Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    11/07/2013    1 recensioni
Ben e Semir hanno ripreso, dopo i fatti drammatici dei mesi passati, la loro vita normale. Le loro esistenze sembrano avviate verso una serena e gioiosa quotidianità, fatta di progetti e preparativi per il giorno più bello di Ben ed Anna. Ma nuovi eventi ed un vecchio nemico porteranno Ben al limite della propria disperazione personale e Semir a superare, forse, il limite della propria coscienza morale pur di salvare l’amico
Questa è la seconda parte della FF La paura e la fiducia. E' consigliabile aver letto la prima storia ma non strettamente indispensabile
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fuoco e ghiaccio

Semir, la Kruger, Dieter e Jenny erano sull’elicottero diretti verso il  lago Tegeler.
Semir pregava e ripregava che il bambino avesse detto la verità e di arrivare in tempo. “Signore ti prego fa che non abbia commesso l’errore più grande della mia vita” implorò dentro di sè
“Ecco ci siamo” disse  la voce del pilota nelle cuffie  antirumore che tutti portavano. 
Semir vide subito il fumo che si levava dal  piccolo capanno sulla riva del lago “Oddio, c’è un incendio… Scendi subito” urlò nel microfono al pilota “Non posso non ho dove atterrare non c’è spazio…”
 
Ben vedeva le fiamme avanzare verso di lui, ma restava completamente indifferente.  Comunque sarebbe finita presto e questo era un bene. Sarebbe finito tutto, il dolore, il freddo, la paura, tutto finito e soprattutto avrebbe rivisto Anna ed i suoi bei occhi color girasole. L’unica cosa che desiderava era che succedesse tutto in fretta e l’unico rimpianto il non poter rivedere per un’ultima volta Semir. Iniziò a tossire pesantemente e si chiese se era vero, come si diceva, che alla fine avrebbe rivisto tutta la sua vita. Non gli interessava, bastava che finisse in fretta.

“Ho detto scendi e atterra…” Semir urlava al pilota in preda ad un attacco isterico vero e proprio. “Non posso!!!” gli urlò di rimando il pilota. “Ok allora abbassati quanto più puoi sul lago”  gli intimò il piccolo turco “Che vuole fare Semir?? L’acqua è gelida, così si ammazza…”  chiese la Kruger intuendo le intenzioni dell’uomo “Non c’è più tempo” le rispose Semir mentre  si sporgeva dalla porta dell’elicottero per poi buttarsi in acqua.

La Kruger aveva ragione l’acqua era davvero gelida. Semir  cercò di non pensarci mentre a  grandi bracciate si dirigeva verso la riva. Fortuna che era sempre stato un bravissimo nuotatore, ma metteva molta fatica appesantito com’era dai vestiti.   Il tempo che ci mise per raggiungere la riva gli sembrò una eternità, ma finalmente mise i piedi sul terreno. Rabbrividendo corse verso il capanno ormai in fiamme.

“Bennn Beeenn” urlò Semir dall’esterno del capanno ormai completamente invaso dal fumo  e dalle fiamme. Il calore era insopportabile, ma Semir prese uno straccio che aveva trovato buttato in terra, lo bagnò nel lago e se lo mise sul volto prima di entrare
Dentro non si vedeva nulla, era tutto invaso dal fumo ed il tetto del capanno era in fiamme “Ben.. Ben sei qui?” urlò con voce strozzata Semir, ma non ottenne risposta se non un lieve colpo di tosse. Si girò  in quella direzione e finalmente lo vide in fondo al capanno.
Cercando di scansare le ondate di fuoco e calore che lo investivano Semir raggiunse il compagno, ma la visione che ne ebbe lo lasciò sconvolto.  Ben appariva terreo, magrissimo, praticamente ridotto ad uno scheletro, il maglione completamente insanguinato, il braccio sinistro ormai di colore bluastro, Semir per un momento pensò di essere arrivato troppo tardi. Restò per un secondo sconvolto a guardare l’amico fino a che un altro lieve colpo di tosse non lo riportò alla realtà. Doveva tirarlo fuori di lì, ma come? Semir vide la catena che legava le caviglie di Ben.
 
