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Autore: H1Corona213    07/07/2013    6 recensioni
Fanfiction nata per celebrare il Tanabata Matsuri di quest'anno.
Come reagirà Mikoto, quando una telefonata improvvisa la costringerà a fiondarsi in ospedale?
E riusciranno Saten e Uiharu a calmarla abbastanza da non farle causare l'ennesimo blackout in tutta la città accademica?
E quale incontro importante aspetta la Level 5, quando aprirà quella porta?
Forse, il più importante della sua vita...
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Misaka Mikoto, Saten Ruiko, Shirai Kuroko, Uiharu Kazari, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Attesa… Rilascio!


" Misaka-san!"
I passi affrettati di Saten risuonavano pesantemente nel corridoio vuoto mentre si dirigeva verso l'amica di vecchia data, in quel momento apparentemente mezza sdraiata su una sedia.
Vedere Misaka Mikoto, ex Asso della Tokiwadai, 3° Level 5 di Accademy City, genio tra gli Electromaster, sobria ed educata figlia dell'alta società, accasciata su una delle poltroncine di un ospedale con l'espressione di un cagnolino bastonato, non era qualcosa che si potesse dire accadesse tutti i giorni.
" Saten-san…"
Le parole sembravano uscire a fatica dalla bocca della Electromaster, come se non fosse più del tutto certa di come si facesse realmente a parlare. Mentre si lasciava cadere sulla poltroncina alla sua sinistra, Saten ebbe modo di notare che i suoi capelli castani, sempre tagliati della solita lunghezza, sembravano essere stati usati come oggetto di sfogo per il suo stress: diverse ciocche, a causa delle scintille che ancora vi crepitavano in mezzo, avevano assunto forme piuttosto innaturali, ed i capelli sulla nuca sembravano aver deciso di preferire di non adeguarsi alle comuni leggi di gravità. Nel complesso, formavano qualcosa di vagamente simile ad una raggiera dietro la sua testa.
 Il ciuffo, invece, cadeva scomposto davanti ai suoi occhi, lasciando questi ultimi, e parte del viso, in ombra.
Doveva essere rimasta in quella posizione, in silenzio, per ore.
" Per molte ore" si ritrovò a pensare la Aero Hand, quando un nuovo rumore di passi fece sollevare di scatto la testa alla compagna al suo fianco " Chissà da quanto tempo è qui ad aspettare".
Un'espressione delusa si fece largo sul viso della ragazza più grande, mentre tornava a fissare il pavimento con sguardo assente: segno che, chiunque fosse stato a produrre quel rumore, non doveva essere stato reputato degno della sua attenzione.
Saten Ruiko era una persona allegra e piena di vita, e amava circondarsi di persone che, al pari di lei, cercassero di vivere il tempo loro concesso alla massimo delle loro possibilità: per questo trovava così triste vedere una delle sue migliori amiche, nonché una delle persone più energiche di tutta la città accademica, trascinarsi ora dopo ora con l'energia vitale di un palloncino sgonfio.
" Misaka-san… perché non ci hai chiamate prima? Lo sai che saremmo venute subito…" c'era una leggera nota di rimprovero nelle sue parole, e anche Mikoto dovette coglierla, perché la guardò con un'espressione colpevole dipinta sul viso.
Parve tentennate per qualche secondo, insicura su come rispondere "Io… non volevo disturbare…" riuscì a mormorare, prima di tornare a seppellire la faccia tra le ginocchia che, chissà come, era riuscita a tirare su sulla sedia. Sembrava tornata la quattordicenne che teneva tutte le preoccupazioni per sé, rifiutandosi di condividere il suo fardello con gli altri.
Lasciandosi sfuggire un sospiro, a metà fra la rassegnazione e il divertimento, Saten si ritrovò a pensare che il tempo non aveva cambiato per nulla Mikoto: anche dopo anni, preferiva non coinvolgere le persone a lei care nei suoi problemi personali. Se non fosse stato che, in quel caso…
" Misaka-sa… Mikoto…"
Nonostante tutti i loro anni di conoscenza, faticava ancora a chiamare per nome una delle persone più in vista di tutta Accademy City, e che vantava rapporti più o meno amichevoli con esponenti di tutte le più grandi fazioni magiche e scientifiche esistenti. Una persona che, per lei, meritava il suo rispetto più di qualunque membro di governo o capo di stato al mondo.
" Mikoto… hai fatto così tanto per noi, hai sacrificato te stessa per proteggerci senza che noi lo sapessimo… ora è il tempo di ripagare almeno un po'il mio debito. E poi…" sogghignò, facendole l'occhiolino " non mi sarei persa questa occasione per nulla al mondo!"
Un piccolo sorriso si fece largo fra le labbra dell'altra ragazza, mentre la presa sulle gambe si allentava un pochino.
" Misaka-san!"
La voce di Uiharu Kazari giunse attutita alle loro orecchie, mentre la sua proprietaria appariva in fondo al corridoio barcollando vistosamente. Con le ultime forze rimastele, riuscì a percorrere anche gli ultimi metri senza sbandare troppo, prima di crollare tra le braccia di Saten, cercando senza successo di riprendere abbastanza fiato da riuscire a parlare.
" Mi-Mi dispiace… ho cercato di fare più in fretta che ho potuto ma… non sono ancora molto in forma…"
"Uiharu… se tu mi avessi permesso di aiutarti, invece di urlarmi di correre più in fretta che potevo per arrivare qui, ora non staresti per morire tra le mie braccia… E prima che abbia potuto controllare il colore della giornata, per di più!"
Un'espressione confusa si fece largo sul viso della ragazza dai capelli neri, prima che il senso nascosto nelle parole della sua migliore amica le apparisse finalmente chiaro.
" Saten-san!" esclamò, le guance di una notevole sfumatura di scarlatto " Non mi sembra il caso proprio ora di mettersi a parlare di queste cose!"
" Ma Uiharu… non vorrai mica rischiare di morire prima che io abbia potuto controllare se il tuo abbinamento è consono per l'Altromondo! Cosa penserebbero i tuoi antenati di te,se ti presentassi con…"
" Saten-san!"
Entrambe le ragazze si girarono, sentendo Mikoto cercare di soffocare una piccola risata, e finalmente assumere una posizione un po'meno innaturale sulla sedia. Era bello, vederla rilassarsi almeno un pochino: i muscoli della sue spalle sembravano essere rimasti contratti fino a quel momento, almeno a giudicare dalla piccola smorfia che non riuscì a trattenere, quando si lasciò cadere contro lo schienale.
" Grazie… di essere qui. Mi sento già molto meglio" mormorò, prima di usare una manica della camicia per asciugarsi il sudore dalla fronte: per essere notte inoltrata, faceva decisamente caldo. Ma nonostante l'espressione ancora mesta, e gli occhi lucidi, sembrava aver recuperato almeno un po'della sua solita forza di volontà.
" Dovere! E' a questo che servono le amiche in fondo, no?"
Un silenzio questa volta privo di tensione scese sul gruppetto, mentre anche Uiharu si accomodava su una delle seggiole rimaste libere alla destra della Electromaster.
