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Autore: NotFadeAway    06/07/2013    1 recensioni
Lo scambio culturale è il compromesso al quale molti studenti si ritrovano costretti a scendere pur di perdere qualche giorno di scuola in più. Esso risponde tuttavia anche al nome di “esperienza entusiasmante che ti cambia la vita” o al ben più tragico “incubo interminabile dettato dall’incompatibilità tra i soggetti interessati”.
Ad ogni modo, comunque lo si voglia chiamare, se ne avete mai fatto uno, saprete certamente di cosa sto parlando, ma per coloro estranei al mondo della condivisione del patrimonio culturale tra popoli, lasciate che io spenda qualche parola.
Lo scambio culturale, caro neofita, sebbene possa rispondere più che appropriatamente ai nomi sovra indicati, è senz’altro da esperire, ma tenendo bene a mente tre cose:
1. La scelta del proprio corrispondente è un momento cruciale, dovrai trascorrere molto tempo con il soggetto di cui sopra, per cui è opportuno prendere una decisione oculata. Se esso ti viene affidato arbitrariamente difficilmente si possono prevedere tempi lieti.
2. Il corrispondente non sarà MAI come da te auspicato.
3. Dal momento in cui il corrispondente metterà piede nella tua parte di biosfera, tutto potrà succedere.
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Katara/Aang, Mai/Zuko, Suki/Sokka
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il primo giorno passò in fretta, i corrispondenti ebbero ulteriori occasioni per socializzare e l’alba della seconda giornata ad Hogwarts sembrava offrire prospettive anche migliori.
Zuko aveva già intrapreso un battibecco con il suo corrispondente e gli altri compagni di camera, dalla quale era stato sfrattato all’unanimità, non senza incenerire qualche tenda.
-Stupidi corrispondenti, stupido posto, stupide idee. – si lamentò, scendendo nella Sala Comune.
Cercando di ritrovare una calma interiore che non possedeva, si sedette a gambe incrociate davanti al camino, accese il fuoco e cercò di riprendere gli esercizi di meditazione. Respirando modulatamente, presto si distese e sgomberò la mente.
Sentiva il suo Chi fluire nelle vene, scorrere assieme al suo sangue per tutto il corpo, lo percepiva espandersi, quando inspirava e protendersi oltre i suo corpo quando espirava. Il silenzio gli permetteva di focalizzare la propria attenzione tutta su di esso. Poi iniziò a soffiare fumo dalle narici, che lentamente si trasformò in fuoco.  Emetteva fiammate regolari come il ritmo del suo respiro, mentre un raggio di sole invase la stanza. 
Ma proprio quando era tornato a concentrarsi, sentì un rumore di passi alle sue spalle.
-Zuko? Sei tu? – disse la voce di una ragazza, ma non era né Mai, né Katara, né, fortunatamente, sua sorella. – Che ci fai qui? È successo qualcosa? –
Non potendo ignorare quell’irritante serie di domande, aprì gli occhi, stizzito e si girò in uno scatto, Dominando il fuoco nel camino, che schizzò su per il comignolo.
-Che cosa vuoi? –
Appena la vide, notò che era la corrispondente so-tutto-io di Katara.
-Oh,  scusami, ti ho disturbato? Ma come mai sei qui fuori così presto? È successo qualcosa con Ron? –
-A quanto pare nessuno dei miei compagni di stanza riesce a sopportare qualche sbuffo di fumo –
-Non la passeranno liscia, non preoccuparti. Devo scambiare altre due parole con Ronald … - disse, in tono minaccioso.
-E tu che ci fai qui? –
-Sono in fuga dalla mia corrispondente – rispose, accasciandosi sul divano più vicino al ragazzo, che le restituì un’occhiata confusa.
-Mi sembrava che tu e Katara andaste piuttosto d’accordo –
-Infatti era così, prima che iniziasse a mettere in mezzo il suo ragazzo in ogni discorso! – fece, chiaramente esasperata. – Stanotte è scoccato il loro mesiversario – disse, pronunciando con un tono melenso l’ultima parola – Aang è passato a prenderla dalla finestra e se ne sono andati in giro per il parco. È tornata nel cuore nella notte e mi ha descritto ogni singolo particolare! Insopportabile! –
Il ragazzo pareva spaesato, probabilmente si stava chiedendo perché Hermione si stesse sfogando con uno sconosciuto.
-Non t’invidio … - buttò lì.
-Che cosa faccio? –
-Non hai niente in quella tua bacchetta? –
-Magari fosse così semplice… -
 
Jet era appostato sulla cima della scala a chiocciola in ferro battuto, da lì aveva una visuale perfetta su tutta la Sala Comune. Era così vulnerabile in quel momento, gli occhi chiusi, la guardia abbassata… sarebbe stato semplicissimo fare un balzo e coglierlo di sorpresa. Ancora prima di potersene rendere conto, si sarebbe ritrovato con una delle sue spade che gli trapassava da parte a parte la gola, lo spuntone dell’uncino ancora nella carne.
Dalle narici iniziò ad uscirgli del fumo e poi esalò anche del fuoco, sembrava che lo stesse provocando. Quel fuoco implacabile che aveva ucciso i suoi genitori gli era insopportabile alla vista! Avrebbe dovuto pagarla, così come il resto della sua nazione, non importava se lui avesse messo fine a quella guerra, lo aveva umiliato e quella sarebbe stata la sua ultima, preziosa occasione di ucciderlo, non avrebbe mai più ritrovato il Signore del Fuoco senza guardie di sicurezza attorno.
Sfilò piano le spade uncinate dal fodero, queste sibilarono, fendendo l’aria, ma il loro rumore fu coperto da un suono di passi: la ragazza dai folti capelli castani era entrata nella stanza e lui aveva perso la sua possibilità. Be’, non importava, non sarebbe stata certo l’unica…
 
