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Autore: Claire DeLune    09/07/2013    2 recensioni
La Promessa > Kazama si rende conto che ora di mandare avanti l'egemonia dei demoni, ma per farlo vuole una purosangue. Sotto le luci rosse di un nightclub trova l'Oni perfetto, peccato che nasconda una spiacevole sorpresa.
Il Rimorso del Rasetsu (MODIFICATO) > Sannan-san è chiuso nella sua stanza. E' giorno e i Rasetsu non possono uscire. Ne approfitta per rimuginare su se stesso e sulle sue ricerche davanti ad una tazza di tè verde.
Nemici/Amici > Koudou Yukimura ha migliorato l'Ochimizu. Tocca ad Harada e Kyou combattere i Rasetsu stavolta.
Ciliegio D'Inverno > "I demoni mantengono sempre la parola data". Chizuru sapeva che Kazama-san avrebbe onorato la sua massima, pur ignorandone il prezzo.
E ora, sotto l'ombra di un ciliegio in fiore, tra brevi ricordi e silenziosi sguardi carichi di emozioni, lei e Hijikata hanno la possibilità di amarsi, anche se per pochi attimi preziosi, e di prendere decisioni determinanti.
La Dichiarazione > Capitolo extra in cui Kazama dichiara i suoi sentimenti per Chizuru grazie ad una canzone.
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PS: i racconti vengono scritti man mano che li immagino, per poi essere risistemati seguendo l'ordine logico-cronologico dell'anime.
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Chikage Kazama, Chizuru Yukimura, Souji Okita, Toshizou Hijikata
Note: Lime, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Gender Bender, Tematiche delicate
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A Caccia di Monsoni

Battaglia D'Acqua

  


Raiting: Verde
Genere: Slice of life; Comico; Generale
Note: Missing moments; Movieverse
Personaggi: Chizuru Yukimura (narratore); Toshizou Hijikata; Souji Okita; Sanosuke Harada; Shimpachi Nagakura; Hesuke Todou; Hajime Saito; Isami Kondou; Keisuke Sannan


   Terzo mese del primo anno dell'era Genji (aprile 1864)

 

   Erano passati tre mesi da quando avevo iniziato a vivere nel quartier generale della Shinsengumi e ancora il vicecomandante non si fidava di me a sufficienza da farmi uscire oltre le mura della tenuta. Quando sarei potuta andare a cercare mio padre? Cominciavo a credere che non ci saremmo mai ritrovati.

   Ero appoggiata al davanzale della finestra che dava sull'aia interna, reggendomi con le mani il capo puntato verso il cielo sgombro, in modo da godermi, ad occhi chiusi, il caldo sole primaverile. Ferma in quella posizione, rimuginavo su quanto fosse imprevedibile la vita: sei mesi prima vivevo serena con mio padre a Edo, indossando sobri abiti femminili, mentre ora abitavo circondata da guerrieri senza padrone, di cui solo gli ufficiali conoscevano la mia vera identità, costretta a travestirmi da uomo - camuffamento poco riuscito a mio parere, essendo così minuta.

   Ogni tanto cercavo di immaginare mio padre. Il suo sorriso affettuoso, il suo sguardo gentile, il suo viso scarno e la sua silhoutte smilza. Tuttavia quella fantasia veniva sempre sostituita da una figura matronale, ma raffinata, da un volto affusolato, da occhi aspri, lividi, obbligati in un'espressione livorosa. Il vicecomandante Hijikata, terribile come un Oni e bello come un attore. Non potevo fare a meno, ora che lo conoscevo, di essere d'accordo con questa descrizione: Hijikata era davvero tanto burbero quanto suggestivo, abbastanza da essere inenarrabile - anche se sospettavo che fosse solo apparenza.

   "A cosa stai pensando? Sembri così assorta", domandò improvvisamente qualcuno. La voce proveniva da sotto la mia finestra.

