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Autore: franceschina94    08/07/2013    1 recensioni
In un mondo di oggi una ragazza e la sua vita che vita più non è. Una storia che parla di droga, dipendenza, eccedenza e violazione.
Sofia è fragile e vorrebbe uscire da tutto questo.
I suoi "amici" a cui non gliene frega niente di lei.
Il suo lavoro e le uniche due persone che la fanno sentire importante. Ma forse ne arriverà una terza che la farà catapultare in un altro mondo. Quel mondo buono da cui Sofia sembrava essersi allontanata per sempre.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AaU 10. Fiducia

Fiducia



"La speranza e la fiducia sono le grandi ali della vita, senza di esse si rimane a terra". 
Dopo aver cenato con Eleonora, Stefano e Sofia erano per le strade di quell'enorme città diretti verso casa. Erano le undici e mezza di sera e le strade erano buie e scure a quell'ora: c'erano solo i lampioni a illuminare quelle vie deserte ma il senso di infinita uscurità non svaniva del tutto. 
- Sono felicissima stasera -.
Sofia si era davvero sentita bene e in compagnia quella sera, con persone che non vedeva da tanto ma che le mancavano incredibilmente. La spensieratezza era stata di casa quel giorno e il ricordo di una così grande giornata era davvero lontana dai suoi ricordi. Lei camminava e pensava mentre Stefano stava in silenzio. Non sapeva che cosa dire ma era contento che quella serata era finita per il meglio: Sofia sembrava un'altra persona e lui era sicuro che da quel punto in poi le cose non avrebbero potuto fare altro che migliorare, pur con ostacoli. Era con questi bei pensieri che era riusito a cancellare, almeno per qualche ora, i brutti pensieri e i ricordi che attanagliavano i suo cervello. Ma si sa.. primo o poi bisogna affrontare le proprie paure e Stefano non rimaneva escluso da questo circolo.
Arrivati davanti all'altissimo grattacielo, presero l'ascensore in silenzio e ritornarono nella grande casa. Era proprio quel silenzio che continuava a perdurare ormai da troppo tempo a far insospettire Sofia. Persi nei loro pensieri nessuno disse niente finchè non giunse il momento di andare a dormire. 
- Buona notte Ste, grazie -.
- Notte Sofy. E per qualunque cosa chiamami -.
Lei annuì e sparì nella sua stanza. Lui, con passo strascicante, si portò fino all'estremità del letto, si coricò e chiuse gli occhi sempre con in testa la stessa brutta immagine e le stesse parole che gli facevano tremare il cuore.
 
