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Autore: L A I L A    06/07/2013    5 recensioni
Mentre discutevano di quanto le cheerleader potessero essere fastidiose, l' S3 di Elizabeth cominciò a squillare diffondendo Changes per per la parte sottostante le tribune.
[...]
- Tupac... -
Era come se avessero ricevuto una coperta di pile in una giornata fredda, come se fossero entrati sotto il getto caldo della doccia dopo una giornata stressante, come se avessero mangiato patatine fritte dopo giorni di minestrone.
Ellie, soprannominata così da Jamie, chiuse la telefonata, dicendo che era la madre ma, vedendo le facce deluse dei compagni, mise Changes in riproduzione.
Cantarono insieme quelle rime, emozionati, innamorati, bloccati in un vortice di sensazioni contrastanti. Inebriante condizione da cui non avrebbero mai voluto uscire. Altro che erba, era quella per loro la vera droga.
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Il Centro Commerciale all' ora di punta è sconsigliato a chiunque non abbia una pazienza a prova di shopping in periodo di saldi.
Beh, Jake era una di quelle persone e anche se non osava avvicinarsi minimamente ai negozi, tutta quella frenesia lo rendeva piuttosto nervoso.
Tutte quelle famigliole così fottutamente rumorose gli impedivano di vedere il suo obbiettivo.
Si sentiva un po' uno stalker ma non gli importava. Continuava a seguire quella figura incappucciata cercando inutilmente di non perderla di vista ogni volta che girava un angolo.
Aveva liquidato gli altri dicendo che andava al bagno e che li avrebbe raggiunti in seguito.
Passava inosservato e si infilava tra la gente con agilità, incurante delle urla che gli rivolgevano quando faceva cadere qualcosa o urtava qualcuno. Se ne fregava e andava avanti.
All' uscita del Centro Commerciale, l' aria fresca gli sembrò quasi un miracolo della natura. Inspirò a pieni polmoni e, stando attento a non avvicinarsi troppo, continuò a seguire la ragazza dai capelli neri.

Giunta al vicolo, Aaron non era ancora arrivato. Se lo aspettava. Nell' ultimo periodo sembrava sempre distratto, fin troppo, ma non parlava mai dei suo problemi.
Karen si poggiò a un' auto semi distrutta lì vicino e ammirò la sua opera. Ad ogni dettaglio in cui si soffermava, le venivano nuove idee e l' ispirazione cresceva facendole tremare le mani, incapaci di stare ferme, come se fossero attratte dalle bombolette all' interno dello zaino.
Decise di fregarsene della gente e di iniziare senza Aaron.
Si mise le cuffie sulle orecchie e mentre When I' m gone rimbombava nel suo condotto uditivo, prese ad aggiungere minuscoli particolari a quell' opera che sarebbe potuta apparire già perfetta.

La ragazza svoltò l' angolo lasciando Jake incerto sul da farsi.
Se avesse svoltato l' angolo a sua volta, avrebbe rischiato di essere scoperto perchè, per quanto ne sapeva quello era un vicolo cieco.
Ma se si stesse sbagliando? Se in realtà fosse stato un vicolo che collegava le due vie principali?
Si poggiò al muro e chiuse gli occhi, soprappensiero. Cosa diavolo stava facendo? Non sapeva neanche lui perchè avesse seguito quella ragazza fin lì. Aveva messo cinquanta dollari nel loro cappello. Perchè l' aveva fatto? Non aveva l' aria di una che ha i soldi come la merda.
E anche se fosse riuscito a parlarci cosa avrebbe ottenuto? Esattamente niente.
Azzardò un' occhiata oltre l' angolo e fece in tempo solo a vederla di sfuggita prima di tornare alla sua posizione precedente.
Quando guardò un' altra volta, lei era sparita dal suo campo visivo.
Fu allora che, pensando di aver perso ogni possibilità di incontrarla, svoltò l' angolo trovandosi sovrastato da un graffito enorme, più bello di tutti quelli che facevano i suoi amici, pieno di un unico significato, che veniva espresso tramite figure diversissime tra loro che lo rendevano unico.
E lei era lì. Un pennarello in mano che definiva i bordi della 'M' di Freedom.
Non sembrava averlo notato e, avendo le cuffie, non doveva aver sentito i suoi passi.
Jake rimase a bocca aperta per qualche minuto prima di raggiungere il relitto di un' automobile dietro la ragazza e sparirvici dietro.

