Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Felem    07/07/2013    5 recensioni
Londra, 1807 (Preso dal secondo capitolo).
Elizabeth accennò un lieve inchino, mantenendo gli occhi scuri puntati su di lui, in segno di sfida. David le cinse le spalle con il braccio destro e disse fiero al cugino.
- Lei è Liza, ha diciott'anni, ne dimostra appena quindici?
Elizabeth rimase seria, mentre l'ufficiale avanzò sorridendole.
- Suppongo Liza, sia l'abbreviazione di Elizabeth, lo preferisco per intero - disse per poi aggiungere con tono suadente - Ritengo non andiate fiera del fatto che sembriate più giovane. Fidatevi di me, è la cosa che più mi affascina in una donna.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic                                                                 Capitolo IX "Il bacio di fiori"







Quel calore sbocciò ben presto in un bacio.

Matthew teneva una mano sul braccio di lei e con l'altra le accarezzava il viso pallido e sconvolto. Premeva le labbra morbide contro quelle di Elizabeth, che teneva gli occhi sbarrati, puntati su quelli di lui, chiusi. Sapeva di agrumi, di arance e di fiori di lavanda. Sapeva di estate.
Matthew socchiuse leggermente le labbra per posarsi nuovamente sul labbro inferiore di Liza, che non rispondeva al richiamo di lui.
Quel bacio era una carezza, era il conforto, era protezione. Era un bacio casto, dove le labbra si sfiorano, premono le une sopra le altre. Senza l'intrusione del tessuto molle che Elizabeth detestava con tutta sé stessa e che non reputava romantico, se inserito in un bacio.
Avrebbe voluto reagire a quel disperato tentativo di comunicare con lei, ma non ci riuscì e continuò a fissarlo in quei pochi secondi. Finalmente Liza si mosse e gli posò le mani sul petto, spingendolo via. Prima guardò il giovane medico, immediatamente dopo fissò le punte delle scarpe che non indossava. Realizzò, così, di essere in camicia da notte, senza il corsetto e con gli strati di merletti e pizzo, che aderivano alle sue gambe fino al ginocchio, al di sotto dell'abito per la notte. Cercò di coprirsi, infilandosi dietro al tronco, nascondendosi da lui. Matthew la raggiunse e le prese nuovamente il viso tra le mani.

- Elizabeth, avete capito ciò che vi stavo dicendo?

Liza non sapeva cosa rispondere. Certo, aveva capito quali fossero le intenzioni di Matthew, ma non le erano ancora ben chiari i sentimenti che lei provava nei confronti del giovane. Aveva danzato con lui e mai, mai le sue intenzioni erano state quelle di farlo invaghire di lei.

- Sì...no...non lo so.- Rispose Liza balbettando.

Matthew distolse le sue iridi verdi da quelle di lei, che assumevano sfumature grigiastre con la luce della luna. Sorrise nuovamente e le prese le mani tra le sue.

- Mi mancherete.- Così le aveva detto il medico.

Ed Elizabeth capì, realizzò il punto più drammatico di tutta questa storia. Matthew sarebbe dovuto partire, come medico, probabilmente.
Gli prese le mani e se le portò sui fianchi, gli cinse le spalle con le braccia. I due si strinsero e si abbracciarono a lungo. Mentre lui le teneva le mani sulla schiena e la stringeva, Liza fissava le finestre della villa, tutte buie. Tutte tranne una.

I suoi pensieri passarono da Matthew a David, anche lui sarebbe dovuto partire. A Mary ed alla delusione di quest'ultima per un eventuale decesso del marito. Poi pensò nuovamente a Jonathan e a Catherine. Si conoscevano da sole due settimane ed i due erano già presenti l'uno nei sogni dell'altra.
Ma in tutti i suoi ragionamenti, pensieri ed ipotesi un volto rimaneva fisso, un unico, atroce, sgradevole pensiero. Un singolo filo conduttore che univa tutti i suoi pensieri e preoccupazioni riguardo la partenza. Fissava la finestra illuminata e vedeva un ragazzo camminare avanti ed indietro per la stanza, postura eretta, portamento elegante. Non ebbe alcun dubbio sulla sua identità.

