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Autore: Inathia Len    06/07/2013    2 recensioni
Storia ambientata al settimo anno dei Malandrini. Lily e James escono finalmente insieme, tutto sembra perfetto tranne che per una cosa: Sirius sembra non aver preso bene questo cambiamento. è geloso del suo migliore amico o c'è dell'altro sotto?
dalla storia *“E sappi che sono riuscito a calmare i genitori della signorina Flaubert, non la diserederanno, ma hanno posto la condizione lei che non dovrà mai cercarla.”
Miseriaccia, che ne sa lui di Camille?*
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Classe 1960'
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“Ehi musone, perché non sei venuto a Hogsmeade con noi?”
James e la Evans fanno il loro ingresso nella sala comune, avvinghiati come due polipi. Forse la preferivo quando non lo sopportava.
“Pensavo che così eravate perfetti, una magnifica uscita a quattro” dico, sogghignando in direzione di Remus e Peter, che stanno entrando a loro volta.
“Si dice ‘foste perfetti’, non ‘eravate’, Sirius!” mi rimbecca Remus.
“Scusa, mamma” gli rispondo con una linguaccia.
Penso che tutti gli equilibri siano andati in mille pezzi da quando James e la Evans hanno cominciato a uscire insieme. Certo, James ha smesso di passare tutto il suo tempo libero a piangersi addosso e a girare depresso per il dormitorio, ma il nostro gruppo si è quasi del tutto sfasciato. Prima eravamo perfetti, i quattro malandrini della Torre di Grifondoro, i gemelli diversi. C’era James Potter, il capo indiscusso, il tipico tipo bello e simpatico. Con i suoi occhi scuri, i capelli castani ed il sorriso affascinante, che conquista sempre tutti. Subito dopo c’ero io, Sirius Black, l’affascinate spalla. Gli occhi grigio grafite ed i capelli neri mossi mi hanno fatto acquistare un certo credito con le ragazze, ma con il mio sarcasmo e cinismo le faccio sparire in un attimo. Poi c’era Remus Lupin, detto Mamma Lunastorta per il suo atteggiamento a volte troppo materno nei nostri confronti. Capelli biondo cenere e sguardo ambrato sono i suoi segni distintivi, ma la parte più importante di lui è il cervello. Infine veniva Peter Minus, il classico tipo che ti chiedi che cosa ci stia a fare con la gente, il  topo da biblioteca. Abbiamo pochi interessi in comune, è quasi del tutto privo di senso dell’umorismo, ma Remus lo ha preso sotto la sua ala protettiva e quindi si è aggregato a noi. Magrolino e dai capelli castani senza un vero taglio, sembra un vero topolino.
Infine c’è lei, Lily Evans, decisamente ed obiettivamente una delle ragazze più belle che io abbia mai visto, credo che dovrebbe avere un secondo lavoro come modella, quando usciremo di qui. Alta, slanciata e magra di un magro tonico, il magro di una che si tiene in forma facendo molto sport.
Si siedono tutti e quattro attorno a me ed io provo a ignorarli il più a lungo possibile, ma poi mi faccio ridere da solo e la mia risata scoppia, seguita a ruota da quella di tutti gli altri, ma il mio ritrovato buon umore dura poco.
“Muoio di fame” penso ad alta voce, “chissà cosa c’è per cena…”
“Mmm…cena!”
“Sei un ingordo, James” dice la Evans, senza rimprovero negli occhi e cominciano a baciarsi.
“Bah! Vado in camera prima che mi venga il diabete”.
“Dai Sirius, non essere pesante” mi rimprovera Remus con la testa già coperta dal libro di Pozioni. Sospetto che stia già studiando per i M.A.G.O., anche se siamo solo a fine ottobre. Ma in fondo, Pozioni è sempre stata la sola e unica materia che gli abbia mai dato filo da torcere.
Salgo i gradini a due a due, quasi correndo. Alle mie spalle, tanto per cambiare, trovo Peter. Non so quando si sia auto-definito mia ombra personale, ma la cosa comincia a darmi dei nervi. Inizialmente la cosa poteva anche essere simpatica, faceva piacere avere un pubblico estasiato sempre a portata di mano per ogni cosa dicessi e facessi, ma ora si esagera.
“Sirius, aspettami!” grida dal fondo.
Lo sento ansimare fin da qua su.
“Peter, va via!”
“No, aspettami dai, che ti costa?”
Mi mordo la lingua per trattenermi dal rispondergli male. In fondo, non è con lui che sono arrabbiato. È con James che ce l’ho, ma la sua lingua al momento mi sembra troppo occupata per discuterne. Mi lascio raggiungere e dico a me stesso che, alla fine, non sono obbligato a parlargli. Mi butto sul letto e, tanto per essere lasciato in pace, prendo un libro dal comodino di Remus e faccio finta di immergermi nella lettura. Lui si siede in venerazione ai piedi del letto.
Dopo quelle che mi sembrano ore, la faccia di Remus fa capolino.
“Ehi, pensi di scendere? Stiamo andando al banchetto.”
“Chi, tu e gli sposini?”
Peter, dimostrandosi stranamente acuto, capisce che aria tira e si dilegua, ma il suo posto viene prontamente occupato da Remus.
“Senti, per favore, non sono proprio in vena di una ramanzina” dico, insofferente, girandomi dall’altra parte ed affondando il viso nel cuscino.
“Non sono qui per questo. Vorrei che fossi tu a parlare.”
Borbotto qualcosa.
“Se lo dici al cuscino faccio fatica  a capire.”
“Ho detto che è lui che deve venire a parlare con me.”
“Non puoi smettere di fare il bambino e chiarirti con lui? Tanto lo so che sotto sotto ti manca...”
“Smetti di parlarne come se fossimo sposati!”
“Sei tu che ti comporti così! Da quando esce con Lily non fai che evitarlo, sei scontroso, acido e non gli rivolgi più la parola!”
“Sono loro due che non stanno più con noi…” mugugno, proprio come avrebbe fatto un bambino piccolo.
“Sei tu che ti sei messo in isolamento da solo!”
Gli faccio la linguaccia, ma forse, tanto per cambiare, Mamma Lunastorta ha ragione.
 
