CAPITOLO 14
Appena usciti dalla stanza,
Kenren e Tenpou si sentirono come se si fossero levati di dosso un macigno.
Perfino l’aria sembrava opprimente all’interno di quella sala. Richiusero la
porta e sospirarono: che razza di guerra era cominciata… Poco più avanti di
loro, Maya e Gojuin si stavano allontanando. Kenren, d’istinto, si mosse per
inseguire l’amica: dopo il fango che le aveva tirato addosso Li Touten, avrebbe
senz’altro avuto bisogno di sfogarsi… Aveva fatto appena un passo, quando
Tenpou lo fermò con un braccio. Kenren si voltò verso di lui allibito: “Ma… che
fai?”
Tenpou non alzò lo sguardo
dal pavimento: poche altre volte l’amico l’aveva visto tanto serio e tirato.
Rimettendosi le mani in tasca, si voltò e cominciò a camminare nella direzione
opposta a quella che avevano preso gli altri due.
“Noi andiamo di qua…” disse
solamente.
“E Maya?” protestò Kenren,
seguendolo titubante. La voleva lasciare così nel suo brodo? Era chiaro che
aveva bisogno di una spalla su cui piangere! Possibile che proprio Tenpou non
ci arrivasse?
Il generale dai capelli
scuri si fermò per un istante, guardando tristemente verso la ragazza e Gojuin,
ormai lontani: “Maya deve fare chiarezza su quello che vuole, Kenren… e, ora
come ora, non siamo noi quelli che possono aiutarla…” sussurrò alla fine, e
riprese ad allontanarsi lungo il corridoio silenzioso.
Il desiderio di andarsene
da quel banchetto era stato così grande che solo dopo qualche minuto Maya aveva
cominciato a chiedersi che cosa avesse in mente Gojuin. Le aveva detto di
seguirlo, d’accordo, ma dove? Che cosa voleva fare? La ragazza continuava a
camminare in silenzio, andando dietro al passo tranquillo e deciso del suo
generale: sembrava che lui sapesse bene dove portarla. E, per quanto la
riguardava, cominciava a sospettare quale fosse l’obiettivo del suo comandante.
Maya sospirò: l’episodio di
prima l’aveva molto turbata, e l’unica cosa che avrebbe voluto fare era quella
di starsene un po’ da sola a riflettere. Non avrebbe avuto la forza di
affrontare altre emozioni… non voleva affrontarle, perché sapeva non ce
l’avrebbe fatta a resistere ancora a lungo alle lacrime. Da quando si era
arruolata si era ripromessa di non cedere mai alle debolezze, di mostrarsi
sempre coraggiosa e decisa… ma in quel momento era così stanca di essere forte…
Quando uscirono fuori dal
palazzo, nei giardini, il sole splendeva così forte da accecarla: non si
ricordava che fosse una così bella giornata… quando era uscita, quella mattina,
era ancora molto presto. E, durante la simulazione, era tanto presa da altre
cose da non accorgersi nemmeno del tempo. Ma ora, seguendo Gojuin attraverso i
giardini, si stupì di quanto lo spettacolo che era sotto ai suoi occhi la
facesse star bene. Le stanze del palazzo erano fredde almeno quanto il cuore di
chi le abitava; ma l’aria, all’esterno, era così calda… era come se il suo
sangue, congelatolesi in quella sala, si fosse finalmente sciolto nel suo
corpo. E poi c’era un silenzio che le riempiva il cuore di pace. Un silenzio
completamente diverso da quello dei corridoi del palazzo, che pareva gelido e
minaccioso. Che Gojuin avesse scelto apposta di portarla lì per sollevarla?
Quel cambio radicale
l’aveva così intontita che per poco non si accorse che Gojuin si era fermato.
