B come Beige

“ Fai la casa beige. Hai una donna che ami, che ti ama. Dipingila di qualsiasi colore inutile possa piacerle.”

Mark Sloan

Non sapeva perché quel campionario fosse spuntato solo allora. Ignorava perfino come ci fosse finito, nel cassetto sotto al lavandino della cucina.

Il destino si stava prendendo gioco di lei, ancora. Come se non lo avesse già fatto abbastanza.

Tutto era successo troppo velocemente e lei, lei non era preparata. D'altronde nessuno lo era.

Il destino non se ne andava certo in giro a sbandierare i propri piani.

“Ciao John, domani vincerai dieci milioni di dollari alla lotteria.”

“ Salve Rose, oggi pomeriggio tua figlia tornerà dal College e ti dirà di essere incinta.”

“ Buonasera Matt, l'azienda per cui lavori da venticinque anni ha deciso di licenziarti perché eri in esubero.”

“ Ehi Callie! L'aereo su cui viaggiano Arizona e Mark si schianterà al suolo. Non preoccuparti però, loro torneranno a casa salvi.

Poco importa se il tuo migliore amico morirà dopo un mese di stato vegetativo e se per salvare la vita a tua moglie dovrai amputarle una gamba.

Ah, quasi dimenticavo! Lei non ti perdonerà mai di averlo fatto, anche se non lo darà a vedere, anzi ti tradirà e andrà via di casa.”

Come se saperlo in anticipo avesse potuto migliorare le cose.

E soprattutto, come se fosse davvero tutta colpa del destino.

Callie era consapevole che il fato non c'entrava proprio nulla, la sua era solo la scusa dietro la quale si nascondevano le persone deboli. E sole.

Come lei.

Aveva fallito.

Quanto avrebbe desiderato avere Mark al suo fianco, in quel momento.

Mark c'era, sempre. Le avrebbe asciugato le lacrime offrendole un bicchiere di vino e l'avrebbe rimessa in piedi.

Come chirurgo plastico, scherzava sempre sul fatto che i suoi pazienti andassero da lui più per curare le ferite che avevano dentro che per le cicatrici visibili sulla pelle.

E aveva ragione, Mark era dannatamente bravo in quello. Sapeva usare le parole e ricuciva gli strappi dell'anima meglio di quelli in superficie.

Ma Mark se ne era andato.

E Callie doveva riuscire a rimettersi in sesto da sola.

Non era affatto sicura di riuscirci. Lei, sola, non sapeva starci.

Doveva trovare qualcuno che le facesse da ancora e aggrapparcisi con tutte le forze.

Stavolta, l'ancora doveva essere lei. Per se stessa. Per Sofia.

Anche Arizona era andata via.

E per quanto doloroso potesse essere, Callie doveva ammettere che se l'era cercata. Se l'erano cercata. Dello zampino del destino non c'era nemmeno l'ombra.

Sospirò, lasciando cadere il campionario di vernici sul bancone.

Lanciò un'occhiata in tralice alle pareti della stanza. Grigie.

Ah, se almeno fossero state beige.

NdA: 

Questo capitolo mi ha dato parecchio filo da torcere, perché parlare di Callie è stato più complesso del previsto. D'altra parte, sin dall'inizio alla lettera B ho pensato che dovesse corrispondere la parola Beige e quindi non potevo che scrivere di lei e di Arizona.

Spero vivamente di esserci riuscita, almeno in parte.

Vi ringrazio per la lettura e vi sarei molto grata se, soprattutto per questo capitolo così difficile per me, mi facciate sapere cosa ne pensate. :)