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Autore: Hysterisch    06/07/2013    1 recensioni
“Non tutti gli angeli sono invisibili”
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Guardian Angel'
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Il sole cominciò a sorgere, ed io ero ancora sveglia. Avevo finito le lacrime da un bel pezzo, ma singhiozzavo ancora. La notte non aveva portato consiglio, ma confusione. Una immensa confusione.
 
<< Non posso abbandonarli...>>
 
Volevo rimanere, ma non avrei mai messo a rischio la vita di Bill. Dovevo parlare con i tizi lassù.
 
"Ciao, eterna indecisa"
 
Era arrivato. Era arrivata l'ora.
 
"PERCHÉ SEI GIÀ QUI?!"
 
Urlai sottovoce per evitare di svegliare Bill. Mi allontanai dalla camera da letto, portando lo spirito con me.
 
"Hai fatto la tua scelta?"
 
"NO! Devi accompagnarmi. Ci parlo io con quei quattro!"
 
"Ma non p-"
 
"FALLO E BASTA"
 
"D'accordo"
 
Mi fece addormentare sul tavolo della cucina. 'Io' mi trovavo nel mio mondo, più incasinato di quello dove mi trovavo ospite.
 
"Scusate, non sono dell'umore giusto"
 
Avevo tanti amici li'. Si avvicinarono non appena mi videro arrivare, ma li respinsi tutti. 
 
Mi presentai di fronte l'enorme porta, che conduceva alla camera di quei quattro vecchi rimbecilliti. Si aprì da sola. Mi aspettavano?
 
"Mi stavate aspettando?"
 
Chiesi loro. Non riuscivo neanche a vederli in viso, dannata luce bianca.
 
"Si"
 
Rispose l'uomo che era al centro del cerchio formato dai quattro.
 
"Vorrei farvi sapere che-"
 
"Abbiamo un problema molto più grosso di cui discutere ora, Tomja."
 
"Devi ascoltarci"
 
Cosa stava succedendo?
 
"Vi ascolto"
 
L'uomo a destra prese la parola.
 
"Se abbiamo dato Bill un angelo custode visibile, è perché lui è un'essere speciale, troppo speciale"
 
"Anni fa, salvammo il mondo da una minaccia oscura. Pensavamo di averla sconfitta ma...è ritornata"
 
La mia faccia era diventata un completo punto interrogativo.
 
"Cosa state dicendo?"
 
"Il male si risveglierà se la famiglia Lestat arriva al suo sangue. Ora è il momento di difenderlo davvero, Tomja"
 
"Al sangue di chi?! Di Bill?!"
 
"Stanno per arrivare, vai via!!"
 
Venni buttata fuori dalla stanza da non so cosa. Ero furiosa
 
"ME LA PAGHERETE!"
 
Tirai un calcio alla grandissima porta.
 
"Tomja! Tomja!"
 
Qualcuno esclamò il mio nome, ma chi?
 
"Si?"
 
Mi voltai alle spalle. Una donna anziana si stava avvicinando a me, ma l'avevo già riconosciuta.
 
"NONNA!"
 
Corsi per abbracciarla. Lei era l'unico membro della nostra famiglia che mi capiva, che andava d'accordo con me.
 
"Come sei cresciuta!"
 
Mi accarezzò i capelli. Dal suo sorriso capivo che era molto felice di rivedermi.
 
"Sono passati sei anni, nonna"
 
"Lo so, ma per me sarai sempre la mia piccolina!"
 
Mi faceva tanta tenerezza. Mi ricordo che al suo funerale piansi come una fontana, le volevo davvero bene.
 
"Ho visto che stai combinando guai laggiù!"
 
"No, non proprio..."
 
"L'ho sempre saputo io"
 
"Cosa?"
 
"Ho sempre saputo che provavi qualcosa di più per quel monello di tuo fratello. Gli occhi non mentono mai"
 
"Già..."
 
Si fermò un attimo.
 
"Sembri tesa. Cos'hai?
 
Mi guardò per bene, poi fece un grandissimo sorriso.
 
"Non lo so. So solo che devo proteggere Bill da una 'potenza oscura' "
 
"Oh mio dio, i Lestat!"
 
"Ah, li conosci?
 
"Certo che li conosco!"
 
Si portò una mano sulla bocca.
 
"Devi difenderlo fino alla morte, devi farlo o..."
 
"Il mondo è spacciato?"
 
"Quasi"
 
Non ci credevo. Non credevo a tutto ciò che stava accadendo.
 
"Tutto è sulle mie spalle ora..."
 
"Purtroppo, si. Ma tu sei forte, ce la farai"
 
"Spero"
 
Tirò fuori qualcosa dalla tasca della sua lunga tunica bianca.
 
"Consegneresti questa a Bill per favore?"
 
Mi lasciò, sul palmo della mano, una collana con due pendenti.
 
"È una collana che mi fu consegnata dal mio bisnonno. Chiunque la indossi, è protetto dai nostri vecchi antenati"
 
"Erano degli angeli?"
 
"Certo! Altrimenti tu non avresti messo piede in questa famiglia!"
 
"Wow.."
 
"Questa, in realtà, apparteneva ai Lestat, ma fu consegnata ai Kaulitz come dono"
 
"Aspetta, eravamo uniti con loro?"
 
"Non so tutti i dettagli, ma so che le famiglie erano unite da un contratto"
 
"Okey"
 
Inserii la collana nelle mie tasche. L'abbracciai e mi avviai verso l'uscita.
 
"Buona fortuna!"
 
"Grazie!"
 
La salutai in lontananza, poi aprii le porte e saltai di sotto, per ritornare da dove ero venuta.
 
"Ugh...la testa!"
 
Mi risvegliai dove mi ero addormentata. Mi alzai dalla sedia, cercando di non strisciarla per terra. Entrai in camera da letto. Bill stava ancora dormendo, ne approfittai per attaccare la collana al suo collo.
 
"Ecco fatto.."
 
Dopo aver fatto tutto ciò che dovevo fare, mi sdraiai accanto a lui. 
 
