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Autore: deloslights    08/07/2013    10 recensioni
« Dai, Grace, adesso smetti però. Non lo conosci, non sai com’è davvero. Magari è il ragazzo più generoso del mondo » cercò di obiettare.
« Non lo conosco? Non c’è bisogno di conoscerlo per dire quanto se la tiri! Si vede benissimo da internet, e se è così davanti agli occhi di tutti, dal vivo sarà dieci volte peggio. Scommetto che ha pure la servitù in casa ».
In quel momento, non le importava che stesse urlando, non le importava che i vicini avrebbero potuto sentirla, né che probabilmente l’avrebbe sentita anche sua madre dalla parte opposta della City.
O meglio, non le sarebbe importato.
Se non avesse avuto davanti, sbucato dal ripostiglio sotto le scale, l’oggetto dei suoi pensieri da sei mesi a quella parte.
Louis Tomlinson.
« Ti richiamo io » riuscì a dire a Taylor, prima di riattaccare bruscamente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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First Impression.

« Grace? Grace! Mi stai ascoltando? »
Grace Nelson si voltò verso l’amica che sbraitava, passandole una mano davanti agli occhi per portarla via dal mondo dei sogni.
« Eh? Cosa? » chiese, voltandosi verso di lei con un sorriso.
In realtà, non la stava affatto ascoltando, era troppo presa dal lanciare sguardi truci al televisore nell’angolo del piccolo locale dove consumavano la cena, come ogni martedì.
Taylor, la sua amica, sospirò. « Sei senza speranze, davvero Gracie. Quando la smetterai di avercela con un ragazzo che nemmeno sa che esisti? »
Louis Tomlinson – quello dei One Direction con gli occhi azzurri e i capelli castani, per intenderci – le guardava sorridendo, mentre cantava il suo assolo di Little Things tutto convinto.
Ma convinto di cosa, poi? Con quei sorrisetti idioti, si crede tanto grande e tra cinque anni si saranno già scordati di lui!, pensava Grace ogni volta.
« Io non ce l’ho con lui » ribatté la ragazza, distogliendo di nuovo lo sguardo dallo schermo, dove adesso cantava il riccio. « Neanche li seguo, perché dovrei avercela con qualcuno che non mi interessa? È solo che.. Lo vedi come se la tira? Andiamo, se ne accorgerebbe anche un tacchino, quello si crede tanto grande solo perché ha fatto un paio di dischi venduti in tutto il mondo! E poi, saranno i miei occhi, ma non è nemmeno tanto bello. I suoi compagni sono molto più attraenti, e spontanei. Perlomeno non sembra che stiano recitando continuamente un copione ».
« Grace, una a cui non interessano non sa tutte queste cose. Semplicemente li ignora » commentò Taylor, ridendo rassegnata. Quella conversazione avveniva talmente tante volte che l’aveva imparata a memoria. Adesso si sarebbe arrabbiata e, dopo aver sbattuto la forchetta sul piatto, avrebbe dichiarato che era lei a non capire, perché le sue erano solo impressioni momentanee.
Grace deglutì, mentre gettava le posate nel piatto ormai vuoto, scaldandosi. « Tu non capisci, Taylor! È solo un’impressione momentanea, perché l’ho visto alla televisione! »
Ecco, appunto, pensò la ragazza.
« Per l’amor del cielo, hai quasi ventun’anni! Forse dovresti stare meno dietro ad una band per ragazzine e concentrarti sulla tua tesi di laurea, visto che mancano solo tre mesi e mezzo » azzardò Taylor, scostandosi una ciocca di capelli castani dal viso.
« Pensa quello che vuoi » borbottò Grace tra i denti, gettando velocemente una banconota da venti sul tavolo e uscendo dal locale senza salutarla. Ma chi si credeva di essere? Solo perché la conosceva da sedici anni, Taylor credeva di poter dire sempre la sua!
