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Autore: hugmeciastin    09/07/2013    6 recensioni
Chi sapeva che un viaggio a Stratford avrebbe potuto rovinare la mia intera vita?
Mio fratello mi aveva avvertito di stare alla larga, ma perchè avrei dovuto ascoltarlo dopo tutto quello che mi ha fatto passare?
Chi sapeva che sarei diventata il bersaglio di un omicidio dopo il suo errore?
Lezione imparata. E' fondamentale seguire i consigli delle persone che ti amano e si preoccupano di te più di tutto. Soprattutto se sono le uniche a essere rimaste nella tua vita.
Mantenere la guardia alta, pensare in fretta e, soprattutto, mai fidarsi di qualcuno.
Non importa quanto fortemente questa persona si innamori di te.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chloe's Point of View:


Si era fatto tardi. Avevo appena fatto una doccia e la sensazione di fresco mi aveva rinnovata. Uscii dal bagno riempendo la stanza di Justin di vapore e guardando Justin attraverso lo specchio. Sembrava esausto. Avevo addosso reggiseno, mutandine e una maglia a scollo V di Justin sopra. La verità è che i suoi vestiti erano così comodi.
Inoltre, non avrei voluto dormire nel letto di Justin completamente nuda. Sarebbe strano.
Spostai il mio sguardo sullo specchio e guardai il mio riflesso, per capire che ero stressata ed esausta al massimo. I miei capelli andavano tutti in direzioni diverse e la mia pelle era sempre più pallida. Stratford non era il tipo di posto per me, soprattutto dopo essere arrivata dal sud della California, posto in cui trascorrevo il cinquanta per cento del mio tempo ad abbronzarmi sotto il sole cocente. La sensazione del calore sulla mia pelle era perfetta.
Passai una mano tra i miei capelli ribelli. Erano eccessivamente secchi e voluminosi.
Li odiavo. Sembravo un leone. Sentii un paio di braccia che mi strinsero intorno alla vita.
Sobbalzai, guardando lo specchio per vedere che era Justin a torso nudo dietro di me.
Dopo averlo visto, spostai la mia mano giù dai miei capelli, ponendola sopra una delle sue mani sulla mia vita. Sentivo il suo respiro sull'orecchio sinistro, mi morsi il labbro appena sentii dei brividi salirmi su per la schiena.
"Non dormirai più a lungo in intimo." Justin sussurrò al mio orecchio.
Rabbrividii al suo tocco, continuando a guardare lo specchio.
"Già, le tue t-shirts sono piuttosto comode..." Dissi innocentemente.
"Avrei preferito che tu fossi solo in reggiseno e mutande..." ridacchiò umile. "-Ma non posso negare che sembri davvero sexy quando indossi le mie maglie."
Delicatamente, prese la mia mano e poi scivolò le sue dita su per il mio braccio.
Mi tirò giù la manica della sua maglietta, lasciando la mia spalla nuda. Chinò il capo verso la spalle e iniziò a lasciarci sopra baci umidi, centimetro per centimetro. Dopo circa otto baci, accarezzò il mio collo con le sue labbra, per poi iniziare a succhiare la mia pelle.
Chiusi gli occhi, tremando.
Improvvisamente, sentii le sue mani stringermi la vita e girarmi verso di lui. Aprii gli occhi per vederlo camminare sempre più vicino a me. Io iniziai a camminare all'indietro e mi lasciai sfuggire un piccolo gemito, quando la mia schiena si scontrò contro il muro.
Mi fissò negli occhi e gentilmente mi beccò sulle labbra. Mi scappò una risatina e avvolsi le braccia intorno al suo collo. Premetti le mie labbra sulle sue, chiedendo di più. - E naturalmente, lui ricambiò subito il bacio.
