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Autore: Xiyouji    25/09/2004    1 recensioni
La fan fiction è stata composta cercando di rimanere aderenti il più possibile al manga di Kazuya Minekura. Ogni riferimento non meglio chiarito andrà dunque ricercato all'interno della storia originale! leggete e commentate!
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 14

CAPITOLO 14

 

 

Appena usciti dalla stanza, Kenren e Tenpou si sentirono come se si fossero levati di dosso un macigno. Perfino l’aria sembrava opprimente all’interno di quella sala. Richiusero la porta e sospirarono: che razza di guerra era cominciata… Poco più avanti di loro, Maya e Gojuin si stavano allontanando. Kenren, d’istinto, si mosse per inseguire l’amica: dopo il fango che le aveva tirato addosso Li Touten, avrebbe senz’altro avuto bisogno di sfogarsi… Aveva fatto appena un passo, quando Tenpou lo fermò con un braccio. Kenren si voltò verso di lui allibito: “Ma… che fai?”

Tenpou non alzò lo sguardo dal pavimento: poche altre volte l’amico l’aveva visto tanto serio e tirato. Rimettendosi le mani in tasca, si voltò e cominciò a camminare nella direzione opposta a quella che avevano preso gli altri due.

“Noi andiamo di qua…” disse solamente.

“E Maya?” protestò Kenren, seguendolo titubante. La voleva lasciare così nel suo brodo? Era chiaro che aveva bisogno di una spalla su cui piangere! Possibile che proprio Tenpou non ci arrivasse?

Il generale dai capelli scuri si fermò per un istante, guardando tristemente verso la ragazza e Gojuin, ormai lontani: “Maya deve fare chiarezza su quello che vuole, Kenren… e, ora come ora, non siamo noi quelli che possono aiutarla…” sussurrò alla fine, e riprese ad allontanarsi lungo il corridoio silenzioso.

 

Il desiderio di andarsene da quel banchetto era stato così grande che solo dopo qualche minuto Maya aveva cominciato a chiedersi che cosa avesse in mente Gojuin. Le aveva detto di seguirlo, d’accordo, ma dove? Che cosa voleva fare? La ragazza continuava a camminare in silenzio, andando dietro al passo tranquillo e deciso del suo generale: sembrava che lui sapesse bene dove portarla. E, per quanto la riguardava, cominciava a sospettare quale fosse l’obiettivo del suo comandante.

Maya sospirò: l’episodio di prima l’aveva molto turbata, e l’unica cosa che avrebbe voluto fare era quella di starsene un po’ da sola a riflettere. Non avrebbe avuto la forza di affrontare altre emozioni… non voleva affrontarle, perché sapeva non ce l’avrebbe fatta a resistere ancora a lungo alle lacrime. Da quando si era arruolata si era ripromessa di non cedere mai alle debolezze, di mostrarsi sempre coraggiosa e decisa… ma in quel momento era così stanca di essere forte…

Quando uscirono fuori dal palazzo, nei giardini, il sole splendeva così forte da accecarla: non si ricordava che fosse una così bella giornata… quando era uscita, quella mattina, era ancora molto presto. E, durante la simulazione, era tanto presa da altre cose da non accorgersi nemmeno del tempo. Ma ora, seguendo Gojuin attraverso i giardini, si stupì di quanto lo spettacolo che era sotto ai suoi occhi la facesse star bene. Le stanze del palazzo erano fredde almeno quanto il cuore di chi le abitava; ma l’aria, all’esterno, era così calda… era come se il suo sangue, congelatolesi in quella sala, si fosse finalmente sciolto nel suo corpo. E poi c’era un silenzio che le riempiva il cuore di pace. Un silenzio completamente diverso da quello dei corridoi del palazzo, che pareva gelido e minaccioso. Che Gojuin avesse scelto apposta di portarla lì per sollevarla?