L'ufficiale per lei, era quel filo conduttore. Tutto si ricollegava a lui. Ogni suo pensiero in quel momento riguardava Adam. Sarebbe dovuto partire.

"Meglio così" pensava Liza "In questo modo sarò costretta a non doverlo sopportare!"

Ma una voce nella sua testa le diceva di andare, di andare da lui. Dal suo filo conduttore per rimettere insieme i pezzi di questa storia.

Elizabeth si staccò immediatamente dalla figura di Matthew e corse in fretta e furia dentro l'abitazione.
Aprì il portone che aveva lasciato aperto e brancolando nel buio, camminando a carponi sulle scale, riuscì a trovare il corridoio. Si alzò in piedi ed aprì la porta della camera di Mary, sapeva cosa doveva fare. Voleva sapere. Voleva sapere chi sarebbe dovuto partire, quando ed il perché Jonathan lo aveva saputo solo ora. Si accostò di fretta al letto della sorella e strattonò David che quasi non cadde.

- Per Dio! Cosa fai Liza!- Le aveva detto Mary, mentre il marito biascicava parole confuse e si sottometteva al volere di Elizabeth.

La ragazza lo prese per la manica del pigiama e lo trascinò per tutto il corridoio, fino a giungere lì. L'ultima stanza di quel tunnel.
Una luce fioca traspariva da sotto la porta e si udivano dei passi. Elizabeth non ci pensò due volte e, senza nemmeno bussare, si precipitò all'interno della stanza. Adam si girò di scatto e si lasciò scappare una risata, vedendo il cugino David con i lunghi baffi rossicci, quasi cadere a terra per il sonno ed accanto a lui Liza, con la camicia da notte ed i capelli tirati in una treccia.

- Non è vostro solito bussare?- Disse Adam sorridendo sghembo e squadrando da capo a piedi la giovane.

- Non è il momento!- Sbraitò Elizabeth, accompagnando velocemente David vicino ad una poltrona e facendolo sedere.

- Siete giunta in camera mia come se fosse scoppiata la guerra.- Disse ironizzando l'ufficiale.

- E' scoppiata la guerra.

- Potrei...potrei avere un po' d'acqua?- David cercava di infilare in mezzo a quella discussione qualche richiesta. Era assonnato e per poco non si addormentò sulla poltrona.

Adam ed Elizabeth si girarono ed urlarono all'unisono nella direzione del povero uomo.

- No!

Elizabeth prese Adam per una manica e lo trascinò vicino al letto, spingendovi l'uomo sopra, che ammiccò.

- So quali sono le vostre intenzioni, non c'è bisogno che siate così...esplicita.

- Tacete! Buon Dio, tacete! Anche nel cuore della notte siete in grado di offendere in tal modo una ragazza?- Disse Liza per poi borbottare - Essere ignobile.

Elizabeth cercava in fretta e furia uno sgabello nella stanza o per lo meno un cuscino dove potersi sedere, rovistando ovunque e sentendo il nervosismo risalirle nello stomaco.
Di nuovo sentì delle mani toccarle le spalle, quel tocco rassicurante che l'aveva fatta calmare poche ore prima. Adam le porse un cuscino e subito dopo si diresse vicino ad un armadietto dal quale prese una bottiglia di Vodka e dei piccoli bicchieri, minuscoli, che Liza non aveva mai visto.
L'ufficiale la fece accomodare sul letto e versò il liquido ambrato nel bicchiere minuscolo, così glielo porse. La ragazza fissò a lungo l'alcolico che stringeva tra le mani. Aveva freddo ed il suo corpo era intorpidito. Bevve un sorso ed immediatamente sentì il liquido fluido scenderle in gola e riscaldarle il petto in una vampa di calore.
Il secondo a bere fu David, che parve immediatamente più sveglio, Adam si astenne dall'ingerire la Vodka.

