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Autore: ClodiaSpirit_    06/07/2013    0 recensioni
Darren, un ragazzo ricco con una vita a dir poco perfetta. Una nuova scoperta lo porta quasi all'esasperazione, a perdere se stesso. Saprà non lasciarsi sfuggire via la sua vita? Cosa avrà in serbo per lui il destino? Chris, un ragazzo povero ma ricco d'animo, cresciuto senza la presenza dei suoi genitori e che ha saputo cavarsela fino ad adesso. Tutto si ricollega nel giorno in cui qualcuno fradicio e zuppo d'acqua si presenta davanti alla sua porta. Che cosa lo aspetterà?
Genere: Fluff, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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¦ Claudia' space: Eccoci qua con il primo capitolo. Ringraziamo chi ha iniziato a leggerla e a chi ha recensito, davvero, grazie.

Speriamo vi appassioni.


Piccolo spoiler: Preparate i fazzoletti e metteteveli vicini, questo capitolo è un po' triste. Sì, lo so. Mi scuso in anticipo.

~ CHAPTER I.

Part I.


"It's plain to see
That baby you're beautiful
There's nothing wrong with you
It's me
I'm a freak"



-18 Novembre, 1800, Londra.



Erano altri tempi, altri anni, altre abitudini, tutt'altra vita nella londra del 18 novembre del 1800. Un ragazzo di bell'aspetto, dai capelli ricci color nero come il carbone e gli occhi color verde e oro ambrato, camminava per le strade di quella città affollata. Il suo nome era Darren, Darren Criss.

Darren, un uomo più che ragazzo, dall'anima buona, dal nobile cuore. Un uomo, che riteneva la sua vita perfetta. Perfetta se si ritiene ''perfetta'' la vita a corte, con una grande richezza, servigi e tutto ciò che ci si può aspettare da un tipo di vita così. Era figlio di un nobile e di certo, aveva imparato che le cose e le persone fuori da quella contea, non avevano niente a che fare con tutto quel ben di dio. Suo padre glielo aveva insegnato fin da piccolo, inculcando in lui tante di quelle idee e pregiudizi da poterci scrivere un romanzo. Ma non si sentiva così, faceva quel che doveva, ma non era così. Darren era tutt'altro che questo. Era buono, credeva nell'amore, nella fede, nella passione. Si rifiutava ogni tanto di seguire tutto ciò che gli veniva chiesto così, spesso, usciva in cortile e passeggiava. Passeggiava pensando a cosa gli avrebbe riservato il futuro.
E gli venne in mente proprio quel giorno in cui era uscito dalla contea e stava passeggiando, intento a scappare da suo padre o da qualunque cosa che riguardasse il suo odio per chi non era come loro o qualsiasi cosa di imperfetto che lui facesse. Suo padre lo amava, su questo non vi erano dubbi ma, ahimè, il concetto di ''amore'' per lui, non sempre esisteva. Ricordava pochi abbracci, poche volte in cui usciva con lui a giocare e poche volte in cui ancora tutto quello che possedeva, non gli avesse dato alla testa.
Proprio quel pomeriggio, stava camminando, immerso nei suoi pensieri finchè, lo vide. Un ragazzo, con pochi meno anni di lui, stava passando. Un altro servo, chissà. Doveva fare parte della contea anche lui, ma a giudicare dai suoi vestiti, non rivestiva il suo stesso grandioso ruolo. Darren lo stava fissando, rimanendone affascinato.
I suoi capelli corti, marroni, le sue labbra carnose e appena dischiuse, i suoi occhi verdi e profondi. Pensò che tuttavia, non vi era niente di male nel rimanere attratto da una persona dell'altro sesso d'altra parte, lui stesso diceva che ci si innamorava del genere e non della persona. Ma quella volta, era diverso. Poteva rimanere ancora a fissarlo? Non era una donna. Lui sarebbe dovuto rimanere attratto da una donna, non da un uomo. Rimanere attratto dalle migliaia di donne che suo padre, gli aveva fatto conoscere, così che una di esse, gli sarebbe stata promessa in sposa. Darren, riusciva a creare un legame, ma ogni qual volta, dovevano impegnarsi o darsi il fatitico bacio, lui stesso non sentiva niente. Avrebbe dovuto sentire le scintille, l'attrazione, l'amore. E invece, rimaneva impassibile. Così, suo padre ricevendo le mille lamentele di quelle ragazze che provavano a corteggiarlo, aveva deciso di smetterla per un periodo con le presentazioni e lasciare che suo figlio crescesse ancora un po'.

