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Autore: TangerGin    05/07/2013    7 recensioni
"2003 - Lorraine Welsh è una di quegli esemplari di essere umano che dimostrano che la teoria darwiniana dell’evoluzione è vera: adesso non vige più la legge del più forte, ma del più affascinante. Del più scaltro. E lei è la più affascinante e la più scaltra ragazza di tutto il Cheshire. E sa perfettamente di esserlo."
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2010 - Sette anni dopo Harry torna tra le mura di quella scuola, di quell'inferno che lo ha costretto per quattro, lunghi anni. E rincontra la Regina di quell'inferno: Lol Welsh.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Prof,  bisognerebbe iniziare a ripulire i tavoli... »
I suoi capelli luminosi ondeggiano seguendo il cenno di assenso della testa.
«Sì, Stacey, arrivo subito. Intanto iniziate a togliere i bicchieri e vi raggiungo.»
Non posso far altro che seguire ogni suo movimento, ogni inflessione della sua voce, ogni gesto impercettibile del suo volto. Legato, come un burattino al suo burattinaio. Incantato, come un serpente al suono del flauto.
I suoi occhi mi trafiggono come dolci e sottili lame, sezionando attentamente e con minuzia ogni dettaglio del mio viso.  «Devo andare - annuncia con voce atona, quasi piatta, come a non lasciar trapelare alcun sentimento - ci vediamo domani?» ed è più un'affermazione che una domanda. Io annuisco muto, ormai privo di una qualsivoglia forza di volontà. Lei annuisce di rimando,  abbassando gli occhi, e le lunghe ciglia chiare accarezzano la sua pelle e mi ritrovo ad invidiarle. Vorrei poter sfiorare quella pelle diafana, ma mi sento sporco. Quasi sacrilego.
«Ci vediamo davanti a casa mia, verso le tre. Ti ricordi dov'è?» continua lei, con un tono quasi tirannico, e mi pare di intravedere per un attimo quella stessa Lol che odiavo tanto, la reginetta della scuola,  la diciottenne che viveva di aspirazioni ed ambizione. Annuisco ancora una volta, forse sussurro un «D’accordo». E lei torna a posare le sue iridi calde su di me e sorride.
Un sorriso fatto della stessa materia impalpabile di cui sono fatti i sogni, un semplice movimento di labbra che racchiude parole non dette, speranze appena nate, ricordi agrodolci. Un sorriso che cela la mondo una storia: la nostra. Una finestra che lei sta aprendo solo per me.
Si alza poi sulle punte dei piedi, annientando piano ogni distanza che ci divide, e lascia un leggero bacio sulla mia guancia fredda e tesa. Mi cinge il collo, con il braccio sottile, per aiutarsi a non cascare, o forse per farsi sentire, per provarmi che è viva, accostando il suo cuore al mio petto, e percepisco nettamente il suo battito frenetico ed incessante, che svela un’emozione che la sua voce invece teneva chiusa sottochiave.
Quindi si volta e, come sempre, sfugge in un soffio, tra le tante persone che ancora riempiono la grande hall, mentre io resto qua, paralizzato. Immobile. Ancora incapace di metabolizzare l’ultimo quarto d’ora appena trascorso.
«E’ stato un gesto di affetto tra Lorraine Welsh ed Harry Styles quello di cui sono appena stato testimone? Sogno o son desto?» Una voce profonda ma al contempo squillante mi costringe a concentrarmi su qualcosa che non sia la sensazione delle sue labbra morbide che mi pare di sentire ancora contro la pelle ruvida del mio viso. Uno Zayn divertito, e con una luce furba e curiosa negli occhi, mi fissa, in attesa di una risposta o di una spiegazione. Risposta che però sono incapace di dargli, dato che nemmeno io sono ancora pienamente conscio di quello che è appena successo.
Batto velocemente le palpebre, come se mi fossi appena svegliato, e mi giro per versarmi un altro bicchiere di quel fresco vino bianco. Il moro, non demordendo, mi si avvicina, posizionandosi al mio fianco e facendo perno con il braccio sul tavolo, si sporge verso di me, con quello sguardo brillante che lo contraddistingue. Sento il forte odore della sua colonia di prima qualità infiltrarsi prepotente nelle mie narici e verso un bicchiere anche per il mio amico. Quindi mi appoggio al tavolo e prendo un lungo sorso di quel liquido dorato. Zayn sta ancora aspettando impaziente un mio commento.
