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Autore: Arivanna    05/07/2013    15 recensioni
Storia sospesa per mancanza di tempo.
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«Non ti farò soffrire...» disse, guardando dritto di fronte a sé «...il piano era quello di rinchiuderti semplicemente qui dentro per qualche giorno, saresti potuta morire dalla paura» sbuffò.
«Ma ora, sei qui anche tu» constatò lei.
Lui non si arrabbiò, anzi rise quasi sereno. «Un piano perfetto, se non fosse stato per Pix!» si lamentò.
«Perché te la sei presa così tanto?» chiese attenta, la ragazza.
«Mi hai letteralmente aggredito nella Sala Grande» si difese lui.
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Storia ambientata ad Hogwarts.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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One.
Confundus.



 

Le mani di Jane erano strette fra i ricci di Harry e li tiravano incessantemente. Il bimbo, sotto di lei, urlava; urlava e piangeva, sperando con tutto il cuore che la sorella finisse il prima possibile. Ma lei non avrebbe smesso tanto presto, non poteva, perdonarlo così facilmente. Era una tosta, principalmente con suo fratello; che non smetteva mai di tormentarla, e questa volta aveva più che ragione a vendicarsi: come si può perdonare l'essere ignobile che ha distrutto il tuo castello fatto con le videocassette? Nonostante Harry avesse avuto le sue buone ragioni per arrabbiarsi con la sorella – la quale si era rifiutata di farlo giocare con lui – ora si ritrovava a penare per le conseguenze delle sue azioni. Era steso per terra sotto il leggero peso della sorella, che gli tirava i capelli e tutto quello che sembrava essere in grado di fare era sbattere mani e piedi a terra, frignando e gridando senza sosta.
«Voi due! Fermi!» la voce della loro nonna attraversò la stanza, ma i due non si curarono di ascoltarla.
Anzi, parve che quell'ordine avesse infuocato ancora di più la forza che Jane applicava per punire il fratello.
«Basta!» questa volta l'anziana signora intervenne, piegandosi per dividerli.
Afferrò la bambina per le braccia, strappandole dalle mani i capelli del bimbo.
«Jane, lascia stare tuo fratello!» gli intimò.
Ma nonostante ora fosse sospesa da terra, fra le braccia della nonna, Jane continuava a dimenarsi per poter scendere e riprendere la sua dolorosa vendetta. Harry non rimase passivo per molto, si alzò da terra e corse dietro la nonna, nascondendo la faccia nella veste lunga.
«Voi non dovreste litigare così spesso» affermò la signora, riponendo la nipote a terra, che nel mentre si era calmata.
«Ma nonna, lui è un guastafeste!» gridò Jane ancora imbestialita.
«Non è vero! Sei tu quella che mi taglia sempre fuori» Harry sbatté i piedi a terra, incrociando le braccia al petto.
«Voi due siete fortunati, invece» dichiarò la nonna, mentre si dirigeva verso il divano per potersi sedere «Su, forza venite qua».
Il sorriso caloroso fece in modo che i due bambini la raggiungessero senza alcuna esitazione, sedendosi entrambi ai rispettivi lati.
«Sapete bambini, quando io ero piccola avevo anche io una sorella» iniziò a raccontare «Ma le cose fra di noi erano assai complicate» proseguì.
«Litigavamo, litigavamo di continuo ma un giorno, per motivi che non vi sto qui a spiegare, rischiai di perderla» la voce quasi le tremò al solo ricordo.
«Da quel giorno ho capito quanto le volessi bene. È per questo che voi non dovete litigare, siete fratelli … gemelli per giunta e questa è una fortuna immensa» concluse, guardando amorevolmente i due bambini.
Ed era così; Harry e Jane erano fratelli gemelli e per quanto loro non lo volessero ammettere si volevano un bene dell'anima – come puoi amare qualcuno che conosci da sempre? Ne era da dimostrazione vari episodi della loro vita; come quella volta che una bambina rifiutò l'invito di Harry per giocare assieme e Jane corse da lei, urlandole che era una stupida e non sapeva cosa si perdeva, oppure quando Jane fu presa in giro dall'intera classe per il suo nuovo/bizzarro taglio di capelli ed Harry infuriato prese a pugni tutti quei ragazzini che si erano azzardati a ridere di lei – fu la prima volta che fece a botte e la prima volta che ricevette una grossa punizione, rischiando la sospensione.
I due avrebbero compiuto undici anni quello stesso anno, il primo febbraio, ovvero l'indomani.
«Allora a chi va una buona cioccolata calda?» esordì la nonna, poggiando le mani sulle cosce per farsi leva ed alzarsi.
I due bambini salteranno eccitati, sorridendo. Le cioccolate che preparava la nonna erano sempre i migliori.
«Cioccolato!» urlò Harry correndo in cucina.
«Io ci voglio la panna!» disse Jane seguendo il fratello.
La nonna entrò in cucina, ridendo all'impresa nella quale i due monelli si stavano cimentando, alla ricerca degli ingredienti per preparare della buona cioccolata calda fatta in casa.
«Fermi, lasciatemi fare» sbuffò l'anziana signora.
Si piegò leggermente, per raggiungere il bordo della gonna, ma si fermò di colpo, rendendosi conto della presenza dei bambini.
«Bambini, perché non andate in soffitta a prendere la macchina per montare la panna?» propose per farli uscire dalla cucina.
Harry guardò Jane con aria di sfida «Chi arriva per ultimo è un pollo!» disse frettolosamente prima di mettersi a correre.
Tutto quello che la piccola poté fare fu urlargli dietro un “Non è valido!” e correre nella sua stessa direzione.
La nonna non si preoccupò di avvertirli di fare attenzione, sapeva più che bene che non le avrebbero dato retta in ogni caso. Riportò la mano al bordo della gonna e con estrema delicatezza tirò fuori la bacchetta agitandola contro il ripiano più alto della cucina. Bisbigliò qualcosa di incomprensibile e come se volassero,scesero giù danzando, gli ingredienti necessari per preparare la cioccolata.
Sorrise soddisfatta di se stessa, in fondo era troppo vecchia per raggiungerli.







