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Autore: Gertie    18/01/2008    3 recensioni
“Cosa farai quando sarai adulto?”
“… Il cavaliere.”
“E tu?”
“Anche io farò il cavaliere.”
“E massacreremo i sassoni insieme!”

La storia di Elynor, la sorella adottiva di Lancillotto.
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Tredicesimo
Nel quale tutti sono contagiati dall’atmosfera di festa!

“Piccola sciagurata!” tuonò Vanora, afferrandomi per un braccio “Siamo in ritardo, Ginevra si sta già preparando!!”
Mi trascinò da Grania, una sua amica che si era offerta a quanto pareva per aiutare a vestire le spose.
Non appena fummo in casa, di fuori si scatenò un parapiglia incredibile.
Merlino saettò fuori dalla sua tenda e cominciò a correre per il villaggio chiamando a gran voce: “Artù! Lancillotto! Presto! Presto!”
La gente intanto si muoveva frenetica urlando e facendo un gioioso baccano.
“Si sposano, si sposano!!”
“Chi? Perché? Ma da quando??”
“Artevra e Lancenor, cioè Elyotto e Ginù!”
“Davvero?! Gwendolyne, hai sentito? Corri, ci servono dei fiori!”
“Oh, santo cielo… Sono agitatissima!”
“A chi lo dici… Ma muoviamoci, andiamo in cucina!”
“Che emozione!”
Le finestre della casa furono sprangate, la porta chiusa a chiave.
Io fui costretta ad entrare in una tinozza ribollente, dopodichè Vanora mi gettò addosso un secchio di acqua gelata, e prese a strofinarmi violentemente la schiena con una spazzola dura e fastidiosa.
Grania faceva la stessa cosa torturando Ginevra, e anche lei ignorava le proteste.
Uscimmo dalle vasche rosse, tremanti e furibonde, ma non avemmo il tempo di inveire che le due donne ripresero a strofinare, stavolta con dei panni per asciugarci.
Non mi sentivo più le braccia e nemmeno le gambe, e mi lasciai cadere su una sedia.
“Non posso credere che sia una tortura del genere!” gemetti.
Vanora e Grania ridacchiarono.
“Questo è niente, rispetto a quello che ti aspetta dopo il matrimonio…” sentenziò Grania, prendendo d’assalto i riccioli ribelli di Ginevra con una spazzola dura.
Dopo un tempo che parve interminabile, Grania e Vanora si dichiararono soddisfatte, e ci spedirono in un’altra stanza, avvolte in asciugamani puliti.
“Adesso vestitevi, e badate a non scucire niente… Non ci sarà tempo per le riparazioni!” tuonò Vanora, da dietro la porta.
Ebbi un fremito, e mi piegai in due per una fitta allo stomaco, che improvvisa mi aveva colpita.
“Ehi! Tutto bene??” Ginevra si allarmò, e mi si sedette accanto.
“Sì… E’ l’agitazione…” dissi, cercando di non pensare allo scombussolìo.
Il sussulto era arrivato alla vista di due vestiti candidi come la neve, uguali, gemelli, adagiati su una cassapanca.
Sembravano così… Leggeri, impalpabili. Quasi angelici.
“Ah, non parlarmene… Potrei vomitare, tra l’ansia e il corpetto di questo vestito… E’ stretto, dannazione!” protestò lei, che mentre io ero rimasta lì impalata, stava già cercando di infilarsi l’abito.
Le diedi una mano, e poi mi vestii anche io. La stoffa scivolò sulla mia pelle con un armonioso fruscio.
Io e Ginevra ci guardammo, piene di meraviglia.
“Ehi là dentro! Datevi una mossa!” la voce di Grania giunse a spezzare l’incantesimo.
Uscimmo dalla stanza, e finimmo di nuovo tra le grinfie delle due donne, che stavolta ingaggiarono una lotta ancora più accanita contro i nostri capelli disordinati, per disciplinarli in graziose trecce raccolte legate con nastri bianchi.
Mi persi a fantasticare, e non mi accorsi del momento in cui Vanora e Grania si allontanarono di alcuni passi, sorridendo.
Mi ridestai solamente quando Vanora scoppiò in lacrime di commozione.
“Oh no… No eh? Se no anche io poi…” iniziai, finendo in balbettii scomposti.
Vanora si asciugò gli occhi.