" Misaka-san, a proposito… come sei arrivata qui? Pensavo che fossi fuori città"
Lo sguardo di Uiharu si soffermò sui vestiti dell'amica: aveva sempre creduto che alle feste dell'alta società ci si presentasse con abiti ricercati e vistosi, da vera ojou-sama quale Mikoto, nonostante evitasse di sbandierarlo ai quattro venti come alcune delle sue vecchie compagne di scuola, era… eppure gli abiti che in quel momento la Level 5 indossava erano decisamente troppo casual, per una persona arrivata in fretta e furia da un ricevimento. In effetti, erano molto simili alla sua vecchia uniforme della Tokiwadai, con una camicia bianca arrotolata fino ai gomiti ed una gonna grigio scuro. Per un attimo, le parve di cogliere anche un lampo di stoffa più chiara sotto la gonna, qualcosa che nella forma ricordava tremendamente uno dei suoi vecchi pantaloncini anti-stalker… Ma, nonostante si trattasse di abiti così semplici, anche un osservatore casuale avrebbe colto l'altissima qualità del taglio e dei tessuti: erano vestiti perfettamente in linea con lo stile di Mikoto, ma senza togliere nulla al suo status di persona privilegiata.
" Misaki mi ha… dato un passaggio per arrivare fino a qui"
Sembrava decisa a non servirsi di più parole del necessario, come se ogni frase le costasse un estremo dispendio di energie: e, a giudicare dalle occhiaie e dal colorito terreo, di energie dovevano esserle rimaste ben poche.
" Misaki? Non conosco nessuno con questo nome…" esclamò Uiharu piuttosto confusa "Saten-san, tu la conosci?"
" Misaki… Misaki… Misaki…" aggrottando le sopracciglia per cercare di ricordare, Ruiko continuò a domandarsi dove avesse già sentito quel nome, che le suonava in qualche modo stranamente famigliare.
" Perché ho la sensazione di averlo già sentito?" Un flash le riportò alla mente una folta chioma di capelli biondi e un fisico decisamente sviluppato" Misaki… Misaki… Misaki Shoku…hou? "
Sgranò gli occhi, colta da una improvvisa rivelazione " EH!?! E' stata la Queen ad accompagnarti qui?!?"
Un cenno del capo fu sufficiente per farle capire di aver fatto centro.
Saten si ritrovò a scuotere la testa: Misaki Shokuhou, conosciuta un tempo come la Queen della Tokiwadai, era la 5° Level 5 di Accademy City. La sua famiglia era persino più ricca di quella dei Kongou, e c'erano voci sul fatto che fosse imparentata addirittura con una famiglia reale europea. Di certo, nonostante il tempo passato, continuava ad essere una delle persone più venerate della città, e innumerevoli rampolli della nobiltà, e parecchi stranieri, avevano cercato di accaparrarsi la sua benevolenza, ed il suo favore, con regali da favola. Le richieste di matrimonio nei suoi confronti poi, fioccavano: con sommo sconforto dei suoi spasimanti però, sino a quel momento nessuno di loro aveva ricevuto la minima risposta…
E nessuno l'avrebbe mai ricevuta dal momento che, dopo averle lette, Misaki si era premunita di farle bruciare da un paio dei membri della sua fazione, che avevano colto l'occasione per dare dimostrazione dei loro poteri di pyrocinesi durante uno dei consueti tea pomeridiani che si tenevano nella sua villa.
Aveva poi in seguito rivelato a Mikoto, che per qualche assurdo motivo si era ritrovata ad avere a che fare con lei, e a calarsi nel ruolo di sua confidente, molto più spesso di quanto avrebbe desiderato, che non avrebbe mai rinunciato all'ammirazione, finché questa non avesse interferito con la sua libertà. Sere dopo, Mikoto aveva finito per chiedersi se, essendo la Queen la più potente manipolatrice di libertà esistente al mondo, non trovasse l'idea di dover rinunciare ad almeno una parte della sua qualcosa di denigrante per se stessa. Di certo, sarebbe stato necessario qualcuno di veramente notevole per riuscire ad infilarle un anello al dito.
In pieno possesso del controllo delle sue facoltà mentali e motorie, più che altro.
Ma Misaki Shokuhou aveva anche saputo dimostrarsi una conoscenza preziosa per Mikoto, ed in momenti di crisi aveva agito nei suoi confronti quasi come un'amica: certo, quando la cosa le offriva dei vantaggi…
O la possibilità di dimostrale la sua superiorità in un modo che non richiedesse necessariamente uno scontro diretto.
L'averle messo a sua disposizione la sua limousine, e chiesto ai suoi accoliti di far defluire il traffico in entrata per la città, era già stato una dimostrazione più che sufficiente delle sue capacità: quando poi, dopo averla squadrata con un'occhiata a metà tra il critico e il rassegnato, aveva afferrato il telefono e ordinato al suo staff di far preparare dei vestiti per lei, enumerando senza problemi colori, taglie e marche, Mikoto si era chiesta se in fondo il suo schermo elettromagnetico fosse poi così efficace.
Se non altro doveva riconoscerle un'ottima scelta in fatto di servitù: il suo autista personale aveva impiegato esattamente 40 minuti per raggiungere la loro destinazione, di cui una buona parte dribblando il traffico serale di Accademy City con la prontezza di riflessi di un pilota da rally. E, quando la macchina si era fermata esattamente davanti alla porta dell'ospedale, un uomo di mezza età con la divisa da maggiordomo era già presente ad attenderli con una busta dei migliori magazzini della città in mano. Mikoto non aveva fatto in tempo a ringraziarlo, che Misaki gliela aveva strappata di mano e l'aveva trascinata all'interno, dirigendosi a colpo sicuro verso il reparto necessario.
In un certo senso, era quasi divertente vedere la Queen perdere una parte della sua aura di perfezione, che la spingeva a lasciare il lavoro sporco ai suoi sottoposti: in quei momenti , sapeva diventare una persona perfettamente pratica, e mai come in quel momento Mikoto aveva avuto bisogno di una persona simile al suo fianco. In effetti, se non fosse stato per la stretta di Misaki intorno al suo polso, sarebbe rimasta imbambolata in mezzo al corridoio dell'ingresso, incapace di fare un passo.
Erano serviti un " Ma cosa sei? Una bambina di cinque anni?" ed una spinta decisamente energica dentro un bagno, per riscuoterla abbastanza da permetterle di capire che, forse doveva cambiarsi… per non presentarsi ai dottori con un vestito da sera ancora addosso, più che altro.
Si era sentita un automa, mentre con gesti meccanici si cambiava con gli abiti nuovi, ed il ricordo che avrebbe dovuto restituire i soldi agli Shokuhou faceva capolino per un attimo nel caos dei suoi pensieri, prima che il motivo per cui si trovava lì tornasse a farla cadere in un nuovo stato di shock. Dei minuti seguenti non ricordava nulla, solo di essere stata nuovamente strascinata lungo infiniti corridoi, o così le erano sembrati, tutti stranamente vuoti, prima di venire scaricata con poco riguardo su una poltroncina.
Non era riuscita neppure a trovare la forza per sollevare la testa: il pavimento, al contrario, non le era mai sembrato così interessante.
Non sapeva per quanto tempo fosse rimasta immobile, la mente spaventosamente simile ad un televisore privo di segnale: sapeva solo che erano state le scarpe di Misaki a riscuoterla, quando erano entrate nel suo campo visivo insieme alle lunghe gambe della loro proprietaria.
" Tieni. Ti servirà!" le aveva mormorato senza cercare di nascondere una punta di fastidio, porgendole una lattina di caffè freddo e accomodandosi, con molta più grazia di quanto l'altra ragazza avesse mai mostrato nel corso di tutta la sua vita, al suo fianco "Potrebbero volerci ancora ore… lo sai vero?"