Dopo qualche ora fui svegliata dai rumori provenienti dalla cucina.
 
"Sono loro?!"
 
Non ero armata, non ne avevo bisogno, dopotutto. Il rumore proveniva dal soggiorno, mi fiondai immediatamente li.
 
"Ah, quindi sei tu il suo angelo custode!"
 
L'uomo tentò di saltarmi addosso, ma lo feci decollare fuori dalla finestra con un pugno. Sapevo che non era morto.
 
"Non preoccuparti, hai tempo per ritornare, Lestat"
 
Sbuffai dalla noia.
 
"Forse io ho il tempo di ritornare, ma mio padre non può più aspettare!"
 
"Eh?"
 
Mah, tutte 'ste frasi eroiche.
Il tipo non perse tempo a rientrare dentro casa..
 
"Vorrei finire questo combattimento il più presto possibile. Devo andare al mare!"
 
Il sole stava salendo, e pian piano riuscivo a vedere il suo viso. Era pallido, con occhi rossi e canini lunghi.
 
"S-sei un vampiro!?"
 
"Sei messa abbastanza male, ma non ti farò niente se mi lasci prendere il sangue di tuo fratello"
 
"DEVI PASSARE SUL MIO CADAVERE"
 
"Ah, novellina!"
 
Il vampiro oscurò la stanza con uno schiocco delle dita. Ero persa, non vedevo niente. Il vampiro si approfittò di questo per afferrarmi.
 
"Dicevi?!"
 
Mi afferrò per il collo. Mi portò in alto con la mano mentre mi strangolava.
 
"IO BERRÒ IL SUO SANGUE, E DAL SUO SANGUE RINASCERÀ LA NOSTRA DIVINITÀ!!"
 
Il vampiro mi portò ad altezza della sua bocca, ed affondò i suoi canini sul mio collo. Riuscii a spingerlo con un calcio nello stomaco dopo poco, ma ero stata comunque morsa.
 
"Argh..."
 
Il sole era ormai sorto, il Vampiro sparì dal niente. Meglio così, non ero in grado di combattere.
 
Mi rialzai da terra con fatica. Ci vedevo doppio, mi girava la testa, e sopratutto, la ferita mi bruciava, mi bruciava dall'interno.
 
"Cosa sarà di me ora?!"
 
Esclamai tra le lacrime. Mi portai una mano sul collo. Perdevo sangue a volontà, ed oltre a quello, cominciavo ad avere dolori ovunque.
 
"Tomja? Che sta succedendo?!"
 
le mie parole svegliarono Bill. Corse da me in soggiorno.
 
"Stai bene?!"
 
Mi afferrò la mano.
 
"...-cough- attento a Lestat -cough-"
 
"Lestat?! Chi è?"
 
Persi i sensi.
 
///
 
Non so esattamente che posto fosse quello, ma sono sicura che non apparteneva alla mia natura.
 
"Benvenuta nel nostro club!"
 
Una voce esclamò.
 
"Facile parlare mentre si è nascosti, eh?!"
 
Mi giravo attorno ma lui non era li.
 
"Mi presento. Sono Luis Lestat"
 
"Non me ne frega di chi sei, dimmi cosa mi succederà!"
 
"Ohohoh! Peperina la ragazza!  Va bene, risponderò alla tua domanda. Essendo un angelo, il tuo organismo cercherà di respingere l'attacco del
Veleno che io ti ho lasciato in corpo..."
 
"BASTARDO"
 
"Ehm ehm"
 
Tossì per interrompermi.
 
"Fammi finire. Anche se il tuo organismo riuscirà a mandare fuori il veleno, la sostanza si unirà lo stesso ai tuoi geni"
 
"In parole povere?"
 
"Potresti diventare un vampiro senza voglia di sangue, oppure rimanere come sei adesso ma con la voglia di uccidere, insomma, sarà una specie di incrocio"
 
"IO TI AMMAZZO!"
 
"Ah, lo so! La genetica è un po' strana, non è così?"
 
Strinsi il pugno.
 
"Spiegami tutta la storia. Dimmi perché proprio Bill"
 
"Tutto questo partì dai nostri antenati. La vostra famiglia apparteneva ai Lestat. Il conte Lestat, mio padre, morì ucciso dagli Angeli, i tuoi colleghi. Per farlo resuscitare avevamo bisogno del sangue del prescelto. Il prescelto doveva essere datato 89, e doveva essere il primogenito maschile"
 
"Bill"
 
"Solo che poi, assieme a lui, sei nata anche tu. Per noi sei una seccatura, la tua presenza ha sempre intimorito tutti i vampiri, ma io ho il coraggio di affrontarti e di ucciderti" 
 
"Peccato che io non sia nel menù"
 
Rise.
 
"Se noi Lestat mordiamo tuo fratello, mio padre resusciterà in lui"
 
"Prova a farlo, allora"
 
Gli ringhiai.
 
"Niente potrà fermarci!"
 
La sala oscura si ammutolì. Scommetto che Luis o come diamine si chiamava, fuggì di nuovo. 
 
"MALEDIZIONE!"
 
Calciai nel vuoto, anzi, nell'oscurità. Non credo ci fosse qualcosa da visitare in quel posto, e anche se fosse, non ne ero interessata.
 
"Quindi è questa la ragione per cui esisto....non è così? NON È COSI!?"
 
Chi poteva rispondermi in quel luogo? Nessuno, a parte il mio eco. 
Quel silenzio mi stava facendo impazzire, riuscivo a sentire i movimenti dei miei muscoli, il mio battito cardiaco, il mio flusso sanguineo. Tutto.
 
"PORTATEMI VIA DA QUESTO POSTO!"
 
Mi inginocchiai stringendo la testa tra le mani, sperando che qualcuno, chiunque, mi portasse via da li'.
 
-2 GIORNI DOPO-
 
"Casa dolce casa!"
 