«Non sei ancora pronto, posso capire. Sei ancora troppo giovane.» gli diceva.
Ma non era quello il problema. Darren lo aveva capito. Non era attratto dalle donne ma dagli uomini. Cosa che, faceva scandalo a quei tempi e che ben pochi, avevano avuto il privilegio di ammettere. Ammettere che amavano un uomo, invece che una donna. La sua sessualità, di primo impatto, non lo spaventò, lo rese un po' più a conoscenza di sè stesso. Adesso sapeva perchè rifiutava le moine delle donne. Sapeva perchè ogni volta che doveva toccarle, non ne sentiva il bisogno. Semplicemente, era così. Se stesso.
Per i primi tre mesi, aveva deciso di non dire niente a suo padre. Aveva deciso di tenerselo per sè. Non sarebbe stato poi così male, no? Suo padre l'avrebbe presa bene? Suo padre avrebbe comunque continuato ad amarlo? Tutto finì quella domenica, a pranzo. Stavano mangiando. Il silenzio si poteva percepire a mani nude. Finchè, uno dei due parlò.
«Darren, allora, che ne dici di uscire con Elizabeth, oggi? Sai, mi ha detto che sarebbe molto contenta. L'ultima volta che vi siete visti, non la avete trattata benissimo. E magari, la avete rifiutata perchè non eravate ancora pronto. Sai, forse p-»ma non finì neanche di parlare, che lui lo interruppe.
«No, padre. Non mi va, oggi preferisco stare a casa a leggere o sbrigare delle pratiche.» aveva detto deciso e serio.
«Darren, figlio mio, prima o poi dovrete accettare l'invito di una di tutte le donne che vi ho presentato. Dovrai sposarti.
Pensare a creare una famiglia.» rispose suo padre cercando di convincerlo e cercando di mantenere la calma.

«Padre, non credo che lo accetterei mai. Con il tempo, può darsi...»
«Con il tempo? Che razza di risposta è? Darren, voi oggi uscirete con Elizabeth. Ho insistito tanto e ha accettato. Fine della discussione.» rispose secco.
«No.» era deciso. Talmente deciso. Da un momento all'altro sarebbe esploso.
«DARREN, VOI SIETE MIO FIGLIO E DOVETE OBBEDIRMI. FINCHE' SARETE SOTTO QUESTO TETTO, DOVRETE PORTARMI RISPETTO E OBBEDIRMI.» si imputò suo padre alzandosi dal tavolo e puntandogli il dito contro.
Darren prese tutto il coraggio che aveva in corpo, si alzò di scatto e per un attimo pensò di dirigersi in camera sua. Non aveva più fame. Voleva restare solo. Poi, rispose.
«Non sto dicendo questo.»
«Ah no? E allora lo fate per ripicca? Lo fate per farmi del male? Sto solo cercando di-»
«No. Io non potrò mai sposare una donna, padre.»
Suo padre lo guardò strano, non riuscendo a capirlo.
«Darren, che cosa stat-»
E fu lì, che le parole gli uscirono spontanee. Quasi fossero sulla punta della lingua. Non riusciva più a tenersi tutto dentro. Doveva dire tutto. Doveva dire a suo padre chi realmente era. Chi il suo cuore veramente amava.
«Io amo gli uomini, nel modo in cui dovrei amare le donne, padre.»
Suo padre era in crisi. Sarebbe svenuto da un momento all'altro ma riuscì a trovare la forza. Disse solamente poche parole, ma bastarono per creare la fine. La fine di tutto.
«Via, fuori da questa casa.»
Un mare di lacrime cominciarono a scendere lungo il suo viso, gli occhi rossi. Non riusciva a crederci. Suo padre, l'uomo che l'aveva cresciuto lo stava rinnegando solamente perchè...perchè il suo cuore, il suo essere sè stesso aveva scelto di amare un uomo anzichè una donna.

«Padre, ti prego, p-per-» riuscì a dire con la voce strozzata.

«Via da questa casa. Andate via.»

«Papà, sono sempre io. Vostro figlio. Voi non potete, voi non-»

«Via. Non voglio più vedervi. VIA, HO DETTO!» urlò suo padre.
Con il cuore in gola, Darren era scappato da quel mondo, da quella casa, da quei ricordi, da suo padre. Adesso camminava per le vie di londra perso, senza niente, senza una meta. Non era possibile. Tutto ciò in cui viveva , era una menzogna. Suo padre non lo aveva davvero buttato fuori di casa. Non aveva davvero accettato un pregiudizio. Non aveva lasciato davvero che suo figlio si sentisse in quel modo. Darren sperava che fosse solo un sogno ma era tutto reale. Reale come il realizzare la faccia di suo padre nel momento in cui glielo aveva detto. Reale come la rabbia che scorreva nelle sue vene e nel suo cuore. Reale come la confusione che sentiva adesso. Con il cuore a pezzi, le lacrime che uscivano non ancora sazie dai suoi occhi e la sua vita in frantumi. Era davvero così sbagliato? O il mondo lo era? Si sentiva sbagliato. Si sentiva stanco. Si sentiva vuoto.

   
 
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