-Che dobbiamo fare oggi? – sbadigliò Ron, versandosi del succo di zucca.
-Lezioni normali – rispose, sconsolato Harry.
-Vuoi dirmi che la pacchia è già finita? – fece quello, scandalizzato, sbattendo sul tavolo la tazza e rovesciandone metà del contenuto sui toast.
-Siamo ancora autorizzati a saltare le lezioni pomeridiane –
-Ah, giusto, me l’ero dimenticato. Ho troppo sonno, sono due giorni che  mi sveglio alle cinque, non ne posso più! – mugugnò, - Se domani lo fa un’altra volta, gliela farò vedere io! –
-Già, così finisci incenerito! Lascia perdere, Ron, se non fosse perché tu ti metti a sbraitare ogni volta, nessuno risentirebbe della cosa! – rimbeccò Harry.
-Ma è impossibile dormire con quella luce intermittente negli occhi! No, altro che Dominio del Fuoco, domattina gli dimostrerò di cosa è capace un mago, al diavolo l’ospitalità! –
-Fai quello che vuoi, ma ti prego abbassa la voce e non farti sentire da  Hermione –
-E perché mai dovrei avere paura di lei? Sono un Prefetto anche io, non può mettermi i piedi in testa! – s’impettì il ragazzo.
-No, certo. Però può sempre decidere di smettere di passarci i temi di Storia della Magia… quindi stai zitto! -
Hermione, infatti, li raggiunse poco dopo, anche lei sembrava non avere una bella cera.
-Che faccia? Che ti è successo? – chiese Harry.
-La mia corrispondente… - durante gli scambi culturali risposte di questo genere sono estremamente frequenti.
-Che avete fatto? Avete passato tutta la notte a discutere di Dominio degli Elementi?  Ti ha insegnato quelle loro mossettine di karate? – la schernì Ron.
Hermione lo guardò, truce, da sopra le occhiaie, poi diede loro la stessa spiegazione fornita a Zuko quella mattina.
-Per fortuna alle prime due ore abbiamo Incantesimi, così mi rilasso un po’ – concluse.
Harry e Ron a quel punto la guardarono disgustati.
-Dimmi che non l’hai detto per davvero, Hermione! – fece Ron, come se fosse stato ferito al cuore.
 
-TY LEE! – un grido attraversò la Sala Comune – Vieni subito qui! Non abbiamo altro tempo da perdere! –
Azula era in piedi, davanti al camino il cui fuoco non era del solito rosso vivo, ma di un blu incandescente. Aveva i capelli acconciati in un codino sul capo e molto ordinati, ad eccezione per una frangia che sembrava essere stata tagliata con un tosaerba.
-TY LEE! – strillò di nuovo, perentoria.
Dai piani superiori si sentirono delle grida di protesta e poi un ragazzo fu cacciato fuori da uno dei dormitori. Era Colin, che, ancora con i vestiti sotto braccio, stava cercando di non rotolare giù per le scale.
-Alla buon ora! – sibilò la ragazza. –Mai dov’è? –
Ma Colin aveva ancora la testa offuscata dal sonno, non poteva arrivare a collegare che la persona che Azula chiamava Mai era, in realtà, suo fratello Dennis.
-Chi? –
-Mai! Mai! –sbuffò – Non ti credevo così incompetente, Ty Lee. Le Guerriere di Kyoshi ti hanno spappolato il cervello. Ma non importa, inizieremo senza di lei. – continuò – Anzi, meglio, c’è sempre il rischio che Mai lo dica a mio fratello, che potrebbe di nuovo giocare a fare l’eroe e rovinare tutto… Andiamo! –
Azula si avviò su per la scala a chiocciola che portava ai dormitori delle ragazze, ma Colin esitò a seguirla.
-Muoviti! Non possiamo aspettare oltre! Che c’è ancora? –
-Non posso salire lì, si trasforma in uno scivolo, se un ragazzo ci mette piede sopra! – le spiegò Colin.
Azula non parve registrare l’informazione che riguardava il suo sesso, ma comunque trovò una soluzione. In un abile balzo, fu di nuovo davanti al corrispondente, lo prese per il colletto della divisa e, usando il fuoco come propulsore, si proiettarono entrambi su per le scale.
-E non ti azzardare ad urlare! – gli aveva imposto Azula prima di catapultarli entrambi di sopra.
Tre giri di chiocciola e molti respiri dopo, i due furono al terzo piano del dormitorio delle ragazze, dove c’erano gli alloggi delle studentesse del primo anno. Fece cenno al suo corrispondente di fare silenzio e, con molta classe, sfondò la porta con una vampata di fuoco.
-Buon giorno a tutte, care signore! – disse, coprendo gli strilli con la propria voce. –E’ arrivato il momento di darmi ciò che mi spetta… -
Le ragazzine, spaventate,  schizzarono fuori dai letti e corsero tutte in un angolo, come dei topi, e continuavano a starnazzare, con le loro vocine acute. Azula le guardò con disgusto e accese due enormi fiamme blu nelle sue mani.
-E state zitte, dannazione!  Se l’intero dormitorio si sveglia, vi faccio a pezzi! – fece, autoritaria, stagliandosi, feroce, al centro della stanza. – E ora… dove sono le figurine delle Cioccorane? Dove le avete messe? –
 