Quel cambio radicale l’aveva così intontita che per poco non si accorse che Gojuin si era fermato. Si sedette, appoggiandosi al tronco di un albero: “Adesso è arrivato il momento di scoprire le carte per entrambi.” disse, guardandola fermamente con i suoi occhi rossi. Erano anni che lo conosceva, ma in tutto quel tempo Maya non aveva ancora imparato a riconoscere quando quegli occhi la stessero guardando benevoli o meno… e questo non faceva che aumentare la sua agitazione. Esitò un istante, tentata di fuggire: messa davanti alla verità, sarebbe stata in grado di sopportarla? Di quello non era sicura, ma di un’altra cosa sì: che anche se fosse scappata quella volta, il momento del chiarimento sarebbe comunque venuto per lei. Tanto valeva affrontarlo ora.

“Sì…” rispose alla fine, sedendosi accanto al generale.

Passarono pochi ma lunghissimi attimi prima che Gojuin si decidesse a iniziare il suo discorso: “Il rapporto tra un generale e i suoi ufficiali dovrebbe essere di totale fiducia reciproca. Ma, ultimamente, questa fiducia tra di noi è venuta a mancare.”. Il generale fece una brevissima pausa, e poi aggiunse: “Da entrambe le parti.”

Maya abbassò lo sguardo: “Sì.” confermò a capo chino. Era vero. Aveva sempre considerato la faccenda solo dal suo punto di vista: si era sentita quasi tradita quando Gojuin aveva modificato la strategia, quella mattina, cambiandole il ruolo… ma in effetti, la prima a dubitare dell’altro era stata lei. Quando Li Touten aveva cominciato a mettere in giro calunnie sul suo conto, Maya aveva immediatamente cominciato a sospettare che Gojuin ci avesse creduto. Se avesse avuto veramente fiducia in lui, questi dubbi non l’avrebbero nemmeno sfiorata.

“Come ho già detto prima, Maya, non ti ho dato la carica che ricopri per caso. Io ti ho sempre considerato una collaboratrice insostituibile. Ma oggi…” continuò il generale, tenendo lo sguardo fisso lontano, “…oggi io ho temuto che tu non mi aiutassi come al solito. Perché dall’altra parte c’era Kenren… e soprattutto c’era Tenpou.”

Di nuovo Gojuin si fermò: sembrava che anche a lui pesasse ammettere quelle cose. Maya sentì che di nuovo un nodo cominciava a stringerle la gola: non avrebbe mai pensato di contare così tanto per lui.

“Mi rendo conto ora di quanto abbia sbagliato, ma prima ero troppo divorato dal dubbio, e non ho resistito al sospetto. Invece tu mi hai dato una lezione. Io non mi ero fidato di te… ma tu hai combattuto in modo eccellente, sotto ogni punto di vista. Anche se posso immaginare quanto ti sia pesato.”. Il generale si alzò in piedi e fece qualche passo in avanti, dando le spalle alla ragazza, ancora seduta sul tronco.

“In quel momento, quando Tenpou stava per puntarmi la spada contro e ti ho vista arrivare alle sue spalle, anche pensando di venire sconfitto da lui, non so perché… ma non mi sentivo più né triste, né amareggiato. E allora ho capito che non avevo sbagliato a valutarti degna del grado che ricopri, Maya.” Ruotò appena la testa, in modo da poterla guardare, e poi continuò con un tono gentile che lei non gli aveva mai sentito usare: “Tu hai superato di gran lunga le mie aspettative.”

Gojuin si voltò completamente verso la ragazza: “Quindi ora voglio essere onesto con te, almeno quanto tu lo sei stata con me…”. Con pochi passi ricoprì la breve distanza che li separava, e si inginocchiò davanti a lei in modo da poterla guardare dritta negli occhi: “ Adesso rispondimi sinceramente. ” continuò, “ Qualunque sarà la tua risposta, ti prometto non solo che non ti ostacolerò, ma che ti appoggerò con tutte le mie forze. Dimmi sinceramente… sotto a quale generale vuoi veramente servire… e io ti lascerò libera di farlo.”

