Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Ricorda la storia  |       
Autore: Lady Warrior    08/07/2013    1 recensioni
In un piccolo villaggio di Rohan nasce e cresce Rebean, una ragazza cresciuta all'insaputa di Sauron, dell'anello e di tutto ciò che esso comporta. Apparentemente è una ragazza normale, ma una profezia la riguarda. Dopo la fuga dal suo paese conoscerà Gandalf, che la porterà a Edoras, dove farà amicizia con Eowyn e crederà di iniziare una nuova vita. Ma durante la fuga dalla città verrà rapita da alcuni orchi, e finirà prigioniera degli Spettri dell'Anello, e costretta a viaggiare con loro. La profezia potrà quindi compiersi, ma tutto dipenderà da lei ...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nazgul, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il ciclo del fuoco e della terra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dove tutto ebbe inizio
 
 
 
 
Un sole chiaro e luminoso risplendeva sulle pianure di Rohan. Nel villaggio vicino alla foresta la vita scorreva veloce tra lavoro, figli e casa: le donne badavano ai bambini e preparavano da mangiare ai mariti che lavoravano nei campi o in piccole botteghe.  Nelle stradine acciottolate i bambini giocavano a rincorrersi, e le donne che stendevano panni spettegolavano tranquille. Nessuno presagiva il pericolo che si stava aggirando nella foresta, in cerca dell’Unico … o di altro. E nessuno era nemmeno a conoscenza della Profezia, tenuta segreta per secoli, conosciuta solo da poche persone, come Gandalf, Saruman, Sauron e una donna di quel villaggio, Gadriel Del villaggio.
Gadriel un tempo era una bella ragazza, dai capelli color mogano, mossi e lunghi, alta, magra con occhi da cerbiatto: era la ragazza più bella di quel piccolo paese. Adesso, invece, i suoi capelli color mogano erano corti, e sempre avvolti in una cipolla, la sua corporatura era cambiata: da snella era diventata grassa, e il peso dell’età di faceva ormai sentire. Era sposata con un uomo di mezz’età, Aldarel Il falegname, uomo dispotico, che amava comandare in casa, di mezza statura e dagli occhi grigi come le nuvole portatrici di pioggia, dal quale Aldrael aveva due figli.
Il maggiore si chiamava Godor, era un ragazzo alto e possente che voleva arruolarsi nell’esercito, ma che di fatto aiutava suo padre nel suo lavoro. I suoi occhi erano grigi come quelli del padre, ma screziati di verde, colore dell’iride della madre. 
La figlia minore si chiamava Rebean. La ragazza era magra, come la madre nel fiore della sua età, ma aveva dei capelli neri che raccoglieva sempre in una treccia che le ricadeva sulle spalle, i suoi occhi erano anche essi neri, e non assomigliava per nulla al padre, e assai poco alla madre. Rebean, essendo una ragazza ventenne, era nell’età giusta per sposarsi, e suo padre l’aveva promessa al figlio di un suo collega, un ragazzo scontroso e decisamente arrogante: quel giorno Rebean l’avrebbe conosciuto, perché egli sarebbe venuto a mangiare a casa sua con la sua famiglia. Come tutte le fanciulle del villaggio, Rebean non sapeva leggere né scrivere, non aveva alcuna istruzione, ma sapeva benissimo cucinare e tessere. 
All’inizio della nostra storia, Rebean doveva portare alcuni panni a lavare, e quando sarebbe ritornata a casa avrebbe incontrato il suo futuro marito. La ragazza aveva un carattere docile e gentile, ma non le andava affatto di sposare uno sconosciuto. In paese non aveva amici, e chiunque la guardava dall’alto in basso: essendo così diversa dal padre correvano le voci che fosse frutto di una relazione clandestina. Rebean avanzava verso il piccolo fiumiciattolo fuori dal paese per pulire i panni lentamente, con aria rammaricata per doversi incontrare con quel ragazzo. 
Uscì e contemplò il paesaggio verde smeraldo che limitava la foresta, svoltò a destra e continuò a dritto. La cesta coi panni pesava un poco, ma Reebean non se ne preoccupò: ormai la malinconia dovuta al suo matrimonio forzato stava per andarsene, grazie alla vista di quel paesaggio ameno. Finalmente arrivò al fiumiciattolo. Tre donne stavano lavando i panni con voga, parlando tra loro. Rebean si posizionò un poco distante da loro, ma in modo che potesse comunque sentire le loro chiacchiere. Prese la maglia di suo fratello e la immerse nell’acqua, strofinandola. 
