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Autore: _Breath    11/07/2013    3 recensioni
«Zitto tu Felpato! Allora James, ne sei sicuro?»
James deglutì. «C-Certo.»
«Bene. Allora prendi un foglio di pergamena, una piuma d’oca e inizia a scrivere.»
«Rem, io non scrivo! Sono gli altri che scrivono per me!»
Peter sorrise ingoiando un po’ di cioccorane, ruttò e inclinò la testa. Remus scosse la testa. «Fai quello che ti dico, James,altrimenti non sposerai mai Lily e non diventerai mai suo amico.»
Prima ancora che il ragazzo poté finire la frase Potter si alzò in piedi, corse per la stanza euforico e cercò invano un pezzo di pergamena sulla quale appuntare la dettatura del suo secchione amico.
«Ci sono amico» disse «comincia pure: sono tutt’orecchi!»
Remus sorrise e annuì. «Bene Ramoso, iniziamo dal titolo.»
«Perfetto.»
«Come diventare amico di Lily Evans.»
«Sì, già, hai ragione. Ma non credi che sarebbe meglio come titolo un.. che so.. : “Come diventare trombamico di Lily Evans, parte I”?»
«Jaaames» lo ammonì nervoso «scrivi!»
«Ma quindi va bene il mio titolo? E’ molto più artistico, non credi?»
«Jaaames!»
«E poi Sirius aveva ragione: i miei spermatozoo stanno morendo prematuramente nelle mie mutande, devo salvarli!»
«JAMES!»
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Come diventare (tromb)amico di Lily Evans, parte I'
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Come diventare trombamico di Lily Evans, parte I

 

 

