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Autore: niky999    10/07/2013    4 recensioni
" Mi vuoi dire come mai hai così tanta difficoltà ad amare? "
Io rimasi in silenzio per qualche secondo. No, non avevo nessuna difficoltà a farlo, o almeno era quello che credevo.
" Perché nulla si dimentica. La ferita scompare, ma la cicatrice rimane! " sbottai, alzando il tono della voce.
" Tu non hai ancora capito che ti amo! Ti amo Gwen, ti amo follemente! E' difficile da capire? "
A quella dichiarazione rimasi paralizzata, come se qualcuno avesse improvvisamente bloccato lo scorrere del tempo. " E' questo il punto! Ti ostini a non capirlo! " mi si avvicinò pericolosamente, poi giocherellò con un mio ciuffo di capelli, mi accarezzò la fronte, scese alle tempie, alle guance e poi alla bocca. Il mio respiro si arrestò all'improvviso.
" E' bello sapere che ogni volta smetti di respirare a causa mia. " mi sorrise dolcemente.
Farfalle nello stomaco, vista annebbiata, cuore infiammato e incredibile voglia di gettarsi fra le sue braccia: chiari sintomi di quell'amore che, seppure impossibile, tenti sempre di raggiungere. Di quell'amore per cui saresti pronta a morire pur di preservare.
" Voglio te Gwen, voglio solo te. " mi sussurrò all'orecchio, poi si piegò leggermente e mi baciò.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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L'inferno





 
 
