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Autore: SanjiReachan    08/07/2013    6 recensioni
Bart è sempre il solito ragazzino, genio del crimine, presenza malefica nella sua città, idolo per tutti i teppisti.
Ma anche lui a volte si annoia delle solite cose... solo che nessuno lo riesce a capire. Fin quando non arriva nella sua vita questo "ragazzo" che scoprirà essere molto più simile a lui di chiunque altro.
Insieme parleranno a lungo, spedendosi delle lettere, finchè Bart non scoprirà che è solo l'ennesimo trucco del suo rivale più temuto... ma questa volta, riuscirà a non affezionarsi?
Pairing: BobxBart
Genere: Angst, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo ottavo:

Scacco matto, Bart.


Le volanti della polizia occupavano tutto il vialetto dei Simpson. Il segno delle ruote era rimasto stampato sul selciato, rovinando il prato della signora. Ma sembrava essere l’ultimo dei suoi problemi quella sera.
Ned Flanders era uscito per vedere cosa fosse successo, (doveva dare un mano manina manetta!) ma era stato gentilmente congedato dal suo vicino di casa una volta spiegatogli educatamente che non era il momento adatto per curiosare.
-Va a quel paese stupido Flanders!-
-Ahah, con piacere Homer!- aveva risposto mostrando uno dei suoi migliori sorrisi.
Adesso stava fissando la porta di casa Simpson completamente spalancata, impensierito da cosa poteva essere successo.
Le luci erano accese in tutta la costruzione, il che rendeva l’idea di quanto allarmante fosse la situazione.
-Ned, caro, tutto a posto qui?-
Si girò per vedere la sua mogliettina appena dietro di lui, in pantofole e vestaglia. Bè era comprensibile, l’orologio segnalava quasi la mezzanotte!
-Oh Edna, ho paura che sia successo qualcosa al piccolo Bart.-
-Bart? Cos’è successo?-
-Credo sia sparito sparitino.-
-Sparito? E’ per caso Natale?-
Con questa battuta la donna si beccò un’occhiataccia da parte del marito, ma lo prese comunque sotto braccio cercando di tranquillizzarlo. Stava per dirgli di tornare dentro quando l’ennesima auto fece il suo ingresso nel vialetto della casa accanto.
Dalla scura vettura spuntò questa volta una sagoma alta, dai folti capelli, tra le braccia quello che sembrava un  ragazzino profondamente addormentato.
-Visto caro? Che ti dicevo? E’ tutto a posto, ora vieni dentro.-
-Grazie al cielo sembrerebbe di si.-
E la porta di casa Flanders venne chiusa serenamente una volta che i proprietari furono al suo interno.
*** ***
Bob teneva Bart a cavalcioni sul torace, avvertiva il peso della sua testa bionda sulla spalla destra, mentre le braccia erano impegnate ad avvolgere il piccolo in una stretta calda e solida, per evitare di farlo scivolare.
Il ragazzino si mosse leggermente nel sonno, stringendo con modo convulso la stoffa della giacca con una mano. Riaprì gli occhi pochi attimo dopo, ma li richiuse subito non appena realizzò di avere la vista troppo appannata per mettere a fuoco qualsiasi tipo di immagine. Quando furono riaperti per la seconda volta, capì che non era solo colpa dei postumi del sonno, ma che era effettivamente circondato dal buio.
Si mosse a disagio nella posizione in cui si trovava, strizzando gli occhi mano a mano che si avvicinava ad una luce alle sue spalle. Quando finalmente le immagini smisero di tremare tirò un sospiro di sollievo riconoscendo di essere sul vialetto di casa sua. Impiegò un po’ più di tempo per realizzare il fatto che stava percorrendo i pochi metri che lo separavano dalla porta di casa in braccio a Telespalla Bob.
In braccio. Già. Cosa?!
Mormorò parole senza senso con la bocca impastata dal sonno. Non sortendo nessun effetto provò ad agitarsi per liberarsi della stretta che lo sosteneva; finendo così per far sfregare involontariamente la propria guancia contro la spalla dell’ex-carcerato.
