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Autore: ErinKirihara    08/07/2013    1 recensioni
Questa storia l'ho inventata di sana pianta, spero vi piaccia. Non anticipo niente, se volete sapere leggete. Penso upperò anche dei disegni per illustrare alcuni dei capitoli.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Guardo spesso il cielo. Non che io sia particolarmente sognatrice, ma il cielo, è un punto fermo. Puoi trovarti in qualsiasi parte del mondo. Al mare, oppure in montagna, in campagna o a scuola. Ma se alzi la testa, il cielo è sempre li. Di qualunque colore sia in quel momento, di un grigio minaccioso o di un azzurro rassicurante, il cielo non cadrà mai. Se solo il cielo non ci fosse più, non ci sentiremmo tristi e spaesati? Come se ci fosse venuta a mancare una delle cose più preziose in nostro possesso?
Eppure stamattina ho alzato gli occhi al cielo. Ed era sempre al solito posto. Ma non ho sentito in me un briciolo di sicurezza.


Mi stiracchiai svogliatamente, cosa piuttosto insolita. La scuola mi è sempre piaciuta molto. E’ un luogo per crescere, ed insieme ad altre persone. Sorrido ogni volta a questo pensiero. Kenta odia la scuola a morte, eppure è perennemente tra i primi sette classificati agli esami in tutta la scuola. Beh, il talento è il talento. Oltretutto ha sempre avuto successo, è costantemente attorniato da compagni e compagne, che lui reputa però “fastidiosi”. In un certo senso, sono sempre stata fiera di lui, e di essergli tanto vicina.
Ma in quel momento, provavo uno strano formicolio allo stomaco. Davvero fastidioso.
Ripensai a ciò che Kenta mi aveva detto riguardo quella ragazza. Si era … dichiarata. Perché mi risultava così strano? Mi metteva a disagio. Prima la dichiarazione di Kenta. Poi una ragazza si dichiara a lui.
… Collegare Kenta a questo tipo di cose … Mi rendeva irrequieta.
Sospirando a questi pensieri scomodi, misi la cartella sulle spalle. Probabilmente mio fratello mi salutò, perché pochi secondi dopo essere uscita, me lo ritrovai alle spalle che si lamentava, piagnucolando.
“Da piccola mi adoravi, ora invece, guarda come mi tratti! Mi ignori!”
Infilò un sacchetto con il pranzo nel mio zaino, rassegnato, e se ne tornò in casa, sbattendo la porta.
“… Ma che cavolo gli prende?! Uff.”
Abbassai lo sguardo. ‘Quando eri piccola’, eh? Avevo davvero nostalgia di quei tempi, dove tutto era semplice. O forse … Solo a causa della mia stupida mentalità, era sempre stato tutto facile? Chissà se Kenta e Yoh, già in quei giorni …
D’istinto, portai le mani alla testa. Quel turbine di novità, stava degradando l’interno del mio cervello, a poco a poco. Scossi il capo, tentando di riprendermi. Poi, una voce mi riportò alla realtà.
“A-Aocchan!”
Mi voltai.
“… Oh.”
Yoh. Stringeva a sé un borsone quasi più grande di lui. Lo fissai intensamente, con lo sguardo vuoto.
Kenta, Kenta, Kenta.
Avevo pensato cosi tanto a lui, da dimenticare che il problema era doppio, ed uno dei due si chiamava proprio Yoh. Notai che iniziò a grattarsi il capo, distogliendo lo sguardo. Il suo viso era praticamente in fiamme.
“N- Non fissarmi in quel modo così esplicito …”
Sobbalzai, voltandomi a mia volta. In effetti, assorta come ero, non mi ero davvero resa conto di avergli dedicato la mia attenzione inconscia per cosi tanto tempo. Tentai di elaborare qualcosa, una qualche frase, per poter rompere quel silenzio imbarazzante, senza però avere successo. Azzardai ad una fuga.
“Umh … Devo andare a scuola, perciò ora …”
“Anche io!”
