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Autore: Inathia Len    07/07/2013    1 recensioni
Storia ambientata al settimo anno dei Malandrini. Lily e James escono finalmente insieme, tutto sembra perfetto tranne che per una cosa: Sirius sembra non aver preso bene questo cambiamento. è geloso del suo migliore amico o c'è dell'altro sotto?
dalla storia *“E sappi che sono riuscito a calmare i genitori della signorina Flaubert, non la diserederanno, ma hanno posto la condizione lei che non dovrà mai cercarla.”
Miseriaccia, che ne sa lui di Camille?*
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Classe 1960'
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“Sei la vergogna della famiglia! Tu non sei mio figlio!”
“Io non voglio essere come tutti voi, madre!”
“Stacca subito quei poster da camera tua!”
“Io non tolgo proprio un bel niente, è camera mia, faccio quello che voglio. E poi, puoi sempre vantarti dei perfetto Regulus!”
“Non ti azzardare a parlare male di tuo fratello finché sei sotto il mio tetto.”
“E allora me ne vado, sai che me ne faccio di una casa come questa!”
“E dove pensi di andare, eh? Da quegli sgangherati dei tuoi amici?”
Non sentii più nulla di quello che mia madre diceva, sbattei forte la porta della mia camera e mi tappai le orecchie. Non era la prima volta che litigavo con lei, ma non doveva mettere in mezzo i miei amici, loro non centravano nulla.
Presi una decisione d’istinto.
Afferrai tutte le mie cose in massa e le chiusi nel baule di scuola, diedi un’occhiata di saluto a tutti i miei bellissimi poster, principalmente motociclette e ragazze babbane, e poi scesi le scale, ignorando le sue grida che mi inseguivano.
“Sirius Orion Black, se te ne vai non provare più a rimettere anche solo un piede in questa casa, sappilo!”
Mi trattenni dal mandarla a quel paese ed uscii. Quando la porta sbattè, provai un senso di liberazione e di gioia mai provato prima.
Ero libero, ce l’avevo fatta.
Dopo un primo istante di felicità ed euforia, però, pensai che effettivamente non sapevo dove andare. Mi sedetti su una panchina in Hyde Park a riflettere. Accanto a me, una ragazza era immersa nella lettura di un librone. Inizialmente non la notai per la bellezza, ma per le dimensioni del libro, che era davvero enorme. Era grande il triplo del normale e grosso almeno come due dizionari. Non riuscii a leggere il titolo per intero, ma intuii che non fosse scritto in inglese. Lei notò che la stavo osservando e, sollevato lo sguardo, anziché arrabbiarsi, mi sorrise. Portava dei grandi occhiali dalla montatura nera e, dietro le lenti, gli occhi amichevoli erano color nocciola, mentre i capelli erano neri e mossi, con una frangetta. Nonostante fosse piuttosto bella, il librone e gli occhiali le facevano perdere molti punti ai miei occhi. Non che fossi un tipo superficiale, semplicemente pensavo che non avessimo nulla in comune. L’avrei vista meglio insieme a Remus.
Notò che continuavo a fissarla e quindi si presentò.
“Camille Flaubert, e tu sei..?”
“Sirius Black, un tremendo maleducato. Scusami se continuavo a guardarti, ma cercavo di leggere il titolo del tuo libro.”
Ci stringemmo la mano e poi mi porse il suo tomo. Intuii che fosse scritto in francese, dato il suo nome ed il suo accento. Diedi una rapida scorsa ma Camille vide il mio sguardo confuso e venne in mio soccorso.
“È un libro di anatomia.”

 
 