- Qualcuno mi vuole spiegare il perchè di questa cosa?- Disse David in maniera nervosa.

Elizabeth fissava il bicchiere e finì di bere il suo contenuto per poi alzarsi in piedi e camminare avanti ed indietro per la stanza, mentre i due uomini seduti la guardavano impazienti.

- Ora, mio fratello andrà in Spagna. Chi altri di voi andrà in quel luogo?- Disse Liza fingendosi calma.

- Tutto questo frastuono solo per domandarmi dove trascorrerò l'estate? Suvvia Liza!- Così la canzonò David.

L'ufficiale posò una mano sulla spalla del cugino.

- Non è il momento di scherzare.

- Oh, e va bene Adam- Annunciò divenendo serio David - Io non andrò, per la vecchia Sandy, la conosci?

David si abbassò i pantaloni ed Elizabeth ebbe un sussulto. Le mostrò una cicatrice repellente sulla coscia sinistra.

- Mi da ancora dei problemi.- Insistette David - Ed ora, con permesso, mi recherò nella mia stanza. Mary ultimamente non sta troppo bene con lo stomaco.

David uscì dalla camera e tornò dalla moglie, fingendo che nulla fosse accaduto.

Ora Adam era rimasto da solo con Elizabeth e la guardava, osservando minuziosamente ogni dettaglio della sua figura. Liza si sentì nuda, nonostante ciò fece qualche passo verso l'ufficiale.

- Voi partirete?

Erano vicini, lui sempre seduto e la guardava esitante. Si limitò ad annuire e ad abbassare il capo.
Liza si avvicinò ad Adam, sul bordo del letto, seduta affianco a lui. Allungò una mano nella direzione dei suoi riccioli biondi. L'ufficiale si girò di scatto ed Elizabeth riportò la sua mano sul cuscino, distogliendo lo sguardo dalle iridi azzurre di lui.

- La mia colpa è stata quella di non averlo detto a mia sorella, capite? E' così fragile.

- E' l'istinto protettivo di un fratello. Non è colpa vostra, ma del vostro istinto.- Disse Liza pienamente convinta delle sue parole.

Adam la guardò a lungo, aveva l'aria disperata. Prese di colpo il polso di Elizabeth, che indietreggiò fino a toccare con la schiena la testata del letto. A quel punto l'ufficiale con rabbia le soffiò a pochi centimetri dal naso parole sprezzanti.

- Voi non capite! Voi siete la vostra ragione, ma io, io! Io sono il mio istinto. E' colpa del mio istinto, è colpa mia.

La guardava con le pupille dilatate e gli occhi rossi. Elizabeth era spaventata, ultimamente tutto le faceva paura. Aiutare gli altri sembrava farla stare bene, non capiva il perchè.
Tanto alla fine lei non ci guadagnava nulla, nessuno faceva mai nulla per lei. Adam si rese conto della sua reazione spropositata e riprese la calma iniziale facendo finta di niente, affacciandosi così alla finestra presente nella camera.

- Sapete Elizabeth, questa finestra mi fornisce un'amplia visuale sul mondo.- Le disse lui carezzandosi la barba rasata.

- Un bel paesaggio, non trovate? Ottimo per le passeggiate notturne.- Divagò Liza

- Ottimo per permettere alle donnette di fornicare con qualche povero ingenuo.

Elizabeth lo guardò indignata. Subito dopo ebbe un sussulto e l'immagine delle labbra di Matthew vivida nella sua mente. Immediatamente si sentì sporca, la vergogna si faceva spazio dentro i suoi pensieri e tutto diveniva ancora più offuscato.

- Cosa insinuate con ciò? Chi vi ritenete per poter giudicare a questo modo una fanciulla? Il padrone del mondo, forse?

- No, ma vi ripeto Elizabeth. Questa finestra mi fornisce un'amplia visuale su quest'ultimo.- Disse lui sorridendo.

