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Autore: Im_Not_Okay    10/07/2013    2 recensioni
Dal Testo: "Per un attimo, solo un attimo, solo nell'istante tra lo staccarsi delle labbra di Frank e il loro poggiarsi sul mio collo, riuscii a pensare a qualcosa che fosse coerente. Non mi chiesi se fosse giusto quello che stavamo facendo, non mi chiesi quello che avrebbero pensato gli altri sapendolo, non mi chiesi come eravamo arrivati a quello.
L'unica cosa che pensai fu che lo amavo. Che lo amavo da quando lo avevo visto la prima volta me non me ne ero mai reso conto. Che avevamo perso tempo. E che dovevamo recuperarlo."
[Frerard]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Nuovo personaggio | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Spero che questa OS piaccia, come al solito avevo un'idea malata in testa e la mia mente mi ha costretto a metterla per iscritto, infatti adesso è lei che guida le mie dita suo tasti (?).
Oooookay, smetto di fare tanto la rompicoglioni e vi lascio leggere la storia. 
Però dai, se leggete siete pregati di lasciare un microcommento, tanto per dire "mi è piaciuta/mi ha fatto correre in bagno a..."
 
Grazie! 
Ciaooo! 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L'Unica Cosa Che Pensai Fu Che Lo Amavo
 
 
 
 
 
