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Autore: YokoPucioLove    18/01/2008    0 recensioni
Scozia Anno 1242 d.C.
"Il Regno di Scozia è governato da un manipolo d'inetti. Dopo la morte dell'ultimo Re, il paese è caduto in rovina.
La popolazione sembra vociferare che presto sarebbe arrivato un salvatore, colui che avrebbe ripristinato la pace all'interno del Regno.
Ormai però sembrano essere passati più di cinquat'anni, e le persone stanno iniziando a perdere la speranza. Ormai la gente abbandona la terra.
Ricerca nuove fortune altrove, e tuttavia il loro tentativo di fuga viene miseramente ostacolato dai controlli censitari ai quali non riescono a sottrarsi.
I servi dell'aristocrazia devono pagare un'ingente somma di denaro per il passaggio doganale, pure che non venga trasportato alcun bene all'esterno della terra.
Un movente come un altro per incatenare la gente a vita in schiavitù."
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri personaggi
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui con la nuova ficcy. Ammetto di avere aspettato un po' prima di aggiornare, ma altri impegni mi hanno tenuto molto occupato. D'ora in poi i capitoli diventeranno v.m. 18, da questo capitolo in poi, anche se, mi sa che spezzerò i cuori  di molti molti fans. Non sapevo se descrivere o meno una scena yaoi, soprattutto perchè mi rendo conto che trovandoci nel Medioevo, ed essendo una ficcy storica, non potevo andare contro la coerenza del pensiero dell'epoca. Del resto, per me è stato difficile, davvero difficile scriverla, e spesso seguivano cancellature e reiscritture delle battute. Solo che poi mi dicevo che non sarebbe stato giusto, che così avrei offeso la credibilità della mia ficcy e la memoria dei personaggi, quindi alla fine, nonostante possa essere per voi una pugnalata al cuore, spero apprezzerete la coerenza con la quale è stata scritta. Un bacio a tutti i fan di Mello, vi adoro..

Scozia Anno 1242 d.C.


"Il Regno di Scozia è governato da un manipolo d'inetti. Dopo la morte dell'ultimo Re, il paese è caduto in rovina.
La popolazione sembra vociferare che presto sarebbe arrivato un salvatore, colui che avrebbe ripristinato la pace all'interno del Regno.
Ormai però sembrano essere passati più di cinquat'anni, e le persone stanno iniziando a perdere la speranza. Ormai la gente abbandona la terra.
Ricerca nuove fortune altrove, e tuttavia il loro tentativo di fuga viene miseramente ostacolato dai controlli censitari ai quali non riescono a sottrarsi.
I servi dell'aristocrazia devono pagare un'ingente somma di denaro per il passaggio doganale, pure che non venga trasportato alcun bene all'esterno della terra.
Un movente come un altro per incatenare la gente a vita in schiavitù."

Castello di Urquhart - Segrete

Nel frattempo,
All'interno del Castello di Urquhart,
Situato nelle segrete,
Un giovane biondo,
Dalle mani incatenate,
Semi-seduto sul freddo pavimento.
La luce solare stentava a filtrare da quelle grate poste ad unico condotto per il cambio d'aria,
Per il passaggio,
Ed il riciclo di quest'ultima,
Nonostante in effetti oltre a non passare aria
Che i prigionieri spesso agognavano,
Stentava a passare quella fioca luce naturale.

{ . Mh,
Sono passati già due mesi,
E pure mi sembra sia passato molto,
Molto più tempo.
Ormai sto perdendo la cognizione del giorno e della notte.
Se non fosse per questi condotti di areazione,
Probabilmente sarei già morto di malaria . }

Era proprio così.
Molta gente non riusciva a superare l'inverno,
Tanto era il gelo in quelle segrete,
Tanta era la mancanza d'aria
E benchè ve ne fosse,
Era così rarefatta,
Da fare ammalare i prigionieri per via della mancanza
Dello stesso riciclo di quest'ultima.
Fortunatamente,
Era primavera inoltrata.
Ad un tratto,
Il chiavistello sembrò ruotare nella toppa,
Ed i cardini arrugginiti annunciarono l'apertura della porta.

