La maledizione dell' amore eterno- parte seconda

di Aquarius no Lilith
(/viewuser.php?uid=123096)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: scoperte e ricordi ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Chrysos Synagein e oracoli dall’al di là ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: conversazioni e sogni rivelatori (parte prima) ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: conversazioni e sogni rivelatori (parte seconda) ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: terribile scoperta e passati che ritornano ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: quiete prima della tempesta e scontro terribile: lo Scarlet Needle Antares contro il fantasma di morte ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: il colpo proibito di Yume e il ritorno della pace ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: scoperte e ricordi ***


Come mi svegliai, sentii che c’era qualcosa di strano.
Infatti, come tastai la parte del letto accanto a me, la sentii vuota e fredda.
Dev’essersi già svegliata, pensai.
Indugiai ancora un po’ sotto le coperte e, quando mi decisi ad alzarmi, aprii gli occhi.
Presi i miei abiti sparsi per la stanza e andai a rivestirmi in bagno.
Sul mio viso regnava un grandissimo sorriso, poiché la donna che amavo di più al mondo, aveva accettato di sposarmi.
Dopo essermi dato una rinfrescata, andai in cucina, per la colazione.
Non so il perché, ma avevo una strana inquietudine addosso e il non aver trovato Yume da nessuna parte, non faceva altro che alimentare tale sensazione.
Infatti, era strano che non fosse rimasta a colazione con me, come aveva sempre fatto, quando restava a dormire da me…
Magari avrà avuto qualcosa d’importante da fare, pensai, mentre mangiavo la mia colazione in solitario.
Tornai poi in camera mia, per prendere il libro da leggere che Camus mi aveva prestato e che avevo finito il giorno prima, per riportarglielo.
Come lo presi, mi accorsi, girandomi per uscire dalla stanza, che sul cuscino accanto al mio, era posato un foglio di carta piegato in due insieme alla vecchia maschera di Yume.
<< Una lettera di Yume? >>, dissi, prendendola.
La aprii e mentre leggevo, il mio incarnato perdeva sempre più colore e parte del mio strazio interiore che era, a dir poco, illimitato, si mostrava attraverso le lacrime che mi scendevano copiose, sulle guance.
Come terminai di leggerla, caddi a terra in ginocchio, come se mi avessero tolto tutte le forze in una volta sola.
<< Perché mi hai fatto questo, Yume?
Perché non mi hai detto nulla, riguardo alla tua decisione?
Perché te ne sei andata, rompendo la promessa che mi hai fatto ieri notte e mi hai lasciato solo? >>, cominciai a dire e poi con il cuore infranto in miliardi di pezzettini, restai fermo in ginocchio a fissare, senza realmente vederla, l’ultima cosa che mi restava di Yume e che fosse veramente stata importante per lei: la sua vecchia maschera crepata a metà.
Non riuscendo a trattenere le mie lacrime, esse cadevano copiose sulle mie guance, come l’acqua di un torrente in piena e bagnavano il pavimento.
Non so quanto rimasi in quella posizione, poiché tutto ciò che era attorno a me, sembrava aver perso qualsiasi possibile importanza, ora che non avevo più accanto la donna che amavo più di me stesso e per cui avrei dato senza alcun problema la mia vita.
<< Milo cos’è successo?
All’improvviso ho sentito il tuo cosmo agitarsi, come se fosse stato in preda alla più grande e profonda disperazione >>, sentii dire da Camus nel corridoio.
<< Milo? >>, disse una volta giunto in camera mia, guardandomi.
Io però ero talmente sconvolto, che non riuscivo nemmeno a proferire parola…
Dopo che Camus probabilmente ebbe osservato la lettera nella mia mano destra e la maschera crepata di Yume nella sinistra, disse:
<< Che cosa ha fatto Yume? Ti ha per caso risposto negativamente alla proposta di matrimonio? >>
<< Non è quello, Camus dell’Acquario.
Yume se n’è andata, per salvare sua madre e si è consegnata alla dea Artemide, per concederci più tempo per prepararci all’ultimo terribile scontro con quella dea >>, sentii dire alle sue spalle dal gran sacerdote, ossia Saga.
<< Allora capisco il perché Milo si trovi in questo stato.
Quest’iniziativa del cavaliere d’argento di Cassandra però, potrebbe essere un’arma a doppio taglio, per noi.
Che cosa ne pensi, a proposito, Saga? >>
<< A riguardo ho deciso di convocare un altro Chrysos Synagein il prima possibile, non appena avrò parlato con la dea Atena.
Per cui tu ora occupati di rimettere in sesto, per quanto possibile, il cavaliere d’oro dello Scorpione.
Infatti, entro domani mattina al massimo, riceverete la convocazione per il Chrysos Synagein >>, rispose Saga a Camus.
<< Milo ce la fai ad alzarti da solo o ti devo aiutare? >>, disse Camus.
<< Lasciami in pace e vattene, perché ora voglio restare solo >>, gli risposi, mentre mi asciugavo le lacrime con la mano destra.
<< Scusa, ma perché dovrei andarmene?
In questo momento hai bisogno di tutto l’aiuto possibile e, essendo il tuo migliore amico, ti starò accanto come posso.
Oltretutto Saga me l’ha ordinato e non posso disobbedire al gran sacerdote >>.
<< Se proprio vuoi restare fallo, ma lasciami in pace >>, gli risposi, dopo essermi alzato e seduto sul mio letto.
<< Allora, nel frattempo vado a farti un thè.
Magari ti aiuterà un po’ >>, disse e se ne andò in cucina.
Come fui solo, ricominciai a fissare la vecchia maschera di Yume e mi tornarono alla mente tanti ricordi, tra cui quello del nostro primo incontro e del nostro primo scontro.
Avevo allora sette anni appena, compiuti da nemmeno sette mesi.
Erano ancora e giorni degli allenamenti base, prima di tornare a Milos, per l’addestramento vero e proprio con il mio futuro maestro.
Stavo combattendo corpo a corpo contro Aiolia nell’Arena sotto lo sguardo vigile di Aiolos e Mu, Camus, Shaka, quando fece il suo ingresso Saga, cavaliere d’oro dei Gemelli e amico di Aiolos.
<< Ciao ragazzi, come state? >>, disse Saga.
<< Bene, Saga >>, rispondemmo tutti insieme.
<< Ora siete liberi, ragazzi.
Domani mattina però siate puntuali qui alle sette, per l’addestramento >>, disse Aiolos.
<< Prima che ve ne andiate, vorrei però farvi conoscere una persona, che d’ora in poi sarà vostra compagna d’addestramento >>, disse, lasciandoci tutti stupiti.
Eravamo tutti sconvolti, infatti, non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere…
<< Yume, vieni pure avanti >>, furono le parole pronunciate in una strana lingua da Saga, dopo essersi volto verso qualcuno dietro di lui.
Avanzò così una bambina, che doveva avere la nostra età, dai lunghi capelli castani e con in volto una maschera, decorata ai lati con dei fiori viola.
<< Lei è Yume e sarà la mia allieva.
Pur essendo molto giovane, ha già in cosmo molto sviluppato e poteri mentali di tutto rispetto, oltre al fatto che può vedere il futuro in sogno.
È di origine italiana e non parla ancora molto bene il greco, quindi potrebbe non capire tutto quello ciò che le dite all’inizio >>, disse Saga, sorridendo.
Andammo subito tutti a presentarci e Yume ci rispose in un greco incerto, ma non errato.
Dopo le presentazioni, Yume se ne andò con Saga, mentre io e gli altri andammo a respirare un po’ d’aria pulita al mare.
Io specialmente adoravo andarci, poiché mi ricordava tanto il mare, che circondava la mia isola natale di Milos e che tanto mi mancava…
Io alla fine restai solo, poiché quasi avevano qualcosa da fare altrove.
Decisi dunque di fare una camminata sul lungomare, prima di tornare al Santuario.
A un certo punto, vidi Yume, seduta sulla sabbia e intenta a osservare il mare.
O almeno così pensavo che fosse, poiché aveva la maschera in volto.
<< Ciao, Yume >>, le dissi, mentre mi sedevo accanto a lei.
<< Milo, vero? >>, disse, voltandosi dalla mia parte.
<< Sì >>, le risposi, sorridendole.
<< Allora ciao >>, rispose e poi non parlò più.
<< Quanti anni hai? >>, le chiesi, cercando di non far cadere la conversazione.
<< Ne devo compiere sette tra dodici giorni >>, mi rispose.
<< Ami il mare? >>
<< Mare? >>
<< Quello che stai osservando >>.
<< Sì, è bellissimo >>, disse e poi mi cadde addosso.
<< Yume, che cos’hai? >>, dissi preoccupato, cercando di rianimarla.
Non dava però alcun segno di vita e quindi non sapevo che fare.
A un certo punto il suo corpo fu attraversato da un tremito e disse nella sua lingua, allora a me sconosciuta: << I tuoi occhi sono come i suoi >>.
<< Come, Yume? >>
<< Che cos’è successo ? >>, sentii dire da una voce alle mie spalle, che riconobbi come quella di Saga.
<< All’improvviso è svenuta sulla sabbia e poi mi ha detto qualcosa nella sua lingua, che non ho capito >>, gli risposi, guardandolo.
Parve rilassarsi alla mia risposta e, dopo aver preso in braccio Yume, disse:
<<È normale che le sia successa una cosa del genere.
Infatti, accade spesso, quando ha delle visioni sul futuro.
Non ti preoccupare comunque, perché ora la porterò da me alla terza casa.
Passa una buona serata e a domani >>.
<< Arrivederci a domani, Saga >>, gli risposi e lui se ne andò subito.
Il giorno seguente ci ritrovammo tutti nell’Arena alle cinque e Aiolos decretò, che dovessimo esercitarci tra noi nel combattimento corpo a corpo, a coppie.
Shaka quel giorno non c’era, poiché aveva iniziato la sua meditazione molto presto e non era ancora tornato tra noi…
Vidi Yume restare in disparte in un angolo, come se non sapesse che cosa fare…
Allora andai verso di lei e le dissi: << Vuoi esercitarti con me ? >>
<< D’accordo, Milo >>, mi rispose e come me, mettendosi in posizione di difesa, iniziammo a studiarci, per capire chi avrebbe fatto la prima mossa.
Inizia io, tirandole n pugno, che lei riuscì ad evitare all’ultimo momento e mi rispose, tirandomi un calcio, che evitai, per un pelo.
Il nostro scontro corpo a corpo durò per un tempo molto lungo senza esclusione di colpi e cadute a terra di entrambi.
Yume, a differenza mia che mi esercitavo in quel tipo di lotta da ormai un anno, aveva una predisposizione naturale a quel tipo di combattimento, oltre al fatto che, a volte, sembrava sapere quale sarebbe stata la mia mossa successiva.
Ci fermammo solo quando Saga si mise in mezzo tra noi due, che guardandoci, disse:
<< Per oggi va bene così.
Ora prendetevi pure una pausa, ma tornate per le due qui, per continuare ad allenarvi >>.
Yume allora, mi si avvicinò e disse:
<< Complimenti, Milo.
Combatti veramente molto bene >>.
<< Grazie, Yume.
Anche tu però, sei molto brava a combattere >>, le risposi, arrossendo per l’imbarazzo.
Quei ricordi risalivano ormai a tredici anni prima, ma li consideravo alcuni dei momenti più importanti della mia vita.
Se, infatti, non avessi avuto la possibilità di stare accanto a Yume, prima come amico e poi come suo ragazzo, probabilmente non sarei diventato l’uomo che sono ora.
Yume, infatti, senza nemmeno rendersene conto, era riuscita a smussare certi lati del mio carattere, diciamo non molto positivi.
Le mie riflessioni però furono interrotte, da un improvviso vociare nel corridoio.
<< Sai, per caso, che cos’è successo a Milo, Camus? >>.
<< So solo quello che ha detto il gran sacerdote, cioè tuo fratello >>.
<< E Saga che cosa avrebbe detto? >>
<< Semplicemente che Yume si è consegnata alla dea Artemide, per salvare sua madre >>.
<< Oh, cavoli…
E Milo ora dov’è? >>
<< Sono in camera mia >>, urlai per risposta a Kanon.
Quando varcò la soglia, vidi che aveva uno sguardo preoccupato.
<< Come stai? >>, disse Kanon.
<< Secondo te ? >>, gli risposi io con tono sarcastico.
<< Sì, in effetti, non era una delle domande migliori da porti >>.
<< Ecco qui il tuo thè, Milo >>, esordì Camus, entrando nella mia camera.
Dopo avermi dato la tazza, si andò ad appoggiare con le spalle al muro accanto a Kanon, di modo che entrambi potessero guardarmi negli occhi.
<< Grazie >>, gli risposi e iniziai a berlo.
<< Com’è possibile che Yume ieri non ti sia sembrata strana, Milo? >>
<< Non ne ho la più pallida idea.
E poi sinceramente, dopo che aveva accettato la mia proposta di matrimonio, di certo non mi sarei aspettato un comportamento del genere >>, risposi a Kanon.
< C’è da chiedersi però, come e quando le sia pervenuta tale richiesta, da parte della dea Artemide >>, disse Camus.
<< Qui al Santuario no di certo, poiché se fosse entrato qualche nemico, ce ne saremmo accorti >>, disse Kanon.
<< Ma allora dove ?
Yume mi è sempre stata vicino in questi ultimi giorni prima e durante la missione a Delo dalla dea Artemide >>, dissi io.
<< Non esattamente, Milo.
Durante la pausa per il pranzo a Delo, siamo stati separati da lei e dalla dea Atena >>.
<< Siete stati separati a Delo? >>, rispose Camus a Kanon.
<< Esatto, Camus.
Da una parte noi uomini e dall’altra Yume e la dea Atena.
Ora te lo ricordi, Milo? >>
<< È vero, non può essere andata altrimenti.
Non c’è stato un altro momento, infatti, in cui fosse sola ieri >>, dissi io.
<< Il brutto è che non abbiamo potuto fare nulla, per evitare tale situazione >>, disse Kanon.
La domanda ora che ci dobbiamo porre è un’altra:
perché Artemide rivuole presso di sé colei che è la discendente e l’attuale reincarnazione di una guerriera che l’ha tradita, in epoca mitologica?
Yume oltretutto ha dimostrato la sua devozione alla dea Atena, battendo e uccidendo in duello la guerriera Danae di Niobe >>.
<< Bella domanda, Camus.
Io sono certo però che Yume non tradirebbe mai noi e la dea Atena, per passare dalla parte della dea Artemide, per nulla al mondo >>, gli risposi io.
<< Più che altro c’è da sperare che la dea Artemide non le faccia qualcosa di strano, per cui non riuscisse più a distinguere i suoi veri amici dai veri nemici >>, disse Camus.
<< Penso che, per la dea Artemide, sarà difficile riuscire a condizionare la sua mente.
Infatti, Saga ha sempre affermato che riuscire a condizionare la mente di Yume, come d’altronde l’accedervi, è molto complicato e difficoltoso.
Tutto ciò è dovuto al fatto che Yume ha sempre posseduto, fin dall’infanzia, una specie di scudo mentale molto potente.
E se lo dice mio fratello, io ci credo >>.
<< Allora posso solo sperare che Yume resista fino alla fine della guerra contro Artemide, cosicché potremo salvarla e riportarla al Santuario >>, dissi, sorridendo amaramente.
< Probabilmente ci arriverà l’avviso o stamattina per il pomeriggio o stasera per domani mattina >>, disse Camus.
<< Proprio per questo ti devi tirare su, per non sembrare un pappamolle, Milo.
Abbiamo affrontato pericoli più terribili, sapendo che probabilmente non saremmo tornati dai nostri cari >>, disse Kanon.
<< Tu però, come ti sentiresti, se Aglae ti lasciasse e tu non sapessi che fine le toccasse in sorte? >>, gli chiesi in risposta.
<< Mi sentirei molto triste, ma cercherei di capire il perché della sua decisione e, anche se dopo molto tempo, la accetterei >>.
<< Per me è molto difficile accettare una decisione così terribile di Yume, perché ciò ci porterà a essere separati, per sempre >>, dissi con le lacrime agli occhi.
<< Però >>, continuai, << come ha lasciato scritto nella sua lettera d’addio, ella non avrebbe potuto sopportare il peso della morte di sua madre sulla coscienza e, io al suo posto, sinceramente avrei agito allo stesso modo >>.
Camus e Kanon restarono per tutta la mattina e parte del pomeriggio con me, per farmi compagnia e se ne andarono solo verso le cinque di pomeriggio, per tornare alle loro case.
La loro dimostrazione d’amicizia in un momento così terribile per me era stata molto importante, per il sostegno che mi forniva a livello psicologico.
Quando ormai mi accingevo a preparare la cena, arrivò il messaggio che fissava il Chrysos Synagein, per le otto e mezzo del giorno seguente.
Dopo cena mi sedetti sul divano del soggiorno e iniziai a fissare la porta, come se Yume dovesse entrare da un momento all’altro proprio da lì.
Mi ritornò così alla mente la prima volta che Yume era entrata nei miei appartamenti all’ottava casa, all’incirca sei anni prima.
Erano ormai passati a quel tempo quattro mesi dal nostro ritorno dalla missione in Italia, però non avevamo avuto la possibilità di vederci così spesso, come avremmo voluto.
Infatti, oltre ai normali compiti di cavaliere d’argento che Yume svolgeva giornalmente, si era aggiunta l’ultima parte dell’addestramento delle sue allieve, aspiranti l’una all’armatura di Cassiopea e l’altra all’armatura del Pavone.
Era un sabato pomeriggio e si sentiva l’odore della pioggia nell’aria, segno chiaro di un imminente acquazzone.
Io ero occupato in quel momento, nel riordinare la cucina, che sembrava essere un campo di battaglia vero e proprio.
A un certo punto però, sentii chiaramente la presenza di un cosmo a me particolarmente conosciuto, che si avvicinava all’entrata dell’ottava casa.
Mi avviai dunque lì e come scorsi la figura in arrivo, dissi: << Ciao, Yume >>.
<< Ciao, Milo >>, mi rispose, venendomi in contro.
<< Posso sapere come mai sei qui ? >>
<< Volevo solo dirti che domani partirò per Corinto.
Andrò con Calliope della Lepre, la sua allieva Marin e le mie allieve >>.
<< E per quanto starai via, Yume? >>
<< Due settimane sono sicure, ma non è detto che non otterremmo una proroga dal gran sacerdote, qualora ce ne fosse bisogno >>.
<< Come mai tutto questo tempo? >>
<< Io ho bisogno di saggiare le capacità di Aglae e Dafne in combattimento, prima dell’inizio del torneo per l’assegnazione di alcune delle armature d’argento.
Tra esse, infatti, ci sono anche quelle di Cassiopea e del Pavone >>.
<< E non potevi farlo qui nell’Arena del Santuario? >>, le risposi un po’ arrabbiato.
<< Voglio semplicemente vedere come se la cavano su un terreno a loro sconosciuto e poi ho colto l’occasione, poiché c’era anche Calliope, che doveva fare lo stesso con Marin >>.
<< Capisco, Yume.
Scusami se ho reagito male, ma non me l’aspettavo questa cosa >>.
<< So che avrei dovuto dirtelo, ma non ho avuto l’occasione di farlo.
Infatti, in questi giorni non abbiamo avuto occasione di parlarci.
Ora vado però, perché domani dovrò svegliarmi presto e non ti vorrei disturbare oltre >>.
<< Yume, tu non mi disturbi di certo.
Comunque scusami, perché non ceni da me stasera? >>
A quella domanda, Yume si tolse la maschera e mi guardò intensamente.
<< D’accordo, Milo.
Torno solo a casa mia, per sistemare le ultime cose nella borsa, poi ti raggiungo subito >>.
A quel punto le sorrisi in risposta e, prendendola tra le mie braccia, la baciai con passione, beandomi così anche del suo buonissimo profumo di pesca matura.
Dopo un po’ ci staccammo e Yume, dopo essersi rimessa la maschera in volto, iniziò a scendere le scale, che portavano alla settima casa.
Cominciai dunque a riordinare la mia camera e la sala, che erano in completo disordine.
Dopo circa un’ora, sentii dei passi nell’ingresso della mia casa e come uscii dai miei appartamenti, mi ritrovai davanti Yume.
<< Eccomi qui >>, disse, avvicinandomisi.
<< Sono contento che tu non ci abbia messo troppo, Yume.
Così passeremo più tempo insieme >>, le risposi, sorridendo.
Mi seguì pertanto nei miei appartamenti e si tolse la maschera.
Le feci fare il giro completo della mia dimora e mi ricorderò sempre il suo stupore nel vedere la mia libreria in salotto.
Yume aveva sempre amato i libri, fin dalla più tenera età e per questo poteva vantare una cultura molto ampia.
<< Puoi prestarmi questo ? >>, mi chiese, prendendo una raccolta di sonetti di Shakespeare.
<< Certo, Yume.
Io l’ho già letto diverse volte, quindi non c’è problema >>, le risposi, sorridendo.
<< Grazie, Milo >>, mi rispose, arrossendo.
Dopo di ciò, sentimmo un tuono e poi chiaramente la pioggia iniziare a cadere.
Finita la cena, io e Yume parlammo un po’ e nonostante fossero le dieci passate, continuava a piovere a catinelle.
<< Non ho pensato a prendere una mantella, prima di uscire…
E in questo modo ora rischio di prendermi una polmonite, per tornare a casa >>, disse Yume, osservando la notte dalla finestra del salotto.
<< Aspetta ancora un po’, magari tra mezz’ora smette >>, le risposi.
<< Se domani non mi dovessi svegliare molto presto lo farei, Milo.
Ma purtroppo non è così e poi, essendo lungo il viaggio fino a Corinto, devo riposare il più possibile questa notte >>, mi disse con un’espressione seria sul volto.
<< Perché allora, non ti fermi a dormire qui?
Così eviti di prenderti una polmonite, per tornare a casa >>.
A queste mie parole Yume sbiancò, per poi diventare rossa come un peperone.
<< D-Dormire qui con te? >>, balbettò impacciata.
<< Dov’è il problema, Yume?
Già a Torino abbiamo dormito insieme e non mi sembra che ci siano stati problemi… >>.
<< Non ho nulla però da mettermi, per la notte … >>
<< Ti presto io qualcosa di mio.
Che problema c’è, Yume? >>
<< Nessuno, Milo.
Scusami, ma è solo che non me l’aspettavo una richiesta del genere da parte tua… >>
<< Semplicemente mi sei mancata tanto e ora che stai per partire, vorrei stare con te per quanto più tempo possibile.
Comunque ora puoi andare a guardare, se trovi qualcosa che ti piaccia nell’armadio >>.
Yume così, dopo avermi dato un bacio sulla guancia, scomparve nel corridoio.
Io nel frattempo sparecchiai la tavola e misi tutto a posto.
<< Spero che non ti dispiaccia, se metto questa maglia >>, sentii dire alle mie spalle.
Come mi voltai, vidi Yume con indosso la mia maglia preferita, che le faceva propriamente da camicia da notte e i capelli sciolti, che le ricadevano in maniera ordinata sulle spalle.
<< No, tranquilla.
E poi ti sta molto bene >>, le risposi e lei arrossì.
Quella così fu la prima notte che passammo insieme al Santuario e anche quella in cui capii che Yume era veramente l’altra parte di me, che mi completava del tutto.
Terminato il flusso dei ricordi, ritornai alla realtà, che mi travolse come un torrente in piena.
E in quel momento mi ritornarono alla mente le parole che Yume mi aveva detto poco tempo prima della sua scomparsa, rispetto al suo destino…
Forse inconsciamente sapeva che cosa le sarebbe accaduto, senza aver bisogno delle sue visioni premonitrici…
Se purtroppo però, la dea Artemide fosse riuscita in qualche modo a spezzare la volontà di Yume, avrei dovuto tenere fede alla promessa fattale…
E in quel modo, avrei dovuto colpirla con il mio Scarlet Needle, fino a farla rinvenire…
Con questi pensieri tetri, mi alzai dal divano e andai in camera mia dove, dopo essermi spogliato, mi misi a letto, stringendo la vecchia maschera di Yume e sperando che mi fosse concesso almeno di rivederla in sogno.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------
<< Non credere di riuscirmi a battere con delle illusioni così insensate, Aurora di Pentesilea.
Tu, infatti, non hai proprio idea di che cosa sia l’inferno, che uno può creare attraverso la propria mente >>, dissi con odio verso la guerriera della dea Artemide.
Una sua compagna aveva dovuto prenderla al volo, perché in caso contrario sarebbe caduta a terra, a causa del contraccolpo ricevuto, quando aveva tentato di violare la mia mente.
Il maestro Saga, quando ero una bambina, infatti,  mi aveva insegnato tutto sul come difendere la propria mente dagli attacchi avversari.
E questi insegnamenti, uniti alla mia innata capacità di creare una barriera mentale, rendevano la mia mente, un luogo quasi del tutto invalicabile.
<< Tu sia maledetta, guerriera di Atena, per ciò che hai fatto ad Aurora.
Devi solo ringraziare, che la dea Artemide ci abbia ordinato di non farti del male fisicamente, altrimenti fosse per me, avresti già tutti gli arti in pezzi >>, disse, adirata la guerriera, che aveva sostenuto la mia pseudo-torturatrice.
<< Che cosa vuole la vostra dea da me?
Dovrebbe sapere che io non le giurerò mai volontariamente fedeltà, per nessun motivo al mondo >>, le risposi decisa.
La nostra conversazione però, fu interrotta dall’improvvisa apertura della porta e dall’ingresso della dea Artemide, nella cella dov’ero stata portata, dopo il mio arrivo a Delo.
Le sue guerriere s’inchinarono al suo cospetto, mentre io la guardai in volto, poiché lei non era la dea per cui combattevo e cui avevo giurato fedeltà sino alla morte.
<< Uscite pure, mie guerriere.
Voglio restare da sola con la prigioniera >>, disse, la dea Artemide.
<< Ai suoi ordini, dea Artemide >>, risposero le guerriere e uscirono dalla cella, non prima però di avermi lanciato uno sguardo carico d’odio.
La guerriera che aveva tentato di attaccarmi mentalmente peraltro, era letteralmente trascinata dalla sua compagna.
<< Vedo che nemmeno Aurora di Pentesilea è riuscita a infrangere le tue barriere mentali con i suoi incubi >>, disse la dea Artemide.
<< Come ho già detto alla sua guerriera, ella non sa nemmeno che cosa siano i veri incubi e i veri e propri inferni mentali >>, le risposi.
<< Ti riferisci forse al fatto che la Pizia Francesca te ne ha fatti vedere di peggiori, durante i tuoi due anni di addestramento a Delfi? >>
<< Ma lei come fa a sapere che mi sono addestrata lì, per due anni? >>
<< Il Santuario di Delfi è legato a mio fratello, ovvero il dio Apollo.
Pertanto so tutto ciò che accade lì dentro.
Comunque penso che ormai tu abbia capito il motivo per cui sei qui… >>
<< Potrete anche sottopormi alle peggiori torture mentali e fisiche, che sono in vostro potere, ma non riuscirete mai a piegare la mia anima.
Io sono e resterò sempre Yume, cavaliere d’argento di Cassandra della dea Atena.
Non tradirò mai ciò in cui credo, a costo della mia stessa vita e anche della mia anima >>.
<< Sei proprio testarda, come Cassandra.
Lei era come te e mi tradì, perché, a suo parere, il mio animo era stato deviato verso il male.
Il suo tradimento fu, per me, causa di dolore inenarrabile, poiché io stessa l’avevo cresciuta, come se fosse stata mia figlia >>.
A quelle sue parole, rimasi di sasso, infatti, non essendosi ancora risvegliati in me tutti i ricordi di Cassandra, parte di essi mi era completamente sconosciuta.
<< Non pensi però, che Cassandra l’abbia fatto così a cuor leggero, come lei crede.
Posso, infatti, affermare che Cassandra ha combattuto con la morte nel cuore contro le sue vecchie compagne di battaglie >>.
<< Mi spiace Yume, ma non riesco a credere alle tue parole.
Se fosse stato così, infatti, Cassandra non avrebbe ucciso con le sue stesse mani due sue vecchie compagne ed amiche >>, mi rispose arrabbiata la dea Artemide.
Non potei rispondere però a quelle sue parole, poiché sapevo benissimo che la dea Artemide aveva la ragione dalla sua parte.
<< Ora se non ti dispiace Yume, ti toglierò la maschera dal volto >>, disse la dea Artemide, avvicinandomisi pericolosamente.
<< Non voglio toglierla, poiché essa rappresenta il mio onore, come cavaliere d’argento della dea Atena >>, le risposi, volgendo la testa contro il muro.
<< Hai detto bene, Yume.
Essa rappresenta il tuo onore come guerriera della dea Atena.
Però presto diverrai una mia guerriera e non la dovrai più indossare, per essere degna di combattere >>, mi rispose la dea Artemide, ormai ad un passo da me.
La dea Artemide così, senza che io potessi oppormi, voltò la mia testa dalla sua parte e mi tolse la maschera dal volto, per poi spezzarla in due.
In quel momento mi sentii terrorizzata, spaventata a morte e furiosa, allo stesso tempo.
<< Sei proprio uguale a Cassandra, Yume.
I tuoi occhi hanno la stessa luce e forza d’animo di Cassandra, tua antenata e mia ex prima guerriera >>, disse la dea Artemide, guardandomi negli occhi.
Passammo non so quanto tempo a guardarci, ma la nostra battaglia di sguardi, fu interrotta dall’improvviso spalancarsi della porta.
Io nascosi immediatamente il volto contro la parete, poiché non volevo mostrarlo a nessuno.
Mia dea, mi scusi se la disturbo, ma c’è un messaggero di vostro fratello, il nobile Apollo.
E sembra avere grande urgenza di parlarvi >>, sentii dire dal nuovo venuto, che riconobbi come Francesco, guerriero di Atteone.
<< Allora, vado ad ascoltarlo.
Tu invece resta pure qui, ma ricordati che non devi fare del male alla prigioniera >>, disse la dea Artemide, per poi aprire la porta e scomparire dietro di essa.
<< Come mai non mi mostri il volto, Yume? >>
<< Che cosa te ne importa, guerriero di Atteone? >>, gli risposi, piccata.
<< La dea Artemide ti ha tolto la maschera, vero ?
Dunque, se non ricordo male, voi guerriere della dea Atena dovete portarla, per combattere.
Oltretutto siete costrette ad amare o uccidere l’uomo, che vi vedesse senza…
Di conseguenza non puoi e non vuoi guardarmi in volto >>.
<< E allora, cosa cavolo puoi volere da me ? >>
<< Volevo solo dirti che la dea Artemide ha dei progetti, rispetto a noi due, quando diverrai una mia compagna di battaglie >>.
<< Di cosa stai parlando? >>
<< Forse non lo sai, ma i nostri illustri antenati, ovvero Cassandra e Atteone, erano promessi sposi, per il volere della mia dea.
Cassandra però s’innamorò di quel maledetto Endimione dello Scorpione e tutto saltò.
<< Se tu e la tua dea pensate che io darò il mio consenso a tutto ciò, vi sbagliate di grosso.
Io amo un solo uomo cui ho già promesso la mia mano e non amerò mai nessun altro >>, gli risposi adirata, come non mai.
Ma come gli poteva passare per la testa una cosa del genere?, mi chiedevo tra me e me.
<< Ti riferisci forse, a quell’insulso cavaliere d’oro di Scorpio? >>
<< Milo non è assolutamente insulso e non merita il tuo disprezzo.
Egli è un grande, coraggioso e valoroso cavaliere della dea Atena.
Tu, infatti, non lo conosci e non sai com’è >>.
<< Potrai pensare e dire di lui tutto quello che vuoi, ma io non cambierò idea.
Infatti, per me, tutti i cavalieri d’oro della dea Atena sono insulsi.
Ora fammi vedere il tuo volto >>.
<< No, non voglio.
Nessun uomo può vedermi in volto, a parte Milo >>.
Sentii i suoi passi avvicinarsi sempre di più a me e ormai avevo il cuore in gola.
Purtroppo non potevo fare nulla per oppormi, infatti, avevo le braccia e le gambe legate con catene che parallelamente bloccavano e assorbivano il mio cosmo, rendendomi così sempre più debole e quindi vulnerabile.
Mi voltò così la faccia verso di lui e mi ritrovai a guardarlo negli occhi.
<< Sei molto bella, Yume.
Penso proprio che mi sarai congeniale, come compagna di vita.
E poi io adoro le donne fiere e combattive >>, disse avvicinandomisi tanto da lasciare la distanza a mala pena di un soffio, tra noi.
Non feci in tempo a reagire, che mi ritrovai le sue labbra sulle mie.
Come realizzai la cosa, e dopo aver raccolto le poche forze che mi restavano, lo respinsi subito, mordendogli un labbro fino a farlo sanguinare e spingendolo lontano da me.
<< Ma come ti sei permessa di mordermi, Yume?
Comunque sappi che, respingendomi otterrai solo l’effetto contrario.
Come ti ho detto poco fa, infatti, io adoro le donne combattive >>, disse, asciugandosi il sangue, che gli colava giù dal labbro inferiore.
<< Sei un maledetto e piuttosto che concedermi a te, preferisco buttarmi in mare e affogare.
Il mio corpo e la mia anima, infatti, appartengono solo a Milo e questo nessuno potrà mai cambiarlo nemmeno una divinità, per quanto potente che sia.
Fattene una ragione e trova altrove una donna che sappia amarti, per ciò che sei >>, gli risposi, guardandolo furiosa, a dir poco.
<< Non è detto, Yume di Cassandra.
Ora ti devo lasciare, ma ci rivedremo presto, piccola mia >>, mi disse, sorridendomi in modo arrogante e dopo avermi guardato un’ultima volta, scomparve oltre la porta.
Non risposi alla sua battuta, perché non serviva a nulla parlargli.
Rimasta così sola nella mia cella, cominciai a pensare al mio amato Milo.
Mi sentivo così in colpa nei suoi confronti, poiché avevo fatto vedere il mio volto a un altro uomo, che mi aveva anche baciato, volente o nolente che fossi…
Le lacrime cominciarono a scendermi copiose sulle guance e la tristezza, mi avvolse come un manto invisibile e accogliente.
Chissà Milo come starai ora, pensai.
Ormai avrai scoperto ciò che ho fatto e sarai disperato, per avermi perso senza poter fare nulla, per evitarlo…
Non mi pentirò però mai della mia decisione, poiché mia madre non dev’essere punita, per causa mia…
Ha già abbastanza sofferto nella sua vita, perdendo prima mio padre, quand’era ancora giovanissima e poi me, quand’ero appena nata…
Spero solo che Camus, il maestro Saga e Kanon riescano a starti vicino e ad aiutarti.
In nome del mio amore per te e per tutto ciò in cui credo, ti prometto che lotterò fino a quando ne avrò la forza, per non essere soggiogata dalla dea Artemide.
Dopo aver formulato questo pensiero, mi accoccolai come potei sul pavimento di pietra, per cercare di dormire qualche ora e recuperare un po’ di energia.
Con il volto sorridente di Milo in mente, caddi nelle braccia di Morfeo.

