¦ Claudia' space: Eccoci qua con il primo capitolo. Ringraziamo chi ha iniziato a leggerla e a chi ha recensito, davvero, grazie.
Speriamo vi appassioni.
Piccolo spoiler:
Preparate i fazzoletti e metteteveli vicini, questo capitolo
è un po' triste. Sì, lo so. Mi scuso in anticipo.
~ CHAPTER I.
Part I.
"It's
plain to see
That
baby you're beautiful
There's
nothing wrong with you
It's
me
I'm a
freak"
-18 Novembre, 1800, Londra.
Erano altri tempi, altri anni, altre abitudini, tutt'altra vita nella londra del 18 novembre del 1800. Un ragazzo di bell'aspetto, dai capelli ricci color nero come il carbone e gli occhi color verde e oro ambrato, camminava per le strade di quella città affollata. Il suo nome era Darren, Darren Criss.
Darren, un uomo più che ragazzo, dall'anima buona, dal nobile cuore. Un uomo, che riteneva la sua vita perfetta. Perfetta se si ritiene ''perfetta'' la vita a corte, con una grande richezza, servigi e tutto ciò che ci si può aspettare da un tipo di vita così. Era figlio di un nobile e di certo, aveva imparato che le cose e le persone fuori da quella contea, non avevano niente a che fare con tutto quel ben di dio. Suo padre glielo aveva insegnato fin da piccolo, inculcando in lui tante di quelle idee e pregiudizi da poterci scrivere un romanzo. Ma non si sentiva così, faceva quel che doveva, ma non era così. Darren era tutt'altro che questo. Era buono, credeva nell'amore, nella fede, nella passione. Si rifiutava ogni tanto di seguire tutto ciò che gli veniva chiesto così, spesso, usciva in cortile e passeggiava. Passeggiava pensando a cosa gli avrebbe riservato il futuro.
E gli
venne in mente proprio quel giorno in cui era uscito dalla contea e
stava passeggiando, intento a scappare da suo padre o da qualunque cosa
che riguardasse il suo odio per chi non era come loro o qualsiasi cosa
di imperfetto che lui facesse. Suo padre lo amava, su questo non vi
erano dubbi ma, ahimè, il concetto di ''amore'' per lui, non
sempre esisteva. Ricordava pochi abbracci, poche volte in cui usciva
con lui a giocare e poche volte in cui ancora tutto quello che
possedeva, non gli avesse dato alla testa.
Proprio
quel pomeriggio, stava camminando, immerso nei suoi pensieri
finchè, lo vide. Un ragazzo, con pochi meno anni di lui,
stava passando. Un altro servo, chissà. Doveva fare parte
della contea anche lui, ma a giudicare dai suoi vestiti, non rivestiva
il suo stesso grandioso ruolo. Darren lo stava fissando, rimanendone
affascinato.
I suoi capelli corti, marroni, le sue labbra carnose e appena dischiuse, i suoi occhi verdi e profondi. Pensò che tuttavia, non vi era niente di male nel rimanere attratto da una persona dell'altro sesso d'altra parte, lui stesso diceva che ci si innamorava del genere e non della persona. Ma quella volta, era diverso. Poteva rimanere ancora a fissarlo? Non era una donna. Lui sarebbe dovuto rimanere attratto da una donna, non da un uomo. Rimanere attratto dalle migliaia di donne che suo padre, gli aveva fatto conoscere, così che una di esse, gli sarebbe stata promessa in sposa. Darren, riusciva a creare un legame, ma ogni qual volta, dovevano impegnarsi o darsi il fatitico bacio, lui stesso non sentiva niente. Avrebbe dovuto sentire le scintille, l'attrazione, l'amore. E invece, rimaneva impassibile. Così, suo padre ricevendo le mille lamentele di quelle ragazze che provavano a corteggiarlo, aveva deciso di smetterla per un periodo con le presentazioni e lasciare che suo figlio crescesse ancora un po'.
I suoi capelli corti, marroni, le sue labbra carnose e appena dischiuse, i suoi occhi verdi e profondi. Pensò che tuttavia, non vi era niente di male nel rimanere attratto da una persona dell'altro sesso d'altra parte, lui stesso diceva che ci si innamorava del genere e non della persona. Ma quella volta, era diverso. Poteva rimanere ancora a fissarlo? Non era una donna. Lui sarebbe dovuto rimanere attratto da una donna, non da un uomo. Rimanere attratto dalle migliaia di donne che suo padre, gli aveva fatto conoscere, così che una di esse, gli sarebbe stata promessa in sposa. Darren, riusciva a creare un legame, ma ogni qual volta, dovevano impegnarsi o darsi il fatitico bacio, lui stesso non sentiva niente. Avrebbe dovuto sentire le scintille, l'attrazione, l'amore. E invece, rimaneva impassibile. Così, suo padre ricevendo le mille lamentele di quelle ragazze che provavano a corteggiarlo, aveva deciso di smetterla per un periodo con le presentazioni e lasciare che suo figlio crescesse ancora un po'.
«Non
sei ancora pronto, posso capire. Sei ancora troppo giovane.»
gli diceva.