Che fosse un ospedale lo avevo capito, ma gli ospedali Hawaiani erano molto differenti da quelli europei. Ormai avevo fatto una certa abitudine col risvegliarmi in ospedale.
 
"No, non alzarti!"
 
Bill mi bloccò a meta busto.
 
"è da molto tempo che sei qui?"
 
Gli domandai. 
 
"Da quando ti ho portata..."
 
Mi passò una mano sulla guancia. I suoi occhi erano più scuri del solito, era come se fosse triste dall'interno, mi stava nascondendo qualcosa.
 
"Chi ti ha fatto tutto questo?"
 
Mi domandò.
 
"...non lo so, o meglio dire, lo so, ma non posso parlarti"
 
"Perché?"
 
"Un giorno capirai"
 
Aprì la bocca come se volesse ribadire ma finì col non dire nulla.
 
"Perché sei triste?"
 
"Io non sono triste"
 
Finse un sorriso, ma io lo conoscevo meglio di me stessa.
 
"Il muro ci crede, io no"
 
Girò la testa verso destra per qualche secondo, poi riprese a guardarmi.
 
"Chiunque sia stato a farti tutto questo, oltre ad averti portato via molto sangue, ha portato via anche il nostro bambino"
 
"...me lo aspettavo.."
 
Non piansi, non urlai. Ero tranquilla, ma dentro di me una fiamma vendicativa si accese.
 
"Non preoccuparti Bill. Prenderò quel tizio"
 
"No, lo acciufferò io, e lo ammazzerò senza farmi scrupoli!"
 
Tirò un cazzotto sul muro.
 
"Stai calmo! Ci penso io a lui"
 
Improvvisamente ebbi dei dolori atroci su tutto il corpo, ma non dissi niente.
 
<< È la metamorfosi! Il veleno si sta unendo con i tuoi geni! >>
 
"Maledetto!"
 
Strinsi i denti per il dolore. Era Lestat che mi stava parlando, sentivo la sua voce dentro la mia testa.
 
"Stai male?!"
 
"No, no! È tutto okey..."
 
Annuì e si alzò dalla sedia.
 
"Vado a dire ai medici che ti sei risvegliata, torno subito"
 
Non appena uscì dalla camera, mi contorsi sul letto dai dolori.
 
"Nghhh! Lestat! LESTAAAT!"
 
<< Quella è solo una parte di tutto il dolore che proverai! >>
 
"Ti prenderò!"
 
Il mio corpo stava cambiando. Riuscivo a sentire i miei muscoli aumentare, così come il mio udito. Riuscivo a sentire la voce di Bill e dei dottori, ed erano molto lontani.
 
"Si è risvegliata quindi?"
 
"Si. Non so come abbia preso la notizia dell'aborto comunque...non ha reagito"
 
"Meglio così!"
 
"Comunque, ho visto che era molto pallida in viso, i suoi occhi erano pieni di sangue e  si stava lamentando dai dolori!"
 
"Davvero? Vengo a dargli un occhiata!"
 
Arrivarono dopo poco. Il medico quasi si avventò su di me.
 
"Ahm,  devi parlargli in inglese, sai, sono hawaiani..."
 
Oh per favore. Con quei dolori non stavo di certo pensando a che lingua parlare.
 
"Come ti senti?"
 
Mi domandò il medico.
 
"Bene..."
 
"Bill mi ha detto che hai-"
 
"Sto bene, ho detto"
 
Anche la mia voce era mutata in un paio di secondi. Anche io fui sorpresa quando la sentii.
 
"O-okey, vuoi che ti control-"
 
"Lasciatemi andare! Devo andare via da questo posto"
 
"Tomja, non puoi!"
 
Spinsi Bill lontano da me.
 
"Non puoi dirmi ciò che posso fare e ciò che non posso"
 
"Tomja? Che cosa hai?!"
 
Si avvicinò nuovamente a me, ed io lo respinsi un'altra volta.
 
"STAMMI LONTANO"
 
"D'accordo!"
 
Anche il medico si spaventò, ed anche io, a dire la verità.
 
"Vado a prendere le carte per le dimissioni allora"
 
L'anziano medici uscì velocemente dalla camera.
 
"Cosa mi sta succedendo?!"
 
Scoppiai a piangere. Non potevo perdere il controllo di me stessa così facilmente. Ero un pericolo per lui adesso.
 
"Stai tranquilla"
 
Mi abbracciò.
 
"Non me la sono presa, davvero!"
 
Il medicò rientrò in camera con i fogli in mano. Una volta firmato il tutto, mi rivestii.
 
"V-vuoi ritornare in Germania?"
 
Mi domandò Bill.
 
"No"
 
"Sicura?"
 
"Solo perché abbiamo dei brutti ricordi legati a questo posto non vuol dire che dobbiamo bruciare le nostre vacanze"
 
Abbandonammo l'ospedale dopo pochi minuti. 
 
Mente eravamo in taxi, guardavo il panorama aldilà del finestrino, ma niente sembrava più lo stesso. I colori erano spenti, i sorrisi non avevano più gioia, ma la luce del sole non mi dava nessun problema.
 
"C'è un bel tempo oggi!"
 
Esclamò. 
 
"È vero..."
 
Peccato che anche il sole mi sembrava spento. Tutto era quasi grigio per me.
 
"Devi abbronzarti comunque! Guarda come sei pallida!"
 
"Resterò così per parecchio tempo..."
 
"Ma perché mi rispondi così stranamente?"
 
"Lascia perdere"
 
Portai le cuffiette del mio iPod alle mie orecchie. Ovviamente anche la musica suonava stranamente per me. Anche il volume più basso per me era troppo alto.
 
<< Me la pagherai Lestat! >>
 
Non so dove eravamo, ma il taxi si fermò lì. Bill mi rimosse una cuffietta.
 
"Guarda che siamo arrivati!"
 
"Siamo stati sfrattati da quell'altra casa?"
 
"Smettila di dire cavolate!"
 
Pagò il tipo, che andò subito via.
 