Fui interrotta bruscamente, da una risposta inaspettata, oltretutto. Lo guardai interrogativa, evitando di fissarlo ancora troppo. Yoh, infilò una mano nel borsone, e tirò fuori una cartellina, come se fosse un trofeo di guerra. La sua espressione era davvero raggiante.
“I miei genitori potranno trasferirsi solo dopo l’estate, sai? Per riuscire a pagare le mie cure, sono stati costretti a dei lavori davvero impegnativi. Perciò hanno provveduto a firmare i documenti, e mandarmeli per posta.”
Continuavo a non capire. Dov’è, che voleva arrivare? Sorrise ancora, infilando di nuovo la cartellina nel borsone. Si avvicinò cauto, abbassando la testa. Sentii le sue mani calde, poggiarsi sulle mie, fino a stringerle delicatamente. Il mio viso iniziò immediatamente a bollire, e feci d’istinto due passi indietro.
Yoh sembrò deluso, e lasciò la mia mano sinistra, per portarla a grattarsi di nuovo la nuca. Stringendo ancora l’altra, poi mi guardò serio, tanto da farmi intuire la sua determinazione a pelle.
“… Te l’ho detto. Sono tornato per te.”
I suoi occhi grigi, mi lasciavano incollata al suo sguardo. Nonostante il freddo mattutino, le sue mani erano davvero piene di calore. Calde e grandi. Era cambiato. Come era cambiato Kenta. Come ero cambiata io. Il passato. I noi stessi bambini. Ormai erano un lontano ricordo. E doverlo lasciare, mi procurava costantemente, continue fitte al petto.
Eppure, tutti avevano fatto dei sacrifici per me. Kenta aveva portato pazienza. Yoh aveva sempre sperato in noi due. Io, che cosa stavo facendo?
Rimasi a contemplare i suoi occhi, persa nei miei pensieri, cercando una risposta. Anche se, beh, la sua non era neanche una domanda. Eppure mi sembrava un’affermazione davvero impegnativa. Abbassai il capo.
“Io … Sono … confusa.”
Oh, bene, che frase scontata.
Effettivamente, era ciò che sentivo. Però, in mezzo a quello strano triangolo, ero l’unico elemento che non faceva che rimanere fermo, senza prendere una posizione. Ed era una cosa davvero snervante. Volevo dire qualcosa di chiaro e coinciso, qualcosa in grado di riscattarmi, e far felici entrambi. Ma c’era davvero? Probabilmente non esisteva. Alzai piano la testa. La sua espressione ... non era certo ciò che mi aspettavo. Le sue guance erano piene di colore, eppure, in quel momento Yoh sembrava davvero sicuro di sé, pieno di iniziativa. Poggiò le mani sulla mia faccia. Si avvicinò velocemente, nel giro di mezzo secondo, e mi schioccò un bacio sulla fronte. Spiazzata, feci di nuovo un passo indietro, toccando la mia testa come per verificare che fosse ancora al suo posto.
“ C-che … ?! ”
La mia reazione, ne scatenò una a sua volta su di lui, che ridacchiò, mostrando tutti i denti in modo spensierato. Passò le dita tra i miei capelli, scompigliandoli sulla nuca.
“ E’ meglio così. Sono contento! In questo modo, per me e Kenta sarà una sfida ad armi pari. Farò in modo di non perdere. ”
Lo fissai esterrefatta, ed ancora più confusa. Yoh, sistemò per bene la borsa sulla spalla, ed alzò un braccio, simulando un saluto militare.
“ Ti  farò innamorare di me Aoi. Per ora mi sono preso un piccolo bacio. Ma ti assicuro che mi prenderò anche il tuo cuore. ”
Ed il mio cuore, perse un battito. Yoh si voltò ed iniziò a correre via, mentre con un braccio, tentava di coprire il viso. Era davvero veloce, sorprendentemente veloce, per uno che si era operato da poco.
“ A- Allora ti precedo! Ci vediamo a scuola! ”
A quelle parole, rivolse il capo verso di me per qualche istante.
Riuscii ad intravedere un rossore davvero intenso, che mi fece quasi pensare che si stesse ammalando. Mi voltai piano verso lo specchietto all’angolo della strada.
Il mio viso. Lo stesso rossore.
  
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