Quelle parole avevano fatto scendere una goccia di sudore freddo lungo la spina dorsale della Railgun: se già in quel momento si sentiva svenire, chissà come sarebbe andata quando tutto fosse finito.
Eppure la compagnia, per quanto quasi priva di empatia, della ragazza al suo fianco, sembrava infonderle una qual certa tranquillità: oppure la Mental Out aveva veramente trovato il modo di bypassare le sue difese elettromagnetiche con i suoi poteri, ed in quel momento la stava controllando per impedirle di vomitare in maniera molto poco dignitosa sulle sue scarpe nuove .
" So che non sembrerà abbastanza, per tutto quello che hai fatto per me ma… grazie…"
Persino la Queen si ritrovò incapace di ribattere a quelle parole, limitandosi a fissarla con sconcerto.
" Sì insomma… lo so che non siamo mai state in buoni rapporti, e che solo nell'ultimo periodo abbiamo iniziato a parlarci senza cercare di ucciderci a vicenda ma… grazie. Se non fosse stato per te, ora sarei nel panico più totale"
" Uhm… non pensare che questo ci renda amiche, Mikoto-chan… L'ho fatto solo perché non mi piaceva l'idea di causare altro scompiglio alla festa. Quando è arrivata quella telefonata e sei sbiancata di colpo, hai fatto saltare la corrente in tutta la villa… E dubito che gli altri invitati abbiano apprezzato il party sotto le stelle, nonostante la giornata…"
Con un sorrisetto colpevole, Mikoto si era passata una mano fra i capelli, scompigliandoli ancora di più a causa dell'elettricità statica presente sulle sue mani " Eheh… mi dispiace molto"
" Non dispiacerti adesso… pensa al motivo per cui sei qui e cerca di dimostrare un minimo di maturità! Non accetterò niente di meno dalla mia più grande rivale, sappilo. E chiama qualcuno… non mi sentirei tranquilla per l'ospedale a lasciarti qui, tutta sola, a pensare troppo"
" Ma sono le due di notte, staranno sicuramente dormendo! Non posso disturbarli"
" Allora non mi lasci altra scelta"
Con una mossa fulminea, aveva estratto il suo telecomando da chissà dove, e aveva premuto un tasto: Mikoto aveva chiuso gli occhi, preparandosi alla scarica di dolore causata dall'impatto tra onde elettromagnetiche, ma si era invece ritrovata imprigionata da quattro braccia robuste. Due infermieri, gli occhi vuoti segno inequivocabile di chi stesse in quel momento controllando le loro menti, che la tenevano ferma impedendole di muoversi. Nulla che una scarica elettrica sufficientemente forte non potesse risolvere, ma l'idea di scatenare la sua elettricità in un ospedale, soprattutto considerato quello che stava accadendo poche stanze più in là, bastò a convincerla che qualunque resistenza sarebbe stata inutile. Dovette quindi assistere sospirando mentre la Queen estraeva il suo cellulare di Gekota dalla tasca della sua gonna, prima di iniziare a trafficare con i tasti con espressione deliziata.
" Ma a quante persone lo sta inviando, quel messaggio?" pensò con orrore la Electromaster, mentre l'altra ragazza aggiungeva l'uno dopo l'altro tutti i destinatari della mail.
" Fatto!" trillò con voce melodiosa, restituendole il cellulare con il sorriso sulle labbra " Ho avvertito tutti!"
" In che senso TUTTI?!"
" Tutti i numeri della lista ovvio…"
Il mondo parve crollare sulle spalle di Mikoto " Ma erano oltre trecento persone! E la maggior parte di loro vive all'estero! Che bisogno c'era, di avvertirle adesso? Avrei potuto benissimo farlo domani!"
Scuotendo un dito, come una maestra davanti ad un bambino un po'lento, la Queen le rivolse uno dei suoi più radiosi sorrisi " Ma questa è una di quelle occasioni che vanno condivise con tutti, Mikoto-chan! Non volevi mica che lo venissero a sapere da qualcun altro, magari con una notizia sbagliata… E comunque, credo che i primi cominceranno ad arrivare fra un'ora. Quindi credo che la mia presenza qui non sia più necessaria…"
" Eh? No aspetta! Non posso rimanere qui da sola! Potrei causare altri danni!" esclamò Mikoto, lanciandole uno sguardo disperato nella remota speranza di convincerla a non abbandonarla.
"Oh, ma io sono sicura che tu ce la possa fare, Mikoto-chan…" mormorò la ragazza con i capelli biondi, facendole l'occhiolino con complicità "Su, su! Non credo che fare la brava bambina sia poi così difficile vero?  E poi…" il suo sguardo si fece improvvisamente freddo come il ghiaccio "Lo sai anche tu, è tutto a tuo rischio e pericolo: e non credo che tu ci tenga a coinvolgere altre PERSONE, vero?"
L'unica risposta che ottenne fu un deciso scuotere del capo: le parole sembravano essersi fossilizzate nella gola della Electromaster.
" Bene allora… Bye bye Mikoto-chan! Fammi poi sapere come è andata!"
E, con quelle ultime parole, la Queen era scomparsa nell'oscurità del corridoio.
Neppure un'ora dopo, Saten era arrivata in fretta e furia, con la maglia ancora infilata al rovescio ed il respiro affannato. Venti minuti dopo, Uiharu si era lasciata cadere su una sedia con l'aria di una persona che sta per esalare il suo ultimo respiro.
Avere le sue due migliori amiche al suo fianco era un qualcosa in grado di infonderle una certa tranquillità: non abbastanza da impedirle di emettere scariche elettriche dai capelli, ma sufficiente a spingerla a controllarsi abbastanza da non friggere l'impianto anti-incendio, per lo meno.
 La sua mente poi, era nel caos più totale: non sapeva minimamente da dove cominciare per cercare di calmarsi anzi, ogni minuto che passava rendeva l'attesa ancora più snervante.
" Ma come è possibile che ci voglia così tanto? Sono già passate ore da allora… Che sia successo qualcosa? Oddio che… che ci siano state delle complicazioni? Oh no, adesso sono ancora più agitata!"
" Misaka-san?"
" Eh? Sì, sono io!"
Un uomo in camice bianco si stava dirigendo con passo calmo verso di lei, l'espressione sul viso una maschera priva di emozioni. Con il cuore in gola, Mikoto lo vide avvicinarsi fino a fermarsi a pochi metri da lei, schiarendosi la gola prima di guardarla negli occhi. Sentì il cuore saltarle in gola ed il sangue pulsarle nelle orecchie con la forza di un tamburo. Cercò di deglutire, scoprendo di avere la gola incredibilmente secca.
Saten e Uiharu al suo fianco trattennero il respiro con lei, in attesa del responso.
" Miss. Shirai sta bene. Abbiamo concluso pochi minuti fa, e le sue prime parole sono state di venire ad avvertirla della situazione, dicendo che in caso contrario probabilmente avrebbe rischiato di far crollare l'ospedale per l'esasperazione"
" Meno male" sospirò Uiharu, rilassando finalmente le spalle che fino a quel momento aveva tenuto contratte per la tensione.
" Hai visto? E'andato tutto bene!" esclamò Saten stringendo con affetto, ed un briciolo di divertimento, la spalla della ragazza al suo fianco.
" E… p-per l'altra…" il balbettio e la voce roca rendevano quasi impossibile distinguere il senso delle sue parole, mentre lanciava uno sguardo quasi disperato al dottore.
