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Autore: lightoftheday    25/09/2004    1 recensioni
Jennifer è l’emblema della donna normale: non è belllissima, non è intelligentissima, non ha niente che la renda speciale o particolare. Ha quasi trentun anni, un lavoro stabile da segretaria, una vita senza scossoni, quella che ha sempre desiderato. Almeno finché il destino non ci mette del suo…
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona domenica e buona lettura a tutti!

Mandy

 

Capitolo 33

Tagli di capelli rivelatori di personalità

 

Billy aveva sceso le scale di casa di Dominic. Si era appena svegliato dall’amico, la notte prima si era fermato a dormire lì dato che avevano fatto molto tardi e che non aveva avuto voglia di tornare al suo albergo. A metà scalinata aveva sentito dei rumori decisamente strani provenire dal soggiorno. Sospiri, gemiti strozzati, sia maschili che femminili, quelli maschili sicuramente di Dominic, ma non solo. Si era fermato e si era messo ad ascoltare, non riuscendo a trattenere un sorrisetto divertito. Quello che era certo era che Dominic era veramente un raro esempio di deficienza.

Billy si era appena sporto oltre il muro per vedere cosa stesse succedendo nel soggiorno di casa Monaghan. Appurandolo era sceso e, cercando di non fare rumore, era spuntato dietro al divano, si era appoggiato alla spalliera ed era rimasto fermo, senza che nessuno dei due occupanti si accorgesse che lui stava lì. Dopo un po’ si era deciso a parlare e a dar segno della sua presenza.

- Se solo non avessi sentito il rumore della palla sulla racchetta avrei pensato che qui eravate in piena orgia. Avrei potuto anche incazzarmi perché non mi avevate chiamato!-

Dominic e Jonathan si erano girati di scatto ritrovandosi Billy alle spalle. Si erano sentiti due completi deficienti, poi avevano riso dato che Billy doveva aver sentito la parte migliore della loro performance.

Quel venerdì, nel primissimo pomeriggio, sul canale di sport stavano trasmettendo la finale femminile del torneo di Wimbledon. Dominic e Jonathan, non sapendo in che altro modo passare il tempo, anche se non ci capivano assolutamente niente di tennis, si erano messi a guardare la russa Maria Sharapova e l’americana Serena Williams che si sfidavano per ottenere il titolo. Ed era decisamente un bello spettacolo. Specialmente per quanto riguardava la russa, entrambi avevano concordato nel dire che era veramente una gran bella figliola.

- Visto, diciassette anni, una gran fica, guadagna i miliardi… che stronza, mi sta sulle palle!- aveva detto Dominic ad un certo punto commentando quello che vedeva.

Jonathan non si era scomposto minimamente. - Ti piacerebbe che ti ci stesse!-

L’altro aveva riso, effettivamente gli aveva offerto la battutaccia su un piatto d’argento.

- E poi tutti questi gridolini, insomma, si stanno rimbalzando una palla e sembra che stiano facendo ben altro!- aveva aggiunto Dominic, Jonathan si era limitato ad annuire.

Improvvisamente, ad ogni gemito tipico di chi è sotto sforzo delle due tenniste, si erano aggiunti quelli dei due deficienti sul divano che si erano decisamente fatti trasportare dalla cosa. Quando Billy era arrivato li aveva colti proprio mentre tra gemiti e gridolini anche un po’ esagerati facevano finta di stare nel bel mezzo di un atto sessuale.

- Porca miseria, sei arrivato sul più bello e ci hai interrotti! Cazzo Billy, è la prima volta che faccio cilecca e la colpa è tua!- aveva scherzato Dominic, scatenando le risate degli altri.

- Sì, la nostra libido ha avuto un picco vertiginoso verso il basso e la responsabilità è tua, vergognati!- aveva rincarato la dose Jonathan.

- Sì, come no, date la colpa a me del fatto che i vostri amichetti hanno qualcosa che non va!-

- Lillo sta benissimo, cosa vuoi dal povero Lillo?- aveva esclamato Dominic mettendosi le mani davanti al cavallo dei pantaloni, come se la parole di Billy avessero sortito l’effetto di un attacco a parti delicate.