Si sedette, appoggiandosi al tronco di un albero: “Adesso è arrivato il momento
di scoprire le carte per entrambi.” disse, guardandola fermamente con i suoi
occhi rossi. Erano anni che lo conosceva, ma in tutto quel tempo Maya non aveva
ancora imparato a riconoscere quando quegli occhi la stessero guardando
benevoli o meno… e questo non faceva che aumentare la sua agitazione. Esitò un
istante, tentata di fuggire: messa davanti alla verità, sarebbe stata in grado
di sopportarla? Di quello non era sicura, ma di un’altra cosa sì: che anche se
fosse scappata quella volta, il momento del chiarimento sarebbe comunque venuto
per lei. Tanto valeva affrontarlo ora.
“Sì…” rispose alla fine,
sedendosi accanto al generale.
Passarono pochi ma
lunghissimi attimi prima che Gojuin si decidesse a iniziare il suo discorso:
“Il rapporto tra un generale e i suoi ufficiali dovrebbe essere di totale fiducia
reciproca. Ma, ultimamente, questa fiducia tra di noi è venuta a mancare.”. Il
generale fece una brevissima pausa, e poi aggiunse: “Da entrambe le parti.”
Maya abbassò lo sguardo:
“Sì.” confermò a capo chino. Era vero. Aveva sempre considerato la faccenda
solo dal suo punto di vista: si era sentita quasi tradita quando Gojuin aveva
modificato la strategia, quella mattina, cambiandole il ruolo… ma in effetti,
la prima a dubitare dell’altro era stata lei. Quando Li Touten aveva cominciato
a mettere in giro calunnie sul suo conto, Maya aveva immediatamente cominciato
a sospettare che Gojuin ci avesse creduto. Se avesse avuto veramente fiducia in
lui, questi dubbi non l’avrebbero nemmeno sfiorata.
“Come ho già detto prima,
Maya, non ti ho dato la carica che ricopri per caso. Io ti ho sempre
considerato una collaboratrice insostituibile. Ma oggi…” continuò il generale,
tenendo lo sguardo fisso lontano, “…oggi io ho temuto che tu non mi aiutassi
come al solito. Perché dall’altra parte c’era Kenren… e soprattutto c’era
Tenpou.”
Di nuovo Gojuin si fermò:
sembrava che anche a lui pesasse ammettere quelle cose. Maya sentì che di nuovo
un nodo cominciava a stringerle la gola: non avrebbe mai pensato di contare
così tanto per lui.
“Mi rendo conto ora di
quanto abbia sbagliato, ma prima ero troppo divorato dal dubbio, e non ho
resistito al sospetto. Invece tu mi hai dato una lezione. Io non mi ero fidato
di te… ma tu hai combattuto in modo eccellente, sotto ogni punto di vista.
Anche se posso immaginare quanto ti sia pesato.”. Il generale si alzò in piedi
e fece qualche passo in avanti, dando le spalle alla ragazza, ancora seduta sul
tronco.
“In quel momento, quando
Tenpou stava per puntarmi la spada contro e ti ho vista arrivare alle sue
spalle, anche pensando di venire sconfitto da lui, non so perché… ma non mi
sentivo più né triste, né amareggiato. E allora ho capito che non avevo
sbagliato a valutarti degna del grado che ricopri, Maya.” Ruotò appena la
testa, in modo da poterla guardare, e poi continuò con un tono gentile che lei
non gli aveva mai sentito usare: “Tu hai superato di gran lunga le mie
aspettative.”
Gojuin si voltò
completamente verso la ragazza: “Quindi ora voglio essere onesto con te, almeno
quanto tu lo sei stata con me…”. Con pochi passi ricoprì la breve distanza che
li separava, e si inginocchiò davanti a lei in modo da poterla guardare dritta
negli occhi: “ Adesso rispondimi sinceramente. ” continuò, “ Qualunque sarà la
tua risposta, ti prometto non solo che non ti ostacolerò, ma che ti appoggerò con
tutte le mie forze. Dimmi sinceramente… sotto a quale generale vuoi veramente
servire… e io ti lascerò libera di farlo.”