"Ho deciso di cambiare perché quella casa non mi convinceva più di tanto"
 
"Sono entrambe numerate quattrocentottantatre"
 
Glielo feci notare.
 
"È da un bel po' che quel numero mi sta ossessionando"
 
"Almeno hai una idea per il nuovo album"
 
Sbloccò la serratura della porta. La casa era molto simile a quella precedente, a parte il fatto che questa si trovava appena fuori città.
 
"È molto simile a quella di prima"
 
"Lo so! Le case qui sono tutte simili, più o meno"
 
Non appena trovai la camera da letto, mi ci intrufolai. 
 
"Non ti va di mangiare?"
 
Mi domandò Bill.
 
"No, non ho fame"
 
Mi tuffai sul letto. Mi addormentai subito.
 
Quei tre mesi passarono in fretta. Doveva essere una vacanza, invece fu un inferno. Lestat continuava a vivere nella mia testa, mentre io combattevo ogni giorno contro me stessa, contro le mie due personalità, e combattevo contro il desiderio di uccidere le persone.
 
Ritornammo in Germania, era il venticinque Agosto. Gustav e Georg ci stavano aspettando in aeroporto.
 
"Dove sono?!"
 
Bill si voltava attorno cercando di trovare Georg e Gustav. Grazie alla mia vista avanzata, li vidi entrare.
 
"Sono laggiù. Sono appena entrati"
 
"Dove?"
 
Trascinai Bill per mano, assieme ai nostri bagagli, o meglio dire AI MIEI bagagli. Non ci tenevo a portare con me anche i suoi.
 
"Eccoli!"
 
Li puntò con la mano. I due si avvicinarono a noi per salutarci ed aiutarci.
 
"Heeey! Da quanto tempo!"
 
Georg mi abbracciò per prima, ma notò che ero cambiata. Non era da me avere una espressione triste e vuota.
 
"Uh...sei spenta, cos'hai?"
 
"Sono...sono solo stanca, ecco"
 
Anche Gustav mi abbracciò dopo aver salutato Bill.
 
"Ma quella pancia non cresce?!"
 
Georg ci stava scherzando su, e per fortuna riuscii a trattenermi.
 
"Non credo crescerà più, Georg"
 
"In che senso?!"
 
Bill si attaccò al discorso.
 
"Ha abortito mentre eravamo alle Hawaii. Non so cosa sia successo quella notte, ma fu aggredita da qualcuno che entrò in casa"
 
"...mi dispiace! Io non volevo, stavo solo scherzando.."
 
"Risparmiati il fiato"
 
Uscii dall'aeroporto prima degli altri. Li sentivo parlare di me, dietro le spalle.
 
"Cosa ha?! È così acida!"
 
"E fredda"
 
Aggiunse Gustav.
 
"Non lo so. Forse è per l'aborto, è così da quando si risvegliò all'ospedale"
 
"Dev'essere molto stanca però, è pallida come un muro"
 
"No. Da quella sera il suo colorito sbiadì tantissimo, è sempre pallida"
 
"Anche nei suoi occhi ho notato qualcosa di strano"
 
"Si, l'ho notato anche io . Ho notato che quando si innervosisce, il contorno degli occhi è rosso, mentre è calma, no"
 
<< Sono davvero cambiata così tanto? >>
 
Mi domandai. L'altra parte di me mi rispose.
 
<< Certo che si, stupida! Sei mezza vampira ora! >>
 
<< Fa silenzio! Io non ho bisogno del sangue per vivere, e la luce del sole non mi crea problemi! >>
 
<< Ma non sarai mai più felice! Non vedrai le cose come prima! Sarai APATICA >>
 
"BASTA!"
 
Mi rimproverai. Purtroppo gli altri non potevano capire.
 
"Che cosa hai?"
 
Mi domandarono.
 
"Niente"
 
Georg mi tirò di mano i bagagli per metterli nel suo bagagliaio. Entrai in auto, volevo stare sola ma a Gustav toccò sedersi accanto a me.
 
"Ho un mucchio di idee per il nuovo album!"
 
Esclamò Bill.
 
"Bene! Benjamin sarà felice di sentirlo"
 
Erano solo loro tre a dare voce dentro l'auto. Io me ne stavo per i fatti miei, in silenzio.
 
"Che allegria!"
 
Sapevo che Georg si stava riferendo a me. 
 
"Non ho motivi per essere felice"
 
"Perché dici questo? Solo perché hai-"
 
"NON È PER IL BAMBINO!...con quello che mi sta succedendo, è meglio che io l'abbia perso. Sarebbe stata una perdita di tempo per me"
 
Credo che quelle parole scandalizzarono tutti i presenti. Il punto è che non fu la mia parte buona a dirlo.
 
<< COSA STAI DICENDO? BUGIARDA! >>
 
<< Dico semplicemente la verità. Non lo desideravi, altrimenti Lestat sarebbe già morto >>
 
<< TI MOSTRERÒ IL CONTRARIO >>
 
"Non potete capire, quindi non provate a farlo, per favore"
 
Stavo per piangere di nuovo. Odiavo dover escludere loro, i miei migliori amici, fuori dalla mia vita.
 
"Se hai bisogno, noi siamo qui"
 
"Non ho bisogno di vo-"
 
Mi portai una mano sulla bocca, ma lo avevano già sentito.
 
<< TI ODIO! >>
 
<< Anche io ti odio. Pensi davvero che l'amicizia e l'amore ti possano aiutare? Povera illusa! Sai qual'è il mio obiettivo?!  >>
 
<< Morire? >>
 
<< Questo è quello che desideri tu, ma il mio obiettivo è differente! Il mio obiettivo è di farti perdere tutte le amicizie, e farti allontanare dalle persone che ami! >>
 
<< MAI >>
 
"Ngh!"
 
Tirai un calcio al sedile di fronte a me, cioè quello di Georg.
 
"Cosa ho fatto?!"
 
Mi domandò.
 
"No...non hai fatto niente. Era solo uno scatto nervoso..."
 