Ma non
era quello il problema. Darren lo aveva capito. Non era attratto dalle
donne ma dagli uomini. Cosa che, faceva scandalo a quei tempi e che ben
pochi, avevano avuto il privilegio di ammettere. Ammettere che amavano
un uomo, invece che una donna. La sua sessualità, di primo
impatto, non lo spaventò, lo rese un po' più a
conoscenza di sè stesso. Adesso sapeva perchè
rifiutava le moine delle donne. Sapeva perchè ogni volta che
doveva toccarle, non ne sentiva il bisogno. Semplicemente, era
così. Se stesso.
Per i
primi tre mesi, aveva deciso di non dire niente a suo padre. Aveva
deciso di tenerselo per sè. Non sarebbe stato poi
così male, no? Suo padre l'avrebbe presa bene? Suo padre
avrebbe comunque continuato ad amarlo? Tutto finì quella
domenica, a pranzo. Stavano mangiando. Il silenzio si poteva percepire
a mani nude. Finchè, uno dei due parlò.
«Darren,
allora, che ne dici di uscire con Elizabeth, oggi? Sai, mi ha detto che
sarebbe molto contenta. L'ultima volta che vi siete visti, non la avete
trattata benissimo. E magari, la avete rifiutata perchè non
eravate ancora pronto. Sai, forse p-»ma non finì
neanche di parlare, che lui lo interruppe.
«No,
padre. Non mi va, oggi preferisco stare a casa a leggere o sbrigare
delle pratiche.» aveva detto deciso e serio.
«Darren,
figlio mio, prima o poi dovrete accettare l'invito di una di tutte le
donne che vi ho presentato. Dovrai sposarti.
Pensare a creare una famiglia.» rispose suo padre cercando di convincerlo e cercando di mantenere la calma.
Pensare a creare una famiglia.» rispose suo padre cercando di convincerlo e cercando di mantenere la calma.
«Padre,
non credo che lo accetterei mai. Con il tempo, può
darsi...»
«Con
il tempo? Che razza di risposta è? Darren, voi oggi uscirete
con Elizabeth. Ho insistito tanto e ha accettato. Fine della
discussione.» rispose secco.
«No.»
era deciso. Talmente deciso. Da un momento all'altro sarebbe esploso.
«DARREN,
VOI SIETE MIO FIGLIO E DOVETE OBBEDIRMI. FINCHE' SARETE SOTTO QUESTO
TETTO, DOVRETE PORTARMI RISPETTO E OBBEDIRMI.» si
imputò suo padre alzandosi dal tavolo e puntandogli il dito
contro.
Darren
prese tutto il coraggio che aveva in corpo, si alzò di
scatto e per un attimo pensò di dirigersi in camera sua. Non
aveva più fame. Voleva restare solo. Poi, rispose.
«Non
sto dicendo questo.»
«Ah
no? E allora lo fate per ripicca? Lo fate per farmi del male? Sto solo
cercando di-»
«No.
Io non potrò mai sposare una donna, padre.»
Suo
padre lo guardò strano, non riuscendo a capirlo.
«Darren,
che cosa stat-»
E fu
lì, che le parole gli uscirono spontanee. Quasi fossero
sulla punta della lingua. Non riusciva più a tenersi tutto
dentro. Doveva dire tutto. Doveva dire a suo padre chi realmente era.
Chi il suo cuore veramente amava.
«Io
amo gli uomini, nel modo in cui dovrei amare le donne, padre.»
Suo
padre era in crisi. Sarebbe svenuto da un momento all'altro ma
riuscì a trovare la forza. Disse solamente poche parole, ma
bastarono per creare la fine. La fine di tutto.
«Via,
fuori da questa casa.»
Un mare
di lacrime cominciarono a scendere lungo il suo viso, gli occhi rossi.
Non riusciva a crederci. Suo padre, l'uomo che l'aveva cresciuto lo
stava rinnegando solamente perchè...perchè il suo
cuore, il suo essere sè stesso aveva scelto di amare un uomo
anzichè una donna.
«Padre, ti prego, p-per-» riuscì a dire con la voce strozzata.
«Via da questa casa. Andate via.»
«Papà, sono sempre io. Vostro figlio. Voi non potete, voi non-»
«Via. Non voglio più vedervi. VIA, HO DETTO!» urlò suo padre.
Con il
cuore in gola, Darren era scappato da quel mondo, da quella casa, da
quei ricordi, da suo padre. Adesso camminava per le vie di londra
perso, senza niente, senza una meta. Non era possibile. Tutto
ciò in cui viveva , era una menzogna. Suo padre non lo aveva
davvero buttato fuori di casa. Non aveva davvero accettato un
pregiudizio. Non aveva lasciato davvero che suo figlio si sentisse in
quel modo. Darren sperava che fosse solo un sogno ma era tutto reale.
Reale come il realizzare la faccia di suo padre nel momento in cui
glielo aveva detto. Reale come la rabbia che scorreva nelle sue vene e
nel suo cuore. Reale come la confusione che sentiva adesso. Con il
cuore a pezzi, le lacrime che uscivano non ancora sazie dai suoi occhi
e la sua vita in frantumi. Era davvero così sbagliato? O il
mondo lo era? Si sentiva sbagliato. Si sentiva stanco. Si sentiva vuoto.