<< Adoro questo paese. Tranquillità, pace … >> disse una.
<< Speriamo. Ho sentito dire dal fabbro, che ha parlato con un viaggiatore, che l’Unico è stato trovato, e che qualcuno lo sta portando al Monte Fato. Quell’uomo veniva da Rohan. Ma secondo me è una leggenda: Sauron, l’anello … tutte storie per metter paura ai bambini>> disse l’altra.
<< Ovviamente. Ma per fortuna non ci mancano argomenti su cui parlare, qui. Argomenti veri, intendo>>
<< Come lei>> disse l’altra, indicando Rebean. << Ehi, ragazza. Come sta tua madre?>>
<< Bene>> rispose la ragazza. Le altre due risero e commentarono qualcosa. Finalmente se ne andarono, e Rebean rimase da sola. Cos’era quell’Unico? E chi era Sauron? Non ne aveva mai sentito parlare …
Mentre lavava Rebeban ascoltò i rumori dell’acqua che scorreva nel ruscello, il cinguettare degli uccellini e il roco gracidare dei ranocchi. Tutto pareva tranquillo, finché ogni rumore, eccetto quello dell’acqua, scomparve. L’aria si fece gelida, e Rebean ebbe un fremito. Sul cielo azzurro comparve qualche nuvola. Rebean raccolse i panni e decise di ritornare il più veloce possibile in paese: c’era qualcosa di strano nell’aria. Dopo poco, tuttavia, udì il galoppare di cavalli, allora si affrettò mdi più, e si mise a correre, finché non vide dinnanzi a sé una figura e cadde per terra per la fermata troppo brusca. Il cavaliere era una figura terribile: Rebean non riusciva a muoversi dal terrore: sopra un cavallo nero cavalcava una figura incappucciata, vestita di scuro. In mano aveva una spada che di certo non era stata forgiata da esseri umani, o perlomeno da abitanti di Rohan. Il Cavaliere parve scrutarla, mentre altri suoi compagni lo affiancavano. Tirò le redini e parlò con una voce glaciale terribile.
<< Fuggi, ragazza di Rohan e spera di non incontrarci più, perché non avremmo pietà la prossima volta>> disse. Rebean annuì freneticamente e raccolse i panni caduti per terra, si alzò e fuggì nel suo paese. Doveva avvertire i suoi genitori. Non sapeva chi erano quei cavalieri, ma di certo non erano buoni. Si alzò mentre trottavano via, al limitare della foresta: chissà se sarebbero entrati in paese. Mentre correva velocemente, Rebean pensò all’incontro. Quei cavalieri l’avevano spaventata, anzi no, terrificata. Aveva sentito il cuore martellare come se lo avesse in mano, e non era riuscita nemmeno a controllare il respiro e l’aria le sembrava così pesante …. Ma a colpirla era stato qualcos’altro. Qualcosa la attirava verso quell’essere, me forse per lui valeva la stessa cosa. Quando lo stava guardando, i suoi occhi non si stancavano di rimirarlo, e provava un sentimento sconosciuto misto al terrore. Pensando bene a quell’essere, si ricordò di aver sentito parlare di alcuni cavalieri neri, chiamati Spettri dell’Anello, che non risparmiavano nessuno durante il loro viaggio. Ma lei sì. chissà perché. e lei che credeva che fossero solo leggenda! Sua madre le aveva sempre detto così. Aveva anche sentito parlare di un certo anello, pensandoci ancora, ma sua madre aveva sempre cambiato discorso non appena lei tentava di parlarne mettendola a tacere dicendo che era una favola e che lei, Rebean, era troppo intelligente per credere a certe stupidità.ma ora li aveva visti, e le sue certezze erano crollate. Doveva riferirlo ai suoi genitori, e in fretta! 
Intanto era arrivata dentro il villaggio. La gente, tranquilla, la guardò spaesata. In pochi minuti arrivò a casa: Rebean non aveva mai fatto una corsa così veloce in vita sua, e non era nemmeno tanto sicura di aver salvato tutti i panni. 