Li aveva visti

Liza percepì una punta di amarezza nella sua voce. ma si convinse che fosse solo una sua impressione.
Non trovava le parole per esprimere la propria indignazione. Come osava, lui, essere spregevole, darle della "donnetta"? Forse era abituato a chiamare così le donne che ingenuamente non resistevano al suo fascino. Ed Elizabeth, stupida Elizabeth, che per un istante era stata triste per la sua imminente partenza.

- Non siate così taciturna.- Continuò divertito Adam, mentre Liza tratteneva le imprecazioni che avrebbe voluto urlargli.

- Mi dispiace, Adam, ma le donnette non sprecano il proprio tempo a conversare.- Gli rispose Elizabeth ammiccando.

Subito dopo tirò su il naso.

- Non vi disturberò più.

Si girò e si diresse verso la porta con le lacrime agli occhi, aveva di nuovo freddo e la testa le girava. Voleva dormire. Poi una mano le afferrò il braccio.

- Scusatemi, vi prego scusatemi.- L'ufficiale capì di aver esagerato.

Ora Adam la guardava dritta negli occhi e aveva perso quella sua sicurezza iniziale. Almeno per ora.
Elizabeth lo zittì e così come era arrivata, se ne andò da quella stanza, sentendo le guance in fiamme.

Robert ancora dormiva e di questo ne fu felice.
I suoi pensieri tornarono immediatamente ad Adam. Sarebbe dovuto partire e non poteva nascondere a sé stessa che la cosa non le stava bene.

Perchè? Lei lo odiava.

Matthew l'aveva baciata e questa cosa la infastidiva.

Perchè? Dopo tutto un minimo lui le interessava.

Si accasciò vicino alla porta e chiuse gli occhi, sfiorò la propria bocca e rivide la scena di quel bacio, sbocciato dal calore delle sue labbra.
Quello non era il suo primo bacio. Ad una festa di paese, suo cugino Benjamin l'aveva presa e gliene aveva stampato uno sulle labbra. Quello era il genere di bacio che era solita dare e non si spiegava come mai, un bacio simile ad uno già ricevuto la scuotesse tanto.
Era solo un bacio, lei non aveva fatto nulla.

Ora pensava ad Adam, era un rude, villano, odioso, ma anche lui aveva dei principi e degli affetti, questo doveva ammetterlo. Sapeva che dopo la partenza non avrebbe più sentito parlare di lui ed era intenzione di Liza mantenere i rapporti con Matthew.
Non avrebbe più visto Adam, non gli avrebbe più parlato, mai più il suo profumo. Quel profumo.

Lo detestava. Allora perchè fremeva e sentiva le lacrime uscire al solo pensiero di non doverlo mai più vedere?

Poi dei passi, silenzio davanti alla sua porta. Liza tese l'orecchio e non avvertì alcun rumore. Un pezzo di carta scivolò sotto la porta.




                                               

                                            Elizabeth, vorrei parlarvi prima della mia partenza. Incontriamoci domani sera.


                                                                                    vostro, Adam




Suo.
L'ufficiale era suo. O almeno così lui si considerava.
Lui non si era illuso che Elizabeth potesse appartenergli, si era convinto di appartenere a quest'ultima.
Cosa stava succedendo? Liza questo non lo sapeva. Tutti volevano dirle qualcosa, lei non era abbastanza grande per gestire tutto.
Ma lui sarebbe partito. Lei non l'avrebbe più rivisto.
Lei non voleva vederlo.

O forse sì. 





Dalla scrittrice ai lettori: 
Cari lettori, come state? 
Come vedete ho aggiornato il prima possibile. Spero vi sia piaciuto il capitolo. 
Vorrei aggiungere una nota che nel capitolo precedente mi è sfuggita: il generale Arthur Wellesley è esistito veramente. Era a capo degli inglesi nella battaglia che i nostri protagonisti combatteranno. Per diverse ragioni ho dovuto anticipare la battaglia al 1807, invece che nel 1808. Spero la cosa non vi dispiaccia.  
Recensite in molti, mi farebbe molto piacere. 
Baci, Felem ♥
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Felem