“Basta! Basta… E’ stato un attimo di debolezza, scusate!” esclamò, ridendo “E adesso… Beh, direi che è arrivata l’ora…”
Grania aprì la porta con uno scatto.
Deglutii rumorosamente, guardai Ginevra, e poi insieme uscimmo al sole.
C’era una gran folla, lì davanti, distribuita a due lati che formavano una specie di corridoio. Tutti quanti ci guardavano in silenzio. Mi sentii un po’ a disagio, e chinai la testa.
Arrivammo davanti alla quercia, al limitare del villaggio. Merlino vi aveva fatto porre un palchetto di legno, e ora lui se ne stava in piedi, lì sopra, tutto gonfio di orgoglio. Artù alla sua destra, Lancillotto alla sua sinistra.
Le armature rilucevano più che mai di bagliori cristallini. Ai lati gli altri cavalieri, Galvano, Galahad, Bors già un poco brillo.
Io e Ginevra dovemmo salire sul palchetto.
Merlino parlò, con tono imperioso e una vena di commozione.
“Questo è un giorno da ricordare, amici miei! Oggi le vite di Artù e Ginevra, Lancillotto ed Elynor, si intrecceranno… E’ un’occasione importante e speciale, il legame che nascerà tra questi uomini e queste donne li vincolerà per l’eternità. Gioiamo dunque, della prodigiosa forza dell’amore… Perché queste coppie possano procedere in questo lungo e contorto cammino imprevedibile, che è la vita. Perché possano superare le difficoltà che questo viaggio implica. Perché possano avere momenti felici. Perché possano creare una famiglia. Perché possano vivere circondati dall’affetto di tutti. Perché possano invecchiare assieme, nella quiete più prospera. Perché possano essere ricordati in futuro come uomini e donne giusti. E che i loro sacrifici per sostenere le proprie cause non vengano mai scordati.”
Ci fu una pausa di silenzio, nella quale io e Ginevra ci accostammo ad Artù e Lancillotto.
Il respiro mi bruciava nella gola. Sentivo le braccia tremare come foglie al vento.
Merlino riempì due calici.
“Questa è acqua di fonte. E’ chiara, pura e fresca. Immacolata, simboleggia il vostro amore.”
Le mie mani si unirono a quelle di Lancillotto, nel reggere la coppa.
Fu un sorso, che mi tranquillizzò.
Merlino continuò il suo discorso… Ma io non riuscivo più a seguirlo. Lancillotto mi stringeva la mano destra, sentivo che anche lui tremava, come me. Mi voltai a guardarlo negli occhi, che però erano fermi e calmi, neri. Percepivo una strana sensazione a livello del petto… Come se si fosse ‘riempito’. Un’euforia che mi colmava i polmoni…
Ero convinta che il tempo si fosse fermato, quindi mi ridestai poco prima del termine della cerimonia, Merlino ancora parlava concitato. Mi sentivo come estraniata dalla scena, lì accanto a Lancillotto, le dita sempre intrecciate alle sue. Mi parve che la stessa cosa stesse accadendo a Ginevra ed Artù, circondati da un’aura di pace.
Dalla folla si levarono applausi e grida di gioia, e compresi che il rito era davvero terminato.
Lancillotto mi fece uno dei suoi sorrisi sghembi che mi piacevano tanto, mi afferrò per la vita all’improvviso. Il vestito svolazzò mentre venivo sollevata da terra dalle sue braccia. Scoppiai a ridere, e lo baciai. Il nostro primo bacio da marito e moglie.
Ormai si era fatta quasi sera, e tutto il villaggio si era dato da fare a sistemare dei tavoli sistemati a cerchio, apparecchiati e adorni di vivande e fiori. Merlino si sedette, e piano piano tutti quanti si accomodarono. Il banchetto prese il via, tra rumore di stoviglie, calici tintinnanti e chiacchiere allegre. Si aggiunse il suono dolce di un’arpa accompagnato da alcuni flauti.
Mi guardai attorno, decisamente immersa in quel clima festoso e sereno.