Alla fine andiamo al banchetto e cerco di evitare di ‘fare il mio solito’, come direbbe Remus. Chiacchiero, rido e scherzo, ma sempre lontano da James, ormai inavvicinabile ai miei occhi. Nel suo universo ora c’è solo la Evans da troppo tempo ed ora che l’ha conquistata, la preda va esibita. Mi chiedo se sene stancherà mai. Però, se per un attimo ci penso su serio, osservandoli dall’esterno, formano proprio una bella coppia. Questo pensiero mi riporta ad un ricordo doloroso, che scaccio in fretta dalla mente e torno al presente.
James è diventato più maturo e forse è questo che mi da tanto fastidio, lei mi ha portato via il mio compagno di scherzi… Il fatto che mi ricordino troppo me e Camille non centra, cerco di convincermi.
La Evans è una bella ragazza, innegabile. Con i suoi occhi verdi e lunghi capelli rossi non passa certo inosservata. Credo che se James non si fosse fissato con lei dal primo giorno e se non avessi mai incontrato Camille, un pensierino sopra ce l’avrei fatto.
Mi allontano dalla Sala Grande, deciso a fare due passi da solo, prima di andare a letto, quando sento qualcuno dietro di me.
Mi giro e vedo James. Ci fermiamo l’uno di fronte all’altro, a metà tra l’imbarazzato e l’arrabbiato.
“Mamma Lunastorta ti ha mandato a parlare con il bimbo cattivo?” gli grido beffardo, cercando di ostentare una sicurezza che ora non ho.
“Remus ritiene che abbiamo qualcosa da chiarire”.
“Ritiene? La Evans ti ha fatto ingoiare un dizionario?” commento, ridacchiando.
Quando però anche James si unisce a me, torno immediatamente serio e ricomincio a camminare.
“Eddai Felpato, aspettami!”
Mi corre dietro, ma anziché rallentare, affretto il passo. Dopo poco, però, riesce lo stesso a raggiungermi.
“Ehi, ti ho detto di aspettarmi” mi dice con voce dura, improvvisamente serio. “Non mi va che mi volti le spalle, siamo fratelli noi.”
“Lo credevo anche io.”
“E’ per Lily, si tratta di questo?” intuisce dal mio sguardo, “sei un bambino, Sirius. Non sei mai stato innamorato? Dovresti essere felice per me anziché mettermi il muso!”
Il lo scimmiotto, ma lui non la prende bene, anzi si scalda ed alza la voce.
“E fai la persona seria, ogni tanto. Pensavi che avremmo potuto fare i buffoni a vita?”
“Credevo che il mio ‘fare il buffone’ ti piacesse. Pensavo che fossi diventato mio amico anche per questo, perché ti facevo ridere.”
“Ma le amicizie si evolvono, si cresce!”
Rimaniamo in silenzio a fissarci. Mai, in sei anni di amicizia, siamo arrivati così vicini alle botte. Forse le abbiamo date agli altri, ma mai tra di noi.
“Fino a quando la penserai così, non penso che potremo essere amici.”
La sua conclusione non mi spiazza completamente, so che non c’è altro modo. Finché le sue priorità saranno la Evans e l’essere una persona seria, allora non ci saranno punti di contatto tra di noi.
“Allora tanti saluti” gli dico e mi volto per tornarmene immediatamente alla sala comune. James è immobile alle mie spalle, un puntino che diventa sempre più piccolo. Non so bene cosa si aspettasse da me, ma sicuramente non che rinunciassi senza lottare.
Forse ha ragione, le amicizie si evolvono e si cresce. E non ci si comporta più come ci si aspetterebbe.
 