Georg parcheggiò di fronte casa nostra dopo quasi un'ora di viaggio. Non appena uscii, Bill mi portò lontano dagli altri per parlarmi.
 
"No, ti prego. Non andiamo lontano..."
 
Avevo paura di perdere il controllo e di fargli del male. Dentro di me avevo sempre una parte dei Lestat.
 
"Cosa hai? Cosa ti sta accadendo!? Perché ci tratti così!?"
 
"Non è colpa mia, lo giuro!"
 
"Ma sei tu a parlare, non qualcun'altro!"
 
"Lo so ma...sono divisa in due, capisci?!"
 
"Io...io non ti sento più come prima. Non sei più socievole, non sei più...calma, tranquilla. Sei nervosa, fredda, acida..."
 
"Mi passerà Bill, è solo un periodo, credimi!"
 
<< Non ti passerà mai! >>
 
"Anche per me è stata una batosta perdere il bambino, ma non ho reagito così!"
 
"Nessuno ti sta dicendo di rimanere al mio fianc- DANNAZIONE, STA ZITTA!"
 
Mi nascosi tra le mie mani.
 
"Oddio, scusami Bill! Scusami! Non sono stata io a dirlo, te lo giuro"
 
Mi strofinò la schiena con la mano.
 
"Tranquilla...posso immaginare"
 
"No..non puoi!"
 
Esclamai tra le lacrime.
 
"Non puoi capire com'è combattere con se stessi! Non puoi capire!"
 
Poggiò la mia testa sul suo petto.
 
"Ti passerà, lo so che sei forte"
 
<< Non stavolta...>>
 
Piansi per molti minuti abbracciata a lui. Era uno sfogo, ma mi sentivo tanto in colpa per le cose che avevo detto e che stavo dicendo.
 
"Entriamo a casa?"
 
Mi domandò.
 
"Okey.."
 
Entrammo dentro la nostra vera casa. I cani vennero a farci le feste, ma non ero dell'umore per giocare con loro.
 
"Vi ha trattati bene lo zio Andreas?!"
 
Ci pensò Bill a calmarli. Neanche loro si avvicinavano a me.
 
<< Chiaro! Nessuno vuole avvicinarsi a te! >>
 
<< Zitta! Lasciami in pace! >>
 
Mi sedetti sul sofà dentro il nostro mini studio. Ero sola, e volevo esserlo. Una vecchia foto di gruppo si presentò davanti ai miei occhi. 
 
<< Guardala, eri così felice! Tienila ben impressa perché niente sarà più così! >>
 
La mia parte malevola modificò a suo piacere la foto. Bill prese l'aspetto di Lestat, ed anche io ero una vampira.
 
"BASTA!"
 
Lanciai per terra la foto, distruggendo la cornice di vetro.
 
"Lo so che niente sarà più come prima, ma lasciami stare!"
 
-BILL'S POV-
 
"Sono preoccupato per lei..."
 
Confidai agli altri la mia paura, la mia preoccupazione.
 
"Perdere un figlio per le donne è più difficile da accettare"
 
"Non è questo il punto, Georg! È cambiata così tanto che non la riconosco più..."
 
"Neanche io. Ma è solo una fase"
 
"Ha doppia personalità!"
 
Georg inarcò le ciglia.
 
"Cosa te lo fa pensare?"
 
"Lo ha detto lei stessa!..."
 
"Cosa ha detto esattamente?"
 
"Ha detto che è stanca di combattere con se stessa, e cose del genere..."
 
Georg era molto comprensivo, era esperto nel campo della psicologia. Alla fine volevo solo sapere se ci fosse un metodo di recuperare la Tomja che conoscevo un tempo.
 
"Potrebbe andare da uno psichiatra, ma non cambierebbe niente...solo lei può 'aiutarsi'"
 
Mi poggiò una mano sulla schiena.
 
"Sono sicuro che Tomja ritornerà ad essere come prima, fidati"
 
"...e se non sarà così?"
 
"Tu la ami?"
 
Non potevo dubitare di questo, ma devo dire che in quel periodo stavo ripensando su tutto.
 
"....non...non lo so"
 
"Bill...le devi stare accanto"
 
"Io la amo, certo che si! Ma in questo periodo è differente! Forse un periodo di pausa può aiutare.."
 
"No, assolutamente"
 
"Ma se poi litighiamo sarà peggio! Lei dirà cose che non pensa ed anche io farò lo stesso! Ci faremo del male per niente"
 
Il discorso fu interrotto dal cellulare di Georg che squillò.
 
"Scusami"
 
Prese il telefonino in mano e si allontanò da me.
 
-TOMJA'S POV-
 
Avevo sentito tutto il discorso tra Bill e Georg. Tutto. 
 
"VAFFANCULO!"
 
Afferrai una delle mie tante Les Paul e la sferrai violentemente sul muro, e poi sul pianoforte.
 
"LESTAT, IO TI AMMAZZOOO!"
 
Ruppi anche qualche tasto del pianoforte. La chitarra era spezzata in due, la lasciai cadere per terra.
 
"Non posso perdere anche lui..."
 
Mi lasciai cadere sulle ginocchia. 
 
"Non posso..."
 
<< Lo hai difeso, e lo stai difendendo tutt'ora. Stai facendo il tuo dovere! >>
 
Era...mia nonna?
 
"Nonna?"
 
<< Si! Cerca di tenere duro, una volta ucciso Lestat, la tua parte malvagia scomparirà! >>
 
"LO UCCIDERÒ!"
 
Mi rialzai da terra. Stavo per uscire dallo studio quando un giramento di testa mi fece cadere sul sofà.
 
"Ugh..."
 
<< Hai bisogno di sangue, cara vittima! >>
 
"S-sangue?.."
 
<< Devi andare a caccia! È strano andare a caccia alle sette di sera, lo so >>
 
"No..non posso farlo.."
 
<< Devi farlo, altrimenti morirai >>
 
"Vi distruggerò.."
 
Trovai delle forze per alzarmi dal sofà e scappare dalla finestra.
 
