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Autore: jelenascheeks    07/07/2013    5 recensioni
non sono quel genere di adolescente che pensate.
non sono quel ragazzo super figo che tutte le ragazze vorrebbero.
sono un povero ragazzo di provincia che studia per avere un futuro migliore.
sono un povero nerd che tutti prendono in giro, che tutti picchiano per essere lodati dai loro amici e rispettati.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Justin Bieber

 

"Portatela in sala operatoria, SUBITO!" le urla del medico si potevano sentire sin da fuori il suo studio, nella stanza d'attesa. Subito dopo uscì il dottore seguito da una barella e da due infermiere. Mi alzai subito in piedi e corsi verso il dottore impaziente di sapere tutto. Al mio fianco arrivò subito Elisabeth che strinse la mia mano fortemente.

 

"Dottore, cosa succede? Come sta mia madre?" 

 

Ero così confuso e preoccupato. Sapevo solo che mia madre era ritornata a casa con un fianco ferito da un coltello.

 

"Dobbiamo operarla subito, sta perdendo molto sangue. Si faccia da parte e aspetti qui, appena sarà finita l'operazione la avviseremo." Disse e subito dopo corse verso la sala operatoria insieme a mia madre.

 

Rimasi lì con un volto inespressivo, a pensare se domani avrei visto mia madre di nuovo o meno. Perché ogni volta che qualcosa stava andando per il verso giusto, succedeva qualcosa? Davvero non riuscivo a comprenderlo.

 

"Il destino di ognuno è stato scritto da Dio" diceva mia nonna. Allora Dio deve proprio odiarmi. La mia vita fa schifo. L'unica cosa bella nella mia vita è mia madre e ora credo che si sia aggiunta anche Elisabeth. Ma ora la mia vita è precipitata: mamma è stata pugnalata e non si sa nemmeno da chi. 

 

Potrebbe anche morire per quanto ne so io e non posso fare niente per evitarlo. Cosa sarebbe la mia vita senza quella donna che mi ha donato la vita, che ha fatto enormi sacrifici per me e che è entrata nel giro della droga per portare avanti questa famiglia?

 

Sapeva di rischiare tutto iniziando a spacciare, ma ha corso i rischi per me, per i soldi che ci avrebbero fatto andare avanti senza soffrire la fame. Quindi in un certo senso era anche colpa mia.

 

"Justin!" Elisabeth schioccò le dita davanti a me per cercare di attirare la mia attenzione. 

 

"Si, dimmi." Le lacrime minacciavano di sgorgare e la mia voce diventava sempre più rauca.

 

"Stai bene?". Mi chiese con un filo di voce, avvertendo la mia tristezza nelle mie parole.

 

"No, non sto bene." Dissi iniziando a singhiozzare e poggiando il mio viso sulla sua spalla bagnandola.

 

"Quando tutto sembrava andare per il verso giusto, mia madre è stata accoltellata. Non mi merito questo, cosa ho mai fatto di male?" Dissi balbettando e aspettando una sua risposta.

 

Mi prese il viso tra le mani e parlò. "Justin, calmati, ci sono io qui, per qualsiasi cosa ci sono io qui."

 

Mi guardava negli occhi come se stesse facendo una promessa, ma come potevo sapere che avrebbe mantenuto la parola e che non mi avrebbe abbandonato come tutti gli altri?

 

Alzai il viso e mi rivolsi a lei. "Come faccio a sapere che non stai mentendo?"

 

"Se stavo mentendo, non avrei mai fatto questo." Si avvicino lentamente a me e in quel momento pensai che mi volesse baciare ma non mi ritrassi, curioso di sapere cosa avrebbe fatto. Invece, con mio stupore posò le sue labbra calde e carnose sulla mia guancia, lasciandomi esterrefatto e sorpreso da quel gesto audace.

 

"Ora vuoi spiegarmi perché tua madre ha un coltello nel fianco?" Si strinse a me, facendo passare la sua mano nello spazio tra il mio braccio e la mia pancia.