Si incamminò in fretta verso l’appartamento londinese che i suoi le avevano regalato per aver superato brillantemente i test d’ammissione per il King’s College. Nella mente continuava a tornarle quella canzone, quella voce, troppo acuta per i suoi gusti, troppo.. banale. Sperò che nessuna delle fan scatenate di quei cinque ragazzi potesse sentire i suoi pensieri in quel momento, perché conosceva le loro reazioni. Non che avesse mai fatto ricerche su internet, sia chiaro, né conosceva la maggior parte delle canzoni perché aveva passato le giornate su YouTube, quello assolutamente no.. insomma, una ragazza tanto impegnata con lo studio come lei non aveva mica tempo da perdere in queste cose.
Solo che.. va bene, forse aveva cercato un paio di volte notizie sulla band.
Forsesi era soffermata su Louis per criticare tutto ciò che lo riguardava.
Ma questo non significava assolutamente nulla!
Non appena imboccò la strada circondata dalle palazzine a tre piani dove abitava lei, prese le chiavi dalla tasca con un sospiro; nonostante si fosse messa avanti da mesi, le mancava ancora così tanto per riuscire a preparare quella tesi. Era arrivata al numero 20, il suo, e stava per aprire la porta, quando le squillò il cellulare. Lo tirò fuori dalla tasca per guardare il numero; Taylor. Represse l’istinto di attaccarle in faccia, poteva essere qualcosa per di importante per l’università.
« Pronto? » disse, incastrando il telefono tra l’orecchio e la spalla destra, arrivando finalmente sul pianerottolo.
« Non indovinerai mai cos’ho scoperto! » attaccò la ragazza, senza preamboli. « Te n’eri appena andata quando è entrato qui dentro uno di quelli che ti piacciono tanto, no? I One Direction o come si chiamano » continuò, facendo salire altri istinti omicidi a Grace.
« A me non piacciono i One Direction! Come devo fartelo capire? » sbottò infatti.
« Sì, sì, certo » la liquidò Taylor, impaziente. « Insomma, quello con i capelli biondi entra dentro, si avvicina al proprietario e chiede a voce un po’ troppo alta se ha visto Louis, perché delle fan lo stavano inseguendo. Ti rendi conto? »
Grace non si accorse nemmeno che non aveva ancora iniziato a salire le scale, perché la cosa –inconsciamente, molto inconsciamente – la interessava. Aveva invece ripreso il cellulare in una mano, mentre con l’altra giocava con le chiavi. Dopo circa due secondi, scoppiò a ridere.
« Ci sono addirittura delle fan che inseguono Louis? » più che allegra, sembrava isterica. « Ma non l’hanno capito che quello vola troppo alto per vedere qualcosa di normale come le fan? » sputò, di nuovo arrabbiata. Non avrebbe mai capito perché Louis le facesse quell’effetto. Forse perché lui aveva tutto ciò che lei desiderava fin da piccola, e lo stava usando nel modo più sbagliato possibile.
« Dai, Grace, adesso smetti però. Non lo conosci, non sai com’è davvero. Magari è il ragazzo più generoso del mondo » cercò di obiettare.
« Non lo conosco? Non c’è bisogno di conoscerlo per dire quanto se la tiri! Si vede benissimo da internet, e se è così davanti agli occhi di tutti, dal vivo sarà dieci volte peggio. Scommetto che ha pure la servitù in casa ».
In quel momento, non le importava che stesse urlando, non le importava che i vicini avrebbero potuto sentirla, né che probabilmente l’avrebbe sentita anche sua madre dalla parte opposta della City.
O meglio, non le sarebbe importato.
Se non avesse avuto davanti, sbucato dal ripostiglio sotto le scale, l’oggetto dei suoi pensieri da sei mesi a quella parte.
Louis Tomlinson.
« Ti richiamo io » riuscì a dire a Taylor, prima di riattaccare bruscamente.
