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Autore: Mex_69    06/07/2013    3 recensioni
-Senti, non mi hai cacata per tutti questi anni.. Beh, continua a farlo per i prossimi cento!-
Eh già! Harry era tornata nella sua vita e, con sè, aveva portato tutti i ricordi passati.
E forse lui ancora non lo sapeva, ma, inconsapevolmente, sarebbe stato l'autore di una storia che ha dell'incredibile!..
Come può da odio nascere amore?
Da dolore, piacere?
Da dolorosi ricordi passati e ormai cancellati nelle memoria, una nuova vita?
Scopritelo qui!.....................
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO  1
 
Mafy’s pov.
 
-Mafalda! Alzati, su!! La sveglia sta suonando da due! Non la senti??!- strillava mia madre, mentre spalancava le finestre e apriva e sbatteva TUTTE le porte di casa. Stancamente spensi la sveglia, mi girai dall’altro lato, aggiustai meglio il cuscino e mi accucciai per bene sotto le coperte: non volevo affatto alzarmi! Ma tanto non c’era speranza che potessi rimanere ancora a letto: di lì a poco, mamma sarebbe entrata sicuro in camera mia. Infatti, d’un tratto sentii la porta della mia camera spalancarsi e mia madre urlare scandalizzata:
-Mafaldaa!! Sei ancora a letto??!! Alzati, muoviti!! Non vorrai fare ritardo il primo giorno di scuola!- tutto questo mentre tirava su le tende, così che il sole mi entrò dritto negli occhi ed io fui costretta a strizzarli per non diventare completamente cieca.  Mamma uscì come una furia ed io affondai la testa sotto il cuscino sconsolata: per rispondere alla domanda di mia madre, si, volevo fare ritardo a scuola anzi, non volevo proprio andarci! E avevo anche i miei buoni motivi! L’idea di dovermi rifugiare per il quarto anno consecutivo tra quei banchi di scuola proprio non mi andava giù! Inutile dirlo alla mamma.. lei, così rispettosa delle regole e della legge, non avrebbe minimamente approvato l’idea di fare strike proprio il primo giorno di scuola! Ah, scusate! Credo di aver dimenticato di fare qualche presentazione..
Io mi chiamo Mafalda, ho diciassette anni e quest’anno frequentavo il quarto anno di liceo classico a Roma. Si, a Roma. Beh a Roma era la mia scuola, in realtà io abitavo a Trastevere, l’isoletta di Roma, con mamma e la mattina mi dovevo alzare presto per raggiungere a piedi la mia scuola.. (mamma non mi permetteva di usare il motorino, aveva paura). Mio padre era morto quando io avevo tredici anni. Si chiamava Mario, faceva il camionista. Morì la notte del 23 Febbraio, mentre faceva il suo lavoro: lui era camionista.
 Impatto frontale contro una macchina alla guida di cinque ragazzi ubriachi e drogati che tornavano da una discoteca. Non solo! Dopo l’impatto papà aveva perso il controllo del mezzo che si era ribaltato andando a finire fuori dalla carreggiata dell’autostrada. La sua morte era certa. Di papà ho tantissimi bei ricordi. Era l’uomo più bello che c’era! Era il MIO papà, solo il mio, e cinque pazzi me l’avevano portato via..
Perciò, essendo figlia unica, vivevo con mia mamma, Angela, 46 anni, infermiera al “Gemelli” di Roma (però lei al lavoro ci andava con la macchina!) Spesso non c’era mai a casa, o partiva presto, come quella mattina, e staccava di pomeriggio o di sera, o addirittura faceva i turni di notte. Per mia fortuna non si era risposata! Non avrei mai sopportato di dover vivere con uno sconosciuto in casa, un patrigno che volesse sostituire il mio unico papà! Il mio carattere? Beh, ero un pochino problematica, mi spiego: ero scontrosa, cinica, chiusa, non parlavo con nessuno, uscivo di rado.. forse era stata la perdita di papà a farmi diventare così. Non avevo amici, non parlavo con nessuno, non mi aprivo con nessuno e questa era un’ altra cosa non buona di me. A scuola ci andavo solo per le lezioni, non per divertirmi con i miei amici, anche se praticamente conoscevo tutti.. I miei compagni? Erano dei semplici coglionetti ignoranti e così tutta la scuola. Ora capite perché per me andare ogni giorno a scuola era una tortura? Stare in classe da ben quattro anni con vent’otto facce di polli praticamente sconosciute, mai parlate, mai prese in considerazione. E poi c’erano loro. I due ragazzi più odiosi di tutto il mondo. Gli stronzi per eccellenza e i “fighi” della scuola, dicevano loro. I loro nomi? Beh, se proprio ci tenete tanto..