Una lacrima cominciò a scivolare sulla guancia della ragazza: ormai i suoi occhi non le rispondevano più. Erano talmente colmi di lacrime che cominciavano a traboccare. Maya non si era mai sentita tanto strana: era come se tristezza e felicità si fossero fuse in un unico sentimento, e che questo strano miscuglio le avesse riempito l’anima. Tentando di riprendersi, si asciugò la guancia col dorso di una mano: “Io…vorrei pensarci… ancora un po’…” rispose con voce rotta, sforzandosi di superare il nodo che ancora le stringeva la gola.

Gojuin sembrò trasalire per un istante brevissimo; era come se le sue parole l’avessero sorpreso. Immediatamente, però, riassunse la solita espressione imperturbabile. Sospirando leggermente, si rialzò e le disse: “Va bene. Quando riterrai di averci pensato abbastanza, vienimi a dare la tua risposta.”

Detto questo si voltò e si allontanò, scomparendo dopo poco alla sua vista.

Maya rimase qualche minuto ancora seduta su quel tronco d’albero. Finalmente era sola, e poteva concedersi quel pianto che aveva trattenuto tanto a lungo. Quelle lacrime erano per le calunnie di Li Touten, per il difficile rapporto con Tenpou e Kenren, per la fatica della simulazione… e ora, anche per le parole di Gojuin. Le bastò poco per sentirsi meglio: alla fine si asciugò per bene gli occhi e sospirò. Adesso che si era sfogata, anche il suo cuore era più leggero. E soprattutto il discorso che le aveva fatto il suo generale le aveva dato una grande forza. Maya si alzò in piedi e, barcollando un po’, si incamminò verso casa sua. Ora doveva scegliere la sua strada. E doveva fare la scelta giusta.

 

Tenpou richiuse per l’ennesima volta il libro che si era scelto, e si alzò dal tavolo per cercarne un altro. Era insofferente. Da quando se n’erano andati dal banchetto, lui e Kenren erano rimasti nel suo studio; aveva pensato che dedicarsi alle sue ricerche l’avrebbe distratto, ma in realtà si stava comportando come un’anima in pena. Si fermò davanti ad uno scaffale, scorrendo i vari titoli e passando la mano sui dorsini… estrasse un volume, lo guardò bene, fece per portarselo via, ma poi cambiò idea. Con un sorriso amaro, lo rimise a posto: era inutile… qualunque tomo si fosse portato dietro, non sarebbe riuscito a leggerlo. Per quanto si sforzasse, la sua mente rifiutava di concentrarsi. I suoi pensieri erano tutti rivolti verso una sola persona. E finché non avesse saputo che cosa ne era di lei, non sarebbe riuscito a combinare nulla.

Kenren, sollevando una pesante pila di libri, guardò preoccupato verso l’amico. Fece pochi passi e scaricò il carico di sapienza in un cartone, piegandosi poi per imballarlo per bene. Non c’era niente di meglio che un po’ di esercizio fisico per evitare di pensare troppo, e riordinare lo studio di Tenpou senz’altro un esercizio niente male…

Improvvisamente si sentirono alcuni colpetti alla porta; Tenpou sussultò.

“Avanti!” si affrettò a rispondere, dirigendosi in fretta verso la porta.

“Buongiorno, Tenchan!” lo salutò Goku, facendo irruzione nella stanza. Dietro di lui, Kazue sorrise in segno di saluto, entrando a sua volta nello studio.

“Ah… Goku!” balbettò Tenpou, cercando di non mostrare la sua delusione, “… sei tu…”

“Sì! Ehy, ma ci sei anche tu, Kenren!” cinguettò il bambino, correndo verso l’altro ragazzo, ancora chino sui cartoni, “Stai ancora riordinando libri? Ma quanti ce ne sono qui dentro?”

