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Autore: Aquarius no Lilith    09/07/2013    3 recensioni
Yume ormai se ne è andata e ora Milo si è trovato da solo a combattere.
Un'oscura profezia pronunciata da un'antica veggente e nuove rivelazioni, li allontaneranno, forse per sempre...
La guerra procederà tra dolori e sofferenze per poi giungere finalmente alla pace.
Ma quale sarà il prezzo da pagare?
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'La maledizione dell' amore eterno'
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Come mi svegliai, sentii che c’era qualcosa di strano.
Infatti, come tastai la parte del letto accanto a me, la sentii vuota e fredda.
Dev’essersi già svegliata, pensai.
Indugiai ancora un po’ sotto le coperte e, quando mi decisi ad alzarmi, aprii gli occhi.
Presi i miei abiti sparsi per la stanza e andai a rivestirmi in bagno.
Sul mio viso regnava un grandissimo sorriso, poiché la donna che amavo di più al mondo, aveva accettato di sposarmi.
Dopo essermi dato una rinfrescata, andai in cucina, per la colazione.
Non so il perché, ma avevo una strana inquietudine addosso e il non aver trovato Yume da nessuna parte, non faceva altro che alimentare tale sensazione.
Infatti, era strano che non fosse rimasta a colazione con me, come aveva sempre fatto, quando restava a dormire da me…
Magari avrà avuto qualcosa d’importante da fare, pensai, mentre mangiavo la mia colazione in solitario.
Tornai poi in camera mia, per prendere il libro da leggere che Camus mi aveva prestato e che avevo finito il giorno prima, per riportarglielo.
Come lo presi, mi accorsi, girandomi per uscire dalla stanza, che sul cuscino accanto al mio, era posato un foglio di carta piegato in due insieme alla vecchia maschera di Yume.
<< Una lettera di Yume? >>, dissi, prendendola.
La aprii e mentre leggevo, il mio incarnato perdeva sempre più colore e parte del mio strazio interiore che era, a dir poco, illimitato, si mostrava attraverso le lacrime che mi scendevano copiose, sulle guance.
Come terminai di leggerla, caddi a terra in ginocchio, come se mi avessero tolto tutte le forze in una volta sola.
<< Perché mi hai fatto questo, Yume?
Perché non mi hai detto nulla, riguardo alla tua decisione?
Perché te ne sei andata, rompendo la promessa che mi hai fatto ieri notte e mi hai lasciato solo? >>, cominciai a dire e poi con il cuore infranto in miliardi di pezzettini, restai fermo in ginocchio a fissare, senza realmente vederla, l’ultima cosa che mi restava di Yume e che fosse veramente stata importante per lei: la sua vecchia maschera crepata a metà.
Non riuscendo a trattenere le mie lacrime, esse cadevano copiose sulle mie guance, come l’acqua di un torrente in piena e bagnavano il pavimento.
Non so quanto rimasi in quella posizione, poiché tutto ciò che era attorno a me, sembrava aver perso qualsiasi possibile importanza, ora che non avevo più accanto la donna che amavo più di me stesso e per cui avrei dato senza alcun problema la mia vita.
<< Milo cos’è successo?
All’improvviso ho sentito il tuo cosmo agitarsi, come se fosse stato in preda alla più grande e profonda disperazione >>, sentii dire da Camus nel corridoio.
<< Milo? >>, disse una volta giunto in camera mia, guardandomi.
Io però ero talmente sconvolto, che non riuscivo nemmeno a proferire parola…
Dopo che Camus probabilmente ebbe osservato la lettera nella mia mano destra e la maschera crepata di Yume nella sinistra, disse:
<< Che cosa ha fatto Yume? Ti ha per caso risposto negativamente alla proposta di matrimonio? >>
<< Non è quello, Camus dell’Acquario.
Yume se n’è andata, per salvare sua madre e si è consegnata alla dea Artemide, per concederci più tempo per prepararci all’ultimo terribile scontro con quella dea >>, sentii dire alle sue spalle dal gran sacerdote, ossia Saga.
<< Allora capisco il perché Milo si trovi in questo stato.
Quest’iniziativa del cavaliere d’argento di Cassandra però, potrebbe essere un’arma a doppio taglio, per noi.
Che cosa ne pensi, a proposito, Saga? >>
<< A riguardo ho deciso di convocare un altro Chrysos Synagein il prima possibile, non appena avrò parlato con la dea Atena.
Per cui tu ora occupati di rimettere in sesto, per quanto possibile, il cavaliere d’oro dello Scorpione.