" Tutto a posto! Tutto è andato nel migliore dei modi"
" Hai sentito Mikoto? Adesso puoi calmarti…" in tutta risposta, anche l'ultima traccia di colore parve evaporare dal viso della Electromaster.
" Io… io…"
" Vuole entrare? Credo che la stiano aspettando lì dentro" mormorò il medico con voce più dolce: quante volte si era trovato davanti a scenari del genere? Ormai poteva dire di averci fatto quasi l'abitudine.
" Eh?" Mikoto aveva la faccia di un gattino spaesato, mentre guardava prima Saten e poi Uiharu che la stavano trascinando di peso verso la porta.
" Andiamo Mikoto! Non puoi farti prendere dal panico proprio adesso!"
" Esatto Misaka-san! Ti stanno aspettando!
" Sii un vero uomo ed assumiti le tue responsabilità!"
" R-Responsabilità?! Vero uomo?! Ma io non sono un uomo!"
Le sue proteste furono troncate sul nascere quando, con un ultimo spintone, la gettarono dentro contro la sua volontà, prima di chiudere con cautela la porta alle sue spalle. In fondo, erano pur sempre le tre del mattino…
Mikoto nel frattempo, si sentiva come un agnello nella tana del lupo: se non fosse stata certa che due persone la aspettavano fuori dalla porta, pronte a braccarla e placcarla, nel caso avesse tentato la fuga, sarebbe scappata a seduta stante. La finestra era aperta però, poteva tentare da lì…
" Io non ci proverei se fossi in te… e lo sai che non potrei venire a salvarti nel caso dovessi cadere…"
" Kuroko!"
Nell'unico letto occupato della stanza, avvolta in una delle sue vestaglie di seta, stava la sua migliore amica dai tempi delle medie, Shirai Kuroko: i capelli che si erano adagiati in maniera scomposta sul cuscino, le occhiaie e l'espressione affaticata erano la prova che doveva appena essere uscita da una situazione estremamente faticosa.
" Come stai?" mormorò la ragazza più grande, avvicinandosi al letto e prendendo una delle mani della Teleporter fra le sue " E' stato tanto doloroso…?"
" Abbastanza" si ritrovò ad ammettere l'altra, lasciandosi ricadere tra i cuscini e chiudendo gli occhi sotto la luce intensa delle lampade a soffitto" Ma ne è valsa la pena direi… certo, se non avessi dovuto affrontare il tutto da sola…"
" Sei tu che mi hai cacciato dalla stanza! E dopo aver cercato di rompermi una mano, per di più!" esclamò piccata la Electromaster, lanciandole uno sguardo di rimprovero " Hai anche avuto il coraggio di urlarmi dietro delle cose irripetibili!"
" Perché? Cosa ho detto?" domandò Kuroko lanciandole uno sguardo sinceramente curioso.
" Ho detto che sono irripetibili" mormorò a denti stretti l'altra, un leggero rossore che andava diffondendosi sulle sue guance.
Kuroko dovette trattenere un sogghigno: vedere l'altra ragazza arrossire per l'imbarazzo ancora dopo tutti quegli anni, era uno spettacolo a cui non avrebbe mai rinunciato. La rendeva assolutamente adorabile, ai suoi occhi.
" E dai, che cosa ho detto di così terribile?"
Lo sguardo da cucciolo bastonato fu sufficiente a rompere anche le ultime difese di Mikoto.
" Hai detto che la prossima volta avresti dovuto lasciarmi a Touma, che avrebbe dovuto prendermi  lui… e che la prossima volta se la sarebbe dovuta godere lui una situazione simile…"
Uno sguardo colpevole si fece strada sul viso della Teleporter, mentre afferrava la mano della ragazza dai capelli castani e la stringeva fra le sue " Mi dispiace tanto… sai che non le ho mai pensate…" mormorò, posandole un leggero bacio sulle nocche " Lo sai che non vorrei mai una cosa simile…"
" Lo so" rispose l'altra dopo qualche secondo di silenzio " E lo sai che non ci ho creduto neanche per un momento…"
" Oh, e come mai?"
Kuroko non riuscì a nascondere una punta di divertimento in quella domanda, mentre guardava la compagna farsi più imbarazzata ad ogni secondo che passava.
Con le guance ora di una notevole sfumatura di scarlatto, Mikoto si chiese che cosa avesse fatto di male, per meritarsi tutto quello. Ma fu solo un pensiero passeggero, mentre in risposta stringeva con più forza la mano di Kuroko.
" Perché dopo tutta la fatica che hai fatto per conquistarmi, dubito che tu vorresti vedermi al fianco di qualcun altro"
" Certo, sarebbe un po'tardi adesso, non trovi?"
Il sogghigno della Electromaster fu una risposta più che eloquente " Direi che ormai sarebbe decisamente tardi… e non credo che mia madre sarebbe propriamente d'accordo. In fondo, era così eccitata per questo evento…"
" Almeno si è rassegnata e ha smesso di cercare di accoppiarti ad ogni scimmione che trovasse in giro"
" Dubito che si rassegnerà mai al fatto che non abbia sposato "Quel bel ragazzo con i capelli bianchi e l'aria così figa"… ma cosa poteva pretendere, che andassi d'accordo con uno che aveva cercato di uccidermi?!"
Kuroko sospirò " Avete cercato di uccidervi a vicenda… e se tu me lo avessi detto prima, forse avresti evitato di farmi prendere un colpo al cuore quando mi hai raccontato del tuo scontro con il più potente Esper della città accademica"
" In quel momento è stato meglio così! Avrei finito per coinvolgervi nella mia ribellione contro Accademy City e non mi sarei mai perdonata se fosse successo qualcosa anche a voi!"
" Va bene, va bene! Io ho bisogno di stare a riposo, non di esasperarmi per problemi che ormai non sono più tali da, onestamente, anni"
Un lampo di colpevolezza si fece largo negli occhi della compagna al suo fianco " Ti senti male?" domandò incerta, senza fare nulla per nascondere il senso di colpa che provava: in fondo era per colpa sua se Kuroko si trovava in quella situazione...
" Sto bene. Sono solo un po'stanca… Ma niente che la presenza della mia cara mogliettina al mio fianco non possa guarire!"
" Cavolo, Kuroko! E' imbarazzante… siamo in pubblico!"
La ragazza più giovane si trovò a trattenere una risatina, mentre il viso e le orecchie della moglie sembravano emettere vapore per l'imbarazzo.
" Io non vedo nessuno oltre a noi qui dentro. E poi che sentano pure, non mi importa… Che siano pure gelosi quanto vogliono, nessuno tranne me potrà dire di avere per sé la Railgun di Accademy City" accarezzò la fede al dito di Mikoto con l'indice " E poi questo mi sembra un simbolo più che sufficiente per dimostrare ciò che c'è tra noi, no?" mormorò, intrecciando le dita con quelle dell'altra " Mi sembra ancora adesso che la proposta, l'anello, la cerimonia… siano tutto un sogno, e che presto mi sveglierò nel mio letto al dormitorio, con la Direttrice pronta a rompermi il collo alla prima occasione, e nessuna speranza di poter rappresentare per te qualcosa di più di un'amica"
" Ma le cose sono andate così, giusto? Fin dal giorno in cui è cominciato tutto, è stato tutto vero… mi dispiace solo di essermene resa conto così tardi, di quanto tu fossi importante per me. Sono proprio una stupida, quando si tratta dei miei sentimenti…"
" Abbastanza…" ammise Kuroko, dopo averci riflettuto per qualche secondo, sogghignando davanti all'espressione scandalizzata delle Railgun. Sporgendosi leggermente verso di lei, le posò un leggero bacio sulle labbra " Ma in fondo è anche per questo che ti amo, no? Perché sei la mia Onee-sama irascibile e confusionaria. E non vorrei formare una famiglia con nessun altro…"
Chinandosi in avanti, Mikoto riuscì a fare in modo che il ciuffo andasse a ricoprire gli occhi lucidi, mentre con un movimento brusco cercava di asciugare le lacrime che le stavano scendendo lungo le guance.