La cena si concluse con un magnifico dolce a più strati, così grande e spesso che Merlino faticò a tagliarlo, e Bors si offerse generosamente di intervenire con un’ascia, spaccando di netto anche il tagliere di legno tra le risate generali.
Aprii poi le danze assieme a Lancillotto, da bravi sposi novelli. Cominciammo a girare vorticosamente in tondo. Le luci, i colori, le voci, la musica… Tutto mi sembrava sfocato e confuso. Tutto sembrava rimescolarsi dentro di me, in un sottofondo sopra il quale sentivo soltanto la risata cristallina di Lancillotto, vedevo solo i suoi ricci neri ondeggiare, e percepivo solo il calore delle sue mani.
Quando mi sedetti su una panca, con i piedi doloranti e sia stomaco che testa sottosopra, non smisi di ridere.
“No, no… Questo non è il troppo vino!” Merlino sorrise della mia espressione così beata.
Nel frattempo stavano avendo luogo i “consueti” scherzi tra gli amici e lo sposo, ovvero, Lancillotto ed Artù vennero messi alla prova dai cavalieri in sfide di coraggio, forza e abilità.
Malgrado la mia decisione a rimanere ancorata alla panca, dovetti prendere parte anche io ad alcune di queste prove, la più buffa delle quali fu la corsa dello sposo con la sposa in braccio attraverso un percorso ad ostacoli.
Inutile dire che demmo l’addio ai vestiti puliti, macchiandoci di erba, fango, e anche un po’ di sangue, quando a Lancillotto prese a sanguinare il naso dopo l’impatto con un minaccioso e letale pino che ci aveva sbarrato la strada.
Per quanto riguarda l’altra coppia, Artù fece uno scivolone su una pozza di melma, e piombò giù per terra con un sordo rumore di ferraglia, trascinando con sé anche Ginevra, che rideva come un’ossessa.
Alla fine, attraversammo il villaggio, sporchi ed esultanti, tra la gente che applaudiva.
La notte era scesa senza che nessuno se ne fosse accorto, e mano a mano tornarono tutti alle loro case, dopo una festa che a lungo sarebbe stata ricordata.
Merlino condusse noi quattro a due abitazioni che erano state erette poco tempo prima.
“Spero che vi troviate bene, ognuno qui si è dato da fare per costruire la vostra casa.” annunciò lo sciamano “E’ un gesto di augurio per il vostro futuro!”
Sorrisi, grata.
Merlino stette a guardarci per un momento, e poi fece un gesto severo.
“Adesso però vi converrebbe ripulirvi!”
Come dal nulla comparvero nuovamente Grania e Vanora, scortate da altre donne, che agguantarono Lancillotto e Artù, e li trascinarono in una capanna poco distante.
Inutile dire che a me e Ginevra toccò la stessa sorte, e così finimmo un’altra volta tra le grinfie di quelle due torturatrici. Dopo un bel bagno gelato e una spazzolata furiosa, ci fecero indossare due tuniche pulite e ci spedirono fuori con un: “A domani mattina!”
Io e Ginevra ci guardammo.
“Hai paura?”
“Credo di… No…”
“Buonanotte.”
“Anche a te.”
Ginevra mi fece l’occhiolino.
Ci dividemmo.


Okay, ce l’ho fatta! Allora, che ne dite di questo capitolo? Mmmh… Forse era un po’ cortino, ma alla rilettura finale mi è sembrato abbastanza carino, perlomeno ho tentato di descrivere una specie di matrimonio fra persone che comunque non sono tutte cristiane (quindi la cerimonia doveva essere almeno un po’ diversa). Spero che gli elementi che ho usato per descrivere il lieto evento vi siano piaciuti ^___^
Ringrazio calorosamente GiuEGia e monipotty sempre mie fedeli lettrici!
E ora… giungiamo al punto cruciale! Ebbene sì, nel prossimo capitolo, ci sarà la descrizione della prima notte di nozze dei nostri eroi! (coro di OoOoOoOh!) Bene, siccome è la prima volta che devo trattare con una scena delicata come questa, sono un po’ titubante perché non vorrei proprio che l’esperimento mi riuscisse male! Voi che ne dite? Io comunque mi impegnerò al massimo >___<
A presto!

Gertie
  
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