Stefano si svegliò di soprassalto. 
Un incubo, era solo un incubo eppure sembrava tutto così reale! Riviverlo era stato orrendo e angosciante. Ormai bruttissimo ricordo era impresso nella sua mente, non riusciva a mandarlo via, non riusciva a dimenticarsi la scena, il dialogo e il viso di quel piccoletto dagli o cchioni vispi e fiduciosi. Ogni qual volta che solamente chiudeva le palpebre gli tornava in mente tutto pur contro la sua volontà.
Decise di alzarsi e andare in cucina: non sarebbe più riuscito a chiudere occhio ormai, era tutto sudato e si sentiva spossato. Prese una bottiglia d'acqua per riprendersi un po' e si sedette sul divano, continuando a fissare un punto indefinito davanti a sè. 
L'unica cosa positiva di tutta quella storia erano i progressi che Sofia stava facendo di giorno in giorno. Per la prima volta dopo tanto tempo era uscita dalla sua tana senza nascondersi davanti a nulla. Era stata sempliceente coraggiosa fidandosi di se stessa e facendo, di fatto, la cosa giusta. Lui aveva paura di una sua ipotetica reazione strana, inaspettata. Invece i fatti avevano di gran lunga superato le aspettative.. 
Stefano si ricordava ancora la situazione iniziale: i primi giorni infernali.. pensava di non farcela, si era quasi arreso. Poi, settimana dopo settimana, ci erano stati dei cambiamenti pure se minuscoli. Lei aveva iniziato a non sudare e a non urlare la notte e aveva ripreso a mangiare ormai da due giorni. Il suo corpo era ancora molto debole ma era in procinto di  riprendersi. 
- Che ci fai sveglio a quest'ora? -. Sofia troncò il suo flusso di pensieri.
Era appoggiata allo stipite della porta con le braccia incrociate e uno sguardo interrogativo. Le sue gambe minute erano lasciare scoperte dai pantaloncini e i suoi capelli ricci arruffati le cadevano sulla fronte, quasi nascondendole i suoi bellissimi occhi verdi smeraldo. 
- Non riuscivo a dormire -. Disse lui, finendo di squadrarla e sperando di riuscire a liquidarla così. Sentì dei passi avvicinarsi e poi il divano abbassarsi sotto il peso di qualcuno. Si era seduta.
-  Come mai Ste? -. Ma lo sguardo di lui le fece capire che c'era qualcosa che non andava, come aveva intuito qualche ora prima. A quanto pareva, in quelle settimane non era solamente lui che aveva imparato a capirla, ma anche lei ormai riusciva a decifrare le sue espressioni.
- E quella cosa che continui a non volermi dire. Non so di cosa si tratta ma tutto si risolve, ricordi? Me lo hai insegnato tu -. Disse lei, capendolo al volo e sorridendogli, obbligandolo a guardarla. Lui assunse subito un'espressione irata, come se qualcosa dentro di lui non riuscisse più a stare rinchiusa come in gabbia.
- Alessandro è morto. Non penso questa cosa si possa risolvere, Sofia -.
Lei aveva smesso di sorridere e si era bloccata per osservarlo con un espressione interrogativa e sorpresa. Chi era Alessandro? Se Stefano stava così male allora era successo davvero qualcosa di grave che lo aveva toccato profondamente e lo aveva scosso.
- Questa mattina è stata infernale e dare la notizia ai suoi genitori non è stato affatto piacevole. Vallo a dire a loro che le cose si aggiustano! -.
Lui la guardava negli occhi, frustrato e disperato. Il suo dolore si leggeva da dieci miglia di distanza, era un uomo distrutto nel profondo in  quel momento.
- Prova a promettere tu a un bambino, prima di un intervento, che andrà tutto bene, che dopo potrà ritornare a giocare a calcio che potrà rivedere la bimba che gli piace. Lui allora ti guarderà, ti sorriderà e annuirà fidandosi ciecamente di te, non dubitando mai della tua parola. Il problema è che poi si addormenta e non si risveglia -.
Una lacrima minuscola sfuggì al controllo del ragazzo. Sofìa non l'aveva mai visto così distrutto, così fragile. Lui, davanti a lei, aveva sempre fatto l'uomo forte, quello che non si arrendeva davanti a niente. Stefano distolse lo sguardo e si girò dall'altro lato, nascondendosi. 
Sofia si avvicinò accarezzandogli una guancia e costringendolo a guardarla negli occhi. I suoi erano pieni di lacrime e lucidi.
- Ei, calmati. Non è colpa tua. Lo so che ti senti in colpa, ma non è colpa tua, capito? -. Lui la guardava con uno sguardo un po' perso. Non rispondeva e continuava a guardare da un'altra parte.
- Hai capito Ste? -.