" Stupida… Stupida Kuroko…" mormorò, sollevando lo sguardo verso la moglie " Ma ti amo anch'io…"
Il rumore di una porta che si apriva le fece girare entrambe: il viso di una giovane infermiera fece capolino, sorridendo nel vedere le mani delle due ragazze ancora intrecciate.
" Direi che è l'ora. Posso entrare?"
Negli occhi di Mikoto passò un lampo di puro terrore, mentre la sua mano iniziava a tremare ed il suo viso perdeva nuovamente ogni colore. Lanciandole uno sguardo esasperato, Kuroko si ritrovò a sospirare.
" Cavolo… hai intenzione di fare così ancora per molto? Sono mesi che ti comporti come dovessi morire da un momento all'altro, e adesso che ti eri finalmente calmata ricominci? Come hai intenzione di sopravvivere ai prossimi anni, scusa?"
Anziché rilassarla, quelle parole ebbero l'effetto di acuire ulteriormente l'agitazione di Mikoto: la sua mano tremava incontrollabile stretta fra quelle di Kuroko, e in mezzo ai capelli crepitavano scintille. Davanti allo sguardo interrogativo dell'infermiera, la Teleporter le fece cenno di avvicinarsi, rafforzando ulteriormente la presa sulla sua Onee-sama: non fosse mai che tentasse una fuga all'ultimo secondo.
" Ma guarda chi abbiamo qui, una bella sorpresa per queste due signorine! Fai ciao alle mamme, tesoro!"
Un visetto rosso e pochi ciuffi di capelli scompigliati fecero capolino tra le pieghe di una copertina azzurra, mentre un corpicino addormentato veniva deposto in grembo a Kuroko: con un sorriso dolcissimo, la ragazza strinse la bambina appena nata fra le braccia, cullandola dolcemente.
" E'una bambina bellissima vero, Onee-sama?"
Silenzio.
" Onee-sama?"
Mikoto fissava la moglie e la bambina con sguardo perso: se non avesse visto gli occhi aperti, avrebbe creduto che fosse svenuta.
" Mikoto… hai intenzione di fare così ancora per molto? Non vuoi prenderla in braccio? E'anche tua figlia, se ben ti ricordi…"
A quelle parole, la Electromaster parve riscuotersi dalla trance in cui era caduta, e parve finalmente per la prima volta consapevole di quello che era appena successo: spostando lo sguardo alternativamente dalla moglie alla figlia, fece il gesto di indicare con un dito prima lei e poi la bambina.
Kuroko le rispose con un cenno affermativo, allungandole il fagottino.
" EH!? Ma… ma io non sono in grado, insomma… potrei farle del male e…"
" MIKOTO!" l'espressione seria con cui l'altra ragazza la fissò fu sufficiente a farle morire ogni parola in gola " Questa è NOSTRA figlia, mia e TUA! Tu sei sua madre, e non le faresti mai del male. Quindi ora prendi TUA FIGLIA in braccio, e piantala di lamentarti"
Con un'autorità che ricordava tremendamente quella della senpai Konori, Mikoto allungò le braccia prendendo la bambina appena nata: appoggiandola nell'incavo del braccio, per la prima volta guardò sua figlia. Il piccolo ciuffo di capelli aveva lo stesso colore di quelli di Kuroko: certo, avrebbe ancora potuto cambiare, ma la ragazza dubitava che i geni della moglie fossero così pronti a farsi sottomettere. In fondo lei, nonostante tutte le punizioni elettriche che le aveva inflitto, non c'era mai riuscita… Sperava almeno che, in quanto a carattere, non avesse preso la sua abitudine di molestare sessualmente la gente.
Si riscosse quando la piccola, con uno sbadiglio, finalmente aprì gli occhi. La pupilla era ancora lattiginosa, ma già si distingueva il colore che l'iride avrebbe assunto: era della stessa sfumatura di castano della sua.
Sentì nuove lacrime premere per uscire, e strinse a se la bambina per impedirsi di singhiozzare: Kuroko la guardò senza parlare, concedendole qualche secondo per riprendersi.
Quando la Electromaster sollevò lo sguardo, la moglie vide che aveva l'espressione più felice che le avesse mai visto.
" E'bellissima… Kuroko… Nostra figlia è bellissima…"
" Che cosa ti aspettavi scusa? Con due madri come noi"
" Non ti sembra di esagerare, Kuroko? Questo è più che egocentrismo. Di questo passo diventerai peggio di Kongou-san!" esclamò Saten, facendo capolino dalla porta che fino a quel momento era rimasta socchiusa. Alle sue spalle, Uiharu stava cercando senza successo di non piangere.
" Umpf… non accetto critiche da una che per dichiararsi ha detto " Vorrei vedere ogni giorno il colore della tua biancheria, Uiharu… Quindi per favore vieni a vivere con me!"…"
" Non farmelo ricordare, Kuroko-san… è stato il giorno più imbarazzante della mia vita" mormorò Kazari, nascondendo il viso tra le mani per l'imbarazzo.
" Andiamo Kazari-chan! Non puoi negare che sia stato divertente"
" Lo hai urlato di fronte al cancello della mia università, ci hanno sentito centinaia di persone! Certo che è stato imbarazzante, Saten-san!"
Mikoto e Kuroko dovettero trattenersi dallo scoppiare a ridere, per evitare di disturbare la piccola che, invece, sembrava essersi riaddormentata.
" Forse è stato un po'estremo ma… ehi! E'entrato nelle leggende metropolitane della città! E poi non avevamo deciso di smetterla di usare onorifici ed iniziare a chiamarci per nome?"
" Saten-sa…"
" Ruiko"
" Ruiko-sa…"
" R-U-I-K-O"
" Va bene, Ruiko… però tu sei la prima che continua a chiamarmi per cognome!"
La fidanzata sogghignò, lanciandole uno sguardo divertito " Ma perché è così divertente farlo mentre ti sollevo la gonna! Kazaki non suona altrettanto bene!"
Con un sospiro, Uiharu Kazari fu costretta ad ammettere la sconfitta: in ogni loro discussione, l'ultima parola spettava sempre e comunque alla Level 0…
" Comunque…" si ricordò Saten spostando lo sguardo sulla coppietta ancora sul letto " Come avete deciso di chiamarla?"
Kuroko e Mikoto si scambiarono uno sguardo complice.
" Rina… Misaka Rina…"
" Misaka… Rina? Mi piace, suona bene! Ma adesso, neo-mamme, fatela tenere un po'in braccio anche alle zie! Voi avrete anni per godervela d'ora in poi"
" A proposito Mikoto-san…" domandò Uiharu con curiosità, mentre Saten prendeva in braccio la piccola Rina e iniziava a farle le smorfie " Perché avete fatto registrare Kuroko-san con il suo vecchio cognome, qui all'ospedale? Ormai non si chiama Misaka anche lei?"
