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Autore: Fra_2897    08/07/2013    2 recensioni
Dal capitolo 27
< Oh, adesso hai imparato a leggere Cherie? > chiese sarcastico mentre con una mano richiudeva il libro che stavo leggendo, e con l'altra mi accarezzava delicatamente la schiena.
La sensazione del suo tocco mi fece impazzire, e averlo lì, di fronte a me, più meraviglioso che mai non fece che aumentare i brividi che mi correvano su per la schiena.
Alzai lo sguardo ed incastrai i miei occhi nei suoi.
< Certo... > sussurrai in punta di piedi, a pochi centimetri dal suo viso.
< è un'attività... interessante... > risposi lasciandogli un piccolo bacio sull'angolo della bocca.
< Mh-mh.. > annuì lui.
< Dovresti imparare... > conclusi con un altro piccolo bacio dall'altra parte delle labbra.
< Davvero? > disse lui, intuendo il doppio senso e la sfida che gli avevo lanciato.
Camminò in avanti di qualche passo e io fui costretta ad indietreggiare.
Così mi ritrovai schiacciata tra il muro ed il suo corpo statuario.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21


 
Presi un respiro profondo, mentre la porta si spalancava e lasciava entrare Michael e Zach.
Non riesco neanche a descrivere le loro facce.
Sui loro volti, non c'era solo rabbia, c'era qualcosa che li rendeva addirittura ridicoli.
< Buonasera. > dissi guardandoli.
< Bu.. Buonasera? > quasi urlò Zach.
Il suo sguardo ribolliva di rabbia.
Feci una smorfia.
< Chris!! > disse Michael guardandomi.
Nei suoi occhi vagava un misto di rabbia, paura, sollievo ed infine felicità
< Cosa? Cosa c'è Mike? >  gli sputai quelle parole addosso con tutta la rabbia che avevo dentro.
Mi ero fidata, avevo fatto di tutto pur di seguire i loro consigli, di ascoltarli e loro avevano semplicemente deciso che sarebbe stato meglio mentire.
< Tu.. non.. non capisci. > mi disse lui guardandomi negli occhi.
Ridicolo.
Semplicemente ridicolo.
Ecco cosa pensavo di lui in quel momento.
< Si tratta della tua vita. > continuò
Come se gli importasse davvero.
< Non stai prendendo questa cosa seriamente. > s'intromise Zach rabbioso.
Nei suoi occhi blù mi sembrò di vedere delle scintille.
Basta.
Questo era davvero troppo.
< Perché, tu si? > urlai.
< Voi si? La prendete seriamente? > dissi ridendo.
Era un sorriso amaro, quasi cattivo.
< Stai scherzando, vero? > mi urlò avvicinandosi.
Adesso si trovava a pochi centimetri dal mio corpo.
Ci guardavamo negli occhi.
Non riuscivo a credere che quelle bellissime pozze d'acqua, quell'immensità, quegli occhi dei quali mi ero stupidamente innamorata, avessero potuto mentirmi così.
Come già successo molte volte in passato, abbassai lo sguardo.
Stavolta però non lo feci perché fosse troppo da sopportare per il mio piccolo cuore.
Lo feci perché dentro di me, una piccola parte si agitava sussurrandomi che non mi sarei mai più dovuta fidare di quello sguardo.
Nel frattempo Michael era uscito dall'edificio facendo sbattere la porta.
< Sei... sei solo una stupida ragazzina. > disse avvicinandosi pericolosamente al mio volto.
Non mi mossi, non perché non volessi, semplicemente perché non ci riuscii.
Lo guardai piena di odio e di rimorso, ma provavo quei sentimenti solo verso me stessa.
Rimorso, perché non ero riuscita a stagli lontano e ancora una volta nonostante la mia mente mi diceva di spostarmi, il mio corpo non ne voleva sapere neanche di fare un minuscolo movimento.
Odio, perché nonostante tutto, non riuscivo ad odiarlo.
Era una lotta.
Una lotta con me stessa.
Una lotta interiore.
< Sei una stupida. >  mi sussurrò ancora una volta.
Il suo fiato freddo colpì le mie labbra rendendo ancora più forte la consapevolezza di quanto fossimo realmente vicini.
Vicini, come non lo eravamo mai stati prima, mentre io ero lontana, da lui, e da tutte le bugie.
Annullò completamente la distanza che mi permetteva di restare lucida e le sue labbra sfiorarono le mie.
< Ti devi fidare di me. > disse.
Ma sapevo che non avrei potuto, non li, non in quel modo.
Per quanto lo desiderassi, non era quello il momento o il posto giusto.
Poggiò delicatamente una mano dietro la mia testa, accompagnando le nostre labbra, che adesso aderivano perfettamente le une alle altre.
Ci stavamo baciando, per quanto potesse sembrare un bacio.
La mia mente era affollata da tantissimi pensieri, troppi, così da non riuscire neanche a mettere a fuoco ciò che stava succedendo.
Sentii il calore, il SUO calore sulle mie labbra e fu probabilmente la sensazione più bella che avessi mai provato in vita mia.
L'unico problema era che io non lo volevo, non così.
Gli occhi bruciavano per via delle lacrime che non avevano intenzione di scendere e anche se dovetti fare ricorso a tutta la mia forza di volontà, mi staccai da lui.
Abbassai lo sguardo e quando lo feci, con mia immensa sorpresa, una lacrima scivolò  lungo la mia guancia.
Lui mi guardò combattuto, in silenzio.
< Non... non posso. Non ci riesco. > sussurrai solamente.
Non sapevo bene neanche io a cosa fosse riferito.
Se al bacio, o al fatto che dovessi fidarmi di lui.
Un'altra lacrima bagnò la mia guancia.
Lui alzò la mano e la catturò con il pollice.
Prima che potesse fare altro però, mi allontanai da lui spazzando via bruscamente con la mano le altre lacrime.
Io non piangevo. 
Mai.
Questo era troppo.
Troppo per me, che all'improvviso mi ritrovavo in un mondo fantastico, pieno di bugie, dolore e purtroppo anche amore.
Ingoiai per ricacciare giù il groppo che mi si era formato in gola.
< Scusami. > dissi cercando di sorridere con fare indifferente.
Ovviamente i risultati furono pessimi.
< Non mascherare le tue emozioni. Non con me almeno. Non fare finta di non sentire niente, perché io so che lo senti anche tu. >
Si riferiva forse al fatto che non riuscivo a guardarlo negli occhi senza che il cuore mi uscisse dal petto, o al fatto che avevo le farfalle nello stomaco ogni volta che sentivo la sua voce o immaginavo la sua figura? Provava anche lui le stesse sensazioni? Conoscendolo non mi avrebbe mai rivelato la verità più di quanto non avesse già fatto con questa esclamazione.
< Sii sincera con me. > disse infine.
Con questa piccola frase però, riuscì a riportare a galla tutto, l'odio, la rabbia per tutte le bugie che mi avevano detto e che forse continuavano - LUI continuava - a dirmi.
< Vorrei poterlo essere. > dissi.
Poi mi voltai e uscii velocemente dall'edificio.
 