Infatti, entro domani mattina al massimo, riceverete la convocazione per il Chrysos Synagein >>, rispose Saga a Camus.
<< Milo ce la fai ad alzarti da solo o ti devo aiutare? >>, disse Camus.
<< Lasciami in pace e vattene, perché ora voglio restare solo >>, gli risposi, mentre mi asciugavo le lacrime con la mano destra.
<< Scusa, ma perché dovrei andarmene?
In questo momento hai bisogno di tutto l’aiuto possibile e, essendo il tuo migliore amico, ti starò accanto come posso.
Oltretutto Saga me l’ha ordinato e non posso disobbedire al gran sacerdote >>.
<< Se proprio vuoi restare fallo, ma lasciami in pace >>, gli risposi, dopo essermi alzato e seduto sul mio letto.
<< Allora, nel frattempo vado a farti un thè.
Magari ti aiuterà un po’ >>, disse e se ne andò in cucina.
Come fui solo, ricominciai a fissare la vecchia maschera di Yume e mi tornarono alla mente tanti ricordi, tra cui quello del nostro primo incontro e del nostro primo scontro.
Avevo allora sette anni appena, compiuti da nemmeno sette mesi.
Erano ancora e giorni degli allenamenti base, prima di tornare a Milos, per l’addestramento vero e proprio con il mio futuro maestro.
Stavo combattendo corpo a corpo contro Aiolia nell’Arena sotto lo sguardo vigile di Aiolos e Mu, Camus, Shaka, quando fece il suo ingresso Saga, cavaliere d’oro dei Gemelli e amico di Aiolos.
<< Ciao ragazzi, come state? >>, disse Saga.
<< Bene, Saga >>, rispondemmo tutti insieme.
<< Ora siete liberi, ragazzi.
Domani mattina però siate puntuali qui alle sette, per l’addestramento >>, disse Aiolos.
<< Prima che ve ne andiate, vorrei però farvi conoscere una persona, che d’ora in poi sarà vostra compagna d’addestramento >>, disse, lasciandoci tutti stupiti.
Eravamo tutti sconvolti, infatti, non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere…
<< Yume, vieni pure avanti >>, furono le parole pronunciate in una strana lingua da Saga, dopo essersi volto verso qualcuno dietro di lui.
Avanzò così una bambina, che doveva avere la nostra età, dai lunghi capelli castani e con in volto una maschera, decorata ai lati con dei fiori viola.
<< Lei è Yume e sarà la mia allieva.
Pur essendo molto giovane, ha già in cosmo molto sviluppato e poteri mentali di tutto rispetto, oltre al fatto che può vedere il futuro in sogno.
È di origine italiana e non parla ancora molto bene il greco, quindi potrebbe non capire tutto quello ciò che le dite all’inizio >>, disse Saga, sorridendo.
Andammo subito tutti a presentarci e Yume ci rispose in un greco incerto, ma non errato.
Dopo le presentazioni, Yume se ne andò con Saga, mentre io e gli altri andammo a respirare un po’ d’aria pulita al mare.
Io specialmente adoravo andarci, poiché mi ricordava tanto il mare, che circondava la mia isola natale di Milos e che tanto mi mancava…
Io alla fine restai solo, poiché quasi avevano qualcosa da fare altrove.
Decisi dunque di fare una camminata sul lungomare, prima di tornare al Santuario.
A un certo punto, vidi Yume, seduta sulla sabbia e intenta a osservare il mare.
O almeno così pensavo che fosse, poiché aveva la maschera in volto.
<< Ciao, Yume >>, le dissi, mentre mi sedevo accanto a lei.
<< Milo, vero? >>, disse, voltandosi dalla mia parte.
<< Sì >>, le risposi, sorridendole.
<< Allora ciao >>, rispose e poi non parlò più.
<< Quanti anni hai? >>, le chiesi, cercando di non far cadere la conversazione.
<< Ne devo compiere sette tra dodici giorni >>, mi rispose.
<< Ami il mare? >>
<< Mare? >>
<< Quello che stai osservando >>.
<< Sì, è bellissimo >>, disse e poi mi cadde addosso.
<< Yume, che cos’hai? >>, dissi preoccupato, cercando di rianimarla.
Non dava però alcun segno di vita e quindi non sapevo che fare.
A un certo punto il suo corpo fu attraversato da un tremito e disse nella sua lingua, allora a me sconosciuta: << I tuoi occhi sono come i suoi >>.
<< Come, Yume? >>
<< Che cos’è successo ? >>, sentii dire da una voce alle mie spalle, che riconobbi come quella di Saga.