"Ragazzi, ho una domanda da farvi."
"Spara Felpato, sono tutte orecchie." James Potter fu l'unico ad alzare gli occhi dalla sua colazione, sollevare un sopracciglio e dimostrarsi quanto meno interessato a quello che voleva dire il loro amico. Tutta la tavolata dei Grifondoro ignorò il rampollo dei Black, sia perché aveva troppa fame per dedicarsi a qualcosa che non fosse cibo, sia perché era risaputo che la bocca di Sirius potesse partorire solo geniali cavolate.
Geniali, sì, ma pur sempre inutili stupidaggini. 
"Ma secondo voi... la nostra Minnie è lesbica?"
Remus alzò lo sguardo dal suo succo di zucca, rivolse un occhiata di sufficienza al suo amico, poi tornò a bere. Alcune volte, se lo diceva anche da solo, si chiedeva perché mai frequentasse gente di quel calibro.
Era intelligente, poteva benissimo aspirare a meglio.
Potter si finse pensieroso. "Oh, Felpato, ma cosa vai dicendo? E' risaputo che lei e Silente hanno una relazione basata sul sesso bollente, consumato selvaggiamente sulla scrivania del preside!"
Il suo tono di voce fu così coinvolgente e sicuro da suscitare l'interesse di Peter. E si sa, quando Peter alza lo sguardo dal cibo, significa che si sta parlando di qualcosa di veramente interessante. O che i viveri sono ormai finiti.
"Davvero James? E tu come lo sai?" 
"Oh andiamo Pete, lo sa tutto il castello ormai. Il mondo acclama la loro unione! E un giorno, credi a me che sono James Potter, loro due si sposeranno."
"Ma sono vecchi!"
"Moriranno un attimo dopo essersi dichiarati amore eterno, ma lo faranno. E io e la Evans, quello stesso giorno, battezzeremo il nostro Willy."
"Willy?"
"Nostro figlio, Felpato. Che domande fai?"
Sirius storse la bocca, sbatté i pugni sul tavolo e si alzò rapidamente. "Mi rifiuto di battezzare un poppante che si chiama Willy!"
"Lui non sarà un poppante, Sir. Sarà mio figlio! Insomma, il figlio di James Potter sarà ricordato in eterno: lui sarà un eroe in tutto il mondo magico, esattamente come suo padre."
Remus sollevò nuovamente lo sguardo dal suo piatto, stanco di udire la voce di uno dei suoi migliori amici dire baggianate. Non che James facesse altro dalla mattina alla sera- anche la notte, qualche volta, quando si impegnava, riusciva a stupirlo- ma quella volta stava esagerando. Aveva ancora la sua ultima perla di saggezza riguardante la clandestina relazione dei loro insegnanti che rimbombava nella sua testa, come lo sfarfallio di un boccino. E i suoi, di boccini intendo, stavano vorticosamente girando; non era indubbiamente una buona giornata per infastidirlo. 
"Oh, bene, sentiamo James... per cosa dovresti essere ricordato tu, dal mondo magico, tra una ventina di anni? Quale assurdo premio immaginario ti sei consegnato nella tua contorta, piccola e limitata mente di cervide?"
James sorrise, gli occhiali storti e in bilico sul suo naso lievemente troppo lungo. "Per la mia innaturale bellezza, Remrem. E per il mio carisma, ovviamente. E anche per la mia simpatia, generosità, per il mio altruismo e per la mia insuperabile voglia di fare. E sì, anche per le mie smisurate doti... non solo da mago, per intenderci."
Sirius cercò di trattenere una risata lievemente troppo forte, ma le sue mani chiuse a coppa davanti alla bocca riuscirono solamente ad amplificare il suono; Peter arrossì, imbarazzato anche lui dall'audacia del suo amico-idolo. 
Remus, invece, storse la bocca in un tic lievemente nervoso, che sarebbe sicuramente sfociato in qualcosa più preoccupante nel corso dei prossimi anni. Come, per esempio, lo stringere convulsamente una corda intorno al collo dei suoi migliori amici... 
Alcune volte quel pensiero gli dava forza, si ritrovò a pensare maleficamente.
"Sei modesto, amico."
"Solo terribilmente realista, Felpato. Alcune volte mi chiedo ancora perché la Evans mi odi tanto. Guardatemi, sono perfetto! Sono un asso nel Quidditch, forse il migliore della scuola...che dico, io sono il migliore della scuola!"
