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Autore: jawaadhitme    08/07/2013    1 recensioni
Summer è una ragazza di 17 che sta per avere un fratellino o una sorellina e che rincontra una persona speciale dimenticata da 14 anni!
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ahia!”esclamai. Guardai il pavimento e mi accorsi di un sassolino su di esso. Lo guardai per alcuni minuti perplessa e poi dissi: “Ma che cazz?!”
Poco dopo sentii delle risate di sottofondo, così aprii la finestra e mi affacciai dal balcone.
 “Volevi uccidermi con la mazza da baseball? Non è un’idea molto originale.” disse Liam ridendo.
“Ma sei scemo? Mi hai fatto prendere un colpo!”
“Allora?! Hai intenzione di lasciarmi qui fuori o mi fai entrare?”
Rientrai, chiusi la finestra e lo lasciai lì fuori senza una risposta, senza fargli capire se lo avrei fatto entrare. Nonostante fossi in pigiama, scesi le scale e andai all’ingresso per poi aprire la porta e andare in giardino dove, probabilmente, Liam aspettava ancora una risposta. Con le mie pantofole rosa con i maialini disegnati sopra mi diressi verso giardino del retro dove si affacciava la mia finestra e proprio lì trovai Liam seduto nella panchina di legno che costruii con mio padre quando avevo 5 anni.
Mi avvicinai lentamente per non farmi accorgere ma le mie pantofole mi fecero inciampare sui sassolini che qualche minuto prima Liam mi stava lanciando.
“Ha bisogno di aiuto, miss?”mi chiese alzandosi dalla panchina e porgendomi la mano.
“Mettiamo in chiaro alcune cose: NON puoi spuntare sotto casa mia, colpirmi con dei sassolini e farmi morire di paura! E non chiamarmi miss, mi dà sui nervi.”dissi con tono da bambina cercando di alzarmi da sola.
“Va bene miss!”disse facendomi l’occhiolino.
Gli lanciai un occhiataccia ed accettai la sua mano per alzarmi dal prato ancora bagnato dagli ultimi spruzzi dell’impianto di irrigazione. La sua mano mi strinse forte il braccio e mi tirò su velocemente facendo incrociare i nostri sguardi. Non ci avevo mai fatto caso ma nei suoi occhi castani c’era un non so che di profondo e particolare,mi erano familiari. Cercai di ricordare dove li avessi visti, a cosa o a chi potessi collegarli ma i miei pensieri vennero interrotti da alcune gocce sulla mia pelle.
“Non dirmi che si sta mettendo a piovere!!”esclamai guardando il cielo.
“Credo sia il tuo impianto di irrigazione!”disse ridendo.
Nel giro di due secondi eravamo completamente bagnati, come se ci fossimo immersi in una piscina. Senza pensarci presi il suo braccio e lo trascinai dentro casa velocemente. Dopo aver varcato la porta lo guardai e scoppiai a ridere.
“Che c’è?! Sono così tanto buffo? Ti sei guardata tu?!”disse quasi offeso.
“Sembri un fungo!!”dissi ridendo a crepapelle per come era combinato.
“Allora mi vuoi proprio provocare. Vieni qui!!”gridò cominciando a rincorrermi per tutta casa.
Una volta aver girato tutta casa cercando disperatamente di prendermi si arrese e si sdraiò sul divano.
“Wow, sei veloce come una volta.”disse esausto.
“Come una volta?”dissi guardandolo perplessa.
Come quando eravamo piccoli..” disse sedendosi.
Non capendo a cosa si riferisse mi sedetti accanto a lui e chiesi spiegazioni.
“Che stupido! Non puoi ricordartelo, eri davvero troppo piccina.”
“Cosa dovrei ricordare? Non capisco.”
“Non è un caso se ti chiamo miss. E’ il soprannome che ti davo quando avevi 3 anni. Indossavi sempre vestitini color pastello con fiori disegnati sopra e con essi addosso ti sentivi una principessa che sfilava sul tappeto rosso aspettando il principe azzurro. Io, per non deluderti, fingevo di essere il tuo principe e passavamo giornate intere a prendere il tè in tazzine di porcellana vuote sul tavolino che costruimmo il giorno del mio compleanno. Mi facesti quel regalo, a differenza degli altri, tu mi dedicasti un po’ del tuo tempo. Questo è il ricordo che ho di te prima che ci separassero.” disse con gli occhi lucidi.
