A battle lost
“Per esempio tu, giovane ragazza.”
Dovevi saperlo, che non avrebbe portato a nulla di buono.
“I tuoi occhi dicono a chiare lettere: quello che faccio non mi piace per niente.”
“E’ così: uccidere non è affatto divertente.”
“Ne sei sicura?”
Da come sorrideva: si vedeva da come piegava la bocca di lato, mentre narrava la sua parabola crudele.
“Puoi giurare di non esserti mai sentita soddisfatta del tuo lavoro? Di non aver mai esultato quando hai centrato il tuo obiettivo, di non aver mai riconosciuto con fierezza la tua bravura? Non rispondi, signorina cecchino?”
“Basta così!”
Non hai pensato. Hai agito.
Persino Maes trattiene il respiro, mentre Kimblee smette di sorridere – il motivo per cui ha scelto quella ragazzina, in mezzo a tanti soldati, non è stato un caso.
Dovevi saperlo: è un bastardo.
E come tale, ha sempre, dolorosamente ragione.
Ma quando afferri l’uomo per il bavero, non ci pensi. Perché lo fai per lei.
“Tu sei un altro che non riesco a capire. Cercare giustizia in un posto come questo, non è normale.”
Lo sai. Ti senti un cavaliere anacronistico e ridicolo, nel difendere l’onore di una donzella tutt’altro che indifesa. Ma non potevi sopportare oltre di vederla pregare sommessamente di diventare improvvisamente sorda, per non sentire più l’orrenda verità che quell’uomo le leggeva dentro, come fosse stata un libro aperto.
“Sei venuto qua di tua volontà: perché fare la vittima?”
Non stai facendo la vittima. Stai cercando di proteggerla. Stai cercando una scusa per salvarla, almeno lei. Da quando l’hai incontrata, improvvisamente, le giornate hanno cominciato ad avere un che di diverso: uno scopo. Uno scopo che non sia un male per nessuno. Uno scopo per il quale non sei costretto a fare nulla contro la tua volontà.
Ma questo pazzo terribilmente saggio sta rovinando tutto. Questo pazzo, con le sue frasi piene di senso, piene di un senso che fa paura, sta distruggendo tutto quello che sei riuscito a creare con tanta fatica.
“Non distogliere lo sguardo dalla morte. Guarda avanti.”
Ma tu guardi le mani bianche di Riza: le dita stringono la canna del fucile così forte che ti aspetti di sentire il rumore del ferro e del legno in frantumi, da un momento all’altro.
“La gente che uccidi… guardala dritta in faccia. Non scordartela.”
Ad ogni viso, si sovrappone quello di lei; la verità è che la stai uccidendo con le tue mani, la stai bruciando viva, come le streghe al rogo. La senti urlare persino nei tuoi sogni.
“Perché loro non scorderanno la tua…”
La sirena vi salva. Come sempre.
Vi salva sul limite della pazzia; vi spinge sempre oltre, sempre più verso il baratro e vi tira per la giacca all’ultimo secondo, sull’ultima frazione sempre più piccola di un battito, quando credi che non ci sia altro che il vuoto, dopo. E invece tutto quello che senti è ancora la terra sotto i piedi.
E l’inferno alle spalle.
Mamma mia
che
ritardoooooooo!!!
Immagino che l’influenza
(bastardissimo e malefico virus, tu sia dannato in eteeeeernooooo!!!!)
non
basti come giustificazione…. Aggiungo anche che gli esami
non finiscono mai (e
non è un detto popolare: qui sembra che non finiscano
proprio, la cosa è
allarmante!).
Passo subito alle
risposte, visto che lo scorso capitolo è stato un
po’ strano (scusatemi…) ^^”.