" E'stata questa testona" esclamò Mikoto dando un leggero pugno in testa alla moglie " Ha voluto lei che non si sapesse in giro che era ricoverata in questo ospedale… me lo ha detto Misaki quando si è informata alla reception su quale fosse la stanza giusta"
" Era per evitare che fiumane di gente si riversassero qui! Se si fosse saputo che una certa Misaka-san era stata ricoverata in questo ospedale, in procinto di partorire, tutto il fan club di Onee-sama e i mass media si sarebbero accalcati qui sotto, rendendo impossibile a chiunque avvicinarsi… In fondo, nessuno sa che Misaka Mikoto ha dato il suo cognome a sua moglie Misaka Kuroko! Ho presupposto che, se mi fossi fatta registrare con il mio vecchio cognome, solo le persone che sono a conoscenza della cosa sarebbero venute qui…"
" Certo, se la Queen non avesse avuto la brillante idea di prendere il mio cellulare ed inviare un messaggio a TUTTI i numeri della mia rubrica… a quest'ora, mezza Accademy City sa già della notizia, e con la sfortuna che Touma si porta dietro, di sicuro riuscirà a fare in modo che la rete televisiva nazionale scopra la notizia nel giro di dieci minuti… E dubito che mia madre non abbia già mobilitato mezza famiglia per venire qui a conoscere la sua nipotina il prima possibile…"
" Eh… se penso che tutto questo non sarebbe successo, se ci fossimo limitate ad adottare uno dei Child Errors che vivevano all'orfanotrofio"
" Ma come potevamo prevederlo, che Kongou-san sentisse i nostri discorsi e che, in un tentativo di dimostrare ancora una volta la sua superiorità su di te, decidesse di adottare tutti i bambini dell'Orfanotrofio Parco del Cipresso?"
In effetti, quello era esattamente ciò che Kongou Mitsuko aveva fatto, adottando da un giorno all'altro una dozzina di bambini di età compresa fra i tre ed i sette anni: non che questo rientrasse inizialmente nei suoi programmi, ma quando era arrivata all'istituto ed aveva iniziato a parlare con la direttrice, un paio di bambini ancora assonnati le si erano attaccati alla gonna chiedendole " Tu sarai la nostra nuova Onee-chan?" L'effetto era stato quello di un colpo di fulmine, per la ricchissima Aero Hand: in pochi minuti si era ritrovata circondata da tutti i bambini che le facevano le feste, ed era rimasta così colpita dalle loro facce speranzose che aveva finito con il portarseli tutti a casa… Con la promessa di elargire nuovi fondi per l'orfanotrofio non appena fosse stato possibile. Così ora la sua enorme villa risuonava delle voci allegre dei bambini, per i quali la servitù stravedeva. E Mitsuko, dopo anni in cui era stata venerata ed ammirata solo per rispetto, ora era circondata da persone che la adoravano e non facevano altro che mostrale i loro sghembi disegni , offrendoglieli con un radioso sorriso sulle labbra e le parole " Questo è per te, Onee-san". E, se davanti a loro, la ragazza cercava ancora di mantenere un minimo di quel'aria di nobiltà di cui si era sempre circondata, non appena si ritirava nella sua stanza abbracciava quei fogli con le lacrime agli occhi: voci di corridoio dicevano che avesse fatto persino preparare una stanza apposita, le cui pareti erano tappezzate con tutti i disegni che le erano stati regalati...
" Onestamente, mi chiedo se un'azione simile fosse proprio necessaria… lo sa benissimo che non c'è mai stato paragone tra i nostri poteri… persino al nostro matrimonio, durante il brindisi ha urlato davanti a tutti che mi avrebbe sconfitta costruendo una famiglia più grande e più bella della mia…"
" Non saprei… se consideri tutti i nostri amici, dubito esista al mondo una famiglia più grande della nostra" sogghignò Mikoto " E non credo che qualcun altro possa vantare di avere diverse migliaia di sorelle gemelle…"
" Non saprei dirti sulla più grande, Mikoto, ma di certo la nostra è la più variegata: Esper, Maghi, Cloni, Spiriti creati con le particelle dei campi AIM, gente con il sangue che uccide i Vampiri, pazzi sociopatici con poteri semi-divini… Nessuno al mondo potrebbe paragonarsi al gruppo di persone che gravitano intorno a questa città…"
" Ma è la nostra casa no? E'questo, il posto al quale apparteniamo…"
Kuroko si sporse in avanti, accoccolandosi fra le braccia dell'altra ragazza con il sorriso sulle labbra " E'grazie a questa città se noi ci siamo conosciute, e che nostra figlia è nata…"
Per un attimo, il ricordo di quel giorno di nove mesi prima fece capolino nella mente meravigliosamente priva di preoccupazioni di Mikoto: era stato grazie all'Heaven Canceller, se avevano scoperto che esisteva una tecnologia in uso da pochi anni che permetteva anche ad una coppia come la loro di avere un figlio naturale. Inizialmente la Level 5 si era dimostrata assolutamente contraria, quando aveva scoperto che per farlo sarebbe stato necessario estrarre nuovamente il suo DNA: il ricordo del progetto Radio Sister's Noise, poi evoluto nel progetto Level 6 Shift, non aveva smesso di tormentarla dopo tutti quegli anni. Il pensiero di aver lasciato morire più di diecimila delle sue cloni, per quanto inizialmente all'oscuro del progetto, tornava a fare capolino in mezzo ad i suoi incubi nelle serate d'estate, quando l'anniversario della morte di Misaka9982 si avvicinava. Solo il vedere le Sisters camminare tranquillamente per strada, parlare con la gente, e costruirsi a poco a poco una propria vita, riusciva a darle la forza sufficiente per non lasciarsi cadere nei sensi di colpa. Eppure Accelerator aveva espiato la sua colpa diventando il protettore di tutti i terminali del Misaka Network, e si era addirittura costruito una famiglia con due di quei cloni: vederlo camminare durante il Tanabata Matsuri, mano nella mano con Last Order, era una scena che scaldava il cuore.
Eppure nulla di ciò si era ripetuto, e da un capello suo e da uno di Kuroko era venuto fuori il fagottino che ora dormiva beatamente fra le braccia di sua moglie: un miracolo che, forse, l'avrebbe aiutata a liberasi definitivamente dalle ultime tenebre del suo passato.
" A cosa stai pensando?" le domandò Kuroko, vedendo l'espressione pensierosa sul viso della ragazza. Un largo sorriso face capolino sulla labbra della Electromaster quando, accarezzando la manina della figlia, quest'ultima chiuse un minuscolo pugnetto intorno al suo dito indice, continuando tranquillamente a dormire.
" Pensavo che lei è il nostro piccolo miracolo di Tanabata… grazie a lei, oggi si riuniranno persone che vivono lontane tra loro, e questa volta non sarà per un motivo triste od una guerra contro un angelo caduto… Ma sarà per un motivo di gioia per tutti quanti. Chissà se da qui si vedranno i fuochi d'artificio…"
Portandosi una mano davanti alla bocca per trattenere una risata, la ragazza più giovane lanciò uno sguardo divertito alla moglie, che aveva assunto una deliziosa sfumatura scarlatta a causa di quello che aveva appena detto " Cavolo, Onee-sama… a volte sai essere perdutamente romantica"
" Smettila di prendermi in giro" soffiò l'altra, spostando la propria attenzione sulla parete, mentre anche Saten e Uiharu, fianco a fianco, le lanciavano un'occhiata divertita.