 

"È una cosa complicata, sei sicura di volerla ascoltare?". Ero agitato e Elisabeth lo percepì poiché strinse la presa sul mio braccio.

 

"Certo, impiega tutto il tempo che vuoi." Accennò un sorriso e mi guardò attentamente, sicuramente per non perdere nessun dettaglio della storia.

 

"Mamma spaccia." Buttai tutto d'un fiato quelle parole dalla mia bocca, aspettando ansiosamente la sua reazione che sembrava non arrivare. Ero sicuro di averla allontanata da me in questo modo, di aver allontanato l'unica ragazza che si sia mai avvicinata a me.

 

 

Elisabeth Rowen 

 

 

Ero in uno stato di trance: non riuscivo a emettere suoni, non riuscivo a muovermi, non riuscivo a fare nulla.

 

Questo avrebbe complicato tutto. Se la mamma di Justin spaccia, significa quindi che è un nemico di mio padre, capo della polizia. E se mio padre viene a sapere una cosa del genere, mi lascerà frequentare Justin o mi proibirà di vederlo?

 

Non devo dire a nessuno di me e Justin, tantomeno a Mike, nessuno deve sospettare niente. Si, perché io tengo terribilmente a Justin anche se lo conosco da poche ore. È diverso dagli altri ragazzi, posso sentirlo ogni volta che mi guarda, ogni volta che mi parla, ogni volta che elabora un ragionamento. Non guarda il mio corpo, guarda me, Elisabeth Rowen. E credo che questa sia la cosa che gli fa più onore.

 

Aprii bocca non appena mi accorsi che Justin era davanti a me che aspettava un segno di vita da parte mia. 

 

"Continua." Dissi lentamente vedendo Justin che aggrottava un sopracciglio.

 

"Sei sicura?" 

 

"Certo, continua". Mi strinsi a lui ricordandomi la promessa che gli avevo fatto pochi minuti prima. 

 

Mi sorrise notando il mio gesto e intrecciò la mia mano con la sua.

 

Cominciò a parlare. "È iniziato tutto due anni fa, quando mamma ritornò a casa dicendomi che aveva trovato un nuovo lavoro. All'inizio non sapevo di cosa si trattasse e sinceramente non me ne importava più di tanto ma lo scoprii quando venne il suo capo a casa dicendo che la sua commissione doveva esser portata a termine entro domani. Dopo questa piccola visita, chiesi a mamma spiegazioni e lei mi raccontò tutto quanto. Credimi, ero scioccato quanto te se non di più. Non approvai fin da subito questo lavoro ma lei mi disse che ormai entrata nel giro, non poteva più uscirne. Così, quando lei non poteva spacciare per via del suo lavoro, dovevo andare io."

 

Trattenni il fiato pensando a quali rischi potesse andare incontro Justin a causa di questo lavoro. 

 

Alzai la testa verso di lui e parlai. "Tu hai fatto questo per tua mamma?"

 

Sospirò. "Farei di tutto per lei, è il mio angelo, l'unica persona che mi ha voluto bene fino ad ora, l'unica che non mi ha mai abbandonato, l'unica che si è sempre presa cura di te."

 

Alzai il sopracciglio confusa. "E tuo padre?" mi azzardai a dire.

 

"Mio padre? Mio padre è scappato quando seppe della gravidanza di mia mamma, lasciandola da sola. Avevano tutte e due appena diciott'anni ma non posso di certo perdonarlo per ciò. Ritornò da noi diverse volte per scusarsi e per convincerci a ricostruire una vita insieme a lui, ma noi rifiutammo sempre consapevoli del male che aveva procurato a tutte e due. Se siamo in questa situazione, è solo colpa sua."

 

Lasciò andare la presa intorno al mio braccio e portò le mani agli occhi strofinandoseli fortemente. 