 
-Veniamo ora ad un avversario più complesso, Aang –
Fred, George e il loro corrispondente erano in Sala Grande, ma si erano un po’ isolati dal resto del gruppo di Grifondoro, per cui riuscivano a parlare indisturbati.
-La vedi quella lì? – George indicò un confetto rosa travestito da essere umano, che stava sorseggiando una tazza di tè al tavolo dei professori.
-Ultimamente non è poi così carina con noi suoi studenti, e stamattina avremo la nostra occasione. Con te! – aggiunse Fred.
-E’ una vostra insegnante giusto? –
-Si spaccia disgustosamente per una professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure, ma non ci permette neanche di tirare fuori la bacchetta in classe. È giunta l’ora che iniziamo a mettere mano alla faccenda… -
Aang stavolta sembrava un po’ più  esitante.
-Non so, ragazzi… vi metterete nei guai… non sarà rischioso? –
-Cosa ti abbiamo già detto ieri,  caro il nostro Avatar, sarà divertente! – disse entusiasta George.
-Ora, presta attenzione e ascolta il nostro piano… -
 
Sokka fu trascinato dal suo corrispondete in un ampio stanzone, se possibile più buio e deprimente della Sala Comune dei Serpeverde.  Capelli d’Oro ormai non gli rivolgeva la parola dalla sera prima, quando aveva minacciato di riferire a suo padre che lui, Sokka, gli aveva quasi scheggiato la bacchetta con la sua “ridicola” spada. Senza motivo, avrebbe di certo aggiunto lui. Ma una ragione c’era eccome, se lanciare un incantesimo alle tende del suo baldacchino per lasciarlo intrappolato, poteva definirsi tale.
Senza che lo degnasse di un’attenzione, il suo corrispondente si andò a sedere in una delle prime file, con il suo solito fare altezzoso. Per fortuna, in quel momento, Sokka  vide che anche Suki era lì, seduta accanto alla sua corrispondente; aveva l’aria di essere più annoiata persino della scontrosa ragazza di Zuko.
-Suki! – gridò, facendola sobbalzare e vedendola finalmente sorridere.
Sfortunatamente, in quello stesso momento, il professore entrò in classe, sbattendo la porta.
-Silenzio! – minacciò. Aveva appena sibilato quella parola, ma ottenne lo stesso effetto che se fosse stata urlata. In un districarsi di tuniche nere, andò a collocarsi in cattedra,  mentre Sokka si precipitava ad uno degli ultimi banchi, con Suki.
-Prendete, immediatamente, i vostri posti e mettetevi a lavoro da dove avevate interrotto l’altra settimana, la pozione dovrebbe essere ormai fermentata. La trovate nei vostri calderoni, se non ha la sfumatura grigio acciaio, allora potete anche buttarla, venire a collezionare una T e tornare a trovarmi oggi pomeriggio per la vostra punizione. Le istruzioni sono alla lavagna. Procedete. –
Sokka non aveva esattamente ascoltato tutte le sue parole. Si era limitato ad annuire, mentre si tirava Suki sempre più vicina. Qualche effusione dopo, iniziò la quotidiana lamentela suoi propri corrispondenti.
-La mia è stata capace di piangere tutta la notte! Sokka, non ha smesso un minuto! Come si possono avere tante lacrime in corpo? – stava dicendo Suki, mentre Sokka tirava in mezzo la sua storia della tenda del letto a baldacchino. Non si accorse, però, che mentre inveiva contro Draco, il naso adunco di Piton, nonché tutta la sua persone, si erano avvicinati pericolosamente al loro banco. Lui non poteva saperlo, ma il professore era più di cattivo umore del solito, causa: Iroh.
-Bene, bene. Evidentemente qui abbiamo qualcuno che si crede al di sopra delle regole… - lo disse a bassa voce, ma chiaramente attirò l’attenzione di tutti. Molti porsero le orecchie, altri, tra cui Draco, si girarono con un ghigno soddisfatto in faccia. – Anche se non siete studenti di questa scuola, ciò non vi solleva dal regolamento scolastico. Ora, prendete anche voi un calderone e cercate di mettere assieme questa pozione – agitò la sua bacchetta e comparve un’incisione sul tavolo di legno, dove erano scritte le istruzioni necessarie – il più silenziosamente possibile – concluse, ma l’atmosfera di terrore che aveva creato, fu bruscamente interrotta da Iroh che entrò nella stanza.
-Eccomi! Mi sono forse perso qualcosa? – disse, gioviale, - Scusami, Severus, ma sai, alla mia età la natura chiama più spesso di quanto non lo si desideri! –
 
Severus guardò il vecchio che gli aveva affidato quell’altro vecchio con aria truce, si sforzò di non dire niente, e lo ignorò. Sbatté un calderone sul banco dei due ragazzi stranieri ed iniziò a pregustarsi i loro, vani, tentativi di distillare una pozione, senza magia.
Nel frattempo, riprese a girare per le file dei banchi, come suo solito.  Qualche essere superiore si era, evidentemente, dimenticato della sua avversione verso la persona di Severus e gli aveva concesso la grazia di fare saltare il tè previsto per la sera prima, con quegli squilibrati.
-Mm, che profumino! Cosa stanno preparando? –
L’uomo si girò con odio verso Iroh. Era chiaro che a quell’essere superiore era tornata la memoria.
-Pozione Corroborante – disse, regalandogli un ghigno orribile.
-Interessante… - fece quello, sporgendosi oltre i calderoni, ovvero facendo la cosa più stupida che si potesse fare. Era probabilmente tra le prime tre regole dei pozionisti: mai sporgere la testa su di un calderone, poiché anche solo i vapori potrebbero essere nocivi.
Sfortunatamente Severus si dimenticò di avvisarlo e  Iroh si ritirò tutto rosso, tossendo.
Continuò il suo giro di ronda, facendo Evanescere un paio di pozioni di Corvonero e quella di un Goyle senza speranza alcuna. Poi arrivò davanti a banco di Draco e vide rifulgere il perfetto color acciaio da oltre l’orlo del calderone.
-Molto bene, Draco. – disse, ma Iroh tornò in agguato.
-Senti, ne parlavo ieri con Silente, ma lui mi ha detto di chiedere a te. Per le foglie di tè verde, è più corretta un’infusione totale e più rapida, o credi che questa possa stressarle e quindi giudichi più adatta un’infusione a bagnomaria? –
Si sarebbe controllato, ce l’avrebbe senz’altro fatta, se due dei suoi sensi non fossero stati irritati allo stesso tempo dallo sbuffo di una risata e dall’orrenda preparazione della Corroborante di uno dei Corvonero, che al posto dell’idilliaco grigio metallico, era di un verde marcio e abbruttito.  Si girò, di scatto, sbattendo la mano su uno dei banchi e gridando al vecchio di stare zitto, poi fece Evanescere la prima pozione che gli capitò a tiro e tornò in sé.
Quella scenata fece ritornare l’ordine nella sua classe e il desiderio di un bagno al teinomane. Per fortuna a deliziarlo c’erano sempre quei due Babbani in fondo all’aula, che disperatamente cercavano di fare quello che per loro era impossibile.
 