Bart lo sentì irrigidirsi a quel contatto, ma l’andatura non accennò a rallentare fino a quando non si trovarono in prossimità dell’ingresso di casa Simpson. Casa sua. Finalmente.
La prima cosa che raggiunse i suoi sensi fu la luce del lampadario acceso, fin troppo vicino al suo volto e ai suoi occhi annichiliti dall’oscurità. Poi ci fu l’odore: Il forte odore di pulito che aleggiava in quasi tutte le stanze (tranne che in camera sua) ogni volta che Marge era a casa almeno. E infine l’udito.
Una voce piuttosto roca e stridula che riconobbe come quella di sua madre proveniva dal soggiorno, insieme a quelle di altre persone che sarebbero dovute suonare rassicuranti, ma che provenienti dai poliziotti più inetti del paese accrescevano soltanto l’angoscia viva e palpabile nell’aria.
Bart non voleva fare capolinea da quella porta. L’attenzione di tutti si sarebbe concentrata su di lui, su di lui che in quel momento era in braccio al suo mortale nemico, e tutti avrebbero smesso di preoccuparsi o di trangugiare birra (nel caso di Homer). Non gli andava di irrompere così, di fermare quel ronzio di voci che ormai gli riempivano le orecchie e facevano di sottofondo a quella marcia cullante.
Si rifugiò nell’incavo del collo di Bob, respirando l’odore di miele che emanavano i suoi morbidi capelli rossi-chissà che shampoo usa?- cercando di bearsi ancora un pochino della sensazione intensa di calore che emanavano i loro corpi e che, di questo ne era sicuro, anche se non era così spiacevole come fingeva che fosse, gli sarebbe sicuramente mancata una volta allontanatosi da lui.
Finalmente l’ultimo passo fu fatto, e quando le voci si fecero troppo vicine da essere ignorate e basta, Bart comprese che lo stato di catalessi in cui si stava rintanando era purtroppo terminato.
Tutti nella stanza si zittirono quando i due fecero il loro ingresso; un “ah!” di sorpresa mista a spavento era probabilmente scappato dalla bocca di sua madre, la quale se la coprì subito con una mano tremante.
Passò qualche secondo di forte tensione in cui tutti fissavano il galeotto dai folti capelli color rubino, come una molla tesa, pronta a scattare ad un qualunque segno di pericolo.
Bart era ancora stretto alle spalle del suo arcinemico, la tempia schiacciata contro la giacca elegante e calda che indossava quella sera, quando avvertì un movimento sotto di lui. Si lasciò sollevare mollemente per poi essere posato a terra, sul pavimento del salotto.
Lì Marge gli venne incontro inginocchiandosi e abbracciandolo forte.
-Oh, il mio ometto tutto speciale! Ma dov’eri finito? Ci hai fatto preoccupare tutti!-
Il ragazzo si dimenò nell'abbraccio opprimente, protestando a mezza voce che stava benissimo e non c'era bisogno di preoccuparsi.
-Mamma, per favore, non davanti ai poliziotti!- disse tentando di opporre tutta la resistenza che le sue forze ancora gli permettevano, sapendo bene che gli sguardi dei presenti erano nuovamente puntati su di lui, compreso il suo.
Quando finalmente gli venne concessa la libertà sembrò che il tempo avesse ripreso a scorrere normalmente, e a turno ogni membro della famiglia ne approfittò per andargli incontro. Il commissario Winchester intanto si era concentrato sul da farsi.
-Bene, e abbiamo scovato il nostro rapitore. Arrestalo Lù!-
-Con piacere commissà.-
-Fermi, un attimo!-
Bart cercò di liberarsi dalla stretta fin troppo pressante dei suoi familiari e si parò dinnanzi a Bob.