Una lacrima cominciò a
scivolare sulla guancia della ragazza: ormai i suoi occhi non le rispondevano
più. Erano talmente colmi di lacrime che cominciavano a traboccare. Maya non si
era mai sentita tanto strana: era come se tristezza e felicità si fossero fuse
in un unico sentimento, e che questo strano miscuglio le avesse riempito
l’anima. Tentando di riprendersi, si asciugò la guancia col dorso di una mano:
“Io…vorrei pensarci… ancora un po’…” rispose con voce rotta, sforzandosi di
superare il nodo che ancora le stringeva la gola.
Gojuin sembrò trasalire per
un istante brevissimo; era come se le sue parole l’avessero sorpreso.
Immediatamente, però, riassunse la solita espressione imperturbabile.
Sospirando leggermente, si rialzò e le disse: “Va bene. Quando riterrai di
averci pensato abbastanza, vienimi a dare la tua risposta.”
Detto questo si voltò e si
allontanò, scomparendo dopo poco alla sua vista.
Maya rimase qualche minuto
ancora seduta su quel tronco d’albero. Finalmente era sola, e poteva concedersi
quel pianto che aveva trattenuto tanto a lungo. Quelle lacrime erano per le
calunnie di Li Touten, per il difficile rapporto con Tenpou e Kenren, per la
fatica della simulazione… e ora, anche per le parole di Gojuin. Le bastò poco
per sentirsi meglio: alla fine si asciugò per bene gli occhi e sospirò. Adesso
che si era sfogata, anche il suo cuore era più leggero. E soprattutto il discorso
che le aveva fatto il suo generale le aveva dato una grande forza. Maya si alzò
in piedi e, barcollando un po’, si incamminò verso casa sua. Ora doveva
scegliere la sua strada. E doveva fare la scelta giusta.
Tenpou richiuse per
l’ennesima volta il libro che si era scelto, e si alzò dal tavolo per cercarne
un altro. Era insofferente. Da quando se n’erano andati dal banchetto, lui e
Kenren erano rimasti nel suo studio; aveva pensato che dedicarsi alle sue
ricerche l’avrebbe distratto, ma in realtà si stava comportando come un’anima
in pena. Si fermò davanti ad uno scaffale, scorrendo i vari titoli e passando
la mano sui dorsini… estrasse un volume, lo guardò bene, fece per portarselo
via, ma poi cambiò idea. Con un sorriso amaro, lo rimise a posto: era inutile…
qualunque tomo si fosse portato dietro, non sarebbe riuscito a leggerlo. Per
quanto si sforzasse, la sua mente rifiutava di concentrarsi. I suoi pensieri
erano tutti rivolti verso una sola persona. E finché non avesse saputo che cosa
ne era di lei, non sarebbe riuscito a combinare nulla.
Kenren, sollevando una
pesante pila di libri, guardò preoccupato verso l’amico. Fece pochi passi e
scaricò il carico di sapienza in un cartone, piegandosi poi per imballarlo per
bene. Non c’era niente di meglio che un po’ di esercizio fisico per evitare di
pensare troppo, e riordinare lo studio di Tenpou senz’altro un esercizio niente
male…
Improvvisamente si
sentirono alcuni colpetti alla porta; Tenpou sussultò.
“Avanti!” si affrettò a
rispondere, dirigendosi in fretta verso la porta.
“Buongiorno, Tenchan!” lo
salutò Goku, facendo irruzione nella stanza. Dietro di lui, Kazue sorrise in
segno di saluto, entrando a sua volta nello studio.
“Ah… Goku!” balbettò
Tenpou, cercando di non mostrare la sua delusione, “… sei tu…”
“Sì! Ehy, ma ci sei anche
tu, Kenren!” cinguettò il bambino, correndo verso l’altro ragazzo, ancora chino
sui cartoni, “Stai ancora riordinando libri? Ma quanti ce ne sono qui dentro?”
“Ah… troppi!” scherzò
Kenren, massaggiandosi la schiena. Forse era una fortuna che quei due fossero
arrivati a interrompere quella situazione di stasi: magari le chiacchiere di
Goku avrebbero potuto distrarre Tenpou… e chissà, forse Kazue sarebbe perfino
riuscita a convincerlo ad uscire di lì e a farsi un giro. Poteva capire quanto
l’amico fosse in pensiero per Maya: anche lui lo era. Ma tormentarsi a quel
modo non poteva fargli altro che male.