Harry Styles e Zayn Malik. I due ragazzi che dal primo superiore mi torturavano, mi rendevano l’esistenza impossibile e la vita un inferno. E’ dal primo anno che mi prendevano in giro, mi insultavano, burlavano, mi chiamavano “sfigata” e robe simili. Il mio era un odio profondo quello verso di loro, che nasceva da dentro, dal profondo di me. Si, odio. Dopo la morte di mio padre avevo imparato ad odiare nel vero senso della parola. Che poi, a pensarci bene, con Harry ci conoscevamo dalle elementari e andavamo pure d’accordo! Giocavamo insieme, mi aiutava nei compiti, era un bravo bimbetto. Poi, in prima media conobbe Zayn che lo rovinò. Diventarono migliori amici, condividevano tutto insieme: ragazze, uscite, serate, feste.. tutto! Io fui dimenticata da Harry.. non ci stavo male, però! Allora non ci parlavamo e basta. Punto. Fine della nostra amicizia. Tutto era tranquillo, fin quando la loro presenza era tornata del primo anno di liceo e da allora avevano cominciato a torturarmi, senza un motivo ben preciso, ma solo perché loro erano i “fighi” della scuola. Inutile sperare di non incontrarli a scuola: Harry era in classe con me (eravamo insieme fin dalla prima elementare!) Eravamo dello stesso anno: lui febbraio ’94, io di novembre. Zayn, invece, era di un anno più grande. Non era in classe nostre, ma comunque veniva a trovare Harry e poi, nei corridoi, erano sempre insieme. Harry, a parte il nome, era italiano. Alto, magro, capelli ricci, castani, occhi verdi e un sorriso che farebbe invidia a chiunque. (beh, si.. qualche pregio ce l’aveva..), ma tutta la sua bellezza si perdeva conoscendo il suo carattere. Così come per Zayn.. Zayn aveva i genitori di origine pachistana, ma lui era nato e cresciuto qui a Roma. Anche lui altro, magro, capelli neri come la pece con il classico ciuffo all’insù, occhi castani. Un bel ragazzo, ad essere sinceri, ma bastardo dentro. Erano semplicemente due stronzi. A scuola si atteggiavano da fighi, camminavano da fighi, ovviamente non studiavano mai, tanto c’era chi gli passava i compiti, gratis o, proprio in casi estremi, a pagamento. Andavano aventi a raccomandazioni e favori. Loro, i ragazzi più popolari della scuola non potevano mica perdere tempo dietro al greco e al latino. Le ragazzine di primo e di secondo morivano dietro a loro e facevano di tutto pur di essere notate. Erano -Bellissimi! Fighissimi! Bravissimi!- a sentir loro, li consideravano come qualcosa di assoluto e inarrivabile, la perfezione, insomma, e si scioglievano se, per puro caso, magari anche per sbaglio, i loro sguardi s’incontravano. Maledicevano le loro compagne di classe (ma io avrei volentieri ceduto il posto) e le loro fidanzate. Si, certo, fidanzate!.. Secondo voi, due personaggi come Harry Styles e Zayn Malik non si erano trovati qualcuna con cui spassarsela?! La ragazza di Harry si chiamava Cristina (“Cris”, come diceva lui…) alta, magra, praticamente piatta davanti, ma con un bel sedere dietro, piccolo, ma sodo. Capelli lunghi, mori e lisci, carnagione chiarissima e labbra sottili e rosse. Si amava, per come sembrava.. si abbracciavano, baciavano e coccolavano sempre, ogni minuto, praticamente. Io odiavo tutte queste smancerie e sdolcinatezze. Sarah, invece, era la ragazza di Zayn. Al contrario di Cristina, lei aveva i capelli tra i biondo ed il castano chiaro, color miele. Anche lei liscia, ed entrambe ce li avevano lunghi fino alla schiena. Erano dell’anno di Malik e nessuna delle due era in classe con uno di loro, ma si trovavano, insieme, in un’altra sezione. Erano odiose pure loro, orgogliose di essere “le fidanzate dei più fighi della scuola”. Si pavoneggiavano tutte. Vedete quanti buoni e validi motivi avevo per non andare a scuola?
 