Ero abbracciato stretto a Mikey. Lo sorreggevo, anche perché minacciava di crollare a terra se lo avessi lasciato. Aveva seppellito il capo sulla mia spalla e piangeva come non lo avevo mai visto fare, nemmeno da piccolo. Però se non avessi trovato un qualcosa su cui appoggiarmi sarei di sicuro caduto anch'io. 
Quel qualcosa fu Frank. Mi mise un braccio attorno alle spalle e lasciò che mi accoccolassi contro di lui. Che dolce. E senza accorgermene avevo iniziato a piangere anch'io. Mi ero ripromesso di non farlo, che sarei stato forte anche per Mik, invece mi stavo disperando addosso a Frank, che abbracciava me e mio fratello insieme. O almeno, ci provava. Non lo avrei mai ringraziato abbastanza per l'aiuto che ci stava dando. 
Eravamo tutti ammassati fuori dalla chiesetta di Belleville, un immensa folla di gente che si sarebbe poi dovuta chiudere in quella microscopica costruzione che i cittadini di qui chiamavano chiesa. 
Chi lo avrebbe mai detto che tutta questa gente conosceva Elena. Alzai gli occhi arrossati verso Frank che mi sorrise rassicurante. Ma non la bevevo, anche lui ci stava male e aveva gli occhi umidi. Era in quei momenti che capivo perché quel ragazzo fosse il mio migliore amico e in assoluto la persona a cui ero più legato dopo Mikey. 
- Gerard - mi disse Frank - dovremmo entrare adesso, prima che occupino ogni angolo.
Annuii e mi lasciai trascinare da Frank trascinandomi dietro a mia volta MIkey. Era ufficialmente il giorno peggiore della mia vita. Il giorno prima, più o meno alle dieci e mezzo di mattina, mia nonna era stata portata d'urgenza in ospedale, ma non hanno potuto fare nulla. Ha avuto un arresto cardiaco, non sono riusciti a salvarla. E io e Mik non eravamo lì con lei. 
No, eravamo con gli altri a mettere insieme qualcosa che avesse senso e che potesse essere una delle prossime canzoni dei My Chem. 
Il funerale durò davvero poco. Meglio, non mi andava di torturarmi con i miei pensieri. La parata dalla chiesetta al cimitero fu davvero difficile. Non riuscivo a stare in piedi e Mikey, che mi si appendeva addosso, non era certo d'aiuto. 
Probabilmente, se era vero che qualcuno esisteva lassù, beh, quel qualcuno ascoltò le mie imprecazioni silenziose perché venne in mio soccorso mio padre che si prese Mikey e mi lasciò respirare. Grazie Dio. 
Abbracciai Frank per tutta la durata della marcia, cercando di non pesargli addosso. E fallendo miseramente. Fallendo, anche perché lui non faceva altro che avvicinarmi ancora di più, di dirmi di sfogarmi perché non potevo tenermi tutto dentro, di dirmi di lasciarmi andare perché lui non mi avrebbe fatto cadere. E i suoi occhi verdi e castani attorno alla pupilla, non si scollarono dai miei un secondo. 
Non potevo credere di non essermene mai accorto prima. Frank aveva gli occhi più dannatamente belli che avessi mai visto. 
Durante tutto il rito di sepoltura mi sembrava di essere rinchiuso in me stesso. Avevo voglia di gridare, di piangere, di ammazzare di botte il primo che mi capitava sotto tiro, di cercare Mikey per poterlo abbracciare, ma non feci nulla. Non ci riuscivo, non mi muovevo. Restavo vicino a quel ragazzo pieno di tatuaggi che mi teneva stretto a sé. Non sapevo davvero come diavolo avrei fatto a superare tutto quello che era successo senza di lui. 
Avevo un mal di testa pulsante da due giorni. E non faceva che aumentare. 
Il funerale finì in un battito di ciglia. Non avevo per nulla voglia di andare a casa e lasciarmi scorticare dai troppi ricordi di Elena e Frank sembrò capirlo. 
Uscimmo dal cimitero per ultimi, Mik era andato con mamma e papà, Ray e Matt erano con lui a controllare che non si tagliasse di nuovo. Era una cosa assurda. Appena gli avevano detto che Elena aveva avuto un infarto e che non ce l'aveva fatta la prima cosa che aveva fatto era chiudersi in camera. Pensavamo tutti che stesse piangendo o cercando di riprendersi invece, dopo qualche ora, quando sono entrato, beh, c'era più sangue sul pavimento che in corpo a Mik. Era una cosa sorprendente che non fosse ancora svenuto o peggio. Da quel momento nessuno lo perdeva più d'occhio, nessuno voleva che capitasse di nuovo. 
- Gee?
- S-sì?
- Resti a casa mia per stasera? Se vuoi, certo... è che, ecco, non mi sembra che tu abbia tanta voglia di...
- Grazie Frankie.
- Di nulla. 
Casa di Frank era un bel posto. Non troppo grande ma comunque spaziosa e con un arredamento essenziale, ci avevo passato tantissimo tempo componendo canzoni con gli altri. Stavo male, una merda. Avevo solo voglia di rannicchiarmi lontano dal mondo e dormire per sempre. Non svegliarmi più. Un coma eterno. 
- Vuoi qualcosa? - mi chiese Frank. Lui era sempre così carino mentre io non avevo mai fatto nulla per dimostrargli quanto lui fosse importante per me. 
- Magari...
Lo vidi tornare dopo una trentina di secondi con in mano un paio di birre. Appena mi raggiunse me ne porse una. Poi si sedette sul divano accanto a me, prese un sorso dalla bottiglia che aveva in mano e la appoggiò sul tavolino di fronte al divano.
- Tutto okay? - mi chiese, restando un po' sulla difensiva. Sapeva che in certi momenti, mentre ero scazzato o arrabbiato potevo dire cose che non pensavo ma che potevano ferire molto. Era difficile restare zitto.