«Sapevi che ha un figlio?» dico di botto, destato da quello strano stato di trance, ed evado completamente la domanda del pakistano.
Lui strabuzza gli occhi, facendo poi scorrere lo sguardo frenetico da me alla folla, come per cercarla, e per poco non si strozza con il vino.
«COSA? Ma che cazzo dici! Stiamo ancora parlando di Lorraine?!»
Io annuisco, continuando a bere, mentre il moro assume un tono di voce decisamente troppo acuto.
«SCHERZI?!» ripete insistente, adesso quasi urlando. Mi ritrovo a sorridere per la sorpresa negli occhi del mio amico e penso che forse io stesso ho avuto quella stessa espressione stampata sul volto, qualche minuto prima.
«Già, un piccoletto di circa tre, forse quattro anni, con una massa di capelli biondi come i suoi, e due occhietti vivaci scuri» rispondo, posando il bicchiere vuoto, andandolo a riempire ancora una volta. La bottiglia di vino è ormai finita, ma non me ne curo più di tanto.
«Le mie sorelle me la pagheranno cara... avevo detto loro di tenermi aggiornato sugli scoop di Holmes Chapel!» esce fuori il suo animo più pettegolo, e temo che inizi a riempirmi di domande ma, fortunatamente, arriva Louis in mio soccorso. Ci sorride divertito, mi immagino che la scenetta vista da fuori risulti alquanto spassosa e « Ragazzi, vi va di andare a bere qualcosa, giù in città? Ne stavamo parlando con Niall e la Moers...» lascia la frase sospesa, accennando con la testa ai due ragazzi che stanno chiacchierando tranquillamente con Eleanor, a qualche metro di distanza da noi. Sembrano complici, sereni.
«Ma... è riscoccato il fuoco della passione tra quei due?» chiede Zayn, spostando la sua curiosità invadente su di loro, e li ringrazio mentalmente per averlo distratto da me e Lol.
E’ strano e buffo come, appena messo piede tra queste mura, tutti noi siamo tornati esattamente come dieci anni prima: io, come il me diciottenne, ancora non riesco a sostenere lo sguardo di Lorraine; così come Niall pare essere tornato al tempo del club di scacchi, quando quella piccola e fastidiosa ragazzina gli aveva inspiegabilmente rubato il cuore; e Zayn sembra di nuovo lo stesso reporter d’assalto del giornalino scolastico. Sorrido sotto i baffi nel ricordarci così giovani, ancora così inesperti ed ingenui, e mi conforta l’idea che un briciolo di quei ragazzini sia ancora dentro di noi. Mi fa sentire a casa, mi fa sentire che c’è ancora qualcosa a cui io possa aggrapparmi: la consapevolezza che, nonostante tutto, quel ragazzo scontroso e pieno di ambizioni e sogni è ancora parte di me.
 
 
Facciamo cozzare per la terza (forse quarta?) volta i nostri boccali di birra, e le nostre risate si mescolano al brusio tipico dei pub di paese.
Nonostante ormai l’alcool sia iniziato a fluire copioso, so che questa sensazione di appartenenza e di tranquillità non è merito del bere. Mi sento sereno, completo, mi sento di appartenere ad un qualcosa di vero e sincero, ed è solo merito delle persone che mi circondano. Con loro, con i miei vecchi compagni del liceo, ogni cosa è più semplice: è più facile sorridere, è più facile parlare, è più facile alleggerire il proprio cuore. Sono stato a centinaia di feste, giù a Londra, ma non mi sono mai sentito parte di un qualcosa come in questo momento. I ritmi, nella Capitale, sono troppo veloci. L’incessante necessità di apparire, di conquistare, di dominare le attenzioni delle persone che ti circondano è spossante e solo adesso realizzo quanto mi abbia cambiato e mi abbia consumato, sfibrandomi di tutte quelle piccole qualità che mi avevano da sempre contraddistinto: la caparbietà fusa a quel pizzico di onesta spensieratezza. Sto lentamente riacquistando la mia identità, semplicemente beandomi della loro compagnia e del tempo che scorre lentamente, come se ci trovassimo in un’altra dimensione spazio-temporale.
«Insomma, dobbiamo girarci ancora attorno o possiamo togliere questo elefante nella stanza? Su, ragazzi, diteci la verità: siete tornati assieme?!» Zayn proprio non riesce a fare a meno di curiosare, e si sporge verso Niall e Jane, che sorridono imbarazzati.