-Non si addensa! Perché non si addensa! – stava dicendo Suki, freneticamente, mentre Sokka mescolava, febbrile, il contenuto del calderone. Il grido di poco prima, lo aveva invogliato a non sfidare quel professore.
-Non lo so perché! – rispose lui, ormai a corto di fiato.
-Qui dice che ormai dovrebbe essere celeste cielo, ma è solo una poltiglia di ingredienti! Come fa a diventare liquida? –
-Non lo so! Controlla la lista, abbiamo messo tutto? – Suki si lanciò a leggere gli ingredienti, ma l’ombra del minaccioso professore era ormai su di loro. –Sbrigati! –
-Inutile dire – incominciò una voce in tono mellifluo – che avete fatto un pessimo lavoro e che aspetto entrambi alle sei di questo pomeriggio, davanti al mio ufficio. Non tollererò ritardi. – disse, mentre con la bacchetta faceva scomparire tutto e si girava a dargli le spalle – Non che mi aspettassi un risultato diverso, comunque. Non sapevate che solo i maghi possono preparare pozioni? O pensavate forse che fosse come giocare ai piccoli cuochi? – e con passo soddisfatto si allontanò, tollerando, stavolta, le risate dell’intera classe.
 
-Buon giorno, classe! – esordì, in tono raffreddato, il professor Vitious.
Ci fu un belato di risposta, che celava anch’esso la parola “buon giorno”, mentre tutti prendevano posto.
-Oggi, avevo escogitato una lezione speciale per mettere i nostri ospiti a proprio agio. Pensavo di esercitarci su degli incantesimi che rispecchino le loro abilità –  proseguì, entusiasta.
Zuko, seduto in fondo all’aula, accanto ad un ben poco presente corrispondente, stava armeggiando con una cartina del Regno della Terra e un compasso, lasciando che le parole gli passassero, come brezza mattutina, da un orecchio all’altro.
Sentiva che la soluzione era vicina, doveva essere a portata di mano! Ci doveva pur essere un modo per non costringere migliaia di persone ad abbandonare le proprie case e, al tempo stesso, cancellare ogni traccia della Guerra dei Cent’anni.  Forse poteva concedere al Regno della Terra tanti territori nella Nazione del Fuoco quanti erano quelli occupati dalle colonie, così si sarebbe raggiunta una sorta di par condicio. Purtroppo, un rapido calcolo gli rivelò che in questo modo avrebbe dovuto cedere al Regno della Terra tutta la Nazione e un paio di Templi dell’Aria, il che avrebbe scontentato qualche famiglia e causato un’altra guerra. No, non andava.
-Allora, ci sono dei Dominatori dell’Acqua, quest’oggi? – diceva intanto quel minuscolo ometto, da dietro la cattedra.
Zuko alzò gli occhi per vedere Katara che si faceva riconoscere come tale e tornò al suo problema.
-Che fai? –
Corrispondente e amico occhialuto avevano rivolto la propria attenzione su di Zuko, non appena si erano resi conto che quella si sarebbe rivelata una lezione come le altre.
-Nulla che ti riguarda –
-Fatti in là, voglio vedere! – insistette quello.
-E’ una cartina geografica. È il posto da dove venite? – chiese Harry, l’altro ragazzo.
-Mm- tagliò corto Zuko.
-E cosa sono tutti quei segni? – chiese ancora il pel di carota.
-Harry, Ron, non vi state esercitando! Perché? – Hermione era giunta in suo salvataggio.
-Il perché lo sai bene. –
-Va bene, non mi interessa, avanti, provateci anche voi, prima che il professor Vitious vi scopra. –
L’incantesimo che dovevano fare con il loro bastoncino di legno somigliava molto a Dominio dell’Acqua: avevano tutti una piccola scodella con dell’acqua dentro, che dovevano trasformare in lazo e far  vorticare per aria. L’unica differenza era che loro non avevano bisogno di muoversi, ma solo di pronunciare strane parole magiche.
Era così semplice: dovevano solo prendere la loro bacchetta e dire una parola, come diavolo facevano a essere già tutti bagnati nel giro di pochi secondi?
E, purtroppo, dopo un altro battibecco, la ragazza aveva malauguratamente convito anche il suo corrispondente a provare. Ci fu un breve attimo in cui Zuko ebbe fiducia delle capacità del ragazzo.  La sua cartina, suoi calcoli, i suoi appunti e la sua persona si ritrovarono bagnate un secondo più tardi.
-Fai attenzione, per la miseria! – sbottò, alzando il suo planisfero grondante d’acqua.
Ma Ron, Harry e Jet stavano ridendo, ancora asciutti, della malasorte del ragazzo. Fu allora che partì un’enorme vampata di fuoco, che abbrustolì parte delle tuniche circostanti.
-Stammi bene a sentire – disse, in tono minaccioso, afferrando Ron per il bavero, mentre il silenzio scese sulla stanza – Io sono un Capo di Stato e questa – e gli sbatté la cartina bagnata sulla testa – E’ una faccenda di primaria importanza! Mi hai capito? Quindi non ti azzardare a ripeterlo, non ho tempo da perdere con i vostri giochetti da imbranati! –
Katara si precipitò subito in soccorso, e Dominò fuori l’acqua da tutti i fogli di Zuko, che finalmente si decise a lasciare andare il colletto del corrispondente.
-Oh, bene. Abbiamo anche un Dominatore del Fuoco! – squillò, eccitato, il professore –La prossima volta impareremo qualcosa anche da lui! –
 