{ . Mh,
Ci risiamo.
Ecco quel bastardo con la solita cantilena.
Quanto sei brutto, parola mia, fai ribrezzo . }

In effetti,
Quel tizio era una mostruosità che avrebbe messo in soggezione il demonio stesso.
Un uomo alto un metro e novanta,
Forse due metri,
Privo di capelli e con un naso schiacciato che rendeva il suo viso più tondeggiante,
E dalle sopracciglia folte,
Una maschera carnevalesca.

"Sei sveglio?
Oh,
Il mio signore rinnova il suo vinto,
E ti chiede di presiedere al pranzo che si terrà fra tre lune."

Un ghigno che si disegnò sul viso di quel boia dal corpo sproporzionato ed il petto villoso,
Mentre tra le mani callose e flaccide reggeva quel gatto a nove code.
Mello sollevò lo sguardo,
Mentre un sorriso gli si dipinse lungo il volto,
Lasciando che le catene che lo vincolavano alla parete si tendessero
Per via del suo sporgersi verso l'interlocutore.

"Puoi dire cortesemente al tuo signore,
Che fintanto che riserverà questo trattamento,
Non solo non accetto il suo invito,
Ma io stesso rinnovo il mio invito di andare a fare in culo.."

La frusta schioccò sul volto di Mello con una velocità tale
Che il ragazzo si accorse solo di porporato nettare che lambiva le sue labbra.

"Ti diverti con poco, eh.."

Mello sembrava impassibile a tutto quello,
Quasi come se fosse abituato ad un maltrattamento tale,
Ad un trattamento che era praticamente diventato routine.
Il boia sorrise, avvicinandosi a Mello,
Sapendo -o magari sperando- che il giovane non avrebbe opposto resistenza.

"Scommetto invece che ti piace proprio, eh?
Lo so che fai il prezioso,
Ma anche tu lo vuoi!"

Affermò quella sorta di troglodita,
Portando le mani a slacciare i suoi pantaloni sudici.
Mello sgranò gli occhi,
Mentre strinse i pugni con una tenacia tale,
Che le unghie ormai cresciute per via di quei due mesi,
Iniziarono a violentare quella cute perfetta,
Lasciando che cobalto scivolasse per i polsi.

{ . Maledetto figlio di puttana!
Bastardo maledetto! . }

Il boia gli si avvicinò,
Facendo sgusciare la sua lingua dalla propria bocca,
Iniziando a leccare quel sangue coadiuvato lungo il volto di Mello.

"Maledetto figlio di puttana!"

Mello scalciava,
Urlando istericamente per quel gesto compiuto dal boia,
Lasciando che lacrime iniziassero a rigare il suo viso,
Mentre l'altro,
Facendo scivolare il proprio membro eccitato lungo la sua mano,
Slacciò allo stesso tempo i pantaloni di Mello.

"Lasciami andare, lasciami andare!"

Si dimenava,
Mentre pensieri affollavano la sua mente.
La mano di quel pezzo di merda si muoveva nevroticamente
Mentre Mello urlava dal ribrezzo,
Dalla sottomissione,
Dall'evidente violenza sessuale che di lì a poco avrebbe subito,
Ancora,
Ancora
E ancora una volta.

{ . Matt,
Dove sei..
Mi avevi promesso che non mi avresti mai lasciato..
Perchè, perchè non sei qui.
Perchè c'è questo maledetto bastardo qui..
Per quale motivo mi sento così sporco..
Matt, dove sei..
Avevi promesso, dannazione avevi promesso . }

E tra le strazianti urla di dolore,
Il continuativo divertimento di quell'essere immondo,
Che ormai non aveva trovato altra dimora che all'interno del corpo di Mello.


"AVEVI PROMESSOO!"



[CONTINUA..]


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