Nonostante fosse partita seconda Jane aveva abilmente superato il fratello, afferrandolo per la caviglia mentre salivano le scale,facendolo cadere a terra e saltandogli sopra.
«Scema!» urlò il riccio.
«Lumaca» lo canzonò lei.
Quando si ritrovò sotto la botola però, Jane dovette attendere che Harry la raggiungesse. Non che il piccolo fosse molto più alto o forte rispetto a lei, ma Jane proprio non riusciva a tirare giù la corda con abbastanza forza da far in modo che la scala mobile s'aprisse. Sbattendo i piedi fortemente contro il pavimento di parquet, spintonò la sorella quando le fu vicino. Con una spallata la fece spostare e afferrò saldamente la cordicella che pendeva dal soffitto. Scansandosi, in modo che la scala non lo prendesse proprio in testa – come parecchie volte era accaduto- , quest'ultima si tese di fronte a loro. Prontamente la femmina lo svoltò, salendo gli scalini che portavano in soffitta. Harry al suo seguito. La soffitta della loro casa era enorme, riempita di quelle che la mamma chiamava vecchie cianfrusaglie, ricordi del passato, oggetti sia pericolosi, sia speciali. Il luogo era semplicemente illuminato da una finestra ovale posta su un muro e dalla parte opposta altre due rettangolari.
Harry e Jane si guardarono attorno, alla ricerca dell'utensile per montare la panna. Ma l'attenzione di entrambi fu catturata da uno scatolone. Verrebbe da domandarsi che cosa ci sia di tanto attraente in uno scatolone: la morbidezza del cartone? Certo che no, quello che interessava di più i ragazzi era la posizione al centro della stanza. Tutti, e proprio tutti gli scatoloni, erano posti rigorosamente negli scaffali, solo agli oggetti pesanti o di grandi dimensioni era permesso stare a terra. Allora che ci faceva quella scatola lì all'interno della stanza? I gemelli si avvicinarono curiosi. Il pacco era chiuso per bene, lo scotch per far combaciare le due ante. Jane si chinò, notando una scritta su un lato della scatola.
«Summer six» lesse in tono confuso.
«Summer six?» ripeté Harry «E che vorrebbe dire?» chiese, guardando la sorella.
«E io che ne so?» chiese lei retorica.
Il riccio alzò le spalle, piegandosi anche lui a terra, poggiando le ginocchia sul pavimento.
«Apriamola» disse d'un tratto.
«Ma non possiamo, non sappiamo cosa contiene!» lo frenò Jane.
«Beh, scopriamolo..» .
Harry non fece in tempo ad allungare una mano verso il bordo dello scotch che Jane gliela schiaffeggiò.
«No, Harry potrebbe esserci di essere di tutto!» lo riprese.
«Tipo cosa?» chiese mentre si massaggiava la mano.
«Tipo tutto!» ripeté, rivolse lo sguardo nuovamente verso la scatola misteriosa «siringhe, panni sporchi o … serpenti».
Jane tremò pensando al viscido animale. Non aveva mai sopportato i serpenti, specialmente dopo quella volta che allo zoo dal reparto dei rettili un serpente riuscì a fuoriuscire dalla gabbia e lei lo incontrò lungo il suo cammino. Fortunatamente un addetto agli animali la raggiunse in tempo prima che capitasse il peggio, ma lei rimase traumatizzata dalla paura.
«Serpenti?!» rise Harry «Non credi che li avremmo sentiti se ci fossero stati?».
Tentò di nuovo di aprire la scatola, ma Jano gli afferrò il braccio ancora una volta.
«Fermo!»
«Non sarai mica una fifona?» Harry era certo di colpirla nell'orgoglio, così non avrebbe rifiutato.
«Certo che no!» rispose indignata.
«Allora aprila!»la provocò.
Jane si morse il labbro inferiore. Era combattuta internamente: da una parte la sua parte terrorizzata e dall'altra quella orgogliosa.
«Ecco appunto fifona».