Kazue si avvicinò
timidamente al gruppetto: “Eravamo venuti a chiedervi di raccontarci com’è
andata la simulazione!” spiegò, “Da quello che ho sentito, vi siete presi una
bella batosta, eh?”
“Già…” rispose Tenpou, “…e
proprio ad un passo dalla vittoria…”
“Ehy, non guardare me! Mi
sono perfino fatto sfigurare per difenderti!” protestò Kenren con una risata,
alludendo al cerotto che copriva la piccola ferita sopra al sopracciglio.
“Cavolo! Chi te l’ha fatto,
Kenren?” gli domandò Goku, facendo tanto d’occhi.
Kenren esitò un istante: a
quanto pareva era proprio destino che il discorso cadesse su di lei…
“È stata Maya…” disse
semplicemente alla fine.
“Già, a proposito, dov’è
Maya? Pensavo di trovarla qui!” replicò Kazue.
“Lei ha… dovuto chiarire
delle cose con Gojuin…” spiegò Tenpou, tornando ad occuparsi dei suoi libri.
Kazue notò una certa
tensione nell’aria: “Ah…” commentò, “Non lo sapevo…”
“Kenren! Tenchan! Venite
anche voi a fare un giro? Dai, dai! È da tanto che non giochiamo più insieme!”
esclamò Goku, cominciando a saltellare ora verso uno, ora verso l’altro, nel
tentativo di convincerli.
“Scusa, Goku… ma oggi sono
davvero molto impegnato…” si giustificò Tenpou, sorridendo appena. Kenren lo
guardò e poi, sospirando, rispose a sua volta: “Anch’io per stavolta passo!
Come vedi, mi sono imbarcato in un’impresa non da poco! Anzi, perché non resti
anche tu, eh? Così mi dai una mano!”
Goku lanciò una rapida
occhiata al mucchio di libri che stava alle spalle del giovane e poi,
candidamente, gli rispose: “Non ci penso nemmeno!”
“Cosa? Ma ti sembra il modo
di rispondere?” protestò l’altro, divertito dall’uscita del piccolo.
Il ragazzino scoppiò a
ridere, e poi corse verso Kazue, cominciando a tirarla per la mano: “Dai,
Kazue, andiamo noi due, allora!”
“Ehm… allora ci vediamo la
prossima volta…” balbettò lei, salutando i due generali prima di essere
definitivamente trascinata fuori dalla furia del bimbetto.
“Kazue! Aspetta!” la chiamò
Tenpou all’improvviso. Il tono che aveva usato era tanto serio che la ragazza
si fermò di botto: “Sì?” gli chiese sulla soglia.
Il dio si voltò verso di
lei. I suoi occhi verdi sembravano carichi di una grandissima preoccupazione:
“Potresti… potresti andare a cercare Maya?”
Kazue lo fissò per un
istante senza riuscire a capire: “Certo… ma… perché me lo chiedi? È successo
qualcosa?”
“Non lo so…” rispose lui,
“È per questo che te lo chiedo. Ti prego… tu sei la persona migliore, per lei,
in questo momento.”
La ragazza guardò
interrogativamente sia lui che Kenren: perché tutta quella tensione? Alla fine,
chinò il capo sorridendo e, con tono rassicurante, fece: “D’accordo. Ci vado
subito.”
“Quando Tenpou mi ha
pregato di venirti a cercare, credevo di trovarti a un passo dal suicidio,
tanto era preoccupato!” scherzò Kazue, sedendosi accanto all’amica.
“È stato gentile a
chiederti di venire. Ma ormai il peggio l’ho già superato! Ho avuto tutto il
tempo di riprendermi!” sorrise Maya, “Mi dispiace per te… ti sei persa lo
spettacolo di vedermi piangere! E non credo sarà una performance che ripeterò
tanto presto!”
“Te lo auguro!” disse
l’altra, ridendo.
Maya sospirò, cominciando a
giocherellare con le mani. Kazue sorrise: “Allora? Parla, avanti! Tanto lo so
che muori dalla voglia di raccontarmi!”