<< All’improvviso è svenuta sulla sabbia e poi mi ha detto qualcosa nella sua lingua, che non ho capito >>, gli risposi, guardandolo.
Parve rilassarsi alla mia risposta e, dopo aver preso in braccio Yume, disse:
<<È normale che le sia successa una cosa del genere.
Infatti, accade spesso, quando ha delle visioni sul futuro.
Non ti preoccupare comunque, perché ora la porterò da me alla terza casa.
Passa una buona serata e a domani >>.
<< Arrivederci a domani, Saga >>, gli risposi e lui se ne andò subito.
Il giorno seguente ci ritrovammo tutti nell’Arena alle cinque e Aiolos decretò, che dovessimo esercitarci tra noi nel combattimento corpo a corpo, a coppie.
Shaka quel giorno non c’era, poiché aveva iniziato la sua meditazione molto presto e non era ancora tornato tra noi…
Vidi Yume restare in disparte in un angolo, come se non sapesse che cosa fare…
Allora andai verso di lei e le dissi: << Vuoi esercitarti con me ? >>
<< D’accordo, Milo >>, mi rispose e come me, mettendosi in posizione di difesa, iniziammo a studiarci, per capire chi avrebbe fatto la prima mossa.
Inizia io, tirandole n pugno, che lei riuscì ad evitare all’ultimo momento e mi rispose, tirandomi un calcio, che evitai, per un pelo.
Il nostro scontro corpo a corpo durò per un tempo molto lungo senza esclusione di colpi e cadute a terra di entrambi.
Yume, a differenza mia che mi esercitavo in quel tipo di lotta da ormai un anno, aveva una predisposizione naturale a quel tipo di combattimento, oltre al fatto che, a volte, sembrava sapere quale sarebbe stata la mia mossa successiva.
Ci fermammo solo quando Saga si mise in mezzo tra noi due, che guardandoci, disse:
<< Per oggi va bene così.
Ora prendetevi pure una pausa, ma tornate per le due qui, per continuare ad allenarvi >>.
Yume allora, mi si avvicinò e disse:
<< Complimenti, Milo.
Combatti veramente molto bene >>.
<< Grazie, Yume.
Anche tu però, sei molto brava a combattere >>, le risposi, arrossendo per l’imbarazzo.
Quei ricordi risalivano ormai a tredici anni prima, ma li consideravo alcuni dei momenti più importanti della mia vita.
Se, infatti, non avessi avuto la possibilità di stare accanto a Yume, prima come amico e poi come suo ragazzo, probabilmente non sarei diventato l’uomo che sono ora.
Yume, infatti, senza nemmeno rendersene conto, era riuscita a smussare certi lati del mio carattere, diciamo non molto positivi.
Le mie riflessioni però furono interrotte, da un improvviso vociare nel corridoio.
<< Sai, per caso, che cos’è successo a Milo, Camus? >>.
<< So solo quello che ha detto il gran sacerdote, cioè tuo fratello >>.
<< E Saga che cosa avrebbe detto? >>
<< Semplicemente che Yume si è consegnata alla dea Artemide, per salvare sua madre >>.
<< Oh, cavoli…
E Milo ora dov’è? >>
<< Sono in camera mia >>, urlai per risposta a Kanon.
Quando varcò la soglia, vidi che aveva uno sguardo preoccupato.
<< Come stai? >>, disse Kanon.
<< Secondo te ? >>, gli risposi io con tono sarcastico.
<< Sì, in effetti, non era una delle domande migliori da porti >>.
<< Ecco qui il tuo thè, Milo >>, esordì Camus, entrando nella mia camera.
Dopo avermi dato la tazza, si andò ad appoggiare con le spalle al muro accanto a Kanon, di modo che entrambi potessero guardarmi negli occhi.
<< Grazie >>, gli risposi e iniziai a berlo.
<< Com’è possibile che Yume ieri non ti sia sembrata strana, Milo? >>
<< Non ne ho la più pallida idea.
E poi sinceramente, dopo che aveva accettato la mia proposta di matrimonio, di certo non mi sarei aspettato un comportamento del genere >>, risposi a Kanon.
< C’è da chiedersi però, come e quando le sia pervenuta tale richiesta, da parte della dea Artemide >>, disse Camus.
<< Qui al Santuario no di certo, poiché se fosse entrato qualche nemico, ce ne saremmo accorti >>, disse Kanon.
<< Ma allora dove ?
Yume mi è sempre stata vicino in questi ultimi giorni prima e durante la missione a Delo dalla dea Artemide >>, dissi io.
<< Non esattamente, Milo.