<< MAMMA! PAPÀ!>> urlò, spalancando la porta di casa, tutta trafelata.
<< Rebean, per l’amor del cielo!>> esclamò sua madre, mettendosi le mani davanti alla bocca per aver visto sua figlia tutta sudata e trafelata.
<< Devo dirvi una cosa importantissima!>> esclamò la ragazza, temendo anche un attacco al villaggio.
<< No>> disse Aldarel alzandosi da una sedia << La cosa importante devo dirla io: guarda di pettinarti e sistemarti, hai un incontro col tuo fidanzato oggi! Ed è pure già qui>> 
<< Ma … >> balbettò Rebean. 
<< Taci, o ti farò pentire della tua presunzione>> disse Aldarel.
Solo in quel momento Rebean si accorse della presenza di altre persone nella sua casa. Accanto a sua madre, seduta al tavolo, sedeva una donna di mezza età, con una treccia bionda e delle rughe profonde sul viso, accanto a lei sedeva un uomo grasso dai grandi baffi neri e dalla testa calva, e accanto a lui un ragazzo della stessa età di Rebean, quindi venti anni. Egli era di media statura, aveva un inizio di calvizie, e portava dei capelli castani chiari molto corti, gli occhi erano marroni nocciola ed aveva la stessa corporatura del padre. 
<< Rebi, il tuo fidanzato>> disse suo fratello, indicando il ragazzo.
Rebi era il nomignolo tanto odiato da Rebean che le attribuivano i suoi familiari. Lei preferiva il suo vero nome: l’altro era troppo sdolcinato per i suoi gusti. 
Così quel ragazzo sarebbe stato suo marito. “Non lo voglio sposare” pensò “ Devo escogitare qualcosa”.
Dopo essersi sistemata si sedette di fronte al promesso sposo che la scrutava fastidiosamente, facendo scorrere lo sguardo dapprima sui capelli neri, poi sugli occhi, sulla bocca, e poi sull’esile seno, sui fianchi e sulla porzione di corpo che poteva vedere. Rebean sentiva salire l’ira bdentro di sé, ma come sempre riuscì a trattenerla. Dopo minuti di silenzio, il promesso sposo iniziò a parlare.
<< Mi chiamo Uldael, come saprai bene. Non amo le persone saccenti e neppure quelle che non vogliono sottomettersi, quindi nessun passo falso, intesi, bellezza? Sinceramente ti immaginavo più bella, non mi piacciono molto le tue curve, ma hai una dote a dir poco invitante, e penso che sarà la ragione per cui ti sposerò. Tanto potrò avere tutte le donne che voglio, tu dovrai solo partorire figli>> disse lui. Come tutti i maschi iniziò la presentazione imponendo le regole. Adesso l’ira di Rebean era quasi incontrollabile. Decise di mettere da parte il suo carattere dolce e remissivo.
<< Io invece mi chiamo Rebean, odio gli uomini arroganti e prepotenti, e disdegno quelli grassi. Non accetterò di sposarti perché non possiedi nessuno di questi requisiti. E ora, se non vi spiace, devo ritirarmi in camera mia. Devo fare cose importanti>> disse, alzandosi e andandosene nonostante le mi9nacce e le imprecazioni di suo padre. Perlomeno Uldael era rimasto a bocca aperta. 
Rebean corse in camera e si rinchiuse. Si sedette sul letto. Adesso davvero non poteva più rimanere lì. Aveva sempre pensato che il suo posto fosse un altro, aveva sempre sognato avventure e luoghi sconosciuti e forse era arrivato il momento di vivere le prime ed esplorare  i secondi. Aprì l’armadio, prese una sacca e la riempì con alcuni vestiti e altre cose utili, fra cui del denaro. Da mangiare durante l’attraversamento della foresta se lo sarebbe in qualche modo procurato da sola, ma sperò di non incontrare i Cavalieri. Si mise la sacca in spalla e corse via verso la foresta. Quando si voltò per dare un ultimo sguardo al villaggio dove era nata e vissuta, vide delle figure incappucciate a cavallo entrare nel paese. Forse la sua fuga era stata la sua salvezza. Così Rebean fuggì dentro la foresta. 
 
 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Lady Warrior