"Del mondo, James. Tu sei il migliore del mondo!"
"Giusto Pete! Io sono il migliore del mondo. E poi? Oh, sì, sono anche bello. Sono miope, vero, ma i miei occhiali hanno un fascino innegabile."
Remus non riuscì, almeno questa volta, a trattenere un sorriso. "Sono comunissimi occhiali tondi, James."
"Non sono comunissimi occhiali tondi, RerRem, ma sono gli occhiali tondi di James Potter. Quale altra garanzia pretendi per capire che questa montatura è terribilmente fashion?"
Sirius annuì convinto, posando una zampa sulla spalla del suo gemello mancato e scuotendo la testa elegante. Il suo sguardo sembrava dire "hai ragione amico, non c'è più religione in questo mondo."
Potter apprezzò il conforto del suo migliore amico e gli sorrise con quel suo sguardo da bambino dolce ma ingannatore, perché James non era più un bambino innocente. Perché lui probabilmente non lo era mai stato, neppure in fasce.
"E infine, come se le mie già decantate qualità non fossero già abbastanza per condurre ogni singola donna all'altare, io sono anche terribilmente dotato. Giusto Rem? Ho o non ho un intelligenza sovrannaturale? Ammettilo, io sono un genio!"
Remus non nascose un sorriso sulle sue labbra sottili e magre. "Un asso a combinare danni, questo sì. Credo che la tua mente sia la più geniale sotto quel punto di vista."
"Ecco, hai detto bene RemRem: la mia è un arte. E probabilmente, non per vantarmi, anche perché io odio farlo, sarei anche un perfetto Auror. E un marito ideale. E un padre esemplare. E un amante strabiliante."
"Qualcos'altro Potter?"
"Assolutamente sì. Sono anche un amico fantast-"ma la voce gli morì in gola, perché il suo cervello- seppur lento, seppur offuscato dalle manie di protagonismo, seppur contorto e inutilizzato-riuscì ugualmente a registrare quella voce.
Chi altri al mondo riusciva ad essere stupendo anche mentre pronunciava il suo nome con totale disprezzo?
Lily Evans,la madre dei suoi futuri figli, la donna che avrebbe stretto-presto o tardi, ma lei lo avrebbe fatto- la sua mano nella propria, era quella persona.
Un brivido di puro terrore misto all'eccitazione percorse la spina dorsale del ragazzo.
Si lanciò uno sguardo intenditore con la sua coscienza, alias Remus Lupin, poi deglutì rumorosamente. Era una visione esilarante vedere James Potter imbarazzato e in difficoltà, pensò la Evans silenziosamente.
Ma purtroppo, come ogni bellissimo momento, anche quello era destinato a terminare; dovettero passare solo alcuni istanti di pura goduria prima che Potter ritrovasse l'uso della parola, si animasse e iniziasse a rovinarle l'esistenza.
Sembrava non sapere fare di meglio.
"Buongiorno mio dolce fiorellino, non ti avevo visto arrivare. Strano che il tuo grazioso odore non abbia invaso le mie narici, nate solamente per deliziarsi della tua gratificante fragranza."
Lily ruotò gli occhi, si sedette il più lontano possibile dal ragazzo e iniziò a sorseggiare un po' di Succo di Zucca. Rimpianse amaramente di avergli rivolto la parola. 
"Sta zitto Potter. Non sono qui per udire i tuoi sonetti mal riusciti, anche perché sono oltremodo orribili."
James corrugò la fronte, un espressione indecifrabile sul volto; non era offeso, non era confuso, ma solamente curioso."Ah, no?"
"Assolutamente no, Potter. E prima che tu me lo chieda, non verrò ad Hogsmeade con te il prossimo mese!" lo anticipò con freddezza, perché dopo ormai sette anni riusciva tranquillamente a prevedere tutte le sue mosse.
Sirius Black trattenne uno sbadiglio, si legò distrattamente la cravatta intorto al collo e, senza distogliere lo sguardo dalla sua camicia lasciata volutamente sbottonata, ruttò un "e allora cosa vuoi, Evans? Se intendi infastidirci con la tua stupida presenza ti conviene metterti in fila, perché RemRem si è già prenotato per i prossimi cinquant'anni. E tu, a differenza sua, sei veramente inutile." 