Durante la pausa per il pranzo a Delo, siamo stati separati da lei e dalla dea Atena >>.
<< Siete stati separati a Delo? >>, rispose Camus a Kanon.
<< Esatto, Camus.
Da una parte noi uomini e dall’altra Yume e la dea Atena.
Ora te lo ricordi, Milo? >>
<< È vero, non può essere andata altrimenti.
Non c’è stato un altro momento, infatti, in cui fosse sola ieri >>, dissi io.
<< Il brutto è che non abbiamo potuto fare nulla, per evitare tale situazione >>, disse Kanon.
La domanda ora che ci dobbiamo porre è un’altra:
perché Artemide rivuole presso di sé colei che è la discendente e l’attuale reincarnazione di una guerriera che l’ha tradita, in epoca mitologica?
Yume oltretutto ha dimostrato la sua devozione alla dea Atena, battendo e uccidendo in duello la guerriera Danae di Niobe >>.
<< Bella domanda, Camus.
Io sono certo però che Yume non tradirebbe mai noi e la dea Atena, per passare dalla parte della dea Artemide, per nulla al mondo >>, gli risposi io.
<< Più che altro c’è da sperare che la dea Artemide non le faccia qualcosa di strano, per cui non riuscisse più a distinguere i suoi veri amici dai veri nemici >>, disse Camus.
<< Penso che, per la dea Artemide, sarà difficile riuscire a condizionare la sua mente.
Infatti, Saga ha sempre affermato che riuscire a condizionare la mente di Yume, come d’altronde l’accedervi, è molto complicato e difficoltoso.
Tutto ciò è dovuto al fatto che Yume ha sempre posseduto, fin dall’infanzia, una specie di scudo mentale molto potente.
E se lo dice mio fratello, io ci credo >>.
<< Allora posso solo sperare che Yume resista fino alla fine della guerra contro Artemide, cosicché potremo salvarla e riportarla al Santuario >>, dissi, sorridendo amaramente.
< Probabilmente ci arriverà l’avviso o stamattina per il pomeriggio o stasera per domani mattina >>, disse Camus.
<< Proprio per questo ti devi tirare su, per non sembrare un pappamolle, Milo.
Abbiamo affrontato pericoli più terribili, sapendo che probabilmente non saremmo tornati dai nostri cari >>, disse Kanon.
<< Tu però, come ti sentiresti, se Aglae ti lasciasse e tu non sapessi che fine le toccasse in sorte? >>, gli chiesi in risposta.
<< Mi sentirei molto triste, ma cercherei di capire il perché della sua decisione e, anche se dopo molto tempo, la accetterei >>.
<< Per me è molto difficile accettare una decisione così terribile di Yume, perché ciò ci porterà a essere separati, per sempre >>, dissi con le lacrime agli occhi.
<< Però >>, continuai, << come ha lasciato scritto nella sua lettera d’addio, ella non avrebbe potuto sopportare il peso della morte di sua madre sulla coscienza e, io al suo posto, sinceramente avrei agito allo stesso modo >>.
Camus e Kanon restarono per tutta la mattina e parte del pomeriggio con me, per farmi compagnia e se ne andarono solo verso le cinque di pomeriggio, per tornare alle loro case.
La loro dimostrazione d’amicizia in un momento così terribile per me era stata molto importante, per il sostegno che mi forniva a livello psicologico.
Quando ormai mi accingevo a preparare la cena, arrivò il messaggio che fissava il Chrysos Synagein, per le otto e mezzo del giorno seguente.
Dopo cena mi sedetti sul divano del soggiorno e iniziai a fissare la porta, come se Yume dovesse entrare da un momento all’altro proprio da lì.
Mi ritornò così alla mente la prima volta che Yume era entrata nei miei appartamenti all’ottava casa, all’incirca sei anni prima.
Erano ormai passati a quel tempo quattro mesi dal nostro ritorno dalla missione in Italia, però non avevamo avuto la possibilità di vederci così spesso, come avremmo voluto.
Infatti, oltre ai normali compiti di cavaliere d’argento che Yume svolgeva giornalmente, si era aggiunta l’ultima parte dell’addestramento delle sue allieve, aspiranti l’una all’armatura di Cassiopea e l’altra all’armatura del Pavone.
Era un sabato pomeriggio e si sentiva l’odore della pioggia nell’aria, segno chiaro di un imminente acquazzone.
Io ero occupato in quel momento, nel riordinare la cucina, che sembrava essere un campo di battaglia vero e proprio.
A un certo punto però, sentii chiaramente la presenza di un cosmo a me particolarmente conosciuto, che si avvicinava all’entrata dell’ottava casa.