“Ma come avete fatto a finire così! Cosa gli hai detto?”
“Io?! È lui!”
Siamo in sala comune e Remus, chissà come, in meno di un’ora è già riuscito a sapere della discussione tra me e James.
“John, ti conosco bene…”
“Allora dovresti sapere quello che ho fatto.”
“Vi comportate come due bambini…” dice lui, scuotendo la testa.
“E’ quello che sono, no? Un bambino, il buffone di corte.”
“Questo cosa centra?”
“E’ quello che ha detto lui.”
Remus mi guarda interrogativo ed io sto per spiegarmi, quando entrano James e la Evans, tanto per cambiare appiccicati l’uno all’altra.
“Me ne vado, prima di vomitare” dico alzandomi. Se prima della discussione, questa mia uscita passata quasi inosservata, ora vedo che tutti mi stanno guardando. ‘Bene’, penso, ‘che mi fissino pure’. Ma lo sguardo che mi fa più male è quello gelido di James, mentre la Evans sembra non capire. ‘Bravo Ramoso, e così alla tua bella non hai detto nulla?’
Esco e vago per i corridoi. Non voglio vedere nessuno, parlare con nessuno. Sono incavolato nero, non mi ero mai sentito così prima d’ora. Pensavo di aver trovato un fratello in James, non qualcuno pronto a scaricarmi appena una bella ragazza avesse ricambiato il suo sorriso. Cammino a caso con una domanda che mi ha fatto James poco fa che mi rimbomba nella mente.
“Non sei mai stato innamorato tu?”
Si, Ramoso, è successo anche a me e forse è proprio per quello che sto così male nel vederti felice con lei.



angolo autrice:

nel prossimo capitolo, che dovrei già essere in grado di pubblicare domani, al massimo lunedì, si scoprirà il motivo della rabbia/gelosia di Sirius... chi è un minimo curioso?
fatemi sapere che ne pensate. :-)
salutissimi
  
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