“Ah sì, e da cosa l’hai
capito?” si finse offesa l’altra.
“Sei troppo nervosa… non
fai che torcerti le mani, toccarti i capelli… prima mi hai chiesto per la
quinta volta se volevo qualcosa da bere…” rispose la ragazza, ridacchiando;
poi, tornando seria, riprese: “Io sono pronta ad ascoltarti, se vuoi parlare…”
Maya, tenendo lo sguardo
basso, sorrise annuendo. Ci aveva pensato a lungo, ed era arrivata alla sua
decisione: ora avrebbe saputo se anche per Kazue la sua scelta era stata buona
o meno.
“Gojuin mi ha fatto un
discorso molto bello. Mi ha detto per la prima volta da quando lo conosco
quanta stima abbia di me, e quanto gli sia dispiaciuto aver dato retta alle
insinuazioni di Li Touten. Questo mi ha fatto molto piacere. Mi ha dato una
grande forza…” iniziò, con voce tranquilla.
“E poi?” la incalzò
l’altra, intuendo che ci fosse dell’altro.
“E poi mi ha fatto una
proposta.” continuò Maya, appoggiandosi meglio allo schienale della poltrona,
“Una proposta che mi ha messo molto in difficoltà, se devo essere sincera.”
“Quale?”
“Mi ha chiesto sotto quale
generale avrei voluto servire. E mi ha detto che qualunque fosse stata la mia
risposta, lui l’avrebbe rispettata, e avrebbe fatto di tutto per
accontentarmi.”
Kazue si protese verso
l’amica, quasi trattenendo il fiato: “E tu… cosa hai risposto?”
Lei le sorrise: “Gli ho
chiesto un po’ di tempo per pensarci su…”
La faccia che fece l’altra
ragazza fu tale che Maya non riuscì a evitare di mettersi a ridere.
“Come sarebbe a dire che
dovevi pensarci su?” le chiese allibita Kazue.
“Ma era vero! Non avrei
saputo cosa rispondere!” si giustificò l’altra.
“Ma… Maya! Stai scherzando
o cosa?” protestò la prima, “E Tenpou?”
La ragazza sospirò: “Sì… lo
so… non avrei dovuto pensarci nemmeno un secondo, vero?”
“Beh… io intendevo dire
che… mi hai stupito…” fece Kazue, cercando di spiegarsi, “Insomma… so che tieni
in grande considerazione Gojuin, ma… tu e Tenpou…”
Maya arrossì: “Non c’è
niente tra di noi…”
L’altra ragazza incrociò le
braccia, guardandola con aria di rimprovero: “Ma a chi la vuoi dare a bere, eh,
Maya?” disse, “Si vede lontano un miglio che tutti e due vi piacete da morire…”
“Ho paura che si veda anche
troppo bene…” sospirò lei, raccontandole delle voci che Li Touten aveva
raccontato di avere sentito. “Tu lo sapevi vero?” chiese alla fine all’amica.
“Sì…” ammise lei, “Ma non
mi sembrava il caso di dirtelo. Anche perché sapevo che non erano vere. E che
comunque non avresti cambiato nulla della tua vita…”
Le due ragazze si sorrisero
a vicenda, e poi rimasero in silenzio a guardare fuori dalla finestra. Dopo
qualche minuto, Kazue interruppe quella lunghissima pausa: “Ebbene?”
“Cosa?” chiese Maya.
“Hai riflettuto?” continuò
la prima.
“Sì.”
“E cosa hai scoperto?”
Maya si sistemò meglio
sulla poltrona e poi, con aria falsamente sostenuta, rispose: “Hai un bel
coraggio a chiedermi di dirti certe cose, visto che tu a me non hai raccontato
un bel niente!”
Kazue la fissò spiazzata:
“Niente di cosa?”
Maya la guardò sorpresa:
“Come di cosa? Ti te e di Konzen!”
Solo a sentir pronunciare
il nome del dio, Kazue si fece di fiamma: che cosa ne sapeva Maya di loro due?