Troppe cose mi frullavano per la mente.
Troppe cose erano successe.
Troppe cose non mi avevano lasciato nemmeno il tempo di pensare.
Troppi pensieri, troppe paure, tutto troppo velocemente!
Dovevo cercare di non pensarci ma .. come riuscirci?
Probabilmente Ellie aveva già finito il discorsetto con Jeson, chissà come se l’era cavata.
Afferrai il mio cellulare e composi il suo numero.
“ Pronto? “ una squillante voce femminile mi rispose.
“ Ellie, com’è andata? “ le chiesi speranzosa.
“ Oh ciao Gwen! Beh, quando sono arrivata gli ho detto che ero la tua migliore amica e che mi avevi raccontato tutto quanto. Gli ho chiesto di quei polsi ma mi ha detto che lo spiegherà a te, di persona, non appena se ne presenterà il momento e .. “
“ Ancora con questa storia! Non è mai il momento giusto per lui! “ gridai esaurita.
“ Aspetta, c’è dell’altro, questo potrebbe piacerti! Riguardo al bacio mi ha detto che .. “
“ Alt! Non voglio saperlo. Se ha le palle me lo dice lui in faccia. “ tagliai corto.
“ Ok, allora vai subito da lui! “ 
“ E va bene, ma ha un tempo limite di cinque minuti! “
“ Gwen, se vuoi posso mettere una bomba a orologeria così siamo sicuri che spiegherà tutto in quel lasso di tempo. “ fece lei con tono sarcastico.
“ Grazie come sempre Ellie, un bacio. “ 
Buttai subito il cellulare nel primo angolino che trovai, poi feci per scendere le scale quando la mamma mi bloccò appena in tempo.
“ Gwenda aspetta! Quest’estate io e Marta abbiamo deciso di venire insieme in vacanza nella loro casa a Breinwood, con le rispettive famiglie ovviamente. Partiremo tra mezz’ora; lo so che ti ho avvisata un po’ tardi, ma sei rientrata adesso e poi siamo già ad Agosto! “
Io rimasi pietrificata. La famiglia di Marta era composta da … lei, suo marito, Arleen e … Jeson.
Quando mai mia madre aveva deciso di riprendere i rapporti con la sua “amica” delle elementari! Ma come gli era saltato in mente?
Dovevo subito dirlo a Ellie, ma prima dovevo preparare le valigie.
“ Gwenda, cosa ti succede? Non mi sembri molto entusiasta … “ mi domandò preoccupata.
“ Oh no, ma certo che lo sono! Io e Arleen ci divertiremo un sacco! “ feci una risatina nervosa e lei mi rispose con uno sguardo indecifrabile.
“ Ah, le valigie le ho già preparate io! “ mi gridò mentre salivo le scale.
Questa non ci voleva. Ok, in vacanza avrei avuto anche Arleen ma .. il pensiero di trovarmi nella sua stessa casa era qualcosa di .. deprimente. Avrei potuto fingere di avere la febbre a quaranta riscaldando il termometro nel microonde! No, l’ultima volta che l’avevo fatto avevo messo dentro anche una tazza di latte per non destare sospetti, ma poi ad un certo punto era scoppiato, lo sportellino si era aperto ed era caduto tutto per terra! Madame Violetta era corsa alla velocità di flash a vedere cos’era successo ed era scivolata sul latte cadendo a terra con un tonfo e mettendosi a gridare il mio nome.
Ok, anche quella poteva considerarsi un’esperienza drammatica.
Quale altro diversivo avrei potuto inventarmi? Nessuno. Dovevo affrontare la cosa. Il tutto tra … venti minuti.
Ok Gwen, fai un bel respiro. Calmati. Dimentica tutto e rilassati!
Inutile, era tutto inutile!
Mi sdraiai sul letto a fissare il soffitto e rimasi così, a pensare, per almeno altri dieci minuti. Sarei riuscita a sopportarlo? O appena arrivata a casa mi sarei subito buttata giù dalla finestra? O magari .. sarei morta di crepacuore? 
Guardai ansiosa l’orario: mancavano più o meno cinque minuti.
Mi alzai di scatto con il battito cardiaco alterato e mi misi a rovistare nel mio guardaroba. Cosa cavolo mi sarei potuta mettere?
Forse … una bella canotta di hollister blu e una minigonna di jeans. Come scarpe delle semplici All-star blu. Mi cambiai alla velocità della luce e corsi in bagno a pettinarmi. Stranamente quella mattina erano più lisci e in ordine del solito! Mi misi un po’ di matita nera e di mascara e … ecco che suona il campanello!
Il battito si arresta all’improvviso.
Prendo la mia borsa a tracolla, recupero il cellulare dal remoto angolino in cui l’avevo scaraventato e mi fiondo giù dalle scale.
La porta è aperta e lì davanti c’è Jeson che mi travolge con i suoi occhi verde smeraldo.
Ok, la giornata iniziava decisamente male! 
Raccolsi i miei due trolley e lo sorpassai prendendogli in pieno una spalla, misi tutti bagagli in macchina e feci per salire quando Arleen mi si scaraventò addosso.
“ Gwenny!! “ mi chiamava sempre così. 
Vidi una ragazza sui sedici anni, fisico snello, capelli bruni e occhi castani venirmi incontro a braccia aperte.
In fondo mi stava simpatica, ci conoscevamo da moltissimo tempo ed era sempre stata la mia seconda “ amica del cuore “.
Mi ricordo bene quando mi autoinvitavo a casa sua con la scusa di vederla, ma invece era per il semplice motivo di stare appiccicata a Jeson.
Le sorrisi e la abbracciai più forte che potei! Lei sarebbe stata l’unica ragione di mia sopravvivenza in quella casa.
“ Vuoi venire in macchina con noi, Gwenda? “ mi domandò Marta, intenta a sistemare le valigie.
“ No non importa, grazie comunque! “ risposi, con una risatina nervosa.
“ Insistiamo Gwenny, e poi nemmeno ci state in sei in una macchina sola! Forza salta su. “ mi intimò Arleen.
“ No davvero non .. “ 
“ Ha ragione, abbiamo qualche problemino di spazio … “ la mamma mi invitò ad accettare l’invito. Maledetti tutti quanti!
Arleen mi spinse in macchina senza che io facessi troppe storie. 
Ok, era iniziata decisamente male! 
Dovevo stare nella sua stessa macchina per almeno .. un’ora, che era già fin troppa considerano la vicinanza!
Per fortuna Arleen si sedette in centro, dividendomi da Jeson.
“ Almeno quello! “ pensai, alzando gli occhi al cielo.
“ Pronti a partire? “ 
Arleen fu l’unica a gridare “sì”. No, non ero affatto pronta!
Avrei voluto gridargli un bel no, sbattere la portiera, tornarmene a casa e chiudermi a chiave, ma non ebbi il modo di farlo. Eravamo già in viaggio.
Le mie mani tremavano terribilmente, così come le mie gambe. 
Strinsi i pugni cercando di non darlo a vedere e guardai fuori dal finestrino.
Il tempo era bello, ma solo quello atmosferico! Quello della mia mente, invece, si trovava in uno stato di crisi isterica tra voglia di prenderlo a pugni e a calci e voglia di scaraventarmi giù dal finestrino.
Deglutii a fatica e mi voltai.
I nostri sguardi si incrociarono, così abbassai gli occhi.
Una vera e propria tortura! Ecco cos’era! Arleen e tutti gli altri me l’avrebbero pagata!