«No, cioè, insomma ci siamo ritrovati ad un convegno qualche settimana fa... poi abbiamo saputo della Johnson e siamo venuti insieme qua, ma sì, insomma.. - Niall girava attorno al discorso, senza colpire mai il punto focale, mentre la Moers gli tirava gomitate nel fianco, sbuffando – voglio dire, vedremo. Sono passati tanti anni, per ora stiamo andando piano, dopotutto abbiamo entrambi delle vite piuttosto impegnative» concluse il biondo, andando a posare il suo sguardo premuroso sulla ragazza al suo fianco, che gli sorrise di rimando.
I loro occhi di ventottenni, che si cercano innocenti, si sovrappongono a quegli stessi occhi, con quella stessa luce, di dieci anni prima.
«Mentre tu Zayn? Sbaglio o ti ho visto su qualche rivista di gossip in compagnia di un aitante americano?» gli chiedo, venendo in aiuto del biondo che pare ancora visibilmente imbarazzato dalla domanda di Malik. Il pakistano sbuffa, muovendo veloce la mano davanti al viso, come a scacciare un invisibile mosca «Vuoi dire Matthew Evans? Quel bellimbusto mi ha dato buca dopo qualche uscita... mai fidarsi degli yankee ragazzi, ve lo dico io!» risponde lui, suscitando l’ennesima allegra risata.
«Haz, a proposito di rotocalchi: ti ho visto con una bella attrice bionda sulla copertina di OK magazine, ci tieni nascosto qualcosa?» esclama Louis, con lo sguardo un po’ annebbiato dalla birra, e il braccio appoggiato distrattamente sulle spalle della sua ragazza.
Alzo gli occhi al cielo «Naaa, quella è una delle attrici del film, eravamo andati a cena per discutere del copione...» un coro di “sì, certo, adesso si dice così” si sussegue, e io rido divertito dalle reazioni dei miei amici.
Mi sento bene.
E’ quasi strano pensarlo, ma è così.
Mi sento bene, come mi sentivo bene quando uscivamo la sera di nascosto, per andare a fumare dietro la palestra. Mi sento bene come quando Niall ed io facevamo le nottate di studio, in vista degli esami, e ci scolavamo litri di caffè. Mi sento bene, come quando ci ritrovavamo sotto il pino, nel parco del St. Martin, a bearci dei primi raggi di sole, sbottonando le camicie e alzando un po’ le gonne.
Mi sento bene, nonostante un velo pesante di malinconia ricopra piano il mio cuore, e mi lascia per qualche istante soffocare, perché mentre noi siamo qua, e torniamo bambini per qualche ora, lei deve fare i conti con una vita che non le ha mai permesso di guardarsi indietro, nemmeno per un attimo.
« Ma piuttosto...vogliamo parlare di te e la Welsh invece? Ancora non mi hai spiegato quello che è successo prima: cos’era quel bacio sulla guancia?! E poi, RAGAZZI VOI SAPEVATE CHE E’ MADRE?» ecco, lo sapevo. Avevo risvegliato la bestia pettegola di Zayn, accidenti a me.
Gli altri continuano a ridere, per il tono esagerato del moro, ma noto che Jane annuisce piano. Gli occhi cristallini fissi nella birra, tenta di porre una parola dietro l’altra, senza lasciarsi trasportare dal troppo alcool che ha bevuto «In realtà... io lo sapevo. Cioè, sono la madrina di Eddie – sorride, con gli occhi adesso bassi sulle venature del legno duro del tavolo, mentre Niall le cinge le spalle con un braccio, come a rincuorarla – Lol mi ha fatto promettere di non girare troppo la voce, sapete, con il fatto di Liam...»
Louis abbassa lo sguardo proprio mentre io vado a cercarlo, Niall mi lancia occhiate nervoso, in evidente disagio. Zayn, confuso tanto quanto me, fissa Jane, in attesa di spiegazioni, che però non sembrano arrivare.
Il fatto di Liam. Non capisco.
Tommo finisce la sua birra, in un solo sorso, forse a cercare coraggio, quindi scuote la testa «Certo, avrei preferito fartelo sapere in un altro modo, in un altro momento... – sussurra quasi, ed è chiaro a tutti che si sta rivolgendo solo ed esclusivamente a me – e soprattutto pensavo, e speravo, che voi fosse riusciti a parlare, in questi anni.»
Continuo a non capire. E’ come se Niall, Jane e Louis stessero giocando ad un girotondo incessante attorno a me. Potrei crollare da un momento all’altro.