Lily alzò lo sguardo sul suo, incrociando quei terribili occhi color ghiaccio privi di luce propria. Probabilmente il Titanic, urtando contro l'iceberg, aveva trovato una fonte di calore maggiore rispetto a quella che sapevano dare le iridi di Sirius in quel momento. Lesse odio, lesse disprezzo e rancore; aveva visto le stesse emozioni riflesse solo negli occhi di sua sorella Petunia dopo averle dato del mostro.
Si infuriò, forse sia con lui che con lei, sua sorella, perché allora era stata troppo piccola per reagire adeguatamente a quel suo insulto. Ora aveva diciassette anni, era grande e sapeva difendersi... Sia con che senza bacchetta.
"Mi spiace ricordati che il mondo non gira intorno a voi, Black, per quanto tu possa essere convinto del contrario. Purtroppo ho avuto lo spiacere di finire nella vostra stessa casa, dunque sono costretta ad essere seduta al vostro tavolo. Se ti fa dormire più tranquillamente, però, sono lieta di informarti che mi farei staccare violentemente un braccio senza anestesia pur di non vedere mai più la vostra faccia."
Lily finse di ignorare il calcio che le tirò Alice seduta di fianco a lei, anche perché era troppo concentrata a maledire Potter in tutte le lingue che conosceva per dedicarsi ad altro. Seppur in quel momento James non avesse fatto nulla, lei era indubbiamente arrabbiata con lui, perché era lui la rovina della sua vita.
Era lui, infatti, che si circondava di amici tanto stupidi quanto imbarazzanti come Sirius-sono figo solo io-Black.
Era lui che la faceva innervosire solo con la consapevolezza che stavano respirando la stessa aria.
Era lui che le aveva fatto rovinare l'amicizia più importante della sua vita, quella con Severus, perché nonostante fossero passati ormai due anni, ogni giorno il suo odio aumentava nei confronti di Potter e della sua stupida bravata che le aveva cambiato per sempre l'esistenza.
Lily credeva che ogni disgrazia che accadesse al mondo fosse colpa di James, anche quelle di cui lui ignorava l'esistenza; era fermamente convinta che il suo scopo nella vita fosse quello di sconvolgere l'equilibrio terrestre. Probabilmente una sua alleanza con Voldemort sarebbe stata micidiale per la sanità mentale di chiunque essere vivente, Silente compreso.
La ragazza si spostò una ciocca di capelli rossi dal viso, flesse le gambe sotto il tavolo e infine decise di alzarsi, nonostante fosse arrivata solamente da qualche minuto, perché la vicinanza di quei trogloditi le mandava il cervello in tilt. E lei aveva sempre creduto di essere una ragazza razionale, una di quelle che non risponde alle provocazioni di esseri mentalmente inferiori; quel giorno a causa di Black aveva avuto la certezza di essere impulsiva esattamente come Potter e la cosa la spaventava. La disgustava anche. 
Con un rapido movimento scavalcò la panca sulla quale era seduta, poi si aggiustò la gonna e salutò rapidamente Alice, Eveline e infine Remus. Si dispiacque nel pensare che offendendo Black aveva insultato anche Remus, ma purtroppo li odiava e non era riuscita a contenersi. Sperò che il suo amico la riuscisse a comprendere poi, senza aspettare altro, spaventata da una plausibile reazione di Potter- si ricordava ancora alla perfezione quando l'anno prima, dopo una sua fuga molto simile a questa, lui l'aveva seguita per tutto il castello ininterrottamente-se la diede a gambe levate. Letteralmente. 
Scappò talmente velocemente dalla sala da non udire gli insulti che James rivolse a Sirius per averla in qualche modo offesa. O forse, semplicemente, finse di non udirli perché in quel caso, per la seconda volta in pochi giorni, avrebbe avuto la conferma che Potter, infondo, aveva un cuore, dei sentimenti e dell'umiltà che, da bravo animagus, riusciva perfettamente a camuffare. O forse era semplicemente lei la cieca che si limitava a non volere vedere quello che in realtà lui era sempre stato,seppur infantilmente.