- Gli ho detto una bugia, Sofia. Era l'unico paziente a cui mi ero affezionato. Non doveva succedere. Non mi sono mai trovato in questa situazione. Ma la cosa più brutta è il " Grazie" dei suoi genitori. Ti rendi conto? -.
Aveva iniziato ad alzare un po' la voce. 
- Mi hanno detto grazie perché per il loro bambino, in quel periodo, sono stato importante. E come è finita? -.
Urlava e non ragionava più, continuando a sparare cose senza senso e a non pensare alle parole che continuava a fare uscire dalla sua bocca. 
- Ste, Ste ascoltami. Tu hai fatto il possibile. Non potevi fare altro. Devi essere orgoglioso di quello che hai concluso, ma c'è un limite, lo sai anche tu. Non si poteva fare più niente ed è successo quello che è successo. Non puoi incolparti per una cosa che è esterna alle tue possibilità -. 
Lui a quel punto si alza e inizia seriamente a perdere il controllo, a sbraitare e gridare tutto rosso in volto e con l'espressione contratta.
- Si può sempre fare qualcosa Sofia! Sempre! Sono io l'incapace, l'imbecille che ha ucciso un bambino. Ti rendi conto? Un bambino! Cazzo -. Tutto agitato e arrabbiato prense un vaso, la prima cosa che trovò, e lo scaraventò sul pavimento riducendolo in mille pezzi. Si appoggiò al muro mettendosi le mani tra i capelli e scivolando addosso ad esso, sconfitto. Cominciò così a dondolarsi su se stesso per il nervoso.
Sofia lo raggiunse, spaventata e sorpresa per quella reazione inaspettata. Si inginocchiò davanti a lui con lentezza e  gli tolse le mani dal viso, appoggiando la sua fronte contro quella di lui per poter incontrare i suoi occhi. 
- Ei calmati, ok? Calmati e respira -. Lui, dopo lo sfogo avuto cinque secondi prima, cercava di seguire i suoi consigli calmandosi e respirando profondamente continuando a guardarla intensamente negli occhi per riprendere un respiro normale. 
- Ok, perfetto, bravissimo. Ora ascoltami bene.. tu sai meglio di me che la vita sparisce con lo schiocco di due dita. È per questo che non si può fare nulla contro questo, non si può prevedere niente e le cose succedono perchè devono succedere. Punto e basta Ste. Noi dobbiamo solo accettarle. E poi ti ricordo che non sei un imbecille.. Stai salvando me -. Gli sorrise, immergendosi nei suoi occhi.
Lui , a quell'ultima frase, si svegliò dal suo stato catatonico e si alzò, porgendo la mano a lei e di slancio l'abbracciò, stringendola a sé. Aveva bisogno di quello ma soprattutto di tutta quella fiducia che lei riponeva in lui: lo faceva sentire importante e non inutile come in quel momento credeva di essere. 
- Grazie -.
- Scherzi?! -. Lei lo fissava. Erano ancora vicini, corpo contro corpo, braccia intrecciate e visi vicini, troppo vicini. I loro occhi erano incollati e si scrutavano fino all'anima. Fu proprio Stefano ad annullare le distanze. Fece incontrare le loro labbra in un bacio dolce ma nello stesso tempo voglioso. Lei le schiuse e ci fu uno scontro di lingue che si toccavano. Le mani di lui salirono sul viso di lei e iniziarono ad accarezzarlo, poi finirono nei capelli rendendoli una massa intrecciata e annodata. 
Si scollò tutto a un tratto, ritornando alla realtà. Si allontanò da lei facendo un passo indietro e mettendo alla luce ciò che aveva appena fatto.
- Scusami -. Stefano abbassò lo sguardo imbarazzato. Non capiva come avesse fatto a perdere il controllo in quel modo e due volte nello stesso giorno. Si, voleva baciarla, era da un po' di tempo che ci pensava, ma era stato troppo precipitoso.
Sofia non capiva invece il motivo delle sue scuse. A lei non dispiaceva affatto che l'avesse baciata.. Anzi. Le era piaciuto e fosse stato per lei non si sarebbe mai staccata. Era la prima volta che un ragazzo la trattava con i guanti, che la vedeva come una ragazza normale e di conseguenza non ne approfittava. Era stato il suo vero primo bacio, dolce e voluto. Ne voleva ancora in realtà.. Si era sentita amata.
Si avvicinò a lui meccanicamente, lo guardò negli occhi, gli prese una mano e lo trascinò nella sua camera. Voleva dormire tra le sue braccia. Lui non protestò. Si mise di fianco a lei, racchiudendola tra le sue braccia. Sofia appoggiò la testa sul suo petto e dopo aver sentito un bacio scoccato sulla sua guancia si addormentò.
 