Nota dell'autrice:
e rieccomi qui con il seguito della mia precedente fanfiction.
Spero che piaccia ai miei antichi lettori e che nessuno mi odi per ciò che ho fatto fare al guerriero di Atteone. 
Ciao e alla prossima, Lilith

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2: Chrysos Synagein e oracoli dall’al di là ***


Il mio sonno quella notte fu veramente agitato e mi risveglia più volte, pensando, anzi sperando, che Yume fosse ancora accanto a me, nel letto.
Le lenzuola e il suo cuscino odoravano ancora di lei e tutto ciò, mi riempiva di una grossa nostalgia e tristezza…
Non potevo e non dovevo però abbandonarmi alla tristezza e ai sentimenti a essa simili, poiché non dovevo mostrare la mia debolezza alla dea Atena e ai miei compagni cavalieri…
Ero pur sempre un cavaliere d’oro e di certo i cavalieri a me inferiori di rango e che dovevano prendere l’esempio da me, vedendomi in quello stato, avrebbero riso di me…
Non mi riconoscevo più, infatti, era bastata la perdita di Yume a trasformarmi dal solito Milo arrogante e scherzoso, in un Milo triste e depresso…
E solo ora, che l’avevo persa, forse per sempre, mi rendevo conto di quanto Yume, per me, fosse simile a un sole…
Io che le avevo giurato di amarla e di proteggerla, per tutta la vita, ero ora separato da lei, forse per sempre e senza possibilità d’appello…
Io però, avevo il compito di liberare Yume da quella prigionia in cui era caduta, anche a causa mia e della mia terribile ingenuità…
Se solo non l’avessi lasciata sola a Delo con la dea Atena, continuavo a ripetere tra me e me.
E continuavo a chiedermi, come non fossi riuscito ad accorgermi di nulla…
Possibile che nonostante conoscessi Yume da ormai tredici anni, io non sia riuscito a capire ciò che ella aveva intenzione di fare?
Come ho fatto a essere così stupido e cieco, davanti alla realtà amara…
Dopo non so quanto tempo passato a pensare alla mia stupidità e ai miei sentimenti così profondi per Yume, mi alzai dal letto.
Cercai poi di non pensare a come dovesse stare Yume e se le avessero fatto qualcosa…
Se avevano però osato toccarla con un solo dito, le avrei uccise tutte quelle maledette guerriere della dea Artemide.
C’era anche quell’unico guerriero uomo della dea Artemide…
A Delo non mi era sfuggito lo sguardo lascivo con cui aveva guardato Yume e avevo, a malapena, trattenuto l’impulso di prenderlo a pugni…
Dopo aver guardato la sveglia sul comodino, mi accorsi che erano solo le sei di mattina e allora mi andai a fare una doccia, per cercare di svegliarmi e rilassarmi un po’.
Subito dopo la colazione mi diressi nella sala, dove si trovava la mia armatura d’oro.
Aperto il cloth box, osservai la mia armatura e pensai a quanti scontri essa aveva partecipato nel corso dei secoli e a quanti cavalieri, pur vestendola, erano morti.
A quanto ne sapevo, la famiglia di mio padre discendeva direttamente dalla sorella gemella del primo cavaliere di Scorpio, ovvero Alea, primo cavaliere d’argento dell’ Ofiuco.
La mia famiglia come d’altronde quella di Aiolos e Aiolia, dava da sempre i cavalieri d’oro alla dea Atena, per combattere le varie guerre sante, che si erano verificate nei secoli, fin dall’epoca mitologica.
Una volta che indossai l’armatura, uscii dall’ottava casa e mi diressi alla tredicesima casa.
Mentre salivo le scale, non feci molto caso agli sguardi indagatori degli altri cavalieri d’oro e ai loro saluti risposi in modo freddo e meccanico, non facendo trapelare le mie emozioni.
Infatti, non volevo sentire qualsiasi commento su ciò che era accaduto il giorno prima e non volevo nemmeno essere compatito…
Ne andava del mio onore di cavaliere d’oro di Scorpio…
Giunti tutti nella sala delle udienze della tredicesima casa, ci disponemmo al nostro posto e, dopo pochi minuti, fecero il loro ingresso la dea Atena e il gran sacerdote.
Ci inchinammo tutti insieme così al loro cospetto.
<< Alzatevi pure miei valorosi cavalieri d’oro e ora diamo inizio al Chrysos Synagein >>, esordì la dea Atena.
Ci alzammo tutti insieme e cominciammo ad osservare la dea Atena e il gran sacerdote, attendendo che parlassero del motivo del Chrysos Synagein.
<< Sono diversi i motivi, per cui ho voluto convocare un altro Chrysos Synagein, a così breve distanza dal precedente.
Dobbiamo, infatti, parlare dell’incontro avvenuto a Delo due giorni fa e delle conseguenze, che ci saranno in seguito ad esso >>, disse il gran sacerdote.
<< Come avrete certamente saputo dai vostri compagni, le trattative di pace di due giorni fa, con mia sorella la dea Artemide, non hanno portato a nulla.
In cambio della pace e della fine della guerra, infatti, avrei dovuto darle l’amministrazione della giustizia sulla Terra e consegnarle Yume, cavaliere d’argento di Cassandra.
Nonostante la mia decisione però, Yume di Cassandra si è consegnata proprio ieri alla dea Artemide, a causa di un ricatto fattole dalla stessa dea >>, disse la dea Atena, guardandoci con uno sguardo indecifrabile.
<< Allora questo vuol dire che sarà guerra totale? >>, chiese Shura. 
<< Certo, Shura di Capricorn >>, gli rispose la dea Atena.
<< Prevedendo quest’eventualità, abbiamo già provveduto a richiamare tutti i cavalieri d’argento e di bronzo, che non erano presenti qui al Santuario.
In due giorni sono già arrivati quaranta dei cinquantotto cavalieri e sacerdotesse, ancora in vita >>, disse il gran sacerdote.
<< Avete noi cavalieri d’oro al completo, perché allora richiamare i cavalieri di bronzo e argento, al di fuori del Santuario? >>
<< Non è certo per sfiducia nei confronti della vostra forza, Aphrodite di Pisces.
Abbiamo saputo, infatti, da Yume di Cassandra, che ci sarà una battaglia in campo aperto di proporzioni enormi, con l’esercito della dea Artemide.
E, proprio per questo motivo, abbiamo preferito giocare d’anticipo e richiamarli prima dello scontro >>, rispose la dea Atena.
<< In questo modo saranno riuniti qui al Santuario settantuno cavalieri e sacerdotesse, tra cavalieri d’oro, d’argento e di bronzo.
Sono stati naturalmente richiamati anche Seiya di Pegasus, Hyoga di Cygnus e Ikki di Phoenix, per darci manforte in battaglia.
C’è solo da sperare che nessun guerriero abbia incidenti durante il viaggio fino al Santuario, a causa di attacchi della dea Artemide >>, disse il gran sacerdote.
<< Noi cavalieri d’oro dovremo restare a guardia delle case zodiacali, vero? >>
<< Certo e mai come ora, dovrete tenere alta la guardia, Camus di Aquarius.
Le guerriere di Artemide, infatti, ci hanno già dimostrato che possono penetrare nel Santuario, senza che ce ne potessimo accorgere.
Inoltre, dovrete muovervi dalle vostre case, solo in casi eccezionali.
Infatti, non possiamo lasciare alcuna parte del Santuario scoperta, soprattutto nello stato di guerra in cui ci troviamo ora >>, disse il gran sacerdote.
<< Per evitare problemi nell’organizzazione della difesa, abbiamo deciso di dividere i cavalieri d’argento e di bronzo in gruppi di quattro o cinque ciascuno.
Voi cavalieri d’oro invece, sarete obbligati a difendere le vostre rispettive giorno e notte e vi sarà permesso lasciare la vostra casa solo dietro mio ordine o della dea Atena >>, continuò e terminò il gran sacerdote.
<< Prima di applicare tali provvedimenti a tutti voi cavalieri d’oro, c’è una cosa da fare.
Abbiamo bisogno che due cavalieri d’oro vadano a Delfi, per consultare la Pizia su quanto accadrà durante questa guerra sacra >>, disse la dea Atena.
<< Quella zona però è sotto la giurisdizione del dio Apollo >>.
<< Esatto, Mu di Aries.
Mio fratello Apollo però, non ci ha dichiarato guerra e, per ora, i territori da lui protetti costituiscono per noi e per Artemide una zona neutrale >>, disse la dea Atena.
<< Io mi offro volontario per la missione a Delfi.
Infatti, ai tempi della precedente guerra sacra contro la dea Artemide, fui io insieme a Degel di Aquarius, ad accompagnare Isabella, l’allora cavaliere d’argento di Cassandra, proprio a Delfi >>, disse il maestro Dokho di Libra.
Dopo di lui nessun altro si fece avanti e, passato un po’ di tempo, il sommo maestro, disse:
<< Se il gran sacerdote e la dea Atena non hanno problemi a riguardo, vorrei poter portare con me Milo, il cavaliere d’oro di Scorpio >>.
<< Se il custode dell’ottava casa, ha qualcosa da ridire rispetto alla proposta del maestro, parli pure >>, disse il gran sacerdote, guardandomi negli occhi.
Sinceramente al sentire la proposta del sommo maestro di andare con lui a Delfi, ero rimasto veramente senza parole, perché non me lo aspettavo…
Sentii chiaramente lo sguardo di tutti i presenti nella sala su di me…
Io però non feci trasparire nulla dal volto di ciò che pensavo dentro di me…
<< Accetto la missione >>, dissi con tono neutro, guardando il gran sacerdote.
<< Allora affido a voi due la missione a Delfi.
Partirete domani mattina alle otto e mezzo, per il Santuario.
Comunque mi aspetto che voi torniate entro sei giorni, con il responso oracolare della Pizia Francesca >>,  disse la dea Atena.
<< Certo, dea Atena >>, rispondemmo in contemporanea io e il sommo maestro alla dea.
<< Dichiaro sciolto a questo punto il Chrysos Synagein.
Ora fate pure ritorno alle vostre case e seguite le indicazioni che vi sono state date, cavalieri d’oro >>, disse il gran sacerdote.
Dopo esserci inchinati tutti davanti a lui e alla dea Atena, uscimmo dalla tredicesima casa.
Non avendo nessuna voglia di parlare con qualcuno, né di essere in qualche modo compatito, mi diressi da solo verso la mia casa.
Una volta giunto lì, mi sedetti sul divano della sala e iniziai a guardare il soffitto.
La mia armatura d’oro nel frattempo si era già sganciata del tutto dal mio corpo ed era andata a rimettersi insieme in un angolo, formando così la figura dello scorpione.
Osservandola, mi tornarono alla mente ricordi, risalenti al mio periodo di addestramento.
Il periodo che però che mi tornò in maniera più vivida, fu quello precedente il mio ritorno a Milos, quando mi addestravo al Santuario, con i miei futuri compagni di battaglie.
All’inizio di gennaio, tutti noi aspiranti cavalieri d’oro, fummo separati, per essere mandati, nei rispettivi luoghi d’addestramento.
Mu partì per lo Jamir, Shaka per l’India e Camus per la Siberia.
Solo Aiolia e Yume restarono al Santuario, per finire l’addestramento.
Io fui l’ultimo a partire, poiché la nave che mi avrebbe riportato a Milos, aveva avuto problemi di natura tecnica.
Insieme a Yume accompagnai Camus all’aeroporto, da dove sarebbe partito, per la Siberia.
Saga e Aiolos, infatti, ci avevano lasciato la giornata libera, proprio per quello.
<< Allora buona fortuna, amico mio.
Spero che ci rivedremo al più presto e che allora avremo entrambi conquistato l’armatura d’oro >>, dissi, sorridendo a Camus, quando ormai mancava pochissimo al suo imbarco.
<< Grazie Milo e ti auguro altrettanto >>, mi disse, stringendomi la mano.
Lui poi sorrise a Yume e disse:
<< Ti auguro la stessa cosa, Yume.
Ricordati però che quando tornerò al Santuario, dovremo riprendere le lezioni d’italiano >>.
<< Certo, Camus.
Comunque non penso che passerà molto tempo, prima che torniate come cavalieri d’oro >>, gli rispose Yume.
Dopo aver stretto la mano a entrambi, Camus salì sull’aereo.
Mentre io e Yume tornavamo al Santuario, non aprii bocca, perché ero triste, per la partenza di colui che consideravo il mio migliore amico.
Una volta all’interno del Santuario, fu Yume a parlare.
<< Come ho già detto a Camus, non passerà molto tempo prima che vi rivediate.
Quindi non essere triste, Milo >>, disse, abbracciandomi.
Io a quel gesto diventai rosso, come un peperone, in volto.
<>, le risposi, cercando di ricambiare l’abbraccio, nel modo meno impacciato possibile.
La settimana precedente la mia partenza passò in un baleno e, quasi senza rendermene conto, mi ritrovai sulla banchina del Pireo, pronto a salire sulla nave, che mi avrebbe riportato sulla mia isola natale di Milos.
In quella settimana però, avvennero fatti sconvolgenti: Saga scomparve nel nulla e Aiolos si macchiò di tradimento, uccidendo la dea Atena neonata.
Mi ricordo ancora come se fosse ieri, la tristezza di Yume, per la scomparsa del suo amato maestro e mentore e il dolore di Aiolia, per il tradimento e la perdita di Aiolos.
Fu Yume ad accompagnarmi al Pireo, poiché Aiolia dal giorno in cui Aiolos era stato ritenuto un traditore, non lo avevo più visto in giro.
<< Buon viaggio Milo e buon addestramento >>, disse Yume.
<< Grazie, amica mia.
Ti prometto che, quando tornerò, avrò conquistato l’armatura d’oro di Scorpio.
Inoltre sono certo che tu diventerai un grande cavaliere d’argento >>.
<< Grazie Milo e arrivederci, a quando saremo veri cavalieri della dea Atena >>, mi disse, accarezzandomi una guancia, per trasmettermi forza.
Io allora la abbracciai forte forte e lei ricambiò l’abbraccio con la stessa forza.
Quando sciogliemmo l’abbraccio, guardai un’ultima volta Yume e, dopo aver ripreso la mia sacca da viaggio, salii sulla passerella della nave.
Poco dopo la nave salpò e vidi Yume restare lì sulla banchina, a guardare la nave che si allontanava dal porto.
Dopo circa quattro ore di navigazione, scorsi finalmente in lontananza le luci di Adamas, la mia città natale e porto principale dell’isola.
Sapevo bene però, che non appena fossi sceso dalla nave, che mi aveva riportato nella mia isola natale, avrei dovuto iniziare un allenamento molto duro e crudele.
Tornato alla realtà, ricominciai a osservare il soffitto della stanza.
Dopo un po’ sentii il cosmo dei miei compagni, che risiedevano nelle case sotto la mia, passare attraverso l’ottava casa.
Avendoli riconosciuti, non mi feci neppure vedere e preferii piuttosto, alzarmi e prendere un libro qualsiasi da leggere, per distrarmi.
<< Sei veramente messo male, per startene qui rintanato a leggere, quando fuori c’è un sole che brilla luminoso, accompagnato da una leggera brezza primaverile, Milo >>.
<< Cosa vi porta qui, sommo maestro di Libra? >>
<< Volevo fare due chiacchiere con te.
Oppure la mia presenza non ti è gradita? >>, disse, osservandomi con sguardo interrogativo.
<< La vostra presenza non mi è certo sgradita, sommo maestro.
Scusate la mia scarsa ospitalità, ma questi ultimi giorni non sono stati facili.
Potete comunque sedervi, così starete più comodo >>, dissi e dopo essermi alzato dal divano, mi sedetti su una delle sedie, vicino al tavolo e il sommo maestro m’imitò subito.
<< Di che cosa volevate parlare con me, sommo maestro? >>
<< Volevo sapere come stai, dopo ciò che è accaduto ieri >>.
<< A livello sentimentale e di uomo sono distrutto, ma la mia parte razionale di cavaliere d’oro di Scorpio, fedele alla dea Atena, è rimasta intaccata da quanto è successo >>.
<< Capisco, anche se solo in parte, ciò che provi, Milo.
Devi credere però con tutto stesso, che tu riuscirai a riportare Yume indietro, da te >>.
<< Posso chiedervi una cosa però, sommo maestro? >>
<< Chiedi pure, senza problemi >>.
<< Potete dirmi qualcosa, a riguardo di Isabella, il precedente cavaliere d’argento di Cassandra? >>, gli chiesi, curioso di sapere qualcosa, rispetto all’antenata di Yume.
<< Era discendente di una nobile famiglia italiana, che però era stata quasi del tutto decimata da un’epidemia di colera, quando lei era molto piccola.
Isabella fu portata qui al Santuario, per addestrarsi, già all’età di sei anni.
La trovò Aspros di Gemini, che ne fu anche il maestro, finché poté.
Isabella era una ragazza coraggiosa e molto altruista ed è stata un modello per molti saint.
Era buona e gentile con gli amici, per quanto era fredda e letale con i nemici.
Io la vidi combattere con i miei occhi prima con i seguaci di Artemide e poi con quelli di Hades, e ti dico solo questo: non avrei mai voluto essere un suo nemico.
Era anche una ragazza che amava molto i libri e la cultura in generale, tanto da meritarsi il rispetto di Degel di Aquarius, ritenuto il cavaliere più intelligente del Santuario, all’epoca.
Come certo saprai, ella fu la compagna e sposa di Cardia di Scorpio >>.
<< Anche lei fu allieva del cavaliere d’oro di Gemini?
Queste coincidenze, a volte, sono davvero pazzesche.
Isabella però sopravvisse alla guerra sacra contro Hades o no? >>
<< Sì, ella sopravvisse, per miracolo, oserei dire.
Infatti, quando ella sentì il cosmo di Cardia spegnersi del tutto, rischiò di morire dal dolore.
Per fortuna, non successe nulla neppure al bambino, che portava in grembo >>.
<< Era incinta, quando Cardia morì, in battaglia? >>
<< Sì e poiché non se la sentiva di restare al Santuario, lo stesso giorno in cui io partii per i cinque picchi, lei tornò da suo fratello in Italia.
A quanto ne so, ella non sopravvisse molti anni a Cardia, infatti, il suo fisico troppo provato dalle numerose forti emozioni e battaglie, ad un certo punto cedette.
Morì di tubercolosi e lasciò sua figlia completamente orfana, a soli tre anni e mezzo >>.
<< Quindi, anche a Yume, potrebbe accadere la stessa cosa? >>
<< Potrebbe, ma non è una cosa certa.
Potrebbe anche darsi che Yume viva una lunga vita, differentemente da Isabella >>.
<< Avete ragione, maestro.
Nulla è ancora definitivo e quindi tutto può cambiare >>.
<< Comunque tu continua a credere in Yume e nella forza del suo amore per te.
Ricordati di non perdere mai la speranza, perché altrimenti sarebbe la fine >>.
<< Lo farò certamente, sommo maestro >>, gli risposi, sorridendo.
<< Ora torno alla mia casa e ti auguro un buon pomeriggio >>, disse il maestro, alzandosi.
<< Le auguro altrettanto e grazie per la chiacchierata, sommo maestro >>.
<< Non è stato niente di che e poi se posso essere d’aiuto, lo faccio volentieri >>.
Dopo che il sommo maestro se ne andò, presi dei libri dalla libreria e iniziai a leggere.
Finito il pranzo, tirai fuori una borsa da viaggio, nella quale mettere gli abiti di ricambio.
Mentre mettevo dentro i ricambi, accesi lo stereo, per distrarmi con un po’ di musica.
Terminata la sacca, la misi accanto al contenitore della mia armatura, così da non dimenticarla il giorno seguente.
Il pomeriggio passò molto velocemente e andai a dormire molto presto.
Durante la notte feci dei sogni molto confusi e strani.
A un certo punto però il sogno cambiò e mi ritrovai all’interno della mia casa.
Spinto, da non so quale forza, arrivai di fronte alla porta, che conduceva a luoghi ormai abbandonati della casa, da me presieduta.
Aperta quella vecchia porta, percorsi un lungo corridoio, dove si affacciavano molte porte chiuse, che conducevano a luoghi a me sconosciuti.
Se mai tu entrassi nella parte chiusa dell’ottava casa, ricordati di essere prudente, mi aveva detto ai tempi dell’addestramento il mio maestro Chrestos.
A quanto si diceva in giro per il Santuario, infatti, quella parte era chiusa da moltissimo tempo, a causa della presenza degli spiriti, che lì vagavano.
Io non mi ero interessato a quella parte della mia casa, poiché mi trovavo bene dove stavo.
A un certo punto si aprì una porta sulla sinistra ed entrai.
Mi ritrovai così in una stanza, che assomigliava a un’antica palestra, infatti, si vedevano antichi pesi e altri strumenti, per aumentare la resistenza fisica.
Rimasi senza parole, sinceramente non mi aspettavo di ritrovarmi in una stanza simile.
A un certo punto, comparve una luce dorata, dalla quale uscì un uomo.
Guardandolo poi bene però, vidi che quell’uomo era identico a me.
<< E tu chi saresti? >>, dissi, guardandolo.
<< Possibile che tu non mi riconosca?
Sono Endimione, in altre parole la tua incarnazione dell’era mitologica >>, rispose con tutta calma.
<< Come puoi essere qui, Endimione?
Tu dovresti essere morto da molto tempo ormai >>.
<< Sono morto da molto tempo, ma vivo sempre in te.
Infatti, non sei solo il mio discendente, ma anche la mia reincarnazione in quest’epoca.
Esattamente come lo è Yume della mia amata Cassandra >>.
<< D’accordo però, perché ti sei mostrato solo ora? >>
<< Perché devo metterti in guardia, rispetto a ciò che rappresenterà questa guerra, per tutti noi >>, disse con tono autoritario e severo.
<< Parla pure, ti ascolto >>, gli risposi curioso di sapere ciò che doveva dirmi.
<< Come ben sai la maledizione colpisce, a ogni reincarnazione sia noi sia le reincarnazioni di Cassandra, a turno.
In questo secolo però i fatti si sono svolti in maniera molto diversa dal solito: ad esempio avete combattuto la guerra sacra contro Hades, prima di quella contro Artemide.
Inoltre sei stato richiamato dall’Ade dalla dea Atena insieme ai tuoi compagni, fatto mai avvenuto in passato, neppure in epoca mitologica.
E come se non bastasse, Yume ora è prigioniera della dea Artemide >>.
<< Vuoi dire, che in quest’epoca potrebbe succedere qualcosa di diverso? >>
<< Potrebbe anche accadere ciò che nessuno si aspetterebbe >>.
<< Qualcosa che nessuno si aspetterebbe?
Che cosa vuoi dire con questo e poi sai qualcosa sul come sciogliere la maledizione?
Qualunque cosa sia dimmela, perché sono pronto a tutto, per spezzarla >>, chiesi, deciso.
<< Mi spiace, ma non posso dirtelo, perché interferirei troppo, con ciò che sarà.
Prima di andarmene però, ti devo dire una cosa molto importante >>.
<< Che cosa, Endimione? >>
<< Solo quando avrai piena coscienza di ciò che sei, riuscirai a salvare te e Yume.
A questo proposito la visita al Santuario di Delfi, ti aiuterà, o almeno lo spero... >>
<< Coscienza di me stesso? >>, chiesi, confuso.
<< Lo capirai, quando sarà giunto il momento.
Ora è tempo, per me, di andare via >>.
Mentre parlava, fu avvolto dalla stessa luce di prima e scomparve, senza lasciare traccia.
Il sogno terminò lì e mi svegliai di soprassalto.
Rimasi fermo a fissare il muro davanti a me, per un po’, prima di riprendermi da ciò, che avevo visto in quello strano sogno.
Vidi sulla sveglia che erano le cinque del mattino e allora mi alzai.
Uscendo dalla mia camera, il mio sguardo cadde, sulla porta che avevo attraversato in sogno e che, nonostante fosse solitamente chiusa, ora era aperta.
Mi avvicinai dunque curioso, per quel fatto così strano...
Oltrepassata la porta, mi trovai nel corridoio visto in sogno...
Com’è possibile, che nonostante io non sia mai stato qui, abbia sognato questo posto?
Questa e altre domande continuavano a girarmi nella testa, senza però trovare risposta.
Arrivato alla porta, che avevo attraversato, la aprii e dentro vi trovai, oltre a una grandissima quantità di polvere, ciò che avevo visto in sogno.
Lasciai stare però quella stanza e tornai nei miei alloggi abituali.
Dopo essermi fatto la doccia, aprii l’armadio e guardai cosa potermi mettere addosso.
Era meglio scegliere qualcosa che non desse nell’occhio, mentre ci dirigevamo a Delfi.
Optai alla fine per una maglia blu con sopra uno scorpione nero e un paio di jeans, abbinati a delle scarpe da ginnastica blu.
Rivestitomi della mia armatura dorata, presi la borsa da viaggio e uscii dalla mia casa.
Attraversai molto velocemente le case precedenti le mie e, come fui alle pendici del Santuario, trovai ad aspettarmi il sommo maestro di Libra e il gran sacerdote.
<< Ora che ci siete entrambi, vi auguro buona fortuna, per la missione.
Come già detto, dovrete tornare, al massimo entro sei giorni >>.
<< Certo, gran sacerdote >>, dicemmo in contemporanea.
<< Purtroppo sarebbe un pericolo, lasciare sfornito più a lungo il Santuario di due valorosi cavalieri d’oro >>, disse con tono grave.
Dopo averlo salutato con un inchino, io e il maestro ci avviammo, alla velocità della luce, al Santuario di Delfi.
Pochi minuti dopo, ci fermammo davanti alle rovine archeologiche, del santuario di Delfi.
Era un posto veramente stupendo, che emanava una fortissima energia.
Era circondato da tutti i lati da alte montagne, coperte da una vegetazione molto rigogliosa.
Mentre mi guardavo intorno, mi resi conto di quanta pace ci fosse in quel luogo e del perché quello fosse un luogo sacro, fin dall’epoca mitologica.
Ci incamminammo lungo la salita, che portava ai resti dell’antico oracolo.
Lì trovammo un guerriero, che per i simboli che recavano la sua armatura, era identificabile come guerriero del dio Apollo.
Aveva capelli dorati, occhi azzurri e un fisico allenato, messo in risalto dalla sua armatura.
<< Io sono Andre di Febo, uno dei primi guerrieri del dio Apollo e custode del Santuario oracolare di Delfi.
Chi siete e che cosa vi porta qui, cavalieri di Atena? >>, disse quel ragazzo, osservandoci.
<< Io sono Dokho, cavaliere d’oro di Libra e lui è Milo, cavaliere d’oro di Scorpio.
Siamo venuti qui, per avere un responso oracolare dalla Pizia >>, rispose il sommo maestro.
<< Capisco, allora potete passare.
La somma Pizia non rifiuta un responso oracolare a nessuno, neppure in tempo di guerra.
Oltrepassate il tempio e, dopo aver passato quella pianta di alloro, vi ritroverete davanti il Santuario di Delfi, con i suoi edifici e la grotta oracolare >>.
<< D’accordo e grazie per le indicazioni, guerriero di Febo >>, rispose il sommo maestro.
Come lui si fece da parte, lasciandoci il passaggio libero, lo oltrepassammo e, non appena la pianta di alloro fu dietro di noi, ci ritrovammo davanti il Santuario di Delfi.
Era grande quanto quello della dea Artemide: davanti a noi si trovava un palazzo greco in stile molto antico con addirittura in cima un piano ricoperto completamente dalla chioma di alcuni alberi; sul lato destro si vedevano un’arena e un campo di addestramento, entrambi grandissimi e con guerrieri in pieno allenamento; su quello sinistro invece si apriva un tempio con colonne altissime e di grande estensione, dedicato al dio Apollo.
<< Dobbiamo andare direttamente al tempio, per parlare con la Pizia Francesca >>, disse il maestro, strappandomi così ai miei ragionamenti mentali e riportandomi alla realtà.
<< D’accordo, sommo maestro >>, gli risposi e lo seguii nel tempio.
Entrammo così dentro al tempio, dirigendoci verso quello che doveva essere il luogo più importante di quel tempio, ovvero il naos.
Quel luogo sinceramente era molto strano, poiché si sentiva un’energia potentissima permeare tutto l’interno del tempio.
Mentre avanzavamo, si accesero all’improvviso le torce intorno a noi, illuminandoci così la strada, da seguire verso la Pizia.
Dopo aver camminato per almeno dieci minuti buoni, potei scorgere due troni posati su un piedistallo, allo stesso livello: uno dorato ed uno di colore leggermente bluastro.
Grazie alle luci delle torce, riuscii a vedere una figura femminile seduta sul trono bluastro, il trono dorato invece era vuoto.
<< Vi aspettavo, cavalieri di Atena .
Benvenuti al Santuario di Delfi >>, disse la donna, seduta sul trono.
<< Non ci aspettavamo di meno da colei che predice il futuro, per il dio Apollo.
E ci scusiamo di non aver mandato un messaggero, ad annunciare il nostro arrivo, ma come saprete, la nostra situazione attuale non è delle migliori >>, disse il sommo maestro.
<< Non preoccupatevi di ciò, cavaliere d’oro di Libra.
Siete venuti qui, tu e il cavaliere d’oro di Scorpio, per un mio responso oracolare e allora data l’importante situazione, verrete con me nella grotta oracolare >>, disse, alzandosi.
Come si alzò, essendo illuminata completamente dalle torce, riuscii a vedere finalmente che aspetto avesse: aveva lunghi capelli blu- violetti e occhi di colore viola chiaro.
Il suo aspetto era di una ragazza di vent’anni, ma i suoi occhi avevano uno sguardo molto profondo e saggio, come se ella vivesse dalla notte dei tempi...
Come i nostri occhi s’incrociarono, sentii una stretta al cuore, che non so motivare...
Era come se io l’avessi già conosciuta quella persona, prima di allora...
Era un sentimento diverso però da quello che provavo, per Yume...
Che cosa vorrà dire ciò?,  mi chiesi tra me e me.
<< Ora andiamo e statemi molto vicino.
I luoghi di comunicazione con gli spiriti dei morti sono pericolosi, per chi non li conosce molto bene, come me.
Se vi perdeste, infatti, rischiereste di non tornare più >>, disse la Pizia con tono grave.
Ci condusse nella parte posteriore del tempio, dove si apriva una voragine oscura.
La Pizia prese una torcia, per illuminare il cammino ed entrammo.
Mi aspettavo di trovarmi davanti l’inferno, come lo avevo viso durante la guerra sacra contro Ade, ma mi ritrovai davanti una landa desolata, popolata da innumerevoli ombre.
Le ombre si muovevano in gruppo e avevano ancora un aspetto umano.
Quando si accorsero di noi, esse vennero in maggioranza verso di noi.
La Pizia però le allontanò, mostrando uno scettro molto simile a quello della dea Atena e incoronato d’alloro, in altre parole la pianta simbolo del dio Apollo.
Tra quelle anime che si spostarono, solo tre di loro ci vennero in contro.
Quando le vidi, rimasi sconvolto, poiché tutte e tre erano sosia di Yume.
Vidi il sommo maestro stringere i pugni, guardando la ragazza in centro, mentre la Pizia non ebbe alcuna reazione, alla loro improvvisa apparizione.
Io guardai ognuna di loro e sinceramente sentii di conoscerle tutte molto bene ...
<< Non pensavo che ti avrei rivista in questo luogo, dopo tutti questi anni, Isabella >>, disse il maestro, guardando l’anima al centro del gruppo.
A quel nome mi venne un colpo.
Quella allora era la precedente reincarnazione di Yume nel 1700?, mi chiesi tra me e me.
<< Nemmeno io, amico mio.
L’ultima volta che ti sentii vicino a me, fu quando accompagnasti la mia anima, verso l’al di là, grazie al tuo cosmo >>, disse Isabella, avvicinandosi a lui.
<< Era il minimo che potessi fare per te, che eri stata una mia grande amica e compagna di battaglia >>, disse il sommo maestro, guardandola intensamente.
Isabella si avvicinò di più e notai, come fosse identica a Yume sotto qualunque punto di vista, eccezione fatta per i capelli che erano più corti di quelli di Yume e per i suoi abiti.
<< Tu sei la reincarnazione di Stephanas? >>, sentii dire dall’anima alla destra di Isabella.
<< Chi è Stephanas e tu chi sei? >>, gli risposi, con sguardo interrogativo.
<< Io sono Bianca, il cavaliere d’argento di Cassandra del 1500.
Possibile che tu non mi riconosca? >>, disse l’anima, con fare addolorato.
<< Mi spiace, ma io differentemente da Yume, non ho risvegliato i miei antichi ricordi >>.
<< Lascialo perdere, Bianca.
Avendo egli ancora il sigillo sui suoi antichi ricordi, non può ricordare né me, né te o altre di noi >>, disse l’altra anima, che fino ad allora aveva fissato la Pizia.
<< Cassandra purtroppo ha ragione, finché non toglierai, da solo, il sigillo della dea Artemide, non potrai fare nulla, per salvare Yume >>, disse Isabella, venendomi vicino.
<< Tu sei Cassandra, allora?
Colei dalla quale Yume discende direttamente ed ha ereditato la maledizione >>, dissi, guardandola, sconvolto, nel vederla lì.
<< Esatto, Milo cavaliere d’oro di Scorpio.
Sono proprio io, anche se tu differentemente da Yume, non ricordi nulla di me >>.
<< Hai parlato di un sigillo sui miei ricordi prima, a cosa ti riferivi? >>
<< Artemide, quando scagliò la maledizione su me e Endimione, decise che ogni volta alla nostra rinascita in una nuova epoca, le mie reincarnazioni ricordassero le vite passate, quelle di Endimione invece avrebbero dovuto riacquistare i ricordi in altro modo >>.
<< Perché devo riportare alla mente i ricordi delle mie vite passate?
Per quale ragione sono così importanti, per me e Yume? >>, chiesi a Cassandra.
<< Non possiamo dirtelo, altrimenti altererei il futuro.
Ti consiglio però, di guardare dentro di te e di cercare la soluzione, altrimenti per risvegliarti, dovrei fare ciò che più temi >>, disse Bianca, con sguardo triste.
<< Ciò che più temo? >>, chiesi, ma non ottenni risposta.
Ad un certo punto la Pizia si avvicinò a Cassandra, ma quest’ultima cambiò aspetto.
Il suo corpo non visibile in precedenza, ora apparve rivestito di un antico peplo ionico.
Mentre Isabella e Bianca avevano qualcosa di diverso da Yume, Cassandra invece era identica a lei in tutto e per tutto, anche nello sguardo spiritato, che ora aveva rivolto a me.
<< Solo quando la cerva e la civetta torneranno a ricordare ciò che furono al tempo della loro creazione, allora la guerra finirà, per sempre.
La battaglia finale chiederà il sacrificio più grande, alla guerriera più antica.
L’amore antico verrà salvato, ma difficilmente tornerà a splendere.
Ciò che era stato diviso tornerà unito, per sempre >>, disse Cassandra.
Quella era una vera e propria profezia...
Quale significato celavano però le sue parole?
Non so il perché, ma mi sentii mancare, all’improvviso, le forze e persi i sensi.
 