-Quest’uomo non ha fatto niente!-
-Certo, a parte rapirti!- fu la risposta pronta dell’ottuso commissario di polizia. -Adesso ci portiamo via questo criminale; avevamo un accordo Bob, e lo hai infranto.- continuò puntando il grasso dito tozzo verso il volto dell’ex-spalla televisiva, la quale alzò il mento con sdegno assicurandosi di mettere una distanza provvidenziale tra il suo fine viso e quelle mani unte di chissà cosa.
L’altro agente, di nome Lù, aveva intanto approfittato del momento per accerchiare Bob e, afferrandogli i polsi, li tenne congiunti saldamente dietro la schiena per mettergli le manette.
-Vi dico che c’è un errore! Non è stato lui a rapirmi!- ovvero, Bart ci pensò su, mi ha davvero rapito.
Mi ha rapito la notte scorsa e mi ha portato nel parco. Mi ha legato e ha cercato di spararmi.
Bart abbassò di colpo lo sguardo. Quali benefici avrebbe ottenuto a scagionare Bob? Dietro le sbarre non avrebbe potuto più nuocergli in alcun modo.
-Leggigli i suoi diritti Lù.-
-Hai il diritto di rimanere in silenzio. Qualunque cosa dirai potr…-
-Ma' fa qualcosa!- urlò senza alcun preavviso lanciando uno sguardo d'urgenza a sua madre.
Marge ci pensò su borbottando tra sé e sé, poi finalmente esclamò:
-Commissario, non voglio sporgere denuncia, lo lasci andare.-
-Mi ha salvato la vita.- continuò ancora il ragazzino biondo.
Per lui era uno sforzo insormontabile difendere uno psicopatico come Telespalla Bob.  Bart non si fidava ancora di lui e, (mettiamo pure le carte in tavola!) non si sarebbe mai fidato di lui.
Ma sta di fatto che gli aveva salvato la vita. Come se fosse solo per quello. Non era solo per quello. Perché si era trovato così bene in sua compagnia, era forse per questo motivo? O c’era ancora di mezzo MrR?
Bart represse dentro di sé tutti questi dubbi. Era in debito con Bob. Una volta saldato, sarebbe dovuto scomparire dalla sua vita. Una volta per tutte.
-Tesoro, perché non spieghi meglio a questi signori la situazione?- la voce di Marge lo richiamò dolcemente.
-Ero uscito dal cinema per fare una passeggiata quando sono stato assalito. Era un ladro e aveva appena rapinato un negozio da quelle parti. Fortunatamente Bob si trovava nelle vicinanze e mi ha…-  aiutato? Protetto? Salvato?  –Se non fosse per lui ora sarei morto.-
Cacchio. Si era appena reso conto di averne combinata una grossa.
Strinse le mani a pugno e si maledisse mentalmente. Stupido, stupido, stupido.
-Lo scugnizzo sta dicendo il vero, Bob?-
Bart guardò l’interrogato. Lo fissava con uno sguardo che non riusciva a decifrare. Era di soddisfazione quasi… di orgoglio. E poi gli rivolse un sorriso. E’ sbagliato dire un sorriso, quello che sembrava più un ghigno. Era un sorrisetto a mezza bocca dall’aria cattiva che teneva in serbo per lui, perché nessuno dei presenti sembrava averlo notato. Adesso che ci pensava, Bob non aveva detto una sola parola da quando erano entrati. Fu in quel momento, più di tutti gli altri, che Bart capì improvvisamente di essere diventato una marionetta nelle sue mani, e di stare giocando alla perfezione al suo gioco.
-Lo posso confermare agente. Il ragazzo aveva appena rapinato il Jet Market, ma sono riuscito a renderlo inoffensivo. Forse se vi affrettate potreste ancora trovarlo privo di sensi nel vicolo dietro al negozio. Ma se così non fosse, sono sicuro che il gentile proprietario del negozio sarebbe felice di farvi un identikit completo.-
-In effetti commissà, abbiamo ricevuto una denuncia da parte di Apu stasera.-
-Cosa?! Perché non me l’avete detto prima??-
-Gliel’abbiamo detto commissà, ma lei continuava a dire che aveva appena mangiato e non voleva ritornare al supermercato.-
-In effetti una ciambella ci starebbe proprio bene adesso. E vabbuon, vuaju! Liberatolo pure.-
Un metallico ciank, ed ecco che Robert fu di nuovo libero. Bart quasi non osava guardarlo negli occhi. La sensazione di aver commesso un grosso errore si impossessò di lui e gli inondò ogni singola cellula del corpo.