Mi alzai dal letto, andai in cucina con solo una maglia lunga addosso, che faceva da pigiama estivo. Trovai mamma, intenta a prendere borsa e chiavi per uscire.
-Giorno!..- salutai, stropicciandomi gli occhi.
-Oh! Ben alzata! Io sto per andare.. In frigo hai il latte o se non vuoi quello c’è lo yogurt.. non so se riesco a tornare per pranzo, ti farò sapere. Ciao cucciola! E buon primo giorno di scuola!- mi diede un bacio veloce sulla fronte ed ecco… era già volata via! Sempre di fretta lei………..!
Aprii il frigo: non presi né latte né yogurt. C’era un budino al cioccolato con della panna di sopra, mi sedetti a tavola e cominciai a mangiarlo. Era buono, dolce ed in quel momento avevo bisogno di affetto.. –Ma quant’ero sola??!- pensai, ritrovandomi in quella casa vuota.. non avevo nessuno, né un fidanzato o degli amici, solo me stessa.. Oddio amici! Se così si potevano chiamare, c’erano quelli del lavoro. Si, io lavoravo. Facevo la barista in un locale chiamato “PARTY NIGHT”. Era da ques’estate che lavoravo, dopo essere riuscita a convincere mamma.. Normalmente iniziavo alle otto e mezza e staccavo alle undici e mezza, ma in estate facevo molto più tardi. Giorno libero il lunedì. Questo lavoro mi faceva sentire ancora più indipendente e poi, almeno guadagnavo qualcosa con le mie forze, serviva ad arrotondare un po’. E poi era un bel pub, si organizzavano serate, feste e la sera si potevano esibire piccoli gruppetti o cantanti e robe varie. Dovevo ringraziare il vecchio Eric per avermelo offerto. Lui era il mio datore di lavoro, nonché proprietario del locale. Era un uomo anziano, non voleva rivelare la sua età, ma aveva la barba bianca ed anche i capelli lunghi fino al collo e bianchi, con delle lunghe bassette anch’esse bianche. Però si vestiva giovanile, tutto rock, diceva di sentirsi ancora giovane e amava la gioventù, per questo faceva esibir tutti questi giovani artisti e il personale sel suo locale erano tutti ragazzi e ragazze. Era mitico il vecchio Eric! E tutti gli volevamo molto bene. Insieme a me, c’erano altri tre barman:due ragazze, Alex e Karol, ed un ragazzo, Niko. Scherzavamo, parlavamo si, ma niente di più. Che altro non vi ho detto di me? Ah si! A tempo perso suonavo la chitarra: classica e elettrica. Papà me ne aveva regalata una elettrica per il mio tredicesimo compleanno, diceva che ero portata per la musica, anche lui era un musicista: a tempo perso, suonava la tromba e il flicorno soprano. Gli piaceva la musica, ed io credo di aver preso da lui. conoscevo anche qualcosa di pianoforte.. il mio mondo era fatto di me e musica! L’ascoltavo sempre, mi rifugiavo in lei.
Finii il budino, buttai la confezione e il cucchiaino nel lavapiatti.
Tornai in camera mia a vestirmi. Non mi facevo i complessi su cosa mettere. Aprii l’armadio e presi una canotta a righe bianche e amaranto, che finiva con un bordino bianco, i pantaloncini di jeans e le mie convers alte, bianche. Si, pantaloncini, avete capito bene.. A scuola mia ci si poteva andare, alcune (leggi Cris e Sarah) arrivavano anche coi vestitini.. I prof e la preside lo permettevano e poi si moriva dal caldo!.. Non ero proprio un cesso di fisico.. alta, magra, un bel culo e una quarta coppa D di tette, dite che può bastare?! Peccato però che nessuno mi notasse (eccetto mia madre.. io, ormai, a scuola, ero “la sfigata”) e dimostrasse un minimo di sensibilità nei miei confronti.. Capelli rossi, lunghi fino al seno, e lisci ce li avevo quella mattina, occhi grandi e castano scuri, labbra carnose. Misi un filo di mascara, che mi faceva le ciglia chilometriche. Infilai, solo su una spalla, il mio zaino dell’estpack blu, praticamente vuoto, presi chiavi di casa e cellulare ed uscii con la speranza di beccare il prima possibile una navetta che mi portasse a scuola, non avevo intenzione di arrivarci sudata come una vacca (?) sotto quel sole cocente.. Fortunatamente arrivò. Vi salii e l’alternativa era o rimanere in piedi, aggrappata a un palo, o sedermi con una vecchietta che stringeva con forza la sua borsetta tra le mani. Scelsi la prima e, ascoltando la mia musica dalle cuffiette, mi lasciai trasportare, controvoglia, fino a scuola.
Arrivai e scesi…………….

 
 
 
 
 
 
 JksdabjkjHFJHLVQVJjcjdsclakjhjvvkshj WORDS.

Et voilà! *^* Primo capitolo!! :DD
Spero che questa storia non vi annoi perché io, davvero, ci sto mettendo tutta me stessa! Anima e corpo! Fatemi sapere cose ne pensate con una bella recensione!
Grazie,
 
Mex! Xxxxx
   
 
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