“Torno subito!”dissi correndo verso la soffitta.
Tornai in salotto con una scatola colma di oggetti. Svuotai la scatola buttando il suo contenuto sul pavimento. C’erano foto, palline e racchette  da tennis, pennelli, un mantello e una corona. Vedendo gli ultimi due oggetti ci guardammo e scese una lacrima dal mio viso.
“LIAM.” gridai abbracciandolo.
D’un tratto riaffiorarono tutti i ricordi e le cose tornavano tutte. Quelli erano gli occhi del mio fratellino. Gli occhi così familiari erano proprio quelli del bambino con il quale ho passato momenti speciali della mia infanzia fino al giorno in cui me lo portarono via. Quei ricordi così belli, adesso, stavano lottando con quel ricordo che tornava nelle mia mente e che, per colpa di una botte per cui passai 6 mesi in ospedale, da bambina avevo dimenticato. Avevo dimenticato per 14 anni il giorno in cui l’uomo da cui mia madre aveva avuto due figli, Liam e me, entrò dalla porta di casa buttando a terra mia madre e prese con forza il mio fratellino mentre giocava con me. Mia madre cercò di fermarlo, urlò di lasciarlo andare mentre io e lui piangevamo. Quell’uomo orribile mi aveva strappato una parte di me per vendicarsi di mia madre che, stanca del fatto che si drogasse e ubriacasse, lo aveva lasciato. Vedevo mia madre piangere ogni giorno in cerca del suo bambino ma non riuscii a trovarlo e, quando stava per cadere in depressione, trovò una persona che riuscì a fargli capire che c’era ancora un motivo per vivere, io. Quella persona è proprio lui, John Evans, quello che oggi io chiamavo papà. La persona che ha dato una svolta alla mia vita e a quella di mia madre.
Era strano pensare a come io avessi completamente rimosso tutto quello che era accaduto, eppure era così. Solo gli occhi pieni di dolcezza di Liam potevano risvegliare quello che avevo conservato per troppo tempo dentro di me. Ma adesso ciò di cui mi importava davvero era sapere cosa avesse fatto per tutti quegli anni, cosa fosse successo e se adesso stesse bene.
“Sto bene, me ne sono andato di casa a 10 anni, quando lui ormai non tornava più a casa.”disse con un filo di voce.
“Non voglio che ricordare ti faccia stare male. Se vuoi puoi anche raccontarmelo un’altra volta.”dissi poggiandogli la mano sulla spalla.
“Tranquilla, hai il diritto di sapere.”disse guardando il pavimento. Prese un bel respiro e continuò: “Non tornava da due settimane a casa, non andavo più a scuola, mangiavo a stento, così un giorno ho fatto le valigie e me ne sono andato. Ho vagato per la città un bel po’, quando mi trovò la signora Malik sul retro di un supermercato. Mi accolse in casa sua e fino ad oggi vivo con loro. Sono la mia famiglia. Avremmo potuto incontrarci prima ma i tuoi hanno litigato con i Malik e quando ti ho visto a scuola non ero sicuro fossi tu, sei cambiata così tanto, hai per fino cambiato cognome. L’altro giorno però ti ho visto sfilare per il corridoio a testa altra, come facevi da bambina e allora ho avuto la conferma che sei la mia Summer!”
“Mi dispiace tanto per quello che è successo ma adesso sono contenta di averti qui con me! Anche la mamma sarà contenta, devo chiamarla!” dissi saltando giù dal divano.
“No, non dirle niente. Voglio farle una sorpresa.”
“Va bene, come vuoi.” dissi sorridendo.
Adesso che avevo lui accanto era davvero felice, non pensavo più neanche a Chad, il mio ex, ed a Zayn. Mi importava solo di stare con il mio fratellone!

  
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