Billy aveva sorriso scuotendo la testa. - Io veramente per i vostri amichetti intendevo quell’ammasso di materia grigia che avete nella testa e che usate veramente poco spesso!-

Jonathan aveva riso, Dominic invece faceva finta di essere offeso, aveva assunto la sua espressione tipica di quando faceva finta di essersi arrabbiato, labbra in fuori in una specie di broncio e fronte corrugata.

- Io me ne vado, sono stato insultato abbastanza e ho fatto abbastanza figure di merda per oggi. Per di più tra dieci minuti dovrei essere in ufficio.- aveva detto Jonathan alzandosi dal divano e rimettendosi la giacca che aveva lasciato su una poltrona accanto al divano. Si era avviato alla porta salutando gli altri due con un ciao bastardi, prima di uscire però si era girato e aveva richiamato l’attenzione di Dominic, che si era girato verso l’altro. Jonathan l’aveva guardato sognante.

- Dom… è stato bellissimo anche se non abbiamo concluso, volevo che lo sapessi!-

L’altro gli aveva tirato una delle scarpe da ginnastica che si era tolto quando si erano messi sul divano.

- Ma vaffanculo!- gli aveva risposto ridacchiando, Jonathan aveva fatto in fretta a richiudersi la porta dietro, anche se la scarpa di Dominic non gli sarebbe arrivata ugualmente, la distanza era troppa.

Billy se la rideva, erano dei veri deficienti se ci si mettevano, ma erano decisamente spassosi. Aveva presto occupato il posto di Jonathan, per il momento la partita di tennis era stata lasciata un po’ da parte. Lui e Dominic avevano parlato distrattamente dei loro programmi, entrambi erano abbastanza impegnati con il lavoro. Per quella sera avevano deciso di non uscire, avendo fatto piuttosto tardi la sera precedente, si erano accordati per un sabato sera scoppiettante però.

Billy era tornato al suo albergo dopo non molto, anche Dominic si era staccato dalla televisione per andare via verso “ingrati” impegni di lavoro. Prima di spegnerla del tutto però si era imbambolato per un secondo ancora a guardare quella russa mentre tutta concentrata colpiva la palla.

- Mh… che non ti farei… Maria!- aveva esclamato a voce alta. Quando si era reso conto di quello che aveva detto aveva scosso la testa come per scacciare quei pensieri, aveva spento la televisione ed era uscito di fretta, tanto per cambiare rischiava di arrivare in ritardo.

 

Dominic si era ritrovato con la serata libera, mentre stava al lavoro si domandava cosa avrebbe potuto farne. Non sarebbe stata una brutta idea quella di andare a dormire presto e riposarsi dato che era reduce da bagordi sufficienti, considerando anche il fatto che la sera successiva si sarebbero ripetuti con qualche probabile quanto allettante variante. Aveva rifiutato pure un invito a cena di Penny, con dopo cena sottinteso ovviamente, quello sarebbe stato davvero troppo da sopportare.

Gli andava di vedere Jennifer, fermandosi un attimo a riflettere sulla cosa non gli era sembrato poi così strano. Appena aveva avuto una pausa sul lavoro lunga quel tanto che gli bastava per fare una brevissima telefonata, l’aveva cercata e con disappunto aveva appurato che aveva il cellulare spento. Guardando l’orologio si era reso conto che era orario di lavoro anche per lei.

Non sapeva se avrebbe avuto altre pause, anche se dopo i recenti fatti avvenuti si era ripromesso di non farle più sorprese per non incoraggiare lei a fargliene, aveva pensato che per quella volta poteva anche fare uno strappo alla regola.

Penny l’aveva beccato mentre durante una pausa successiva ritentava senza successo e non aveva perso tempo a fargli bonariamente il terzo grado. Assicuratasi che Dominic stava proprio chiamando quella Jennifer, aveva cominciato a sfotterlo.

- Marchi visita?- gli aveva chiesto.

Dominic le aveva fatto un sorrisino. - Spiritosa…-

- Però questa me la devi presentare, perché è veramente un fenomeno!- aveva aggiunto Penny.

- Ma che vi prende a tutti, sembra che è scoppiata la mania facciamoci i cazzi di Dom!- aveva esclamato lui. Non che gli seccasse la cosa, solo non capiva tutto questo clamore che Jennifer suscitava negli altri.

Penny aveva riso. - Mamma mia come sei suscettibile! Non importa, stavo scherzando, rilassati!- aveva ridacchiato ancora, anche Dominic le aveva sorriso.

