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Autore: sinful_theatre    11/07/2013    1 recensioni
La storia dell'Elfo del sangue Kriystal è tratta dal videogioco mondiale World of Warcraft. Anticipo il 'tratta da' in quanto per renderla romanzesca è stato neccessario modificare alcuni particolari,a partire dalle ambientazioni ai nomi di tecniche e luoghi. Ho cercato comunque di mantenere il più possibile l'immagine e la magia del mondo di Azeroth per trasmetterla a chi World of Warcraft già lo conosce e a chi invece non ne ha mai avuto a che fare.
Kriystal è un'elfo del sangue femmina che insegue il sogno di divenire una paladina,cosa non ammessa dalle fitte leggi della sua terra natale. Si troverà così nel mezzo di una sorprendente avventura fuori programma che l'avvicinerà passo dopo passo al suo obiettivo,nel bene e nel male.
Sarò lento a postare i capitoli,chiedo perdono in anticipo e spero vi piaccia come mio debutto in ambito fantasy e Fanfiction.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XVI

Ciclo naturale

 

 
   L’ascesa per Thunderbluff fu un’esperienza che Kriystal non aveva mai provato prima. L’innovativo meccanismo di elevazione era costituito da una piattaforma in legno dall’ampia capienza, larga almeno da poter sostenere l’intero gruppo di elfi del sangue e di Tauren arrivati dalle Savane, la quale tramite congegni rudimentali fatti di corde e ingranaggi scorreva verticale lungo la parete rocciosa dell’altura. Una simile invenzione era stata pensata e affiancata ad essa per trasportare i litri d’acqua potabile prelevati dal villaggio Bloodhoof.
   Oltre al moto elevatore, a differenziare tali piattaforme da quella che poco tempo prima aveva condotto Kriystal nel cuore sotterraneo di Undercity  era senz’altro lo straordinario panorama. L’ultima volta che Kriystal era stata ad un’altezza simile fu sul dorso di un enorme pipistrello e nemmeno la torre più alta di Silvermoon offriva una tale veduta aerea delle terre circostanti: Il villaggio precedentemente visitato era vagamente riconoscibile al centro delle vaste pianure verdi e alle piccole chiazze azzurre dei laghi e dei fiumi. Kriystal si sporse verso il vuoto e si ritrovò a pochi centimetri da una nuvola.
   “Ci si sente potenti da quassù, non è vero?” le domandò Soran evidentemente anch’egli assorto nel paesaggio.  “Ci si sente bene” lo corresse lei sorridendo come il sole sopra le loro teste.
   In poco tempo la carrucola prese a rallentare e i cigolii diminuirono il ritmo mentre la parete retrostante scomparve rivelando il centro della capitale del popolo Shu’ halo in tutto il suo splendore. Quella in cui si trovarono doveva senza dubbio esser l’altura centrale ed anche la più grande. Tutte le quattro alture della città erano collegate tramite semplici viadotti in legno. Kriystal aveva sentito parlare di simili vie di comunicazione per la mobilità in un’altra colonia Tauren poco distante chiamata Thousand Needles.
   La superficie sulla quale si trovò a camminare era erbosa come la valle di sotto, ma il numero degli abitanti superava di gran lunga quello del villaggio Bloodhoof. Il vociare era in gran parte Taur’ahe, lingua parlata del posto, ma qualche Tauren  soldato o civile si fermava al passaggio degli elfi del sangue per omaggiarli in lingua comune. Baine parlava perfettamente la lingua comune e l’accento Taur’ahe era solo poco accennato, mentre del padre Cairne Bloodhoof si diceva conoscesse ben cinque lingue fra le quali l’elfico.
   Il gruppo marciò verso il centro dell’altura dove fra le varie abitazioni arcaiche e i negozianti ambulanti si ergeva una torretta che richiamava quella dei dirigibili vicino alle rovine del Lordaeron, ma dall’architettura rudimentale. Quando Kriystal vide in cima alla struttura un via e vai di creature alate non identificate riconobbe in essa una stazione di volo come quella di Tranquillien. Si domandò se anche il popolo di Thunderbluff utilizzasse enormi pipistrelli grigi come cavalcature volanti.