" Non credo proprio che lo farò… in fondo Mikoto, è per questo che siamo una coppia vincente…"
Le labbra della Electromaster si schiusero in un piccolo sorriso, mentre si chinava in avanti posando un leggero bacio su quelle di Kuroko, ed un eguale ombra di imbarazzo si diffondeva sul viso di entrambe " In fondo, lo ha detto anche tu… noi siamo partner giusto?"
" Sì… e adesso non siamo più sole"
" E non lo saremo mai. Perché…" sorrise, sentendo le mani di Saten e Uiharu posarsi sulle sue spalle. Le due ragazze più giovani avevano sorrisi radiosi egualmente luminosi, mentre si sedevano ai due lati delle loro migliori amiche. Un'ondata di calore parve diffondersi in tutto il suo corpo, mente una calma che credeva non le sarebbe mai appartenuta scendeva su di lei.
I suoi occhi, brillavano di felicità.
" Voi siete la mia famiglia…"


OMAKE (1):

"Mikotoooooooooo!!!" un urlo spacca-timpani risuonò nei corridoi dell'ospedale del Distretto 7 di Accademy City.
" Argh! Mamma, lasciami andare, mi stai soffocando!"
" Oh, figlia mia! Sono così felice che tu sia diventata grande! Adesso hai una famiglia tutta tua, e mi hai fatto persino diventare nonna e…" un pugno impattò contro la sua testa, stroncando sul nascere ogni possibile ulteriore dimostrazione di quanto Misaka Misuzu fosse orgogliosa della propria figlia.
" Abbassa la voce! Vuoi spaventare tua nipote?!" sibillò la Electromaster, lanciando un'occhiata alla figlia che riposava tranquilla fra le braccia della moglie " Si è appena addormentata…"
" Congratulazioni Biri-Biri!" esclamò Touma, sbucando dal fondo del corridoio seguito da una mezza dozzina dei loro amici " Sono felice per te e Shirai-san… o forse adesso dovrei chiamarla Misaka-san?"
" Oh, sono sicura che ne sarebbe felice, Touma…" gli rispose sorridendo la ragazza, premurandosi al tempo stesso di schiacciargli le dita in una stretta spacca-ossa, nel sentirlo usare per l'ennesima volta il suo stupido soprannome.
" Oh, oh, oh! Kuroko-san, non credere di avermi battuto! Ti ci vorranno anni prima di poter sperare di competere con me e la mia meravigliosa famiglia!" declamò Kongou Mitsuko, tirando fuori da chissà dove uno dei suoi ventagli e usandolo per assumere una delle sue solite pose statiche.
" Kongou Mitsuko, il mondo può solo ringraziare che non esistano altre persone con il tuo DNA… proverei pena per loro… e mi auguro solo che la convivenza con te non trasferisca in quei poveri bambini anche i tuoi geni… hanno già sofferto abbastanza, per meritare anche una disgrazia simile…"
" Non è questione di poter competere o meno" sospirò Mikoto, osservando le due ex compagne di scuola iniziare una delle loro solite discussioni " Ma è un bene che le cose siano andate così… se io e Kuroko non fossimo entrambe ragazze,conoscendola, a quest'ora avrei più figli che sorelle…"
" Comunque è proprio una bella bambina… cosa di prova a diventare genitori, papa-san?"
" Ti sembro un uomo, idiota?!"
Un crepitio di elettricità repressa fu chiaramente udibile a tutti gli occupanti della stanza mentre, con sguardi preoccupati, si giravano in tempo per vedere Mikoto lanciare occhiate assassine a Touma.
" La mia solita sfiga… perché non imparo mai a tenere la bocca chiusa?" si ritrovò a pensare quest'ultimo, mentre indietreggiava preventivamente verso la porta. L'arrivo di una ragazza perfettamente identica a Mikoto, ma con una collana che faceva capolino tra i primi bottoni della camicia, lo salvò in extremis…
" Onee-sama, sono venuta a portare le felicitazioni da parte di tutte le Misaka del Misaka Network. Purtroppo a causa del breve preavviso e delle dimensioni della stanza, non è stato possibile riunirci tutte quante per poterle esprimere di persona e…"
" Urgh… va bene lo stesso, grazie del pensiero sorellina…"
" Come Onee-sama desidera, dice Misaka esprimendo il pensiero di tutte quante" mormorò con la solita voce monotona Misaka 10032, posando lo sguardo sulla "nipotina" avvolta nella coperta. Dopo qualche secondo passato a fissarla, tornò a sollevare lo sguardo sulla sua Originale.
" Misaka 10032 chiede il permesso di poter riportare la domanda effettuata da Misaka 10077 tramite il Misaka Network"
" Ehm… d'accordo. Cosa vuole chiedermi?"
" Misaka10077 vuole sapere come una persona irosa e lunatica come Onee-sama sia riuscita a produrre una bambina così carina…"
" CHE COSA?!"
Le risate soffocate di Tsuchimikado Motoharu furono sufficientemente udibili da spingere la moglie, nonostante il pancione, a tirargli un calcio negli stinchi.
" Non ci faccia caso, Misaka-sama… a volte Nii-san sa comportarsi come un vero idiota"
" Maika-san! E a te quanti mesi mancano?" domandò la Electromaster, nuovamente calma dopo la distrazione fornita dalla scenetta comica creatasi fra la vecchia cameriera del suo dormitorio e il suo marito-fratello adottivo…
" Solo uno… e poi anche la nostra famiglia si allargherà! Spero solo che assomigli al padre…"
" Io invece gli auguro di no… di idioti la famiglia Tsuchimikado ne ha già abbastanza…" pensò fra sé e sé Touma, prima che i suoi occhi venissero catturati dall'espressione pensierosa sul volto di Index, che fissava alternativamente Mikoto, Kuroko, e la piccola Rina.
" C'è qualcosa che non va?" le domandò il ragazzo, spostando la sua completa attenzione sulla ragazza dai capelli bianchi " Hai visto che bella bambina ha avuto Mikoto-papa?"
" Mikoto-…papa?" ripeté la suora guardandolo con sorpresa.
" Touma! Non mettere in giro ulteriormente quello stupido nome!"
Un'espressione piena di comprensione si fece largo sul viso della Maga, mentre un sorriso radioso le si disegnava sulle labbra: aveva l'espressione di chi ha finalmente sciolto ogni dubbio.
" Oh, ma allora è così che stanno le cose! Quindi Misaka è il padre e Shirai la madre! Adesso capisco… ecco perché Misaka è sempre stata così piatta! Perché è sempre stata un uomo!"
Un gelo polare scese sulla stanza, mentre Touma cercava con gesti frenetici di interrompere Index prima che potesse peggiorare ulteriormente la sua posizione: sapeva che, per una cosa del genere, ne avrebbe risposto con la vita.
" Ma Misaka una volta era innamorata di Touma allora… allora Misaka una volta era un uomo gay?"
Fu inutile tentare di impedirlo, la stanza esplose in una enorme risata collettiva, mentre alcuni dei suoi occupanti si accasciavano persino a terra cercando di riprendere fiato. Index guardava Saten cercare di soffocare la ridarella contro la spalla di Uiharu, mentre Kongou Mitsuko nascondeva il viso dietro il suo ventaglio, le guance rosse come pomodori nel tentativo malriuscito di trattenersi.