<< Buona caccia! >>
 
"Fottiti!"
 
Ero più pallida e più debole del solito.
 
<< Usa questa tua 'capacità' come strumento di vendetta contro le persone che odi >>
 
"Persone che odio?...."
 
Ne avevo tante, ed era difficile ricordare dove abitassero.
 
"Non ho tempo per loro.."
 
Mi sentivo collassare, avevo bisogno di bere del sangue. 
 
Ero in centro città di Magdeburgo, era molto difficile trovare una persona appartata, lontana dagli occhi di tutti.
 
"Eccone una!"
 
Aspettai che voltasse l'angolo. Entrò in una stradina sterrata, non c'era nessuno.
 
<< Prendila, prendila! >>
 
Con agilità, gli corsi dietro e quando ero a pochi metri da lei, gli saltai addosso.
 
<< Perdonatemi! >>
 
Affondai i canini sul collo della ragazza. Il pensiero che io stessi bevendo del sangue mi stava facendo quasi vomitare, ma allo stesso tempo mi sentivo così bene mentre lo bevevo. Bevetti fino all'ultima goccia.
 
"...Cosa ho fatto?"
 
Mi domandai.
 
<< La cosa giusta! >>
 
"No, non è giusto uccidere delle persone!"
 
<< Tu lo hai già fatto in passato! >> 
 
"Era necessario! Non avrei mai fatto uccidere mio fratello"
 
Fuggii da quella stradina. La mia maglia aveva delle gocce di sangue addosso, ma casa era ad un paio di angoli dal centro.
 
Saltai il cancello, e rientrai dalla finestra dello studio. Bill e gli altri mi stavano aspettando li dentro.
 
"Dove eri andata?!"
 
"A...a fare due passi"
 
"E perché sei scappata dalla finestra?!"
 
"Non mi andava di passare tra di voi"
 
"Ah si? Spiegami quelle macchie di sangue allora!"
 
"Ahm....Mi sono ferita con la chitarra prima, mentre la stavo rompendo"
 
Gli feci notare lo strumento rotto.
 
"Posso stare sola adesso?"
 
"Sono stufo di tutte queste tue scuse !"
 
Fuggì fuori lo studio, ed io gli corsi dietro.
 
"Dove vai?!"
 
"Non lo so, ho bisogno di riflettere"
 
"No!"
 
Lo bloccai di fronte alla porta.
 
"Lasciami passare"
 
"No, non posso farlo! Saresti in pericolo"
 
Mi spinse, ma senza metterci forza. Uscì di casa senza portare con se le chiavi.
 
"TORNA QUI!"
 
Urlai ma non si voltò.
 
"Stai calma. Tornerà!"
 
"TORNERÀ UN CAZZO! NON HA PORTATO LE CHIAVI, GEORG!"
 
Ero di nuovo in preda ad un attacco di follia e di pianto. Distrussi tutto, e dico TUTTO, ciò che c'era in soggiorno. Non mi importava cosa.
 
"Fermati!"
 
"NON POSSO PERDERE ANCHE LUI!"
 
"Facendo così non risolverai niente!"
 
Lanciai una sedia verso Georg che stava parlando. Fortunatamente non venne colpito.
 
"Smettila! Se fai così, lui non ritornerà mai!"
 
Mi fermai d'istante. 
 
"Tranquilla, okey? Hai perso il bambino, ma Bill non potrai mai perderlo. Sai com'è fatto, non gli piace essere mentito"
 
"Io..."
 
Scossi la testa. Era inutile dire il falso.
 
"Tu cosa?"
 
"Niente"
 
Gustav portò un bicchiere d'acqua e lo lasciò nelle mani di Georg.
 
"Tieni, bevi questo"
 
Lo bevetti come una cretina. Credo che contenesse qualche calmante o sonnifero perché mi addormentai dopo pochissimi minuti.
 
-BILL'S POV-
 
"Avvolte desidero avere una macchina, dannazione!"
 
Non ero lontanissimo da casa. Ero riuscito a sentire le urla di Tomja e fidatevi, stavo male quanto lei. Ma cosa potevo farci? Non la capivo più. Mi mentiva, ma perché lo faceva? 
 
La città era mezza vuota a quell'ora. Era tutto tranquillo, silenzioso.
 
"Uh? Era un corpo quello?!"
 
Ritornai indietro. Vidi un corpo accasciato in una stradina sterrata. Mi avvicinai alla ragazza, ma era morta.
 
"Anche lei ha quei due fori sul collo..."
 
Non la toccai, non volevo lasciare impronte.
 
"Ma come è possibile che questo tipo ora abbia attaccato anche in Germania?!"
 
Mi allontanai dal corpo il più velocemente possibile. Mi scontrai contro una persona non appena sbucai dalla stradina.
 
"Oh, mi scusi!"
 
Raccattai i fogli che erano caduti di mano alla donna. Quando mi rialzai per darglieli mi accorsi di chi fosse.
 
"Oh...ciao Heilke"
 
Era la mia ex. Risaliva al 2005, nessuno sapeva di lei.
 
"Ciao"
 
Rispose lei timidamente.
 
"Scusami, non ti avevo vista!"
 
Gli consegnai tutti i fogli che le erano caduti.
 
"No, non preoccuparti!"
 
"È..da tempo che non ci vediamo"
 
"Già. Come stai?"
 
"Insomma...la mia relazione non va a gonfie vele in questo ultimo periodo. Sono un po' giù"
 
"Mi dispiace! Tu stai con.."
 
"Tomja, si"
 
"Oh...pensavo fosse una cosa falsa"
 
"No, non lo è. Stavamo anche per avere un bambino, ma ha abortito qualche settimana fa"
 
"Oddio, mi dispiace tantissimo!"
 
Mi diede una pacca dietro la schiena.
 
"Dove stavi andando?"
 
"Stavo cercando di...sbollirmi. Ho avuto una discussione"
 
"Se vuoi puoi venire a casa mia!"
 
"No, non voglio disturbarti"
 
"Non mi disturbi, davvero!"
 