 

 

 

 

Lily strinse più forte a se il libro di Trasfigurazione, come se fosse uno dei migliori incantesimi di protezione che ci fossero al mondo, mentre nella mente ripeteva instancabilmente un vecchio incantesimo che le era stato insegnato quella mattina a lezione.
Sorrise, si arrestò nel mezzo delle scale che l'avrebbero condotta nella Sala Comune, poi riprese a camminare serenamente. 
Quando però, purtroppo, si accorse che non poteva più tornare indietro perché ormai era arrivata a destinazione, lo vide.
Era lì, avvolto nella sua divisa rosso-oro consumata, il sorriso sghembo tra le labbra e un aria canzonatoria.
Lily lo odiava.
Lily odiava Sirius Black.
Lo guardò per quelli che parvero lunghissimi istanti, studiandosi reciprocamente, poi la ragazza decise di regalargli la sua più semplice indifferenza e lo sorpassò con fare altezzoso.
Black sorrise ancora, sicuro di se stesso.
"Se continui a camminare con quel nasino per aria, Evans, rischierai di andare a sbattere contro qualche albero a lungo andare.."
Lily si bloccò, non si voltò, non gli rispose. Avrebbe voluto dirgli che qualsiasi albero sarebbe stato migliore di lui perché, nonostante lui si ritenesse un gran fusto, di certo non sapeva dargli la stessa ombra e tranquillità del suo bellissimo salice nel giardino di Trasfigurazione.
Black sapeva solo romperla, la tranquillità!
Avrebbe quasi voluto mandarlo a quel paese, perché Lily era seriamente convinta che lui e Potter solo lì potessero andare, ma la sua buona educazione la trattenne sul più bello. E poi rispondergli avrebbe significato dargli soddisfazione, e lei odiava mostrarsi debole, come una marionetta che si chinava perfettamente quando e come lui voleva. 
Si voltò, lo sguardo freddo e distaccato. "Cosa vuoi Black? Il mio tempo è prezioso, troppo per essere sprecato con uno come te."
Il ragazzo sorrise in modo enigmatico, come se non si fosse offeso, perché probabilmente non lo aveva davvero fatto. "Sei una delle ragazze più modeste di questo mondo, Evans." le disse sarcastico.
Lily sollevò un sopracciglio. "Strano! Mi chiedo allora perché ci ostiniamo ad essere così maledettamente diversi, Black, visto che a tuo parere siamo così maledettamente simili. Oh, dimenticavo, è del tuo parere che si parla e quello non conta mai!"
Sirius alzò le mani davanti il volto come per scusarsi, poi fece qualche passo indietro come scottato. Lily esultò interiormente. 
"James dovrebbe vederti adesso, Evans: sei così acida che lo faresti scappare e probabilmente riusciresti a far scappare anche me, se solo non fossi così indifferente a quello che dici."
"Siamo d'accordo su un'altra cosa allora, Black. Potrei rivalutarti se solo tu fossi un tantino meno... Black, appunto."
La Evans si strinse ancora il libro al petto a mo' di arma, perché la faceva sentire protetta il sapere che quel grandissimo tomo sarebbe potuto essere usato come strumento di tortura su quel cavernicolo che era Sirius Black. E anche perché era bello essere circondati almeno da una cosa intelligente in quel momento.
Fece per andarsene, stanca di quegli occhi grigi e impertinenti che la guardavano, studiavano, analizzavano e offendevano ancora. Era stanca di quella voce e di sprecare il suo tempo! Ora che Voldemort era salito al potere non sapeva neppure se l'indomani si sarebbe ancora alzata, dunque non voleva sprecare un minuto del suo preziosissimo tempo a parlare con quell'uomo Sapiens Sapiens molto poco Sapiens. 
Purtroppo, però, lo yeti ebbe cuore di fermarla ancora, perché darle aria sembrava una cosa troppo sensata e intelligente per essere anche solo pensata da uno del suo calibro intellettivo.
Lily non voleva credere che come Potter lui vivesse solo per rovinarle la vita, perché nel suo singolo caso era più propensa a credere nella sua totale stupidità. E delle volte riusciva anche a farle quasi pena. 
"Evans, aspetta, dove credi di andare?" le disse infatti Black, un sorrisino da persona poco sana dipinto sul volto.
La ragazza si fermò, alzando gli occhi al cielo, pregando Merlino di farla tornare ad essere serena un giorno. E quel giorno sarebbe venuto solo quando avrebbe smesso di frequentare quel gruppo di scalmanati. 
"Cosa vuoi, Black? Sono stanca della tua presenza, della tua voce e del tuo respiro. Parla, se sei in grado di farlo, o taci per sempre. Ti prego, taci."
Sirius sorrise ancora, divertito. "Se continui ad essere così acida non mi convincerai mai a chiederti scusa, sai Evans?"
Lily sollevò un rosso sopracciglio, ma lui non potette vederlo. Cosa?, pensò.
Le sue mani tremarono sotto quella frase uscita dalle sottili labbra del ragazzo come se fossero stato un normale respiro, e dovette cercare appiglio in quel semplice libro per non far eruttare definitivamente tutta la sua pazzia. 
Perché stava diventando pazza, ne era sicura ormai. 
"Io non le voglio le tue scuse, Black, quindi non ti sforzare. Non vorrei essere la causa di un tuo ulteriore declino mentale!"
Sirius le si avvicinò, lentamente, posandole la mano sulla spalla come si fa con un vecchio paziente pazzo. Alla fine era lei che veniva compatita, non viceversa! Assurdo!
"Non credere che io mi scusi con te perché voglio, Evans, ma perché debbo. James è così arrabbiato con me dopo quello che ti ho detto da non rivolgermi più la parola. E James è mio fratello, Lily, lui è la mia famiglia."
Era la prima volta che Black dimostrava un po' di intelligenza, perché era il primo discorso che sembrava avere un netto logico. Nessuno, a memoria d'uomo, aveva mai sentito la sua voce incrinarsi dall'emozione quando parlava di qualcuno che non fosse lui.
Lily si ritrovò a pensare che doveva volere davvero molto bene a Potter!
"Non pensare che il mio odio nei tuoi confronti sia scomparso, Evans. Resti comunque una saccente rompiscatole e spero che il mio migliore amico smetta di sbavarti dietro, perché tu non lo meriti, ma purtroppo lui non sembra intenzionato a lasciarti stare."
Sirius mosse qualche altro passo, la sorpassò, raggiunse il ritratto della Signora Grassa con poche ampie falcate, come se volesse uscire e lasciarla sola. Finalmente, avrebbe pensato Lily in una situazione diversa, ma in quel momento era pietrificata dalla visione di quel Black umano. E innamorato, perché Black era seriamente innamorato del suo migliore amico, come se fossero fratelli. Anzi, Lily dubitava che Petunia l'avesse mai venerata così tanto!
"E sappi solo una cosa, Evans..."
"Cosa?" domandò lei, un filo di voce impercettibile e rauco. Sembrava quasi che avesse paura; la presa sul libro di trasfigurazione andò scemando. 
"Quando capirai anche tu di amare James, perché un giorno lo farai, ne sono sicuro, capirai di non essere mai stata felice prima d'ora. James ti farà capire il vero significato di vita e rimpiangerai tutti gli insulti che gli stai gratuitamente regalando. E solo quel giorno, sappilo, io ti rivaluterò... perché in quel caso farai felice la mia famiglia e io gioisco sempre davanti le gioie di chi amo!"