“Ah… troppi!” scherzò Kenren, massaggiandosi la schiena. Forse era una fortuna che quei due fossero arrivati a interrompere quella situazione di stasi: magari le chiacchiere di Goku avrebbero potuto distrarre Tenpou… e chissà, forse Kazue sarebbe perfino riuscita a convincerlo ad uscire di lì e a farsi un giro. Poteva capire quanto l’amico fosse in pensiero per Maya: anche lui lo era. Ma tormentarsi a quel modo non poteva fargli altro che male.

Kazue si avvicinò timidamente al gruppetto: “Eravamo venuti a chiedervi di raccontarci com’è andata la simulazione!” spiegò, “Da quello che ho sentito, vi siete presi una bella batosta, eh?”

“Già…” rispose Tenpou, “…e proprio ad un passo dalla vittoria…”

“Ehy, non guardare me! Mi sono perfino fatto sfigurare per difenderti!” protestò Kenren con una risata, alludendo al cerotto che copriva la piccola ferita sopra al sopracciglio.

“Cavolo! Chi te l’ha fatto, Kenren?” gli domandò Goku, facendo tanto d’occhi.

Kenren esitò un istante: a quanto pareva era proprio destino che il discorso cadesse su di lei…

“È stata Maya…” disse semplicemente alla fine.

“Già, a proposito, dov’è Maya? Pensavo di trovarla qui!” replicò Kazue.

“Lei ha… dovuto chiarire delle cose con Gojuin…” spiegò Tenpou, tornando ad occuparsi dei suoi libri.

Kazue notò una certa tensione nell’aria: “Ah…” commentò, “Non lo sapevo…”

“Kenren! Tenchan! Venite anche voi a fare un giro? Dai, dai! È da tanto che non giochiamo più insieme!” esclamò Goku, cominciando a saltellare ora verso uno, ora verso l’altro, nel tentativo di convincerli.

“Scusa, Goku… ma oggi sono davvero molto impegnato…” si giustificò Tenpou, sorridendo appena. Kenren lo guardò e poi, sospirando, rispose a sua volta: “Anch’io per stavolta passo! Come vedi, mi sono imbarcato in un’impresa non da poco! Anzi, perché non resti anche tu, eh? Così mi dai una mano!”

Goku lanciò una rapida occhiata al mucchio di libri che stava alle spalle del giovane e poi, candidamente, gli rispose: “Non ci penso nemmeno!”

“Cosa? Ma ti sembra il modo di rispondere?” protestò l’altro, divertito dall’uscita del piccolo.

Il ragazzino scoppiò a ridere, e poi corse verso Kazue, cominciando a tirarla per la mano: “Dai, Kazue, andiamo noi due, allora!”

“Ehm… allora ci vediamo la prossima volta…” balbettò lei, salutando i due generali prima di essere definitivamente trascinata fuori dalla furia del bimbetto.

“Kazue! Aspetta!” la chiamò Tenpou all’improvviso. Il tono che aveva usato era tanto serio che la ragazza si fermò di botto: “Sì?” gli chiese sulla soglia.

Il dio si voltò verso di lei. I suoi occhi verdi sembravano carichi di una grandissima preoccupazione: “Potresti… potresti andare a cercare Maya?”

Kazue lo fissò per un istante senza riuscire a capire: “Certo… ma… perché me lo chiedi? È successo qualcosa?”

“Non lo so…” rispose lui, “È per questo che te lo chiedo. Ti prego… tu sei la persona migliore, per lei, in questo momento.”

La ragazza guardò interrogativamente sia lui che Kenren: perché tutta quella tensione? Alla fine, chinò il capo sorridendo e, con tono rassicurante, fece: “D’accordo. Ci vado subito.”

 

“Quando Tenpou mi ha pregato di venirti a cercare, credevo di trovarti a un passo dal suicidio, tanto era preoccupato!” scherzò Kazue, sedendosi accanto all’amica.

“È stato gentile a chiederti di venire. Ma ormai il peggio l’ho già superato! Ho avuto tutto il tempo di riprendermi!” sorrise Maya, “Mi dispiace per te… ti sei persa lo spettacolo di vedermi piangere! E non credo sarà una performance che ripeterò tanto presto!”

“Te lo auguro!” disse l’altra, ridendo.