-Aspettate, aspettate!- una voce squillante li fece voltare tutti di nuovo verso la più acuta tra i ragazzi Simpson.
-Non ci avete ancora spiegato una cosa.- e quest’ultima frase suonò quasi come una congettura alla Sherlock Holmes. –Perché siete tornati così tardi? Erano circa le nove e mezza quando Bart è uscito dal cinema, e voi siete tornati a mezzanotte! Cosa avete fatto tutto questo tempo? Non ditemi che per spaventare a morte un ladro ci avete messo quasi tre ore!-
Ed ecco che in quel momento nel salotto di casa Simpson, sia Bart che Bob sentirono di odiare la piccola Lisa.
Non avevano detto tutto. Non avevano parlato del “piccolo” viaggio (andata e ritorno) che li aveva visti protagonisti per un bel po’ di tempo.
Bart cominciò a balbettare, preso di sorpresa dalla domanda che non si aspettava decisamente di sentire. Fortunatamente Bob arrivò tempestivo in suo soccorso.
-Ecco vedi, tesoro, dopo che tuo fratello era stato quasi sparato, non riusciva proprio a calmarsi. Ho dovuto portarlo a bere un bicchier d’acqua, e solo una volta accertatomi che il tremore fosse passato e che il suo viso fosse diventato di un colore decente ho deciso di riaccompagnarlo a casa.-
Bob parlò con voce sicura e tranquilla, utilizzando, Bart ne era certo, tutta il suo charme da conquistatore per convincere la ragazzina. Mentre parlava si inginocchiò accanto al biondo, mettendogli con non-chalance una mano sulla spalla e scuotendolo delicatamente. Sentendo quel tocco gentile, Bart non potè fare a meno di congelarsi sul posto e rabbrividire, dimenticando perfino che Bob gli stava facendo fare la figura del rammollito.
A proposito di tremori persistenti!
-D’altra parte…- continuò il pluri-carcerato in risposta allo sguardo vispo e sospettoso che Lisa non demordeva a rivolgergli.  –L’avrei portato subito a casa, ma sospettavo che nessuno di voi si fosse accorto dell’assenza di Bart almeno fino alla fine del film.-
Qui la ragazzina bionda distolse lo sguardo arrossendo. A quanto pare aveva colto nel segno.
Bart notò l’espressione trionfante sul volto di Telespalla Bob mentre si alzava in piedi, le guance tremolanti che si sforzavano di non sorridere.
Tra lui e Lisa c’erano sempre stati alcuni attriti. Sebbene lei fosse solo “sua sorella per la quale non provava alcunché” (e cito...), immaginò che fosse per la grande intelligenza che possedevano entrambi.
Chissà, se non avesse odiato così tanto Bob, forse avrebbe perfino fatto il tifo per lui.
Congedati i poliziotti, in casa rimase solo un estraneo. E si sarebbe appropinquato a togliere il disturbo, se Marge non avesse esclamato cogliendo tutti di sorpresa:
-Bob, perché non dormi qui stanotte?-
-Oh, no. Grazie per l’invito Marjorie, ma domani ho lezione e devo svegliarmi presto. Meglio che parta subito, sai… vivo fuori città.-
-Non sapevo insegnassi! Sono felice per te!-
-Beh, si sa come sono le piccole pesti.- aveva detto accarezzando i capelli ribelli di un Bart sconvolto.
-Bisogna saperli trattare.- Bart aveva trovato in quell’ultima affermazione un messaggio tra le righe un po’ troppo evidente, quindi rabbrividendo era sgattaiolato in camera sua a prepararsi per la notte.