- E poi scusami, eh, ma dai buca a me e chiami lei, non potrei anche incazzarmi? Dimmi tu!- aveva concluso Penny facendo finta di essersi arrabbiata: si era puntata le mani sui fianchi e lo guardava storto.

- Hai ragione…- le aveva risposto pensieroso, poi aveva allungato una mano verso di lei. - Se ti può far rilassare, picchiami!- si era messo a ridere quindi.

Anche Penny aveva riso e gli aveva dato una spinta. - Vai a lavorare invece di dire stronzate, vai, che è meglio!-

Dominic era tornato al suo lavoro ridacchiando, contento anche per il fatto che non ne avrebbe avuto per molto ancora, cominciava ad essere piuttosto stanco.

 

***

 

Jennifer, quel venerdì, era rimasta bloccata al lavoro ed era riuscita ad uscire dall’ufficio solo pochi minuti prima delle otto, era piuttosto nervosa. Dato che Dominic era occupato in quei giorni avrebbe voluto organizzare qualcosa con le sue amiche, ma a quell’ora sapeva che sarebbero state già tutte organizzate. Per di più, anche complice il nervosismo che quell’imprevisto aveva causato, la stanchezza accumulata si stava facendo sentire anche più di quel che effettivamente era. Insomma, l’aspettava un’altra serata solitaria che avrebbe passato a leggere con Sploffy, che per quanto effettivamente fosse davvero un animaletto di compagnia, non era paragonabile a passare una serata con le sue amiche, tanto meno con Dominic.

Non che le stesse mancando esageratamente in quei giorni, le stava più che bene che passasse del tempo con i suoi amici, in quel momento ci aveva pensato quasi distrattamente a lui, inserendolo nella lista di cose che avrebbe preferito fare invece di starsene lì da sola.

Dopo essersi cambiata mettendosi in tenuta casalinga, aveva mangiato qualcosa e si era assicurata che in televisione non dessero niente che valesse la pena di rimanere davanti allo schermo, quindi si era messa in camera sua a leggere, mentre Sploffy si era accoccolato a dormire accanto a lei.

Ricordandosi dopo un bel po’ che non aveva più acceso il suo cellulare da dopo la pausa pranzo, aveva messo il segnalibro alla pagina che stava leggendo, mentre tornava in camera sua dopo aver preso il telefono che aveva lasciato nella borsa abbandonata nel piccolo soggiorno erano arrivati dei messaggi della segreteria. Si stupì che ci fossero, non si aspettava chiamate, tanto meno di Dominic. L’aveva cercata ben tre volte quel pomeriggio, l’ultima volta non molti minuti prima, così l’aveva richiamato.

- Pensavo che fossi emigrata in un’isoletta sperduta del Pacifico senza dire niente a nessuno!- le aveva detto Dominic scherzando per il fatto che non l’aveva trovata nemmeno chiamandola a casa in un orario in cui teoricamente doveva aver già smesso di lavorare.

- Non sarebbe mica male, - gli rispose lei divertita, - Vieni come me se lo faccio?- gli aveva chiesto.

- Mh… ci penso, eh!- aveva commentato ridacchiando.- Certo che hai una vocina…- aveva osservato Dominic, - Giornataccia?- le aveva chiesto.

- Mi hanno bloccata al lavoro oggi, sono uscita alle otto, ma lasciamo perdere. La tua giornata?-

- Al solito, niente di nuovo.-

Avevano deciso per vedersi a casa di Jennifer, mentre lei lo aspettava si era rimessa a letto a leggere con Sploffy, tanto Dominic ormai aveva le chiavi e non aveva bisogno che lei gli aprisse la porta.

Dopo una ventina di minuti aveva sentito una chiave girare nella serratura, Sploffy aveva alzato la testa, sentendo che la porta si apriva si era alzato uscendo dalla stanza andando a controllare chi stesse entrando. Dopo pochi secondi da dietro alla porta accostata Dominic si era affacciato. O meglio la mano di Dominic si era affacciata, con Sploffy sopra.

- E’ tua questa belva feroce che non voleva farmi entrare?-

Jennifer rise, aveva richiuso il libro e l’aveva messo sul comodino accanto al letto mentre Dominic si avvicinava con il gatto in braccio.