Abbassò lo sguardo verso il telefono, sperando che, quando l’avesse rialzato, quel ragazzo sarebbe scomparso. Ma invece era ancora lì, che la guardava con due occhi da cucciolo, l’espressione seria e le braccia abbandonate lungo i fianchi.
La prima cosa che Grace Nelson riuscì a pensare al cospetto di Louis Tomlinson fu ‘Che figura di merda’.
La seconda ‘Dal vivo non è così male come sembra’, e la terza ‘Ma cosa cavolo sto dicendo?’.
Dopodiché, il ragazzo che ancora la fissava, sbatté le palpebre, facendo un minuscolo passo verso di lei. Grace non si mosse, né accennò a parlare, perché aveva la netta sensazione che se avesse iniziato non sarebbe riuscita a fermarsi.
« Tu abiti qui? » disse dopo un po’ la voce che tanto odiava, sorprendendola.
Aveva – probabilmente – appena sentito una ragazza offenderlo in tutti i modi possibili, e gli chiedeva l’indirizzo? Lei l’aveva sempre detto che quello, oltre a essere un pallone gonfiato, era pure idiota.
Grace annuì.
« Ti prego, ti scongiuro, fammi entrare in casa tua. Prometto che appena avrò scampato il pericolo toglierò il disturbo, ma ti prego, se esco adesso potrei ritrovarmi stuprato da un gruppo di tredicenni ».
La ragazza alzò le sopracciglia, continuando a squadrarlo. Conosceva un sacco di ragazzi, la maggior parte dei quali erano strani, ma nessuno le aveva mai chiesto di fermarsi a casa sua dopo averla sentita parlar male di lui.
« Tu hai.. mi hai sentita parlare al telefono? » chiese. Forse era sordo, oppure non capiva proprio. Insomma, nessuno si sarebbe davvero stupito di scoprire che Louis Tomlinson non aveva tutte le rotelle apposto.
« Sì, ma la mia vita potrebbe finire tra venti secondi e ho bisogno del tuo aiuto. Non mi sembra che tu sia una ragazzina in cerca di un autografo, un bacio o chissà quale altra cosa, no? » continuò lui, avvicinandosi questa volta un po’ di più. Grace si fermò a ponderare per qualche secondo quel che avrebbe dovuto fare, ma non ci riuscì perché sentì lo scalpicciare di ragazzine in mezzo alla strada.
« Non era nemmeno lì! Ma dove cavolo si è cacciato? » stava dicendo una.
« Louis! Louis, vieni fuori! » chiamò un’altra.
« Proviamo lì » sentirono una terza voce avvicinarsi.
E, in quel momento, lo sguardo perso del cantante fece compassione a Grace, che con un cenno del capo gli disse di seguirla.
Salirono velocemente le scale, erano appena arrivate al secondo piano quando sentirono la porta d’ingresso aprirsi e le stesse voci di prima parlottare.
« Dentro, veloce » disse Grace, aprendo la porta di casa. Louis vi si infilò senza farselo ripetere due volte, e la ragazza richiuse a chiave.
Entrambi tirarono un sospiro di sollievo, complici per circa dieci secondi, poi la ragazza si rese conto di ciò che aveva fatto e iniziò a passarsi più e più volte le mani tra i capelli biondi e ricci.
Aveva davvero fatto entrare in casa sua quel ragazzo famoso che tanto odiava? Tutto questo sembrava uscito dal sogno di una sedicenne, o da una di quelle storie di Tumblr.
Nel frattempo, Louis si guardava intorno, studiando ogni particolare del piccolo appartamento. Non c’era una cosa fuori posto: i libri ordinati per autore sulle mensole, i soprammobili vicini alla televisione che andavano dal più grande al più piccolo, persino il tappeto era allineato con le mattonelle. ‘Dove diavolo sono capitato?’ si chiese, prima che gli tornasse in mente la conversazione che aveva ascoltato poco prima.