Mi avviai dunque lì e come scorsi la figura in arrivo, dissi: << Ciao, Yume >>.
<< Ciao, Milo >>, mi rispose, venendomi in contro.
<< Posso sapere come mai sei qui ? >>
<< Volevo solo dirti che domani partirò per Corinto.
Andrò con Calliope della Lepre, la sua allieva Marin e le mie allieve >>.
<< E per quanto starai via, Yume? >>
<< Due settimane sono sicure, ma non è detto che non otterremmo una proroga dal gran sacerdote, qualora ce ne fosse bisogno >>.
<< Come mai tutto questo tempo? >>
<< Io ho bisogno di saggiare le capacità di Aglae e Dafne in combattimento, prima dell’inizio del torneo per l’assegnazione di alcune delle armature d’argento.
Tra esse, infatti, ci sono anche quelle di Cassiopea e del Pavone >>.
<< E non potevi farlo qui nell’Arena del Santuario? >>, le risposi un po’ arrabbiato.
<< Voglio semplicemente vedere come se la cavano su un terreno a loro sconosciuto e poi ho colto l’occasione, poiché c’era anche Calliope, che doveva fare lo stesso con Marin >>.
<< Capisco, Yume.
Scusami se ho reagito male, ma non me l’aspettavo questa cosa >>.
<< So che avrei dovuto dirtelo, ma non ho avuto l’occasione di farlo.
Infatti, in questi giorni non abbiamo avuto occasione di parlarci.
Ora vado però, perché domani dovrò svegliarmi presto e non ti vorrei disturbare oltre >>.
<< Yume, tu non mi disturbi di certo.
Comunque scusami, perché non ceni da me stasera? >>
A quella domanda, Yume si tolse la maschera e mi guardò intensamente.
<< D’accordo, Milo.
Torno solo a casa mia, per sistemare le ultime cose nella borsa, poi ti raggiungo subito >>.
A quel punto le sorrisi in risposta e, prendendola tra le mie braccia, la baciai con passione, beandomi così anche del suo buonissimo profumo di pesca matura.
Dopo un po’ ci staccammo e Yume, dopo essersi rimessa la maschera in volto, iniziò a scendere le scale, che portavano alla settima casa.
Cominciai dunque a riordinare la mia camera e la sala, che erano in completo disordine.
Dopo circa un’ora, sentii dei passi nell’ingresso della mia casa e come uscii dai miei appartamenti, mi ritrovai davanti Yume.
<< Eccomi qui >>, disse, avvicinandomisi.
<< Sono contento che tu non ci abbia messo troppo, Yume.
Così passeremo più tempo insieme >>, le risposi, sorridendo.
Mi seguì pertanto nei miei appartamenti e si tolse la maschera.
Le feci fare il giro completo della mia dimora e mi ricorderò sempre il suo stupore nel vedere la mia libreria in salotto.
Yume aveva sempre amato i libri, fin dalla più tenera età e per questo poteva vantare una cultura molto ampia.
<< Puoi prestarmi questo ? >>, mi chiese, prendendo una raccolta di sonetti di Shakespeare.
<< Certo, Yume.
Io l’ho già letto diverse volte, quindi non c’è problema >>, le risposi, sorridendo.
<< Grazie, Milo >>, mi rispose, arrossendo.
Dopo di ciò, sentimmo un tuono e poi chiaramente la pioggia iniziare a cadere.
Finita la cena, io e Yume parlammo un po’ e nonostante fossero le dieci passate, continuava a piovere a catinelle.
<< Non ho pensato a prendere una mantella, prima di uscire…
E in questo modo ora rischio di prendermi una polmonite, per tornare a casa >>, disse Yume, osservando la notte dalla finestra del salotto.
<< Aspetta ancora un po’, magari tra mezz’ora smette >>, le risposi.
<< Se domani non mi dovessi svegliare molto presto lo farei, Milo.
Ma purtroppo non è così e poi, essendo lungo il viaggio fino a Corinto, devo riposare il più possibile questa notte >>, mi disse con un’espressione seria sul volto.
<< Perché allora, non ti fermi a dormire qui?
Così eviti di prenderti una polmonite, per tornare a casa >>.
A queste mie parole Yume sbiancò, per poi diventare rossa come un peperone.
<< D-Dormire qui con te? >>, balbettò impacciata.
<< Dov’è il problema, Yume?
Già a Torino abbiamo dormito insieme e non mi sembra che ci siano stati problemi… >>.
<< Non ho nulla però da mettermi, per la notte … >>
<< Ti presto io qualcosa di mio.