Le sue mani, ormai, si muovevano da sole lasciando segni leggeri ma precisi sul graffito.
Le rime di Eminem nelle orecchie, il pennarello in mano. Aveva tutto ciò di cui aveva bisogno.
Quando, finita la canzone, iniziò The real Slim Shady, si tolse le cuffie, conscia che quella canzone, col suo ritmo travolgente, l' avrebbe distratta proprio nel momento in cui aveva bisogno di tutta la concentrazione.
Si trattava di definire meglio l' ombra della scritta che, tuttavia, doveva rimanere leggera.
Si passò il dorso della mano sulla fronte e prese dal suo zaino la bottiglietta d' acqua diventata ormai tiepida.
C' era davvero caldo a quell' ora del giorno, quando il sole era alto nel cielo e i gas di scarico delle macchine dei lavoratori in pausa pranzo appestavano l' aria col loro tanfo micidiale.
Stava per tornare al lavoro quando un rumore improvviso dietro di lei la fece sussultare facendole cadere la bottiglietta dalle mani.
Karen impallidì diventando ancora più bianca del solito e si girò lentamente verso la fonte del rumore.
Dietro la macchina distrutta c' era un ragazzo più o meno della sua età che non riusciva a riconoscere da dietro i vetri appannati dell' auto.
Lui, rendendosi conto di essere stato scoperto, uscì dal suo nascondiglio e fu allora che Karen si rese conto che quello era lo stesso beatmaker che faceva il dj durante l' esibizione di poco prima.
- Che ci fai qui? -
Chiese lei in modo più aggressivo di quanto volesse.
- Ehm... Io... -
Gli occhi verdi di Karen erano fissi su quelli del ragazzo che a quel punto abbassò lo sguardo, visibilmente imbarazzato.
- Io sono Karen. -
Disse lei tendendogli la mano, un po' per rimediare al tono secco di poco prima, un po' perchè quel ragazzo la incuriosiva davvero.
- Jake, piacere. -
Disse il biondino sfoderando un sorriso a trentadue denti, come se quel momento di imbarazzo non fosse mai esistito.
Anche lei sorrise, abbassando lo sguardo a sua volta.
Era strano, non si era mai comportata così con un ragazzo. Di solito si faceva notare, prendeva l' iniziativa e puntava sempre alla stessa cosa, ma adesso... Era come se lo sguardo di quel ragazzo riuscisse a privarla di tutta la sua sicurezza, come se quegli occhi azzurri potessero vedere oltre la maschera che si era creata negli anni per affrontare una società che non la voleva accettare per com' era veramente.

- Dov' è finito quell' idiota? -
Asserì Jamie mentre Thomas tentava, per l' ennesima volta di raggiungere Jake al cellulare.
Era sparito da una mezz' ora buona e a meno che non fosse stato colpito da un attacco di diarrea doveva essersi messo nei guai.
Avevano già setacciato tutto il centro commerciale alla ricerca del biondino di cui, chiaramente, non c' era ombra.
Dopo aver constatato che Jake non era neanche nell' ufficio degli oggetti smarriti Devon decise saggiamente di lasciare il centro commerciale dicendo che, sicuramente, li avrebbe contattati non appena gli fosse stato possibile.
Lasciarono l' Harvey Shopping Centre qualche minuto dopo, senza una meta precisa, giusto per allontanarsi da tutto quel casino.
Fecero giusto una cinquantina di metri prima di sentire la voce di Jake risuonare per le mura di un vicoletto lì vicino.
Si avvicinarono e lo trovarono impegnato in una conversazione con una ragazza dai capelli neri che stava definendo l' ombra di un graffito a dir poco stupendo.
Rimasero tutti a bocca aperta e Thomas, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quell' opera d' arte, se ne uscì dicendo:
- Minchia! -
La ragazza sussultò per la seconda volta da quando era arrivata lì e rivolse uno sguardo allarmato verso il gruppetto che stava entrando nel vicolo.
Riuscì a rilassarsi solo una volta che ebbe compreso che quelli erano amici di Jake, del tutto innocui.
Dopo aver presentato Karen al resto del gruppo, Jake si fece dare la roba da Thomas e si girò una canna stando attento a non far cadere l' erba sull' asfalto sudicio di quel posto.
Intanto Jamie tirò fuori il pacchetto di Pall Mall rosse e le offrì a tutti stupendosi quando Karen la rifiutò.
- Sei una delle poche in quest' ambiente che non fuma. -
Osservò Elizabeth guardandola come se fosse appena uscita da un frullatore gigante.
Karen le sorrise apertamente mostrando una fila di denti perfetti e disse:
- Già, non mi piacciono le sigarette. Però se mi passate un po' di quella roba mi fareste felice.-
Aggiunse indicando la canna quasi pronta nelle mani di Jake.
Scoppiarono tutti a ridere e tornarono ad ammirare il graffito.
- L' hai fatto tutto da sola? -
Chiese Devon avvicinandosi al muro per analizzare meglio i particolari e annusare l' odore di bomboletta fresca che gli piaceva tanto.
- Sì, ci lavoro da un mese più o meno. -
Disse Karen mentre il sorriso sul suo volto diventava sempre più lucente.
Devon tornò indietro e guardò di nuovo il disegno nel suo insieme.
- Bellissimo, complimenti. -
Aggiunse serio.
Karen arrossì e gli altri le sorrisero come per dimostrare che concordavano con ciò che era stato appena detto.
- Grazie. -
Disse sfoderando uno dei suoi splendidi sorrisi.
Si sedettero per terra, dietro la macchina, fregandosene della polvere sul terreno.
- Ho visto la vostra esibizione all' Harvey. -
Disse Karen senza un motivo particolare, dopo aver fatto un tiro.
Passò la canna a Thomas e aggiunse:
- Cazzo siete bravissimi! -
Scoppiarono tutti a ridere un po' per quel complimento un po' perchè cominciavano a sentirsi più leggeri.
- Insomma quanto ci avete messo a provarlo perchè uscisse così? -
La risata, che nel frattempo si era affievolita scoppiò un' altra volta, ancora più fragorosa e aperta della precedente.
Karen si guardò in giro stupefatta della reazione che aveva provocato e cominciava a sentirsi esclusa perchè comprendeva che c' era qualcosa che lei non sapeva.
Jamie le mise una mano sulla spalla, come se fosse un' amica di vecchia data e le disse, con le lacrime agli occhi:
- Era tutta improvvisazione. -
Thomas cercò di fermare le risate per qualche istante e aggiunse:
- Sai com' è, non avevamo i soldi per il pranzo. -
Karen li guardò con gli occhi spalancati per dieci secondi buoni prima di scoppiare a ridere insieme a loro.

  
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