Iniziai a tirare le punte dei suoi capelli. Emise un gemito, mentre strofinava il suo inguine contro il mio. Infilò la lingua nella mia bocca e inizò a rincorrersi con la mia. Era come se ci fosse una guerra tra fuoco e ghiacciò, le nostre lingue erano sul punto di morte. Nessuno stava effettivamente vincendo.
Justin mi accarezzò le cosce con le sue mani calde, spostandole poi fino al mio culo. Lo strinse con fermezza, tenendo le mani lì. Poi mi sollevò, feci un salto e avvolsi le mie gambe intorno alla sua vita. Si allontanò oscillando un po' dal muro e si avvicinò al letto, tenendo premuta la sua fronte con la mia. Cautamente, mi distese sul suo letto, strisciando subito anche lui sopra di me.
Iniziò a strusciare il suo naso sul mio collo, baciandomi la mascella. La mia bocca si spalancò per la soddisfazione, segno che aveva appena trovato il mio punto debole. Iniziò a succhiare, a mordere, a leccare. Inarcai la schiena per il piacere e strinsi i suoi capelli.
Iniziò a tirare su la maglia che indossavo. Gli accarezzai i capelli, per poi scendere giù per il  collo e arrivando alla fine della mia maglia. Le sue mani erano sopra le mie e insieme sbottonammo la mia maglia e la buttammo dall'altra parte della camera da letto.
Abbassò la testa, ponendo diversi baci sulla mia pancia. Dopo un po', iniziò a leccare la pelle tra i miei seni, fregandosene di dove stavamo per arrivare con tutta questa eccitazione in corpo. Continuò a baciarmi fino a risalire sulle mie labbra, facendo scorrere nuovamente la lingua nella mia bocca.
Lo afferrai per le spalle, spingendolo verso un lato. Mi spostai sopra di lui e mi misi a sedere, a cavalcioni. Iniziai a baciargli la mascella, cercando di trovare i suoi punti deboli.
"Piccola..." Lui gemette, mentre io iniziai a succhiargli il collo.
Mi infilò tutte e cinque le dita della mano destra tra i capelli, baciandomi su e giù per il collo. Premetti le mani fredde sul suo petto caldo, e lo baciai ancora con più passione. 
Il suo corpo era un inferno, e non potevo farne a meno.
Alzai il mio viso, facendo scontrare i nostri nasi. Respiravamo affannosamente.
Questa volta, fui io a infilare la lingua dentro la sua bocca. Mi spinse via, rigirando le posizioni e sistemandosi meglio in mezzo alle mie gambe, sopra di me. Iniziò a strusciare il suo inguino contro il mio, facendomi sprofondare nell'eccitazione pura.
Si allontanò, accarezzandomi il petto con un dito, sopra il mio reggiseno. Fece scivolare giù la spallina e mi baciò la spalla.
Sapevo cosa stavamo per fare. Era ovvio che tutto questo doveva finire.
"Justin..." Sussurrai. Lui mi ignorò e continuò a baciarmi la spalla. "Non dovremmo farlo." Provai a resistere.
"Non mi interessa." Affermò, baciando di nuovo il mio punto debole. Chiusi gli occhi e lui iniziò a strisciare di nuovo il suo inguino al mio. Fremevo dall'eccitazione, il mio reggiseno era completamente attaccato alla mia pelle per il sudore.
"J-Justin..." Balbettai.
"Andrà tutto bene, piccola. So gestire questa cosa." Continuò a farmi letteralmente morire. Gemetti, beandomi della sensazione.
L'intero atto fu interrotto dal suono familiare di un sasso che colpiva la finestra.
Ci fermammo e io scivolai nell'altro lato del letto, passandomi una mano tra i capelli nervosamente.
Il nostro gioco era finito.
"Cos'è stato?" Strillai, guardando la finestra.
Justin scese dal letto, andando verso la finestra. Scosse la testa, evidentemente irritato.
