Quel mattino mi svegliai con una sola parola in testa: trasferimento. La sveglia non era ancora suonata e i miei occhi erano già aperti. Rimasi nel letto a fissare il soffitto per almeno un'altra mezz'ora quando mio padre entrò nella stanza e aprendo le tende fece entrare la luce del mattino. Sospirai e andai a prepararmi. Dopo aver fatto colazione, presi le valigie già chiuse e salimmo in macchina, diretti all'aeroporto. Poggiai la fronte sul finestrino e osservai la città in cui ero nata, la mia città: Boston.
Mio padre intanto stava parlando senza interruzione e l'unica cosa che sentii fu:
<< La zia ti aspetterà all'aereoporto, appena arrivi. Vedrai, Kay, ti farà bene cambiare aria >>.
<< La zia ti aspetterà all'aereoporto, appena arrivi. Vedrai, Kay, ti farà bene cambiare aria >>.