Che problema c’è, Yume? >>
<< Nessuno, Milo.
Scusami, ma è solo che non me l’aspettavo una richiesta del genere da parte tua… >>
<< Semplicemente mi sei mancata tanto e ora che stai per partire, vorrei stare con te per quanto più tempo possibile.
Comunque ora puoi andare a guardare, se trovi qualcosa che ti piaccia nell’armadio >>.
Yume così, dopo avermi dato un bacio sulla guancia, scomparve nel corridoio.
Io nel frattempo sparecchiai la tavola e misi tutto a posto.
<< Spero che non ti dispiaccia, se metto questa maglia >>, sentii dire alle mie spalle.
Come mi voltai, vidi Yume con indosso la mia maglia preferita, che le faceva propriamente da camicia da notte e i capelli sciolti, che le ricadevano in maniera ordinata sulle spalle.
<< No, tranquilla.
E poi ti sta molto bene >>, le risposi e lei arrossì.
Quella così fu la prima notte che passammo insieme al Santuario e anche quella in cui capii che Yume era veramente l’altra parte di me, che mi completava del tutto.
Terminato il flusso dei ricordi, ritornai alla realtà, che mi travolse come un torrente in piena.
E in quel momento mi ritornarono alla mente le parole che Yume mi aveva detto poco tempo prima della sua scomparsa, rispetto al suo destino…
Forse inconsciamente sapeva che cosa le sarebbe accaduto, senza aver bisogno delle sue visioni premonitrici…
Se purtroppo però, la dea Artemide fosse riuscita in qualche modo a spezzare la volontà di Yume, avrei dovuto tenere fede alla promessa fattale…
E in quel modo, avrei dovuto colpirla con il mio Scarlet Needle, fino a farla rinvenire…
Con questi pensieri tetri, mi alzai dal divano e andai in camera mia dove, dopo essermi spogliato, mi misi a letto, stringendo la vecchia maschera di Yume e sperando che mi fosse concesso almeno di rivederla in sogno.
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<< Non credere di riuscirmi a battere con delle illusioni così insensate, Aurora di Pentesilea.
Tu, infatti, non hai proprio idea di che cosa sia l’inferno, che uno può creare attraverso la propria mente >>, dissi con odio verso la guerriera della dea Artemide.
Una sua compagna aveva dovuto prenderla al volo, perché in caso contrario sarebbe caduta a terra, a causa del contraccolpo ricevuto, quando aveva tentato di violare la mia mente.
Il maestro Saga, quando ero una bambina, infatti,  mi aveva insegnato tutto sul come difendere la propria mente dagli attacchi avversari.
E questi insegnamenti, uniti alla mia innata capacità di creare una barriera mentale, rendevano la mia mente, un luogo quasi del tutto invalicabile.
<< Tu sia maledetta, guerriera di Atena, per ciò che hai fatto ad Aurora.
Devi solo ringraziare, che la dea Artemide ci abbia ordinato di non farti del male fisicamente, altrimenti fosse per me, avresti già tutti gli arti in pezzi >>, disse, adirata la guerriera, che aveva sostenuto la mia pseudo-torturatrice.
<< Che cosa vuole la vostra dea da me?
Dovrebbe sapere che io non le giurerò mai volontariamente fedeltà, per nessun motivo al mondo >>, le risposi decisa.
La nostra conversazione però, fu interrotta dall’improvvisa apertura della porta e dall’ingresso della dea Artemide, nella cella dov’ero stata portata, dopo il mio arrivo a Delo.
Le sue guerriere s’inchinarono al suo cospetto, mentre io la guardai in volto, poiché lei non era la dea per cui combattevo e cui avevo giurato fedeltà sino alla morte.
<< Uscite pure, mie guerriere.
Voglio restare da sola con la prigioniera >>, disse, la dea Artemide.
<< Ai suoi ordini, dea Artemide >>, risposero le guerriere e uscirono dalla cella, non prima però di avermi lanciato uno sguardo carico d’odio.
La guerriera che aveva tentato di attaccarmi mentalmente peraltro, era letteralmente trascinata dalla sua compagna.
<< Vedo che nemmeno Aurora di Pentesilea è riuscita a infrangere le tue barriere mentali con i suoi incubi >>, disse la dea Artemide.
<< Come ho già detto alla sua guerriera, ella non sa nemmeno che cosa siano i veri incubi e i veri e propri inferni mentali >>, le risposi.
