Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: The Edge    04/07/2013    1 recensioni
-Mi spiace Dean, ma ormai credo che sia arrivato il momento di finire con tutto questo.
Sono stufa e tu lo sai meglio di me.-
-No! Ti prego, resta con me!-
-Ho fatto la mia scelta-
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Batto le palpebre un paio di volte.
Inghiotto la saliva e stringo leggermente le labbra.
Alec me l’aveva detto. Com’è che ‘sto ragazzo ha sempre ragione?
“Gelosia?”
“Sì, sono geloso.”
“E.. p-p-perché?”

Alza lo sguardo su di me, le sue guance, solitamente pallide, sono tinte di rosso.
“Perché da un po’ di tempo a questa parte tu stai molto tempo con lui. Bigiate assieme, so che è da stupidi, ma sono geloso. Insomma… siamo sempre stati assieme e da un girono all’altro arriva un tipo alto due metri che si mette in mezzo. Mi sono sentito… messo da parte”

Questa volta tocca a me arrossire. Non mi aspettavo un discorso del genere.
Mi gratto la guancia sinistra imbarazzata, il mio sguardo saltellava da una parte all’altra della stanza.
“Non potrei mai metterti da parte, e lo sai benissimo. Sei il mio migliore amico e …” sospiro, non riesco a dirglielo.
Chiudo gli occhi e a bassa voce mormoro “Abbracciami”
Le braccia di Dean mi avvolgono timidamente il busto, sento il suo respiro sul collo. Mi stringo a lui come se fosse l’unica persona capace di mettermi in salvo.

“Sonja?” sussurra mentre passa le dita tra le ciocche bionde dei miei capelli.
Deglutisco un’altra volta, mi impongo di aprire la bocca e parlare, ma non riesco ad emettere suono.
“S-sì?” domando con voce impastata, mi sento la gola secca. Le gambe mi tremano, come se fossero di gelatina.
Dean porta le mani attorno al mio viso, mi accarezza gli zigomi, le guance e la punta del naso.
Vinco la timidezza e lo guardo negli occhi, sono stranamente lucidi.
Appoggia la fronte sulla mia, un rossore bollente gli colora le guance. Se fossimo in un altro contesto sarei scoppiata a ridere da un pezzo. Ma vista la situazione, l’unica cosa che riesco a fare è tremare e tenere lo sguardo a terra.

“Credo di amarti” sussurra, ormai il suo viso ha assunto la tonalità di un pomodoro maturo.
Non riesco nemmeno  a rispondergli con un “anch’io” che le sue labbra sono sulle mie. Sono morbide come me le ricordavo.
Mi faccio coraggio e azzardo a passargli un braccio attorno al collo per attirarlo a me.
Dean si stacca dalla mia bocca e mi sorride impacciato “Tutto ‘sto casino per un bacio?” gli domando mentre gli sfioro un orecchio con la punta delle dita.
“Baciala tu la tua migliore amica, dopo quasi tredici anni che la conosci. E voglio vedere se non sei impacciata” mi rimprovera con un sorrisetto.
“Okay, mi arrendo. Ti amo anche io…”
Le parole sono scivolate via dallo scudo dei miei denti e finalmente dico le cose come stanno.

Dean mi sorride, gli occhi gli brillano e ha le guance rosse.
Ho mai detto che è bellissimo?
Mi abbraccia di nuovo e appoggia il mento sulla mia testa
“Ti prometto che appena diventiamo maggiorenni prendiamo il primo volo per l’Ucraina e scappiamo da questo posto. Non voglio che Frank ti faccia ancora del male…”
Già, il mio patrigno. Stringo i pugni, la paura è mista alla rabbia in questo momento.
“Devo farti vedere una cosa.” Dichiaro mentre mi allontano da lui. Gli faccio cenno di seguirmi e ci dirigiamo verso la camera da letto di mia madre e di Frank.
Apro la cassettiera ed estraggo la scatola contenente il nuovo vizio del mio patrigno.
“Qui dentro ci sono delle buste di eroina… Frank è diventato un tossico”
“Pure? Ricapitolando, è un tossico, ubriacone e fumatore. Se continua così, morirà presto!”
“E’ quello che spero. Almeno libererà il mondo dalla sua ingombrante presenza.”
Ho sistemato nuovamente il mobile e la famigerata scatola è al suo posto.

Dean è seduto sul pavimento e sta disegnando su dei fogli volanti. Ha la fronte aggrottata e una piccola ruga d’espressione si è formata in mezzo alle sopracciglia, segno che è concentrato.
Mi accomodo sul mio letto, con la chitarra appoggiata sulle ginocchia. Sfioro delicatamente le corde e le faccio vibrare impercettibilmente.
Dean alza lo sguardo dai suoi disegni, mi guarda e sorride “Suonami qualcosa”
Sorrido di rimando, afferro il manico della mia amata semiacustica quando sento chiaramente che la serratura della porta d’ingresso sta scattando.
Mi irrigidisco, incomincio a sudare freddo.
Dean si alza in piedi, è nervoso quanto me. Mi fa cenno di rimanere in silenzio ed immobile, mentre lui appoggia l’orecchio sulla porta della camera, in modo da origliare.