Il maschio fu più veloce di lei aprendo la scatola.
Di certo quello che gli si presentò, non era affatto quello che si erano immaginati.
«Tutto qui?!» domandò Harry con aria delusa «Dei libri e delle … lettere?».
«Quindi niente serpenti!» esultò serena Jane.
«A quanto pare» sbuffò.
Si sedette a terra, poggiando i gomiti sulle ginocchia per reggere la testa con le mani strette a pugno. Jane però era ancora incuriosita e preferì controllare far quei libri. Ne tirò fuori uno a caso, il primo che le capitò fra le mani. Sedendosi accanto al fratello, lo poggiò sulle gambe.
«Visita ad Hogsmeade» lesse Jane, passando le dita fra le lettere in rilievo sulla superficie della copertina. Harry parve riacquistare interesse alle parole della sorella.
«Che cos'è Hogsmeade?» chiese.
Jane si limitò ad un'alzata di spalle.
La copertina del libro era dure e sembrava che non venisse aperto da anni ormai, era pieno di polvere. Harry seguì la mano di Jane e passò le dita sulla copertina, applicando maggior forza per portare via la polvere. Il libro si mosse, tossendo. I due piccoli saltarono per lo spavento, mollando il libro a terra. Si rannicchiarono, allontanandosi il più possibile.
«C-che cosa è stato?» balbettò il moro impallidito.
«Piuttosto, chi è stato?» lo corresse Jane.
Entrambi tremavano dalla paura, ma erano anche troppo curiosi per scappare. Il coraggio, se questo si poteva definire tale - o forse era meglio la parola “testardaggine” o “imprudenza” - , era sempre stata una caratteristica ben definita e sviluppata in tutti e due i bambini. Di fatti, nemmeno due minuti dopo, i due si erano messi a gattoni e si erano lentamente avvicinati al libro. Questo nel frattempo aveva mandato altri due colpi di tosse.
«coff coff..» di nuovo.
Harry piegò la testa di lato, sperando di trovare qualcosa, qualsiasi cosa, che desse una spiegazione a quel suono. Ma il libro sembrava ancora tossire.
«C'è qualcuno?» domandò Jane incerta.
Non si aspettava nessuna risposta o, almeno sperava, di non ricevere nessuna risposta, quindi fu del tutto impreparata a quello che accadde dopo.
Il libro, che fino a quel momento era stato fermo se non per piegarsi in due mentre tossiva, ora era balzato in aria di qualche centimetro per spostarsi di un lato. Per quanto impossibile possa immaginare, quel libro aprì gli occhi. Due paia di occhi sulla superficie della copertina si spalancarono.
«Oh scus- coff coff..» le pagine del libro si alzarono quando quest'ultimo provò a parlare.
«Ti serve una mano?» l'animo buono dei bambini non tardò a presentarsi, anche se le circostanze erano al quanto bizzarre.
«coff coff... la polvere..» farfugliò il libro tossendo.
Con le mani che tremavano dalla paura Jane rialzò il libro da terra, portandolo più vicino. Entrambi si riempirono i polmoni d'aria, per poi soffiare contro il libro. Un cumulo di polvere grigia si levò riversandosi sul pavimento di fronte a loro. Harry, senza cura, passò la mano sulla copertina, sfregando con eccessiva forza contro di esso per scacciare gli ultimi residui di polvere nei ponti in cui si era incrostata.
«Piano!» sbraitò il libro.
Harry si scompose per un attimo, porgendo poi il libro nelle mani della sorella. Lei se la rise, mentre attendeva con ansia che il libro parlasse di nuovo.
«Ma tu che sei?» domandò il riccio con impaccio.
«Innanzi tutto, lasciatemi ringraziarvi per la vostra gentilezza e...» in quel momento il libro aprì gli occhi, affilando lo sguardo verso Harry «... rudezza».