Maya sospirò, cominciando a giocherellare con le mani. Kazue sorrise: “Allora? Parla, avanti! Tanto lo so che muori dalla voglia di raccontarmi!”

“Ah sì, e da cosa l’hai capito?” si finse offesa l’altra.

“Sei troppo nervosa… non fai che torcerti le mani, toccarti i capelli… prima mi hai chiesto per la quinta volta se volevo qualcosa da bere…” rispose la ragazza, ridacchiando; poi, tornando seria, riprese: “Io sono pronta ad ascoltarti, se vuoi parlare…”

Maya, tenendo lo sguardo basso, sorrise annuendo. Ci aveva pensato a lungo, ed era arrivata alla sua decisione: ora avrebbe saputo se anche per Kazue la sua scelta era stata buona o meno.

“Gojuin mi ha fatto un discorso molto bello. Mi ha detto per la prima volta da quando lo conosco quanta stima abbia di me, e quanto gli sia dispiaciuto aver dato retta alle insinuazioni di Li Touten. Questo mi ha fatto molto piacere. Mi ha dato una grande forza…” iniziò, con voce tranquilla.

“E poi?” la incalzò l’altra, intuendo che ci fosse dell’altro.

“E poi mi ha fatto una proposta.” continuò Maya, appoggiandosi meglio allo schienale della poltrona, “Una proposta che mi ha messo molto in difficoltà, se devo essere sincera.”

“Quale?”

“Mi ha chiesto sotto quale generale avrei voluto servire. E mi ha detto che qualunque fosse stata la mia risposta, lui l’avrebbe rispettata, e avrebbe fatto di tutto per accontentarmi.”

Kazue si protese verso l’amica, quasi trattenendo il fiato: “E tu… cosa hai risposto?”

Lei le sorrise: “Gli ho chiesto un po’ di tempo per pensarci su…”

La faccia che fece l’altra ragazza fu tale che Maya non riuscì a evitare di mettersi a ridere.

“Come sarebbe a dire che dovevi pensarci su?” le chiese allibita Kazue.

“Ma era vero! Non avrei saputo cosa rispondere!” si giustificò l’altra.

“Ma… Maya! Stai scherzando o cosa?” protestò la prima, “E Tenpou?”

La ragazza sospirò: “Sì… lo so… non avrei dovuto pensarci nemmeno un secondo, vero?”

“Beh… io intendevo dire che… mi hai stupito…” fece Kazue, cercando di spiegarsi, “Insomma… so che tieni in grande considerazione Gojuin, ma… tu e Tenpou…”

Maya arrossì: “Non c’è niente tra di noi…”

L’altra ragazza incrociò le braccia, guardandola con aria di rimprovero: “Ma a chi la vuoi dare a bere, eh, Maya?” disse, “Si vede lontano un miglio che tutti e due vi piacete da morire…”

“Ho paura che si veda anche troppo bene…” sospirò lei, raccontandole delle voci che Li Touten aveva raccontato di avere sentito. “Tu lo sapevi vero?” chiese alla fine all’amica.

“Sì…” ammise lei, “Ma non mi sembrava il caso di dirtelo. Anche perché sapevo che non erano vere. E che comunque non avresti cambiato nulla della tua vita…”

Le due ragazze si sorrisero a vicenda, e poi rimasero in silenzio a guardare fuori dalla finestra. Dopo qualche minuto, Kazue interruppe quella lunghissima pausa: “Ebbene?”

“Cosa?” chiese Maya.

“Hai riflettuto?” continuò la prima.

“Sì.”

“E cosa hai scoperto?”

Maya si sistemò meglio sulla poltrona e poi, con aria falsamente sostenuta, rispose: “Hai un bel coraggio a chiedermi di dirti certe cose, visto che tu a me non hai raccontato un bel niente!”

Kazue la fissò spiazzata: “Niente di cosa?”

Maya la guardò sorpresa: “Come di cosa? Ti te e di Konzen!”