“Credevo che fossimo
amiche!” continuò quella, fingendosi offesa.
“Ma… ma tu come lo sai?”
riuscì a balbettare, senza riuscire a guardare l’altra negli occhi.
“Stai scherzando?” continuò
candidamente lei, “Lo sanno tutti!”
Flash back
“Ehi… Goku!” fece Maya,
vedendo il piccoletto a poca distanza da lei, “Goku!”. Solo dopo qualche
istante il bambino sollevò il capo e guardò nella sua direzione; “Maya…
Tenchan, fratellino Ken!” esclamò, contento di vedere i suoi amici.
“Sei pensieroso o sbaglio?”
domandò Tenpou, avendo notato l’espressione che Goku aveva dipinta in volto
fino a qualche istante prima.
Il bambino guardò i tre
adulti, perplesso: Konzen aveva minacciato che, se non avesse tenuto la bocca
chiusa, le avrebbe prese anche per tutte le altre volte in cui non era stato
punito… però… come poteva tacere una cosa tanto importante ai suoi amici?
Inoltre, proprio perché erano anche amici di Konzen, avevano il diritto di
sapere!
“Che cos’è esattamente un
matrimonio?” esordì, suscitando lo stupore dei tre militari.
“Scusa?” fece Maya,
pensando di non aver capito.
Dal canto proprio, Kenren
si mise a ridere, mentre Tenpou rimaneva a guardare il bambino, non poco
perplesso.
“Eheheh… cos’è il
matrimonio? Te lo dico io cos’è! La fine di ogni libertà individuale!” commentò
ironicamente il moro, ignorando che per Goku quelle parole avevano ancora meno
significato.
Maya non poté non lanciare
all’amico un’occhiata divertita: sotto un certo aspetto, Kenren aveva ragione
da vendere, ma forse quello dipendeva dal fatto che non aveva ancora incontrato
la persona giusta…
“Scusa, ma continuo a non
capire…” protestò il bambino.
“Perché lo vuoi sapere?”
chiese a quel punto la ragazza, intuendo che forse Goku doveva aver sentito il
discorso di qualche adulto.
“Beh… ecco… mi promettete
di non dirlo?” mormorò il piccolo, titubante. Le minacce di Konzen gli
ronzavano ancora nelle orecchie.
“Dire cosa?” ribatté
Kenren, sempre più curioso.
“Avanti, Kenren… lascialo
parlare in pace!” s’intromise Tenpou, il quale celava la propria curiosità
molto meglio degli altri due compagni.
“Io… non dovrei dirlo a
nessuno! Konzen non vuole che si sappia!” affermò Goku.
“Ah, beh… se si tratta di
Konzen, direi che sei completamente esonerato dal mantenere una simile
promessa!” affermò il moretto, con sarcasmo, “Non mi perderei un pettegolezzo
su di lui neanche per tutto il sakè del mondo!”.
“Kenren! Non ti facevo una
vecchia comare!” lo pizzicò Maya, divertita.
“Ma che vecchia comare! Qui
si tratta di un po’ di sano divertimento! Inoltre, se Konzen non vuole che si
sappia, molto probabilmente lo sa già tutto il palazzo… figurati se quella
indiscreta di Kanzeon Bosatzu non lo ha già spifferato ai quattro venti!”
commentò il generale scatenato.
A quella constatazione gli
altri due non poterono obiettare nulla, infatti le cose stavano proprio come
Kenren aveva appena detto: se Kanzeon Bosatzu era a conoscenza del segreto di
cui Goku non doveva parlare, allora…
“Allora… Goku, ti decidi a
parlare o devo andare direttamente a chiederlo al tuo tutore?” minacciò
scherzosamente il Kenren.
“Hai parlato di matrimonio…
vero?” rammentò Tenpou, pensieroso, “In effetti, ricordo come già altre volte
in passato abbiano cercato di convincere Konzen a prendere moglie… ovviamente
con scarsi risultati!”.
“E chi se lo sposerebbe mai
uno così? A meno che la donna in questione non abbia tendenze masochiste!”
blaterò Kenren, trattenendosi a stento dal ridere.
