Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Harisontour    09/07/2013    3 recensioni
Fai una deviazione appena leggi il messaggio, rinunciando a prendere il pullman. Sali in centro di corsa, diretta al negozio di strumenti.
Una muta di corde, perfavore... grazie.
Esci a passo svelto prendi le scale mobili, svolti a sinistra e imbocchi la strada per casa sua.
Sei naturalmente gentile, ti piace far felici le persone, ma se si tratta del tuo migliore amico, ogni suo desiderio, anche inespresso, è un ordine.

Scena di evoluzione di un rapporto di amicizia.
E' la mia prima OS romantica meramente tale. Per una volta, non c'è alcun significato nascosto o interpretazione da dare.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Corde di chitarra



"Come va? Che avete fatto oggi?"

"Non ti sei perso niente, hanno interrogato a tappeto e l'ho scampata per pura fortuna... ;) Tu che fai?"

"Consueta fortuna... mi annoio, mi si sono rotte le corde della chitarra... Nulla di che, insomma. Oggi pomeriggio vai ad atletica?"



Fai una deviazione appena leggi il messaggio, rinunciando a prendere il pullman. Sali in centro di corsa, diretta al negozio di strumenti.
Una muta di corde, perfavore... grazie.
Esci a passo svelto prendi le scale mobili, svolti a sinistra e imbocchi la strada per casa sua.
Sei naturalmente gentile, ti piace far felici le persone, ma se si tratta del tuo migliore amico, ogni suo desiderio, anche inespresso, è un ordine.
Scalette, discesa, traversa...
Specialmente se è a casa malato da due giorni, senza chitarra -per lui la chitarra è tutto- e con un mal di gola tale da non telefonarti...
Messaggio. Macchissenefrega.
...e se si tratta dell'unico ragazzo che mai ti sia piaciuto.
Fermata alla fontanella del parco, salita.
Ma non prendiamoci in giro... della persona di cui sei... Ma no...
Citofono, apriporta, scale, portone.
Sorriso. Sorriso di rimando, affannato per la corsa e per quello ricevuto.
-Ti ho portato le corde-.

Non ricevi risposta, forse è già diretta allo stadio. Chiudi gli occhi, abbagliato, cercando di non rientrare in un dormiveglia di noia e stanchezza. Distendi i muscoli indolenziti e sbuffi, hai troppa voglia di chiamarla, due giorni di solitudine sono già troppi. O forse il problema è che ti manca lei. Provi a parlare da solo, per prova, nella casa vuota, ma le corde vocali sono in sciopero.
Afonia portami via.
Digiti un altro messaggio sulla tastiera per chiederle di mandarti i compiti quando torna a casa. Non che tu intenda farli con questo mal di testa, ma permane la speranza che risponda subito, sentendo lo squillo. Decidi di smetterla di aspettare e inizi a preparare il pranzo.
Acqua, pentola, fornello.
Non sopporti i discorsi a metà, soprattutto quelli con lei.
Ripostiglio, pasta, mestolo. Coltello per il pane.
In realtà la risposta sarebbe solo un contentino, hai voglia di abbracciarla, è tanto che non lo fai. Forse per l'imbarazzo. L'ultima volta dovrebbe risalire alla festa di Sonia dei diciotto anni.
Fette, coperchio, piatti di carta, stuoini. Pesto pronto nel frigorifero.
Pensi di non aver mai provato quel tipo di attrazione fisica, prima. Vorresti un abbraccio, niente di più, ma un abbraccio stretto, lungo, intenso. Vorresti non lasciarla più andare. Se incominci a volere questo da quella che è la tua migliore amica, non sarà che...
Citofono, non puoi che aprire senza rispondere. Passi di corsa per le scale. Un sorriso spunta quando capisci di chi si tratta e si allarga quando vedi che ricambia.
-Ti ho portato le corde-.