"Tutte queste fottute interruzioni..." Ringhiò, prendendò un coltello dal comò. "Rimani qui. Dico sul serio, questa volta." Comandò cupamente, uscendo dalla stanza. Ubbedii, rimanendo lì. Sentii il suono dei passi di Justin che correvano giù per le scale, mentre io rimasi lì, sola, a fissare il mio riflesso nello specchiò. Sentii una porta aprirsi e dopo chiudersi, al piano di sotto. Volendo vedere cosa stava succedendo, mi avvicinai alla finestra, tirando su la spallina del reggiseno che prima Justin mi aveva spostato.
Fuori c'era uno di quei due ragazzi con i capelli neri che voleva portarmi via da Justin, quella sera davanti al negozio di proiettili.
Silenziosamente, presi la maglia di Justin e me la infilai. Mi avvicinai alla finestra e la aprii facendo meno rumore possibile e volendo sentire quello che stavano dicendo.
"Non rinunci mai, vero?" Chiese Justin, avvicinandosi al ragazzo. Senza dire nulla, il ragazzo afferrò Justin per il collo e gli diede un pugno sulla mascella. Rimasi senza fiato. Justin fece una smorfia e diventò rosso in faccia. Era evidente sotto il chiaro di luna.
"Sono venuto per finirti!" Urlò il ragazzo, spingendo Justin.
"Ti rovino la vita se mi tocchi un'altra volta, cazzo! Ti spacco le labbra così non sarai più in grado di parlare!" Justin urlò.
"E' così?" Il ragazzo sorrise. Non sapevo neanche il suo nome.
"Stai mettendo in dubbio le mie capacità?" Justin inarcò un sopracciglio. "Sei veramente stupido a tornare qui."
"Se sei così dannatamente duro, perchè non combatti? Ti ho appena dato un pugno e tutto quello che hai fatto è parlare e parlare come fai sempre." Il ragazzo urlò in faccia a Justin.
"Vuoi che combatta contro di te? Stai facendo la scelta sbagliata." Justin si mise la mani in tasca.
"Voglio dire, non c'è bisogno di combattere." Il ragazzo ridacchiò tra sè. "C'è sempre un piccolo compromesso che possiamo fare."
"E quale sarebbe?"
"Consegnami la tua piccola puttana." Comandò a Justin, avvicinandosi a lui. Il mio cuore si bloccò, mi sentii di nuovo come la solita vittima presa di mira. Non volevo più continuare con tutto questo.
"Non è una fottuta puttana." Justin ringhiò. "Lei non viene da nessuna parte con te, razza di idiota del cazzo."
"Parli a tua madre in quel modo? Con quel linguaggio? ...Oh, aspetta..."
Con un braccio, Justin iniziò a soffocare il ragazzo. Lo spinse contro un albero, tirando fuori il suo coltello e accoltellandolo sulla vita. Justin strinse in denti per la rabbia e il ragazzo urlò dal dolore. La ferita iniziò a sanguinare attraverso la camicia bianca del ragazzo.
"Hai imparato o ne vuoi ancora?" Justin chiese. "Non sei morto. Puoi andare a casa."
"Fottuto figlio di un-"
Il ragazzo gridò, ma fu bloccato da Justin che levò il coltello dalla sua vita. C'era sangue anche sulla lama.
"Vai a casa." Justin comandò con calma. Il ragazzo, zoppicando, se ne andò.
Sapendo che Justin stava per salire al piano di sopra, chiusi la finestra e mi precipitai sopra il letto. Mi portai le ginocchia al petto, abbracciando le gambe e sentendo i passi di Justin che saliva le scale.
"Perchè la gente non può semplicemente capire che non lascerò che nessuno ti porti via da me?" Justin entrò nella stanza, scuotendo la testa. Si chiuse la porta alle spalle, afferrando il coltello dalla tasca e tirandolo sul comò. Justin si girò verso di me. Cercai di non piangere.
"Chlo... Hai visto tutto, non è vero?"