Nota dell'autrice: spero vi piaccia questo capitolo, ma vi avverto che non so quando posterò il terzo.
Quest'estate nemmeno a farlo apposta sono piena di impegni, ma spero di postarvi il dodicesimo capitolo a fine agosto.
Ciao e alla prossima,
Lilith
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3: conversazioni e sogni rivelatori (parte prima) ***


Dove sei compagna mia di vita?
La tua assenza pesa come un macigno
sulla mia esistenza e la vita mi sembra
priva di qualsiasi senso o fine.
Nonostante cerchi di convincermi che
la nostra storia è finita,
spero che non sia, per sempre.
Sei stato il mio primo amore e questo
rende tutto più difficile e complicato.
 
Capitolo 12: conversazioni e sogni rivelatori
 
L’ultima cosa che ricordavo, prima di perdere i sensi, era l’oscura profezia di Cassandra.
<< Solo quando la cerva e la civetta torneranno a ricordare ciò che furono al tempo della loro creazione, allora la guerra finirà, per sempre.
La battaglia finale chiederà il sacrificio più grande, alla guerriera più antica.
L’amore antico verrà salvato, ma difficilmente tornerà a splendere.
Ciò che era stato diviso tornerà unito, per sempre >>.
La guerriera più antica chi, era però?
Forse Yume era colei di cui narrava la profezia?
E il sacrificio più grande stava forse per la sua morte?
Mentre questi pensieri mi passavano per la mente, aprii gli occhi e mi guardai intorno.
Mi trovavo in una stanza a me sconosciuta, che aveva come unici mobili il letto su cui mi trovavo e un armadio ed era rischiarata dalla sola luce di una finestra.
Le pareti erano completamente bianche e di fronte al letto dalla parte opposta, si trovava una porta chiusa.
In un angolo c’era la mia armatura d’oro, che si era ricomposta secondo l’immagine tipica della costellazione dello Scorpione.
Mentre stavo per alzarmi, la porta si aprì e vidi entrare il sommo maestro.
<< Finalmente ti sei svegliato, Milo.
Cominciavamo a essere seriamente preoccupati sia io sia la Pizia >>, disse, venendomi accanto sul lato destro del letto.
<< Per quanto tempo sono rimasto svenuto? >>
<< Due giorni interi, dopo aver ascoltato la profezia di Cassandra >>, disse, apprensivo.
<< Addirittura due giorni?
Non avrei mai immaginato, che mi sarebbe accaduta una cosa simile >>.
<< Accade molto spesso di svenire, a chi ha a che fare con la profezia, subito dopo averla sentita >>, disse la Pizia, appena entrata nella stanza.
<< Mi sa che avrete molte cose di cui parlare, quindi vi lascio soli >>, disse il sommo maestro e se ne andò, chiudendo la porta, dietro di sé.
<< Avrei molte cose da chiedervi, somma Pizia.
Non saprei però, da dove iniziare >>.
<< Non farti problemi e chiedimi ciò che, per te, è più importante, cavaliere d’oro di Scorpio >>, disse la Pizia, sorridendomi.
<< Quegli spiriti così simili a Yume, perché erano lì? >>
<< Come saprai, quando si muore, l’anima in base alle sue azioni terrene, è precipitata nell’Inferno o portata nei Campi Elisi.
Grazie ad un accordo tra la dea Artemide e il dio Ade però, le anime di Cassandra ed Endimione, subiscono una sorte diversa.
Le prime sono costrette a vagare nella landa desolata, che hai visto due giorni fa.
Le seconde invece vengono precipitate insieme a quelle degli altri cavalieri d’oro nel Cocito, poiché macchiatesi di ribellioni contro Ade, nel corso dei secoli.
In questo modo, tali anime sono destinate a non incontrarsi, prima della loro reincarnazione, in una nuova epoca >>.
<< Tutto ciò è terribile...
Però, se Yume è la reincarnazione di Cassandra, allora perché le anime delle sue antenate sono nell’al di là e non con lei?
Endimione, infatti, in sogno, mi ha detto che lui insieme alle mie precedenti reincarnazioni, si trova nel mio cuore >>.
Vidi la Pizia sobbalzare, al solo sentire il nome Endimione.
Cosa significava quella reazione? Che la Pizia nascondesse qualcosa?, pensai.
<< Come spiegai tempo fa anche a Yume, anche se si è la reincarnazione di qualcuno, ciò non vuol dire che l’intera anima si trasferisca nel nuovo corpo >>.
<< Spiegatevi meglio, somma Pizia >>.
<< Le ombre di Cassandra, Bianca e Isabella, che hai visto, conservano tutti sentimenti, che a Yume non sono passati.
Ad esempio Cassandra, a causa dei suoi trascorsi con la dea Artemide, non passò a nessuna delle sue reincarnazioni, il suo sentimento di devozione verso quella dea.   
Oltretutto la sua anima si sentiva così colpevole, per avere condannato ad una maledizione eterna anche il suo amato, che non passò il suo sentimento d’amore, nei confronti del cavaliere d’oro di Scorpio, alla sua successiva reincarnazione.
E altrettanto fecero le altre reincarnazioni, come appunto Bianca e Isabella.
In Yume d’altronde come in te, sono presenti i ricordi e le emozioni delle vite passate, che però non possono influenzare in alcun modo il presente >>.
<< Quindi l’amore mio e di Yume è completamente indipendente, dal nostro passato? >>
<< Esatto, Milo.
E poi come mi disse Yume una volta, voi insieme siete un solo essere >>.
<< Vero, ma ora che Yume non c’è più, mi sento un completo idiota.
Io, pur essendo un cavaliere d’oro della dea Atena, non sono riuscito a difendere la donna che amo più di me stesso.
Ora mi chiedo seriamente se merito l’amore di Yume... >>
<< Non dubitare nemmeno per un momento, sul sentimento che vi lega, altrimenti sarebbe la fine di tutto.
Vuoi forse abbandonarla, senza lottare per lei? >>
<< Io mi batterò per lei, anche a costo della mia vita.
Temo solo che il destino ci separi nuovamente però, per sempre >>.
<< Sai, durante l’addestramento di Yume qui a Delfi, ella mi ha sempre parlato della tua grande forza d’animo, seconda solo alla tua nobiltà e coraggio, in battaglia >>.
<< Yume le ha parlato di me? >>
<< Sì e anche del suo ex maestro Saga di Gemini, di Aglae e di Dafne.
Certo non volontariamente, ma l’ha fatto >>.
<< In che senso non volontariamente? >>, chiesi sconvolto, da ciò che aveva appena detto.
<< Che tipo di addestramento pensi abbia avuto Yume, in due anni passati qui ? >>
<< Il suo addestramento sarà stato a livello mentale e fisico >>.
<< Esatto, Milo.
Quando Yume arrivò qui, aveva dei poteri mentali già notevoli, oltre a delle barriere mentali potentissime, che raramente esistono nei cavalieri della dea Atena.
Per rafforzare la soglia di sopportazione al dolore di Yume però, ho dovuto sottoporla a prove di resistenza mentale molto difficili >>.
<< E le prove in cosa consistevano? >>
<< Consistevano nel farle vivere, a livello mentale, avvenimenti terribili, per lei >>.
<< Quale tipo di avvenimenti terribili? >>, chiesi sconvolto.
<< Una volta la costrinsi ad uccidere prima il suo vecchio maestro e poi te.
Ne uscì talmente sconvolta, che ci mise tre settimane buone, per riprendersi >>.
<< Ma come avete fatto a farle vivere un’esperienza simile e poi riuscire a guardarla negli occhi, per il resto dell’addestramento?
Yume è sempre stata molto sensibile e una cosa del genere avrebbe potuto seriamente farla impazzire >>.
<< Non l’ho fatto certamente, perché mi piace vedere soffrire la gente.
Per arrivare ai livelli delle sue antenate cavalieri di Cassandra, Yume doveva imparare a distaccarsi anche, dai suoi affetti più importanti.
Saga era il suo amato maestro e mentore e lo considerava il padre che non aveva mai potuto avere, a causa del destino avverso.
Tu invece eri l’uomo che amava più di se stessa e per il quale avrebbe dato la vita.
Lei ti stima moltissimo, perché sei, a suo parere, uno dei più valorosi e coraggiosi cavalieri d’oro della dea Atena.
So che sembra una cosa terribile da dire, ma non si poteva fare in altro modo.
Infatti, per risvegliare completamente l’anima di Cassandra e i suoi ricordi passati, Yume doveva riuscire a superare il mio addestramento.
Comunque se ci pensi, nemmeno tu sei stato trattato con i guanti, durante il tuo addestramento con Chrestos dell’Eridano >>.
A quelle ultime parole non potei replicare, poiché aveva ragione lei.
Nonostante, infatti, il mio maestro Chrestos fosse il fratello maggiore di mia madre e quindi mio zio, non si era risparmiato, nel mio addestramento.
<< Comunque quello che Yume ha dovuto sopportare durante le mie prove, è stato tutto in preparazione della sua prova finale >>, disse la Pizia.
<< Yume mi ha detto che aveva dovuto auto infliggersi il suo fantasma di morte, durante la sua prova finale.
E solo il superare il dolore che le avrebbe recato quella visione, avrebbe dimostrato che lei era la sola e unica degna detentrice dell’armatura di Cassandra >>.
<< Avessi potuto, le avrei evitato l’ultima prova, ma non potevo fare altrimenti.
Essa, infatti, viene applicata ad ogni aspirante cavaliere di Cassandra, per volere della seconda reincarnazione di Cassandra, ovvero Antigone >>.
<< Capisco, somma Pizia.
Posso farvi però, una domanda di carattere personale? >>
<< Vi risponderò, per quanto mi è possibile, cavaliere d’oro di Scorpio >>.
<< Noi ci siamo già incontrati, prima d’ora?
Non so il perché, ma mi sembra di conoscervi molto bene ... >>
<< Non posso rispondervi, Milo di Scorpio
Vi dirò una cosa però: quando avrete recuperato totalmente la vostra memoria perduta, allora capirete i vostri sentimenti, nei miei confronti.
Ora mi devo congedare, poiché devo conferire con il sommo dio Apollo >>.
<< Capisco, somma Pizia.
Allora le auguro buon colloquio con il suo dio Apollo e a dopo >>.
<< Stavo per dimenticare una cosa molto importante.
Qui ci sono del cibo e dell’acqua, per ristorarti, dopo due giorni di digiuno.
Non fare complimenti e buon appetito >>, disse, indicandomi un vassoio, che prima non avevo visto, alla sinistra del letto.
<< Grazie mille e scusatemi il disturbo involontario, che vi do >>.
Lei mi sorrise in risposta e se ne andò.
Dopo essermi rifocillato e aver indossato nuovamente la mia armatura d’oro, mi alzai e feci al contrario la strada precedentemente percorsa, con il sommo maestro.
Uscii così nello spiazzo davanti al tempio di Apollo e, guardando la posizione del sole, potei constatare che non era più tardi delle nove di mattina.
Scorsi poi il sommo maestro seduto sotto un albero e lo raggiunsi.
Aveva uno sguardo molto triste e pensieroso, allo stesso tempo.
<< Avete qualche pensiero che vi affligge, sommo maestro? >>, dissi.
<< In verità, penso che sarebbe stato meglio non tornare qui, per me >>, mi rispose.
<< Vi riferite al fatto, di avere rivisto Isabella, dopo tutto questo tempo? >>
<< Sì e solo ora, mi rendo conto di quanto io sia stato stupido, in gioventù >>.
<< Da come parlate e da come vi siete comportato con l’anima di Isabella, si potrebbe dire che voi ne foste innamorato, ma non vi siate mai fatto avanti >>.
<< È stato proprio così, Milo.
Quando conobbi Isabella rimasi affascinato dal suo carattere gentile e solare.
Non osai però, cercare di instaurare un rapporto diverso dall’amicizia, con lei.
O meglio, io misi a tacere la voce del mio cuore...
Si vociferava in giro, infatti, che lei stesse con Cardia, il tuo predecessore.
Ricordo ancora la sua gioia, nell’annunciarmi il loro imminente matrimonio >>, disse il sommo maestro, sospirando pesantemente.
<< Dovete avere sofferto molto, per il vostro amore non ricambiato... >>      
<< È stato così e lo è tuttora, purtroppo.
Infatti, l’averla rivista ora, dopo 243 anni, mi ha fatto comprendere, che il mio cuore non l’ha mai dimenticata, in tutti questi anni.
Ricordo come fosse ieri il giorno del loro matrimonio...
Fuori ero allegro e felice, ma in verità, avevo la morte nel cuore.
Forse fu proprio quello il giorno, in cui capii i miei sentimenti, per lei, ma era troppo tardi.
Negli anni che seguirono e che videro le guerre sacre contro Artemide ed Ade, le fui accanto, come amico e compagno di battaglie.
Quando ebbe più bisogno di me però, ovvero quando Isabella sentì il cosmo di Cardia eclissarsi, per sempre, io non c’ero.
Mi trovavo, infatti, quasi morto sull’isola di Kanon, con Defteros di Gemini, dopo il mio terribile scontro contro Ade.
E questa cosa non me la sono mai perdonata, in tutti questi anni...
Dopo che raggiunsi i Cinque Picchi, per vegliare sul sigillo alle truppe del dio Ade, come mi era stato ordinato dalla dea Atena, non la vidi più.
L’ultima cosa che feci per lei, come ha detto Isabella due giorni fa, fu accompagnare la sua anima, nell’al di là, con il mio cosmo >>.
<< E scommetto che vi fa rabbia il fatto che, a causa del suo amore per Cardia, la sua anima non abbia ancora trovato la pace che meritava? >>
<< Un po’ sì, ma la scelta di Isabella è stata consapevole di ciò, a cui avrebbe portato.
Non posso nemmeno odiare Cardia, perché, a modo suo, le è sempre stato accanto e non l’ha mai abbandonata a se stessa >>.
<< Deve essere veramente terribile andare avanti con lo spettro del vostro amore...
Soprattutto, pensando al fatto che avete 261 anni >>.
<< Vero, ma non ne faccio una colpa alla dea Atena, per avermi donato una lunga vita.
E quando giungerà il mio tempo di andarmene, finalmente rivedrò lei e i miei vecchi compagni di battaglie >>.
<< Le mancano molto? >>
<< Sì, anche se molti di voi hanno lo stesso carattere dei vostri predecessori >>.
<< Quando ripartiamo, per il Santuario? >>, dissi, cercando di cambiare argomento.
<< Non appena la Pizia tornerà dal suo colloquio, con il dio Apollo >>.
Dopo queste sue parole, calò il silenzio, tra noi, che durò, fino all’arrivo della Pizia.
<< Lascio l’interpretazione della profezia di Cassandra alla vostra dea, poiché il dio Apollo mi ha vietato di rivelarvi il significato nascosto in essa >>, disse la Pizia, con tono grave.
<< D’accordo, somma Pizia.
Allora non la disturberemo più a lungo e torneremo al nostro Santuario, ad Atene >>, disse il sommo maestro, sorridendole, in risposta.
<< Grazie per tutto ciò che avete fatto, per noi e scusate il disturbo che vi ho involontariamente arrecato, somma Pizia >>, dissi, sorridendole anch’io.
<< Non mi avete arrecato nessun disturbo, cavaliere d’oro di Scorpio.
Vi auguro buon viaggio di ritorno al vostro Santuario di Atene e buona fortuna, per la guerra sacra contro la dea Artemide >>.
Dopo averla salutata con un inchino, io e il sommo maestro partimmo alla velocità della luce, per tornare, al più presto, al Santuario.
In pochi secondi così, ci ritrovammo davanti alla scalinata, che portava alla prima casa.
Passammo velocemente tutte e dodici le case, per informare la dea Atena della profezia.
I nostri compagni cavalieri ci lasciarono passare, infatti, senza trattenerci.
Giunti davanti al portone della tredicesima casa, bussammo e entrammo.
Vedemmo così la dea Atena seduta sul trono e accanto a lei il gran sacerdote, intento a parlare con una persona che non riconobbi immediatamente, poiché ci dava le spalle.
<< Venite pure avanti sommo maestro di Libra e Milo di Scorpio >>, disse la dea Atena.
Poco dopo che la dea Atena parlò, la figura si girò verso di noi, rivelando così due occhi viola, che avrei potuto riconoscere tra mille.
<< Come mai siete qui, sacerdotessa Clelia di Selene? >>, le chiesi, stupito di trovarla lì.
<< Non sono più la sacerdotessa di Selene, Milo di Scorpio.
Infatti, dopo che Yume si è consegnata alla dea Artemide, sono stata espulsa dal Santuario.
Ora tornerò nel mio paese d’origine, ma prima ritenevo doveroso informare la dea Atena e il suo gran sacerdote di una cosa molto importante >>, mi rispose.
<< Grazie per ciò che ci avete detto, Clelia.
Siete proprio sicura però, di non volere restare qui, sotto la nostra protezione?
Di certo mia sorella Artemide cercherà di farvela pagare in qualche modo >>, disse la dea Atena, con tono apprensivo e protettivo, allo stesso tempo.
<< Non dovete preoccuparvi per me, dea Atena.
La mia dea mi ha già fatto pagare il mio presunto tradimento, togliendomi l’unica figlia che avevo e, costringendola ad un destino, che ella non potrebbe mai volere.
Ora mi congedo e vi auguro buona fortuna, per la guerra sacra >>.
Salutata così la dea Atena e tutti noi, aprì la porta e se ne andò via.
<< Che cosa vi ha detto la Pizia, rispetto alla guerra che si prospetta? >>, disse la dea Atena.
<< La Pizia ha ritenuto necessario che entrassimo con lei nella grotta oracolare e lì abbiamo incontrato diverse anime, ma solo in tre si sono avvicinate a noi e hanno parlato.
La prima era l’antenata e reincarnazione dell’era mitologica di Yume, ovvero Cassandra;
la seconda era Bianca, cavaliere d’argento di Cassandra, nel 1500;
la terza invece era Isabella, cavaliere d’argento di Cassandra, nel 1700.
Dopo un breve scambio di battute, Cassandra ha fatto una profezia sulla fine della guerra che, a quanto pare, cela molti significati nascosti >>, dissi, rivolgendomi alla dea Atena.
<< Qual è il testo della profezia? >>, disse il gran sacerdote.
<< Solo quando la cerva e la civetta torneranno a ricordare ciò che furono al tempo della loro creazione, allora la guerra finirà, per sempre.
La battaglia finale chiederà il sacrificio più grande, alla guerriera più antica.
L’amore antico verrà salvato, ma difficilmente tornerà a splendere.
Ciò che era stato diviso tornerà unito, per sempre >>, gli rispose il sommo maestro.
<< I vostri timori erano fondati, dea Atena >>, disse il gran sacerdote, guardando la dea.
<< A cosa vi riferite, gran sacerdote? >>, disse il sommo maestro.
<< Avevo il presentimento che questa guerra avrebbe portato più sofferenze a Yume di Cassandra, che a chiunque altro dei due schieramenti.
Infatti, penso che il sacrificio di cui parla la profezia sia proprio la sua vita, pensando ai lunghi passati di guerre, tra noi e la dea Artemide.
La prima frase invece sembra voler dire che solo quando lei rinsavirà del tutto e tornerà ad essere una divinità benigna, la guerra finirà, per sempre >>, disse la dea Atena.
Io ero rimasto senza parole, per ciò che aveva detto la dea Atena.
Infatti, avevo sperato, anzi pregato, che non fosse lei la guerriera di cui parlava la profezia, ma purtroppo era così e non lo si poteva cambiare in alcun modo...
<< Il problema però è che ora si trova prigioniera a Delo e non sappiamo come stia e che cosa le sia successo in questi giorni, che si trovava lì >>, disse il sommo maestro.
<< La madre di Yume ed ex sacerdotessa di mia sorella, dice che dovrebbe essere ancora viva, anche se rinchiusa nelle prigioni sotterranee del Santuario.
Infatti, mia sorella vorrebbe usarla in qualche modo, ma non sappiamo di più.
E per vedere se le potesse essere utile, è anche probabile che Yume sia sottoposta a torture soprattutto di tipo mentale, dalla guerriera Aurora di Pentesilea, almeno così ci ha detto l’ex sacerdotessa Clelia, poco fa >>, rispose la dea Atena.
<< La Pizia mi ha detto che le difese mentali di Yume si sono molto rafforzate, grazie agli allenamenti fatti con lei, durante questi ultimi due anni >>, dissi io.
<< Io che sono stato il suo primo maestro, non dubito assolutamente dei suoi poteri.
Il problema però sarebbe, se a tentare di piegare la mente di Yume, fosse la dea Artemide e non una sua guerriera >>, disse il gran sacerdote, con tono molto preoccupato.
<< Io confido in Yume e so che resisterà fino a quando avrà anche una piccola briciola di energia e di cosmo, nel suo corpo >>, dissi io.
<< Nessuno lo mette in dubbio, cavaliere d’oro di Scorpio.
È solo che temo per lei, poiché conosco bene i poteri di mia sorella >>, disse la dea Atena.
<< Ora potete fare ritorno alle vostre case, cavalieri d’oro di Libra e Scorpio.
Come già annunciatovi nel Chrysos Synagein di tre giorni fa, non potrete muovervi dalle vostre rispettive case e dovrete sempre stare all’erta >>, disse il gran sacerdote.
Dopo esserci inchinati davanti alla dea Atena e al gran sacerdote, uscimmo.