- Non è che sei molto credibile, lo sento da qui che ti sta facendo le fusa!-

- No, no, che fusa, sta ringhiando! Dillo che non mi vuoi in casa tua allora!-

Jennifer aveva allungato le braccia e Dominic le aveva restituito il gatto, poi, dopo essersi tolto le scarpe, era salito sul letto e si era sdraiato accanto a lei.

Avevano chiacchierato distrattamente per qualche minuto delle loro rispettive giornate, con Sploffy che, adagiatosi tra loro, teneva la testa dritta e gli occhietti chiusi facendo le fusa e godendosi le attenzioni di entrambi, che per la verità non erano state particolarmente pronunciate. Dopo un po’ infatti si era alzato, aveva sbadigliato e si era stiracchiato per poi togliere il disturbo, come se avesse capito che le coccole per quella sera non erano proprio per lui.

Era come se entrambi, senza rendersene conto, non avessero che aspettato quel momento: dopo una giornata faticosa non avevano molta voglia di parlare, piuttosto avevano voglia di stare insieme semplicemente, senza porsi alcun problema. Sembrava che quei gesti lenti e carichi di tenerezza fossero arrivati da soli: un momento prima Jennifer si lamentava del suo capo e Dominic le aveva illustrato l’idiozia di alcune persone con cui era costretto a lavorare; un momento dopo lui le aveva appoggiato la testa sulla spalla e le aveva passato un braccio attorno alla vita prendendo ad accarezzarle la schiena, mentre lei faceva più o meno la stessa cosa, passando dalle spalle alla nuca. L’unica interruzione era stata il fatto che Jennifer aveva sorriso divertita mentre gli passava la mano sul collo, spostandogli leggermente i capelli. Dominic ovviamente non aveva potuto fare a meno di chiederle cosa ci fosse da ridacchiare. Era strano provare una cosa del genere per lui, ma si era quasi sentito come se ci fosse qualcosa che non andava e non era una sensazione rassicurante.

- Che hai da ridacchiare si può sapere?- le aveva chiesto fingendo di essere indispettito, con il suo solito fare da burlone impenitente che non prende mai niente sul serio. Il sorrisino appena accennato di Jennifer si era decisamente fatto più marcato quando lui le aveva posto quella domanda.

- E’ il tuo taglio di capelli, è un po’ strano, no? Specialmente il fatto che ti tieni i capelli un po’ più lunghi sul collo. E’ buffo, e fa un po’ anni ottanta anche!-

Dominic le aveva sorriso di rimando. - Taglio strano, uomo ancora più strano… torna tutto! Sugli anni ottanta non so che dirti però, forse io ero troppo giovane, tu te li ricorderai sicuramente meglio di me!- aveva scherzato lui a sua volta, mentre prendeva un appunto per se stesso, ovvero di tagliarseli.

Dopo un leggero imbarazzo iniziale infatti, Dominic non aveva mai minimamente accennato a dimostrare di avere il benché minimo problema riguardo al fatto che Jennifer fosse di qualche anno più grande di lui, era una cosa che non gli interessava minimamente. Ogni tanto, come aveva appena fatto, ci scherzava cercando di farla arrabbiare in modo bonario, e in genere ci riusciva sempre. Jennifer quella volta aveva solo riso per la sua battuta. 

- Non fa una grinza, un ragionamento perfetto ragazzino!- gli aveva risposto lei sempre sorridendogli.

Era venuto da solo anche quello che era successo dopo, progressivamente quei gesti avevano perso un po’ di quella tenerezza che gli aveva caratterizzati all’inizio. La stanchezza di entrambi non era stata sufficiente a non svegliare i loro sensi: del resto Jennifer indossava uno dei suoi soliti vestitini leggeri che Dominic adorava con tutto se stesso, infatti, se abbassava appena lo sguardo, da quella posizione, intuiva perfettamente la forma dei suoi seni e i capezzoli che sembrava quasi spingessero in fuori sotto la stoffa. Percorrendo con lo sguardo il corpo di lei si era soffermato a guardare il leggero solco che l’elastico delle mutandine che portava le stava lasciando, una cosa che s’intuiva discretamente sotto la stoffa del suo vestito. Gli piacevano quei particolari, fermarsi ad osservarli in lei, di solito non lo faceva mai perché non ne aveva il tempo, ma lì con lei il tempo pareva fermarsi addirittura a volte.