 
 
“ Gwen? “ aprii gli occhi a fatica.
“ Hai dormito per tutto il viaggio. “ era Jeson, che mi fece un sorriso sghembo.
“ Sta’ lontano da me! “ lo spinsi indietro e scesi immediatamente dalla macchina; presi le mie valigie e andai all’ingresso.
Era una bella villa più o meno come la mia, con la solita piscina sul retro e infiniti corridoi tra un piano e l’altro.
La porta era già aperta, così non esitai ad entrare. Non appena varcai la soglia, un pungente odore di rose mi travolse. Era simile alla reception di un albergo: le pareti erano bordeaux; alla mia destra c’era un’enorme vetrata da cui si ammirava il paesaggio naturale del luogo; dei divanetti bianchi in pelle circondavano la sala per tutto il suo perimetro; un enorme televisore al plasma; una lunga scrivania sulla sinistra, con una poltrona e un Mac fisso e vasi di rose ovunque. 
Il parquet era insolitamente fresco.
Camminai su per le scale giungendo così nel solito, interminabile corridoio delle stanze. 
La prima e la seconda sulla destra avevano un letto matrimoniale: non era la mia. A sinistra due camere dalle pareti scure apparentemente identiche, dove trovai Deyn e Nick. Più avanti una con il letto a castello dove si erano sistemate Natalie e Arleen e infine altre due stanze, una di fronte all’altra, che sarebbero dovute essere quella mia e di Jeson.
“ Perfetto! “ bisbigliai piena di rabbia.
Entrai nella mia camera. Aveva le pareti celesti, ruvide piastrelle beige, un morbidissimo tappeto centrale, una scrivania di legno di ciliegio, una finestra che dava sulla piscina e … un letto matrimoniale! Per quale assurdo motivo avrei dovuto dormire lì?
Ok, ora ero al limite della pazienza!
Buttai tutto sul letto, socchiusi la porta e mi cambiai i vestiti, rimanendo con reggiseno e intimo. Aprii la valigia e cercai qualcosa da mettermi, quando sentii il fruscio della porta aprirsi. Mi voltai di scatto: era di nuovo Jeson.
Io presi la prima cosa che mi capitò in mano e mi coprii come potei.
“ Esci subito di qui! “ gridai, con il cuore a mille.
Lui mi fece un occhiolino e richiuse la porta.
“ Idiota, idiota, idiota, idiota! “ urlai in preda a una crisi isterica. Ultimamente ne avevo avute tante!
Mi misi il costume con la bandiera americana, il mio preferito, e la minigonna di jeans, poi vidi la porta aprirsi di nuovo e piombarmi addosso Arleen che teneva per mano Natalie, la mia sorellina di sei anni.
“ Gwenny, stavo giusto venendo a pregarti per la piscina ma vedo che non ce n’è bisogno, forza andiamo! “ esclamò, con in braccio mia sorella.
Corremmo giù per le scale, varcammo la porta e ci fiondammo sul retro, in piscina. Dietro di noi comparvero Deyn, Nick e … Jeson!
Nick, di otto anni, rimase seduto sul bordo piscina insieme a Natalie.
“ Ok, tutti in acqua! “ 
“ No aspettate! “ Deyn inseguì Arleen per tutto il perimetro della piscina, poi la afferrò e la buttò in acqua.
Io scoppiai a ridere divertita, ma poi mi accorsi degli sguardi di mio fratello e di Jeson.
“ Oh cazzo .. “ feci in tempo a dire, poi Jes mi prese per le braccia, Deyn per le gambe.
“ In acqua, forza! Buttatela! “ gridava Arleen ridendo.
“ Uno, due e tre! “ mi fecero dondolare e cercarono di buttarmi dentro, ma i mi aggrappai ai polsi di Jeson e cademmo entrambi in acqua. Mio fratello si tuffò subito dopo.
“ Cretini! “ urlai, spruzzandoli tanto che si misero a tossire coi polmoni pieni d’acqua.
“ Vuoi la guerra? “
“ E guerra sia .. “ sibilai.
Mio fratello e Arleen incominciarono a spruzzarmi e non feci nemmeno in tempo a gridare “ Due contro uno! Non vale! “ che qualcuno mi prese le caviglie e mi sollevò.
“ No!! Lasciami stare! “ urlai, prendendo a pugni la schiena di Jeson.
Lui cercò di ributtarmi in acqua ma non sapeva dei miei corsi di autodifesa! Con le gambe gli stritolai il collo e gli feci fare una capriola all’indietro!
Quando risalì in superficie mi rivolse uno sguardo di sfida e cercò di inseguirmi. Io uscii dall’acqua e mi misi a correre ma lui mi era già dietro e mi afferrò, facendomi cadere sul prato e rotolare.
Io ero distesa a terra, completamente bagnata, e lui subito sopra di me, che mi fissava con un sorriso sghembo e il fiato corto. Quel sorriso, quegli occhi .. e quel fisico .. no! Dovevo smetterla di innamorarmi di lui a ogni suo sguardo!
  
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