 

 

 

 

"Ramoso, potresti smetterla di tenermi il muso? Dovresti consolarmi, fratello, non odiarmi anche tu. RemRem basta per un esercito di persone, senza contare che anche tutta la mia famiglia gioirebbe davanti il mio corpo appeso ad un ceppo."
James alzò lo sguardo dal suo libro di incantesimi- e già solo il fatto che Potter studiasse bastava a far venire i capelli bianchi a Lupin- per poi riportare la sua attenzione tra le gialle pagine macchiate di inchiostro e appunti vari.
Sirius sospirò.
"Andiamo Jam! Non guardarmi come un cervo bastonato. Sono io, no? Il tuo grande amico! Non mi hai trattato con tutta questa sufficienza nemmeno quando mi hai beccato a letto con la tua ragazza, tre anni fa."
Remus riemerse da quel momento di tranquillità e gioia che si stava godendo interamente, perché adorava quei rari momenti in cui i Malandrini non urlavano o scalciavano come scalmanati. Questi episodi erano così rari da essere unici... Perché quella era una delle poche volte che James e Sirius litigavano.
Gli dispiaceva saperli in contrasto, ma era anche così piacevole stare ad ascoltare- per una sola volta nella vita- il russare indistinto di Peter dall'altra parte della stanza. Si era quasi dimenticato, pensò, che sapore avesse il silenzio!
James continuò a guardare il suo ex migliore amico con astio ed odio, poi abbassò nuovamente gli occhi sulle sue ginocchia nodose, stando attento a non degnare Black di un ulteriore attenzione. Era seriamente furioso e James Potter non era mai, mai arrabbiato con Sirius.
"James? Andiamo James! Non puoi avercela veramente con me per aver detto alla Evans quello che tutti noi pensiamo."
"Io non lo penso, Sirius! E nemmeno Peter! E neppure James..."
Sirius fulminò Lunastorta con lo sguardo, così gelido da sembrare impenetrabile, per poi schioccare la lingua sul palato. Con sufficienza. 
"E va bene, lo penso solo io che la Evans è una maledetta rompicoglioni. Ma che ci vuoi fare se la sua sola presenza mi fa girare le scatole? Non mi puoi odiare per questo, Ramoso!"
James si aggiustò gli occhiali sul naso, serio, arrabbiato. "Lo sto facendo, Black."
Era la prima volta che James chiamava il suo migliore amico per cognome, perché anche quando si erano conosciuti si era rivolto a lui con ridicoli soprannomi. Per James, Sirius era sempre stato "un fratello", mai "uno sconosciuto".
Sirius si sentì raggelare il sangue nelle vene sentendo il suo amico rivolgersi a lui con tanta freddezza.
"Questo è un colpo basso. Jam. Pensavo che la nostra amicizia fosse tutto per te, mentre tu mi stai sostituendo con una stupida ragazza. Una stupida ragazza che ti porterà via da me, che rovinerà la nostra amicizia. Una stupida ragazza che per giunta ti tratta male, facendoti soffrire, perché non ti vuole."
Potter alzò fieramente il mento, come se solo quel gesto bastasse a dargli forza e sicurezza, ma in realtà stava tentennando perché sentiva una mancanza quasi fisica con Sirius. Odiava fingere di odiarlo, odiava tutto quello. Ed odiava il fatto che avesse ragione, su tutto quanto.
"Stai dicendo cazzate, Felpato. Tante, troppe cazzate."
Sirius alzò scettico un sopracciglio, la traccia di un sorriso sul volto, perché era troppo bello sentir nuovamente uscire il suo nome dalle labbra del suo migliore amico. "Tu dici?"
"Certo. Cosa ti fa pensare che Lily possa rovinare la nostra amicizia? Tu sarai sempre mio fratello. Vivrai con noi, ovviamente. Accanto alla nostra stanza, di fianco la culla di nostro figlio. Lo battezzerai, nostro figlio, e sarai il mio testimone di nozze. Pagherai le nostre fedi, pulirai il sedere di Willy quando la notte io e Lily saremo troppo impegnati a cercare di concepire un altro bambino. Sarai parte della nostra famiglia, sempre."
Remus alzò un sopracciglio, le labbra incurvate in un tenero sorriso commosso. Vide Sirius incurvare le labbra verso l'alto seppur cercasse di nascondere il suo sorriso gentile dietro una smorfia di finto disgusto. 
"Spiegami, Ramoso, perché dovrei pulire le feci del vostro bambino? Sono il tuo migliore amico, non la sua balia."
"E cosa speravi di fare, Felpato? Dormire con me e Lily, nel nostro letto, e cronometrarci durante le notti più focose? Sono una stallone, ti annoieresti nello stare solo a guardare."
Un lampo attraversò gli occhi costantemente maliziosi del rampollo Purosangue. "Bhè, in quel caso potrei anche partecipare alla vostra rimpatriata sotto le lenzuola. Sai bene che sono sempre disponibile per del buon san sesso, anche se con quell'acida della Evans."
James perse istantaneamente il sorriso e Remus non seppe dire se a causa delle parole di Sirius o del messaggio provocatorio, seppur amichevole, che esse celavano. Lupin ebbe l'istinto di alzarsi, posizionarsi fra di loro per evitare che scoppiasse un'altra rissa e cercare di calmare le acque con il suo animo pacifista, ma qualcosa dentro di lui gli suggerì che doveva mettersi da parte e lasciare, come sempre, che la situazione tra i due Malandrini si risolvesse da sola.
E poi, pensò con un sorriso, James era troppo magrolino per fare veramente del male a Sirius!
Potter socchiuse le palpebre, sospirò pesantemente e si passò le dita lughe e affusolate sulle tempie; sembrava stanco, eppure tratteneva a stento una risata.
"Non ti ho ancora perdonato, Felpato, e sei ancora in debito con me di qualche calcio nel posteriore. Sei sicuro di non volerne qualcuno anche nei gioielli di famiglia?"
Sirius rise, con la sua risata da criminale pazzoide, poi circondò le spalle del suo migliore amico con un braccio che era il doppio di quello di Potter. Che era il doppio di tutto Potter, in effetti.
"Scherzavo, amico, scherzavo. Tra moglie e marito, lo sai, è meglio non mettere il dito. Ma  la cameriera del proprio migliore amico...bhé... penso che tra di lei qualcosa ci si può anche infilare… non sei geloso anche di lei, giusto?"