Io annuii lentamente, sentendo le lacrime pronte ad uscire. Tutti volevano portarmi via da Justin. Forse era meglio tornare in California. Era meglio essere bloccata in casa che essere voluta da tantissime persone. Non mi sentivo più al sicuro qui. L'unica mia forma di protezione era Justin.
"Ci sono alcune cose di cui ti devi abituare da queste parti. Sono disposto a combattere per te e per difenderti. Non voglio che tu vada da nessuna parte." Mi accarezzò la gamba. Una calda lacrima rotolò lungo la mia guancia e lui posò la sua mano sul mio ginocchio. "Non piangere." Mormorò. Mi pulì la guancia, baciandomi sulla fronte. "Non permetterò che nulla di accada." Mi prese la mascella, fissandomi negli occhi e massaggiandomi le guance con le sue dita.
Iniziai a piangere in silenzio, stendendomi sul materasso. Mi girai dall'altra parte, dandogli la schiena, desiderando solo di tornare a casa.
La verità era che.. non potevo. Sarebbe stato difficile lasciare la persona per cui avevo iniziato a provare qualcosa. Ora sentivo il suo dolore. Ora sapevo come si sentiva quando gli ho rivelato che era Chloe Romano. Era evidente che i crimini che aveva commesso non erano un gioco. Era il suo stile di vita.
"Starai bene." Mormorò nel mio orecchiò, levandosi i pantaloni. Si mise dietro di me, facendo scivolare le braccia intorno alla mia vita.
Chiusi gli ochi, continuando a piangere fino a quando non caddi in un sonno profondo e nebuloso.
 
Mi svegliai e il sole mi illuminò attraverso le finestre. La notte avevo fatto un incubo. Stavo pensando davvero di tornare in California. Avevo bisogno di fuggire dallo stile di vita di Justin.
Guardai dietro di me per vedere Justin ancora profondamente addormentato. Sembrava così tranquillo, e... non violento. Volevo fuggire da qualche parte e pensare solo a me stessa. Avevo bisogno di schiarirmi la mente e le idee. Non sapevo da dove cominciare. Era giusto tornare chiusa in casa, o Justin aveva veramente bisogno che restassi qui con lui?
Cos'ero davvero per lui? 
Era una cosa che volevo sapere davvero in questi ultimi giorni. Il bacio e il nostro modo di parlare normalmente. Non sapevo cosa stava succedendo tra di noi. Ad essere onesti, penso che neanche Justin lo sappia.
Scesi dal letto e in punta di piedi uscii dalla stanza. Scesi le scale e mi diressi verso il divano in soggiorno. Mi sedetti, incrociando le gambe e cercando di pensare, pensare e pensare ancora.
Non sapevo che fare. In questo giorni ero stata malissimo a Stratford. C'erano momento in cui mi sentivo protetta e sicura, ma poi c'erano anche momenti in cui pensavo di morire. Forse, ero nata per morire. Forse, vivevo solo in un posto sbagliato, con perone sbagliate. Non potevo andare da nessuna parte senza che qualcuno mi minacciasse.
Le uniche persone per me qui erano Justin e Violet. Mi sentivo così sola.
Di fronte a me c'era una scatola marrone di medie dimensioni. Sulla parte superiore c'era scritto "Chloe". Beh, naturalmente, avrei voluto aprirla. E così feci. La presi e all'interno c'erano mie foto di quando ero più giovane, informazioni sull'incidente in auto dei miei genitori e anche tutte le informazioni di Brad. Foto di Brad e foto mie erano sparse ovunque. C'erano disegni di come sarei dovuta diventare quando sarei cresciuta. Le lacrime iniziarono a uscire. Volevo andarmene.
Lentamente, mi allontanai dalla scatola, e raggiunsi il telefono fisso accanto al divano. Lo presi e iniziai a comporre il numero di Brad. Non mi importava di come avrebbe reagito mio fratello del fatto che ero a Stratford. Volevo solo andarmene via di qui. Non potevo fidarmi di Justin. Non dopo i suoi piani contro di me nel passato.