Trasalii, "Okita-san!".

   Okita sogghignò, "Scusa, non volevo spaventarti". Era sardonico?

   "Sei qui da molto?".

   "Dobbiamo tenerti d'occhio, l'hai dimenticato?".

   Abbassai lo sguardo sulle mie unghie scorticate dal nervosismo. Non ero mai sola. Mai. C'era sempre qualcuno di turno a controllarmi. Come ho già detto, Hijikata non si fidava affatto di me.

   "Certo che fa proprio caldo oggi", si lamentò il mio secondino, "Non ti va di uscire in cortile a prendere un po' d'aria?". Mi limitai a sorridergli.

   Chiusi la finestra, aprii il separé della porta e, mentre mi dirigevo fuori accompagnata da Okita, vidi Hesuke e Nagakura rincorrersi l'un l'altro con dei secchi colmi d'acqua.

   "Ci risiamo”, borbottò Harada dagli scalini del portico. Stava seduto scompostamente, quasi sdraiato, massaggiandosi una tempia a palpebre serrate.

   "Ancora, eh?", disse Okita accomodandosi accanto ad Harada nella medesima posizione e allentando leggermente la giacca del keikogi. Io rimasi in piedi dietro di loro, "Ecco...".

   "Che c'è?", chiese Harada, scrutandomi confuso.

   "N-no... E' solo che... Cosa sta succedendo?".

   "Ti riferisci ai secchi?", mi interrogò Okita. Annuii.

   "Lo fanno sempre nelle giornate afose come oggi", iniziò a spiegare Harada, "Shimpaci lancia uno schizzo d'acqua addosso ad Hesuke, Hesuke risponde con una coppa e...".

   "E poi degenerano" lo interruppe Okita, "inzuppandoci inevitabilmente tutti".

   "Ma non è certo questo il problema", continuò Harada.

   "Ah no?", domandai.

   "No", dissentì Okita, "Di questo passo non ci vorrà molto prima che Hijikata-san scopra tutto".

   "Ah che seccatura!", senteziò Hesuke, che era appena arrivato fradicio dalla testa ai piedi, "Ci aspetta una bella predica, tutti riuniti e seduti, sull'importanza di non sprecare l'acqua".

   "Hesuke-kun! Dovresti andare ad asciugarti". Rise.

   "Non preoccuparti, Chizuru".

   "Se sarà solo una predica...".

   "Che vuoi dire, Souji", lo interrogò Nagakura, giungendo anch'egli al portico completamente madito.

   Okita continuò, "Trattandosi di Hijikata-san, si parla di katana, pugni e botte".

   Nagakura scoppiò in una fragorosa risata, "Esagerato! Vorrei proprio vederlo!", indi versò il contenuto della bacinella che teneva ancora tra le dita su Harada, che, con i capelli amarantini appiccicati al viso, scattò in piedi al tocco dello zampillo ghiacciato, serrando i pugni. "Ora basta!", sputò e attaccò Nagakura.

   Okita sospirò: "E' iniziata, Hajime-kun"; riservò un sorrisino balbo a Saito in piedi di fianco a me,  - Sussultai, quand'era arrivato? - prima di dirigersi spavaldo al pozzo al centro del cortile e tornare verso di noi pure lui con un catino. Ci guardò per qualche frazione di secondo, decidendo su chi riversare il suo scherno. Infine beffardo fece la sua scelta: lanciò il liquido addosso a Saito, ma quest'ultimo rimase impassibile alla sfida.

   L'espressione ironica di Okita si dissolse, "Come sei sostenuto, Hajime-kun".

   Saito ridacchiò impercettibile, successivamente mostrò le braccia che teneva dietro la schiena, esponendo una pentola colma, sperai d'acqua, e rovesciò una miscela di riso e pezzi di pesce raffreddati su Okita.

   "Oh, questa volta ti uccido!", dichiarò il nigiri umano con un ghigno, correndo nuovamente al pozzo.