-Io sono un capo di Stato… bla bla bla… Quell’idiota ha fatto una questione dal niente e non fa che darsi arie! – era Ron, ovviamente, che si stava lamentando del corrispondente, sulla via per la lezione successiva. – E mi ha anche dato fuoco alla manica! –
Il tono melodrammatico di Ron giunse anche alle orecchie di Jet.
-Non ti aspettare altro da lui. È veramente un idiota. – s’intromise.
-Questo sì che è parlare! Harry, mi piace il tuo corrispondete, facciamo a cambio? –
-Non credo proprio. Il lanciafiamme schizzato lo lascio a te – rimbeccò l’amico.
-Veramente, io stavo pensando a qualcosa di più… definitivo-
Harry e Ron guardarono il ragazzo dalla chioma folle.
-Che ne direste di darmi una mano ad uccidere il Signore del Fuoco? – propose, in tono grave.
-Che cosa? – fece Harry, –Aspetta, non farai sul serio? –
-Oh, credo proprio di sì – rispose, stringendo gli occhi.
-Tu sei pazzo. Non c’è niente da fare, Ron, sono tutti pazzi! –
-No, aspetta, Harry, lascialo almeno spiegare… - provò a dire Ron, ma stavolta non servi l’aiuto di Hermione per fargli mettere la testa a posto.
In quel momento, davanti a loro sfrecciarono tre individui, uno calvo, due dalla folta capigliatura rossiccia, su dei monopattini d’aria, e per poco non mandarono per aria il minuto professore d’Incantesimi.
 
Fred, George ed Aang approdarono, vorticando sulle loro bolle d’aria, nella classe di una rosea Umbridge. La donna guardò con orrore il loro mezzo di trasporto, mentre i tre saettavano sulle pareti della classe, prima di prendere i loro posti.
-Niente magia nei corridoi, né nella mia classe, signori Weasley. Venti punti in meno  a Grifondoro! – sentenziò. – Per quanto riguarda lei, signorino – disse, indirizzandosi ad Aang – Non le consiglio di seguire la strada di questi due teppistelli. E, siccome lei è affidato a loro, toglierò altri dieci punti alla loro Casa! –
Aang guardò preoccupato i due gemelli, che lo rassicurarono con una scrollata di spalle. Quei pochi punti erano niente rispetto a quello che li avrebbe aspettati, se il loro piano fosse andato a buon fine… ma ne sarebbe valsa la pena.
La professoressa iniziò la lezione come sempre, chiedendo agli alunni di riporre le bacchette e di armarsi di libri, poi rivolse la sua attenzione alle pergamene ammassate sulla sua cattedra.
Fred lanciò uno sguardo al soffitto della stanza: ben nascosto, appostato sul lampadario c’era Pix. Allora fece un cenno, ed Aang partì.
-Professoressa, mi scusi. Mi chiedevo se lei poteva aiutarmi con questo libro. Non mi molto chiaro il significato di alcune parole… -
-Chieda aiuto a qualcuno dei suoi compagni, signorino. Io, come può vedere, sono già occupata – rispose, ma Aang fu invitato a non desistere.
-Ma vede, dal  momento che lei è l’insegnante, senza dubbio è la più qualificata tra noi, e potrà fornirmi una spiegazione migliore –
La Umbridge si alzò spazientita.
-Bene – disse, con una vocina acutissima – Cosa desidera sapere?  -
Mentre si avvicinava, George fece il segno di un “ok” con la mano al ragazzo.
-Qui, in questo capitolo, la parola “spirito” a cosa si riferisce, precisamente? – prese a dire, una volta che la professoressa gli fu davanti,  - Perché, vede, si dà il caso che – e fulmineamente, entrò nello stato dell’Avatar. Il bagliore accecante si accese negli occhi di Aang, che si sollevò di trenta centimetri da terra ed  spazzando di vento tutta l’aula.  – Anche io sia uno spirito – proseguì, con una voce decisamente spiritata.
La Umbridge fece un salto indietro, gridando, terrorizzata. Ma anche questa fu una mossa sbagliata: una Fattura Trabocchetto la stava aspettando, la donna inciampò in un ostacolo invisibile e rovinò a terra, mentre Pix saltava dal lampadario tra i suoi capelli e iniziava ad intrecciare un nido con la saliva.
Un’ovazione generale accolse la bravata dei tre ragazzi, che erano tornati sui loro monopattini di aria e se la stavano dando a gambe.
Fred e George ridevano, avevano le lacrime agli occhi, Aang, invece, sembrava piuttosto pensieroso.
-Grandissima interpretazione, Aang l’Avatar. – si congratulò uno dei gemelli, mentre cercavano di guadagnare il parco.
-La sua faccia! La sua faccia quando hai fatto quella cosa! Dovremmo trovare un incantesimo per imitare anche lo  stato dell’Avatar, George. Era impagabile! –
Le bolle d’aria su cui viaggiavano i due gemelli, infatti, erano frutto di un incantesimo ideato da loro stessi, quella notte, a modello del Dominio dell’Aria.
La sorte, tuttavia, non fu così benevola da concedere loro un lieto fine a quella faccenda. Piton incrociò il loro cammino.
-Bene, bene – disse, con il tono gioioso che assumeva solo quando stava per punire qualcuno – Cosa abbiamo qui…  Alunni fuori dalle classi durante le lezioni e magia nei corridoi. – parve ponderare la gravità della faccenda, - Credo che sarò molto lieto di avere anche voi due, da me, in punizione, per questa sera alle sei. Vi consiglio caldamente di non mancare. In più, cinquanta punti in meno a Grifondoro.–
E, detto questo, lasciò che i tre malfattori continuassero per la loro strada: a Piton non importava della loro istruzione o della loro incolumità, aveva già avuto quello che voleva, ora potevano anche andare.
 