Sbuffò, portando i grandi occhi verso Jane, che aveva posto le mani in modo tale da reggerlo da sotto per permettergli di parlare.
«Ora dunque permettetemi di presentarmi come si deve» si gonfiò i polm... no,aspettate,lui non ha i polmoni.
«Io sono Carl Wilhelm Scheele carta pregiata a partire dal 1774...» iniziò, con uno sguardo insistente,provando ad arruffianarsi pargoli.«Prendo il nome dall'ideatore della mia tipologia di carta e dovete assolutamente sap-».
«La versione breve» lo intimò Harry.
Quello lo guardò inviperito, fulminandolo.
«Ma più precisamente, cosa sei?» domandò Jane.
«Mh, le mie pagine sono state usate per altro, nonostante le possibilità illimitate del loro-»
«Accorcia» lo ammonì un'altra volta.
Il libro spalancò gli occhi indignato, sbuffando.
«Un album fotografico» sussurrò, come se ne vergognasse.
«Delle foto?!» domandò Harry felicemente stupito, amava le fotografie.
Corse ad aprire le pagine, ma quello che gli si presentò non era di certo quello che si aspettava. La primissima immagine in bianco e nero posta nella prima pagina ritraeva una donna mentre teneva quella che si sarebbe supposta essere una bambina, piccola piccola. Poteva essere più che normale come foto, se non si fosse mossa. Di fatti la donna, dondolava, cercando di far calmare la bambina che scalciava da tutte le parti, lanciando al “fotografo” un sorriso di tanto in tanto, sembrava estremamente felice. Jane allungò le dita della mano verso la foto, ma qualcosa la bloccò dal toccarla, come fosse oro.
«Si muovono...» sussurrò appena.
Carl lanciò una risata fragorosa, come se la bambina avesse appena fatto una battuta.
«E che ti aspettavi, che stessero ferme?» continuò a ridere,senza interruzioni «oh, mio signore, stupidi come babb-» per un attimo si fermò, riflettendo su quello che aveva detto.
«Bab?» domandò Harry, non capendo il senso della frase.
«Siete babbani, non è così?» chiese, in tono improvvisamente serio.
«Che cos'è un babbani?» chiese Jane, iniziando a sfogliare le pagine.
Il libro però si chiuse di colpo, cascando dalle mani dei due. Si buttò a terra, sigillandosi e chiudendo gli occhi. Harry allungò le mani per riprenderlo, ma questo strisciava via, scappando da lui.
«Perché scappi?!» chiese stanco di cacciarlo.
Non rispose, continuando a strisciare come se improvvisamente riuscisse a camminare.
«Preso!» esultò Harry che si era letteralmente seduto sopra al libro per impedirgli la fuga.
«Lasciami sporco babbano! Lasciami!» urlò Carl.
«Ma che è un babbani?» chiese Jane, accucciandosi a terra per poterlo vedere.
«Un ignorante!»
«Ignorante di cosa?» insistette.
«Della mag-» il libro si tappò la bocca, sapendo di aver detto troppo ancora una volta.
«Mag-?» domandò Harry.
«Magia!» urlò Jane.
«Ma quale magia?! Non dite sciocchezze!» il libro cercò di camuffare il nervosismo, ma non gli riuscì bene.
«Sì tu sei magico, ci scommetto» disse Jane, fiera di sé per essere arrivata alla conclusione più ovvia.
«Dobbiamo dirlo a nonna Aggie!» urlò Harry.
«Aggie, Aggie Bloomwood?» domandò Carl riacquistando entusiasmo.
«Sì è nostra nonna» confermò Harry, alzandosi da esso.
Gli si illuminarono gli occhi. «Ma allora sei solo un magonò!» guardò il riccio, per poi passare alla ragazza. «E anche tu!»
«Un mago che?!» domandò. Harry passandosi una mano fra i capelli.
«Figli di mag-» si fermò, pensando «Ma voi quanti anni avete?» chiese poi.
«Undici quest'anno» rispose Jane.
«Compiuti?»
«No, domani sarà il nostro compleanno» disse Harry.
«Oh, beh in tal caso è tutto più chiaro!»concluse Carl.








