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Autore: Panny_    08/07/2013    7 recensioni
«MORINAGA! COSA CAZZO MI SUCCEDE?!» urlò Souichi, mostrandogli la pancia. «sto male da quando l’abbiamo fatto l’ultima volta! Mi hai drogato neh? Tipico di te, dato che la prima volta l’ho fatto con te sotto effetto di un eccitante!»
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«COME SONO FINITI I MANDARINI?» urlò Souichi, attirando il pubblico.
«Mi dispiace signore, li abbiamo finiti ieri e il nuovo carico deve ancora arrivare»
«MA IO VOGLIO DEI MANDARINI!» sbraitò lui, da risposta.
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«No... no tu non sei un mostro... Tu sei una persone incredibile.... un uomo che aspetta un bambino... è qualcosa di... di... »
«Orribile...» concluse il biondo, dandosi un pugno sulla pancia.
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I caratteri dei personaggi potrebbero cambiare nel corso della storia, negli avvertimenti aggiungerò anche l' OOC quindi vi pregherei di non scrivere nelle recensioni "Morinaga/Souichi è troppo OOC" o roba simile.
Grazie dell'attenzione. I capitoli nuovi verranno pubblicati ogni lunedì.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg, Tematiche delicate
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Nient'altro che noi-Capitolo 14

Kanako cercò di consolare il povero neo-papà, il quale sembrava stare in un mondo tutto suo. Ovviamente, come si può immaginare, il moro non le degnava neanche uno sguardo tanto ch’era perso nei fatti suoi.
I minuti passavano lentamente; ogni secondo sembrava eterno. Passarono circa dieci minuti quando, improvvisamente, dalla stanza della rianimazione dove si trovava il senpai, uscì un medico, il quale si sfilò piano la mascherina dal viso. Aveva un volto serio e quello di certo non giovò alla paura che provava, soprattutto, Morinaga.
«Il suo compagno è ridotto male, ma fortunatamente si è ripreso... la bambina no però... è in coma e stiamo facendo tutto il possibile per non farla morire. L’altro piccolino sta bene, fortunatamente, anche se non si può tirare nessun sospiro di sollievo... potrebbero incombere altri problemi. Detto questo, potrete visitare l’uomo, anche se può farlo solo uno di voi. I bambini, entrambi, già sono stati a contatto con la madre, anche se un po’ in ritardo dato l’episodio.» detto questo, l’infermiere si avviò in un’altra stanza, lasciandoli soli.
La bambina era in coma. Una piccola creaturina appena nata si trovava in coma. Il senpai era straziato e debole... chissà se l’aveva già saputo.
«Entra tu, Morinaga-kun...» disse la ragazza, porgendogli un fazzoletto per fargli soffiare il naso. Il moro annuì e si diresse all’interno della stanza.
Il senpai aveva la pelle bianchissima e un flebo attaccata al braccio. Respirava lentamente e aveva gli occhi chiusi.
Il kohai gli si avvicinò cautamente, accarezzandogli i capelli arruffati. Gli baciò piano le fronte, continuando ad accarezzarlo.
Aveva sofferto tantissimo e il suo corpo lo poteva dimostrare.
«Tetsu...T-Tetsuhiro...» sussurrò il senpai impercettibile, muovendo la mano, ma senza alzarla.
«S-Senpai... riposati... sei stremato...» propose il moro, togliendo la mano dai suoi capelli e incrociando le dita.
«La... piccola... s-si è svegliata..?» domandò il senpai. Dal macchinario si poteva ben vedere che, dopo aver fatto quella domanda, il battito cardiaco si era accelerato.
Ora non sapeva che dire: certo, mentirgli lo avrebbe fatto calmare, ma di che tempo e tempo, la verità sarebbe salita comunque a galla.
«Non ancora, senpai...» disse dopo aver preso coraggio.
Gli occhi della neo-mamma si bagnarono di lacrime mute che fece scorrere sul cuscino. Il battito era salito ancora, ma non molto.
«Sei sopravvissuto tu, sopravvivrà anche lei» concluse Morinaga, continuando ad accarezzarlo. Il senpai fece un cenno d’affermazione, per poi chiudere gli occhi.
«Sono... stanco... p-puoi uscire..? Voglio dormire...» chiese sussurrandolo.
«S...Sì... ah, chiama pure se hai bisogno... ti lascio il mio cellulare qui, tu chiama su quello di Kanako...» rispose, per poi abbassarsi a sfiorare le labbra pallide con le sue e allontanarsi, lasciandolo in pace.
 
Intanto il senpai voleva stare solo per non farsi vedere in quelle condizioni: era stanco e triste... aveva bisogno di sfogarsi da solo, piangendo.
I punti facevano male, ma non quanto la paura di perdere la sua piccola... in quel momento, la preoccupazione più importante era lei.
E pensare che il giorno prima stava fantasticando sulla sua prossima vita e già aveva in mente diversi contesti pur di riempire di sberle il povero neo-papà.
Ora, invece, il suo pensiero fisso era la bambina che ora si trovava su un percorso biforcuto: morte o vita?
Il piccolino era davvero bello... aveva i capelli scurissimi come quelli di Morinaga.. la piccola invece ce li aveva talmente biondi che non si vedevano.
Il maschietto era più grande e pesante della piccola... tre chili e cinquecento lui e due chili e ottocento la femminuccia. Anche la lunghezza era differente: cinquantacinque centimetri lui e appena quarantasei lei... era davvero piccola.
Ripensando a quei pochi minuti che passò con entrambi in braccio non riuscì a trattenere più le lacrime: cercava di renderle più silenziose possibile, ma il dolore era troppo forte.
Stringeva forte il lenzuolo e si mise in posizione fetale su di un fianco, abbracciando il cuscino come se fosse uno dei suoi cuccioli.
Passare quell’inferno e pensare che avrebbe potuto non stringere più tra le braccia uno di loro era catastrofico.
 
