose tranquillamente, con una leggera scrollata di spalle, per poi partire nuovamente quando il semaforo divenne verde.

« Probabilmente sono molto più matura di te. »

« Non mi conosci, non puoi giudicarmi. »

« Bene, non farlo nemmeno tu allora. »
 
Il chitarrista restò in silenzio dopo quella frase, non sapendo come poter ribattere. Strano ma vero, la ragazzina alla sua destra lo aveva zittito in poco meno di due minuti di conversazione.
 
Abigail, d'altra parte, si ritenne abbastanza soddisfatta della propria risposta, in modo particolare quando vide che il ragazzo non aveva controbattuto. Poggiò il gomito destro al finestrino e, mantenendosi la nuca con il palmo della mano, rivolse lo sguardo verso di lui, osservandolo. Aveva dei lineamenti per nulla squadrati, ma quasi dolci e morbidi. Il labbro inferiore era decisamente più carnoso di quello superiore, e l'anellino metallico che lo contornava non poteva che rendere la sua bocca tremendamente attraente. Un leggero strato di barba ricopriva le sue guance, ma non era quel tipo di barba brutta da vedere e che ti dà un'impressione di sciattezza, tutt'altro. Gli donava parecchio. Non avrebbe negato che, decisamente, quel tipo era davvero un bel ragazzo.
 
« E' qui? »
 
Quella domanda improvvisa quasi la fece sobbalzare, ed Abbie si voltò verso il palazzo alla sua destra, annuendo appena ed aprendo lo sportello. « Sì, mi aspetti qui mentre vado a prenderlo? » chiese, voltando per un momento il viso verso il suo ed osservandolo scuotere la testa.
 
« Mi pare di averti già fatto intendere chiaramente che non mi fido di te. Non mi sembri una ragazzina stupida, chissà cosa potresti avere in mente. » sentenziò, uscendo a sua volta dall'auto e chiudendosi lo sportello alle spalle, per poi seguire la ragazza dentro il palazzo. Non era decisamente abituato a luoghi del genere, anche se non era un tipo schizzinoso. Tuttavia le pareti dall'intonaco scrostato e le scale sporche non erano molto accoglienti.
 
« Come se avessi potuto fuggire dall'uscita di sicurezza... » borbottò la ragazza notando che Tom le stava alle costole, costantemente sull'attenti. « Ti ho detto che ti ridarò il tuo dannatissimo premio, ed è ciò che farò. Io mantengo la mia parola. »
 
« Hmhm, vuoi dirmi che sei una tipa affidabile? » domandò con una punta di ironia, mentre osservava la biondina tirare fuori dalla borsa le chiavi di casa ed inserirne una nella serratura, dando uno scatto deciso verso destra.
 
« Esattamente. »
 
« Una cosa che non abbiamo in comune. »
 
« E scommetto che non è l'unica. » fece, con voce pregna di sarcasmo, rivolgendogli un sorriso forzato e totalmente falso per poi entrare in casa. Era un appartamento piccolo, ordinato nonostante fosse decisamente spoglio, che Abigail condivideva con sua madre ed il suo rispettivo compagno, dieci anni più piccolo della donna. « Ce l'ho in camera mia. » annunciò, dirigendosi poi verso una sorta di sgabuzzino che era adibito a camera da letto. Tom la seguì, guardandosi attentamente attorno, per poi fermarsi sulla soglia della sua stanza. La osservò curvarsi sul letto ed infilare una mano sotto di esso, tirando fuori il trofeo dei Comet. « Ecco qui, tutto tuo. » fece, porgendolo al chitarrista.
 
Tom la fissò, con un sopracciglio appena inarcato e con fare indeciso. Era decisamente troppo strano che la ragazzina acconsentisse con così tanto buon grado ad "arrendersi". Sembrava una tipa così decisa. Senza pensarci due volte, allungò la mano verso la sua ed afferrò il trofeo, gettando poi un'occhiata alla stanza.
 
« Non ci stai mai qui dentro, eh? » domandò osservando i pochi oggetti e l’arredamento vago in quella camera. C'era soltanto un letto ad una piazza ed un piccolo cassettone che probabilmente le faceva da armadio. Una finestra stretta in alto stava ad indicare che, probabilmente, quella stanza non era affatto stata pensata come camera da letto.
 
« Non sto mai a casa, è diverso. » precisò la biondina, con una leggera scrollata di spalle. Aprì il cassettone accanto al letto e ne tirò fuori una felpa pesante, che infilò alzando successivamente la zip. Posò lo sguardo sul ragazzo, che era ancora intento a guardarsi intorno. Sembrava quasi non credere con certezza che quello potesse essere camera in cui dormire. « Andiamo, o vuoi perquisire la mia stanza per cercare altra roba di valore ? Ti avviso, più di qualche pacchetto di sigarette e di un po' d'erba non troverai. Persino i vestiti fanno schifo. »
 
Il ragazzo la fissò, scuotendo poi la testa con un leggero sorriso sulle labbra. « Certo. Io me ne vado, ragazzina. Ci si vede. » disse, dandole le spalle ed uscendo dallo sgabuzzino, per poi dirigersi verso la porta di casa. Sentì dei passi affrettati e poi vide la ragazza immobile di fronte a lui. Aggrottò la fronte guardandola incuriosito. « Scusa, che vuoi? »
 
« Non crederai davvero di potermi lasciare qui, adesso? » borbottò con fare risoluto, incrociando le braccia al petto e guardandolo di sbieco. « Mi hai fatto fare tardi, sono già le quattro ed io a quest'ora dovrei essere a scuola per un corso pomeridiano. Quindi adesso muovi il culo e mi ci accompagni. »
 