Allo stesso modo Jennifer non aveva potuto fare a meno di notare tutte quelle piccole cose che a lei piacevano di lui, oltre al modo in cui le aveva sfiorato la schiena per tutto quel tempo: la sua mano si era fermata rimanendo per metà sopra la sua pelle nuda e per metà appoggiando sul suo vestito. Con il pollice, con movimenti a volte leggeri e altri più decisi, la stava accarezzando tra le scapole in un modo che le faceva venire i brividi. Il gesto in sé per sé non era poi granché, ma Jennifer si era sempre chiesta come facessero certe donne ad essere toccate in modi particolari da un uomo e a rimanere impassibili. Forse sentivano certi richiami meno di lei. Era una cosa che aveva spesso osservato per esempio in Susan, e non era mai riuscita a capirla.

Aveva allontanato quel pensiero subito mentre gli passava la mano sul collo fino a sfiorargli la guancia, dove aveva potuto sentire sotto le sue dita la barba un po’ lunga. Magari bucava un po’, ma a Jennifer piaceva, come le piaceva quel modo di porsi da finto trasandato che Dominic aveva spesso, quelle magliette improponibili che si metteva, il fatto che si presentasse spesso in modi bizzarri, era la cosa che lo contraddistingueva da molti il fatto di portare con non curanza cose insolite senza sentirsi mai minimamente ridicolo, lo invidiava a volte per quella sicurezza che ostentava.

Jennifer sapeva che lui doveva aver intuito che le piacevano le sue carezze, che aveva perfettamente coscienza che la sua pelle d’oca non aveva niente a che fare con un cambiamento del tempo atmosferico; parimenti anche lei sapeva cosa stesse passando a Dominic per la testa, anche perché dopo un po’ che si frequentavano aveva cominciato a capire cosa lo attirasse. L’aveva appena intravisto guardare verso il basso, mentre la sua mano si spostava dalla sua scapola al fianco, percorrendo il suo corpo lentamente ma con decisione. Quel bacio che era cominciato lentamente si stava intensificando insieme a tutto quello che facevano, Jennifer continuava a sentire la mano sinistra di Dominic che le percorreva il fianco verso il basso, fermandosi all’altezza dell’anca: era una sensazione assolutamente piacevole sentire la leggera pesantezza di quella movenza. Istintivamente gli aveva passato una mano sotto la maglietta, passandogliela addosso nello stesso mondo in cui lui la stava toccando, prima sullo stomaco e poi sul torace, sentendo che reagiva sotto il tocco delle sue mani intensificando i suoi movimenti.

Non molto dopo, quando le cose erano andate ben oltre, ma il campanello li aveva distratti. Jennifer aveva istintivamente alzato la testa, chiedendosi chi potesse essere a quell’ora di venerdì sera, Dominic l’aveva guardata un po’ storto.

- Mica avrai intenzione di andare ad aprire spero?- le aveva chiesto tenendosela stretta contro.

Jennifer lo guardò un po’ perplessa. Da una parte non avrebbe voluto lasciare quella situazione per tutto l’oro del mondo, dall’altra aveva come il sesto senso che si trattasse di una cosa importante che non poteva ignorare. Il fatto che pochi secondi dopo il campanello avesse ripreso a suonare con più impeto di prima le fece dar valore alla seconda ipotesi.

- Temo proprio di doverlo fare invece.- gli aveva risposto dispiaciuta, dandogli un leggero bacio e staccandosi da lui. Si era alzata in piedi infilandosi frettolosamente il vestito che era finito a terra pochi minuti prima, Dominic l’aveva guardata un po’ contrariato, tutto voleva meno che interrompersi proprio in quel momento!

Era uscita dalla stanza e lui, anche se aveva teso le orecchie, non aveva sentito bene cosa fosse successo, solo la voce della vicina di casa, che sembrava piuttosto allarmata. Aveva solo capito che Jennifer le aveva detto di non preoccuparsi e che non c’era alcun problema, esortandola poi ad andare via in fretta. L’altra aveva ringraziato ed era andata via. Jennifer era tornata pochi secondi dopo giusto per mettersi un paio di sandali.