Nota dell'autrice: eccomi qui finalmente con il nuovo capitolo della mia storia.
Spero vi piaccia e vi avverto che probabilmente passerà un po' prima del prossimo aggiornamento.
La poesia che è all'inizio è mia e l'ho scritta apposta per questo capitolo.
So di essere una frana come poetessa, perciò siate clementi.
Grazie come sempre ai miei nuovi e vecchi lettori, per il sostegno datomi.
E grazie infinitamente a 2307, che ha sempre il tempo, per recensire.
Ciao e alla prossima con il nuovo capitolo,
Lilith.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3: conversazioni e sogni rivelatori (parte seconda) ***


Durante la nostra discesa verso le rispettive case, nessuno di noi due parlò.
Il sommo maestro mi salutò, quando arrivammo all’ottava casa e poi riprese a scendere la scalinata, verso la casa da lui presieduta.
Io entrai nei miei appartamenti e andai a posare la borsa da viaggio nella mia camera e la mia armatura e il cloth box nella sala dell’armatura.
Andai poi in bagno a farmi una doccia ristoratrice, per stemperare la tensione che avevo.
Ero terribilmente preoccupato per la situazione di Yume e per la battaglia imminente.
Quella profezia poi non aiutava di certo a stare tranquilli...
Non riuscivo però, ad accettare il fatto che Yume fosse già destinata a morire...
Possibile che quella maledetta maledizione non si potesse spezzare, in alcun modo?
Era così ingiusto, che io e Yume dovessimo pagare per ciò che le nostre reincarnazioni di epoca mitologica, avevano deciso di fare...
Anche se sono certo che, se ci fosse stata data l’occasione di tornare indietro a quei tempi, Yume anzi Cassandra, avrebbe fatto la stessa identica scelta.
Dopo essere uscito dalla doccia ed essermi rivestito con una maglia ed un paio di jeans, mi avviai verso la cucina, per fare pranzo.
Una volta finito il pasto, andai nella sala dell’armatura.
Qui mi sedetti accanto al mio cloth box e continuai a pensare a Yume...
Avevo già provato a contattarla attraverso il cosmo, ma non mi aveva risposto...
Magari era in un tale stato d’incoscienza, da non sentire i miei richiami attraverso il cosmo?
Oppure il suo cosmo era stato bloccato, in qualche modo?
Essere privo così di informazioni a suo riguardo, mi impensieriva sempre di più...
In fondo era in mano nemica e avrebbero potuto farle di tutto...
A che cosa poteva servire però, alla dea Artemide?
Conoscevo la devozione di Yume alla dea Atena ed ero certo che non l’avrebbe mai tradita, a meno che non le fosse capitato qualcosa che la cambiasse completamente...
Mentre pensavo a ciò, sentii un cosmo non ostile e che conoscevo bene, avviato sulle scalinate, che portano all’ottava casa.
Indossai la mia armatura d’oro e mi avviai all’entrata, per ricevere il visitatore inaspettato.
Giunto sulla soglia, mi ritrovai davanti colui che era stato il mio maestro.
Fregandomene della differenza di grado, lo abbracciai e lui fece lo stesso.
D’altronde non ci vedevamo da ormai otto anni, ovvero dal giorno della mia investitura.
Lui, infatti, era tornato, dopo la fine del mio addestramento, al suo luogo di residenza abituale, ovvero un antico tempio nascosto della dea Atena a Paestum, in Italia.
<< Ciao Milo, come stai?
È da tantissimo tempo che non ci vediamo e ormai sei diventato un uomo >>, disse il maestro, sorridendomi affabile.
<< Sto discretamente bene, maestro Chrestos.
E voi invece state bene?
La mamma era preoccupata, perché non vi siete più fatto sentire, negli ultimi due anni >>.
<< Milo non chiamarmi più maestro, perché mi fai sentire vecchio.
Puoi pure riprendere a chiamarmi zio Chrestos, senza problemi.
Comunque non sono tornato a Milos, in questi ultimi due anni, a causa dei miei rapporti molto tesi, con il gran sacerdote.
Ho preferito di conseguenza, isolarmi nel tempio antico della dea Atena, per evitare problemi a te che sei un cavaliere d’oro e ad Anthia >>.
<< Capisco zio, ma così la mamma si è preoccupata terribilmente, per voi.
A parte questo entrate un attimo, non sia mai che vi lasci sull’uscio, senza nessun rispetto, verso di voi >>, risposi, invitandolo ad entrare nei miei appartamenti.
<< D’accordo Milo, ma mi tratterrò per poco tempo.
Infatti, devo andare su al tredicesimo tempio, per presentarmi alla dea Atena e al gran sacerdote, poiché sono appena arrivato >>, disse, sorridendo.
Lo condussi così nella cucina dell’ottava casa e lo feci sedere, mentre preparavo il the.
<< Sai, quando sono tornato a Milos una settimana fa, ho incontrato tuo padre >>.
<< E che cosa vi ha detto, zio Chrestos? >>
<< Alexandre mi ha detto di farti sapere che è orgoglioso di te, come cavaliere.
Non condivide però, il fatto che tu stia con un cavaliere d’argento.
Inoltre vorrebbe che tu andassi a trovarlo, non appena finita la guerra sacra >>.
<< Sinceramente non mi importa, se è o no orgoglioso di me.
Lui ha causato solo un sacco di dolori a me e alla mamma e io questo non glielo potrò mai in alcun modo perdonare.
La mamma ha rischiato di morire a causa sua e lui non ha mosso un dito... >>
<< Hai le tue ragioni Milo, ma pensa anche a lui e a quello che ha sofferto in tutti questi anni, nei quali è stato diviso da te e da tua madre Anthia >>.
<< Come posso perdonarlo, per ciò che ha fatto?
Intanto Elettra ci ha rimesso la vita e mamma ci ha messo due anni a tornare normale.
Non approva la mia relazione con un cavaliere d’argento?
Ma vada a quel paese e si faccia gli affari suoi, per una volta.
Io non gli devo nulla, perché tutto ciò che ho, me lo sono conquistato da solo.
E non sa niente di me e di come mi sono sentito, quando lui ha compiuto quel gesto >>.
<< Milo, io non sono qui, per difendere tuo padre, ma per parlarti, da uomo a uomo.
Ormai non sei più un bambino di dieci anni, arrabbiato con il mondo.
Ora che hai vent’anni e che sei anche tornato dall’al di là, dovresti trovare la forza di perdonare tuo padre e di passare oltre il vostro tormentato passato >>.
<< Avete ragione zio, ma non sono ancora pronto a farlo, non ora almeno.
Chissà, magari un giorno ci riuscirò a perdonarlo e magari riallacceremo un rapporto quantomeno civile >>, dissi, dando la tazza del the allo zio.
Continuammo così a parlare per un po’ e poi il maestro salì le scale, dirette alla nona casa.
Quando se ne fu andato, andai in camera mia e aperto il cassetto del comodino, ne trassi fuori una vecchia foto ingiallita di famiglia.
Rappresentava quattro persone, più precisamente due adulti e due bambini.
Mia madre e mio padre, occupavano la parte alta della foto ed erano abbracciati.
Mio padre era rivestito della sua vecchia armatura d’oro e i suoi capelli neri scuri erano scossi dalla leggera brezza che spirava in quel momento, mentre i suoi occhi azzurri turchini erano severi, nel fissare i due bambini che felici, mostravano un sorriso raggiante.
Mia madre invece indossava un semplice abito blu decorato con fiori bianchi e ci guardava tutti e tre con sguardo dolce e gentile.
Io ero vestito con gli abiti di allenamento, poiché ero al secondo anno di addestramento.
E accanto a me si trovava una bambina sorridente più grande di me di un anno, ovvero la mia cara e amata sorella Elettra.
Il suo volto però era coperto da una maschera, poiché anche lei si stava allenando, per diventare un giorno, un cavaliere d’argento della dea Atena.
Una lacrima mi scese lungo la guancia destra, ripensando a lei.
Fin da bambina aveva mostrato una grande abilità nell’uso del cosmo e proprio per questo motivo nostro padre l’aveva presa, come sua allieva.
A sei anni aveva iniziato l’addestramento, per ottenere l’armatura d’argento dell’Ofiuco.
L’anno in cui compimmo io dieci anni e lei undici, affrontammo entrambi l’ultima prova, per ottenere le nostre tanto agognate armature.
Io riuscii a passare, senza danni di grande identità, la mia ultima prova e ricevetti così l’investitura a cavaliere d’oro dello Scorpione.
Nonostante non vedessi l’ora di tornare al Santuario, per rivedere i miei vecchi amici, decisi di attendere ancora due mesi, affinché anche mia sorella ottenesse la sua armatura.
I ricordi dell’ultimo giorno che passammo insieme, mi tornarono subito alla mente.
Era mattina presto quel giorno e il cielo era molto nuvoloso e sembrava promettere pioggia.
<< Come ti senti, sorellona?
Sei pronta, per l’ultima prova di papà? >>, dissi a Elettra, durante la colazione.
<< Sono un po’ agitata, ma è normale, Milo.
Comunque sono pronta, per l’ultima prova di papà, che così decreterà, se sono degna o no dell’armatura d’argento dell’Ofiuco >>, mi disse.
Dopo aver finito di mangiare, seguii Elettra, per vedere la sua ultima prova.
<< Milo non puoi vedere l’ultima prova di Elettra >>, disse mio padre, appena usciti di casa.
<< E perché scusa, papà?
Ormai ho terminato l’addestramento e sono un cavaliere d’oro >>, gli risposi arrabbiato.
<< Non puoi e basta, Milo.
Solo quando la prova finirà, potrai rivedere tua sorella >>, mi rispose, con tono adirato.
<< Ma papà non ... >>
<< Milo, lascia perdere.
Sai che quando papà prende una decisione, non c’è modo di fargli cambiare idea.
Vedrai che tra non molto sarò di ritorno da te >>, disse Elettra, abbracciandomi.
<<  Lo so, Elettra.
Tu sei fortissima e sono certo che tornerai vincitrice.
Ti prometto che penserò a te, anche se non ti sarò vicino >>, dissi, ricambiando l’abbraccio.
<< Grazie, fratellino.
Ora vado e a dopo >>, disse e dopo aver sciolto l’abbraccio, seguì nostro padre.
Rimasi lì fermo a guardare il punto dov’erano scomparsi per un po’, ma come mia madre mi richiamò all’interno, per aiutarla, mi ridestai ed entrai in casa.
Non passò molto che cominciai a sentire esplodere i cosmi di Elettra e nostro padre.
Ad un certo punto però, sentii il cosmo di mio padre espandersi ad un livello enorme, mentre quello di Elettra si stava eclissando sempre di più.
Quando sentii il cosmo di mia sorella essere sul punto di svanire, mollai tutto e corsi via, seguendo le tracce di cosmo, che ancora restavano percepibili.
Arrivai così sulla collina, dove papà e Elettra si allenavano solitamente e restai veramente sconvolto alla vista, che mi si parò davanti agli occhi.
Molti degli alberi secolari erano divelti o spaccati in due e la vegetazione che lì sempre aveva occupato il terreno, era quasi del tutto scomparsa e le rocce erano spaccate in più punti, come se fossero state ripetutamente colpite.
Continuai ad avanzare e vidi mia sorella a terra, in una pozza di sangue.
Aveva impresse su di se i segni della costellazione protettrice di nostro padre.
<< O santa dea Atena, che cosa ti è successo Elettra? >>, dissi avvicinandomi subito a lei.
<< Tua sorella è una nullità e non si merita l’armatura d’argento dell’Ofiuco >>, sentii dire alle mie spalle, da nostro padre.
<< Perché hai usato lo Scarlet Needle, su Elettra?
Sai bene quanto me, che è una tecnica mortale >>, gli risposi, arrabbiato, come non mai.
<< Solo se mi avesse dimostrato che era più forte di me, avrebbe ottenuto la sua armatura.
Evidentemente però, lei è la mela marcia della famiglia, in quanto è debole >>, disse con un tono così indifferente, che avrei voluto prenderlo a pugni, se non fosse stato mio padre.
<< Elettra non è debole, non dire dunque menzogne.
Come hai potuto però, ridurla in questo modo?
Se non sarà curata immediatamente, morrà dissanguata >>.
<< Non me ne importa, se sopravvivrà o no.
Anzi spostati, così la finisco immediatamente >>, rispose mio padre, preparandosi a colpire.
<< Non ti permetterò di colpire ulteriormente Elettra >>, gli risposi e cominciai a bruciare il mio cosmo, in modo da poter fronteggiare mio padre.
<< Cosa credi di fare, Milo?
Sarai anche il nuovo cavaliere d’oro di Scorpio, ma io sono più vecchio e ho più esperienza di te, in battaglia >>, mi rispose, sorridendo malignamente.
<< Milo ti prego, fatti da parte >>, sentii dire da Elettra.
<< Ma Elettra, io ... >>
<< Se il mio destino è perire contro nostro padre, lo accetterò.
Ti chiedo perciò di rispettare il mio onore di apprendista cavaliere e di farti ora da parte >>, mi disse mia sorella, con tono deciso.
<< D’accordo, mi farò da parte, Elettra.
Lo faccio però, solo perché me lo chiedi tu >>, dissi e mi feci da parte.
Mia sorella allora, si alzò in piedi a fatica e si mise in posizione d’attacco.
Io guardavo la scena con il cuore in gola, poiché temevo, per Elettra.
<< Scarlet Needle Antares >> e << Thunder Claw >>, urlarono nello stesso momento papà.
Furono entrambi colpiti dalla tecnica dell’avversario, ma Elettra, diversamente da nostro padre non cadde a terra, ma rimase in piedi.
<< C’è l’hai fatta, sorellona >>, dissi, avvicinandomi a lei.
Non ebbe il tempo di rispondermi però, che cadde a terra e dalle quindici punture dello Scorpione ricominciò ad uscire il sangue.
<<  Elettra non puoi morire, no >>, dissi con le lacrime agli occhi, tentando di fermare l’emorragia, toccando i suoi seimaten.
<< Ho battuto papà, ma non sopravvivrò...
Il destino è proprio beffardo, a volte >>, disse a fatica Elettra.
<< No, non morirai.
Vedrai che ti salverai e verrai al Santuario con me >>, dissi, mentre ormai piangevo.
<< Al Santuario ci andrai solo tu fratellino, purtroppo.
Io invece resterò qui, per sempre.
Promettimi una cosa però, Milo >>.
<< Qualunque cosa, sorellona >>.
<< Promettimi che sarai sempre un cavaliere sempre fedele alla dea Atena e che combatterai, nelle prossime guerre sacre, anche per me >>.
<< Te lo prometto, Elettra >>.
<< Sei un bravo bambino e sono certa che terrai fede alla tua promessa sempre.
Ricorda sempre la tua promessa e salutami la mamma >>, disse, accarezzandomi i capelli blu, uguali ai suoi, per poi chiudere gli occhi, per sempre.
<< Elettraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa >>, gridai, piangendo a dirotto.
Dopo quell’avvenimento la mia famiglia si era spaccata, per sempre: la mamma era caduta in depressione, per la morte di Elettra ed io per starle vicino ero rimasto a Milos, finché ero stato richiamato con urgenza al Santuario, per un Chrysos Synagein; mio padre invece era andato a vivere in mezzo alla natura, lontano da tutti noi.
Io non avevo mai perdonato mio padre, per quello che aveva fatto ad Elettra e, in tutti quegli anni, passati come suo successore all’ottava casa, avevo fatto di tutto, per non somigliarli.
Come uscii dai miei ricordi, indossai la mia armatura d’oro e mi sedetti accanto al cloth box.
Verso le cinque di pomeriggio sentii passare lo zio Chrestos, che passò, senza mostrarsi.
Rimasi lì a pensare, finché l’orologio suonò le sette di sera.
Allora mi diressi in cucina e preparai la cena.
Terminato il pasto, andai in sala e, dopo essermi tolto l’armatura, mi sdraiai sul divano.
Passò poco tempo, che caddi nelle braccia di Morfeo.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------
<< Nooooooooooooooooooo >>, gridai, cadendo a terra, piangente, per il ricordo appena riportato alla mente dalla dea Artemide.
<< Ti arrendi o dovrò continuare, con questo tipo di tortura? >>, disse la dea.
<< Potrete anche rendermi pazza, ma non vi giurerò mai fedeltà.
Preferirei morire, infatti, piuttosto che tradire la dea Atena e i miei compagni >>, ribattei io, rialzando a fatica la testa.
Avevo, infatti, tutti i muscoli che mi dolevano terribilmente.
<< Rassegnati, Yume di Cassandra.
Né la dea Atena, né i tuoi cari compagni verranno a salvarti >>.
<< Io ho sempre saputo che non sarei tornata da questo luogo, dea Artemide.
Quindi non mi aspetto che mi vengano a salvare.
La mia vita, infatti, conta ben poco, rispetto alla pace sulla terra >>.
<< Eri conscia dell’andare in contro alla morte e sei venuta lo stesso?
Vuol dire che sei o estremamente temeraria o stupida >>.
<< Come potevo lasciare che mia madre pagasse, per colpe non sue? >>
<< Ma lei ti ha abbandonato, quando non avevi nemmeno un anno e mezzo...
E per di più, l’hai incontrata per la prima volta nemmeno due mesi fa >>.
<< Mia madre ha rinunciato a me e ad una vita felice con mio padre, proprio a causa della sua devozione nei vostri confronti, dea Artemide.
Ciò che ho fatto era il minimo, che potessi fare, per lei >>.
<< Vedo che siamo molto testardi, Yume.
Domani continueremo il tuo dialogo con le tue reincarnazioni passate e vedremo, se riuscirai a sopravvivere ancora per molto, senza impazzire >>.
<< Io combatterò fino alla fine e sarò pronta a morire, per restare me stessa >>.
<< Non morirai di certo, Yume di Cassandra.
Tu mi servi viva e non ti permetterò certo di morire.
Ora ti saluto e arrivederci a domani >>, disse la dea Artemide, sorridendo malignamente.
Detto questo la dea Artemide aprì la porta e se ne andò.
Allora mi stesi un po’, per riprendermi dallo sconvolgimento, che l’ultima serie di visioni, che mi aveva risvegliato la dea Artemide, mi aveva provocato.
Esse erano relative alla vita della mia reincarnazione nel 1500, ovvero Bianca.
Ella aveva avuto una vita terribile e la sua fine era stata terribilmente crudele...
I miei pensieri vennero però interrotti, dall’improvviso aprirsi della porta.
Mi aspettavo di vedere Francesco di Atteone, che ormai veniva a farmi visita tutti i giorni.
Invece vidi entrare colei che mi aveva portata qui, ovvero Virginia di Ifigenia.
<< Questa sera è stato dato a me il compito, di portarti la cena >>, disse, avvicinandomisi.
Dopo avermi dato da mangiare, Virginia raccolse tutto e lo mise sul vassoio che, dopo averlo osservato per un po’, posò a terra e poi si sedette davanti a me.
<< Posso chiedervi una cosa, Yume di Cassandra? >>, disse, quasi timorosa.
<< Certo, ma ti risponderò solo nei limiti, a me possibili >>, le risposi cordialmente.
<< La prima volta che ci siamo incontrate, quando voi veniste qui con la dea Atena e alcuni vostri compagni, osservandovi ho sentito di avervi già visto, da qualche parte >>.
<< Anche a me è successa la stessa cosa, ma non saprei dirti il perché >>.
<< Voi, per caso, siete mai stata nel paesino di Pisia ? >>
<< Sì, ma ci sono stata l’ultima volta otto anni fa, in missione >>.
<< Allora, vi dovreste ricordare di me.
Voi mi estraeste ancora viva insieme a mia sorella Aglae, dalle rovine della mia casa >>.
<< Tu sei allora, la bambina che scomparve misteriosamente, durante il nostro viaggio di ritorno verso il Santuario di Atene >>, dissi, stupita di vederla lì.
<< Sì, mi allontanai, poiché sentii una voce nella testa.
Essa mi condusse a Delo, dove venni addestrata, come guerriera della dea Artemide >>.
<< Tutti ti abbiamo creduta morta, tanto che anche Aglae non sperava di rivederti >>.
<< In effetti, da quando sono qui, non sono mai uscita dal Santuario.
E Aglae ora come sta e dove si trova? >>
<< Aglae sta molto bene e si trova al Santuario di Atene.
Ora è il cavaliere d’argento di Cassiopea >>.
<< Anche lei è diventata una guerriera?
Non avrei mai immaginato che avrebbe intrapreso questa strada, soprattutto a causa del suo carattere troppo dolce e gentile >>.
<< Aglae è molto buona e gentile, ma è una valida combattente.
L’ho addestrata personalmente e sono veramente orgogliosa di lei >>.
<< Capisco, Yume di Cassandra.
Ora me ne vado e vi auguro un buon sonno >>, disse, sorridendomi, come Aglae.
<< Buon sonno anche a te >>, le risposi, con un sorriso tirato.
Lei era stata l’unica persona a trattarmi gentilmente, da quando ero lì a Delo.
Mentre cercavo di sistemarmi, come meglio potevo, sul mio giaciglio, ripensai a tutto ciò, che avevo visto, a causa della dea Artemide.
Il rivivere per intero le vite di Isabella e Bianca, era stata un’esperienza terribile, per me.
Infatti, una cosa era rivivere episodi della loro vita separatamente, rivivere invece le loro esistenze, per intero, era un’esperienza che non avrei augurato a nessuno.
Soprattutto gli ultimi momenti di vita erano terribili...
Vedere Isabella, divorata da un male terribile e incurabile, che l’aveva strappata alla sua unica e amatissima figlia, era stato straziante...
E la morte di Bianca, non esistevano parole, per definirla...
Oramai sentivo che, per quanto mi fossi opposta con tutte le mie forze alla dea Artemide, ella avrebbe prevalso, su di me...
Infatti, le catene che mi stavano privando del mio cosmo, mi stavano portando allo stremo...
C’era una cosa che volevo, anzi dovevo ancora fare, prima di perdere me stessa...
Mi concentrai al massimo e arrivai, in un profondo stato di meditazione.
Usando gli insegnamenti che mi erano stati impartiti dalla maestra Francesca, separai la mia anima dal corpo e volai verso la mente di Milo.
La maestra mi aveva proibito di usare tale tecnica, poiché poteva essere molto pericolosa.
In quel momento però, volevo solo vedere e parlare con Milo, per un’ultima volta.
Entrando nei suoi sogni, cambiai il suo e lo trasformai, in uno a me congeniale.
Ci trovavamo nel bosco, dietro il mio vecchio orfanotrofio, a Torino, dove sei anni prima aveva detto di amarmi, per la prima volta.
Lo vidi arrivare da lontano e a stento, repressi la voglia di correre, ad abbracciarlo.
<< Sei veramente tu, Yume? >>, disse Milo, osservandomi, stupito.
<< Sì, sono io, amore mio >>, gli risposi, sorridendo.
Non passò nemmeno molto, che mi ritrovai stretta, tra le sue forti braccia.
Erano passati nemmeno quattro giorni dal nostro ultimo abbraccio, ma ora che ero di nuovo tra le sue braccia, mi sembrava passato un secolo...
<< Yume, perché non mi hai detto nulla? >>
<< Non volevo farti preoccupare, Milo.
E poi non potevo fare altro, per evitare la morte di mia madre... >>
<< Apprezzo il pensiero, ma avresti dovuto parlarne.
Tu sei la mia futura sposa e mi dovresti dire tutto >>.
A quelle parole, mi vennero le lacrime agli occhi...
<< Che ingenuo che sei, amore mio >>, dissi, scostandomi da lui.
<< Cosa vuoi dire, Yume? >>, mi rispose, incredulo.
<< Se sopravvivremo entrambi a questa guerra, sarà un vero e proprio miracolo >>.
<< Non dire così, per favore, Yume.
Ti libereremo dalla tua prigionia e tornerai al Santuario, la tua casa >>.
<< Milo non devi pensare al liberarmi, ma alla guerra che si sta avvicinando, alla sua definitiva conclusione >>, dissi, guardandolo, con sguardo serio.
<< Ci stiamo avvicinando alla conclusione della guerra? >>
<< Sì e proprio ora dovrete fare attenzione, perché la dea Artemide vi scaglierà contro tutte le sue prime guerriere, che hanno un cosmo pari a quello dei cavalieri d’oro.
Nemmeno il guerriero di Atteone è da sottovalutare... >>
<< Ti prometto che staremo attenti, a non farci sopraffare...
Ma tu come stai e perché mi hai contattato solo ora?
E perché non hai mai utilizzato, prima d’ora, questo metodo di comunicazione? >>
<< Diciamo che ho passato momenti migliori, anche se ormai il mio corpo è sul procinto di cedere a ciò, che la dea Artemide intende farmi...
E proprio per questo motivo, ho voluto vederti e parlarti, per un’ultima volta.
Questa tecnica che ho usato, infatti, è molto rischiosa soprattutto, se si ha la mente gravemente danneggiata, come la mia >>, gli risposi, sorridendo tristemente.
<< Che cosa ti ha fatto quella maledetta dea Artemide e cosa vuole da te? >>
<< Mi ha torturato, risvegliando molti dei ricordi delle mie vite passate...
E vorrebbe che io diventassi... >>
Non riuscii a finire la frase, poiché sentii chiaramente un qualcosa trafiggermi la testa e caddi a terra, senza poterlo evitare, urlando dal dolore...
<< Yume, che ti succede? >>, mi chiese, prendendomi tra le sue braccia.
<< Mi devono avere scoperta e questa fitta terribile che sento nella testa, è la dea Artemide che cerca di violare la mia mente... >>, gli risposi, a fatica.
<< Dimmi che posso aiutarti in qualche modo, per favore, Yume... >>
<< Non puoi aiutarmi, amore mio.
Ora è meglio che me ne vada, per evitare che la dea Artemide, violi anche la tua mente >>.
La sua risposta mi spiazzò, poiché avvicinò il suo volto al mio e mi baciò con passione.
Solo dopo un po’ ci staccammo e lui riprese la parola.
<< Questo era un bacio, che valeva come un arrivederci.
Ora va e sappi che ti amo e che ti sarò vicino sempre, anche se da lontano.
Inoltre ti giuro, che anche a costo della mia vita, verrò a riprenderti lì dove sei, a Delo >>, disse, guardandomi con uno sguardo, che esprimeva tutto il suo amore, per me.
<< Ti amo anche io Milo e arrivederci >>, dissi con le lacrime agli occhi, prima di uscire dallo stato di meditazione, per evitare un qualsiasi attacco della dea Artemide a Milo.
<< Non pensavo che avessi ancora la forza, per riuscire ad entrare nei sogni di qualcuno, così lontano da te >>, disse la dea Artemide, guardandomi, sinceramente stupita.
<< Non conoscete la mia forza e la mia determinazione, per questo avete tirato troppo presto le conclusioni e di conseguenza, mi avete sottovalutata >>, risposi, con tono calmo.
<< In effetti, pensavo fossi più debole, ma mi sono sbagliata.
Ora però provvederò, affinché tu non possa più usare i tuoi poteri >>, mi rispose.
Puntato un dito contro di me, pronunciò delle parole, che però non compresi.
Poco dopo sentii il potere del mio cosmo affievolirsi all’improvviso e poi sparire del tutto.
Mi colse così una stanchezza di tale grandezza, che persi i sensi, senza poterlo evitare, in alcun modo e caddi a terra.