- Non molto...  - cercai di restare tranquillo. Lo copiai prendendo un sorso di birra e poi lasciandola accanto alla sua.
- Sai che se hai bisogno di qualcosa - qualsiasi cosa - basta che chiedi, vero?
- Mmh. - biascicai appoggiando la testa sulla sua spalla e lasciando che il suo braccio mi cingesse le spalle. Dio, non era normale avere bisogno di restare da soli e con qualcuno allo stesso tempo. Non sapevo cosa significasse, non lo capivo. Sembrava non avere senso. 
Però mi piaceva stare in qulla posizione, con il respiro di Frank fra i capelli e il suo braccio attorno alla schiena.
Poi una sua mano mi sollevò il capo. Lo guardai ancora negli occhi, forse voleva dirmi qualcosa. Li chiuse. Poi si avvicinò. 
Non ebbi il tempo di fare nulla, di pensare a nulla, che sentii le sue labbra sulle mie premere con una dolcezza infinita e muoversi incitando le mie a fare lo stesso. 
No, basta. Quella giornata non era abbastanza incasinata anche prima di quello? Non reagii, non ne avevo la forza e non capivo quello che stava succedendo. Non capivo perché Frank mi stesse baciando. Non capivo cosa stava succedendo fra me e il mio migliore amico. Non sapevo cosa sarebbe potuto diventare tutto ciò. Ma ero certo che mi piacesse, ed era una cosa che non aveva senso.
Quando le sue labbra si staccarono dalle mie sentii un vuoto che non avevo mai provato prima. 
- Gerard, - iniziò a dire arrossendo - scusa, ti prego. Fai finta che non sia successo niente, io pensavo che sì, beh, non lo so cosa pensavo, probabilmente a niente, quindi lascia perdere. Scusa, non succederà di nuovo, io...
- Zitto, stai zitto Frank... - e senza che mi rendessi conto di quello che stavo facendo ci stavamo di nuovo baciando. Niente bacetti dolci da film o soap-opera, nulla del genere. Era una cosa impulsiva, folle, labbra contro labbra, lingue intrecciate, dita che scorrevano voraci sulla pelle dell'altro. 
Non ci capivo più un cazzo e sinceramente di capire non poteva fregarmene di meno. 
Sentii Frank iniziare ad armeggiare con la cintura dei miei jeans che si slacciò prima di quanto credessi possibile. Per un attimo, solo un attimo, solo nell'istante tra lo staccarsi delle labbra di Frank e il loro poggiarsi sul mio collo, riuscii a pensare a qualcosa che fosse coerente. Non mi chiesi se fosse giusto quello che stavamo facendo, non mi chiesi quello che avrebbero pensato gli altri sapendolo, non mi chiesi come eravamo arrivati a quello.
L'unica cosa che pensai fu che lo amavo. Che lo amavo da quando lo avevo visto la prima volta me non me ne ero mai reso conto. Che avevamo perso tempo. E che dovevamo recuperarlo. 
Mi sbrigai a togliegli la maglietta, volevo essere libero di percorrere quei tatuaggi meravigliosi con le labbra. 
Gli infilai le dita fra quelle ciocche lunghe e castane e lo spinsi verso di me. Appena fui abbastanza vicino al suo orecchio gli sussurrai: - Ti amo, Frank.
A quel punto lui arretrò e mi guardò. Aveva gli occhi umidi. 
- S-sul serio?
- Sul serio. - risposi avvicinando di nuovo le sue labbra alle mie. 
- Oh, Gee! - iniziai a sentire le sue lacrime anche sulle mie guance - Anch'io ti amo. - e in quel momento capii perché piangeva. Ero euforico. Sorridevo e piangevo insieme. 
Scesi con le labbra sulla sua spalla nuda e ci lasciai un segno rosso che presto diventò violaceo.
Fu il turno di Frank di togliermi la maglia. Poi mi spinse giù e si mise a cavalcioni su di me. Mi guardò mordendosi il labret, gli luccicavano gli occhi. A me sembrò di avere uno sciame di calabroni nelle budella. Non era proprio romantica come definizione ma quel che è vero è vero.
Allacciai le dita dietro il suo collo e lo tirai verso di me. Alternammo piccoli baci ai 'Ti amo' sussurrati e non potevo essere più felice. 
Sentii una sua mano scendere giù, raggiungere l'ombelico e continuare a scend...
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiin.
Ma che cazzo era?! 
- Gee, magari sono Ray e Matt... - mi sussurrò.
- Motivo in più per non aprire quella porta.
- E se è Mikey?
Sbuffai. - D'accordo, ma mi devi una scopata!
Lo feci ridere. - Tutte quelle che vuoi, amore. - questa fottutissima frase mi aveva fatto arrossire come non mai. 
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin.
- Adesso! Un secondo! - gridò Frank passandomi la mia maglia e mettendosi addosso la sua. Quando andò ad aprire mi stavo ancora allacciando i jeans.
- Ciao Mikey. Come stai?
- Del cazzo. Perché, come dovrei stare? 
Mi ero scordato tutto quello che era successo in quei giorni, con quella frase mio fratello mi riportò alla mente tutto facendomi crollare di nuovo nel mio abisso di depressione. Solo che alla depressione si erano aggiunti dei sensi di colpa senza senso. Mi sentivo male perché mi sembrava sbagliato essermi distratto dal mio malessere, una mancanza nei confronti di mia nonna. 
- Come mai qui? - chiesi. 
- Mamma e papà ci vogliono a casa. In fondo domani partiamo di nuovo per il prossimo tour, e loro ci volevano per l'ultima sera.
- Okay, tu vai... arrivo più tardi.
- Va bene, ci vediamo. Ciao Frank.
- A domani Mik. 
E mio fratello uscì chiudendosi la porta alle spalle.
- Frank? - lo chiamai.
- Sì, Gee?
- Sei il mio ragazzo, adesso?
- Mmh, a quanto pare sì. 
- Come lo diciamo agli altri?
- Non preoccuparti - e già dicendo questo mi fece preoccupare - ho un idea.
 