Mi afferrò la mano e mi guidò verso la sua auto.
 
"La mia auto è a pochi metri da qui!"
 
La seguii, anche se avevo promesso a me stesso di cancellarla dalla mia mente.
 
Aprì lo sportello dell'auto.
 
"Entra!"
 
Entrai nell'auto. Era molto piccola ed a malapena ci entravo.
 
"Lo so, è abbastanza stretto per te, ma arriviamo presto!"
 
Era stata 'sincera', arrivammo in pochi minuti a casa sua.
 
Aprì la porta ed entro per prima, io entrai per ultimo.
 
"Non ho molto in frigo, a parte i surgelati!"
 
"Ma io non rimango a mangiare, tranquilla!"
 
"No dai, è da tempo che non ci vediamo!"
 
"Lo so, ma..."
 
"Ti prego!"
 
Ci riflettei per qualche minuto.
 
"Okey, d'accordo. Ma non perdere la testa, mi va bene anche solo un sandwich!"
 
Entrai in cucina, dove si trovava lei.
 
"Sto mettendo le pizze surgelate nel forno a microonde!"
 
"Molto meglio"
 
"Accomodati sulle sedie vicino al tavolo, non stare in piedi!"
 
Feci come mi disse. Lei restò in cucina, accanto al microonde.
 
"Perché eri nervoso prima?"
 
"Ho avuto un litigio con Tomja"
 
"Perché?"
 
"Perché...mi mente. Forse lo fa per una buona ragione, non lo so..."
 
Diedi una occhiata all'orologio appeso sul muro di fronte a me. Erano quasi le otto, e Tomja stava sicuramente morendo d'ansia.
 
"Tu cosa credi?"
 
"Eh? Ah, non lo so...sta passando un brutto periodo e la comprendo!"
 
Portò i due piatti in tavola. Dopo si alzò per prendere due bicchieri di plastica e una bottiglia di coca-cola.
 
Con lei mi sentivo molto in imbarazzo, infatti non fui io a rompere il ghiaccio durante la cena.
 
"Sembri stanco!"
 
"Si. Siamo arrivati qualche ora fa. Un viaggio di dieci ore è molto stancante!"
 
"Dieci ore? Dove sei stato?"
 
"Hawaii, in cerca di pace e relax, ma non è stato per niente così"
 
"Mi dispiace.."
 
"Acqua passata"
 
Bevetti un sorso di coca-cola. Lasciai le posate nel piatto, e passai un fazzoletto di carta sulle labbra per rimuovere il sugo.
 
"Grazie della cena. Ora devo andare, non voglio che stia in ansia per me"
 
"Aspetta, rimani almeno per un caffè!"
 
"...va bene, ma fai velocemente!"
 
"Certo!"
 
Scappò in cucina a preparare il caffè.
 
"È subito pronto!"
 
Inserì due cialde dentro la sua macchinetta. Dopo poco mi portò la tazzina, contenente il caffè bollente.
 
"Ascoltami Bill..."
 
"Dimmi"
 
"Sai...non ti ho mai dimenticato, anche se ci siamo lasciati, io....ti amo ancora"
 
Ero tentato, lo ammetto. Ma io amavo Tomja più di qualsiasi altra ragazza, e lo sentivo specialmente nei momenti come quelli.
 
"Io ti voglio bene, ma come una amica. Seppur le cose stiano andando non molto bene tra me e Tomja, io la amo lo stesso. In questo periodo, difficile per lei, le devo stare accanto, e non tradirla a destra e a manca. Mi dispiace"
 
Poggiai la tazzina sul tavolino ed andai via da casa di Heilke il più velocemente possibile.
 
-TOMJA'S POV-
 
"Vuoi scendere a mangiare?"
 
Mi domandò Georg dietro la porta.
 
"NO, LASCIATEMI SOLA!"
 
Mi sotterrai nuovamente sotto i cuscini. 
 
<< Non tornerà più, accettalo! >>
 
"No! Lui...lui tornerà, lo so!"
 
<< Chi di speranza vive, di speranza muore >>
 
Qualcuno suonò il campanello. Lo sentii anche se ero immersa sotto tre cuscini. Grazie per avermi resa più forte, Lestat!
 
"È lui?!"
 
Feci silenzio. Col mio udito avanzato non ci voleva molta fatica per sentire ciò che stavano dicendo.
 
"Oh, sei tornato finalmente!"
 
"Cosa è successo qui dentro?! È passato un Tornado?!"
 
"No, è stata Tomja a distruggere tutto, durante una crisi. L'abbiamo dovuta calmare con dei sonniferi!"
 
"Dov'è adesso?"
 
"Sù in camera. Ora è sveglia"
 
Lo sentii salire le scale, così sbloccai la serratura. Bussò alla porta, e l'aprii.
 
"Bill!"
 
Mi lanciai tra le sue braccia in cerca di assoluzione.
 
"Ti prego, perdonami! Perdonami per tutte le brutte cose che ti ho detto, e per tutte le stupide azioni che ho compiuto. Io non voglio perdere anche te.."
 
"Smettila di piangere. Non hai bisogno di scusarti, sono stato io il cretino a non capirti"
 
Mi rimosse tutti i dread che mi coprivano la faccia.
 
"Ora però scendi giù a cenare, okey?"
 
"E tu? Non ceni?"
 
"No, ho mangiato fuori, ma mi siedo a tavola con te!"
 
"Va bene"
 
Scesi le scale mantenendomi alla sua mano.
 
"Finalmente sei scesa!"
 
Esclamò Gustav.
 
"Ti abbiamo lasciato la cena nel forno, è ancora calda"
 
Bill si calò a prendermi la cena.
 
"Potevo farlo io!"
 
"Invece l'ho fatto io. Dai, va a sederti"
 
Mi sedetti su una delle nostre sedie in ferro. Bill mi posò la cena di fronte.
 
"Buon appetito"
 
"Grazie, però non ho molta fame"
 
"Mangia quello che ti va!"
 