Nota dell'autrice: eccomi qui con il nuovo capitolo.

Spero vi piaccia e vi avverto che probabilmente passerà un po' prima del prossimo aggiornamento, poichè il prossimo capitolo sta andando molto a rilento.
So di essere stata molto cattiva, nei ricordi di Milo, riguardo a sua sorella, ma purtroppo la storia mi è venuta in mente così e poi non potevo nemmeno scalzare Shaina dal suo ruolo di silver saint dell' Ofiuco.
L'idea che Yume potesse entrare nei sogni degli altri, invece mi è venuta leggendo un manga, che ho acquistato poco tempo fa.
Grazie come sempre a coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite e le preferite.
E ancora grazie infinite, per la sua recensione, a 2307.
Ciao e alla prossima con il nuovo capitolo,
Lilith.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4: terribile scoperta e passati che ritornano ***


Mi svegliai di soprassalto, subito dopo che la presenza di Yume sparì.
<< Yume, perché l’hai fatto e che cosa volevi dirmi? >>, dissi, mettendomi una mano, nei capelli, mentre trattenevo a malapena le lacrime.
La madre di Yume ed ex gran sacerdotessa di Artemide aveva visto giusto, infatti, Yume era stata torturata mentalmente.
Ma cosa mai poteva volere da lei la dea Artemide?
E perché, voleva riuscire a piegare la sua mente?
In fondo, Yume era la discendente e reincarnazione di colei che l’aveva tradita...
Che magari volesse prendersi la sua rivincita, su Cassandra, a distanza di secoli?
No, probabilmente c’era qualcosa di molto più oscuro dietro...
E ora Yume stava seriamente rischiando la sua salute mentale...
Quando era ancora con me, infatti, mi aveva detto che, dopo la sua prova finale, aveva dovuto mettere un sigillo parziale ai suoi ricordi...
Infatti, il rivivere interamente delle vite passate, una dietro l’altra, attraverso le visioni, avrebbe potuto portarla alla vera e propria pazzia...
Se pensavo, infatti, a ciò che mi aveva raccontato Yume, le visioni sulle vite passate, quando erano riportate alla mente, venivano vissute in prima persona...
E ora capivo anche perché coloro che subivano il fantasma di morte di Yume, morissero o impazzissero del tutto...
Chissà come stava ora, soprattutto dopo che la dea Artemide l’aveva scoperta...
Cosa mai avrebbe potuto farle, per l’atto che aveva compiuto?
Quella dea maledetta l’avrebbe pagata, per tutto ciò che aveva fatto a Yume e per tutta la sofferenza, che le stava volontariamente causando...
Dovevo al più presto risvegliare i miei più antichi ricordi, se volevo veramente aiutarla...
Ma in che modo avrei potuto farlo?
Né la Pizia, né le precedenti reincarnazioni di Yume, mi avevano detto come farlo...
Solo Endimione mi aveva detto che la visita a Delfi avrebbe potuto aiutarmi, ma purtroppo non era stato affatto così...
Inoltre aveva detto che, solo quando avessi avuto piena coscienza di me stesso, avrei potuto veramente salvare la mia amata Yume...
Mentre tutti questi pensieri mi giravano per la testa, andai in bagno a lavarmi la faccia e poi in cucina, a preparare la mia colazione.
Finito di mangiare, andai nella sala dov’era il mio cloth box e indossai la mia armatura.
Mi diressi dunque all’ingresso della mia casa e cominciai a fare la guardia, come era stato ordinato dalla dea Atena e dal gran sacerdote.
Passarono i giorni e le settimane, ma delle guerriere della dea Artemide non se ne vide nemmeno l’ombra.
Durante questo periodo di presunta pace e tranquillità, fecero il loro ritorno al Santuario tutti i restanti cavalieri d’argento e di bronzo, senza riportare alcun danno, durante il loro viaggio.
Io stesso vidi passare attraverso la mia casa molti cavalieri d’argento e di bronzo, che non avevo mai conosciuto e che venivano da ogni parte del mondo.
Per molto tempo, non subimmo alcun attacco, da parte delle guerriere della dea Artemide.
Quell’attesa era veramente snervante e tutti noi eravamo inquieti, poiché non sapevamo come e quando saremmo stati attaccati dai nemici.
Verso le nove di mattina di due mesi esatti dopo, sentii chiaramente l’apparire di un cosmo enorme all’interno del Santuario.
Mi posizionai allora al centro della mia casa, per aspettare la venuta dei nostri nemici.
<< Esci pure allo scoperto, guerriera di Artemide >> dissi, avendo sentito una presenza.
<< Vedo che hai sentito la mia presenza, cavaliere della dea Atena >>, sentii dire dalla guerriera di Artemide, mentre usciva da dietro una colonna, sulla mia sinistra.
Come fu allo scoperto, la riconobbi come una delle guerriere, viste all’incontro a Delo.
Aveva capelli neri, come un’ala di corvo e occhi di un marrone scurissimo e l’armatura che portava era di colore argentato e rosso scuro.
<< Ci sarà un motivo se sono un cavaliere d’oro della dea Atena...
Piuttosto, tu chi saresti? >>.
<< Io sono Samia, prima guerriera di Ippodamia >>.
<< Allora non esitiamo e iniziamo il nostro scontro >>.
Ci mettemmo così entrambi in posizione di difesa, attendendo che l’altro facesse la prima mossa.
Nel frattempo, la mia unghia rossa scarlatta, con cui lanciavo lo Scarlet Needle, fece la sua comparsa, nel mio indice destro.
Ad un certo punto la guerriera di Ippodamia mi si lanciò contro, lanciando un urlo degno di un’Amazzone, qual’ era.
Cominciò così ad attaccarmi fisicamente e io scansavo tutti i suoi colpi, senza troppi problemi.
Dopo un po’ stufo, per come stava procedendo il nostro scontro, le bloccai il braccio sinistro e glielo torsi dietro la schiena.
<< Ahhhhhhhhhhhhhhh >>, gridò lei per il dolore e io la lascia andare, cosicché ella cadde rovinosamente a terra, tenendosi il braccio spezzato con quello sano.
<< Tu sia maledetto, cavaliere d’oro della dea Atena >>.
<< Io non faccio differenze tra i nemici, in battaglia.
Anche se sei una donna, non modererò i miei colpi, per questo motivo >>.
<< E fai bene, perché questo sarebbe motivo di disonore, per me >>.
<<  Scarlet Needle >>, gridai, mentre bruciavo il mio cosmo e lei spostandosi di lato cercò di evitare il colpo, ma non fece in tempo e la prima cuspide scarlatta si andò a imprimere, nella sua spalla destra.
<
Hai ancora tempo per scegliere però, perché prima di arrivare a giustiziarti, dovrò colpirti ancora per quattordici volte.
Le ferite saranno anche grandi come piccoli aghi, ma il dolore che proverai sarà pari, se non maggiore, allo scorrere del veleno dello Scorpione, in tutto il tuo organismo >>.
Vidi così passare un lampo di puro terrore, nei suoi occhi...
<< Scarlet Needle >>, gridai e altre quattro cuspidi si conficcarono, nel suo corpo.
<< Aaah ! >>, gridò e cadde, sbattendo il volto contro la pietra del pavimento.
<< Ora mancano ancora dieci punture.
Morirai o ti arrenderai prima? >>, chiesi con sorriso sarcastico.
<< No, ora sarai tu a subire il mio attacco.
Prendi questo colpo, maledetto cavaliere d’oro della dea Atena.
Lance di fuoco >>.
Vidi il suo cosmo addensarsi intorno a lei e prendere la forma di lance fiammeggianti.
In poco tempo mi ritrovai a dover scansare una moltitudine di lance infuocate e anche se ne evitai la maggior parte, una mi ferì il braccio destro, dove l’armatura non lo copriva e un’altra mi lasciò un grosso taglio sanguinante, sulla coscia sinistra.
Quelle due ferite bruciavano e parecchio, ma non avrei mai dato l’opportunità alla mia avversaria di compiacersene.
<< E ora come farai ad attaccarmi con il braccio ferito, cavaliere d’oro di Scorpio?  >>
Me lo chiese pure con fare strafottente quella guerriera di Artemide...
<< Se pensi che una ferita così superficiale mi possa impedire nei movimenti, sei un’ingenua, Samia di Ippodamia.
Ora altre quattro punture: Scarlet Needle  >>.
La potenza del colpo fu tale, che la guerriera cadde di nuovo a terra.
<<  P-Perché non riesco a contrattaccare?
Possibile che questo uomo, un cavaliere d’oro della dea Atena, mi sia così tanto superiore, nell’arte della battaglia?
Che cosa avrà mai quest’ uomo maledetto più di me? >>
<<  Io a differenza tua combatto, per una causa giusta.
Noi tutti cavalieri della dea Atena vogliamo che l’umanità sopravviva e non sia tiranneggiata dalla vostra dea Artemide >>.
<< Mi dispiace, ma non condivido le vostre posizioni, cavaliere di Atena.
Entrambi abbiamo giurato fedeltà alla nostra rispettiva dea e combatteremo fino alla fine, anche a costo della nostra stessa vita >>.
<< Allora alzati e combatti.
Spero che il nostro duello non sia già finito qui >>.
<< Ora assaggerai un altro dei mie colpi e questa volta, non ti sarà facile evitarlo, come hai fatto con le mie lance di fuoco >>.
Mentre affermava ciò, usò un tono molto beffardo...
<< È tutto da vedere, Samia di Ippodamia >>.
Così cominciammo a bruciare il nostro cosmo e gridammo nello stesso momento:
<< Scarlet Needle >> e << Vortice di fuoco >>.
La guerriera di Artemide fu presa in pieno dalle ultime cinque punture e si accasciò a terra.
Io invece fui investito dal suo vortice di fuoco e, per proteggermi da esso, ricoprii in un attimo il mio corpo dalla punta dei capelli ai piedi, con il mio cosmo.
Espandendo il mio cosmo, che mi fungeva anche da scudo, riuscii a uscire dal vortice di fuoco e ciò che vidi davanti ai miei occhi, mi sconvolse.
Accanto a Samia di Ippodamia si trovava una guerriera con la stessa armatura di Yume e che fisicamente le assomigliava, come una goccia d’acqua.
<< Chi siete voi, che avete invaso l’ottava casa e indossate l’armatura di Cassandra? >>
A quelle parole l’interpellata si girò verso di me e mi venne un colpo, perché riconobbi immediatamente il volto di Yume.
<< Sono Yume di Cassandra, prima guerriera della dea Artemide e tua mortale nemica.
Soffrirai ora, per ciò che hai fatto a Samia >>, mi rispose, fredda.
<< Che cosa stai dicendo, Yume?
E perché combatti per la dea Artemide e non porti più la maschera? >>
<< Non prenderti tutte queste confidenze con me, lurido cavaliere d’oro della dea Atena.
Io sono una delle prime guerriere di Artemide e mi devi rispetto >>, mi rispose, irata.
<< Cosa mai stai dicendo, Yume?
Tu sei un cavaliere d’argento della dea Atena e non una guerriera della dea Artemide >>, le risposi di rimando, sconvolto per ciò che aveva appena detto.
<< Non provare a mentirmi, insulso cavaliere d’oro e preparati a combattere >>, mi rispose, mettendosi in posizione di difesa.
<< Sai bene che non potrei mai combattere con te, per ciò che provo, nei tuoi confronti.
Cosa ti hanno fatto, per portarti ad essere così? >>, gli dissi con espressione triste.
<< Mi starai di certo confondendo con qualcun’altra, perché non ti conosco assolutamente.
Quindi non dire stupidaggini e combatti con me, insulso cavaliere d’oro della dea Atena.
Oppure hai paura di combattere con me, perché sono una donna? >>, mi rispose, beffarda.
<< Non ti sto confondendo con nessun’altra, Yume.
Piuttosto sei tu ad aver dimenticato la tua vera natura e i tuoi veri  sentimenti... >>
<< Non sono qui per parlare con te, ma per combattere.
E poi se speri di confondermi con le tue parole, sappi che sbagli.
Quindi preparati ad assaggiare la potenza dei miei colpi >>, disse e mi si scagliò contro.
Mi ritrovai così a combattere in una battaglia corpo a corpo con lei.
Io schivavo solo e non rispondevo ai suoi attacchi, perché non riuscivo ad attaccarla...
Mai e poi mai, infatti, sarei stato in grado di attaccarla, per ferirla...
Io amavo Yume a tal punto, che se le avessi fatto del male, lo avrei fatto anche a me...
Mentre pensavo questo, continuai ad evitare i pugni e calci di Yume.
Ad un certo punto un suo pugno stava per abbattersi sulla mia mascella, allora glielo bloccai con la mia mano destra e stessa cosa feci con l’altra sua mano, che stava per tirarmi un altro poderoso pugno.
<< Vuoi fermarti, Yume?
Continuando ad attaccarmi, non otterrai nulla di buono >>, dissi, guardandola negli occhi.
<< Smettila di schivare i miei colpi e combatti, Milo di Scorpio.
Io sono una tua nemica e per questo combatterò con te, a costo della mia stessa vita >>.
<< Tu non sei mia nemica e mai lo sarai, per me >>, le risposi infuriato.
Lei allora mi osservò con uno sguardo vacuo, come se non ricordasse proprio nulla di me...
Fino a che punto si era spinta la dea Artemide nella sua vendetta, verso colei che aveva avuto il fardello involontario dell’essere discendente e reincarnazione di Cassandra?
Possibile che quella maledetta dea fosse riuscita a cancellare la memoria di Yume, non lasciandone alcuna traccia, nel suo subconscio?
Approfittai di quel suo momento di distrazione, per bloccarla con il peso del mio corpo e della mia armatura, contro la colonna dietro di lei.
<< Che cosa ti passa per la mente, maledetto cavaliere d’oro? >>, mi disse, con tono irato.
<< Voglio solo evitare che ci facciamo del male, a vicenda, mentre cerco di riportarti alla normalità >>, le dissi, sorridendole, in modo misterioso.
<< Riportarmi alla normalità?
Ma vuoi capire ch... >>
Non le lasciai finire la sua ennesima frase senza senso, posando le mie labbra sulle sue.
A quel contatto lei cerò di ritrarsi, ma io la strinsi ancora di più a me...
Sentire che lei cercava di scappare da me, fu l’esperienza più devastante della mia vita...
Quando però schiuse le sue labbra e mi permise di approfondire il nostro contatto, rimasi seriamente allibito...
Che forse in lei si fosse risvegliata la mia amata Yume?
Allora aprii gli occhi, che avevo chiuso, quando l’avevo baciata e rimasi sconvolto...
Yume aveva gli occhi completamente sbarrati, ma il colore dei suoi occhi era spento e la sua anima sembrava essere volata non si sa dove...
A quel punto lei sembrò risvegliarsi dal suo stato di trance e mi spinse lontano da lei probabilmente con tutta la forza, che aveva.
<< Che cosa mi hai fatto maledetto?
Quale stratagemma hai usato, per sottomettermi alla tua volontà? >>
Mi aveva appena parlato con uno sguardo pieno d’ira e rancore, che mai le avevo visto...
<< Non ha fatto assolutamente nulla, Yume.
Infatti, se tu hai ricambiato il suo bacio, è dovuto solo al fatto che lo ami.
Avrai anche perso i ricordi del cervello, ma quelli del tuo cuore e della tua anima sono intatti >>, sentii dire da una voce ben conosciuta, da dietro una colonna.
<< Chi sei tu, che dici queste assurdità?
Mostrati subito o sei forse un codardo? >>, disse Yume, con voce stralunata.
<< Non pensavo che mi avresti mai dato del codardo, Yume.
In fondo, se tu sei diventata un cavaliere d’argento, lo devi solo a me, che ti feci conoscere questo mondo nascosto ai più >>, disse Saga, mostrandosi finalmente a noi.
<< Eccone un altro, che sostiene di conoscermi molto bene...
Ma possibile che voi tutti cavalieri d’oro della dea Atena, soffriate di allucinazioni? >>, gli rispose lei, ridacchiando malignamente.
<< Possibile che la dea Artemide ti abbia tolto il senno, mia vecchia allieva?
Non ti ricordi nemmeno questa, allora? >>, chiese Saga, tirando fuori qualcosa dalla sua veste di gran sacerdote.
Guardando meglio, la riconobbi come la collana di grani neri, che da piccola Yume aveva regalato a Saga, per il suo quindicesimo compleanno...
A quella vista la vidi sbiancare di colpo e poi cominciò ad agitarsi, come se fosse stata in preda a delle convulsioni terribili e si teneva la testa con entrambe le mani...
Sembrava che ci fosse una guerra all’interno della sua anima...
Ad un certo punto, continuando a tremare, alzò la testa e guardò me e Saga.
<< M-Maestro Saga, M-Milo >>, disse lei con voce tremante.
<< Yume lotta contro il potere mentale della dea Artemide.
So che puoi farcela, tu hai la forza necessaria >>, disse Saga, avvicinandosi a Yume.
<< S-Statemi lontano maestro, ve ne prego...
N-Non so tra quanto tornerò ad essere sotto il controllo della dea Artemide...
I-Io purtroppo vi ho deluso tutti, facendomi soggiogare da lei...
M-Ma se avessi continuato a resisterle ad oltranza, non mi sarebbe rimasta la forza necessaria né mentale né  fisica, per proteggere lei...
E questo non me lo sarei mai potuto perdonare >>, disse Yume, a fatica.
<< Chi è lei, Yume? >>, chiesi con impazienza.
<< Milo, lei è...
Nooooooooooooooooooo >>, urlò e perse l’equilibrio, a causa delle convulsioni.
La afferrai appena in tempo, perché non sbattesse la testa contro il pavimento.
Sul suo viso regnava un’espressione di grandissima sofferenza e questo mi fece infuriare.
Come si permetteva Artemide di farle questo?
Possibile che credesse di poter manovrare gli altri, a suo piacimento, solo perché era una delle dodici divinità olimpie?
<< Tu sia maledetta per ciò che stai facendo alla mia donna, dea Artemide.
Ti giuro sul mio onore di cavaliere d’oro, che vendicherò Yume, a costo della vita >>, dissi, guardando l’espressione sempre più sofferente del mio unico amore.
Ad un certo punto vidi apparire un bagliore accecante, che avvolse il corpo di Yume.
Non potei muovere un muscolo, che già il suo corpo era scomparso, inghiottito da quella stranissima luce e riportato quasi certamente a Delo...
<< La sparizione di Yume dev’essere certamente stata causata dalla dea Artemide...
Infatti, nemmeno la sua più forte guerriera sarebbe riuscita a portare via lei e l’altra guerriera della dea Artemide, con la barriera attivata su tutto il Santuario da parte della nostra dea Atena >>, disse Saga, con fare pensieroso.
Solo allora così mi accorsi che anche il corpo di Samia era scomparso.
<< Vero, gran sacerdote.
Ora, con il vostro permesso, vado a medicarmi, nei miei appartamenti >>, risposi atono.
<< Vai pure a curarti e medicarti, Milo >>, rispose Saga, guardandomi.
Mentre gli passavo accanto, lui mi toccò il braccio destro e io mi girai a guardarlo.
<< Non devi farti una colpa per ciò che è successo a Yume, Milo.
Lei ha fatto ciò che credeva giusto e che le diceva di fare il suo cuore...
E per questo nessuno di noi potrà mai condannarla... >>, mi disse con tono quasi dolce.
<< Non posso condannare la sua decisione, perché anche io, se mi fossi ritrovato nella sua stessa situazione, avrei agito allo stesso modo...
Yume, infatti, nonostante fosse un’abile ed esperta guerriera, ha avuto sempre un cuore gentile e generoso, fin dalla più tenera età...
Quello che mi fa arrabbiare però, è il fatto che la dea Artemide, facendo leva proprio su queste sue qualità, l’ha ricattata, per farla sua prigioniera...
E io non ho potuto fare nulla... >>
<< Anche io sono preoccupato per Yume, ma ho accettato la situazione...
E tu devi fare la stessa cosa, perché sei il suo uomo e lei non vorrebbe vederti mai, ridotto in questo stato, proprio a causa sua...
Ricorda che la speranza è sempre l’ultima a morire, Milo.
Ora vado a riferire alla dea Atena ciò che è successo qui, poco fa >>, rispose.
<< Grazie, Saga >>, dissi, sorridendo amaramente, mentre lui se ne andava.
Detto questo mi diressi nei miei appartamenti e, dopo essermi tolto la mia armatura d’oro, presi l’occorrente, per medicarmi le ferite, causatemi dall’attacco di Samia.
Come passai il cotone imbevuto di disinfettante sulle ferite, mi venne quasi da urlare, per il dolore, ma non lo feci...
Avevo il mio orgoglio di cavaliere d’oro da difendere, in fondo...
Mentre cercavo nella cassetta dei medicamenti, osservai come tutti i barattoli degli unguenti curativi avessero i nomi, scritti da Yume e tutto ciò mi riportò alla mente un lontano ricordo di cinque anni prima.
Eravamo appena tornati dal Tartaro, dove avevamo combattuto contro l’esercito dei Titani ed eravamo tutti stremati e pieni di ferite.
Soprattutto Aiolia era messo molto male, a causa dei tanti scontri affrontati...
Il gran sacerdote ci attendeva davanti alle scale, che portavano alla prima casa.
<< Avete combattuto valorosamente, cavalieri d’oro.
Ora ritiratevi pure nelle vostre rispettive case e riposatevi e curatevi le ferite.
Tra due giorni alle 8 e mezza di mattina si terrà un Chrysos Synagein, dove parleremo di tutto ciò che è accaduto, nel Tartaro.
Ora andate e riprendete le forze >>, disse e poi ci precedette, verso la tredicesima casa.
Io mi guardai intorno, aspettandomi di vedere Yume tra i vari cavalieri d’argento e di bronzo, che si erano lì raggruppati, ma non la scorsi.
Nascosi una smorfia di disapprovazione e seguii Aldebaran, Aiolia, Shaka, Shura, Camus e Aphrodite, per le scale, dirette alla casa dell’Ariete.
Durante il tragitto nessuno di noi aprì bocca...
Come arrivai alla mia casa, salutai Shura, Camus e Aphrodite e mi congedai da loro.
Entrando nei miei appartamenti, feci subito per dirigermi  in camera mia, per prendere la cassetta dei medicamenti con le fasciature e gli unguenti curativi.
Sentii però, non appena varcai la soglia, una presenza, nelle mie stanze.
Non feci in tempo a dire una sola parola, che Yume uscì dalla porta della mia camera.
Era vestita con gli abiti di allenamento e non portava la sua maschera.
Ci guardammo per un tempo indefinito e poi lei corse ad abbracciarmi e io feci lo stesso.
Restammo abbracciati per un po’ e poi sentii Yume iniziare a piangere.
<< Yume, tutto bene? >>, chiesi preoccupato, tirando su il suo volto con la mano destra.
<< Scusami Milo, ma ero preoccupatissima.
Sono riuscita a seguire il vostro scontro solo fino a quando Aiolia ha terminato il suo duello con Iperione, il nero.
Da lì in poi la mia capacità di vedere ciò che sarebbe accaduto non ha più funzionato ed ero seriamente in pena, per tutti voi.
Io confidavo nella vostra enorme forza di cavalieri d’oro, ma ero comunque preoccupata...
Ho seriamente temuto, che voi non sareste tornati dal Tartaro >>, disse, piangendo.
<< Siamo tornati però, anche se un po’ malconci, ma vivi.
E poi era nostro dovere, in quanto cavalieri d’oro della dea Atena, combattere contro Crono e i Titani, anche a costo della nostra vita...
Però ora sono qui e mostrami il tuo sorriso più bello, amore mio >>, le risposi, sorridendo, mentre le asciugavo le lacrime.
Yume allora mi sorrise e il mio cuore si sentì più leggero.
Lei aveva proprio il potere di rilassarmi con uno solo dei suoi splendidi sorrisi...
<< Togliti l’armatura e poi vieni in camera tua, così ti medico le ferite >>, mi disse, osservando critica le parti del corpo non coperte dall’armatura e ferite.
<< D’accordo, vado a togliermela >>, dissi e andai nella sala dell’armatura.
Essa si sganciò dal mio corpo e si ricompose nella forma caratteristica dello Scorpione.
La raggiunsi allora in camera mia e, dopo essermi tolto la maglia, le mostrai i numerosi tagli e lividi, che presentavo sul petto e sulla schiena.
Lei tirò fuori da non so dove tutta una serie di unguenti pazzesca, che avevano colori e odori, che mai avevo sentito prima.
Il suo tocco era sicuro e delicato allo stesso tempo, mentre ricopriva i tagli e i lividi con delle pomate e copriva le ferite più gravi con candide bende.
Yume fu molto paziente e, dopo avermi curato, si sedette sulla sedia, vicino al letto.
<< Ora dovresti stare per almeno due ore a letto, senza muoverti.
Così le pomate naturali cominceranno a fare il loro effetto e le ferite inizieranno a cicatrizzarsi >>, mi disse, sorridendo.
<< Puoi togliermi una curiosità, Yume? >>, le chiesi.
<< Chiedi pure, Milo >>.
<< Non mi hai mai detto che ti intendevi di rimedi naturali.
Chi ti ha istruito a tal proposito? >>
<< Fu il mio maestro Saga a spiegarmi quali erano le piante curative e le loro funzioni.
In questi anni ho anche letto diversi libri sull’argomento, per tenermi informata.
Cosicché, se mai ci fosse bisogno di quel tipo di conoscenza, non avrei alcun problema, a riguardo >>, rispose, sorridendo.
<< Io invece non le so distinguere, per niente.
Camus ha un ottimo occhio, ma io sono proprio negato >>.
<< Se vuoi posso provare a insegnartelo io >>.
<< No, so già che non ne ricaverei nulla.
Questo non per incompetenza tua, ma per incapacità mia.
Anche mia madre diceva che ero proprio negato >>, dissi, sospirando.
<< Allora, facciamo così.
Essendo tu imbranato, per quanto riguarda le piante curative, mi occuperò sempre io di rifornire la tua scorta personale di unguenti, con le pomate fatte da me.
E ti metterò anche delle etichette, dove indico i casi, in cui usare ognuna >>.
<< Grazie Yume, sei gentilissima >>, dissi, sorridendole in risposta.
E lei mi sorrise a sua volta, in una silenziosa risposta.
Così da quel giorno, Yume cominciò a prepararmi lei gli unguenti curativi.
E sinceramente non ho mai avuto da ridire a riguardo, poiché hanno sempre funzionato.
Mentre mi tornava alla mente quel ricordo, presi dalla scatola l’unguento fatto apposta, per curare le bruciature.
Lo spalmai allora sulle parti lese delle braccia e delle gambe, trattenendo le smorfie di dolore, mentre la mettevo sulla carne viva.
Quelle ferite provocate da Samia di Ippodamia erano molto profonde, anche se poco estese.
Terminato di spalmare gli unguenti sulle ferite, mi sdraiai sul letto, per riposare un po’.
Il duello contro Samia, infatti, era stato molto impegnativo e mi aveva tolto molte energie.
Dopo pochissimo tempo, caddi nel mondo dei sogni.
Mi ritrovai così a camminare nuovamente per il corridoio, che affianca le stanze inutilizzate della casa da me presieduta.
Ad un certo punto si aprì una porta, sulla mia destra ed entrai.
Mi ritrovai così in un ambiente, che poteva essere considerato una camera da letto.
Contro la parete destra si trovava un letto a due piazze, ricoperto da candide lenzuola; contro la parete sinistra invece un armadio e una cassapanca in legno; e proprio vicino ai piedi del letto, si trovava una culla di legno, vuota...
Rimasi lì ad osservare il contenuto della stanza e mi sembrò tutto così familiare e così lontano, allo stesso tempo...
Ad un certo punto, ci fu come un lampo, nella stanza e la scena cambiò.
Le candide lenzuola del letto cominciarono a inzupparsi di un liquido rosso scuro, che non poteva essere altro che sangue...
E la culla era scomparsa, nel nulla...
Quella scena mi sconvolse e qualcosa si spezzò definitivamente, in me...
Il sigillo dei miei ricordi delle vite precedenti si ruppe e i ricordi cominciarono a fluire...
E la scena cambiò nuovamente, mostrandomi una parte del cimitero del Santuario...
Vidi così davanti a me Endimione, chinato davanti ad una lapide...
<< Mi sai dire come ho fatto a sopravvivere senza di te, amore mio?
Per me e Francesca, che siamo rimasti soli, è stato terribile...
Ormai l’ombra dei Berseker di Ares, si è allungata, sul nostro Santuario...
E io non potrò nemmeno stare accanto a nostra figlia...
Mia sorella Alea nemmeno può occuparsi di lei, perché anche lei, come me, scenderà in battaglia, per mettere fine a questa guerra...
Il nostro giuramento e la nostra lealtà verso la dea Atena, infatti, molto probabilmente ci porteranno alla morte, tra non molto tempo...
E così molto presto mi riunirò a te, amore mio...
Mi dispiace solo per Francesca, che dopo la tua perdita, dovrà sopportare anche la mia...
Ma entrambi siamo guerrieri e abbiamo sempre saputo che non saremmo di certo morti per la vecchiaia, ma per una ferita mortale, riportata in battaglia... >>, disse, mentre guardava la tomba, che si trovava davanti a lui, con numerose lacrime, che gli scorrevano in modo copioso, sulle sue guance...
<< Sai a volte, mi sembra di sentire ancora la tua presenza accanto a me, Cassandra.
Forse sarà così, perché il nostro amore era ed è ancora grandissimo...
Non potrò mai perdonarmi di essere stato una causa di sofferenza enorme, per te...
Forse sarebbe stato meglio, se i nostri destini non si fossero mai incrociati ed ognuno di noi due avesse continuato a vivere la propria vita, senza l’altro...
E tu non avresti dovuto abbandonare alcune cose, tra le più importanti, per te e nemmeno uccidere due tue ex compagne di battaglie, in duello...
Sei sempre stata una donna forte, ma mi chiedo dove tu sia riuscita a prendere la forza...
Non dev’essere certamente stato facile, per te e io spero solo di essere riuscito a starti accanto, nel modo migliore possibile...
Non sai quanto l’ottava casa ora sembri enorme, sia a me che a Francesca...
La tua morte ha lasciato un vuoto incolmabile, nelle nostre esistenze...
A volte mi sembra ancora di sentire la tua voce o il tuo passo, nella nostra casa...
Poi però vengo riportato sempre alla dura realtà dal tuo ciondolo che mi affidasti, prima di andartene da questo mondo, per sempre...
Oggi saranno solo tre anni che te ne sei andata, ma a me sembra passato un secolo...
Questa sarà la mia ultima visita alla tua tomba, prima di partire per Sparta.
Infatti, ora ci recheremo lì, insieme alla dea Atena e a tutti gli altri cavalieri e sacerdotesse, per la battaglia finale contro Ares...
So già che ci sono scarse speranze, che io ritorni da questo scontro...
Non ho avuto il coraggio di dirlo però a nostra figlia...
Anche, se probabilmente lei lo sa già, poiché ha ereditato i tuoi poteri di preveggenza...
Ora devo andare, perché non c’è più tempo...
Probabilmente già stasera ci rivedremo, nell’Ade...
Abbi un po’ di pazienza, perché tra poco saremo di nuovo insieme, però per sempre >>, disse Endimione, che dopo aver posato un mazzo di rose bianche accanto alla lapide, se ne andò, con sguardo triste e rassegnato.
La visione del ricordo, riportato alla luce, si chiuse lì e io mi ritrovai, nella stanza di prima.
<< Sono felice, che tu abbia risvegliato i tuoi ricordi, Milo.
Ora sono sicuro che riuscirai a salvare la reincarnazione della mia amata e tutti noi dalla maledizione di Artemide >>, sentii dire da Endimione, che mi era apparso davanti.
Non feci in tempo a rispondergli, perché mi svegliai di soprassalto.
Rimasi dieci minuti buoni a fissare il soffitto, intontito da ciò che avevo appena visto e vissuto sulla mia pelle, in sogno.
Solo ora potevo capire, anche se in piccolissima parte, ciò che Yume doveva aver provato, a causa della rievocazione forzata delle sue vite passate...
Rivivere un solo episodio di quella che era stata una mia vita di così tanto tempo prima, era stato, a dir poco sconvolgente.
Di una cosa però ero felice: avendo sciolto il blocco sui miei ricordi passati, ora avrei potuto salvare Yume dalla dea Artemide.
Non avrei permesso che mi portassero via Yume, come invece era accaduto al mio avo Endimione con la sua amata Cassandra...
Dopo aver un po’ riflettuto, mi recai nella stanza vista in sogno.
Anche lì come nell’altra stanza che avevo precedentemente visto c’era moltissima polvere, ma di quello che era il mobilio di un tempo, nulla era rimasto...
Tutto ciò se lo ero portato via il tempo ed ora restavano solo i miei ricordi e quelli di Yume, di quando Cassandra ed Endimione, ancora abitavano lì con la loro unica figlia Francesca, felici e contenti di ciò che avevano.