 

 

 

Lily lesse per l'ultima volta la prima riga di quel capitolo di Erbologia, strinse forte a se le pagine del libro e poi, ormai distrutta emotivamente, lo chiuse con un movimento fluido e repentineo. 
Era inutile, dannazione! Non riusciva proprio a studiare! 
Era come se il suo cervello si opponesse allo studio e tutto ciò che era salutare per la sua stessa mente; pensava instancabilmente alle parole di Black, a quelle delle sue compagne e a quelle di Potter stesso.
Potter, possibile che lo odiasse tanto?
Possibile che lui la odiasse tanto?
La tormentava da anni, le distruggeva la vita con un solo sguardo, e la perseguitava. Alcune volte Lily credeva che lui vivesse solo per farla stare male. 
Poi, però, giungeva Black con il suo sguardo offeso, con le sue scuse false e finte come il suo stesso sorriso, con le sue parole acide ma sincere.
"Non credere che io mi scusi con te perché voglio, Evans, ma perché debbo. James è così arrabbiato con me dopo quello che ti ho detto da non rivolgermi più la parola. E James è mio fratello, Lily, lui è la mia famiglia." Le aveva detto quel primitivo, con le braccia conserte e lo sguardo freddo e glaciale come il suo cognome suggeriva. 
Lily in quel momento si era sentita svuotata, come se qualcuno le guardasse dentro con tutta la cattiveria che potesse avere. E si era sentita in colpa, nonostante non avesse fatto nulla.
Aveva ripensato a tutto quello che gli altri le avevano detto, a tutti i suoi comportamenti nei confronti di Potter.
Potter. Possibile che lei lo odiasse a tal punto da non riuscire a pensare a lui usando il suo nome? 
Per Lily James era Potter, non era una persona, non era un Grifondoro e neppur un compagno di scuola, ma era solamente.. Potter. Come se essere 'Potter' equivalesse a essere una specie animale particolarmente infetta e fastidiosa; che poi, onestamente, lui cosa le aveva fatto di male?
Le aveva distrutto l'adolescenza, ecco cosa aveva fatto.
Aveva tormentato lei, Severus, rotto e ostacolato la loro amicizia, offeso chiunque si avvicinasse a lei. 
Ma aveva anche compattuto per il suo onore, per proteggerla dagli insulti dei Serpeverde, era finito in presidenza per lei, in punizione per lei, in infermeria ed aveva rischiato la sospensione. Ricordava ancora perfettamente quando Potter aveva letteralmente massacrato a suon di Stupeficium uno studente Serpeverde per averla definita "una deliziosa puttana Mezzosangue."
Qualche ragazzina del primo, in quell'ocasione, aveva sospirato ammirata e Lily si era sentita imbarazzata quando la sua compagna di dormitorio le aveva chiesto se lei e James stessero insieme. 
"Il tuo ragazzo," le aveva sussurato a notte fonda "è stato veramente gentile nel difenderti. Spero davvero che tu lo abbia ringraziato a dovere, visto che la McGranitt ha desiderio di sospenderlo... che dico, espellere!"
Lily era sussultata a quelle parole, sie perché non voleva che fosse- anche solo per sbaglio- accostata al cognome di Potter, sia perché non voleva che Potter perdesse la sua opportunità di frequentare Hogwarts a causa sua. Eppure il mattino seguente lui era ancora lì, sorridente, gentile e sornione; l'aveva salutata con un sorriso strafottente, un inchino e un "Buongiorno principessa del castello!" che le aveva fatto desiderare la sua prematura morte. Tutti, in quel momento, risero di lei.
Eppure, in quello stesso momento, non riusciva a non pensare alle parole di Black e a rivalutare, seppur con superficialità, la figura da sempre disgustata di Pott.... cioè, James!
James- dovette fare uno sforzo immondo per rivolgersi a lui con il suo nome di battesimo- era forse stato suo amico anche quando lei non era conscia di esserlo. Era stata la sua ancora, la sua barriera e la madre che gli stata portata via quando aveva dovuto lasciare il mondo Babbano.
Le aveva voluto bene quando lei lo aveva odiato.
Forse era vero quello che si diceva in giro: James non era cattivo!
Era presuntuoso, egocentrico, menefreghista, perverso, ficcanaso, presuntuoso, maldestro, arrogante e fastidioso, ma non cattivo.
Se fosse stato cattivo non avrebbe aiutato Alice.
Se fosse stato cattivo non avrebbe salvato la vita di Severus l'anno prima. 
Se fosse stato cattivo la McGranitt non lo avrebbe guardato sempre con fare materno, arrabbiato ma amirevole.
Se fosse stato cattivo Remus non le avrebbe ricordato più volte quanto lui valesse.
Se fosse stato cattivo Silente lo avrebbe allontanato dal castello e Sirius Black lo avrebbe odiato, non venerato.
Infine, se fosse stato cattivo, avrebbe avuto un luccichio diverso negli occhi e, cosa ancora più importante, lei sarebbe riuscita a dormire quella sera senza avere così tanti ripensamenti, dubbi e incertezze.
Sarebbe stato tutto più semplice se James Potter fosse stato cattivo.
Il problema?
Lui non lo era, ecco la spiegazione.