Una volta messo il pigiama, scese con sua sorella a dare la buona notte ma lì trovò una grossa sorpresa ad aspettarlo.
-Mamma, perché lui è ancora qui?-
-Bart, un po’ di rispetto. L’ho invitato a restare per la notte in segno di gratitudine per averti salvato. E alla fine ha accettato.- disse Marge intenta a sistemare il divano su cui Homer stava pigramente oziando con in mano un paio di birre.
-Stai scherzando spero!-
-Signorino!- urlò sua madre cercando di zittirlo. Passò in rassegna la stanza per verificare se il loro ospite  fosse nei paraggi, ma era sparito in direzione della cucina. Sospirò sentendosi tranquillizzata, poi riprese il discorso.
-E’ meglio che ti abitui alla sua presenza. D’ora in poi dovrai passare molto tempo con Bob. Ha acconsentito a farti da tutore.-
-Ha fatto cosa?!-
-Ha acconsentito.-
-No, quello dopo.-
-A farti?-
-La questione del tutore!!- urlò Bart passandosi le mani tra i capelli e scompigliandoseli per il nervosismo.
-Ascolta Bart.- sua madre posò un cuscino sul divano sotto la testa di Homer e prese in braccio una Maggie alquanto irrequieta, che si dimenava nella stretta della donna. –Lo so che questa cosa non ti piace, ma sono preoccupata per te. A scuola ti comporti peggio del solito, e in questi giorni ti sei comportato in modo inquietante. Così ho chiesto a Bob di tenerti d’occhio.-
-E hai chiesto all’uomo che ha cercato di uccidermi non so quante volte di tenermi d’occhio??-
-Stai tranquillo tesoro!- gli disse più rivolto alla sorellina che a lui, mentre cercava di non farla cadere a terra; un ciuffetto di capelli blu che gli svolazzava sulla fronte aggrottata.
-Il più delle volte ci sarò anche io con voi. E comunque sono certa che ti puoi fidare di lui, dopo quello che ha fatto.-
-Non ci si può fidare di lui, mamma! E non ho mai sbagliato in tutto questo tempo!-
Marge non ne sembrò del tutto convinta ma in quel momento era troppo impegnata a cercare di tranquillizzare la neonata che continuava ad agitarsi e lamentarsi.
La conversazione però fu interrotta dall’uomo alto e dai ricci capelli scarlatti che entrò in fretta nella stanza.
Non indossava più il cappotto nero, che probabilmente aveva preso posto sull’attaccapanni all’ingresso, ma ora si mostrava nella camicia rossa che era stata nascosta per tutta la serata sotto la giacca.
Le maniche erano tirate su appena sopra il gomito e tra le mani teneva stretto un biberon il che, pensò Bart, lo faceva sembrare un perfetto uomo di casa. Quasi affascinante.
-Ecco qui, piccola Maggie.- disse avvicinandosi alla bambina.- questo dovrebbe tranquillizzarti.-
Bart ebbe paura per un attimo che volesse fargli del male e qualcosa dentro di lui scattò.
-Cosa ci hai messo razza di criminale! Droga?!-
-Bart!!- strillò sua madre.
-Oh, lasci stare Marge, non importa. E’ solo latte caldo con miele. Questo metteva sempre al tappeto il mio Gino.-
Detto fatto. Come per il sortir di un magico incantesimo, la piccola smise di piangere e guardò con grandi occhi acquosi li volto di Bob.
Da che parte stava anche lei??
-Grazie mille Bob, sei un portento! Vado a metterla a letto finché è così tranquilla. Bart, tu intanto accompagnalo nella camera degli ospiti di sopra.- disse prima di sparire dalla loro vista.
I tonfi di sua madre che saliva i gradini delle scale, e suo padre che aveva preso a russare sul divano furono gli unici rumori che rimasero in quella stanza.
Bart lanciò uno sguardo furente a Bob che se ne stava lì impalato a fissarlo con un aria da “ti-ho-fatto-scacco-matto-mio-caro” e fu così finché non si decise ad accompagnarlo alla sua camera.