   La battaglia era ufficialmente cominciata.

In men che non si dica, tutti erano integralmente bagnati, tranne me che osservavo divertita la scena, quando...

   "Cosa state facendo?", tuonò il timbro baritonale di Hijikata.

   Tutti si arrestarono all'istante nelle loro pose innaturali, chi con i secchi a mezz'aria, chi chinato per evitare il getto d'acqua.

   "E questi sarebbero i valorosi ufficiali della Shinsengumi...", proseguì sconsolato il vicecomandante, coprendosi metà viso con la mano, "Accidenti! Uomini adulti che sprecano risorse come dei ragazzini. Ma che combinate?".

   "Non essere così severo, Toshi", disse conciliate il comandante alle sue spalle.

   Hijikata si voltò verso di lui, inarcando un sopracciglio, "Cosa dici Kondou-san?".

   Kondou si avvicinò a Hesuke, gli rubò il secchio e colò parte del contenuto sul vicecomandante, per poi poggiargli la bacinella tra le mani. "Dovresti divertirti ogni tanto".

   Hijikata sputacchiò un po' d'acqua, mentre cercava di scostarsi delle ciocche bagnate che gli impedivano la vista.

   I volti dei presenti erano fossilizzati in una maschera di incredulità.

   Non riuscii ad evitare di sghignazzare rumorosamente, smorzando il silenzio che si era creato.

   "Cos'hai da ridere?", mi sgridò Hijikata accompagnato da un'occhiataccia che sembrò trapassarmi. 

   Cominciò ad avvicinarsi. In altre circostanze, avrei trovato le sue movenze, ridotte dagli indumenti zuppi, buffe, ma lui era Hijikata Toshizou, l'uomo terribile come un Oni, non si poteva scherzare, perciò rimasi immobile, pietrificata.

   Era sempre più vicino, eppure non arretrai, non ne avevo il coraggio.

   Mi sembrò una passeggiata lenta, infinita, un'attesa logorante. Temevo la sua punizione più delle minacce di morte di Okita.

   Finalmente arrivò, mi fissò dall'alto al basso con aria sprezzante per essermi azzardata a deriderlo. 

   Mi esaminò per un tempo indecifrabile.

   Poi accadde l'impossibile.   

   Hijikata abbandonò la sua ostilità per mostrarmi un sorriso accomodante. In seguito  una cascata gelida mi piovve contro: Toshizou mi aveva appena innaffiata con ciò che restava all’interno del secchio.

   Nessuno riusciva a credere a ciò a cui avevano appena assistito. 

   Hijikata-san che fa uno scherzo?!, era il pensiero comune.

   Poi il vicecomandante scoppiò a ridere, posandomi una mano sui capelli, "Non fare quella faccetta, pulcino bagnato, e vieni a svagarti un po'".

   In principio nessuno distolse lo sguardo da noi, ancora sorpresi dalla scena, ma l'accenno di Hijikata smosse di nuovo gli animi, "Beh, cos'avete da guardare?".

   Ci fu un gran viavai qual pomeriggio, tra cucina, pozzo e cortile. Venne sparsa acqua da tutte le parti e, ovviamente, la sera dovemmo ripulire ovunque, ma almeno, quel giorno, fu la prima volta che mi rasserenai davvero dopo la scomparsa di mio padre. Mi sentii di nuovo a casa.

   In più mi sembrò di udire il comandante affermare di non aver mai visto così di buon umore Hijikata fino al mio arrivo.

   "Che sia cambiato qualcosa in Toshi?", chiese quasi in un soffio a Sannan, il quale gli rispose con un leggero sorriso eloquente.

 


Termini
Edo: attuale Tokyo.
Keikogi: uniforme da allenamento nelle arti marziali.
Nigiri: pezzi di pesce su polpettine di riso (tipo di sushi).

 
   
 
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