“Non è vero!” s’intromise a
quel punto Goku, con un tono talmente imperioso da stupire i tre adulti, “Non
parlare male di Konzen! E poi Kazue non è… ma che cosa vuole dire masochista?”.
Nel sentire il nome di
Kazue, Kenren sembrò pietrificarsi per un istante, quanto bastava ai suoi
neuroni per collegare il nome alla persona; poi riprese a ridere anche più
fragorosamente, mentre Tenpou e Maya si guardavano con intesa. In effetti,
avevano notato come quei due si trovassero sempre insieme in quelle ultime
settimane e Tenpou conosceva abbastanza bene Konzen da poter giurare che quel
comportamento non era dovuto solo alle richieste di Goku.
“Kazue?! Kazue e quel pezzo
di pesce congelato di Konzen?? Ma sei sicuro che stiamo parlando della stessa donna?”
domandò Kenren, tenendosi la pancia a furia di ridere e con le lacrime agli
occhi. Goku lo guardò in tralice: perché doveva comportarsi in quel modo? E
poi, che cosa c’era tanto da ridere?
“Incredibile! La spigolosa
e l’orso… insieme! Eheheh, questa si che è una bella sorpresa!
Gwahahahahahahah!” continuò quello, dimentico della presenza dei compagni e
dell’espressione sempre più accigliata di Goku.
“Smettila di ridere!”
protestò il piccolo, pestando il piede del generale con forza.
“Ehi! Stupida scimmia! Mi
hai fatto male! Razza di…. Se ti prendo ti faccio arrosto!” inveì quello,
tenendosi il piede infortunato e saltellando su quello sano in una improbabile
performance.
Dal canto suo, il bimbetto
andò subito a rifugiarsi tra Tenpou e Maya, che intanto osservavano la scena
divertiti.
“Senti, Maya… ma allora, me
lo spieghi che cos’è il matrimonio? E perché secondo te Konzen non vuole dirlo?
È così terribile?”.
“Beh… vedi Goku… credo che
Konzen non voglia che si sappia perché è una persona riservata… quanto al
matrimonio, è una bella cosa se accanto a te c’è la persona a cui vuoi bene, la
persona che ami.” Spiegò la ragazza, tenendo accuratamente gli occhi sul
bambino per evitare d’incontrare lo sguardo di Tenpou.
“Ah… ma tu dici che Konzen
vuole bene a Kazue? Sai… io non lo so, perché oggi, quando ero nel giardino con
Kanzeon loro erano lì e stavano facendo una cosa che non ho capito… allora l’ho
chiesto alla zia di Konzen e lei mi ha detto che potevamo chiederlo a lui! Così
siamo andati vicino a loro, ma quando Kazue ci ha visti è diventata tutta rossa
ed è scappata via e Konzen si è arrabbiato!”.
Sentendo quella spiegazione
così ingarbugliata, i tre adulti si guardarono perplessi: Kenren riprese a
ridere fragorosamente, dimenticandosi del suo piede; Maya e Tenpou rimasero
senza parole.
“Allora?” fece il bambino,
riportando l’attenzione di tutti su di lui.
“Beh… se vuoi che ti dica
come la vedo io… penso che tu non abbia nulla di cui preoccuparti. Konzen non è
certo il tipo di persona che si sposerebbe così su due piedi!” fece notare
Maya, “Inoltre, sono più che certa che quei due si vogliano molto bene! Non hai
nulla di cui preoccuparti, Goku!”.
“E’ vero!” confermò Tenpou,
sorridendogli, “E penso che il nostro caro Konzen la finirà di essere sempre
così melodrammatico! Vedrai che Kazue saprà ammorbidirlo!”.
“Tu che ne dici… Kenren?”
domandò Maya, notando come il dio avesse smesso di ridere.
“Che ne dico? Beh, ragazzi…” cominciò lui, circondando con le braccia le spalle dei due amici, “Dico che qui bisogna festeggiare!” fece, strizzando l’occhiolino in segno di complicità.