 
Per l’ora di pranzo, ben più della metà della scuola sembrava essere stata trasformata in una caserma militare: manipoli di giovani studenti marciavano, coatti, da un corridoio all’altro, con le facce terrorizzate e i mantelli bruciacchiati.
Toph annunciò il suo arrivo in Sala Grande causando un terremoto di lieve intensità, che scatenò il panico negli studenti ignari, poi lasciò che il suo accompagnatore scivolasse su dei ciottoli, e prese posto al tavolo.
-Toph, per caso quell’armatura era il tuo corrispondente? –
-C’è una possibilità che sia così, Katara –
Quella mattina, l’odore del metallo antico ispirato il genio creativo di Toph. La ragazza, difatti, dopo aver usato il Dominio del Metallo per controllare metà delle armature del castello e metterle alle calcagna del suo corrispondente, ne aveva eletta una ad un compito superiore e ve lo aveva direttamente chiuso dentro. Ora le sue membra erano totalmente al servizio di Toph, che con il Dominio del Metallo, poteva controllare ogni suo singolo passo.
-E’ incredibile! È come il Dominio del Sangue, solo con il metallo! Toph, tu sei un genio! – era Sokka,  questo, che guardava, ammirato, l’opera di Toph.
-Lo so – s’impettì la ragazza.
-E senti, credi che potresti farlo anche al mio corrispondente? Ti posso giurare che se l’è cercata! –
-Non c’è problema! La più grande Dominatrice della Terra della terra è sempre a disposizione di voi insignificanti, microbici esseri umani ! –
 
-Dove vai, Zuko? – chiese Katara, poco più tardi.
Il ragazzo si era alzato dal tavolo, senza toccare cibo.
-Vado a cercare Mai. Questa storia dei ragazzini che marciano per i corridoi non mi convince, non si comportavano così, quando siamo arrivati… Scommetto che c’è dietro mia sorella – disse, guardandosi sospettoso, attorno.
E con questo, si congedò, dirigendosi verso la Sala Comune di Grifondoro, dove sperava di trovare la sua ragazza. Tuttavia, i corridoi labirintici di Hogwarts non risparmiarono nemmeno lui, che si ritrovò a vagare a vuoto, dove neanche i manipoli di ragazzini si aggiravano più.
-E così, finalmente, avrò la mia vendetta – aveva parlato una voce dietro di lui.
Zuko si girò, per vedere a chi appartenesse: dietro di lui c’era Jet, con le spade in pugno.
-Non ti lascerò scappare un’altra volta. Ora sei mio – e senza esitare, alzò le spade e corse in contro a Zuko.
L’altro ragazzo ebbe a stento il tempo di sguainare le sue spade dao,  prima che l’altro colpisse. I  colpi di metallo su metallo rimbombavano nel corridoio deserto.
-Che intenzioni hai? Cosa vuoi da me? –
-Ucciderti, non era abbastanza chiaro? – rispose Jet, con una luce di follia negli occhi.
-Ma perché, cosa di ho fatto? – domandò ancora, parando un affondo.
-Il tuo Domino del Fuoco, ecco cosa mi hai fatto! Tu sei della Nazione del Fuoco, anzi peggio sei il Signore del Fuoco! Tu, con la tua guerra, mi hai portato via la mia famiglia! – gridò, e questa volta Zuko poté solo fare un balzo indietro per non finire infilzato.
-Io non ho fatto niente alla tua famiglia, Jet! Io ho messo fine a questa guerra, non c’entro nient… -
-FALLA FINITA! – urlò l’altro, fuori di sé. – Cos’è? Hai paura? Non usi il tuo Dominio? –
-Non ti conviene sfidarmi… -
Zuko iniziava a spazientirsi, ma non voleva usare il suo Dominio su un Non-Dominatore, era scorretto. Provò di nuovo a disarmarlo, quando, in quel momento, uno sciame di freccette andò a conficcarsi nel muro, trascinando Jet con sé.
-Ti consiglio di smetterla di infastidire il mio ragazzo –
Zuko si girò e dietro di lui c’era Mai, con due lame che brillavano minacciose tra le mani.
-E io vi consiglio di smettere di aggravare la vostra situazione –
E questa volta a parlare era stato Piton.
Aveva fatto decisamente man bassa quel giorno.
 