<< Ti riferisci forse al fatto che la Pizia Francesca te ne ha fatti vedere di peggiori, durante i tuoi due anni di addestramento a Delfi? >>
<< Ma lei come fa a sapere che mi sono addestrata lì, per due anni? >>
<< Il Santuario di Delfi è legato a mio fratello, ovvero il dio Apollo.
Pertanto so tutto ciò che accade lì dentro.
Comunque penso che ormai tu abbia capito il motivo per cui sei qui… >>
<< Potrete anche sottopormi alle peggiori torture mentali e fisiche, che sono in vostro potere, ma non riuscirete mai a piegare la mia anima.
Io sono e resterò sempre Yume, cavaliere d’argento di Cassandra della dea Atena.
Non tradirò mai ciò in cui credo, a costo della mia stessa vita e anche della mia anima >>.
<< Sei proprio testarda, come Cassandra.
Lei era come te e mi tradì, perché, a suo parere, il mio animo era stato deviato verso il male.
Il suo tradimento fu, per me, causa di dolore inenarrabile, poiché io stessa l’avevo cresciuta, come se fosse stata mia figlia >>.
A quelle sue parole, rimasi di sasso, infatti, non essendosi ancora risvegliati in me tutti i ricordi di Cassandra, parte di essi mi era completamente sconosciuta.
<< Non pensi però, che Cassandra l’abbia fatto così a cuor leggero, come lei crede.
Posso, infatti, affermare che Cassandra ha combattuto con la morte nel cuore contro le sue vecchie compagne di battaglie >>.
<< Mi spiace Yume, ma non riesco a credere alle tue parole.
Se fosse stato così, infatti, Cassandra non avrebbe ucciso con le sue stesse mani due sue vecchie compagne ed amiche >>, mi rispose arrabbiata la dea Artemide.
Non potei rispondere però a quelle sue parole, poiché sapevo benissimo che la dea Artemide aveva la ragione dalla sua parte.
<< Ora se non ti dispiace Yume, ti toglierò la maschera dal volto >>, disse la dea Artemide, avvicinandomisi pericolosamente.
<< Non voglio toglierla, poiché essa rappresenta il mio onore, come cavaliere d’argento della dea Atena >>, le risposi, volgendo la testa contro il muro.
<< Hai detto bene, Yume.
Essa rappresenta il tuo onore come guerriera della dea Atena.
Però presto diverrai una mia guerriera e non la dovrai più indossare, per essere degna di combattere >>, mi rispose la dea Artemide, ormai ad un passo da me.
La dea Artemide così, senza che io potessi oppormi, voltò la mia testa dalla sua parte e mi tolse la maschera dal volto, per poi spezzarla in due.
In quel momento mi sentii terrorizzata, spaventata a morte e furiosa, allo stesso tempo.
<< Sei proprio uguale a Cassandra, Yume.
I tuoi occhi hanno la stessa luce e forza d’animo di Cassandra, tua antenata e mia ex prima guerriera >>, disse la dea Artemide, guardandomi negli occhi.
Passammo non so quanto tempo a guardarci, ma la nostra battaglia di sguardi, fu interrotta dall’improvviso spalancarsi della porta.
Io nascosi immediatamente il volto contro la parete, poiché non volevo mostrarlo a nessuno.
Mia dea, mi scusi se la disturbo, ma c’è un messaggero di vostro fratello, il nobile Apollo.
E sembra avere grande urgenza di parlarvi >>, sentii dire dal nuovo venuto, che riconobbi come Francesco, guerriero di Atteone.
<< Allora, vado ad ascoltarlo.
Tu invece resta pure qui, ma ricordati che non devi fare del male alla prigioniera >>, disse la dea Artemide, per poi aprire la porta e scomparire dietro di essa.
<< Come mai non mi mostri il volto, Yume? >>
<< Che cosa te ne importa, guerriero di Atteone? >>, gli risposi, piccata.
<< La dea Artemide ti ha tolto la maschera, vero ?
Dunque, se non ricordo male, voi guerriere della dea Atena dovete portarla, per combattere.
Oltretutto siete costrette ad amare o uccidere l’uomo, che vi vedesse senza…
Di conseguenza non puoi e non vuoi guardarmi in volto >>.
<< E allora, cosa cavolo puoi volere da me ? >>
<< Volevo solo dirti che la dea Artemide ha dei progetti, rispetto a noi due, quando diverrai una mia compagna di battaglie >>.
<< Di cosa stai parlando? >>
<< Forse non lo sai, ma i nostri illustri antenati, ovvero Cassandra e Atteone, erano promessi sposi, per il volere della mia dea.
Cassandra però s’innamorò di quel maledetto Endimione dello Scorpione e tutto saltò.