Nota dell'autrice: e rieccomi qui, dopo una latitanza durata per 1 mese e 17 giorni.

Mi dispiace veramente tanto di non aver aggiornato prima, ma vi giuro l'ispirazione era completamente svanita nel nulla...

Inoltre tra l'inizio dell'università e la mia salute che non è stata delle migliori, non ho avuto molto tempo, per scrivere...

Milo è riuscito a sbloccare i suo ricordi, ma Yume è passata della parte del nemico...

Chi o cos'è che Yume ha voluto proteggere a tutti i costi e come procederà la guerra sacra?

Per queste risposte e altre scoperte vi rimando al prossimo capitolo.

Ringrazio come sempre tutti i miei lettori e lettrici, che abbiano messo la mia storia tra le seguite/preferite o che siano silenziosi.

Un altro grandissimo grazie a 2307 e Lady Yoru che hanno recensito lo scorso capitolo.

Ciao e alla prossima,
Lilith.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5: quiete prima della tempesta e scontro terribile: lo Scarlet Needle Antares contro il fantasma di morte ***


Non riuscendo a prendere nuovamente sonno, dopo quella visione, mi alzai e andai in cucina, per prepararmi un te caldo, da bere.
Erano ormai le sei e mezza del mattino e quindi non valeva la pena tornare a letto.
Una volta bevuto il tè, me ne andai in bagno, per cambiare le bende.
Il sangue ormai non usciva più dalle ferite ed era già iniziata la cicatrizzazione.
Una volta rifasciate le ferite, feci colazione e mi vestii.
Così, dopo aver preso un libro a caso dalla libreria, mi diressi, nella sala dell’armatura.
Come chiamai la mia gold cloth, essa si andò a porre subito, sul mio corpo.
Non avendo sentito presenze estranee vicino alla mia casa, mi misi a leggere, ma non riuscivo a stare attento, poiché la mia mente continuava sempre a tornare a quanto, era accaduto il giorno prima...
In fondo, mi ero ritrovato a dover combattere contro la mia amata Yume...
Mai, infatti, avrei ritenuto possibile di dover combattere contro di lei, in un combattimento, che non fosse di allenamento...
Ma l’interrogativo che mi assillava di più, era uno soltanto:
perché Yume aveva volontariamente ceduto ad Artemide?
Per quale motivo lei, che era sempre stata fedele alla dea Atena e alle sue leggi, all’improvviso aveva deciso di non esserlo più?
Cosa mai poteva essere così importante, da lasciarsi alle sue spalle ciò che aveva, compreso anche io?
Tutte quelle domande però non avrebbero avuto una risposta, fino a che io non ne avessi parlato con la diretta interessata, in altre parole, la mia amata Yume...
Ma potevo ancora chiamarla o considerarla così?
Ora lei era completamente priva di memoria e aveva scordato tutto ciò che era nel Santuario della dea Atena, ovvero i suoi amici, compagni e soprattutto io...
Adesso lei, per tutto il Santuario, era solo una vile traditrice e una donna non più degna di indossare un’armatura e di lottare, per la nostra dea Atena...
Ero sicuro però, che in qualche modo sarei riuscita a riportarla in sé, anche se ciò mi fosse costato il suo amore o la mia stessa vita...
Lei, per me, era troppo importante e la mia vita, senza di lei, non avrebbe avuto senso...
E ora, forte dei miei antichi ricordi recuperati, ero certo di farcela.
E poi dovevo mantenere la promessa, che le avevo fatto...
Era così ingiusto, che le fosse successa una cosa simile...
Yume, che differentemente da me, aveva avuto una prima infanzia molto triste, segnata prima dal suo vivere fino ai suoi sette anni, in orfanotrofio e poi dalla sparizione dalla sua vita di Saga, colui che non era stato solo un maestro, ma anche un padre, per lei...
E poi lo scoprire, che la sua famiglia era legata alla dea Artemide, che c’è nemica...
E come potersi scordare anche l’eredità e la maledizione, che ella aveva ereditato dalla sua ava, senza possibilità di appello?
Mentre pensavo a ciò, sentii dei passi nell’atrio della mia casa.
E poco dopo vidi entrare un soldato semplice, che come mi vide, s’inchinò.
<< Nobile cavaliere d’oro di Scorpio, sono qui per consegnarle questo messaggio, da parte del gran sacerdote, relativo al nuovo Chrysos Synagein >>, disse il soldato, porgendomi la missiva, naturalmente ancora sigillata.
Il soldato, dopo essersi nuovamente inchinato, se ne andò subito.
Ruppi allora il sigillo e ne lessi il contenuto immediatamente.
Il Chrysos Synagein si sarebbe tenuto, per le cinque di quella stessa sera, presso il tempio della dea Atena, situato oltre la tredicesima casa.
Avevo ancora un’ora di calma e poi avrei cominciato la salita, verso il tempio della dea.
Mangiai solo una fetta di pane, perché il mio stomaco sembrava proprio chiuso...
Passai il tempo restante, osservando il vuoto davanti a me...
Quando poi feci per salire alla casa del Sagittario, sentii delle presenze conosciute alle mie spalle, che entravano nella mia casa.
Mi girai e così vidi Mu, Aldebaran, Kanon, DeathMask, Aiolia, Shaka e il maestro Dokho.
Io sorrisi loro, o almeno ci provai e poi iniziammo la salita.
Incrociammo anche gli altri nostri compagni gold saint, lungo la strada e tutti e dodici giungemmo insieme al tempio della nostra dea.
Arrivati ai piedi dell’enorme statua, vedemmo la dea Atena in piedi davanti al basamento della statua, con accanto a lei il gran sacerdote.
Ci inchinammo tutti insieme così, al loro cospetto.
<< Alzatevi pure, miei valorosi cavalieri d’oro e ora diamo inizio al Chrysos Synagein >>, esordì la dea Atena.
Ci alzammo tutti insieme e cominciammo ad osservare la dea Atena e il gran sacerdote, attendendo che parlassero del motivo del Chrysos Synagein.
<< Stamattina, siamo stati attaccati da alcune prime guerriere della dea Artemide e dalle sue guerriere semplici, in diversi punti del Santuario.
Questa tecnica sarebbe dovuta servire a disperdere le nostre forze, ma non abbiamo avuto problemi, grazie al valore di numerosi bronze e silver saint.
Quello che mi lascia più perplesso però, è che solo alcuni cavalieri d’oro siano stati attaccati, mentre altri no >>, disse il gran sacerdote, indicando me, Aiolia, Shura e Aphrodite, che portavamo fasciature, nelle parti scoperte dalle nostre rispettive armature.
<< Con chi avete combattuto, miei valorosi cavalieri d’oro? >>, chiese la nostra dea, con un tono preoccupato e materno, allo stesso tempo.
<< Io mi sono personalmente scontrato con la prima guerriera Serena di Ippolita.
Ella ha dimostrato una resistenza al veleno delle mie rose sorprendente e devo dire che mi ha tenuto testa, per tutto il duello, che però si è interrotto, all’improvviso.
Quando, infatti, stava per lanciare un suo colpo, è scomparsa in una colonna di luce... >>, disse Aphrodite, prendendo la parola, per primo.
<< Io mi sono battuto in duello con l’unico primo guerriero uomo della dea Artemide, ossia Francesco di Atteone.
È stato un avversario degno di questo nome e riconosco la sua grande abilità nel manovrare la sua spada, combinandola con il suo cosmo.
Anche lui è scomparso all’improvviso, in un fascio di luce >>, disse Shura con volto serio.
<< Io ho avuto come avversaria la prima guerriera Nadia di Callisto.
La sua velocità e la sua agilità, combinati alle sue tecniche, sono state degne avversarie dei miei colpi più potenti.
Ci siamo tenuti testa, a vicenda, per tutto il tempo del duello...
Poi è scomparsa all’improvviso, in una colonna di luce... >>, disse Aiolia, amareggiato.
<< Io mi sono battuto con Samia di Ippodamia.
Ella mi ha mostrato la sua grande padronanza nell’usare il fuoco, nelle sue tecniche...
Quando però, stavo per lanciarle l’ultima puntura, ovvero Antares, è successa una cosa assolutamente imprevista...
Mi sono ritrovato davanti Yume, cavaliere d’argento di Cassandra, che si è presentata, come guerriera di Artemide...
Inoltre da quello che ho potuto costatare, nel nostro breve duello, ella è completamente priva, al momento attuale, dei suoi ricordi, riguardo alla sua vita qui al Santuario...
E la sua mente parrebbe essere sotto il controllo della dea Artemide...
Se non fosse stato, per l’intervento del gran sacerdote, non so in che modo sarebbe evoluto il nostro scontro >>, dissi, con tono un po’ preoccupato.
<< Yume è divenuta una traditrice, ma com’è possibile?
Che cosa mai le sarà accaduto? >>, chiese Aiolia, con sguardo preoccupato.
<< È probabile che la dea Artemide le abbia fatto il lavaggio del cervello...
Perché una cosa del genere non si spiegherebbe, in altro modo... >>, disse Kanon.
<< C’era da aspettarselo...
In fondo, in lei, non scorre forse il sangue di una traditrice?
Io l’avevo già detto, in passato, che avrebbe potuto comportarsi, come la sua antenata, ma al contrario >>, disse DeathMask, ghignando malignamente.
<< Se non vuoi ritrovarti bucherellato peggio di uno scolapasta, ti consiglio di tacere, DeathMask del Cancro >>, gli sibilai contro.
Ma come cavolo si permetteva di dire quelle cose?
Lui che, per anni, aveva avuto una condotta tutt’altro che consona a quella di un cavaliere d’oro, degno di questo nome...
<< Com’è, ti rode che la tua amata ti ha mollato, scorpioncino? >>
<< Devi solo ringraziare che non possiamo permetterci la morte di un cavaliere d’oro, sennò ti avrei già fatto fuori.
E poi parli proprio tu, che per orgoglio, ti sei fatto rubare Shaina da quello stupido e ottuso di Seiya... >>, gli risposi, furioso.
<< Tu pensi di essere in grado di farmi fuori?
Ma non fare ridere i polli, scorpioncino.
E poi se Shaina è talmente stupida da non capire, che io sono mille volte meglio di quel bronzino, non è certo colpa mia >>, rispose, furioso.
<< Ricomponetevi subito, cavalieri d’oro di Scorpio e di Cancer.
Sennò sarò costretto, ad allontanarvi subito da qui >>, intervenne il gran sacerdote.
Bastò il suo solo tono minaccioso a rimetterci in riga, anche se DeathMask, mi continuava a mandare sguardi, in tralice.
Sapevo bene di aver toccato una piaga ancora aperta, in lui...
Da quello che sapevo, infatti, dopo la fine della sua storia con Shaina, lui non aveva più avuto una sola ragazza, che non rappresentasse una storia di una sola notte...
<< Comunque qui, nessuno può accusare nessuno.
Non possiamo tornare indietro e cambiare ciò che è stato...
Il problema attuale, infatti, è un altro.
Se Yume di Cassandra si trova ora tra le schiere nemiche, avremo parecchi problemi...
Come tutti voi saprete, lei è l’unica guerriera del nostro schieramento, in grado di vedere il futuro in sogno, con una precisione superiore anche a quella del gran sacerdote...
Grazie a questa sua capacità, potrebbe informare la dea Artemide, su tutte le nostre mosse.
E questo vorrebbe dire, che non potremo mai giocare d’anticipo, con mia sorella.
Inoltre, oggi abbiamo perso diversi silver e bronze saint, a causa dell’intervento della prima guerriera Aurora di Pentesilea, che ha mostrato poteri molto simili a quelli di Yume di Cassandra... >>, disse la dea Atena, con fare preoccupato.
<< E non sappiamo nulla delle altre prime guerriere della dea Artemide...
Le loro tecniche e i loro attacchi, ci sono completamente sconosciuti... >>, disse il gran sacerdote, con fare serio e preoccupato, allo stesso tempo.
<< Per questo, penso io di potervi comunicare qualche notizia, su di loro.
Vi ricordo, infatti, che se anche ero molto giovane all’epoca, combattei contro di loro...
Ma penso che anche Milo di Scorpio potrebbe fare lo stesso, vero? >>, disse il sommo maestro di Libra, guardandomi, sorridendo.
<< Che cosa intendete dire, sommo maestro di Libra? >>, chiese la dea Atena.
<< Milo ha certamente risvegliato i ricordi delle sue precedenti reincarnazioni >>, le rispose il sommo maestro.
Gli sguardi di tutti i presenti allora, si spostarono su di me.
<< In effetti, è proprio così.
È successo proprio oggi, dopo il mio combattimento con Yume...
Ho fatto un sogno, dove ho rivissuto parti della mia vita, in epoca mitologica...
Quando mi sono svegliato, la barriera che copriva i miei ricordi, era scomparsa >>.
<< Successe la stessa cosa anche al suo predecessore nel 1700? >>, chiese la dea Atena, stupita al sommo maestro di Libra.
<< Anche Cardia recuperò i suoi ricordi, dopo aver combattuto con Isabella...
Quindi direi che la cosa è normale >>, affermò il sommo maestro, tranquillamente.
<< Se vuoi dirci qualcosa rispetto ai tuoi antichi ricordi sulle guerriere della dea Artemide, fai pure, cavaliere d’oro di Scorpio >>, disse il gran sacerdote.
<< Da quei pochi antichi ricordi che si sono risvegliati, posso dedurre questo.
La guerriera che indossa l’armatura di Io, maneggia tecniche proprie del vento.
La prima sacerdotessa della dea Artemide, che indossa l’armatura di Selene, maneggia invece tecniche basate sulla forza della luna.
Colei che indossa l’armatura di Ifigenia, maneggia tecniche basate sul potere della terra.
Altro non saprei dirvi, mi spiace >>, dissi, guardando il gran sacerdote.
<< A questo punto, finirò io il discorso.
Oltre a loro ci sono ancora altre tre prime guerriere della dea Artemide.
La guerriera che porta l’armatura di Atalanta, maneggia il potere del ghiaccio.
La guerriera che è custode delle vestigia di Ninfadora, maneggia il potere dell’acqua.
E infine, la guerriera di Pentesilea, che utilizza poteri di tipo mentale, simili in parte, a quelli della guerriera di Cassandra >>, disse il sommo maestro.
<< Saranno certo delle avversarie tenaci, in battaglia.
In nome della giustizia e della pace sulla Terra però, combatteremo finché avremo un briciolo di forza e di cosmo, nel nostro corpo >>, disse la dea Atena, con volto serio.
<< Noi combatteremo in nome della nostra dea e della giustizia, a costo della vita >>, disse Shura e tutti noi cavalieri d’oro annuimmo.
<< Ora vi comunicherò il perché, io e la dea Atena abbiamo deciso di revocare l’obbligo, per ognuno di voi, di restare a guardia della propria casa, senza muoversi da lì.
Uno dei nostri esploratori, infatti, è tornato qui, per raccontarci ciò che ha visto, mentre si trovava in perlustrazione, al di fuori del Santuario.
Egli ha visto alcune guerriere della dea Artemide, dirigersi verso una pianura non molto distante dall’entrata del Santuario e le ha seguite.
In quel luogo ha scorto una sorta di accampamento, dove ha intravisto alcune guerriere semplici e alcune prime guerriere della dea Artemide...
Per questo motivo, abbiamo intenzione di partire tutti insieme domani, per quel luogo...
Usando il teletrasporto di Mu di Aries e di Kiki, infatti, saremo lì, in pochissimo tempo.
Oggi dunque impongo ai cavalieri d’oro, che si sono battuti, di riposarsi e riprendere le energie, in vista dello scontro di domani >>, disse il gran sacerdote.
<< Certo, gran sacerdote >>, rispondemmo io, Shura, Aphrodite e Aiolia.
<< Dichiaro sciolto a questo punto il Chrysos Synagein.
Ora fate pure ritorno alle vostre case e seguite le indicazioni che vi sono state date, cavalieri d’oro >>, disse la dea Atena.
Dopo esserci inchinati tutti davanti a lui e alla dea Atena, uscimmo dalla tredicesima casa.
<< Milo, come ti senti? >>, disse Kanon, avvicinandomisi.
<< Non te lo saprei dire, sinceramente.
È come se fossi veramente diviso in due parti... >>
<< Da una parte il tuo essere un uomo innamorato e dall’altra quella di cavaliere d’oro della dea Atena, vero? >>, disse Camus, avvicinandosi a noi.
<< Mi hai letto nella mente, amico mio... >>, gli risposi, guardandolo.
<< Lo immaginavo, Milo >>, disse Camus e allora nessuno più aprì bocca.
<< Che ne dite di venire a casa mia a bere una tisana rilassante?
Così ci rilassiamo un po’, dopo queste ultime giornate così pesanti...
Aglae mi ha lasciato un po’ d’infusi, per tisane rilassanti... >>, intervenne Kanon.
<< Ben volentieri, Kanon.
E tu, Camus? >>, dissi, rivolgendomi al diretto interessato.
<< Mi vedo costretto a declinare il tuo gentile invito, Kanon.
Devo incontrarmi con Dafne e sono costretto ad avviarmi, se non voglio arrivare tardi.
Vi auguro dunque buon pomeriggio e a presto >>, disse Camus, che, dopo averci salutato con un cenno della mano, cominciò a scendere le scale, che portavano alla dodicesima.
<< Chi è Dafne, Milo? >>, mi chiese Kanon, con faccia curiosa.
<< Te lo spiegherò davanti ad una tazza di tisana.
Ora avviamoci, perché siamo rimasti solo noi >>, dissi, dopo essermi guardato intorno.
Scendemmo così alla terza casa, dove Kanon si diresse subito in cucina ed io lo seguii.
Mentre lui cominciava ad armeggiare, per preparare la tisana, io mi sedetti al tavolo della cucina, che si trovava proprio davanti al piano di cottura.
Entrambi c’eravamo già tolti le nostre armature, che ora si trovavano nella sala.
Dopo un po’, Kanon si girò e mi diede una tazza di tisana, prima di sedersi davanti a me con la sua tazza e un cestino di biscotti, che posò sul tavolo.
<< Ora mi dici chi è la ragazza, che ha nominato Camus? >>, chiese Kanon.
<< È Dafne, cavaliere d’argento del Pavone, nonché la fidanzata di Camus.
È un’ex allieva di Yume e migliore amica di Aglae >>, risposi io, sorseggiando la tisana.
<< La fidanzata di Camus?
Santa ragazza, non dev’essere facile sopportarlo... >>
<< Se la conoscessi come me, non diresti questo...
Dafne ha il carattere completamente opposto a quello di Camus...
Diciamo che assomiglia molto ad Aiolia, nel suo modo di comportarsi >>.
<< Quindi è affettuosa, solare, allegra e molto estroversa? >>
<< Esattamente, Kanon.
Proprio l’esatto contrario del nostro amico... >>
<< Gli opposti si attraggono, dice il vecchio detto...
Quindi penso che sia così, nel loro caso >>.
<< Sono felice allora, per lui.
Ma da quant’è che va avanti la loro storia? >>
<< Da quattro anni, circa >>.
<< Allora è proprio riuscita a incatenare a sé il ghiacciolo >>, rispose Kanon, sogghignando malignamente.
<< Eh, sì...
E tu che mi racconti?
Con Aglae, come va? >>, chiesi curioso.
<< Vorrei saperlo, Milo... >>
<< Va male? >>, chiesi, stupito dalle sue parole.
<< No, va tutto bene, anzi...
Aglae è la prima ragazza con cui io abbia mai avuto una storia seria, nel senso della parola, nella mia vita e penso proprio di amarla... >>
<< E dove sta il problema allora, Kanon?
Non mi sembra che lei, da quanto hai detto, ti abbia mai respinto... >>
<< Ma, infatti, non è quello il problema...
Mi chiedo, se non sia meglio lasciarla, perché trovi un uomo normale che sappia amarla...
In fondo, noi cavalieri d’oro siamo sempre in prima linea e se io cadessi in battaglia, Aglae ne uscirebbe seriamente distrutta... >>
<< Anch’io e Yume abbiamo passato un periodo del genere, ai tempi della nostra guerra sacra contro i Titani e perciò so cosa si prova...
Decidemmo però di comune accordo, che avremmo portato avanti la nostra relazione, nonostante tutti i rischi, che corriamo giornalmente, poiché cavalieri della dea Atena...
Avremmo vissuto, infatti, ogni momento al massimo delle nostre possibilità, per non avere rimpianti un giorno, qualora io o lei fossimo morti, in battaglia... >>
<< Da come parli, si comprende molto bene l’affetto che vi lega...
D’altronde state insieme da sei anni... >>
<< Proprio perché ho avuto il tuo stesso smarrimento un tempo, ti dico di buttarti...
Non sprecare questo poco tempo, che ci resta prima dell’ultima battaglia di domani...
Corri da lei e dille ciò che provi veramente...
Sennò ti resterà solo un grande rimpianto, nel cuore... >>
<< Non ti da fastidio, se me ne vado? >>
<< Tranquillo, ora io torno alla mia casa.
E mi stendo un po’ sul letto, perché ho la ferita al braccio destro, che mi duole.
Goditi la giornata con la tua amata Aglae, tu che ancora puoi farlo... >>, dissi, sorridendo, in modo malinconico.
<< Milo, vedrai che salveremo Yume...
Lei tornerà a essere quella di un tempo e non sarete più separati >>, mi rispose Kanon.
<< Grazie per il pensiero, amico mio.
Ora ti saluto e a domani mattina >>, dissi e me ne andai, dopo aver rindossato l’armatura.
Attraversai così le altre case e dopo un po’ arrivai all’ottava casa.
Una volta nei mie appartamenti, mi diressi nella sala dell’armatura, dove posai la mia cloth e poi andai diritto, verso la porta, che conduceva agli ambienti ormai inutilizzati della casa.