   Un Tauren si distinse dagli altri abitanti per il suo volto scarno segnato dall’età, la sua lunga tunica blu scura e la sua elaborata staffa runica. Inizialmente Kriystal pensò a quell’individuo dall’aspetto millenario come l’immagine che si era formulata nella sua mente di Cairne Bloodhoof. Ma gli eventi smentirono tale ipotesi.
“Costui è l’Arcidruido Hamuul Runetotem, il più grande e potente druido del circolo Cenariano” Thehorde strinse la mano al saggio Hamuul e gli porse i più sinceri saluti, mentre Kriystal si avvicinò al Warlock rosso per udire meglio i dialoghi. “Siete benvenuti fratelli miei” si espresse sommessamente l’Arcidruido: “è da molto tempo che non abbiamo l’onore di ospitare elfi del sangue nella nostra capitale. A dire il vero mai abbiamo avuto l’onore di incontrare i Sette signori di Silvermoon fuori dalle loro mura da quando sono diventati da semplici ministri dell’alto collegio a regnanti. Comprendo i loro impegni e li rispetto, ovviamente.”
“Porterò loro il vostro gentile invito. È un onore anche per noi visitare le meraviglie delle vostre terre.” Thehorde si fece trovare pronto come sempre e Kriystal attendeva invano il momento in cui anche con lei avrebbe mostrato un così esemplare rispetto.  
   “Ma seguitemi prego, vi condurrò al cospetto del capo tribù Cairne Bloodhoof. Egli sarà lieto di ricevervi, lo troveremo all’Altura dello spirito.” Il gruppo stette dietro al ritmo calmo di Hamuul Runetotem, attraversarono un altro ponte che collegava l’altura centrale a quella dello spirito e per qualche minuto si trovarono a camminare sul vuoto sopra alla distesa intera del Mulgore. Kriystal amava ogni tipo di panorama, tuttavia non vedeva l’ora di arrivare alla fine di quel sottile e traballante ponte in legno che emetteva un gridolino sotto ad ogni passo. Hamuul e Baine invece si dimostrarono pienamente al loro agio nonostante la maggior parte del moto ondulatorio del ponte fosse probabilmente provocato dal loro consistente peso.
   Kriystal notò che una volta giunti nella capitale la scorta di Baine si era subito sciolta in diverse commissioni. Evidentemente il principe Tauren all’interno della propria città a metri e metri di altezza da terra si riteneva totalmente al sicuro. L’elfa invidiò tale fiducia nella propria terra e il suo pensiero sfiorò per un istante il ricordo di casa. Ma per fortuna un concerto di corni intonò una marcia di benvenuto per gli ospiti e il principe Baine. I colori sgargianti degli abiti da cerimonia e l’addobbamento riportarono Kriystal alla realtà. Erano lì per un funerale, così era stato detto quando erano ad Orgrimmar, eppure la celebrazione sembrava tutto fuorché funebre. Striscioni con diversi stemmi in onore di varie tribù e razze avvolgevano le torrette da vedetta e i totem mentre alle porte di ogni abitazione famiglie di Tauren lanciavano petali gialli sul cammino della compagnia.
   “Un benvenuto coi fiocchi” constatò Soran meravigliato almeno quanto gli altri.
   “Un benvenuto coi fiori vorrai dire” rispose Robil al suo fianco.
   “Per una volta in cui Vonch si degna di non ribattere ci pensi tu?” e quando sentì questa frase Kriystal fu costretta ad accertarsi effettivamente della presenza del Warlock biondo, il quale da alcuni minuti non aveva ancora detto nulla. E invece eccolo lì, ancora al fianco di Baine ad accennare un inchino ad ogni complimento o saluto dei Tauren. Un comportamento insolito da parte di Vonch, ma il rispetto da parte di Kriystal crebbe smisuratamente.
   “Lorbton doveva essere molto conosciuto” le fece notare Bithah.