Solo a sentir pronunciare il nome del dio, Kazue si fece di fiamma: che cosa ne sapeva Maya di loro due?

“Credevo che fossimo amiche!” continuò quella, fingendosi offesa.

“Ma… ma tu come lo sai?” riuscì a balbettare, senza riuscire a guardare l’altra negli occhi.

“Stai scherzando?” continuò candidamente lei, “Lo sanno tutti!”

 

Flash back 

“Ehi… Goku!” fece Maya, vedendo il piccoletto a poca distanza da lei, “Goku!”. Solo dopo qualche istante il bambino sollevò il capo e guardò nella sua direzione; “Maya… Tenchan, fratellino Ken!” esclamò, contento di vedere i suoi amici.

“Sei pensieroso o sbaglio?” domandò Tenpou, avendo notato l’espressione che Goku aveva dipinta in volto fino a qualche istante prima.

Il bambino guardò i tre adulti, perplesso: Konzen aveva minacciato che, se non avesse tenuto la bocca chiusa, le avrebbe prese anche per tutte le altre volte in cui non era stato punito… però… come poteva tacere una cosa tanto importante ai suoi amici? Inoltre, proprio perché erano anche amici di Konzen, avevano il diritto di sapere!

“Che cos’è esattamente un matrimonio?” esordì, suscitando lo stupore dei tre militari.

“Scusa?” fece Maya, pensando di non aver capito.

Dal canto proprio, Kenren si mise a ridere, mentre Tenpou rimaneva a guardare il bambino, non poco perplesso.

“Eheheh… cos’è il matrimonio? Te lo dico io cos’è! La fine di ogni libertà individuale!” commentò ironicamente il moro, ignorando che per Goku quelle parole avevano ancora meno significato.

Maya non poté non lanciare all’amico un’occhiata divertita: sotto un certo aspetto, Kenren aveva ragione da vendere, ma forse quello dipendeva dal fatto che non aveva ancora incontrato la persona giusta…

“Scusa, ma continuo a non capire…” protestò il bambino.

“Perché lo vuoi sapere?” chiese a quel punto la ragazza, intuendo che forse Goku doveva aver sentito il discorso di qualche adulto.

“Beh… ecco… mi promettete di non dirlo?” mormorò il piccolo, titubante. Le minacce di Konzen gli ronzavano ancora nelle orecchie.

“Dire cosa?” ribatté Kenren, sempre più curioso.

“Avanti, Kenren… lascialo parlare in pace!” s’intromise Tenpou, il quale celava la propria curiosità molto meglio degli altri due compagni.

“Io… non dovrei dirlo a nessuno! Konzen non vuole che si sappia!” affermò Goku.

“Ah, beh… se si tratta di Konzen, direi che sei completamente esonerato dal mantenere una simile promessa!” affermò il moretto, con sarcasmo, “Non mi perderei un pettegolezzo su di lui neanche per tutto il sakè del mondo!”.

“Kenren! Non ti facevo una vecchia comare!” lo pizzicò Maya, divertita.

“Ma che vecchia comare! Qui si tratta di un po’ di sano divertimento! Inoltre, se Konzen non vuole che si sappia, molto probabilmente lo sa già tutto il palazzo… figurati se quella indiscreta di Kanzeon Bosatzu non lo ha già spifferato ai quattro venti!” commentò il generale scatenato.

A quella constatazione gli altri due non poterono obiettare nulla, infatti le cose stavano proprio come Kenren aveva appena detto: se Kanzeon Bosatzu era a conoscenza del segreto di cui Goku non doveva parlare, allora…

“Allora… Goku, ti decidi a parlare o devo andare direttamente a chiederlo al tuo tutore?” minacciò scherzosamente il Kenren.

“Hai parlato di matrimonio… vero?” rammentò Tenpou, pensieroso, “In effetti, ricordo come già altre volte in passato abbiano cercato di convincere Konzen a prendere moglie… ovviamente con scarsi risultati!”.