Il giorno dopo iniziammo un'altro tour e Frank non mi aveva ancora detto quale fosse la sua idea per parlare agli altri di.. ehm... di noi.
 
Il primo concerto del tour. Di fronte a noi un palco davvero grande, stavamo diventando famosi. Le canzoni si susseguivano, il tempo passava e mi sentivo davvero stanco, iniziavo a stonare qualche nota. Frank aveva saltellato in giro per tutto il palco con la sua Pansy ed aveva ancora energia. Era un'amore mentre suonava. Faceva salti degni di un acrobata. 
Per un po' di secondi non avrei dovuto cantare, così ne approfittai per riprendere fiato, ma dopo un istante sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla e costringermi a voltarmi. Poi solo le labbra di Frank sulle mie e gli schiamazzi del pubblico. Si staccò poco prima che io dovessi ricominciare con la canzone e mi sussurro: - Credi che così abbiano capito?
 
 
 
 
 
 
- Allora è così che hai conosciuto Frank! - esclama Clary.
- Sì, tesoro. - rispondo.
Sento una voce provenire da un'altra stanza: - Ehi? C'è qualcuno?
- Qui, amore! - dico. 
Dopo qualche secondo Frank spunta dalla porta e si avvicina. Bacia sulla fronte Clary e sulle labbra me. 
- Di che parlavate? - chiede poi.
- Di come ci siamo innamorati noi due. 
- Oh, ma dai, glielo abiamo già raccontato migliaia di volte!
- Sì, ma adesso che ha quattordici anni sono potuto scendere, ehm... nei particolari.
- E voi due mi avete tenuta nascosta metà storia! Non mi avevate detto che Mik si è tagliato, non mi avevate parlato di quando sei stato a casa di Frank... Sono vostra figlia, più o meno, credevo di avere il diritto di sapere certe cose!
- Clary - dico - sei nostra figlia a tutti gli effetti, non c'entra il fatto che ti abbiamo adottata. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Uh, storia a lieto fine, contenti?
Sì perché di solito nelle mie OS qualcuno muore, ma vabbe'...
Okay, commento pls!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Beh, ci si vede!
 
bye
 
Jas
   
 
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