- E’ successo un casino,- gli aveva spiegato. - La mamma della mia vicina è stata ricoverata d’urgenza in ospedale. Lei doveva andare e il marito ancora non è tornato dal lavoro. Mi ha chiesto se posso stare con i bambini giusto fino a che non torna lui, ha detto che il marito dovrebbe essere a casa fra non più di un quarto d’ora.-

Dominic effettivamente non è che fosse tanto felice della situazione, ma era una situazione di emergenza e certamente non era tanto insensibile da non capirlo. Aveva fatto per alzarsi, magari sarebbe andato con lei, ma Jennifer non gli aveva permesso di farlo. Si era avvicinata guardandolo maliziosamente.

- Rimani qui, tra meno di quello che ti aspetti torno e magari riprendiamo da capo.- quindi l’aveva baciato.

- Agli ordini!- le aveva risposto Dominic facendo una faccia buffa e facendole una specie di saluto militare.

Jennifer aveva sorriso per la battuta ed era andata nell’appartamento della sua vicina a badare ai due bambini che erano rimasti da soli.

Tanto per fare qualcosa, Dominic si era alzato per un attimo spostando il copriletto e mettendosi sotto il lenzuolo. Dopo cinque minuti si era già stufato di aspettare, si era sporto verso il comodino di Jennifer e aveva preso il libro che lei aveva chiuso quando era arrivato, qualcosa di James Ellroy, autore che lui non conosceva. Aveva appena letto la prima pagina che aveva cominciato a sbadigliare, e non certo per colpa del libro, piuttosto per il fatto che, se fino a quel momento era stato occupato a pensare decisamente ad altro, la stanchezza accumulata si stava facendo sentire. Aveva rimesso il libro al suo posto e si era messo a fissare il soffitto, fino a che Sploffy, che silenzioso si era intrufolato nuovamente in camera da letto, si era strusciato contro il piede che lui teneva fuori dalle lenzuola. Pigramente si era fatto strada verso Dominic, si era seduto accanto a lui e l’aveva guardato distrattamente. L’altro gli aveva ricambiato lo sguardo un po’ vago, Sploffy aveva visto bene di cominciare a dargli testate affettuose lungo il fianco, che erano state ricambiate prontamente da una soddisfacente grattata dietro le orecchie.

 

Con la chiave che la sua vicina le aveva lasciato, Jennifer era entrata nell’appartamento accanto al suo. Caroline le aveva detto che i bambini dormivano di già e che non avrebbe dovuto fare assolutamente nulla, in effetti Jennifer costatò che era così quando per scrupolo li aveva controllati entrambi: il piccolo, che aveva più o meno dieci mesi, era piuttosto tranquillo nel lettino nella camera dei genitori, anche l’altro di sei anni che dormiva nella stanza accanto sembrava tranquillo.

Il problema era che, dopo venti minuti, nessuno si era fatto ancora vivo. Fino a quel momento Jennifer era rimasta seduta nel soggiorno dei suoi vicini a guardarsi intorno, non vedendo l’ora di poter riprendere da dove aveva lasciato con Dominic. Dopo mezz’ora aveva incominciato a preoccuparsi.

Il telefono aveva trillato, dato che non era in casa sua aveva avuto la tentazione di non rispondere, ma poi aveva subito pensato all’eventualità che i bambini si svegliassero per il rumore, così aveva alzato la cornetta. Dall’altra parte era il padre, rimasto imbottigliato in un ingorgo di dimensioni colossali per via di un tamponamento a catena che aveva paralizzato la viabilità. L’uomo si era scusato in mille modi differenti, la moglie l’aveva chiamato per spiegargli la situazione, Jennifer ovviamente gli aveva detto di non preoccuparsi.

Approfittando del fatto che i bambini dormivano, aveva fatto un salto ad avvertire Dominic della cosa, trovandolo che dormiva anche lui della grossa, con il gatto sdraiato accanto a lui per giunta.

Si era fermata ed aveva sorriso mentre lo guardava, a vederlo così le faceva venire in mente un sacco di cose: era buffo e le faceva tenerezza, era un misto di sensazioni diverse che le venivano alla mente. Si era avvicinata per recuperare il gatto, lei lo faceva stare sul letto solo con il copriletto sopra dato che lo toglieva quando andava a dormire, evidentemente Dominic non si era posto il problema.

Aveva messo il gatto nella sua cuccia ed era tornata nell’appartamento adiacente.

Ormai riprendere da dove avevano interrotto non sarebbe stato possibile, ma sperava ugualmente che il suo vicino sarebbe rientrato presto dato che anche lei era piuttosto stanca.

   
 
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