                                                                                         * * *
 
Più tardi tornai in discoteca solo per avvisare Jack e Lola che andavo via con i ragazzi.
Durante il tragitto verso casa, seduta sui sedili posteriori della piccola Mercedes di Zach, non proferii parola.
Non dissi niente, neanche quando arrivata a casa mi ritrovai di fronte Ethan, Juliet e Cath non proprio felici per quello che avevo fatto quella sera.
Non dissi niente perché non sapevo cosa dire. A quel punto anche cercare di parlare con loro mi sembrava inutile.
Avevo una confusione tremenda in testa, era davvero successo tutto a me? Tutto in una sera?
Avevo scoperto di essere capace di fare cose straordinarie al di sopra della norma.
Avevo scoperto inoltre, che tutte le persone alle quali volevo bene, mi avevano mentito perché non si fidavano di me.
E poi... avevo baciato  Zach.
Troppo, decisamente troppo.
Il giorno seguente, decisi che sarei tornata da Daniel con tantissime domande da porgli.
Adesso mi sembrava la persona più vicina che avevo per capire qualcosa in questa faccenda.
Per poter andare avanti avevo bisogno di risposte e lui poteva darmele.
 
                                                                                            * * *      
 
Quella notte sognai.
Era buio, tanto buio da non riuscire a vedere quello che mi circondava.
Sentivo vicino a me, la presenza di qualcuno, una presenza oscura.
Aprii la mano, e una piccola pallina di luce vi si formò in essa.
La allargai, così da riuscire a vedere almeno quello che avevo di fronte.
Alzai lo sguardo e fissai gli occhi del ragazzo.
Occhi che celavano la forza.
Occhi che celavano potere, accesi di rabbia e cattiveria.
Daniel stava di fronte a me e mi guardava.
Allargai la sfera di luce che avevo nella mano, e il ragazzo fece lo stesso.
Quando guardai meglio, però, notai che la sfera che teneva in mano non era fatta di pura luce, era qualcosa di più oscuro.
Al centro di questa sfera vi era un piccolo nucleo rosso che brillava, ed intorno a questo immersi in quella luce macabra vagavano delle scie scure, scie che parevano intrappolate, scie che volevano uscire.
La mia visuale si allargò, e ad un tratto non ebbi più bisogno della mia sfera, perché l'ambiente intorno a me s'illuminò.
Daniel si spostò al mio fianco così da mostrarmi ciò che vi era alle sue spalle.

Zach.

Non il solito Zach.
Aveva profonde occhiaie che circondavano i suoi meravigliosi occhi, che adesso parevano di ghiaccio.
Era esile e sembrava sul punto di collassare.
Al centro del suo petto, proprio dove avrebbe dovuto esserci il cuore, un piccolo puntino rosso, non più tanto brillante, proprio come quello che vi era nella sfera di Daniel.
Poi la visuale cambiò, ci fu di nuovo buio e poi di nuovo luce.
Chiusi gli occhi un momento, e quando li riaprii, restai senza fiato.
La paura si impossessò di me.
Daniel, con la sua lucente e macabra sfera nella mano destra, passava di fianco a dei ragazzi, facendoli cadere al suolo, privi di vita, con un solo tocco.
Più vite rubava, più la piccola sfera rossa e la luce macabra che era con essa aumentavano.
Daniel alzò lo sguardo così  terribile e sorrise guardandomi negli occhi.
Solo quando mi avvicinai, notai le identità dei ragazzi che adesso giacevano privi di forza vitale al suolo.
Michael, Zach, Juliet, Cath e Ethan.
Erano morti.
Sapevo che era colpa mia e nonostante tutto non riuscivo a dispiacermene.
Un attimo, poi alzai lo sguardo, sorrisi al ragazzo e mi avvicinai a lui.
  
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