 

Provai ad avvicinarmi, ma lui si ritrasse girandosi dall'altra parte.

 

"Justin, cosa succede? Ho detto qualcosa di sbagliato?". Lo guardai negli occhi e lessi chiaramente quanto fosse amareggiato per tutto ciò.

 

"No, tu sei perfetta, credimi, ma… mi fa sempre male ricordare il passato. Non ne parlo mai a nessuno, né tantomeno a una ragazza." Si girò verso di me e mi guardò con aria preoccupata.

 

Presi la sua mano audacemente e la intrecciai con la mia.

 

"Da ora in poi dovrai abituarti allora." Risi nervosamente insieme a lui per poi essere interrotti dal medico.

 

Davvero un bel medico, pensai. Era alto, robusto, occhi azzurri e capelli marroni che ricadevano sulla spalla in una chioma riccia. Avrà avuto sulla trentina.

 

Fui distratta dalla sua voce.

 

"L'operazione è andata bene. Sua madre ora sta bene, non ha perso molto sangue."

 

Justin si mise una mano sul cuore alzandosi e tirò un sospiro di sollievo.

 

"Possiamo vederla?"

 

"Certo, è lì." Il dottore indicò con la mano una stanza non molto distante da noi e posò a Justin il foglio di ricovero che firmò velocemente.

 

Dopodichè, Justin prese la mia mano raggiungendo la porta. Titubante di volerla vedere in quello stato, aprì la porta. Entrammo e trovammo sua madre tra le braccia di Morfeo. Justin si avvicinò cautamente a lei, facendo attenzione a non svegliarla. Prese una sedia, la posò vicino al suo letto e si sedè. Mi fece cenno di andare vicino a lui ma mi rifiutai e stetti sulla porta ad aspettarlo. Prese la mano di 

sua madre e l'avvicinò alla sua bocca, baciandola. 

 

Chissà a cosa stava pensando in quel momento. Insomma, si era fidato di me e questo mi rendeva davvero serena ma era ancora così insicuro di sé.

 

Vidi sua madre agitarsi nel letto, probabilmente si stava svegliando ma sicuramente era ancora molto debole a causa dell'operazione. 

 

La sua insicura voce confermò tutte le mie supposizioni.

 

Era la prima volta che la vedevo. Era davvero una bella donna: giovane, con dei bei occhi azzurri, cappelli marroni e lisci. Pensai a come qualcuno avesse il coraggio di farle del male.

 

Si strofinò gli occhi ancora scossa e sorrise vedendo Justin davanti a sé. Prontamente Justin l'abbraccio sussurrandole qualcosa all'orecchio, a me incomprensibile.

 

"Mamma, pensavo che non ti saresti più svegliata." Justin strinse la mano di sua madre alla sua, accennandole un sorriso.

 

"Come avrei potuto lasciarti solo?" Si fermò un attimo per poi riprendere a parlare. "Ti voglio bene, Justin."

 

"Anche io, mamma. Mi hai fatto preoccupare così tanto." Justin la strinse a sé facendo attenzione a non farle male ma purtroppo sua madre emise un gemito di dolore. "Scusa mamma, non volevo farti del male." 

 

"Non devi scusarti, bocciolo." Justin si colorò immediatamente di rosso dando un colpetto sulla spalla della mamma.

 

Si scusò immediatamente con lui guardandomi "Owh, scusa Justin. Non avevo ricordato che qui ci fosse la tua fidanzatina." Arrossii violentemente posando lo sguardo sulle mie scarpe. Tutt'un tratto avevano un qualcosa di interessante.

 

"Mamma, non è la mia fidanzata." La rimproverò Justin guardandomi e mimando uno 'scusa' con le labbra. Risi e portai una ciocca di capelli dietro il mio orecchio.

 

"Certo, farò finta di crederci." Sua madre mi guardò facendomi l'occhiolino e causando il mio colore rossastro sulle mie guance di nuovo.