" Touma…"
La voce demoniaca proveniente da dietro le sue spalle fece scorrere un brivido lungo la schiena del possessore dell'Image Breaker: girando la testa lentamente, vide scintille letali danzare intorno al corpo della Level 5, mentre lo guardava con pieno intento omicida. Touma iniziò a pregare che qualche Arcangelo cadesse nuovamente dal cielo per salvarlo, o per lo meno per ucciderlo in maniera meno dolorosa.
" E' tutta colpa tua e dei tuoi stupidi soprannomi… adesso dovrò sentire mezza Accademy City chiamarmi papa-san per i prossimi diciotto anni. Questa volta non ci sarà nessuna Stella di Betlemme… ti ammazzo io, Kamijou Touma!!!"
Con un sospiro, i presenti videro tutte le luci del loro piano spegnersi contemporaneamente…
L'ennesimo blackout causato da Misaka Mikoto.
" Fortuna che abbiamo convertito l'impianto elettrico in modo che assorba l'energia elettrica dall'ambiente circostante… adesso avremo energia per un anno, e l'elettricità è saltata in un solo reparto…" pensò fra sé e sé l'Heaven Canceller con il solito sorriso bonario sulle labbra, vedendo Touma correre via disperdendo uno dopo l'altro tutti i fulmini che Mikoto gli scagliava contro " Credo che dovrei proporlo al consiglio cittadino come prossimo lavoro di ristrutturazione per tutta la città…"
" Neh, Uiharu…" esclamò Saten, quando finalmente riuscì a ritornare in possesso della capacità di parlare, stringendo in un abbraccio carico d'affetto la ragazza al suo fianco: le altre persone nella stanza, si erano riunite intorno a Kuroko per esprimere le loro felicitazioni e vedere la piccola Rina.
" Dimmi, Ruiko-chan…"
" Noi quando lo facciamo, un bambino?"


OMAKE (2):

" Onee-sama, posso farti una domanda?"
" Sì, dimmi pure Kuroko…"
La Teleporter si sporse fuori dal letto abbastanza da poter sollevare un angolo della gonna della moglie, e lanciare un'occhiata critica a ciò che vi stata sotto.
" Perché hai indossato questi terribili pantaloncini sotto la gonna? Lo sai che inibiscono del trenta per cento la tua femminilità…!"
Silenzio.
" KUROKO!"


OMAKE (3):

" Onee-sama, ti prego…" miagolò Kuroko, sbattendo le ciglia in direzione della ragazza seduta al suo fianco.
" Non se parla proprio!" esclamò la Electromaster, le orecchie che sembravano fumare per l'imbarazzo.
" Mikoto-sama…"
" Ho detto di no!"
" E allora dov'è il mio regalo?"
La moglie le lanciò un'occhiata perplessa " Regalo? Quale regalo?"
" Il regalo che mi merito per aver messo al mondo NOSTRA figlia… tendo a ricordarti chi è stata delle due a sentirsi ripetere per ore "Spinga più forte" in un bagno di sudore, mentre tu te ne stavi comodamente seduta sui divanetti a interrogarti sul senso della vita…"
" Questo mi sa tanto di ricatto…"
Un sogghigno si fece largo sul viso della Teleporter " Quindi è un sì?"
" Sigh… d'accordo, lo farò…"
" Bene, lì c'è tutto il necessario" con il dito, le indicò un paio di borse semi-nascoste dietro uno dei separé.
" Accidenti, si era già preparata tutto in anticipo…"
Sospirando, Mikoto afferrò la borsa prima di chiudere dietro di sé la porta del bagno.

" Mi dispiace di essere arrivata così tardi, Misaka-san… ho finito tardi al lavoro e ho letto il messaggio solo adesso…"
Konori Mii aprì la porta della stanza con il sorriso sulle labbra, desiderosa di conoscere quella che, in fondo, era anche un po'la sua nipotina. Kuroko era stata come una sorella minore per lei, e non senza un briciolo di orgoglio poteva affermare di aver conquistato la stima ed il rispetto della Railgun, anni prima. Cosa di cui andava molto fiera, e non solo perché Mikoto era la terza più potente Esper di Accademy City: ma anche perché era una persona responsabile e matura, anche se ogni tanto aveva mostrato comportamenti e passioni ancora infantili. Nulla però che potesse offuscare le incredibili imprese di cui era stata protagonista, che molte volte avevano contribuito alla salvezza della loro città. E, come ufficiale anziano del Judgement, non poteva che ammirarla e, perché no, anche un po' invidiarla. In ogni caso, non c'era nulla che potesse farle perdere la stima che aveva per lei.
O forse, nulla tranne quello.
" Ah, o dea Orihime… nessuna stella è in grado di eguagliare la tua bellezza…"
" Eh?"
Konori sgranò gli occhi, di fronte all'assurdità della scena a cui si trovò davanti.
Sul comodino c'era un vaso contenente un unico ramo di bambù, a cui erano appesi due tanzaku, mentre Mikoto era inginocchiata sul pavimento di fianco al letto di Kuroko, con addosso un kimono azzurro da uomo coperto da un haori, e un paio di zori ai piedi: l'espressione, mentre gli occhi le si dilatavano per la sorpresa nel riconoscere la senpai che aveva sempre ammirato, era quella di un ladro colto sul fatto con le mani dentro la cassaforte. Stava tenendo una delle mani di Kuroko fra le sue, che invece sfoggiava dei kanzashi davvero notevoli tra i capelli, le labbra ad un centimetro dal dorso di questa.
Konori la fissò per un attimo negli occhi, poi indietreggiò lentamente, in silenzio, chiudendo la porta dietro di sé.
" KUROKO!!!"
L'urlo esplose, dando ancora una volta prova di tutta la ragguardevole potenza di cui i polmoni della ragazza dai capelli castani erano capaci.
" Si può sapere perché, come regalo, hai preteso di farmi interpretare Hikoboshi?!"


Note dell'autrice:
Innanzitutto, mi scuso profondamente con tutti i fan delle storie serie, che per chissà quale miracolo sono riusciti ad arrivare fino in fondo a questa storia così tremendamente fluff senza vedere i loro occhi cadere... non maleditemi troppo.
Io ADORO queste due, e penso che si sia capito. E scippo Yuri, nel caso non si fosse capito anche questo... E, naturalmente, amo da morire la Mikoto x Kuroko...
Per il nome della loro figlia, mi è saltato su questo nome: solo dopo mi sono accorta che è quello della doppiatrice di Mikoto, Rina Satou. Ma Misaka Rina mi piaceva tantissimo come nome, e tale quello è rimasto.
Sul modo in cui si chiamano tra loro i personaggi: dopo dieci anni mi aspetto che almeno qualche suffisso sia caduto. Ogni tanto capita che Uiharu o Saten chiamino ancora Mikoto "Misaka-san", ma generalmente tutti sono passati al nome proprio, al massimo aggiungendoci un -san dopo. Il modo invece in cui Misaki chiama Mikoto, e cioè "Mikoto-chan", è in chiaro senso  ironico:  per quanto possano sembrare in rapporti un po'meno tesi, non saranno mai delle care amiche che prendono il tea insieme. XD
Dedicata a Rie, la vera regina di questo fandom semi-sconosciuto al mondo, dato che praticamente lo ha tirato su lei con le sue meravigliose storie.
E dedicata alla mia senpai, che aspetta sempre con ansia e sconforto i miei aggiornamenti: mi dispiace, sta volta niente dramma!
E, infine, dedicata a tutti coloro che, come me, considerano il Tanabata Matsuri la vera festa degli innamorati.
  
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