Il soggiorno di casa sua è disordinato, colorato e immensamente accogliente. Ti ci porta con un cenno, dopo averti ringraziato con un' espressione tra il divertito e lo scocciato per la situazione. Solitamente, quando non canta, parla, come te, dev'essere strano ritrovarsi temporaneamente muti. Osservi la sua espressione, ami osservarla. Quel mezzo sorriso, anche se è soltanto mezzo, è come un raggio di sole incastrato tra una nuvola e l'altra. Si allontana, e torna indietro con la chitarra, intento a sostituire le corde. La tiene in braccio come un bambino e ne accarezza le parti, come a cercare di tranquillizzarla. Dalla finestra entra una luce timida, portatrice dell'imminente primavera, ma ancora fredda. Lo noti ogni tanto gurdarti di sfuggita, sembra sul punto di voler dire qualcosa, ma poi si ricorda di non poterlo fare. Ormai vi state abituando al silenzio, non più imbarazzante, ma sacro, inviolabile. Anche tu non apri bocca, concentrata sui suoi gesti, ma soprattutto ti avvicini ad ascoltare le note che, piano piano, inizia a suonare. Fanno pensare ad una chitarra dimenticata su un prato sotto la pioggia. E' l'inizio di una canzone sconosciuta, forse nuova, forse sua, malinconica, che sembra voler far ballare e piangere al tempo stesso. Recuperi la definizione di sublime che hai imparato a scuola, e ti accorgi che non c'è bisogno di parole.

-Grazie- scandisci muovendo le labbra e sorridendo di nuovo. La fai entrare e lei ti guarda intensamente, studiandoti con l'attenzione di chi cerca di memorizzare i tuoi tratti, mentre un fiotto di calore si propaga nel tuo corpo, di certo, lo sai, non dovuto soltanto alla febbre.
Ti chiede se stai meglio e tu annuisci convincente, pur non riferendoti allo stato fisico. La fai accomodare in soggiorno e vai in camera a prendere la chitarra. Inizi a sostituire le corde, lentamente, accarezzando la cassa di legno scuro e solleticando il capotasto con le dita ruvide, callose per il tanto suonate, sollevando ogni tanto lo sguardo un po' lucido verso di lei, accanto alla finestra, il viso inondato dal pallido sole invernale. Vorresti poter fare conversazione, chiederle cosa farà dopo, dirle che non c'era bisogno che perdesse gli allenamenti per così poco. Poi ci pensi bene e ti dici che sarebbero soltanto convenevoli e frasi inutili. C'è solo una cosa che vorresti dirle: sono contento che tu sia venuta. Pensi di scriverlo. "Posso abbracciarti?" aggiungeresti. Ma no, che idea stupida. Controlli l'accordatura e ti metti a suonare una canzone che non conosce. L'hai scritta tu, la sera prima, e non è ancora completa. Si chiama Chitarra Sola, sia perché per sola chitarra, senza voce, sia perché scritta in un momento di solitudine. Non ti chiede cos'è, anche lei ha smesso di parlare, per solidarietà, forse. Ma si avvicina e ti si siede accanto, e non c'è davvero nessun bisogno di parole.



"Mi sono dimenticata di salutarti per bene... ._."

"In che senso per bene?"

"Ti volevo abbracciare. <3"

"In effetti mi sono scordato di chiedertelo xD..."

"E io mi sono pentita di non averlo fatto senza permesso xD"

"Allora ti aspetto :)".






Allora. Sono in un dannato momento di romaticismo e sdolcinatezza tra l'altro del tutto ingiustificato dai fatti, e inoltre sono in un momento di scarsissima creatività... Ma per il vostro male, la voglia di scrivere é tanta. Così tanta che ho riletto uno dei quaderni vaganti di questo anno scolastico -ne porto sempre uno in più a scuola, per scarabocchi e affini- e ho selezionato i passi salvabili dei vari racconti incompleti. Questo era lungo nemmeno un A4 intero, e mi è presa la voglia insana di rielaborarlo, probabilmente rovinandolo ulteriormente. Tuttavia se, nella remota ipotesi in cui anche voi siate al momento esseri fantasticanti su pensieri del genere e poco desiderosi di innovazione, vorrei sapere cosa ne pensate dello stile e tutto quanto: quello è abbastanza limato, dai POV alternati alle azioni accennate in poche parole. E' la mia prima OS romantica meramente tale. Per una volta, non c'è alcun significato nascosto o interprtazione da dare. Non c'è bisogno di altre parole. ;)



   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Harisontour