   “Un ottimo cacciatore a quanto pare” rispose lei: “e probabilmente un  buon padre. Questo tipo di cerimonie è riservato il più delle volte ad alte cariche o a famiglie nobili”
   “Qui a Thunderbluff non la pensano così. Non fanno grandi differenze fra un principe o un popolano qualsiasi”
   “Tutto è ciclo naturale” Kriystal recitò le parole di Banqui Piumaria come se all’improvviso tutto fosse più chiaro.
“Tutto è ciclo naturale” concordò Bithah con uno dei suoi gentili sorrisi.
   Giunti al centro dell’Altura dello spirito ad ognuno degli elfi del sangue fu consegnata e messa al collo una collana di benvenuto realizzata con gli stessi fiori i quali petali erano stati sparsi su tutto il terreno all’arrivo degli ospiti. Al centro della piazza sulla superficie di un piccolo stagno era stata installata una pira la cui funzione non necessitava di spiegazioni.
   Andava nel frattempo manifestandosi il tramonto. Il sole si abbandonava alla discesa fra i colli che circondavano la pianura del Mulgore e gli ultimi stormi di uccelli accompagnavano il silenzio che in pochi minuti era venuto a crearsi fra i numerosi presenti. Kriystal si guardò intorno, non erano tutti ospiti d’onore: C’erano famiglie, contadini, guerrieri. Chiunque avesse desiderato porgere gli ultimi saluti a Lorbton di Acramand era lì, in quel momento. Non ci vollero molti istanti prima che Kriystal si pentisse di non averlo potuto conoscere.
   Il rispettoso e suggestivo silenzio dell’altura dello spirito non si interruppe nemmeno alla tanto attesa comparsa di Cairne Bloodhoof. Kriystal assistette alla scena da troppo lontano perché potesse ascoltare le parole che il capo tribù dei Tauren si scambiò con la prima fila formata dal figlio Baine, Thehorde, diversi ufficiali Tauren e Vonch, al quale strinse entrambe le mani fra le sue e col quale si dilungò ulteriormente in omaggi e confidenze.
Cairne dimostravai suoi anni più di molti altri Tauren. Kriystal conosceva leggende su leggende sul personaggio che le stava a breve distanza: Cairne Bloodhoof, colui che dall’esser guida di una semplice mandria nomade in continuo conflitto e in svantaggio con il popolo dei centauri divenne fondatore della più grande unione di Tauren di sempre; colui che partecipò insieme agli orchi di Thrall e a Jaina Proudmoore alla guerra contro la legione infuocata e  che dopo la battaglia del monte Hyjal depose con il capo della nuova Orda le prime pietre di quella che sarebbe divenuta l’imperiosa Orgrimmar. Contribuendo al nascere della grande fazione di Orchi, Throll, Ogre, Non morti e in seguito Elfi del sangue, Cairne sparì quasi dalle scene dedicandosi unicamente al consistere della propria razza mantenendo contemporaneamente ottimi rapporti di alleanza con Orda e anche Elfi della notte.
   Il corpo di Cairne Bloodhoof era coperto da un pelo vissuto, lungo e grigio. A differenza delle corna sul capo degli altri Tauren e rispetto a quelle del figlio ancora prive di alcuna ammaccatura quelle di Cairne, entrambe terribilmente mozzate, raccontavano un passato di battaglie e sofferenze. Legati ad esse numerose piume e amuleti pendevano e dondolavano accarezzati dal vento. Indossava un corto gilè in cuoio tipico della cultura Tauren e impugnava la sua famosa quanto temibile ascia da combattimento. Kriystal trovò simpatica l’idea di un pacifista armato di un’enorme ascia affilata e lucente.