-Silente, credo che la situazione ti stia sfuggendo di mano –
Severus era comparso alle spalle di Silente durante il pranzo e se lo era trascinato in disparte.
-Cosa te lo fa pensare, Severus? A me sembra che tutti si stiano divertendo molto! – rispose, investendolo con il suo proverbiale ottimismo.
-Oh, sai com’è… Ho appena beccato tre ragazzi dei loro che si lanciavano coltelli e duellavano con le spade. Poi, sulla via qui, mi sono imbattuto in gruppi di studenti del primo anno che marciano come se fossero in un esercito. I gemelli Weasley, senza dubbio ispirati dal clima leggero portato dalla presenza dei corrispondenti, stavano scorrazzando impuniti con uno mezzo monaco buddista durante le lezioni. E in più qualcuno all’ultima fila ha appena lanciato del fuoco per aria – disse, indirizzando una mano verso la platea.
Silente guardò, per la prima volta, con attenzione la sala davanti a lui.
-Oh… Forse sarà meglio che vada a controllare… Ma prima un annuncio! – e ritornò al suo pulpito, seguito dallo sguardo omicida di Severus.  – Cari studenti, volevo annunciarvi che per quest’oggi le lezioni pomeridiane sono annullate per tutti! Sarete comunque tutti desiderati qui per le quattro: il signor Iroh ci farà una lezione sulla corretta preparazione del tè! – concluse, l’entusiasmo riempiva la sua voce.
L’uomo tutto in nero s’irrigidì sul posto, ribollente di rabbia. Fortunatamente decise di evitare Silente, per andare a sfogare la sua frustrazione punendo qualcuno: quelle due ragazze che continuavano a lanciarsi acqua e fuoco in fondo alla sala erano perfette.
 
-Siete arrivati, finalmente! –
Sokka e Toph furono tra gli ultimi a ritornare nella Sala Grande, quel pomeriggio, erano un po’ sudati e palesemente divertiti.
-Sì, avevamo un lavoretto da compiere… - rispose la ragazza.
-Il mio corrispondente ha avuto finalmente quello che gli spettava. Toph lo ha scarrozzato da una parte all’altra del castello. E ha perfino Dominato il Metallo dell’armatura in modo che fluttuasse fuori dalla finestra di una delle torri. Sapeste come urlava… - stava spiegando Sokka – Certo, poi siamo stato presi e messi in punizione… - ma scrollò le spalle, non appena finì di pronunciare quella frase.
-Ma avrò la mia vendetta anche su di lui, se sarà necessario… - aggiunse Toph.
-Era lo stesso che ha messo in punizione te e Azula a pranzo, Katara… e che aveva già messo in punizione me e Suki stamattina… la versione adulta di Zuko, tranne vestita di nero –
-Ehi! – protestò Zuko.
-C’è poco da scherzare, Hermione mi ha detto che non è una persona molto affabile… - fece Katara.
-Per questo ti ho detto che assomiglia a Zuko! Ma comunque Azula si meritava quell’intervento, sorellina. Sta tramando qualcosa, senza dubbio… -
A quel punto, Silente richiamò l’attenzione di tutti, chiedendo loro di spostarsi ai lati della Sala Grande, dove apparvero tanti minuti tavolini da tè, buoni ad ospitare quattro persone ciascuno.
-Gli studenti che hanno un corrispondente si mettano nelle file più avanti, prego. Gli altri prendano, gentilmente, posto più dietro.-
Seguì una baraonda in cui tutti cercavano di accaparrarsi i posti e i compagni migliori e Zuko, quella volta, riuscì ad imporre la propria volontà, sistemandosi ad un tavolino con Mai, Ron e Ginny. E, con orrore del suo corrispondente, il tavolino prescelto era proprio quello in prima fila, davanti ad Iroh. Accanto a loro, c’erano da un lato Sokka, Suki e corrispondenti, e dall’altro Toph e quella che sembrava una scatola di latta, seduta vicino a Jet e Harry.
-Bene, sì, direi che ora possiamo cominciare! – iniziò Iroh.
-Perché hai scelto questo posto, idiota? Siamo proprio in faccia a lui! – protestò Ron.
-E’ mio zio, questo è sempre stato il suo sogno, quindi sta’ zitto e non rovinarglielo! -
 
Ogni tavolo fu, così, coinvolto nella preparazione della specialità di Iroh: il tè al gelsomino. Zuko sembrava completamente assorto dalla lezione e guardava lo zio con uno dei suoi rari sorrisi sulla faccia, mentre imponeva una serie di imperativi categorici al suo corrispondente, eletto a mozzo di bordo.
Sokka e il suo corrispondente non sembravano andare molto d’accordo, il ragazzo biondo era parecchio malridotto e lanciava in continuazione sguardi preoccupati al tavolo con Toph e Percy. Quest’ultimo stava abbozzando dei patetici tentativi di preparare del tè con un’armatura indosso, non sporadiche furono le urla di dolore, provocate dalle disattenzioni della ragazza, che faceva infilare la mano del proprio corrispondente nell’acqua bollente a intervalli regolari. Di Aang non c’era traccia, mentre sembrava che Hermione stesse dando parecchio filo da torcere a Katara, ostinandosi a correggere il suo modo di triturare e miscelare le foglie di tè, appellandosi alle sue doti di pozionista. Azula, invece, era controllata a vista da Ty Lee, che aveva temporaneamente bloccato il suo Chi, per evitare disastri. Silente e Bumi erano seduti ad un tavolino poco distante e si stavano godendo la lezione, mentre Severus era stato scelto come assistente di Iroh ed era continuamente interpellato sulle tecniche di infusione del tè e sulla temperatura ottimale dell’acqua. Resisteva solo pregustando le punizioni che avrebbe potuto infliggere di lì ad un’ora ai malcapitati studenti.
 