« Allora, ehm.. » esordì, senza sapere bene che cosa dire. Poteva fare finta di nulla? Oppure doveva chiederle spiegazioni? Magari era solo un’impressione e quelle cose non erano vere.. no? In fondo, quella ragazza era molto carina – non bella, come una delle modelle che era abituato a vedere – ma senz’altro carina. Aveva il viso incorniciato dai capelli ricci e biondi, lunghi fino alla vita, due occhi enormi, di un nocciola brillante.
« Prima che tu me lo chieda » prese la parola Grace, vedendo che Louis non accennava a continuare. « Non è che siccome ho appena fatto un’enorme figura di merda ritirerò quello che ho detto. Che tu sappia ciò che penso o no mi è indifferente » dichiarò, scomparendo in cucina senza dargli il tempo di ribattere. Amava prendere il tè dopo cena, era un’abitudine a cui non avrebbe rinunciato. Sperò che quelle ragazzine finissero presto di cercare l’idiota, così avrebbe potuto tornare alla routine di sempre. Lei odiava i cambiamenti.
Prese il bollitore dal mobile, riempiendolo poi d’acqua.
« Quindi non ti piacciono i One Direction e pensi che io sia uno di quei cantanti che guardano solamente ai soldi? » chiese Louis, che l’aveva seguita. Era appoggiato allo stipite della porta, con le mani in tasca e i piedi incrociati.
Grace sbuffò. « No, non hai capito niente. Cosa potrei mai aspettarmi? Io penso che tu sia accecato dalla fama, che tu pensi di essere il re del mondo e che le tue fan – le stesse che ti fanno nascondere in casa di una pazza psicopatica che ti odia – ti abbiano montato la testa. Che tu prenda la tua vita da star come un’abitudine e non come qualcosa che finirà tra qualche anno ».
Non sapeva perché stesse dicendo tutti i suoi pensieri ad un perfetto sconosciuto, per di più l’oggetto di quei pensieri. Non era una cosa che faceva normalmente. Ma aveva sempre saputo che uno dei veri motivi per cui odiava Louis era il suo rispecchiare perfettamente il principe azzurro. O, almeno, chi per lei era il principe azzurro.
« Perché pensi questo? » chiese il diretto interessato. La sua voce era calma, pacata. Non stava sorridendo, ma non era nemmeno arrabbiato.
« Chiamalo sesto senso, interpretazione di quello che vedo, quello che vuoi ».
« Ma tu non mi conosci ».
« Non ho bisogno di conoscerti per sapere come ti comporti. Sono cose che si vedono » Grace non aveva intenzione di farsi mettere i piedi in testa dal primo sconosciuto famoso che le entrava in casa.
« Che discorsi sono? Magari prima di giudicare dovresti controllare l’esattezza delle tue fonti ».
« Lo dicono tutti ».
« E questa è una garanzia di verità? » contrattaccò il ragazzo. Forse la sua calma era solo apparente.
« No, però.. »
« Però niente. Non hai il diritto di offendermi così, senza motivo. Io non so nemmeno il tuo nome, ti ho vista oggi per puro caso, non posso dirti se i nostri occhi si incontreranno una seconda volta nella nostra intera vita. Però non per questo ti giudico perché sei una maniaca dell’ordine, o perché fai il tè con il bollitore invece di usare il microonde. Che sarebbe comunque diverso da quello che hai fatto tu, perché io perlomeno mi baserei su cose che ho visto con i miei occhi ».
Dopodiché, Louis riprese fiato. Forse era stato un po’ cattivo, un po’ duro, forse aveva solo aumentato i pregiudizi di quella ragazza, ma lui odiava chi lo etichettava solo perché al pubblico poteva non risultare spontaneo quanto i suoi compagni di band. Lui amava la sua vita, amava le sue fan e ringraziava Dio ogni mattina per aver permesso al suo sogno di diventare realtà. Certo, credeva anche nel suo talento, ma quello da solo non sarebbe mai bastato. Non nella società attuale.