“E chi se lo sposerebbe mai uno così? A meno che la donna in questione non abbia tendenze masochiste!” blaterò Kenren, trattenendosi a stento dal ridere.

“Non è vero!” s’intromise a quel punto Goku, con un tono talmente imperioso da stupire i tre adulti, “Non parlare male di Konzen! E poi Kazue non è… ma che cosa vuole dire masochista?”.

Nel sentire il nome di Kazue, Kenren sembrò pietrificarsi per un istante, quanto bastava ai suoi neuroni per collegare il nome alla persona; poi riprese a ridere anche più fragorosamente, mentre Tenpou e Maya si guardavano con intesa. In effetti, avevano notato come quei due si trovassero sempre insieme in quelle ultime settimane e Tenpou conosceva abbastanza bene Konzen da poter giurare che quel comportamento non era dovuto solo alle richieste di Goku.

“Kazue?! Kazue e quel pezzo di pesce congelato di Konzen?? Ma sei sicuro che stiamo parlando della stessa donna?” domandò Kenren, tenendosi la pancia a furia di ridere e con le lacrime agli occhi. Goku lo guardò in tralice: perché doveva comportarsi in quel modo? E poi, che cosa c’era tanto da ridere?

“Incredibile! La spigolosa e l’orso… insieme! Eheheh, questa si che è una bella sorpresa! Gwahahahahahahah!” continuò quello, dimentico della presenza dei compagni e dell’espressione sempre più accigliata di Goku.

“Smettila di ridere!” protestò il piccolo, pestando il piede del generale con forza.

“Ehi! Stupida scimmia! Mi hai fatto male! Razza di…. Se ti prendo ti faccio arrosto!” inveì quello, tenendosi il piede infortunato e saltellando su quello sano in una improbabile performance.

Dal canto suo, il bimbetto andò subito a rifugiarsi tra Tenpou e Maya, che intanto osservavano la scena divertiti.

“Senti, Maya… ma allora, me lo spieghi che cos’è il matrimonio? E perché secondo te Konzen non vuole dirlo? È così terribile?”.

“Beh… vedi Goku… credo che Konzen non voglia che si sappia perché è una persona riservata… quanto al matrimonio, è una bella cosa se accanto a te c’è la persona a cui vuoi bene, la persona che ami.” Spiegò la ragazza, tenendo accuratamente gli occhi sul bambino per evitare d’incontrare lo sguardo di Tenpou.

“Ah… ma tu dici che Konzen vuole bene a Kazue? Sai… io non lo so, perché oggi, quando ero nel giardino con Kanzeon loro erano lì e stavano facendo una cosa che non ho capito… allora l’ho chiesto alla zia di Konzen e lei mi ha detto che potevamo chiederlo a lui! Così siamo andati vicino a loro, ma quando Kazue ci ha visti è diventata tutta rossa ed è scappata via e Konzen si è arrabbiato!”.

Sentendo quella spiegazione così ingarbugliata, i tre adulti si guardarono perplessi: Kenren riprese a ridere fragorosamente, dimenticandosi del suo piede; Maya e Tenpou rimasero senza parole.

“Allora?” fece il bambino, riportando l’attenzione di tutti su di lui.

“Beh… se vuoi che ti dica come la vedo io… penso che tu non abbia nulla di cui preoccuparti. Konzen non è certo il tipo di persona che si sposerebbe così su due piedi!” fece notare Maya, “Inoltre, sono più che certa che quei due si vogliano molto bene! Non hai nulla di cui preoccuparti, Goku!”.

“E’ vero!” confermò Tenpou, sorridendogli, “E penso che il nostro caro Konzen la finirà di essere sempre così melodrammatico! Vedrai che Kazue saprà ammorbidirlo!”.

“Tu che ne dici… Kenren?” domandò Maya, notando come il dio avesse smesso di ridere.

“Che ne dico? Beh, ragazzi…” cominciò lui, circondando con le braccia le spalle dei due amici, “Dico che qui bisogna festeggiare!” fece, strizzando l’occhiolino in segno di complicità.

  
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