Per le sei di quel secondo giorno, circa i tre quarti dei corrispondenti avevano dato motivo a Piton di punirli ed erano stati costretti a radunarsi nell’aula di Pozioni in attesa del verdetto.
-Ecco dov’eri, Aang! Perché hai saltato la lezione sul tè? Piton era un bersaglio facilissimo, sarebbe stato fenomenale! – i gemelli si erano avvicinati ad Aang, seduto mogio ad un banco, prima dell’arrivo del professore.
-Scusate, ragazzi, stavo meditando. Ho fatto un uso sbagliato dei miei Domini e dello stato dell’Avatar. Non posso ripeterlo, non è giusto –
I due ragazzi lo guardarono senza capire.
-Avanti, Aang, io e George facciamo sempre un uso irresponsabile della magia. Certe volte fa bene divertirsi! –
-Ma non si tratta della stesa cosa. Il Dominio è un’arte antica ed io che sono l’Avatar dovrei dare il buon esempio. Non posso andare in giro ad usarlo per il mio vantaggio o divertimento. L’ultima volta che lo abbiamo fatto, io ed i miei amici abbiamo  finito per essere inseguiti da un gigantesco uomo di metallo che faceva esplodere le cose con la mente! –
Fred e George lo squadrarono, perplessi.
-Il buon vecchio Sparky Sparky Boom Man! Come dimenticarlo… Grazie ancora, Zuko, a proposito – intervenne Sokka.
-Ehi, vi ho già chiesto scusa, per quello! – si lamentò Zuko. – Comunque Aang ha ragione. Bisogna fare un uso consapevole e responsabile del proprio Dominio –
I due gemelli fecero roteare gli occhi.
-Lo so, sono insopportabili quando fanno così – diede loro appoggio Sokka – E meglio che non l’abbia saputo mia sorella, poi! Ad ogni modo conosco proprio la persona che fa al caso vostro! – aggiunse – Io! –
-Certo non sei l’Avatar, ma è qualcosa… che Dominatore sei? – chiese George, sufficientemente interessato, ponderando la proposta.
-Oh… io non sono un Dominatore, ma ho un boomerang! –
Fred e George lo guardarono, ammutoliti.
-Beh… sì, ti faremo sapere nel caso… -
 
Piton arrivò cinque minuti più tardi, di pessimo umore, come fu subito ben chiaro a tutti. Esordì togliendo cinquanta punti a Grifondoro e venticinque alle altre due Case nemiche, poi osservò gli studenti e si lasciò ispirare.
-Per prima cosa, dividiamo le coppie felici – disse, scoprendo i denti in un sorriso maligno – Quindi voglio tutte le bacchette qui. Nonché le armi. Per quanto riguarda i Dominatori, se vedrò un solo elemento muoversi all’infuori delle leggi naturali, posso giurarvi che ve ne pentirete –
Quindi assortì le coppie e le dispose in fila, perché potesse guardarli in faccia, prima di decidere la punizione più adatta a loro.
Sokka fu associato a Jet ed entrambi furono invitati ad immergersi nel Lago Nero per procurare delle alghe utili alla preparazione di alcune pozioni. Stava piovendo ovviamente. Zuko e George furono mandati sulla torre di Astronomia dove avrebbero utilizzato l’acqua piovana per pulire  i vasi da notte dell’infermeria. Mai e Suki furono spedite nei sotterranei a sostituire le esche delle trappole per topi con delle nuove, ovviamente liberando le trappole dai cadaveri. Toph e Fred furono inviati nella Foresta a raccogliere un numero esatto ed eccessivamente elevato di pinoli, con il solo supporto di una lampada ad olio. Aang e Azula ricevettero il compito di riordinare alfabeticamente un’intera sezione della biblioteca, riassociando le eventuali pagine sfuse al libro esatto da cui erano state strappate. E Katara, infine, fu accoppiata con uno dei Corvonero di quella mattina ed entrambi dovettero ripulire le cucine e le stoviglie, al posto degli Elfi Domestici.
 
Molti di questi “compiti” richiesero diverse ore prima di essere portati a termine, ma Piton aveva gentilmente invitato gli studenti di Hogwarts, a cui erano stati affidati i corrispondenti, a farsi trovare davanti al suo ufficio, per riportarli nei rispettivi dormitori. Era un modo alternativo, più sofisticato per imporre ulteriori punizioni, lo adorava.
Ron e Harry dormivano addossati l’uno sull’altro, quando i propri corrispondenti si fecero finalmente vivi. Erano entrambi grondanti d’acqua.
-Puzzi come una fogna! Che hai fatto? – disse Ron, in tono cortese.
-Mi ha fatto pulire i vasi da notte con l’acqua piovana – rispose, furioso.
Il ragazzo lo guardò disgustato, ma anche un po’ comprensivo.
-Ci sono passato, amico. È una delle sue punizioni preferite… -
-E tu? – chiese Harry al proprio corrispondente.
-Non ti interessa! –
Saltato il piacevole momento in cui venivi a sapere di una punizione di Piton che non era toccata a te, i due studenti di Hogwarts si misero davanti e si diressero verso le scale. Dopo un paio di minuti di parlottare sommesso, uno di loro si girò.
-Sentite, come mai siete stati messi in punizione? –
-Mi ha aggredito – rispose Zuko – Ma ha trovato pane per i suoi denti… -
-Se non fosse stato per la tua ragazza, saresti già solo un necrologio! –
Ma Harry e Ron erano tornati alle loro chiacchiere.
-Senti, non credi che il mio sia pericoloso – stava dicendo il ragazzo occhialuto, - Forse dovremmo dirlo a Silente, o ad un dei loro accompagnatori… -
Ron si guardò, di nascosto, alle spalle, ad osservare i due: il suo corrispondente aveva un mezzo ghigno, stava schioccando le dita, provocando ogni volta una lingua di fuoco, e guardava l’altro con aria di sfida. Jet era fuori di sé.
-Naah, lasciamoli divertire! -
 
   
 
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