Grace rimase immobile, riflettendo sulle parole così dirette del cantante, che non assomigliavano neanche lontanamente a ciò che lei avrebbe pensato potesse uscire dalla sua bocca. Erano parole inaspettate, parole di chi sa ragionare, di chi non ha paura della propria opinione ma anzi vuole esprimerla indifferentemente dalle conseguenze. Un po’ come faceva di solito lei, solo che quella volta aveva torto marcio.
E Louis Tomlinson lo sapeva bene.
Fu più volte sul punto di scusarsi, ma non riusciva a trovare abbastanza coraggio. Sebbene fosse girata di spalle, sentiva bene lo sguardo insistente del ragazzo sulla sua nuca, e così il battito incalzante dei piedi, che la innervosiva non poco.
« Io.. » tentò, ma il bollitore iniziò a fischiare crudelmente, facendole abbandonare anche quel tentativo. Louis, evidentemente stanco, lasciò la cucina, mentre la ragazza preparava il suo tè. Per un momento pensò persino di offrirgliene un po’ per scusarsi, ma poi tornò in sé e lo consumò in piedi, appoggiata al bancone della cucina. Quando, più di cinque minuti dopo, ne uscì per cercare dove fosse il ragazzo, le venne spontaneo di sorridere.
Louis era beatamente addormentato, in una posizione piuttosto scomoda, sul divano di casa sua. Certo, se fosse stata un’altra circostanza, probabilmente avrebbe cercato di buttarlo fuori dalla porta in pasto alle ragazzine, o perlomeno fargli sparire i vestiti. Ma quando lo vide lì, indifeso, e ripensò alle sue parole, si sentì profondamente in colpa per tutto ciò che aveva sempre detto di lui. In fondo, Taylor aveva ragione, non poteva lanciare pesci in faccia a un ragazzo che nemmeno conosceva.
La sua coscienza le ordinò più volte di ignorare la figura abbandonata in salotto e fare le sue cose abitudinarie, ma non riuscì proprio ad ascoltarla. Si limitò a prendergli una coperta dalla camera e stendergli le gambe sui cuscini del divano, facendo attenzione a non svegliarlo. Dopodiché, rimase in piedi ad osservarlo. I suoi capelli, i suoi lineamenti, il suo corpo, i suoi vestiti.
Doveva ammettere che più lo guardava e meno brutto le sembrava, anzi, senza il paragone degli altri quattro fusti, non era affatto male. Forse anche paragonato al resto dei One Direction non era male. Ed era più grande di lei.
‘Questo cosa diamine c’entra?’ si chiese, scuotendo la testa.
Non seppe dire per quanto tempo contemplò la figura di Louis Tomlinson sdraiato sul suo divano, ma era già diventato buio fuori quando lui si riscosse dal sonno, e le ragazzine se n’erano andate da un pezzo ormai.
Grace sorrise, vedendolo aprire lentamente gli occhi, e stropicciarli con le mani.
« Dove sono? » chiese Louis, con la voce impastata dal sonno, dannatamente sexy.
Eh? Cosa? Dannatamente sexy? Quello lì? Grace, stai davveroimpazzendo’.
« Fan matte che hanno tentato di stuprarti ti dice niente? » sghignazzò la ragazza. Cosa ci fosse di divertente, però, lo sapeva solo lei.
« Un buongiorno sarebbe stato sufficiente, ehm.. » ribatté infatti il cantante, che si accorse troppo tardi di non sapere ancora il nome della ragazza che lo aveva salvato.
Lei lo guardò interrogativa. Non poteva semplicemente terminarla con un punto, la frase?
« Come ti chiami? » chiese allora Louis, esasperato.
« Ah » adesso aveva capito. Perché non poteva succedere come nei film, dove la protagonista afferrava sempre tutto al volo?
Dannata vita reale.
« Grace, Grace Nelson ».