Non che ne avesse bisogno. Ma Bob non si sarebbe mosso da lì se Bart non l’avesse accompagnato.
-Andiamo.- borbottò prendendogli la mano e strattonandolo ad intervalli per costringerlo a seguirlo.
Quando furono di sopra, Bart svoltò verso la fine del corridoio. Passò la stanza di Lisa e poi la sua, quindi si diresse verso l’ultima porta. L’aprì ritrovandosi nella loro stanza degli ospiti, pulita e in perfetto ordine.
Bob non se ne meravigliò, non era la prima volta che rimaneva a dormire dai Simpson. L’occasione si era presentata quando, per dare una mano alla polizia, aveva dovuto investigare sull’uomo che cercava di uccidere Homer Simpson. Ovviamente l’aveva trovato, sventando così l’assassinio del padre di Bart. Si era sempre considerato un eccellente investigatore. D’altronde, sapeva come mettersi nei panni di un killer, modestia a parte.    
-Bene...- disse Bart tenendosi il più vicino possibile alla porta. –Se è tutto, direi che posso anche andare.-
Il ragazzo concluse in modo sbrigativo per poi muovere passi frettolosi e tremanti verso l’uscita.
-No, non è tutto.-
La scena fu molto veloce: Bob gli si avvicinò repentinamente e lo prese per un braccio, immobilizzandolo dietro alla schiena. Bart non era molto alto, gli arrivava a stento all’addome, quindi il rosso dovette piegarsi, in modo da raggiungere il suo orecchio con le labbra.
-Sai, per un istante ho temuto che mi avresti lasciato tornare in galera.- gli sussurrò con voce calda.
-Per un istante ci ho sperato anche io.- sputò la sua risposta tra i denti serrati per la rabbia e la paura.
Cercò invano di dimenarsi, sebbene la stretta che lo imprigionava non fosse dolorosa, era sorprendentemente salda, e non gli lasciava altra scelta che gemere quando Bob lo strattonò in modo da far aderire il proprio petto con la sua schiena.
-Ma a quanto pare passeremo molto più tempo insieme, sono bastate quattro chiacchiere e adesso Marge si fida cecamente di me.-
-Non so cosa tu l’abbia detto per convincerla, ma sappi che non me ne starò buono a guardare!-
-E perché dovresti?-
Lo lasciò improvvisamente libero, e avendo perso l’equilibrio, per poco non andò a sbattere contro lo stipite della porta.
-Dopo tutto... fa parte del gioco.-
Bart era ormai sulla soglia della stanza, si girò vedendo Bob che gli sorrideva appoggiato ai cardini di legno.
-Buona notte caro Bart. Sogni d’oro.-
E la porta fu richiusa con un tonfo.
Il ragazzino biondo continuò a camminare vacillando per un paio di metri. Quando fu nelle vicinanze del bagno una voce lo fece letteralmente saltare.
-Babi, sei ancora sveglio?- era sua sorella.
-Grazie al cielo Lisa, mi serve una mano!- quasi la pregò deglutendo a vuoto.
-Cosa c’è? Sicuro di sentirti bene?-
-Non è il momento. Mi serve il tuo aiuto. Devo liberarmi di Telespalla Bob, e subito.-

Fine ottavo capitolo.


Angolo di Rea:
Salve a tutti!! Ecco il nuovo capitolo. Emh... scusate il ritardo *si nasconde per evitare l'ondata di pomodori marci*
Okkey, scusate l'abnorme ritardo!
*coro*: i pomodori non erano per il ritardo!!
Si, lo so... non ci pensate. Spero vi siate divertiti a leggere almeno quanto io a scriverlo xD
Come vedete c'è molta Bort :Q__ per chi come me è innamorato del pairing.
Ringrazio comunque chi legge e tutti quelli che recensiscono. 
Un grazie particolare a Inazumayaoi e Bulmasanzo, che hanno recensito il capitolo precedente. <3
Siete pochetti ma non im perdo d'animo! 
A presto!
XXX
By Rea-chan x3
  
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