 

 







Chi non muore si rivede, direte voi! E avete ragione.

Mi scuso, mi scuso, mi scuso.

Non ho veramente scusanti. Un anno! Quasi un anno dal mio ultimo aggiornamento. Mi chiedo se ancora vi ricordiate di me, di loro, di questa storia. Spero di sì, perché altrimenti mi sentirei ancora più in colpa di come mi senta già ora.

James, Sirius, Lily, Remus, Alice, Frank, Hogwarts e Peter. Fanno ancora parte di questa storia, seppur un po' a rilento.

In questo capitolo Lily ha finalmente cambiato opinione di James. Lo so, lo avevo detto che sarebbe stato necessario più tempo, ma mentre scivevo mi sono detta.. perché no?
Vi ho fatto penare tanto, troppo, tanto valeva almeno accelerare le cose!;) 
E' presente un dialogo Sirius- Lily, come era successo anche qualche capitolo fa, che smuove, ancora una volta, l'animo della Evans. 
Lily è molto vicina alla rivalutazione totale di James, ragazzi ;) 
E' stato abbastanza difficile scrivere un litigio dei due gemelli mancati, perché a mio parere quei due sono inseparabili. Nessuno può dividerli, nemmeno la Evans, ed è proprio per questo che la lite dura pochissimo... neppure un capitolo!
Spero di essere stata il più realista possibile, perché non era minimamente mia intenzione deludere voi lettori. Scrivo per diletto, perché mi diverte scrivere di loro, e spero di far sorridere ancora voi;)


Mi scuso ancora per l'enorme ritardo, perché veramente sono stata pessima. Giuro che sarò più puntuale le prossime volte, mi metterò di impegno e mai sfocerò ancora di una data tanto lontana. Sono un mostro e voi siete delle stelle!
Vi mando tanti baci, tanti abbracci e tanti sorrisi.
James e Sirius e Lily e tutti i Malandrini vi sorridono con me; consideratevi fortunati:) 
Manu!

 

 

  
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