« Io sono Bond, James Bond » un leggero ghigno comparve sulla faccia di Louis, mentre si metteva seduto, studiando attentamente la coperta che, ne era certo, non aveva mai visto prima.
Allora non sei come sembri, cara Grace!’ pensò, sorridendo interiormente.
Quella era una ragazza davvero curiosa.
« Ma. Che. Simpatico » borbottò lei, alzandosi e andando a vedere qualcosa alla finestra. La monotona strada di Londra su cui si affacciava quell’appartamento, uguale a tutte le altre del quartiere, era pressoché deserta, tranne che per qualche macchina occasionale, o un vecchio signore che faceva passeggiare il suo cane.
« Senti.. » esordì Louis dopo cinque minuti buoni.
« Credo di doverti delle scuse » lo interruppe però Grace, prendendo finalmente la sua decisione.
Lei era una persona fredda, distaccata, obiettiva. Lei pensava sempre prima di agire.
Non comprava mai un libro senza averne prima letto la trama.
Beveva solo Earl Grey Tea, perché era quello che le faceva sua nonna, quando era una bambina.
Non poteva avere davvero avuto una tale caduta di stile, non era da lei.
Doveva rimediare, indifferentemente dal fatto che fino a due ore prima avesse odiato incondizionatamente Louis Tomlinson dei One Direction.
« Di solito non sono così, davvero. Rispetto le opinioni altrui, così come i sogni, e tutto il resto. Penso che tu conosca questo genere di discorsi, no? » il ragazzo annuì, scettico.
Pessimo inizio, Gracie, pessimo inizio.
« Sì, beh, ecco, quello che ti voglio dire è che.. » sospirò. Non poteva credere di essere sul punto di dirlo, davvero. « Ho sbagliato. Io ho fatto male i conti, ho creduto alle apparenze, sono stata un’idiota. E tu sei stato veramente gentile, perché me l’hai fatto capire senza incazzarti.. o meglio, senza darlo a vedere ».
Louis sorrise. « Sapevo che eri una brava ragazza, nonostante tutto. Le tue parole, al telefono, non erano piene d’odio, ma d’invidia, me ne sono accorto subito. Io.. ti capisco, o meglio, cerco di mettermi nei tuoi panni ».
Grace sospirò, tornando a sedersi. Vicino a Louis.
Aspetta, cosa?!
« Non fraintendermi, non è per cattiveria, io non augurerei mai né a voi né a chiunque altro di non avere il successo, ve lo meritate.. è solo che, ecco, vorrei esserci anch’io in quel mondo, tutto qui » ammise la ragazza, forse più a se stessa che al ragazzo che la ascoltava.
« Sei una cantante? » domandò allora Louis, curioso. Quella ragazza gli piaceva sempre di più, adesso doveva solo decidere se fosse un bene o un male.
« Cosa? Oh, no, no.. io sono stonata come una campana » Grace rise. « Io vorrei scrivere, pubblicare dei libri. Passo le mie giornate a lavorare su una tesi per la laurea in biologia, mentre sulla scrivania ho una collezione di Drive Pen piene di storie, racconti, romanzi, qualsiasi cosa. Ma.. non sono abbastanza forte per rincorrere i miei sogni.. non sia mai che riesca ad acchiapparli e poi non sappia gestire la situazione! »
Louis annuì, interessato. In realtà, lui odiava leggere, o meglio, lo annoiava. Però, sentire Grace parlare lo faceva sembrare tutta un’altra cosa. Era come quando lui o uno dei ragazzi parlava di canto. Nulla li fermava.
E, comunque, aveva ragione anche quella volta, su quella ragazza. Non era affatto la persona che cercava di essere. Ci aveva visto giusto, quando le aveva chiesto di aiutarlo.
« È difficile gestire i propri sogni, ma non impossibile. Dipende da quanto sei disposta a sacrificare per viverli. Se la tua risposta è tutto, e la tua ragione di vita è quello che vuoi fare, allora, beh, hai una possibilità » disse saggiamente.