 

Justin la rimproverò nuovamente. "Seriamente, non stiamo insieme."

 

Alzò di nuovo le mani in segno di difesa e parlò. "Okay, okay, mi arrendo. Però presentamela, fai il gentiluomo per una volta."

 

Mi avvicinai al letto e posai la mia mano verso di lei. "Sono Elisabeth, Elisabeth Rowen."

 

La donna raggelò immediatamente al suono del mio cognome, ricollegandomi sicuramente a mio padre.

 

Justin parlò. "Sta tranquilla, le ho già spiegato tutto e terrà la bocca chiusa."

 

"Oh, allora, in questo caso…" Esitò prima di parlare, scrutandomi attentamente. "Sono Pattie, Pattie Mallette." Strinse la mia mano con sicurezza e mi sorrise.

 

"Piacere, signora Mallette." Dissi calcando fortemente su 'signora'.

 

"Oh no, per favore, chiamami Pattie, dammi del tu. Non farmi sentire vecchia, dolcezza." Annuii e sorrisi a Justin. 

 

Guardai l'orologio per poi accorgermi di quanto fosse tardi. "O mio dio, si sta facendo tardi. Justin, devo scappare." Presi velocemente la mia borsa che avevo posato prima sul letto e andai verso la porta ma Justin mi fermò.

 

"Ti accompagno io. Mamma, ritorno subito." Disse a sua madre generando un sorriso sulle mie labbra.

 

"Certo, Justin. Rimarrò sveglia ad aspettarti." Pattie ci salutò con la mano e lasciammo la stanza, arrivando fino alla mia macchina. Era il momento di salutare Justin, anche se io non volevo. Sarei voluta restare con lui per sempre. Sarei voluta restare con le sue forti insicurezze per l'eternità.

 

"Allora…. Ci vediamo domani a scuola." Balbettai insicura di me e di quello che Justin provasse nei miei confronti.

 

"Certo, ci vediamo domani a scuola." Mi girai per entrare in macchina ma Justin mi prese il polso e mi girò velocemente verso di lui. Avvicinò la sua fronte alla mia, in modo da toccarmi, e disse: "Posso?". 

 

Come rifiutare un ragazzo così dolce? Annuii dolcemente e sorrisi. Si leccò le labbra e mi baciò. Subito sentii un piccolo formicolio formarsi nella mia pancia e all'improvviso sentii il mio corpo andare letteralmente a fuoco. Le sue labbra erano così morbide, così baciabili. Dio, stavo facendo i pensieri meno casti del mondo sulla sua bocca. Leccai il suo labbro chiedendo l'accesso e lui acconsenti subito stupendomi. Non esitò a intrecciare le nostre lingue che ormai si toccavano scontrandosi. Volevo davvero che tutto questo non finisse mai ma, contro la mia volontà, Justin si staccò sorridendomi. 

 

"Allora, ci vediamo domani." Dissi ricambiando il sorriso.

 

"Certo, ci vediamo domani." Salutai Justin con la mano ed entrai in macchina più felice che mai. 

 

Non riuscivo ancora a credere che mi avesse baciato. Dove aveva trovato tutto quel coraggio? Era il ragazzo più timido che conoscessi, non pensavo che fosse in grado di baciarmi di sua iniziativa.

 

Assorta nei miei pensieri, tornai a casa e lì trovai una brutta sorpresa ad aspettarmi.

 

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davvero non so come ringraziarvi.
46 recensioni in soli tre capitoli e un prologo.
19 persone oltretutto seguono questa ff e 10 l'hanno tra i 
preferiti.
non so davvero come ringraziarvi.
avrei dovuto postare ieri ma non funzionava internet D:
quindi, eccomi qui con un nuovo capitolo ricco di 
avvenimenti, eh eh. 
ho impiegato circa tre ore per scrivere questo capitolo, quindi
vorrei ottenere circa 10 recensioni, sul serio. per favore, 
voglio 10 recensioni.

   
 
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