“Scusa, posso parlarti un attimo?”
Ritorno con la mente al presente e vedo la Evans che mi fissa ansiosa, quasi io fossi la professoressa McGranitt e lei sotto esame. Ormai è una settimana che James ed io non ci parliamo, decisamente un record per noi.
Le faccio cenno con la testa e lei mi affianca nel corridoio pieno di gente, carica di libri.
Mi ricorda Camille.
Solitamente mi offrirei di aiutarla, lo farei con qualsiasi ragazza, sono un gentiluomo, ma, indirettamente e a sua insaputa, sono arrabbiato anche con lei.
“Senti, ma perché non parli più con James? Tutti dicono che eravate inseparabili…”
“Le persone cambiano. Anche tu dicevi che non saresti mai uscita con lui. ‘Nemmeno se le zebre nasceranno con le corna dei cervi’ era le tue parole solo fino ad un mese fa.”
“Touché” ammette lei e questo riferimento al francese mi ricorda così tanto Camille da dover chiudere gli occhi.
“Tutto bene?” chiede, sinceramente preoccupata.
Annuisco infastidito. Non ho raccontato a nessuno di Camille e di certo non comincerò a confidarmi proprio con lei.
“Bene,” riprende in tono spiccio, “allora possiamo continuare a parlare.” 
“Non ho nulla da dirti se non te ne ha parlato lui.”
La Evans mi guarda scocciata.
“Pensate di andare avanti così ancora per molto voi due? Si vede che ci state male. Entrambi” dice, mettendo un forte accento sull’ultima parola.
“Ma di cosa ti impicci tu? Sbaglio o fino a poco tempo fa eri amica di quello sfigato di Mocciosus? Quindi non mi sembri proprio quella giusta per dare consigli…”
“Lascia Sev fuori da questa conversazione, lui non centra” ribatte lei, con gli occhi verdi che lanciano lampi.
“Va bene, va bene” borbotto io, ma lei ha già girato i tacchi e ha cominciato ad allontanarsi.
“Comunque riferisci a James che non dovrebbe usare questi mezzucci.”
La mia voce la raggiunge alle spalle e lei si blocca.
“Quali mezzucci?”
È tornata indietro e mi fissa negli occhi. Ora sembra davvero molto, molto arrabbiata, ma io non me ne curo.
“Mandare te. Se mi vuole dire qualcosa, digli che venga di persona.”
“Senti, bello mio,” comincia lei, agitando l’indice spaventosamente vicino ai miei occhi, “nessuno ha mandato nessuno, chiaro? Sono venuta di mia spontanea volontà perché l’ho visto particolarmente giù. Se credi che James userebbe me come ambasciatore, allora non lo conosci proprio per niente.”
E se ne va definitivamente, lasciandomi come uno scemo in mezzo al corridoio.
L’ultima cosa che ha detto mi ha fatto pensare. Se davvero mi è venuta a parlare di sua spontanea volontà, solo perché lui è giù, vuol dire che ama davvero James. Improvvisamente il mio cuore si fa più leggero. Forse la Evans non è così terribile come la immaginavo.
Ma, d’altra parte non sono mai stato bravo con le prime impressioni.
 
 
“E così ti interessi di corpo umano” dico a Camille.
Lei annuì così vigorosamente che gli occhiali quasi le caddero dal naso.
“Vorrei diventare un medico, come mia madre e mio padre. Vorrei essere proprio come loro.”
A me sfuggì una risata.
“Perché ridi?”
“Perché io non vorrei essere mai come i miei. Ma nemmeno come tutta la mia famiglia in generale.”
Camille mi guardò così perplessa che mi sentii quasi in dovere di darle una spiegazione.
“Diciamo, con un eufemismo, che non siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Mi vorrebbero diverso da come sono, molto diverso, e questo proprio non lo sopporto.”
“Penso che sia un problema abbastanza comune a quelli della nostra età” disse con aria saggia.
“Fidati, non è così semplice. Le cose sono più complesse di come appaiono. È complicato.”
“Allora spiegami.”





angolo autrice:

ed ecco a voi il secondo capitolo!!!!!!!!!!!! *squilli di trobe e fanfare in lontananza, la folla acclama l'autrice* e ho anche l'onore di presentarvi Camille Flaubert (ho evitato di farla parlare come Fleur, mi sarebbe sceso il latte alle ginocchia scrivere in quella maniera) e diciamo che per il suo aspetto fisico io me la immagino come Zoey Dechanel (New Girl, giusto per fare un esempio), ma con gli occhi di Emma Watson. Nei prossimi capitoli scopriremo di più della sua relazione con Sirius (bbbbbbello de Inathiuccia tua), del perchè sia andata com'è andata, ma per adesso spero di avervi dato qualche indizio sul perchè sia geloso di James e Lily.
che dire se non che spero che mi lasciate qualche recensioncina?
salutissimi, spero di aggiornare tra lunedì e martedì..... comunque entro la fine della prossima settimana la storia sarà tutta on-line, l'ho già finita, è cortella (10 pagine sul mio pc....)
Inathia Len
  
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