Poso distrattamente il boccale, qualche goccia di birra cade sul tavolo, e mi alzo. Non sono arrabbiato, ma devo sapere, e se loro non vogliono spiegarmi cosa è successo, c’è solo una persona a cui posso chiedere delucidazioni: Lorraine.
I miei amici mi fissano, forse confusi, Zayn cerca di estorcere spiegazioni ma sono tutti ammutoliti, quattro paia di occhi fissi su di me. Mi volto, attraversando con lunghe e decise falcate il locale, e sento la voce di Jane che mi richiama, mentre esco frettolosamente dal pub. I suoi passi veloci, il ticchettio insistente dei suoi tacchi sull’asfalto buio e caldo, mi seguono fino a raggiungermi.
«Styles, aspetta – inspira profondamente, per recuperare ossigeno, ma io ho solo un’incessante necessità: sapere – possiamo parlare, un attimo? Dove stai andando?»
«Da Lol» rispondo secco, senza aggiungere nulla, e aspetto una sua reazione, pronto però a correre da lei, se Jane non inizia a far chiarezza in tutto quel confuso marasma di cose non dette e tenute nascoste.
Lei annuisce, il fiato ancora spezzato per la corsa, e si toglie le scarpe, rimanendo a piedi nudi.
«Lasciami spiegare, è meglio se lo faccio io, davvero. Lei ha bisogno di tempo.» sussurra, anche se non mi pare molto convinta, ma decido di concederle una possibilità.
Si mette a sedere sullo scalino del marciapiede e, accucciata in quel modo, anche lei pare essere tornata quella stessa ragazzina tutta pelle e ossa degli anni del liceo.
Mi sistemo al suo fianco, distendendo le gambe davanti a me, cercando come sempre una risposta nelle punte dei miei piedi. Ma sono scarpe, non sfere di cristallo.
«Tre anni fa, quando tu tornasti qua, Lorraine si era appena ripresa da quello che era successo dopo la morte del padre, e penso che questo tu lo sappia già – esordisce lei, sospirando, mentre io annuisco muto, lo sguardo sempre fisso sulla strada innanzi a noi – il tuo ritorno, seppur breve, sconvolse tutta Holmes Chapel. E sconvolse Lol per prima. Dopo tutto quello che avevate passato, dopo le ultime parole che vi eravate scambiati, dieci anni fa, lei non si aspettava di rivederti, e soprattutto non in quel particolare periodo della sua vita».
Cerco di leggere tra le righe, ma ancora qualcosa mi sfugge.
«Tu l’hai sempre stravolta, nel bene e nel male, Harry. Come un uragano, che non si cura di chi ha di fronte a sé, sei entrato e uscito dalla sua vita per anni. Ti sei scontrato con lei, totalmente cieco e sordo, senza accorgerti minimamente di cosa lei provasse realmente. E quando sei tornato ed eri così diverso, beh, hai come tagliato ogni filo che la reggeva in piedi».
Le parole di Jane si abbattono contro il mio cuore come piccole onde sulla spiaggia. Sono parole sussurrate, frasi lasciate sospese e completate dalla brezza che ci circonda, ma mi perforano e si incastrano precise tra le mie costole, impedendo alla mia cassa toracica di espandersi, rendendomi impossibile anche solo respirare.
«Cosa c’entra tutto questo con Liam e col bambino?» e lascio semplicemente che la ragione scompaia. Se continuo a darle ascolto, finisco con le ossa rotte e il cuore a pezzi, come sempre. Devo solo sapere, e non mi interessa se conoscere tutti i fatti mi porterà a perdere il mio equilibrio precario.
Jane prende un respiro. Cerca le parole giuste nelle molecole di ossigeno che vanno a riempirle i polmoni.
«Quando tu tornasti, tre anni fa, lei era già incinta. Ne aveva parlato con Payne, il quale, controvoglia e costretto dalla famiglia, le chiese di sposarlo. Lei non ne aveva la benché minima intenzione, non aveva paura di crescere Eddie da sola: aveva programmato di lasciare questo paesino, e trasferirsi a Londra. L’avrei aiutata io, e con le sue due lauree non avrebbe avuto problemi a trovarsi presto un lavoro di tutto rispetto. Ma poi arrivasti tu e, come ti ho detto, ancora una volta portasti il caos più totale nella sua vita. Tu, con il tuo libro, la tua fama ed il tuo successo, con la tua maturità, eri così diverso e al contempo così uguale a quello che aveva lasciato, l’ultimo giorno di scuola. Ed eri una viva testimonianza del fatto che tu ce l’avessi già fatta, mentre lei no, costretta e tenuta imbavagliata in questa minuscola cittadina che sta stretta a chiunque, ma a lei più di tutti. Quindi, decise di accettare la proposta di Liam, rassegnata al fatto che questo fosse il suo posto, convinta che non ce l’avrebbe mai fatta nel mondo reale, non con un bambino, non nella stessa grande città in cui il tuo nome era sulle bocche di tutti».