 
 L’elicottero girava in tondo in cerca di uno spiazzo dove atterrare. “A sinistra… mi pare che ci sia abbastanza spazio” urlò nel microfono la Kruger al pilota. Guardando in basso vide la figura di un uomo che correva nei boschi. Cercò di inquadrarlo meglio e subito lo riconobbe… Maione. “Atterri più in fretta che può” intimò dura al pilota. L’elicottero non aveva ancora toccato terra che la Kruger ed i suoi uomini si erano già catapultati fuori. “Jenny lei vada ad aiutare Semir, Bonrath con me” ordinò correndo nella direzione in cui aveva visto scappare Maione

Semir cercava di rompere le catene o spostare il palo a cui erano attaccate senza alcun risultato. Nel frattempo chiamava e richiamava Ben cercando di svegliarlo, di fargli aprire gli occhi, anche stavolta senza alcun  risultato. Alla fine, stremato, si decise a correre il rischio. Prese la pistola e puntò al lucchetto della catena, ben sapendo che così il colpo poteva anche ferire Ben, ma non c’erano alternative. Con gli occhi che gli lacrimavano per il fumo e tossendo Semir prese la mira e sparò al lucchetto.

Kim e Dieter correvano nel bosco inseguendo Maione.  “Fermo dove sei, butta la pistola e stenditi pancia a terra” intimò il commissario puntando la pistola alle spalle dell’uomo.
Maione si girò lentamente… aveva la pistola  ancora in mano anche se puntata in basso ed un ghigno folle sul viso. “Ho detto getta la pistola!!” ordinò di nuovo Kim puntandogli la pistola in faccia. Alberto continuava a guardarla con un sorriso beffardo. “Coraggio, dammi un buon motivo per spararti…” lo sfidò durissima la Kruger. Ed Alberto, con il solito sorriso beffardo, gettò la pistola a terra inginocchiandosi con le mani alzate.

Il lucchetto andò in mille pezzi. Semir più veloce che poteva liberò le caviglie di Ben, mentre cercava in qualche modo di mettersi in contatto con lui. “Coraggio Ben sono qui, è quasi finita, apri gli occhi, ti prego…” lo supplicò, ma il ragazzo rimase immobile con gli occhi chiusi.
Semir non sapeva da dove prendere Ben per portarlo fuori senza fargli troppo male. Lo afferrò sotto le ascelle  ed iniziò a trascinarlo verso la porta, mentre i travi del soffitto in fiamme iniziavano a cadere tutto intorno a loro. Ben era sorprendentemente leggero, ma ciononostante  la mancanza di respiro, le fiamme ed il fumo  facevano sembrare a Semir la  strada verso la porta lunga chilometri.

Come una benedizione a metà strada vide un altro paio di braccia che afferravano Ben “Jenny meno male che sei arrivata” le disse Semir con voce strozzata. Ed insieme finalmente videro la luce del sole ed aria nuova entrò nei loro polmoni.
Con delicatezza Semir e Jenny adagiarono Ben sul prato innevato. La visione del giovane poliziotto era semplicemente spaventosa. “L’ambulanza sta arrivando…” disse Jenny  a Semir, che terrorizzato accarezzava le guance arrossate di Ben cercando di fargli aprire gli occhi.

Tossendo ed ansimando Semir cercò di mettersi in contatto con il compagno, ma si accorgeva che la situazione era praticamente disperata. Il respiro di Ben era lieve ed irregolare, quasi non si sentiva il battito e Semir cercava di non guardare il braccio ormai  tutto di colore violaceo

“Dove c… è l’ambulanza?” urlò Semir mentre iniziava a piangere disperatamente   

  
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