   Dopo essersi consultato anche con la saggia figura di Hamuul Runetotem e sempre con tono pacato, riservato e confidenziale, Cairne fece cenno verso una guardia posta all’ingresso di una capanna dalla quale pochi istanti dopo uscì un piccolo corteo di sacerdoti Tauren impugnanti torce scintillanti. La fiaccolata fu seguita da un concerto di corni che Kriystal riconobbe questa volta come funebri. Così cercò di farsi strada fra le enormi corna dei Tauren per poter vedere la salma che insieme alla processione veniva trasportata verso lo stagno dov’era situata la pira. Lorbton di Acramand era stato vestito con la più bella armatura in mitril che Kriystal avesse mai visto, le mani incrociate sul petto erano appoggiate sull’impugnatura della sua balestra. Il volto era pallido, cereo, eppure era di una luminosità sovrannaturale. I capelli legati in una lunga coda come quelli del figlio erano come circondati da un alone argenteo che rivestiva il cacciatore di luce propria. Vonch fu invitato da un accenno di Cairne ad avanzare assieme ad Hamuul Runetotem verso le spoglie del padre per poter procedere con la cerimonia. Una volta al centro della piazza e al fianco del padre il volto di Vonch sembrava raccolto in uno stato di afflizione. Gli occhi azzurri non erano lucidi e nessuna lacrima gli rigava il volto, eppure Kriystal poté giurare che l’amico stesse piangendo disperatamente. Tuttavia Vonch rimase lì, in una posa scultorea accanto alla pira. Kriystal pensò alla pena che doveva provare in quel momento. Fra sé e sé constatò che nonostante l’accoglienza d’oro del popolo dei Tauren forse era stato dato troppo poco tempo al Warlock biondo per elaborare la situazione. Doveva esser la prima volta che rivedeva il padre dopo l’attacco del drago e non si era nemmeno potuto togliere l’armatura per indossare un abito adeguato alla celebrazione.
   Nel frattempo Hamuul Runetotem passò a Vonch una delle grandi torce portate dai sacerdoti ed egli la alzò a mezz’aria di fronte a sé come un soldato durante il giuramento ufficiale. Cairne Bloodhoof gli si avvicinò e accese la propria fiaccola con il fuoco di quella di Vonch: “Adesso figliolo ripeti con me:figlio, guerriero, soldato e padre. Questa è la fiamma che fa luce sulla terra, questo è il sangue degli antichi che scorre nelle vene d’ogni essere vivente. Questo sei tu, che ancora ci guidi lungo il nostro cammino” Vonch ripeté parola per parola alla perfezione. Poi si avvicino ulteriormente immergendo gli stivali nell’acqua dello stagno e si accostò al feretro di modo che tutti i presenti potessero assistere al rito, e continuò:
    “Questa è la fiamma dell’esistenza, ombre e luci traballano ad ogni suo passo di danza. Luci e ombre prevalgono a seconda del vento. Padre, continuerò ad innalzare la tua fiamma perché tutti possano ricordare il tuo nome, le tue gesta e perché il forte vento della tua dipartita non cancelli dalla storia il tuo volto. Adesso tornerai fra le braccia della grande madre e seminerai tutta la tua energia per le nostre terre e per i nostri spiriti affinché non venga reso vano il senso del tuo e del nostro viaggio”.
Kriystal non poté trattenere le lacrime. Le parole dell’amico se pur recitate da manuale secondo la tradizione l’avevano toccata nel profondo. Si chiese senza nemmeno sapere il motivo, se avesse sentito anche lei a tal punto la mancanza di suo padre. La mente andò alle guglie di Silvermoon, una bambina distratta correva e ballava tra i tendaggi viola degli empori mentre il padre a seguito d’una scorta di guardie domandava fiero se mai avessero conosciuto creatura più bella di lei.
   “Devo a te caro padre molto più di quanto ti abbia mai dimostrato, e perché venga data una ragione a tutto questo tu non temere: non verrai dimenticato”. I corni ricominciarono a suonare mentre Vonch appoggiava la torcia sul pagliericcio della pira. Esso prese fuoco in poco tempo e dolcemente il corpo di Lorbton di Acramand venne accolto dalle fiamme dell’esistenza e diventò un tutt’uno con cielo, terra e mare. Kriystal tentò di incrociare lo sguardo con Vonch, ma i penetranti occhi azzurri erano tutti presi dall’addio all’elfo del sangue che lo aveva messo al mondo.