Con la coda dell'occhio, vidi Justin scendere le scale. Rabbrividii, non volendo dargli la notizia così.
"Buongiorno, Chloe. Ero un po' preoccupato quando mi sono svegliato e non eri accanto a me." Si grattò il braccio. Non risposi. "Chi stai chiamando?" Chiese curioso.
"Mio fratello." Solcai le sopracciglia, finendo di digitare il numero. Mi misi il telefono all'orecchio, aspettando il suono di qualche squillo.
"Cosa?" Chiese in stato di shock.
"Voglio andare a casa." Sputai, fregandomene di quello che era successo ieri sera. Si avvicinò a me, prendendomi il telefono dalle mani e chiudendolo. "Ridammelo!" Urlai con rabbia.
"Tu non vai a casa. Che ho fatto ora?" Si strinse nelle spalle. "Non ho fatto altro che salvarti il culo per tutta la settimana!"
"La vedi questa?" Presi la scatolina e gliela buttai contro. "E' per questo che voglio andare a casa. Pensi che dovrei essere qui, quasi a fare sesso con il ragazzo che voleva uccidermi?"
"Non volevo farlo, Chloe. Mi era stato ordinato!" Lui serrò la mascella, guardandomi fisso negli occhi.
"Justin, non devo essere qui." Scossi la testa. "Mio fratello sarà probabilmente preoccupato. Non posso rimanere qui!"
"Non hai bisogno di andare a casa!" Mi prese per un braccio e mi allontanò dal soggiorno, facendomi entrare in cucina. "Starai bene!"
"Come faccio a fidarmi di te quando una settimana fa, dicevi che volevi infilarmi una pallottola in fronte?" Tirai su con il naso. "Non è logico!"
"Mi importa di te, lo sai!" Mi afferrò di nuovo il braccio. Non voleva che me ne andassi, glielo potevo leggere negli occhi.
"E se tutto questo è un atto?" Incrociai le braccia al petto.
"Ma che cazzo stai dicendo? Ti senti?" Ringhiò.
"E se questo è un atto, Justin?" Mi ripetevo. "Cosa succede se ti stai approfittando di me, così da potermi uccidere facilmente dopo?"
"Stai pensando davvero a tutto questo nonostante provi qualcosa di forte per te? Chi ti ha detto queste cose, Chloe?"
"Il buon senso." La mia voce tremava, mi sentivo le guance calde.
"Ti ho salvato la vita. Ho fatto cose che non avevo mai fatto per una ragazza. Perchè vuoi fare questo a qualcun a cui davvero importa di te?" Inclinò la testa.
"Ma chi sono per te, Justin? Come mi consideri? Ho solo vissuto con te, Justin. Ci siamo potuti baciare o qualsiasi altra cosa per qualche volte, ma per te, probabilmente, sono solo una di quelle ragazze..."
"Non sei una di quelle per me. No, non lo sei." Ripetè.
"Che cosa abbiamo di così imporante? Non posso mettere la mia vita in attesa per te." Cominciai a piangere. "Ho un fratello a casa, che non ha idea di dove mi trovo. Non è così facile, Justin. Ho altre cose di cui preoccuparmi!"
Silenzio. La stanza era piena di silenzio. Potrei dire che avevo esagerato e che avevo fatto soffrire Justin, ma dovevo farlo. Non avrei resistito ancora in Canada.
"Sai una cosa? Fai quello che vuoi." Justin gemette, tirandosi le punte dei capelli. Rimasi immobile, non sapendo cosa fare. "Allora, hai intenzione di andare via, o no?"
Deglutii. Mi fermai guardandolo negli occhi.
Mi ero persa nella mia curiosità e anche la mia mente ormai mi aveva abbandonata.
Che fare?
 

che fare?
who knows.

aggiorno domani mattina, perchè sono una brava bambina.
però recensite.

 
  
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