Shatzy:
Grande! E’
proprio così! Non
poteva scrivere un
saggio più esaustivo della situazione: la
fragilità di Roy è una cosa che mi
premeva molto sottolineare, perché secondo me per arrivare
ad essere l’individuo
abbastanza sicuro che il manga presenta, in una situazione come quella
di Isvar
ha dovuto rimettere in discussione tutto quello in cui
credeva… e sì, Riza in
questo senso è allo stesso tempo uno di questi punti di
riferimento del passato
che vengono a mancare (nel senso che è diversa, cambiata,
per il solo fatto di
essere lì è la dimostrazione vivente che il mondo
è diverso da come Roy se lo
immaginava) ma anche la pietra miliare, il punto di appoggio per una
nuova
partenza (non certo meno faticosa e tormentata).
Per quanto riguarda il
concetto di colpa, io l’ho interpretato come un peso, un
fardello che Roy VUOLE
portarsi addosso. Come hai detto tu, un po’ per non farne
gravare il peso sulle
spalle di altri (leggi Riza), un po’ perché
rappresenta la sua espiazione,
diciamo, l’unico motivo valido che giustifica il fatto di
continuare a vivere
nonostante gli orrori che ha commesso.
Vuole proteggere Riza
(in questo capitolo la cosa è esplicita) soprattutto da
questo senso di colpa,
visto che ne conosce bene le sofferenze, vuole proteggerla anche
perché lei
rappresenterà sempre per lui il simbolo
dell’incorruttibilità, dell’innocenza,
del passato, anche nonostante l’evidenza dei fatti (Kimbly,
la guerra, la
stessa Riza che cerca di farglielo capire)… Mamma mia, il
loro rapporto è
complicatissimo e proprio per questo motivo è la relazione
più bella che abbia
mai letto su un fumetto: non è riducibile solo ad amore o
amicizia o lealtà. E’
tutto questo insieme ma anche tanto altro… Ah, che bello
sentire la passione
Royai che ritorna!!! ^^
Mame:
semmai sei tu che
puoi frustare me, visto che ho superato tutti i possibili limiti di
ritardo! Perdono!
I sensi di colpa sono una brutta bestia, soprattutto per
Roy… Non so perché, ma
mentre sembra (e sottolineo SEMBRA) che Riza riesca a dominarli, Roy
per tutto
il fumetto da sempre l’impressione di soccombere ad essi
(basti guardare la
morte di Maes…). In un certo senso Riza forse ha incanalato
la sua espiazione
nella missione di proteggere Roy, mentre lui continua a nutrirsi di
rimorso (il
suo motto potrebbe tranquillamente essere “pane, rimorso e
tristologia” ^^”).
Il prossimo capitolo
lo pubblicherò domani perchè è
strettamente collegato e vicino temporalmente a
questo, senza contare che è molto importante. Grazie delle
recensioni! ^^
Elyxys:
Questa volta
niente casini di postaggio (spero). In effetti lo scorso capitolo era
moooolto “ermetico”.
Mi è venuto così, a libera interpretazione e non
me la sono sentita di
cambiarlo a scapito dell’atmosfera. Questo in compenso
è un po’ più
“esplicito”!
^^ Buon anno anche a te!
Sisya:
Sono io che devo
chiedere scusa per il ritardo! Dire che mi sono fatta di nebbia
è un eufemismo,
ma il tempo non basta mai… Ma sono contenta che mi abbia
lasciato un commentino
anche su questa raccolta, ci tenevo molto! ^^ grasie!
A dire il vero anche
per me Ishvar era un buco nero impenetrabile, soprattutto per quanto
riguarda
le datazioni, ma grazie a mame e Shatzy se non altro l’ho
rischiarato un
pochino (lo stretto indispensabile per non sbattere il naso nei
numerosi scogli
disseminati dall’Arakawa!).
Tuttavia era un
periodo della relazione Roy-Riza che mi premeva approfondire,
perché penso sia
un po’ la chiave di tutto (così come la guerra
è uno dei punti fondamentali per
la storia generale di FMA). Grasie per i complimenti, davvero, ormai
non so più
come si fa a smettere di arrossire… Un bacio! ^^