Se prima le sue parole erano onde, adesso erano tempesta. Ed io sono come una delle classiche barchette lasciate in balia della furia del vento e del mare. Non riesco a trovare un’ancora, un appiglio che mi aiuti a restare fermo, fin quando la burrasca non sarà passata, perché non c’è nessun appiglio, se non lei.
Jane mi scruta, indecisa se proseguire o meno. «Ma, come puoi ben immaginare, le premesse del matrimonio non erano certamente delle migliori. Payne non è mai cresciuto veramente, e non gli è mai interessato molto di Lorraine: per lui era ancora quella ragazza carina che ogni sabato veniva nel vecchio pub di suo padre a squadrare con sguardo strafottente chiunque la circondasse. Ma quando si è ritrovato invischiato in una casa, con una moglie ed un bambino a cui badare, ha scelto la via più semplice: è saltato su un treno per il Galles, e non è più tornato».
I miei occhi vanno a posarsi sulle mie mani che, quasi inconsciamente, sono strette in pugni, le nocche bianche si intravedono nonostante l’oscurità e sento nettamente il lieve dolore delle unghie contro il palmo delle mani. Sento l’impellente desiderio di alzarmi da questo marciapiede e spaccare la macchina parcheggiata dall’altro lato della strada, ma la magra mano di Jane si posa sulla mia spalla, prima che possa fare una qualsiasi follia. Mi volto, e trovo nei suoi occhi chiarissimi la forza per resistere.
«Lorraine non lo vorrebbe» bisbiglia soltanto, e so che ha ragione.
Ma è tutto troppo ridicolo, è tutto talmente sbagliato che vorrei solo distruggere e distruggermi.
Serro le labbra in un sorriso, ma sono certo che ne sia uscita una smorfia piuttosto terrificante, mi isso in piedi e «Stai bene?» chiede piano la Moers, ancora rannicchiata su quel freddo marciapiede.
No, non sto bene.
Non sto bene da dieci anni, da quella stupidissima serata in piscina, e da quelle parole sputate come veleno addosso all’unica ragazza di cui sia mai stato innamorato. 

 

Stavolta non potete dirmi nulla, son stata brava con i tempi AHAHAHAH. Sono appena tornata da un mini viaggio, e il treno, come sempre, mi ha ispirato a scrivere quindi eccomi qua, stranamente :) Vi avevo detto o no che non avrei fatto passare un altro mese? xD
Venendo alla storia... l'incontro con Lol sconvolge Harry, come sempre. E sconvolge anche Zayn :P Ho voluto dedicare un po' di spazio a lui perchè... boh perchè mi mancava, e mi piace scrivere di lui in queste vesti diverse, ahaha.
Pooooi... Harry capisce quanto gli siano mancati i suoi amici, e quanto gli manchi la sua infanzia: è un punto focale del suo personaggio, e spero di essere riuscita a renderlo in modo comprensibile ;_; quindi, la patata bollente viene messa in campo: perchè Lorraine non portava la fede? Ed ecco spiegato :3 lo so, ho ritratto un Liam un po' stronzo, ma (ora mi arriveranno i pomodori in faccia) secondo me lo è AHAHAHAHAH non so, non me la racconta giusta con quella sua faccia bonaria, secondo me fa tanto il bonaccione ma sotto sotto è un po' stronzetto, come tutti gli altri xD  (Dovete capire che io ho una visione dei 1D molto particolare, se non si fosse capito u.u)
Vabbè insomma, la smetto di continaure a sparare cavolate, e vi saluto ringraziandovi ancora una volta per non esservi dimenticate di me, anche se me lo meritavo u.u 
E, per tutte le ragazze di cui seguo le storie: le sto recuperando piano piano, scusate se manco dal recensire, ma ho poco tempo davvero :( appena mi libero un attimo non mancherò dall'inondarvi con le mie inutili chiacchiere :D
un bacione, e grazie ancora di tutto ♥
ps: vi lascio con una gif di Lol, giusto per ricordarvi che faccia ha nella mia mente AHAHAAH xx Gin~

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