Gustav accese la tv. Stavano passando le ultime notizie del telegiornale.
 
<< Parleranno di quella ragazza, ne sono sicura! >>
 
Infatti la giornalista annunciò quella notizia dopo poco.
 
"Io ho visto il corpo di quella ragazza! Ci sono anche andato accanto, ma era già morta..."
 
"È morta dissanguata?! È dove finito tutto il sangue?!"
 
"È sopratutto, come ha fatto a perdere tutto quel sangue da due semplici fori sul collo?"
 
Georg e Gustav stavano discutendo sulla notizia che avevano appena sentito. Io facevo l'indifferente, o almeno, ci provavo.
 
"Scusatemi, ma non ho fame"
 
Mi alzai dalla sedia.
 
"Ma hai mangiato pochissimo!"
 
"Bill, te lo avevo detto che non ho fame!"
 
Uscii fuori in giardino a prendere una boccata d'aria.
 
"È tutto così spento...senza senso"
 
Già. Non mi sentivo neanche più legata alla musica. La mia volontà si era rintanata e rifiutava di uscire.
 
"Come va'?"
 
"Oh, Johann! Cosa ci fai tu qui?!"
 
Lui era il mio angelo mentore. Mi ha sempre guidato verso le strade giuste. Era
il mio tutor, diciamo.
 
"Ho visto cosa ti ho accaduto"
 
"Dimmi cosa mi succederà, ti prego! Sono persa, ho bisogno di-"
 
"Calma, calma! Sei ancora un umana!"
 
"NO! Ho bisogno di prendere sangue dalla gente per-"
 
"Lo so! Ma il tuo cuore batte ancora. Non sei una vampira, sei solamente un umana avanzata!"
 
"E quindi?"
 
"Questo vuol dire che sei ancora parte dei nostri, e sei più forte. Lestat ti ha fatto un regalo mordendoti!"
 
"Mi avete tolto un gran peso di dosso"
 
"Ero venuto qui per questo!"
 
Qualcuno uscì di casa, e Johann sparì.
 
"Stiamo andando via"
 
Mi avvertì Gustav.
 
"Non rimanete a dormire qui?"
 
"No. Casomai un'altro giorno!"
 
Entrambi mi salutarono col brofist.
 
"Ci vediamo in Studio!"
 
"A domani!"
 
Li guardai andare via. Ora riuscivo a vedere anche a Kilometri di distanza, figo.
 
"Puoi ritornare"
 
Johann riapparì.
 
"Sono un po' timido!"
 
"Non l'avrei mai detto"
 
"Bene. Ora vado anche io"
 
"Ciao anche a te"
 
Sparì definitivamente.
 
<< Sei sola, di nuovo. >>
 
"Non ricominciare"
 
<< Perché non dovrei?! Ti fa male la verità? >>
 
"Devi vedere quanto dolore proverai il giorno in cui Lestat morirà"
 
<< MAI >>
 
"Allora resta a guardare"
 
Ritornai dentro casa per non dare ascolto alle mie stesse stronzate mentali.
 
"Vieni a guardare il film?"
 
Strillò Bill dall'altra camera.
 
"Il mio no vale per tutti i film romantici, sopratutto il Titanic"
 
"No! È un film su...vampiri, credo"
 
"Vampiri?!"
 
<< Posso imparare come ucciderli! >>
 
<< AHAHAHAH, CREDI CHE I FILM DICANO LA VERITÀ? >>
 
<< Tentare non costa nulla >>
 
"Si, arrivo!"
 
Chiusi la porta a chiave. Entrai in soggiorno. La luce era spenta, ma io ci vedevo lo stesso, avevo una visuale notturna.
 
"Che cosa orribile.."
 
Mi sedetti sulla poltrona, accanto a Bill.
 
"Sei arrivata giusto in tempo, sta per iniziare!"
 
"Bene..."
 
Il film era il solito, Dracula. Era molto vecchio, credo fosse la prima versione, non lo so.
 
"Quando muore?!"
 
Esclamai dopo parecchi minuti di visione.
 
"Non ti piace il film?"
 
"No, voglio solamente vedere come si uccide un vampiro!
 
"Perché?"
 
"Ahm...sono curiosa"
 
Il film arrivò alla fine. Il vampiro venne ucciso infilzato da una croce in legno nel cuore.
 
<< Non si farà mica infilzare facilmente >>
 
<< Sarà lui ad infilzare te! >>
 
<< Fa silenzio! >>
 
"Mitico, adesso sappiamo come uccidere un vampiro! Il punto è, che non ci servirà"
 
"Questo lo dici tu"
 
"Dai! Credi davvero a queste storie?"
 
"....abbastanza"
 
Lasciammo il salone per dirigerci in camera da letto. Mi infilai il pigiama ed entrai nel letto, anche se ero consapevole che non avrei dormito.
 
Come non detto. Erano le quattro di notte, e non avevo ancora chiuso occhio.
 
"Dio, sta zitta! Voce di merda!"
 
<< Voce di merda?! Io sono una parte di te! >>
 
"Che esaurimento..."
 
Mi portai le mani sulle orecchie. Mi voltai dall'altro lato del letto. Lestat era li.
 
"Shhh, non urlare! Ero solo venuto a prendermi ciò che mi apparteneva!"
 
Strappò la collana di mia Nonna dal collo di Bill.
 
"Questa era dei Lestat, non deve stare addosso ai Kaulitz!"
 
"DA DOVE SEI ENTRATO?"
 
"Furbacchiona, hai lasciato la finestra dello studio aperta!"
 
Aprì la finestra della camera e si lanciò di sotto. Si vanificò in pochissimo tempo.
 
"Maledizione.."
 
Entrai nuovamente nel letto. Sotto il cuscino nascosi una croce di legno, nell'occasione Lestat si ripresentasse di nuovo.
 
"Non mi sfuggirai, Lestat"
 
Poggiai la testa sul cuscino, fingendo di dormire. In realtà ero sveglia, pronta per difendere ed attaccare.
   
 
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