I due bambini, nonostante la curiosità li stesse mangiando vivi, avevano preferito seguire i consigli del libro, persuasi dai suoi paroloni e dagli infiniti discorsi. Non avevano detto niente alla nonna o ai genitori, che li avevano raggiunti la sera per la cena. Avevano promesso anche al libro che sarebbero tornati l'indomani, appena i loro genitori fossero partiti per lavoro. Quella mattina i due però sembravano non volerne sapere di andare, erano lì che abbracciavano ripetutamente i loro figli, riempendoli di baci, continuando a fargli mille auguri. I gemelli non ricordavano da quanto i due non erano stati così affettuosi con loro, anche se era il loro compleanno era una cosa piuttosto insolito. La nonna aveva promesso di cucinare i loro piatti preferiti e dopo aver urlato un “grazie!” i due erano scappati in soffitta. Avevano nascosto il libro nella scatola sotto uno scaffale e per sicurezza c'avevano messo un peso sopra, spaventati dall'idea che sarebbe potuto scappare. Ma quando l'aprirono, lui era lì, che li attendeva.
«Eccovi!» sussurrò per non farsi sentire.
«Ci hanno trattenuti» farfugliò Harry.
«Non c'è tempo, sono eccitatissimo!»
I due continuavano a non capire le sue parole, erano ancora più confusi della sera precedente.
«Su, andiamo alla finestra!»
Lo portarono alla finestra rotonda, sedendosi sotto d'essa, dove lo spiraglio di luce batteva sul legno. Neanche due secondi dopo si sentì un fischio sordo, come di qualcosa che vola veloce e spezza l'aria.
«Oh ci siamo!» esultò Carl «Fate attenzione» consigliò ai ragazzi.
In quel preciso istante il vetro della finestra si spaccò in mille pezzi, i bambini si coprirono il viso con le braccia.
«Ma che è stato!?» urlò Jane spaventatissima.
Quando riaprirono gli occhi, di fronte a loro c'erano due lettere. I gemelli si guardarono per un secondo, indecisi sul da farsi.
«Apritele!» consigliò il libro parlante.
Le afferrarono e senza cura stracciarono la carta della busta per aprirle.
Uno strano marchio con quattro animali diversi era disegnato in alto sul foglio, non l'avevano mai visto.
Jane iniziò a leggere «Scuola di magia e stregoneria di Hogrwarts. Direttore: Albus Silente; Ordine di Merlino, prima classe, grande esorcista, stregone capo, supremo pezzo grosso, confederazione internazionale dei … maghi?!»
Il libro rise «Più avanti».
Harry continuò «Caro Signor Styles, siamo lieti di informarla che lei ha il diritto di frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie. I corsi avranno inizio il 1o settembre. Restiamo in attesa della sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v. Con ossequi, Minerva Mcgranitt» fece una pausa «Chi caspita è Minerva Mcgranitt?!» aveva un tono fra lo scioccato e il terrorizzato.
Carl era euforico oltre ogni immaginazione «Credo sia ora di chiamare Aggie». 

 




 

 

 



 

 

 


Ed eccomi qui con una nuovissima storia.
Era da molto che volevo pubblicarla e finalmente ci sono riuscita!:)
Ne volevo una che avesse come sfondo la magia
ed essendo io una fedelissima
Potterhead, quale posto migliore,
se non Hogwarts?
Spero che il prologo vi sia piaciuto:)
Grazie mille a chi è arrivato fin qui!
Ps: Alle, così dette, “regole” imposte da JK Rowling verranno apportate delle modifiche per pura licenza poetica, quindi se notate qualche “nota” è una mio sbaglio fatto di proposito.
Ad esempio, la scuola non durerà sette anni, ma nove.
Pps (?): Per ora i protagonisti sono piccoli, di undici anni appena, e sarà così per i primissimi capitoli, poi ovviamente cresceranno.
Twitter:
Un bacio,
-Ari

 
 
sono troppo piccoli per i personaggi, ma vabbé hahahaha







 
  
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