Aperta la porta, cominciai a incamminarmi, lungo quel corridoio, sul quale si affacciavano tante stanze, che avevano una storia diversa da raccontare.
A un certo punto, mi fermai in mezzo al corridoio, perché la testa cominciò a girarmi...
E mi ritrovai così non più lì, ma in un’altra visione, sul mio passato...
Ero sempre in quel corridoio, ma l’ambiente era rischiarato dalla sola luce delle torce.
Vidi che accanto a me c’era Endimione, che avanzava sicuro, verso i suoi appartamenti.
A un certo punto, scorsi una piccola bambina correre verso il mio avo.
<< Papà, sei tornato finalmente.
Sei mancato tanto a me e alla mamma >>, disse, la bambina, abbracciandolo.
<< Anche voi mi siete mancate tanto.
E tua madre dov’è, Francesca? >>, disse Endimione, abbracciandola, a sua volta.
<< Sono qui, Endimione >>, disse una voce femminile di una figura, che però non si scorgeva bene, poiché non era illuminata dalle torce e che stava avanzando verso di noi.
Quando ella fu più vicina alla luce delle torce, la riconobbi come Cassandra.
Indossava un candido peplo, lungo fino a metà ginocchio e aveva i lunghi capelli castani lasciati sciolti, che ricadevano in morbide onde, sulle sue spalle.
Al collo portava la luna di ametista, che Yume tanto tempo prima mi aveva affidato e un bracciale dorato molto semplice, al polso destro.
Endimione sciolse l’abbraccio da Francesca e andò ad abbracciare Cassandra.
Rimasero così per un po’ e poi vidi Cassandra dirigere il suo sguardo, verso il punto dove io mi trovavo, in quel momento.
<< C’è qualcosa che non va? >, disse Endimione, guardando Cassandra.
<< No, tranquillo, amore mio.
Ora vieni di là, perché ti devo comunicare una cosa >>, gli rispose Cassandra.
<< Ho capito, Cassandra.
Francesca, puoi andare dalla zia Alea? >>, disse Endimione, rivolgendosi alla figlia.
<< Perché, papà?
Sei appena tornato ed io voglio stare con te... >>, rispose, imbronciata la bambina.
<< Devo parlare con la mamma di cose importanti, che tu però sei ancora troppo piccola, per comprendere.
Ti prometto però, che domani sarò tutto per te, se non ci saranno problemi >>, rispose lui, sorridendole, in modo gentile.
<< Allora, va bene, papà.
Ora vado e torno, per l’ora di cena >>, disse la bambina e poi corse via.
Io seguii allora Endimione e Cassandra, che entrarono in una stanza, che doveva essere la sala da pranzo, in quell’epoca...
C’erano tre klinè decorati, disposti intorno a un tavolo quadrato a quattro zampe.
Cassandra si sedette sul klinè al centro ed Endimione le si sedette accanto.
<< Stamattina ho ricevuto l’ordine di fare ritorno al Santuario di Delo >>, disse lei, lasciando Endimione, senza parole.
<< Scusa, ma l’aggiornamento dei rapporti con questo Santuario, non dovrebbe essere tra almeno tre mesi? >>, chiese lui, sconvolto.
<< Infatti, dovrebbe essere come dici tu...
La dea Artemide però, ha deciso che devo fare ritorno al più presto a Delo... >>
<< Ne sai almeno il motivo della sua improvvisa richiesta? >>
<< No, non me l’ha detto ed io non l’ho chiesto...
Il mio sesto senso però, dice che c’è qualcosa di strano sotto e le mie visioni non sono chiare, in questo periodo, come un tempo... >>
<< Perché non le hai chiesto nulla?
In fondo sei la sua ambasciatrice qui e hai tutti i diritti di chiederglielo >>.
<< Tu hai mai chiesto perché ti era stato ordinato qualcosa, alla dea Atena?
No, di certo ed io non l’ho mai fatto...
Per me, la parola della dea Artemide è sacra e se ella mi ordina qualcosa, io la eseguo, senza chiedere spiegazioni.
<< D’accordo, ho capito...
E quando pensi di partire, per Delo? >>
<< Voglio partire, per Delo, tra due giorni.
Ho già informato la dea Atena e il gran sacerdote Asterios >>.
<< Così presto...
Io sono appena tornato da una missione di un mese e ci tenevo molto a stare un po’ con te e nostra figlia Francesca... >>
<< Anche a me sarebbe piaciuto, ma purtroppo non posso...
E poi spero solo che non dovrò restare a lungo a Delo... >>
<< Come mai dici questo, Cassandra?
In fondo Delo è il luogo dove sei cresciuta e ti sei addestrata... >>
<< Vero, Endimione...
Ho un brutto presentimento, però... >>
<< Un brutto presentimento?
Hai forse visto qualcosa di brutto, nelle tue visioni... >>
<< Non so cosa ho visto nelle mie ultime visioni...
Questo perché quando mi sveglio, è come se mi avessero cancellato il loro ricordo... >>
<< Ne hai parlato già con qualcuno, di ciò che ti accade? >>
<< No, ma intendo parlarne con la mia vecchia maestra Pentesilea, una volta a Delo.
Una cosa del genere non è normale... >>
<< In effetti, non lo è, per quanto ne so...
Tu però stai bene? >>
<< Sto bene, tranquillo.
Sai che non sono una ragazza debole e fragile, Endimione >>.
<< Lo so ed è questo uno dei motivi, per cui ti amo >>, disse Endimione, baciandola.
Il ricordo finì lì e quando riaprii gli occhi, mi ritrovai seduto a terra, nel corridoio.
Quello era il ricordo di Endimione, riguardo al tempo precedente la partenza per Delo di Cassandra, quando la guerra sacra doveva ancora scoppiare, in tutta la sua drammaticità.
Mi alzai da terra e, dopo essermi guardato intorno, mi diressi verso la parte abitabile dell’ottava casa, da me occupata.
Una volta chiusa la porta alle mie spalle, guardai l’orologio e visto che erano nove di sera ormai, optai per una doccia rilassante prima di cena.
La doccia servì a distendermi un poco i nervi e anche se le ferite bruciavano a contatto con l’acqua calda, non davo importanza alla cosa.
Una volta asciugatomi il corpo, cambiai le bende, anche se ormai era quasi inutile farlo...
Mangiai dunque cena velocemente e dopo aver letto un po’, andai a dormire.
Dovevo essere assolutamente per il domani, se il mio sesto senso non sbagliava, infatti, il giorno dopo avrei dovuto affrontare nuovamente Yume...
E se volevo salvarla, dovevo essere nel pieno delle mie facoltà fisiche e mentali...
Mi svegliai la mattina successiva per le sei e mezza e dopo aver fatto colazione, mi vestii e indossai la mia gold cloth di Scorpio.
Alle sette e un quarto, sentii dei passi nell’atrio della mia casa e poi vidi spuntare Camus.
<< Buon giorno, Milo.
Sono passato a vedere come stavi, prima di scendere per la riunione >>, disse.
<< Eri preoccupato per me, amico mio?
Un comportamento del genere non è da te, Camus, ma ti ringrazio per il pensiero >>, risposi, sorridendogli malinconicamente.
<< Ricordati che, quando non c’era Yume, ti facevo io da balia...
E anche se sei cresciuto, non sei cambiato >>.
<< Grazie, amico mio ghiacciolo.
Ti posso offrire del caffè, ancora caldo? >>
<< Sì, grazie >>, disse, sedendosi accanto a me, al tavolo della cucina.
Alle otto meno venti, cominciammo la discesa e alle otto e dieci, eravamo davanti alla dimora di Mu, in attesa dell’arrivo della dea Atena e del gran sacerdote.
C’eravamo già io, Camus, Mu, Aldebaran, Kanon, Shaka, Aiolos e il sommo maestro.
Mancavano dunque solo Aiolia, DeathMask, Shura e Aphrodite.
Dieci minuti dopo l’arrivo mio e di Camus, arrivarono i restanti gold saint e altri silver e bronze saint, che conoscevamo, in gran parte.
I silver saint presenti erano: Marin dell’Aquila, Shaina dell’Ofiuco, Irene della Colomba, Anna della Gru, Aglae di Cassiopea, Dafne del Pavone, mio zio Chrestos dell’Eridano ed Eleni della Corona Australe.
I bronze saint invece erano: Ikki di Phoenix, Hyoga di Cygnus, June del Camaleonte, Retsu della lince e Seiya di Pegasus.
In tutto eravamo venticinque saint, provenienti da tutti e tre i ranghi.
Mentre parlavamo, vedemmo un bagliore, provenire dall’entrata della prima casa...
Pochi secondi dopo, distinguemmo la figura della dea Atena, rivestita della sua armatura.
Ci inchinammo tutti al suo cospetto e del gran sacerdote, che la seguiva.
<< Alzatevi pure, miei valorosi saint.
Spero che abbiate recuperato le vostre forze e che siate pronti, per la terribile battaglia, che attende tutti noi, non troppo lontano da qui >>, disse la dea Atena.
<< Ognuno di voi oggi dovrà combattere al massimo delle sue possibilità, per sconfiggere le guerriere nemiche della dea Artemide.
Fate però attenzione all’unico primo guerriero della dea Artemide: egli, infatti, maneggia una spada potentissima, che può trafiggere qualsiasi cosa o persona.
Detto questo, ora preparatevi, perché Mu di Aries e il suo allievo Kiki, ci teletrasporteranno, nel luogo della battaglia >>, disse il gran sacerdote.
Poco dopo che ebbe pronunciato queste parole, scomparimmo tutti, in un’onda di luce.
Quando riaprii gli occhi, pochi secondi dopo, vidi il nostro futuro campo di battaglia.
Era una pianura erbosa, circondata ai due lati da due file fittissime di alberi.
Davanti a noi poi, potemmo scorgere l’esercito della dea Artemide, già pronto alla battaglia, come se stessero aspettando solo noi, per iniziare.
In prima linea erano schierati le prime guerriere, il guerriero di Atteone e la dea Artemide.
Dietro invece si trovavano le varie guerriere semplici, che brandivano diversi tipi d’armi.
La dea Artemide si trovava proprio al centro della prima fila e alla sua destra aveva Yume e alla sua sinistra invece, aveva il guerriero di Atteone...
Quel tipo di disposizione, non so il perché, ma mi sembrò di averla già vista, in passato...
<< Disponetevi anche voi, valorosi saint.
I gold saint in prima fila, i silver in seconda e i bronze in terza.
Io e la dea Atena ci porremo in mezzo alla prima fila >>, disse il gran sacerdote.
Ci disponemmo allora, come ci era stato ordinato e rimanemmo in attesa del primo accenno della volontà di combattere, da parte dell’esercito nemico.
A un certo punto, il primo attacco fu eseguito da Samia di Ippodamia, che invocò una colonna di fuoco, che si diresse verso noi e fu fermata dal Crystal Wall di Mu.
Da lì fu il caos più totale, perché tutti noi saint della dea Atena, ci dirigemmo all’attacco delle schiere nemiche.
Io feci fuori una ventina di guerriere semplici con un paio di Scarlet Needle, mentre cercavo l’unica avversaria che volevo avere, ovvero Yume.
Mentre la cercavo, vidi che alcuni miei compagni gold avevano già ingaggiato battaglia con alcune prime guerriere della dea Artemide: Shura con il guerriero di Atteone, Aiolia con Samia di Ippodamia, Kanon con la guerriera di Pentesilea.
<< Se mi stavi cercando, eccomi qui, gold saint di Scorpio >>, sentii dire davanti a me e, come girai il volto in quella direzione, vidi Yume.
<< Hai indovinato, Yume.
Io devo mantenere una promessa, che ti feci tempo fa e che intendo onorare >>, dissi, guardandola intensamente.
<< Se lo dici tu...
Io invece ti combatterò, in quanto mio nemico >>, disse, seria.
Ci mettemmo entrambi in posizione d’attacco e cominciammo a osservarci l’uno con l’altra, per vedere chi avrebbe fatto la prima mossa.
Sapevo che farmi trascinare, in un combattimento corpo a corpo con lei, non sarebbe stata una buona idea, poiché lei era sempre stata più brava di me, fin dall’infanzia...
L’unica tattica attuabile era l’iniziare subito con gli attacchi cosmici...
Allora cominciai a richiamare il mio cosmo e l’unghia rossa del mio indice destro uscì.
Yume se ne accorse troppo tardi e non fece in tempo, a erigere una barriera mentale.
<< Scarlet Needle >>, gridai e la prima puntura si conficcò, nella sua spalla destra.
Lei cadde a terra, tenendosi la parte lesa, con il braccio destro.
A quella vista mi si strinse il cuore, ma dovevo essere forte...
Quello che stavo facendo era solo, per renderla di nuovo sé stessa...
<< Maledetto gold saint, me la pagherai >>, disse lei, guardandomi, in cagnesco.
<< Ora che sei stata colpita dalla prima delle mie cuspidi, ti restano solo due possibilità: impazzire o morire.
Hai ancora tempo per scegliere però, poiché prima di arrivare alla pazzia o alla morte, dovrò colpirti ancora per quattordici volte.
Le ferite saranno anche grandi come piccoli aghi, ma il dolore che proverai sarà pari, se non maggiore, allo scorrere del veleno dello Scorpione, in tutto il tuo organismo >>.
Lei non mi rispose a parole, ma con un pugno, che riuscii a evitare, per un pelo.
Io le risposi, tirandole un calcio, che lei parò abilmente, con il braccio sinistro.
Mi trascinò così in uno scontro corpo a corpo, che fu, senza esclusioni di colpi.
Io d’altronde avevo lasciato le mie esitazioni, nei suoi confronti, poiché era la donna che amavo, nello stesso momento, in cui l’avevo vista sul campo di battaglia.
Dopo un po’, ci fermammo, per riprendere fiato...
C’eravamo causati molti danni, a vicenda, nello scontro corpo a corpo, colpendo le rispettive parti del corpo, non coperte dalle nostre armature.
<< Scarlet Needle >> e << Onda di distruzione mentale >>, gridammo, nello stesso momento, entrambi.
Mentre Yume si accasciava a terra per le quattro cuspidi, appena ricevute, io mi accasciai a terra, incapace di usare ormai buona parte del mio corpo.
Quella tecnica di Yume era veramente potente e terribile...
Riuscii ad alzarmi a fatica, anche se ormai non sentivo più la parte destra del mio corpo...
Yume si alzò più o meno nello stesso momento e mi sorrise malignamente, per poi ripartire all’attacco, con pugni e calci.
Questa volta però io incominciai a incassare moltissimi colpi, poiché non riuscivo a utilizzare né il mio braccio, né la mia gamba destra...
Mentre Yume continuava a infierire su di me, io cercavo di richiamare il mio cosmo...
Era come se il mio cosmo fosse bloccato ed io così ero incapace di attaccare...
A un certo punto Yume mi tirò un pugno, che mi fece andare a sbattere contro il tronco di uno degli alberi, che attorniavano il campo di battaglia...
Non mi ero accorto, che c’eravamo spinti così lontani dal centro della pianura...
La mia vista poi stava peggiorando ogni minuto che passava e ora era da considerarsi un miracolo, che io riuscissi a distinguere la figura di Yume, davanti a me...
<< Ora non fai più tanto lo sbruffone vero, gold saint di Scorpio? >>, disse Yume, avvicinando il suo volto al mio, in modo che i nostri nasi, si sarebbero potuti sfiorare. 
<< Non riuscirai a battermi, Yume.
Io ti riporterò indietro, ad ogni costo >>, le risposi con quel poco fiato, che mi restava.
Lei mi tirò un pugno nello stomaco, mozzandomi il respiro ed io caddi a terra.
Possibile che io non riuscissi a reagire ai suoi attacchi?
Possibile che io non avessi la forza necessaria a salvare la mia donna?
Come avrei potuto definirmi un gold saint, se non fossi stato in grado di farlo?
Mentre pensavo questo, mi venne in mente il tempo passato con Yume e la felicità che avevo provato, quando lei aveva accettato la mia proposta di matrimonio...
Questi pensieri servirono non so come a risvegliarmi dallo stato di torpore, in cui mi trovavo e cominciai finalmente, a bruciare nuovamente il mio cosmo.
Yume mi guardò sconvolta, perché non si aspettava una reazione simile.
<< Quel giorno mi chiedesti di giurarti, che ti avrei salvata in ogni modo possibile, qualora ti fosse successo qualcosa, che ti cambiasse totalmente.
E ora sono qui, per mantenere quella promessa, Yume >>.
<< Non so di che promessa parli, ma perderai la vita, per mano mia, siine certo >>.
<< Scarlet Needle >> e << Scudo mentale >>, gridammo contemporaneamente tutti e due.
Lei ricevette altre quattro punture, nonostante il suo scudo mentale, arrivando così a nove punture in totale e cadde, in ginocchio, a terra.
Il sangue cominciava ora a scorrere fuori da quelle piccolissime punture, inondando così il terreno attorno a lei, della sua linfa vitale.
La sua armatura ormai stava andando in pezzi ed erano ben visibili i segni lasciati dal mio Scarlet Needle, sull’armatura e sulle parti del suo corpo scoperte.
Ancora sei punture e tutto sarebbe finito...
<< Complimenti, gold saint di Scorpio.
Ti stai rivelando più forte, di quanto non pensassi >>, disse Yume, alzandosi in piedi.
<< Io invece non sono per nulla stupito, per il potere che stai mostrando.
Ho sempre saputo che tu possedessi un potere uguale, a quello di un gold saint >>.
Intanto io comincia a bruciare il mio cosmo e ad attorniarmene, perché il colpo che avrei lanciato, sarebbe stato quello precedente l’ultima puntura dello Scorpione.
Yume, intuendo probabilmente il mio prossimo attacco, cominciò a bruciare anche lei il suo cosmo, per dare vita ad uno scudo mentale più potente del precedente.
Ammantato del mio cosmo dorato, cominciai a prepararmi all’attacco, mentre Yume faceva lo stesso, attorniandosi del suo cosmo color argento pallido.
<< Scarlet Needle >>, gridai e lanciai così le ultime cinque punture.
Ci fu un vero e proprio scontro di cosmi, perché mentre io incanalavo gran parte del mio cosmo, in quel colpo, Yume invece riversava il suo, nel suo scudo mentale.
Quando il suo cosmo stava per sopraffare il mio, fui preso dal panico.
Possibile che non riuscissi a fronteggiarla?, pensai, agitato.
<< Devi credere in te e nel tuo cosmo >>, mi disse una voce, sconosciuta, nella testa.
<< E tu chi saresti? >>, gli chiesi.
<< Sono una persona, che è dalla tua parte.
Ascolta il tuo sangue e il tuo potere antico, così riuscirai a batterla.
E ascolta, anche lo strazio delle anime antiche, contenute nella mente di Yume >>, disse ancora la voce, per poi scomparire dalla mia testa.
Allora mi concentrai e richiamai a me il potere delle mie antiche incarnazioni e convogliai il loro potere, nel mio colpo.
Yume fu così investita in pieno dalle mie cuspidi scarlatte e fu sbalzata contro il tronco di un albero, dietro di lei e cadde rovinosamente a terra.
Ora mancava solo l’ultima puntura e il duello avrebbe avuto termine.
<< Complimenti, mi hai causato ferite gravi, con quel colpo.
Non per questo però, smetterò di combattere.
Ora proverai, sulla tua pelle, il mio colpo più forte >>, disse Yume, rialzandosi a fatica.
<< Anche tu ora, subirai il mio colpo più forte.
Si tratta di Antares, essa è l’ultima cuspide e prende il nome dall’omonima stella rossa, che si trova, dove sarebbe situato il cuore, nella mia costellazione protettrice >>.
Io sapevo di mio che Yume avrebbe usato, su di me, il suo fantasma di morte...
Non ero sicuro di riuscire a sopravvivere a esso, ma ci avrei provato...
Cominciammo così a bruciare il nostro cosmo ai limiti delle nostre possibilità, per poi convogliarlo, nel nostro ultimo attacco.
<< Scarlet Needle Antares >> e << Fantasma di morte >>, gridammo entrambi, nello stesso identico momento.
Yume fu presa in pieno da Antares e cadde a terra, mentre io sentii venire meno i miei sensi e caddi anch’io a terra.
Così la mia mente fu avvolta, da una visione di una lontanissima morte terribile.
La mia armatura d’oro dello Scorpione era ormai gravemente danneggiata, ma nonostante questo, continuavo a fronteggiare Alea.
<< Non costringermi a lanciarti contro Antares...
Anche se sei una traditrice, sei e rimarrai sempre mia sorella gemella >>, dissi, guardando il suo volto, nascosto dalla sua maschera dorata.
<< Non posso più tornare indietro, Endimione.
Ormai sono per tutti voi una traditrice >>, mi rispose Alea.
A quel punto allora, non potevo più fare nulla, per lei.
Avrei dunque dovuto mettere da parte il sentimento di fratellanza, che ancora mi legava a lei e cominciare a considerarla solo una vile traditrice.
Cominciammo così entrambi a bruciare il nostro cosmo, al limite delle nostre costellazioni.
<< Scarlet Needle Antares >> e << Supreme thunder claw >>, entrambi gridammo, nello stesso identico momento.
Entrambi fummo colpiti a morte e cademmo in fin di vita, a terra.
<< Perdonami se puoi, Endimione >>, disse Alea, ma non avevo più la forza di parlare.
Mi lasciai allora scivolare lentamente, verso la tranquilla morte.
Sentii un dolore lancinante al cuore e la visione si sciolse, permettendomi di osservare, per un’ultima volta il viso di Yume, che aveva gli occhi spenti e tristi.
<< Yume, ti perdono per ciò che hai fatto e sappi che ti amerò sempre.
La mia unica speranza è di essere riuscito a salvarti dal controllo della dea Artemide e a renderti di nuovo la te stessa, di cui mi sono innamorato e che continuo ad amare, nonostante tutto >>, dissi, mentre esalavo l’ultimo alito di vita, che mi restava, nel corpo.