<< Se tu e la tua dea pensate che io darò il mio consenso a tutto ciò, vi sbagliate di grosso.
Io amo un solo uomo cui ho già promesso la mia mano e non amerò mai nessun altro >>, gli risposi adirata, come non mai.
Ma come gli poteva passare per la testa una cosa del genere?, mi chiedevo tra me e me.
<< Ti riferisci forse, a quell’insulso cavaliere d’oro di Scorpio? >>
<< Milo non è assolutamente insulso e non merita il tuo disprezzo.
Egli è un grande, coraggioso e valoroso cavaliere della dea Atena.
Tu, infatti, non lo conosci e non sai com’è >>.
<< Potrai pensare e dire di lui tutto quello che vuoi, ma io non cambierò idea.
Infatti, per me, tutti i cavalieri d’oro della dea Atena sono insulsi.
Ora fammi vedere il tuo volto >>.
<< No, non voglio.
Nessun uomo può vedermi in volto, a parte Milo >>.
Sentii i suoi passi avvicinarsi sempre di più a me e ormai avevo il cuore in gola.
Purtroppo non potevo fare nulla per oppormi, infatti, avevo le braccia e le gambe legate con catene che parallelamente bloccavano e assorbivano il mio cosmo, rendendomi così sempre più debole e quindi vulnerabile.
Mi voltò così la faccia verso di lui e mi ritrovai a guardarlo negli occhi.
<< Sei molto bella, Yume.
Penso proprio che mi sarai congeniale, come compagna di vita.
E poi io adoro le donne fiere e combattive >>, disse avvicinandomisi tanto da lasciare la distanza a mala pena di un soffio, tra noi.
Non feci in tempo a reagire, che mi ritrovai le sue labbra sulle mie.
Come realizzai la cosa, e dopo aver raccolto le poche forze che mi restavano, lo respinsi subito, mordendogli un labbro fino a farlo sanguinare e spingendolo lontano da me.
<< Ma come ti sei permessa di mordermi, Yume?
Comunque sappi che, respingendomi otterrai solo l’effetto contrario.
Come ti ho detto poco fa, infatti, io adoro le donne combattive >>, disse, asciugandosi il sangue, che gli colava giù dal labbro inferiore.
<< Sei un maledetto e piuttosto che concedermi a te, preferisco buttarmi in mare e affogare.
Il mio corpo e la mia anima, infatti, appartengono solo a Milo e questo nessuno potrà mai cambiarlo nemmeno una divinità, per quanto potente che sia.
Fattene una ragione e trova altrove una donna che sappia amarti, per ciò che sei >>, gli risposi, guardandolo furiosa, a dir poco.
<< Non è detto, Yume di Cassandra.
Ora ti devo lasciare, ma ci rivedremo presto, piccola mia >>, mi disse, sorridendomi in modo arrogante e dopo avermi guardato un’ultima volta, scomparve oltre la porta.
Non risposi alla sua battuta, perché non serviva a nulla parlargli.
Rimasta così sola nella mia cella, cominciai a pensare al mio amato Milo.
Mi sentivo così in colpa nei suoi confronti, poiché avevo fatto vedere il mio volto a un altro uomo, che mi aveva anche baciato, volente o nolente che fossi…
Le lacrime cominciarono a scendermi copiose sulle guance e la tristezza, mi avvolse come un manto invisibile e accogliente.
Chissà Milo come starai ora, pensai.
Ormai avrai scoperto ciò che ho fatto e sarai disperato, per avermi perso senza poter fare nulla, per evitarlo…
Non mi pentirò però mai della mia decisione, poiché mia madre non dev’essere punita, per causa mia…
Ha già abbastanza sofferto nella sua vita, perdendo prima mio padre, quand’era ancora giovanissima e poi me, quand’ero appena nata…
Spero solo che Camus, il maestro Saga e Kanon riescano a starti vicino e ad aiutarti.
In nome del mio amore per te e per tutto ciò in cui credo, ti prometto che lotterò fino a quando ne avrò la forza, per non essere soggiogata dalla dea Artemide.
Dopo aver formulato questo pensiero, mi accoccolai come potei sul pavimento di pietra, per cercare di dormire qualche ora e recuperare un po’ di energia.
Con il volto sorridente di Milo in mente, caddi nelle braccia di Morfeo.

Nota dell'autrice:
e rieccomi qui con il seguito della mia precedente fanfiction.
Spero che piaccia ai miei antichi lettori e che nessuno mi odi per ciò che ho fatto fare al guerriero di Atteone. 
Ciao e alla prossima, Lilith
  
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