Un colpo secco mi fa capire che è Frank il visitatore poco gradito. Sta parlando al telefono e dal tono rabbioso che sta usando, deduco che dall’altra parte della cornetta ci sia mia madre.
La mia ipotesi viene confermata quando sentiamo l’urlo “KRISTINA NON OSARE CONTRADDIRMI. No. Tu e quella stronzetta di tua figlia non potete andare in vacanza nella vostra terra. Perché? Perché lo dico io. Giuro che se osate farlo, vi lego al letto e vi faccio davvero male. Ne sono capace. Sai una cosa? L’altro giorno ho messo le mani addosso a tua figlia e sai cosa le stavo per fare? Ho tentato di abusare di lei. Giuro che se mi fate incazzare, vi sfondo e poi vi ammazzo. Luride puttane”

Deglutisco, sto per sentirmi male. Sento di avere gli occhi pericolosamente umidi, una lacrima, poi un’altra, scivola lungo la mia guancia.
Il mio respiro è irregolare, il mio cuore sta battendo all’impazzata. Non riesco a reggermi in piedi, le mie ginocchia si piegano e scivolo inerme sul tappeto.
“Sonja calmati” Dean è inginocchiato davanti a me, afferra il mio viso tra le mani e con una carezza mi asciuga le gote.
“Respira con calma. Ci sono qua io. Lui ora non può farti del male. Shhh, calmati.”
Deglutisco e chiudo gli occhi. Mi impongo di inspirare ed espirare con regolarità.
“Brava, continua così” sussurra Dean, mentre mi accarezza la testa “Dobbiamo andarcene da qua. Non puoi continuare così. Appena quello stronzo se ne va, ti do una mano a preparare una borsa da portar via. Ti trasferisci da me per un po’, sapere che starai lontana da quel mostro mi tranquillizza.”
Annuisco debolmente, l’attacco di panico è scemato, ma in compenso mi è venuto mal di testa.
Riapro gli occhi e la prima cosa che vedo è il viso preoccupato di Dean che mi osserva “A volte mi piacerebbe sapere come mai ti toccano tutte queste sfortune. Sei una persona meravigliosa e devi vivere in questo modo, con un patrigno violento che odia sia te che tua madre. Per non contare delle continue discriminazioni per le tue origini.  Insomma, cosa hai fatto di male per meritarti tutto questo?”
“Non lo so, ma credimi. Mi piacerebbe saperlo, inoltre ho come l’impressione che le mie sfighe non siano finite qui.”
“Davvero? Speriamo di no, dai. Un po’ di ottimismo non guasta mai”
“Hai ragione, ma vedi…Il mio più grande desiderio è quello di tornare a casa mia, ma… lì non c’è mio padre ad aspettarmi. Mi manca Dean, non sai quanto. Ad Odessa ci sono i miei nonni, e non li sento da anni. Non so se sono vivi, se sono morti e se si ricordano di avere una nipote che abita dalla parte opposta del globo. Non so nulla.”
Lo sconforto mi assale, non so niente della mia famiglia.
Mia madre ha tagliato ogni tipo di comunicazione con i suoi parenti e con quelli di mio padre.
“Ehi, tutta questa malinconia? Non ci pensare, troveremo una soluzione anche per questo impiccio. Ora dobbiamo fare qualcosa di decisamente più importante. Ho già preso i tuoi libri preferiti, se mi dai anche la chitarra incomincio ad andare a casa mia. Mia mamma ti ha preparato la stanza degli ospiti, non è molto grande ma dovresti stare comoda lo stesso.” Dean ha assunto un tono pratico e ha appena chiuso la cerniera della custodia della mia semiacustica.
“O-okay. Allora incomincio a prendere un paio di vestiti di ricambio.”
“Va bene. Allora ti aspetto. Ci vediamo dopo”
Mi stampa un bacio sul naso e scende giù dalla finestra con un balzo “Ora passami la tua chitarra. Fai piano, che Frank è ancora in casa”

Sospiro, ho messo nel borsone gli ultimi pantaloni e le ultime magliette. Ho preso quasi tutto quello che mi serve.
Mi inginocchio accanto al letto ed estraggo la scatola che contiene le storie scritte da mio padre.
Accarezzo delicatamente il coperchio e senza esitazioni la metto nella tasca laterale della borsa.
Do un’ultima occhiata alla mia stanza, non la vedrò per molto tempo.
Chiudo a chiave la porta della camera, così Frank non potrà entrarci quando sarò via.
Il mio patrigno sta guardando la televisione, sento l’allegra musichetta di uno stupido programma che stanno trasmettendo. E’ un uomo così insulso, noioso ed ipocrita.
Mia madre ha avuto proprio tanto coraggio per voler sposare un tipo del genere.
Faccio un profondo respiro, mi sporgo dalla finestra e lancio il borsone sul prato. Atterra con un tonfo, mi assicuro che il mio patrigno non si sia accorto di nulla e successivamente esco anche io dalla finestra e la chiudo dietro di me.
Mi metto la borsa in spalla e comincio a camminare.
Ho ancora un po’ di mal di testa, ma non mi lamento.
Sono scappata da quella gabbia di matti.




  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: The Edge