" Ciao Sofi, sono andato a prendere un po' di brioche per farti mettere su qualche chiletto. Torno subito. Ste "
Sofia si era appena svegliata e aveva trovato quel biglietto dall'altro lato del letto. L'aveva già fatta sorridere solamente con due semplici frasi.
Non si era dimenticata quello che era successo la sera prima. Si erano baciati e sicuramente non era stato un bacio innocuo ma voluto e intenso: le era piaciuto immensamente e ormai non poteva più negare che le piaceva anche lui e ormai da tempo. Era l'unico uomo sulla faccia della terra che dopo tanto tempo l'aveva di nuovo fatta sentire protetta ma soprattutto una donna e non un oggetto da usare e poi buttare.
Si alzò e andò in bagno per lavarsi. Si specchiò e vide una cosa strana. Una lei diversa. I suoi occhi luccicavano e il suo viso sorrideva: era diversa ma si piaceva di più. C'era qualcosa di bello in quella lei, qualcosa che non aveva mai visto ma che l'aveva colpita. L'unica ombra era il fatto di quella magrezza incessante. Doveva mettere su qualche chiletto.. come le aveva scritto Stefano. 
Con il sorriso sulle labbra uscì dal bagno e, saltellando, andò a preparare il caffè aspettando il ritorno di Stefano.
A un tratto sentì il rumore di una serratura e lo vide entrare, così gli andò incontro.
- Ciao Sofy.. -. L'abbracciò e gli lasciò un bacio prolungato all'angolo della bocca. Si guardarono negli occhi per parecchi secondi e poi si staccarono. 
Stefano si bloccava con lei. Il bacio gli era piaciuto davvero e la sua voglia di lei aumentava. Il problema però era il fatto che lei era Sofia, quella che lui stava aiutando, quella che si era fidata di lui. Con la situazione che si stava creando, aveva paura di destabilizzarla, di combinare qualche danno. Non riusciva a resisterle ma allo stesso tempo si controllava per paura. Il problema più grosso era che non si potevano comandare i sentimenti, nemmeno in quel caso.
Poggiò la busta sul tavolo.
- Allora, cosa mi hai portato di buono? -.
Sofia aprì la busta e frugò dentro constatando che c'era ogni tipo di brioche: da quella al cioccolato a quelle con la nutella e la crema.
- Non credi di avere un po' esagerato? Chi se le mangia tutte queste? -.
- Beh non sapevo quale scegliere così ne ho presa una di ogni genere -. 
- Quanto sei scemo -. 
Sofia scelse una brioche alla crema, la sua preferita e la imboccò.
- Ah Ste, ti ho preparato il caffè -. Gli disse, avvicinandosi e mettendogli la tazza davanti.
" Quanto sei bello ". Sofia continuava a produrre pensieri sconci da quando lui era tornato e aveva messo piede in casa. I suoi capelli scompigliati, gli occhi cioccolato, quel sorriso pazzesco che lo illuminava: tutto di lui era bello. Lei sapeva che lui era un po' bloccato nei suoi confronti, l'aveva letto ieri quando si era staccato bruscamente e quella mattina in cui gli aveva lascito un innocuo bacio: adesso cominciava a essere più freddo. Sinceramente lei ci stava un po' male per quell'atteggiamento, avrebbe preferito di gran lunga che lui la continuasse a trattare normalmente e non come una ragazza sotto le sue cura. Almeno in quella circostanza, dove a comandare non era la testa. Ma aveva comunque deciso di non aprire il discorso, se l'avesse ritenuto opportuno l'avrebbe fatto lui.
- Sofia che ne dici se ce ne andiamo al parco tutta la giornata? Oggi c'è il sole -.
Lei, sovrappensiero, si riscosse e lo guardò per un istante annuendo poco convinta.
 
Stava leggendo. Era da quando erano arrivati che continuava così. Più passavano le ore e più lui alternava momenti di distacco totale a momenti di spensieratezza e simpatia.
Lei stava prendendo il sole con i pensieri che le vorticavano in testa. Non capiva. 
- Ste.. Che cosa stai leggendo? -. Gli chiese, per iniziare un discorso. 
- Un libro di anatomia -. Come aveva alzato gli occhi per guardarla, così repentinamente li riabbassò verso il libro. Lei era stufa di quella situazione noiosa, così decise di avvicinarsi verso il tronco dell'albero su cui lui si era appoggiato con la schiena. Si mise di fianco a lui.
- Mi spieghi qualcosa? Voglio imparare anche io -. 
Lui la guardò inizialmente stupito. Restò a fissarla per alcuni istanti per poi accettare la sua richiesta con un sorriso.
" Io l'avevo detto che è strano forte! ", aveva pensato Lei.
Passarono così un pomeriggio diverso da un altro. Alcune volte lei rideva per le cose assurde che lui le spiegava e che lei non capiva. Stefano era tornato quello spensierato. 
Dopo ore e ore, si era fatto davvero tardi. Tornarono a casa verso le sei di sera. 
Quella sera, dopo aver guardato "Italian's got talent" in televisione, andarono a dormire. 
Sofia durante la notte si svegliò, si alzò e si buttò nel letto di Stefano, facendosi abbracciare e addormentandosi in pochi secondi. Ormai non riusciva più a sentirlo lontano.

 
- Sofia devi dargli tempo -. La ragazza aveva raccontato tutto a Federica: le aveva detto del bacio e dei suoi comportamenti strani e incoerenti. - Lui è solo stranito dalla situazione che si è venuta a creare. In fondo è lui che ti sta aiutando e che cerca in tutti i modi di non trovare un problema che ti destabilizzi definitivamente. Magari ha paura di rovinare tutto. Devi solo aspettare che la tua terapia finisca e poi allora lui si sentirà libero. In fondo, da quello che mi hai raccontato, lui vuole le stesse identiche cose che vuoi tu -. Le sorrise.



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Scusate, scusate infinitamente  questo abisso, questo ritardo imperdonabile ma gli esami attendevano mentre il mio tempo scarseggiava.. adesso riprendo la mia vita sociale e le mie passioni e spero di riuscire ad essere regolare con gli aggiornamenti, almeno fino a quando parto.


Per chi ancora ha voglia di leggermi, spero questo capitolo vi possa piacere.. fatemi sapere. Fra
  
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