« E se dovessi fallire? Chi mi solleverà da terra? Probabilmente morirò dalla vergogna ».
« You can take everything I have
You can break everything I am
Like I'm made of glass
Like I'm made of paper
Go on and try to tear me down
I will be rising from the ground
Like a skyscraper, like a skyscraper» intonò Louis a cappella, con il sorriso sulle labbra.
Adesso che ci stava parlando, adesso che sentiva la voce di quel ragazzo senza microfono, senza musica, che cantava solo per lei, le sembrava tutta un’altra cosa. Era dolce, e niente affatto banale. Come aveva potuto pensare una cosa del genere? Louis era perfetto, adesso lo capiva.
E stava sprecando tempo a tirarle su il morale, a farla credere in sé.
« Demi Lovato » sorrise Grace, riconoscendo la canzone. « È un’artista meravigliosa. Come le sue canzoni ».
« Esatto. E sai perché? Ha creduto in ciò che faceva, è caduta, è sprofondata, avrebbe potuto concludere lì la sua carriera, e invece sai cos’ha fatto? Ha combattuto, per sé e per gli altri, per essere un modello da seguire. E ce l’ha fatta » si infervorò il cantante.
« Wow, che belle parole.. Grazie, davvero. Sei così gentile, dopo che io ti ho offeso così tanto prima » la ragazza era visibilmente in imbarazzo, adesso.
« Sì, beh, la sai una cosa? Ricominciamo ».
« Eh? » Grace non capì, finché Louis non le porse una mano.
« Ciao, piacere di conoscerti. Io mi chiamo Louis, sono un cantante e ho realizzato il mio sogno ».
Allora la ragazza sorrise. Quella volta ci era arrivata. Magari un po’ in ritardo, ma a chi importava, in fondo?
« Io sono Grace, ho vent’anni e un sogno per cui combattere ».
« Se non ti dispiace, vorrei starti accanto in questa lotta. Perché so che vincerai, e allora potrò dire ‘io l’ho vista nascere’ »­.
« Mi stai chiedendo un appuntamento, per caso? » ridacchiò la ragazza, divertita.
Louis non era affatto male, in fondo. Proprio per niente.
« Oh, no, signorina. Io la sto obbligando a conoscerci meglio »
E, ancora con il sorriso sulle labbra, senza aggiungere un’altra parola, Louis la baciò, sul divano perfetto di casa sua, mentre con un piede sfiorava le sue pantofole, perfettamente intonate con il resto della casa, che era arredata in perfetto stile inglese.
Ma, per Grace, l’unica cosa perfetta in quel momento era Louis.
Louis Tomlinson, il cantante che aveva odiato con tutta se stessa fino a quel pomeriggio.
Il ragazzo che aveva scoperto dotato di sensibilità umana, di cuore e persino di senso dell’umorismo.
Quel ragazzo che le aveva fatto ammettere un errore, che l’aveva già conquistata, con la sua naturalezza.
Louis, il ragazzo su cui aveva sbagliato totalmente opinione.
 
Era martedì, e Grace e Taylor stavano consumando la loro cena, come al solito, ma in assoluto silenzio. E, Grace che se ne stava zitta, era un evento davvero memorabile.
« Amica mia, cosa diamine ti è successo? » chiese Taylor, preoccupata.
Non aveva visto la ragazza per tutta la settimana, anzi, a dirla tutta, non l’aveva più sentita da quando l’aveva chiamata per dirle del ragazzino della band.
Era semplicemente scomparsa dalla vita frenetica di Londra, l’aveva incrociata un paio di volte nei corridoi dell’università, giusto per sapere che era ancora viva, ma lei era sempre assorta nei suoi pensieri. Come in quel momento.
Ma per quale motivo non le prestava mai attenzione?
Fu forse per l’esasperazione, che Taylor alzò lo sguardo proprio nel momento in cui un ragazzo sui vent’anni spalancava la porta del piccolo locale. Un ragazzo che, seppur non conoscendolo, aveva visto molte volte.