Morinaga scese al nido. Le veneziane erano aperte e si potevano ammirare tutti i bambini che si trovavano lì. Vide suo figlio; ancora non aveva nome. Indossava una tutina bianca e dormiva beato con un ditino in bocca. Era uguale a lui, anche se il colorito della pelle era più del senpai. Chissà se aveva gli occhietti dello stesso colore della sua mamma... si appoggiò al vetro, respirando su di esso e provocando un alone biancastro che, appena si spostò, scomparve.
Lo salutò con la mano e gli lasciò un sorriso mentre il piccino riposava beato.
Salì al piano superiore laddove era sotto sorveglianza la piccina. Sperò di poter entrare per vederla...
Salì le scalinate e si appoggiò al muro bianco dov’era incastonata la porta blu. Dall’oblò non si poteva vedere molto, quindi doveva aspettare...
Dalla porta uscì un medico, che però non si fermò. Morinaga non ebbe il coraggio di fermarlo: forse andava di fretta per prendere qualcosa che sarebbe servito a salvare la sua piccola.
Vide comparire Kanako con due enormi bicchieri di caffè espresso.
«Morinaga-kun, ti ho cercato ovunque! Comunque ti ho portato del caffè... prendine che la giornata sarà lunga...» proferì la ragazza, passandogli un bicchiere.
Tetsuhiro lo accettò di buon grado e continuò ad aspettare notizie della bambina.
«Come sta nii-san?» chiese la ragazza, dopo aver bevuto un sorso.
«Male... è distrutto sia interiormente che esteriormente... non vedo l’ora che quest’incubo finisc-» non terminò la frase che subito entrarono due infermieri con il cerca persone che squillava insistentemente.
Nuovamente attimi di terrore per Morinaga: si sentiva il cuore in gola.
E ora? Ora cosa stava succedendo lì dentro?!
Non si sentiva nulla, solo un rumore fioco provenire da dietro la porta.
Si sporse a vedere qualcosa nell’oblò, ma non vide molto: solo diversi infermieri che circondavano la piccola.
«Morinaga-kun! Cosa sta succedendo lì dentro??» domandò Kanako, allarmata.
«Io... Io non lo so! Kanako-chan, io... io non voglio perdere la nostra piccola lo capisci?!» disse Morinaga, mentre gli occhi si arrossavano per il pianto. Improvvisamente, davanti agli occhi, gli passarono tutte le ecografie fatte e i diversi momenti della gravidanza e si sentì mancare. Una fitta al cuore lo fece accovacciare a terra, mentre Kanako cercava, invano, di farlo calmare.
Si spostò quando vide uscire un infermiere, sperando che stavolta gli avrebbero detto qualcosa.
«M-Mi perdoni, ma cosa sta succedendo lì dentro? Io sono il papà...» chiese Morinaga, asciugandosi gli occhi umidicci.
«La bambina... ecco... stiamo facendo di tutto...» lo liquidò l’uomo, correndo verso un’altra direzione.
Al moro si gelò il sangue. Si pietrificò udendo quelle spiacevoli parole... la bambina... quanto avrebbe resistito quel gracile corpicino?
Entrò lo stesso infermiere, accompagnato da un uomo un po’ più anziano... un suo senpai probabilmente.
Tutti si misero nuovamente a cerchio attorno all’incubatrice della piccola, anche se si poteva ben notare che e erano in maggior numero.
La questione, molto probabilmente, si era fatta seria e ingestibile. Il kohai, addolorato, non riuscì a resistere all’ennesimo dolore e svenne per terra. Un’infermiera. che passava di lì e aveva assistito alla scena, accorse, aiutando Kanako a farlo riprendere.
 
 
 
Tutto buio intorno, solo una luce bianca e una rossa. Quale seguire? A stento riuscivo a gattonare, anzi, devo dire che a stento mi muovevo... ero appena nata... il rosso è un bel colore, ma non mi piace l’aura che trasmette... Mamma, mamma, dove sei? Quale strada devo seguire? Papà, papà, mi aiuti tu? Vi prego, sono piccola, dove devo andare? Mamma, voglio sentire nuovamente il tuo calore e il tuo battito così da fare la nanna accanto a te, a papà e al mio fratellino...
Mamma, papà, fratellino...
Io... seguo questa luce... chissà se vi incontrerò più...


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*si prepara a ricevere bastonate e calci* uhuhu, vi voglio far tenere l'ansia fino a lunedì prossimo uhuhuhu :D
Il prossimo sarà l'ultimo capitolo... comincio a scriverlo da ora LOL
Beh, spero che questo vi sia piaciuto e spero di ricevere vostri commenti..
alla prossima *coff coff*
_Panny
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