Nota dell'autrice: ehm, non so che dire...
Se non chiedere alle lettrici e lettori di non mandarmi maledizioni, per ciò che ho scritto...
Vi dirò una cosa: mi sono letteralmente strappata il cuore dal petto, per scrivere l'ultima parte e ho pianto molto...
Purtroppo però se la storia non andava avanti così, non aveva senso...
A parte questo, spero che ci sarete per il prossimo capitolo, che chiuderà la storia e spiegherà molte cose, mai spiegate.
Non disperate però, ci sono ancora molte mie storie da finire e quindi non abbandonerò i miei lettori dopo la fine di questa storia.
Ringrazio coloro che hanno messo la storia tra le seguite/preferite o leggono soltanto.
Ringrazio come sempre Lady Yoru e 2307, per le loro bellissime recensioni.
Ciao e al prossimo capitolo (se sarò ancora viva),
Lilith.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6: il colpo proibito di Yume e il ritorno della pace ***


Quando la mia mente fu avvolta dalla visione del cavaliere d’oro di Scorpio, sentii qualcosa di strano farsi strada, in me...
Come un sentimento rimasto a lungo sopito e poi uscito di nuovo alla luce...
Le persone che vidi, in quella visione, mi sembrava di conoscerle entrambe...
Com’era possibile però una cosa simile?, mi continuavo a chiedere.
Non appena la visione finì e tornai alla realtà, mi sentii molto frastornata...
<< Yume, ti perdono per ciò che hai fatto e sappi che ti amerò, per sempre.
La mia unica speranza è di essere riuscito a salvarti dal controllo della dea Artemide e a renderti di nuovo la te stessa, di cui mi sono innamorato e che continuo ad amare, nonostante tutto >>, disse il gold saint di Scorpio, prima di esalare l’ultimo respiro.
Quelle parole mi sconvolsero e all’improvviso, scivolai in uno stato d’incoscienza.
Mi trovavo in un luogo a me sconosciuto e familiare, allo stesso tempo...
Ero in una foresta e davanti a me, si trovava un albero a cui era appeso un nastrino...
Mentre lo guardavo, comparve una luce, dietro di me e allora mi girai subito.
Davanti a me vidi una ragazza dai lunghi capelli castani, vestita con degli abiti d’allenamento e una maschera, che le copriva interamente il volto.
<< Tu chi sei e dove mi trovo? >>, chiesi, sconvolta dalla situazione, in cui mi trovavo.
La ragazza non mi rispose, ma si tolse la maschera, mostrandomi così il suo volto.
<< Chi sei veramente e perché hai il mio stesso volto? >>, chiesi sconvolta, per ciò che avevo appena potuto vedere.
<< Io sono la vera te stessa, Yume.
Svegliati e liberati dall’influsso della dea Artemide >>, mi rispose quella persona.
<< Liberarmi dall’influsso della dea Artemide?
Io scelgo le mie azioni liberamente e nessuno mi condiziona >>.
<< Ne sei veramente certa, Yume? >>
<< Perché mi chiedi questo? >>
<< Non è forse vero, che fin da quando hai visto Milo di Scorpio, hai cominciato a chiederti perché i tuoi ricordi non quadravano? >>
<< Stai mentendo, non c’è nulla che non vada, nei miei ricordi >>, risposi, irata.
<< Sei tu che non vuoi vedere la verità.
Pensa a una cosa, perché il gran sacerdote e uno dei cavalieri d’oro della dea Atena, hanno detto di voler farti tornare te stessa? >>
<< Io non lo so, magari l’hanno fatto, per distrarmi, in battaglia... >>
<< Non mentire a te stessa, Yume.
E poi i sentimenti che hai provato, quando Milo di Scorpio ti ha baciata?
Quelli non erano falsi, perché venivano proprio dal tuo cuore >>.
<< Se allora è così, perché non riesco a rimembrare nulla di ciò che dici? >>
<< Io sono la vera te stessa, con tutti i ricordi belli e brutti della tua intera vita.
Se vuoi sapere la verità e non vivere più nell’ombra della menzogna, cui ti hanno relegata, prendi la mia mano e tornerai quella di prima >>, disse la figura, porgendomi la mano.
<< Non voglio continuare a vivere nel dubbio e nella menzogna >>, dissi, prima di afferrare la sua mano, con decisione.
Non appena compii quel gesto, la nebbia che copriva i miei ricordi, si dileguò, nel nulla.
Mi svegliai così di soprassalto e vidi Francesco di Atteone, al mio fianco.
<< Non toccarmi >>, dissi, togliendo la mia mano destra, stretta nella sua.
<< Che ti succede, Yume?
Come mai sei così scontrosa con me? >>, mi rispose, con tono preoccupato.
<< Sono libera dall’influsso della dea Artemide e ora ricordo tutto, Francesco >>.
A quelle mie parole, lui divenne pallido e si allontanò da me.
<< Com’è possibile una cosa simile?
Nessun mortale può opporsi alla dea Artemide >>, disse, guardandomi sconvolto.
<< La dea Artemide ha un potere terribile, senza dubbio, ma resta comunque una persona che persegue il male, per il destino dell’intera terra...
Io sono una silver saint della dea Atena e in quanto tale, io la combatterò...
Ho giurato che un giorno avrei protetto la terra dalla dea Artemide, come fecero le mie ave Cassandra, Antigone, Bianca, Isabella e le altre, prima di me >>, dissi, con tono deciso.
<< Ho capito, ma come fai a definirti ancora un saint della dea Atena?
Tu l’hai tradita, uccidendo un suo cavaliere d’oro >>, disse lui, con sguardo maligno.
<< A cosa ti riferisci, Francesco? >>, chiesi, sconvolta da ciò, che aveva appena detto.
<< Voltati e vedrai a cosa mi riferivo, Yume silver saint di Cassandra della dea Atena >>, disse, per poi scomparire, nel campo di battaglia.
Mi voltai e ciò che vidi, mi precipitò, nell’abisso più profondo della disperazione...
A terra c’era Milo, con attorno a lui un’enorme pozza di sangue.
Corsi subito da lui e purtroppo vidi che ormai non era più vivo.
Innumerevoli lacrime cominciarono a scendermi lungo le guance e il mio cuore ora era solo più un involucro vuoto e spezzato in più punti...
<< Nooooooooooooooooooooooooooooo >>, gridai, esprimendo così quel dolore lacerante e terribile che sentivo, nel mio petto.
<< Che cosa ti ho mai fatto?
In che modo ho fatto a toglierti la vita, io che ti amo più di me stessa?
Come ho potuto permettere alla dea Artemide, di manipolarmi, fino a questo punto? >>, urlai al vento, mentre un dolore sordo e terribile, avvolgeva il mio corpo.
Tutti i ricordi passati e recenti ormai erano a me visibili...
Com’ero riuscita, ad arrivare a quel punto di non ritorno?
Possibile che non fossi riuscita a risvegliarmi prima, di un simile evento?
Il mio cuore in quel momento era solo un insieme di spilli ed era trafitto, in ogni sua parte.
La mia vita, anzi la mia esistenza, ora sarebbe stata priva di ogni senso e di gioia.
Anzi probabilmente il mio senso di colpa, mi avrebbe schiacciato, come un macigno per tutta la vita, se fossi sopravvissuta a quella guerra santa.
<< Yume, che cosa stai dicendo?
Come puoi avergli tolto tu la vita? >>, sentii dire alle mie spalle e vidi Kanon.
Lui osservò prima Milo e poi me e lo vidi diventare scuro, in volto.
<< Kanon, io non so come sono riuscita a farlo...
Gli ho tolto la vita con le mie mani e le sue ultime parole, nonostante ciò che gli avevo appena fatto, sono state di amore e perdono... >>, dissi, piangendo.
Kanon mi guardò con sguardo sconvolto e arrabbiato, allo stesso tempo...
<< Io non so che dire, Yume...
Non avrei mai pensato, che la dea Artemide, sarebbe riuscita a farti compiere ciò... >>
<< Nemmeno io lo pensavo, Kanon...
Ora però devo assecondare il suo ultimo desiderio e tornare sul campo di battaglia a combattere, come silver saint della dea Atena.
Dopo la fine della guerra santa, se sopravvivrò, mi assumerò le mie responsabilità e accetterò qualsiasi punizione della dea Atena o del gran sacerdote >>, dissi, con tono deciso, guardandolo, negli occhi.
<< Quello che dici, ti fa onore, Yume.
Penso però che, per te, non ci sarà mai qualcosa di più terribile da sopportare, dopo ciò che ti è accaduto oggi.
Ora torno a combattere, perché siamo messi molto male.
Infatti, Mu, Shura, DeathMask, Aphrodite e Aldebaran sono già caduti, in battaglia >>, disse e, dopo aver dato un ultimo sguardo afflitto a Milo e a me, se ne andò.
Io rimasi ferma a fissare il corpo esanime del mio unico uomo...
Non riuscivo a lasciarlo andare, ma dovevo farlo...
Se non l’avessi fatto, infatti, sarebbe stato un oltraggio, nei suoi confronti.
Posai dunque il corpo di Milo a terra e, dopo essermi asciugata con la mano le lacrime, che ancora mi rigavano le guance, mi alzai.
<< Milo, ti giuro che non sarai morto invano.
Ora farò il mio dovere di silver saint della dea Atena e sigillerò la parte malvagia della dea Artemide, per sempre.
Anche se dovesse costarmi la vita, non importa...
La cosa importante è che io, poiché erede e reincarnazione di Cassandra, accetti il mio destino e che io faccia ciò per cui esisto >>, dissi, dopo averlo guardato un ultima volta.
Lo lascia così, nella macchia di alberi e tornai sul campo di battaglia.
Mi guardai attorno e vidi che in tanti avevano già perso la vita.
Tra le file dei saint, vidi a terra, esanimi: Mu di Aries, Shaina di Ophiuchus, June del Camaleonte, Aldebaran del Toro, Retsu della Lince, DeathMask di Cancer, Hyoga di Cignus, Irene della Colomba, Shura di Capricorn, Eleni della Corona Australe, Chrestos dell’Eridano e Aphrodite di Pisces.
Le guerriere della dea Artemide perite, erano: Serena di Ippolita, Caterina di Io, Giovanna di Atalanta, Laura di Selene e Aurora di Pentesilea.
Mentre mi guardavo intorno, mi diressi alla mia sinistra, ovvero nella direzione in cui si trovavano il cosmo della dea Atena e della dea Artemide, che stavano combattendo.
Mentre camminavo, vidi i restanti gold e silver affrontare ciò che restava dell’esercito della dea Artemide: Aiolia e Marin contro Samia di Ippodamia, Kanon e Aglae contro Francesco di Atteone, Shaka e il sommo maestro di Libra contro Nadia di Callisto, Aiolos e Anna della Gru contro Virginia di Ifigenia e Camus e Dafne contro Tiziana di Ninfadora.
Mentre giungevo nel luogo, in cui i cosmi delle due divinità si stavano scontrando, incontrai il cadavere del bronze saint di Pegasus, smembrato e in una pozza di sangue.
Lo guardai con tristezza, perché quella era una morte terribile...
In fondo era più giovane di me di sette anni e una fine simile non se la meritava...
Sarà però orgoglioso di essere morto, per salvare la dea Atena, pensai.
Avanzando, vidi sempre più chiaramente il cosmo della dea Atena contrapporsi a quello della dea Artemide, in uno scontro veramente terribile.
A difesa della dea Artemide ormai si trovavano più solo Ikki di Phoenix e il gran sacerdote.
Il bronze saint ormai era allo stremo delle forze e si vedeva, che nonostante portasse l’armatura divina, era ferito molto gravemente.
Anche il maestro Saga era molto provato e recava diverse ferite molto profonde sulle braccia, sulle gambe e sul petto.
Mentre mi avvicinavo, ci fu un’esplosione cosmica terribile, che vidi scagliare da una parte la dea Atena e dall’altra Ikki di Phoenix e il gran sacerdote.
Allora mi avvicinai alla dea Artemide, che indossava la sua lucente armatura.
Ella appena sentì i miei passi, si voltò e mi sorrise, enigmaticamente.
<< Sei giunta proprio al momento giusto, Yume.
Ora togli pure la vita ai due guerrieri di mia sorella >>, disse, indicandoli.
<< Voi non potete più darmi ordini, dea Artemide.
Ormai sono libera dal vostro controllo mentale >>, dissi, guardandola dritta, negli occhi.
<< Com’è possibile, che tu ti sia liberata da sola?
Mi sono assicurata io stessa, che tu non potessi risvegliare i tuoi antichi ricordi, legati alla tua vita precedente, al Santuario >>, mi rispose, con tono stupito.
<< Milo ha sacrificato la sua vita, combattendo con me, per farmi tornare me stessa...
Ora sono qui, per fare in modo che il suo sacrificio non sia stato vano >>, dissi, con tono deciso e mettendomi, in posizione d’attacco.
<< Tu oseresti affrontarmi, Yume di Cassandra?
Sei proprio sfrontata, come tutte le tue antenate >>, disse, sorridendo malignamente.
<< Non sarà sola, ci sarò anch’io >>, disse la dea Atena, che stava tornando verso di noi.
<< Dea Atena, le chiedo, per favore, di lasciare a me il compito di battere la dea Artemide.
Voglio vendicare Milo e tutte le mie reincarnazioni, cadute per mano sua...
E devo riscattare il mio onore, che ora è macchiato di tradimento...
Inoltre, io sono l’unica in grado di battere la dea Artemide e ve ne ho già dato prova, in tutte le mie vite passate >>, dissi, rivolgendomi alla mia dea.
<< D’accordo, Yume.
Ti permetto di combattere in mia vece, contro mia sorella  Artemide >>, rispose la mia dea.
Io allora mi misi in posizione d’attacco, davanti alla dea Artemide.
Ella mi squadrò con sufficienza e poi cominciò a espandere il suo cosmo divino.
Ero conscia di stare lottando contro una divinità molto più forte di me, ma non per questo mi sarei scoraggiata, anzi avrei tirato fuori tutta la mia forza e il mio cosmo.
Se già in passato, le mie antenate e reincarnazioni precedenti erano riuscite a battere la dea Artemide e a sigillare la sua parte di anima malvagia, io non sarei stata da meno, anche se il prezzo da pagare fosse stato la mia vita...
Mentre pensavo a questo, cominciai a bruciare il mio cosmo, pronta per lanciare uno dei miei colpi, contro la dea Artemide.
<< Fascio lunare >>, gridò la dea Artemide, dando così lei inizio allo scontro.
Il suo cosmo formò un singolo fascio, che si diresse verso di me, ma alzai subito la mia barriera mentale, per parare l’attacco.
La mia barriera mentale però andò in pezzi e fui presa in pieno dall’attacco.
Il colpo fu talmente potente da sbalzarmi via e da farmi andare a sbattere contro uno degli alberi, che delimitavano il campo di battaglia.
Caddi così a terra con un tonfo sordo e con la consapevolezza di essermi incrinata qualche costola e di aver rischiato di spezzarmi la colonna vertebrale.
Ero già gravemente ferita, a causa dello Scarlet Needle di Milo e questo ennesimo colpo, mise a dura prova la resistenza del mio corpo, alle ferite.
Ormai faticavo a respirare e quando alzai lo sguardo da terra, vidi la dea Artemide avanzare, puntandomi contro il suo scettro, con la sommità a forma di luna crescente.
Sapevo che la mia armatura, già in gran parte distrutta e il mio corpo provato dalle ferite e dal veleno dello Scorpione, non avrebbero retto a lungo.
Avrei dovuto tentare dunque di chiudere il combattimento, il più in fretta possibile.
Mentre pensavo a questo, mi rialzai a fatica e mi rimisi, in posizione di attacco.
<< Pensi di poterti opporre a me, debole e stolta umana?
Se è così, allora sei uscita di senno>>, disse la dea Artemide, guardandomi, con odio.
<< Io combatterò, finché vivrò e avrò un minimo di cosmo da bruciare.
Questa mia convinzione si fonda su tutto ciò che mi è stato insegnato, fin da bambina e sul mio giuramento di fedeltà, verso la dea Atena.
La mia fede, infatti, nei confronti della dea Atena e di ciò che rappresenta, è assoluta >>.
<< Belle parole, Yume di Cassandra.
Non serviranno però, a salvarti la vita >>, disse la dea Artemide, mentre cominciava nuovamente a bruciare il suo cosmo, preparando un altro attacco.
Io di mio cominciai a bruciare sempre più cosmo, per attaccarla direttamente.
<< Onda di distruzione mentale >>, gridai, lanciando il mio attacco.
Con un solo cenno della dea Artemide, però il mio colpo si blocco e mi tornò indietro.
Riuscii a evitarlo per un pelo, ma non riuscii a riprendere fiato, che la dea Artemide mi colpì nuovamente con l’attacco di poco prima.
Il colpo mi attraversò da parte a parte il ventre e ciò che restava della mia sacra armatura d’argento, andò in pezzi, per l’impatto.
Caddi a terra, in ginocchio, tenendomi una mano sulla ferita, per fermare il sangue.
Mi mancava il fiato e mi sentivo, senza più energie, per combattere.
Perché non riuscivo a reagire, agli attacchi della dea Artemide?
Possibile che non avessi abbastanza forze, per combattere...
Dov’era finita la forza, che mi aveva sempre contraddistinta, tra i silver saint?
Eppure non mi potevo arrendere, dovevo fare in modo che la morte di Milo non fosse stata vana, esattamente come il sacrificio di tutti i saint, caduti in battaglia...
<< Yume, tu hai la forza, per sconfiggere la dea Artemide, devi solo risvegliarla >>, disse una voce maschile sconosciuta, nella mia testa.
<< E tu chi sei, che parli, nella mia mente? >>, chiesi, mentre cercavo di rialzarmi.
<< Sono una persona, legata a te, anche se non ci siamo mai incontrati >>.
<< E come posso allora, riuscire a risvegliare questa forza, di cui tu parli? >>, gli chiesi, mentre mi mettevo in posizione di difesa, aspettando la prossima mossa della dea Artemide.
<< Devi riuscire a cogliere l’urlo di strazio delle tue precedenti reincarnazioni, che si lamentano, per il destino di tristezza e dolore, che è stato loro riservato.
Devi riuscire a farlo tuo, insieme ai ricordi di tutte le tue precedenti reincarnazioni.
Solo allora sarai una guerriera completa e potrai sconfiggere la dea Artemide >>.
<< Accogliere in me tutto il dolore e i ricordi delle mie precedenti reincarnazioni?
Non rischio però, di impazzire o di morire, nel tentare di farlo? >>
<< Ricordati chi e che cosa rappresenti, Yume.
Tu sei l’unica erede e reincarnazione, di colei che per amore e per senso di coscienza, si ribellò a una delle dodici divinità olimpie.
Se tutte le tue antenate, che avevano il tuo identico potere e gli stessi sentimenti, riuscirono a superare questa prova e a battere la dea Artemide, ce la puoi fare anche tu >>.
<< Hai ragione tu, non devo farmi prendere dallo sconforto, ma stringere i denti e andare avanti, finché mi resterà un briciolo di cosmo, in corpo.
Ti ringrazio, per avermi fatto riflettere e spero un giorno di poter saldare questo debito che ho con voi, persona sconosciuta >>.
<< Ci incontreremo un giorno, stanne certa, Yume >>.
Per tutto il nostro dialogo mentale, io e la dea Artemide avevamo continuato a fissarci, per comprendere chi avrebbe fatto la prossima mossa.
Chiusi dunque gli occhi e, dopo essermi protetta completamente con una solida barriera mentale, mi concentrai sulla porta del mio subconscio, che mi avrebbe sicuramente portato alle mie antiche memorie, ancora sigillate.
Attraversata quella porta, mi sentii invadere da ogni sorta di sentimenti positivi o negativi che fossero e che mi travolsero, come un’onda in piena.
Era un luogo desolato e privo di qualsiasi luce.
<< Ti stavamo aspettando, Yume >>, sentii dire, da una presenza, che mi comparve davanti.
<< Ne ero certa e sono pronta, per rendere voi spettri, parte integrante di me >>.
<< Ne sei proprio sicura, Yume? >>
<< Mai stata più sicura, in tutta la mia vita >>, risposi e subito, una luce squarciò quel luogo freddo e oscuro, facendolo brillare di mille colori.
In un attimo la mia mente fu travolta da mille voci e ricordi tutti insieme.
Nella mia mente, si andavano succedendo ricordi felici e tristi, in ordine cronologico.
Non so quanto rimasi così, mentre in me, scorrevano tutti quei ricordi...
So solo che, quando quel flusso di ricordi ebbe termine, presi coscienza della vera me stessa e di ciò che rappresentavo, per tutti.
Quando riaprii gli occhi, ormai avevo coscienza dei poteri sopiti, in me e cominciai a bruciare il mio cosmo a livelli, che mai avrei potuto immaginare di raggiungere.
<< Osi affrontarmi, anche senza artemisia?
Sei tanto arrogante e stolta, Yume di Cassandra? >>, mi chiese la dea Artemide, beffarda.
A quelle parole sentii il mio cosmo estendersi ancora di più e fui avvolta da una calda luce.
Quando la luce si diradò, vidi che la mia artemisia era rinata dai suoi resti e che ora era molto più potente e leggera di prima.
Ora l’armatura ricopriva tutta la parte compresa dal seno fino all’inguine, lasciando quasi del tutto scoperte le scapole, fatta eccezione per la spalla destra che era protetta.
I bracciali ricoprivano tutto il braccio, fino a poco prima delle spalle, mentre i gambali proteggevano interamente le ginocchia e lasciavano scoperte buona parte delle cosce.
L’unica parte dell’artemisia invariata era il diadema con al suo centro la luna crescente.
<< Com’è possibile che la tua artemisia sia rinata dal nulla? >>, disse la dea Artemide, sconvolta, per ciò che era appena successo.
<< Quello è l’ultimo stadio delle armature, ossia quella divina >>, disse la dea Atena.
<< Tu hai dunque donato il tuo sangue a quest’artemisia? >>, rispose la dea Artemide, guardando furiosa la dea Atena.
<< Siete stata voi a donare il vostro sangue per quest’artemisia, dea Artemide.
Fu un riconoscimento dell’onore di colei che, per prima, indossò quest’armatura, ovvero la mia antenata Cassandra >>, le risposi, con tono tranquillo.
<< La tua artemisia fu bagnata dal mio sangue divino, in epoca mitologica...
Non avrei mai pensato però, che a distanza di tutti questi secoli, ce ne fosse ancora traccia, in essa >>, disse la dea Artemide, con tono stupito.
<< La mia artemisia conserva, in se, le tracce di tutti coloro che versarono su di lei il proprio sangue, per ripararla, in tutti questi secoli >>.
<< Comprendo, ma questo non servirà a salvarti, Yume di Cassandra.
Ora morirai, per mano mia >>, rispose la dea Artemide, attorniandosi del suo cosmo.
<< Perdonatemi maestro, ma ora userò la sola tecnica, che ho imparato a maneggiare con voi e che avevo giurato di non usare mai >>, dissi, rivolta al maestro Saga, che era non troppo lontano da me, accanto alla dea Atena.
<< No Yume, non farlo...
Sai che cosa ti succederà, se lo farai... >>, mi rispose, sconvolto, il maestro Saga.
<< Lo so e lo farò proprio, per salvare tutti voi e la Terra, dalla distruzione...
Perdonatemi e addio, mio amato maestro >>, gli dissi e mi voltai, dando loro le spalle.
<< Hai finito con gli addii, Yume di Cassandra? >>, chiese la dea Artemide.
<< Ho terminato, ma ci tengo a dirvi questo, prima di morire.
Voi mi avete plagiata e indotta a togliere la vita all’uomo, che amavo più di me stessa e, per questo motivo, non potrò mai perdonarvi...
Inoltre, avete tolto la vita anche a un bambino, che non aveva alcuna colpa, se non quella di trovarsi, nel mio grembo ...
Per loro e tutte le reincarnazioni precedenti mie e di Milo, morte a causa della vostra maledizione, io ora vi sconfiggerò e porterò a termine ciò che le altre mie reincarnazioni non riuscirono a fare, per troppa compassione, bontà o dolcezza...
Io, infatti, a differenza loro, non ho più nessuno ad attendermi, a casa >>.
Vidi scurirsi il volto della dea Artemide, a quelle mie parole ed ella cominciò a bruciare sempre di più il suo cosmo, esattamente come me.
<< Vortice dei fantasmi afflitti >> e << Tempesta lunare >>, gridammo, entrambe.
Entrambi i colpi andarono a segno e, mentre io ero investita da una tempesta cosmica dalla potenza spaventosa, la dea Artemide veniva assalita dagli spettri del suo passato.
Sentii nella mia mente il terribile grido di dolore della dea Artemide, mentre ella subiva il mio colpo più potente, tra quelli a mia disposizione.
Quel colpo lo avevo cominciato a preparare durante l’addestramento, con il maestro Saga e poi l’avevo potenziato durante quello a Delfi, con la Pizia Francesca.
Esso consisteva nel far rivivere, a colui o colei che ne fosse stato colpito, tutto il dolore e la disperazione, che aveva causato agli altri esseri viventi, in tutta la sua esistenza.
Mai l’avevo usato su un mio nemico, in tutta la mia esistenza, di saint della dea Atena.
Ora Milo, sarò di nuovo con te, amore mio...
Mi dispiace di non essere riuscita a salvare il nostro bambino...
Purtroppo mi sono resa conta di essere incinta, solo dopo che tutto il mio essere è stato risvegliato e mi sono accorta del vuoto, dentro di me...
Se lo avessi saputo prima, non so, se avrei cambiato qualcosa...
Sono felice però, perché morirò serena, poiché la mia maledizione è ormai spezzata e perché ho portato a termine la mia missione...
Mentre penso a questo, guardo il volto della dea Atena e del maestro Saga, che mi sono accanto e mi parlano, ma io ormai non odo più niente...
Addio e al nostro prossimo incontro, miei eterni compagni di battaglie...
Questo fu l’ultimo pensiero prima di scivolare, tra le fredde braccia della morte.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------
 
 
 
 
Qualche giorno dopo, nel Santuario di Delfi
 
Quanto tempo era mai passato dalla fine del mio scontro, con la dea Artemide?
Dopo aver ricevuto l’ultimo attacco di quella dea, mi ero assopita ed ero caduta, in una sorta di terribile limbo...
Ero cosciente di trovarmi a metà tra la vita e la morte, ma non comprendevo perché non riuscissi a smuovermi, da quella situazione...
In tutto quel tempo passato lì, avevo avuto la possibilità di rivivere interamente la mia vita, dall’infanzia fino alla mia presunta morte...
Era stato uno strazio, per me, rivedere i momenti felici passati insieme a Milo e i ricordi riguardanti il mio addestramento con il maestro Saga, quand’ero una bambina...
Per non parlare dell’unica volta, in cui avevo incontrato mia madre e le avevo parlato...
Il ricordo della morte di Milo, per mano mia però, era il più straziante...
Mentre lo rivivevo, mi sentivo di nuovo addosso tutto il dolore e lo strazio, che mi aveva provocato quel maledettissimo evento...
Se fossi ritornata, in vita, probabilmente non sarei riuscita a sopportare il peso così grande e terribile, di ciò che avevo fatto...
Dopo i ricordi della mia vita, arrivarono a tormentarmi le memorie delle mie vite passate...
Non ci sono parole, per descrivere, tutto ciò che provai, in quel frangente...
Erano momenti di felicità, alternati a quelli di tristezza immensa...
Dopo non so quanto tempo, una luce comparve, in quell’oscuro limbo.
<< Afferra la mia mano, se vuoi tornare alla vita, Yume >>, disse una figura, che però non riuscivo a ben distinguere, a causa della luce, che la circondava.
Afferrai subito quella mano, che mi tendeva, per tornare alla vita.
Poco dopo sentii di essere di nuovo proprietaria del mio corpo e cercai allora, di aprire le palpebre, anche se mi sentivo stanchissima.
Raccolsi le mie energie e aprii gli occhi, ma non mi riconobbi il luogo, in cui mi trovavo...
La stanza era completamente bianca e non c’era alcun mobile, se non il letto, su cui ero distesa e un comodino alla mia destra, sul quale era poggiata una catinella piena d’acqua.
Cercai di tirarmi su a sedere, ma appena provai a muovermi, sentii numerose fitte di dolore attraversarmi tutto il corpo e fui costretta a rinunciare.
Non passò molto tempo, che la porta davanti al letto, si aprisse.
Entrò un uomo dai capelli dorati e dagli occhi viola scuri, che indossava un classico chitone greco, lungo fino ai piedi.
Emanava un’aura potentissima, che poteva corrispondere solo a quella di una divinità...
<< Ben svegliata, Yume.
Sono felice, che tu ti sia risvegliata, dopo ben cinque giorni di coma.
Io e la Pizia Francesca eravamo molto in ansia, per te >>, disse, sorridendomi.
A quelle parole sbiancai, poiché era la stessa voce che avevo sentito, nella mia testa, durante lo scontro con la dea Artemide e che mi aveva incitato a non mollare...
<< Mi potete dire chi siete e dove mi trovo, per favore? >>, chiesi, sconvolta.
<< Io sono il dio Apollo e ora tu ti trovi, nel mio Santuario, a Delfi.
Dallo sbiancare del tuo volto, di poco fa, devo dedurre, che tu abbia riconosciuto la mia voce, che già sentisti, nel momento del bisogno >>, mi rispose, pacatamente.
<< Come mai, mi avete aiutato, contro vostra sorella gemella, dio Apollo? >>
<< Volevo dare una mano all’unica persona, che poteva salvare mia sorella, dalla sua parte malvagia, per sempre e anche per un altro motivo... >>  
<< Potrei sapere qual è quest’altro motivo, per cui mi avete aiutato, dio Apollo? >>
<< Sei pronta a conoscere la verità sulle origini della tua antenata e reincarnazione dell’epoca mitologica, ovvero Cassandra? >>
<< E che cosa c’entra Cassandra, con tutto questo?
Sono stufa di scoprire continuamente nuove cose su di lei e sulle mie origini...
Vorrei sapere la verità in modo definitivo e allora, se me lo spiegherete, vi ascolterò >>.
<< Ora ti racconterò la verità, sulle origini di Cassandra.
Come saprai, ella fu affidata alle cure di mia sorella Artemide, quando era ancora in fasce e che lei non seppe mai chi fossero i suoi veri genitori.
A quei tempi, fu fondato il mio Santuario di Delfi e la prima Pizia, s’insediò al suo posto, poco tempo dopo e mi giurò fedeltà assoluta.
Io m’innamorai perdutamente di lei ed ero ricambiato dalla mia amata Sophia.
L’amavo, a tal punto che avrei chiesto a mio padre Zeus, di darle l’eterna giovinezza e l’immortalità, perché restasse accanto a me, per sempre...
Lei però morì di parto ed io non potei fare nulla, per salvarla...
La bambina che nacque fu affidata, per volere di mio padre Zeus, a mia sorella Artemide...
Diceva che quella era una decisione del fato e che io non mi potevo opporre a esso... >>
<< No, non ditemelo...
Quella bambina, ovvero vostra figlia, era Cassandra >>, dissi, sconvolta.
<< Esatto, era proprio lei.
Lei però non ha mai saputo che io ero suo padre e che lei era una creatura semidivina... >>
<< Secondo quello che mi avete appena detto, io sono una vostra discendente.
Una domanda però voglio farvi: perché avete permesso, a vostra sorella la dea Artemide, di lanciare una maledizione su Cassandra e la sua stirpe, se eravate suo padre?
In fondo era sangue del vostro sangue e avreste dovuto proteggerla... >>
<< Avrei voluto, ma non mi fu concesso...
Mio padre Zeus, mi disse che quello era il corso voluto dal fato e che io non avrei potuto, in alcun modo, tentare di cambiarlo o oppormi ad esso...
Per secoli così, fui costretto a vedere le reincarnazioni e discendenti di mia figlia morire in battaglia o per una terribile malattia...
Il dolore e la rabbia, che ho provato, in tutto questo tempo, sono indescrivibili...
Il senso d’impotenza, di fronte a tutto ciò, è stato un altro macigno pesantissimo...
Mi è stato possibile aiutarti, solo dopo che avevi sciolto la maledizione, uccidendo Milo...
Mi dispiace di non aver potuto evitarti quel dolore immenso, ma almeno sono riuscito a salvare la bambina, che porti in grembo >>, disse, sorridendomi malinconicamente.
Quelle parole mi sconvolsero, come mai nulla aveva fatto...
Non avrei mai pensato, che la mia famiglia discendesse direttamente da una divinità.
<< Dovete aver sofferto veramente molto, dio Apollo.
Grazie, per aver salvato la mia bambina...
Ella è tutto ciò che mi resta, del mio amato Milo...
Sarò sempre in debito con voi, per questo.
Posso chiedervi però, che cos’è successo dopo la mia pseudo morte? >>, chiesi, curiosa.
<< Non sei in debito con me, Yume.
Consideralo come un risarcimento, per tutto ciò che non ho fatto, in passato.
Dopo che tu sei quasi morta, io sono comparso sul campo di battaglia e, dopo aver parlato brevemente con mia sorella Atena, ti ho portato qui a Delfi, con me.
Per tutto il tempo, in cui tu sei stata incosciente, io e la Pizia Francesca, ci siamo presi cura di te, sanandoti le ferite più gravi, con l’aiuto del nostro cosmo.
La tua bimba invece l’abbiamo mantenuta in vita, scaldandola con il nostro cosmo, per evitare che perisse, mentre tu eri in coma >>, disse, sorridendomi.
<< Grazie infinitamente per ciò che avete fatto, per me.
Sapete però dirmi che cos’è successo ai miei compagni saint? >>
<< A quanto ne so, coloro che sono sopravvissuti sono tornati al Santuario di Atene.
Appena sarai in grado di reggerti di nuovo in piedi, ti prometto che ti accompagnerò io stesso al Santuario di mia sorella Atena >>.
<< Ho capito e grazie ancora, per la vostra premura.
Vorrei non sembrarvi scortese, ma potrei scambiare due parole con la Pizia Francesca? >>
<< Certamente, Yume.
Vado subito a chiamartela >>, disse il dio Apollo, che, dopo avermi salutato, se ne andò.
Dopo pochi minuti la porta si aprì di nuovo ed entrò la maestra Francesca.
Era esattamente come la ricordavo, quando l’avevo lasciata cinque mesi prima.
<< Sono felice di vedere che tu stia meglio, Yume.
Ero veramente in pensiero per te, quando arrivasti qui al Santuario, con il dio Apollo >>.
<< Grazie, per avermi curata, maestra.
E sono anche felice di vedere, che state bene, come quando vi lasciai.
Sapete, dopo aver recuperato le memorie di Cassandra, sento il bisogno di porle una domanda, per me molto importante >>, dissi, guardandola intensamente.
<< Chiedi ciò che vuoi liberamente, Yume >>.
<< Per riuscire a battere del tutto la dea Artemide, ho dovuto accettare dentro di me tutti i ricordi delle mie precedenti reincarnazioni e c’è stato qualcosa, che non mi quadrava...
La mia antenata Cassandra ha avuto un’unica figlia di nome Francesca e tutte le sue reincarnazioni successive hanno avuto come maestra la Pizia di Delfi Francesca...
Inoltre tutte queste persone, che portavano il vostro stesso nome, erano identiche a voi...
Potreste spiegarmi tutto ciò? >>
<< È una storia molto lunga, ma meriti di conoscerla.
Tu a occhio e croce mi daresti l’età di vent’anni, vero?
Invece ho più di 3000 anni di vita vissuta, alle mie spalle...
E tutto questo lo devo solo a un accordo, che ho fatto con il dio Apollo >>.
<< Avete più di 3000 anni, ma com’è possibile?
E di che patto state parlando? >>, chiesi, sconvolta dalle sue parole.
<< La bambina di Cassandra, ovvero Francesca, te la trovi davanti agli occhi.
Dopo la morte di mio padre Endimione, per mano della zia Alea, nella guerra sacra contro il dio Ares, rimasi sola e orfana ad appena dieci anni...
Io avevo ereditato gli stessi poteri mentali di preveggenza e di divinazione da mia madre, ma non volli servire la dea Atena, a causa della quale, i miei genitori erano morti...
Allora io mi recai a Delfi, dove la Pizia di allora mi allevò, come sua figlia e cominciai ad addestrarmi, per occupare il suo posto, al sopraggiungere della sua morte.
Quando occupai il posto della mia maestra, feci un patto con il dio Apollo: io avrei vissuto con l’aspetto, che allora avevo, servendolo come Pizia e addestrando le future guerriere di Cassandra e reincarnazioni di mia madre, finché non avessi potuto vedere finalmente le reincarnazioni dei miei amati genitori coronare il loro sogno d’amore >>.
<< Ora comprendo molte cose, maestra.
Ad esempio, il vostro incantarvi a fissare il vuoto di tanto in tanto, con lo sguardo perso tra non si sa quali pensieri e ricordi molto lontani...
E ora mi spiego anche perché, quando vi vidi la prima volta, sentii inconsciamente di conoscervi già da lungo tempo... >>
<< La cosa peggiore però, è stato addestrarti, sapendo già qual era il tuo destino...
Più volte sono stata sul punto di dirti qualcosa, che avrebbe potuto cambiare drasticamente il tuo futuro, ma per fortuna non accadde mai nulla di irreparabile...
E poi sono certa che il futuro, ti riserverà ancora molte sorprese, Yume >>.
<< Non lo so, maestra...
Ho ucciso Milo, con le mie stesse mani e ora, per tutti i saint della dea Atena, sono solo una sporca traditrice, indegna di vestire la sacra armatura di Cassandra...

Probabilmente, quando tornerò al Santuario, mi giustizieranno, per tradimento... >>
<< Non pensare negativo, Yume.
La vita ci offre sempre una seconda possibilità, per ricominciare, devi solo coglierla.
Ora pensa solo alla tua bambina e a guarire >>, mi rispose, sorridendo dolcemente.
Dopo quel dialogo con la maestra Francesca, passarono dieci giorni, durante i quali, grazie alle cure della maestra e del dio Apollo, mi rimisi in sesto del tutto.
Anche se, essendo ancora al secondo mese di gravidanza, il pancione non era evidente, ormai sentivo chiara la presenza della mia bambina, dentro di me.
Quando il dio Apollo fu sicuro, che ero tornata completamente a posto, mi accompagnò lui stesso al Santuario della dea Atena.
Quando fui all’interno del Santuario, però un cosmo particolare attirò la mia attenzione.

Guardai incredula il dio Apollo che mi annuì, sorridendo ed io corsi verso il luogo, da dove proveniva quel cosmo, a me, così familiare.
Giunta sulla spiaggia, vidi Milo seduto sulla sabbia, che mi dava le spalle.
Mi avvicinai piano, non credendo ancora a ciò che vedevo...
Ti prego, dea Atena, fa che non sia tutto solo un magnifico sogno, non lo sopporterei...
Io m’incamminai verso di lui e Milo, sentendo dei passi, si girò verso di me.
Ci guardammo negli occhi, per un tempo che sembrò infinito e senza che riuscissi a vederlo, Milo mi fu subito davanti e mi baciò, con passione, stringendomi a sé.
Anch’io lo strinsi a me e ricambiai il suo bacio, con la stessa passione.
Ora che eravamo di nuovo insieme, io non lo avrei mai più abbandonato...
Saremo stati d’ora in poi una famiglia felice e avremo coronato il nostro sogno.
Negli anni successivi, avremmo continuato a combattere, in nome della dea Atena, ma avremo anche vissuto finalmente appieno il nostro grande amore.

Nota dell'autrice: so di essere imperdonabile, perchè vi ho fatto aspettare moltissimo, per questo ultimo capitolo.
Purtroppo però tra la mia salute, che non è stata delle migliori e le lezioni universitarie, non sono riuscita ad aggiornare prima di oggi.
Ora che siamo arrivati all'ultimo capitolo, posso dire solo che mi dispiace, perchè mi mancheranno tutti questi personaggi, inclusa l'algida Artemide.
Desidero ringraziare 2307 e Lady Yoru, per le loro bellissime recensioni e tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite, ovvero  ace12AryadaughterBaghera7690LadyTsukyPhobos_Quake 3Sarucciascacrivalepassion95 
e Lady Yoru che l'ha messa tra le preferite.
Non disperate però, con questo capitolo termina solo una piccola parte della serie e ora vi elenco i futuri progetti e riprese:
Amore e morte: sarà terminata con altri due capitoli (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1998854&i=1)
Un ricordo doloroso: che sarà ripresa al più presto ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2175766&i=1)
Lettera d'addio: questa consiglio di leggerla ai lettori, che magari non l'hanno ancora fatto ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2028079&i=1 )
La storia di Cassandra: nei prossimi giorni l'aggiornerò con il primo capitolo e diciamo che avrà la priorità di aggiornamento sulle altre ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1984062&i=1)
Inoltre in prossima pubblicazione sono previste:
due long fiction dedicate l'una alla coppia Aglae/Kanon e una dedicata alla coppia Dafne/Camus;
Sto anche meditando di scrivere un sequel de la maledizione dell'amore eterno, progetto tra l'altro molto realizzabile, dato che ho un'ispirazione molto attiva ultimamente;
c'è anche un'altra long, su cui però non mi pronuncio, in progettazione.
Desidero ancora ringraziare tutti coloro che hanno letto la mia storia e mi hanno sostenuta nel tempo della pubblicazione o che hanno solamente letto.
Ciao e alla prossima,
Lilith.


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1980993