« Oh, mio, dio. Grace, almeno per questa volta, dammi retta, e non girarti » disse, pregando segretamente in sanscrito perché l’amica la sentisse e, soprattutto, la ascoltasse.
« Eh? Cosa? Perché? » domandò lei, naturalmente disobbedendo alle parole di Taylor.
Oh, no’ si disperò quest’ultima, prevedendo ancora una volta cosa sarebbe successo.
Se gli occhi di Grace Nelson avessero incrociato quelli di Louis Tomlinson, sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale, come minimo.
Sarebbe esplosa la Terra, forse.
Oppure l’Universo si sarebbe estinto.
Ma, di sicuro, non l’avrebbe baciato proprio come se fosse il suo ragazzo, proprio come se non avesse aspettato altro che quell’incontro. Come stava facendo in quel momento.
Oh mio dio’. Non poteva davvero essere successo, non davanti ai suoi occhi, dove nessuno poteva negare l’evidenza.
Taylor si passò una mano sulla fronte. Stava sudando freddo.
Che il mondo avesse iniziato ad andare al contrario?
« È una mia fan? » sentì chiedere una voce un po’ acuta, ma dolce.
« No, è solo scioccata. Ehi, Tay? Sei tra noi? » rispose Grace, ridendo.
Ridendo veramente, con la bocca, con gli occhi e persino con le orecchie.
Come non faceva dalla scuola primaria, almeno.
« Sì » rispose con un sussurro la ragazza. « Adesso qualcuno mi spiega cosa succede? »
« Certo, ti racconteremo tutta la storia » rispose Louis, ridendo, mentre si sedeva.
Stava cambiando le loro abitudini, e Grace glielo permetteva.
« Ha insistito tanto perché tu fossi la prima a saperlo » continuò il ragazzo, guardando gli occhi nocciola della sua amica come se fossero gli unici al mondo.
« In fondo, è grazie a te che è successo » disse convinta Grace, guardando Taylor negli occhi.
« Grazie » sorrise, facendo capire tutto all’amica.
Incredibile da pensare, ma la perfetta Grace Nelson si era innamorata.




Running from the Madhouse.
Hello people!
Allora, questa è la mia nuova One-Shot, un'altra su Louis haha
Non è colpa mia, è quel ragazzo che ispira la mia mente a scrivere!
L'idea di questa è nata rimodellando un po' quelle che erano le mie prime impressioni su Louis. Diciamo che, da non-Directioner quale sono, avevo cercato delle informazioni sui ragazzi e letto su un blog che Lou se la tirava tantissimo, e altre cose del genere. In questi giorni mi è tornato in mente e.. ecco cosa ne è uscito!
Tanto per precisare, non lo penso più da quando ho iniziato a conoscerli meglio, era solo il commento cattivo di qualcuno uu
E, un'altra cosa, io AMO ALLA FOLLIA la sua voce, penso che sia un vero dono naturale, una delle meraviglie del mondo, ecc.ecc.
Tutto quello che pensa Grace non vale per me uu
Adesso la smetto lol Voi che ne pensate? Vi piace? E' troppo banale?
Non so, io mi sono divertita tanto a scriverla, quindi voglio sapere cosa ne pensate c:
Per tutti quelli che seguissero Lost, mi scuso per il ritardo dell'aggiornamento, domani posto l'ultimo capitolo!
Quindi.. ecco, se la leggete e c'è qualcosa che vi va di comunicarmi, sarò felicissima di leggere tutto quello che scriverete, prometto che non mordo nessuno, anzi cerco sempre di essere educata e sincera.
Un bacione a tutti,
Vivy
Se volete aggiungermi su Twitter sono
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Se vi andasse di passare dalla mia long, ecco a voi il link c:



Questa è quella di una mia amica, passate, è bravissima dskjber


   
 
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