« C-come scusami?! » il chitarrista sgranò gli occhi nel sentirla parlare con quel tono. Restò interdetto per alcuni istanti, poi scoppiò a ridere tentando di farla spostare per poter uscire di casa. « Io non sono un Taxi. »
 
« Ma io ti ho ridato subito il trofeo. Andiamo, è tardissimo! » sbuffò, afferrando da terra uno zaino non esattamente nuovo di zecca e mettendoselo su una spalla. « Non è molto lontano da St. Pauli, ma a piedi ci metterei una vita. E' colpa tua se non sono già lì, in fondo! »
 
« Ma tu guarda che cazzo mi tocca fare. » Tom la guardò combattuto, per poi sbuffare e farle un cenno svogliato verso la porta. « Muoviti allora, non ho tempo da perdere. » disse, uscendo di casa velocemente con la biondina alle costole. Entrò in auto ed aspettò che anche lei prendesse posto, poi partì ed imboccò una via principale per uscire da St. Pauli. « Dov'è esattamente la tua scuola? »
 
« Sulla Badenstraße, è la Realschule. »
 
Il ragazzo annuì appena, svoltando poi per una scorciatoia in modo di arrivare prima. « Non mi sembravi il tipo di ragazza che va a scuola. » ammise dopo un po', con una leggera scrollata di spalle.
 
« Non sembro molto di ciò che in realtà sono. »
 
Tom fece per ribattere, poi si bloccò improvvisamente, voltando il viso verso il suo approfittando di un semaforo rosso. Si era appena reso conto del fatto che non sapeva nemmeno come la biondina si chiamasse. « Qual è il tuo nome? »
 
« Abigail. » rispose semplicemente, stringendosi nelle spalle e giocherellando distrattamente con un portachiavi che teneva appeso alla cerniera dello zaino nero. Non negava che fosse strano il fatto di trovarsi in auto con uno dei chitarristi più famosi del momento, quando fino al giorno prima era stata in giro per Amburgo a fare danni, ma in quel momento se ne fregava poco. Voleva semplicemente arrivare subito a scuola, e magari dare l'impressione di essere una brava ragazza prima della "botta finale" sul chitarrista.
 
Il ragazzo annuì appena quando sentì il suo nome, poi continuò a guidare senza proferire parola. Si sentiva sicuramente soddisfatto per essere riuscito a recuperare il trofeo in così poco tempo, ma, d'altra parte, era comunque afflitto da un velo di inquietudine. Non era poi così sicuro che la faccenda si fosse conclusa. Abigail non gli sembrava affatto una ragazza ingenua o troppo condizionabile. Tutto stava a capire ciò che davvero quella "bambina" avesse in mente.
 
« Ecco, è lì. » la ragazza indicò un edificio imponente anche se un po' malandato che faceva ad angolo, e quando Tom fermò l'auto per farla scendere gli rivolse un sorriso tranquillo. « Grazie per il passaggio! »
 
« Ci si vede, ragazzina. »
 
"Ed anche molto presto", avrebbe voluto rispondergli, ma restò in silenzio. Annuì appena alle parole del chitarrista ed uscì dalla vettura, chiudendosi lo sportello alle spalle e guardandolo partire velocemente. Si sistemò lo zaino sulle spalle e varcò il cancello della scuola, pronta per la lezione pomeridiana di matematica. Purtroppo non era un asso nelle materie scientifiche, nonostante fosse sempre stata una dei migliori della classe. Non passava di certo giornate intere sui libri, ma riusciva ad apprendere con relativa semplicità e ciò le dava un punto di forza.
 
Quando arrivò in classe la lezione era già iniziata, e dovette scusarsi per il ritardo. Dopo una ramanzina della professoressa, andò a sedersi in fondo alla classe e tirò fuori il quaderno di matematica, in silenzio. Non aveva dei veri "amici" a scuola, tutti la consideravano troppo strana e "svalvolata" per poterla considerare parte del gruppo. Alcune ragazze, in realtà, erano semplicemente invidiose del fatto che frequentasse Mathias. Insomma, lui era pur sempre il leader di una delle crew più in voga del momento.
 
Non appena la professoressa tornò a spiegare le formule di bisezione del seno e del coseno - cosa diavolo potranno mai essere? - Abigail tirò fuori il cellulare e lo infilò nell'astuccio, facendo attenzione che nessuno la notasse.
 
"Sono a scuola, ho ridato il trofeo all'idiota e lui mi ha accompagnata qui."
 
Cercò nella rubrica Mathias, ed inviò il messaggio, a cui non tardò ad arrivare una risposta.
 
"Bene, ti passo a prendere alle cinque e mezza. Poi, magari, mi spieghi cosa cazzo hai in mente."
 
"Te l'ho già detto, si pentirà di tutto. Soprattutto di averti minacciato."
 
"Ricordati con chi hai a che fare, Abbie. Ne parliamo dopo, è meglio."
 
"Sì, a dopo."

 
Ripose velocemente il cellulare nella tasca anteriore dei jeans, e finse di concentrarsi sulla lezione di matematica mentre in realtà pensava al da farsi. In realtà non le importava molto di quel trofeo, non era mai stata una priorità. Le interessava soltanto essere in qualche modo rispettata ed era ciò che aveva in mente di fare. I T4 non l'avrebbero più voluta dopo aver saputo che aveva restituito il premio dei Comet, per questo doveva farsi perdonare. In che modo? Semplice, doveva rendere la vita di Tom Kaulitz un inferno
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NOTE: Prima di tutto vorrei scusarmi per il ritardo... purtroppo, come vi avevo detto, ho avuto gli esami ed ho terminato soltanto l'altro ieri! Spero che, nonostante sia passato un mese dall'ultimo aggiornamento, non abbiate "abbandonato" questa fan fiction (: in secondo luogo volevo augurarvi una buona estate!
Baci,
P.

  
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