   Ad un tratto una mano prese quella dell’elfa: “Stai bene?” le domandò Soran sottovoce.
   “Temo d’essermi commossa” sorrise imbarazzata.
   “Immagino tu stia pensando a tuo padre”
   “Come fai a saperlo?”
   Lui le strinse ancor più la mano: “Forse perché anch’io stavo pensando al mio”. Kriystal ebbe uno strattone al cuore. Come poteva esserselo dimenticato? Probabilmente proprio quella sera a Silvermoon stavano celebrandosi i funerali del giardiniere di corte Noria e Soran non era lì ad assistere all’addio al padre. Con il viso ormai rigato di lacrime Kriystal ricambiò la stretta di mano all’amico e guardando un punto vuoto fra le fiamme dove fino a pochi attimi prima c’era Lorbton sussurrò: “Ti do la mia parola che anch’egli non verrà dimenticato”.
 
Secondo la tradizione Shu’halo proprio nell’attimo in cui il sole ormai ridotto ad una sottilissima mezza luna sparisce dietro l’orizzonte le ceneri del defunto vanno lasciate trasportare dal vento. Se non fossero stati a decine di metri d’altezza non sarebbe soffiato nemmeno un filo d’aria, ma per gli ultimi presenti rimasti ad assistere alla cerimonia di addio a Lorbton di Acramand l’omaggio delle ceneri alla natura fu uno spettacolo indimenticabile. La maggior parte dei Tauren che avevano presenziato al funerale si erano ritirati nelle loro faccende quotidiane e il cerchio ristretto rimasto per l’atto più intimo di tutta la cerimonia era costituito dal gruppo di Sind’orei, da padre e figlio Bloodhoof, da Hamuul Runetotem con il seguito di sacerdoti e ovviamente da Vonch, il quale raccolto un pugno di ceneri dall’incendio ormai estinto le lanciò oltre il limite dell’altura dello spirito sopra le pianure del Mulgore, lasciando che ciò che restava di Lorbton di Acramand venisse accolto fra le braccia della grande madre di tutte le creature.
   Per chiudere del tutto il rito Hamuul Runetotem recitò in lingua Taur’ahe brevi racconti sugli antichi e la leggenda sulle origini dei cacciatori. Kriystal conosceva tutti quei miti perché da bambina amava farseli raccontare prima di addormentarsi. Al termine ufficiale della funzione Vonch tornò a mischiarsi con Kriystal e gli altri Sind’orei e a scambiarsi qualche breve omaggio. Robil gli raccontò d’aver incontrato suo padre in più occasioni e in più battaglie e che il suo onore e la sua fama andava ben oltre i regni orientali; Bithah e Soran si limitarono a stringergli la mano e a sussurrargli in elfico parole di condoglianze. Quando Vonch si fermò davanti a Kriystal lei non seppe immediatamente cosa dire: “Io … “ provò.
   “Non devi scusarti, rossiccia. Anch’io avrei diffidato da me stesso. Ci siamo conosciuti in circostanze particolari, ma tutto sommato visto dove siamo ora pare quasi ne sia valsa la pena, non credi?”
   Kriystal era confusa: “Ah si?”
   “Guardati intorno: Thunderbluff, mucche alla riscossa, pascoli infiniti e tanto, tanto cibo! Hai idea di quanti elfi del sangue si releghino nei meandri della loro bella corte d’orata e non vedranno mai i posti che abbiamo visitato in così poco tempo?”
   “Ottimo modo di vedere le cose” sorrise lei. Lui le prese la mano e gliela sfiorò con le labbra: “Dobbiamo gioire di questi momenti, perché non sapremo mai se domani ne avremo ancora l’occasione”.
  “Si tratta di un altro proverbio Shu’halo?” domandò lei.
  “Si tratta di ciò che probabilmente ci aspetta” le sorrise lui profeticamente, ma Kriystal non lo trovò divertente. Non vedeva certo l’ora di affrontare nuove avventure lontano da casa, ma  quanto sarebbe stato alto il prezzo da pagare mano a mano che si sarebbe proseguito il cammino?
  
   Gradualmente le alture di Thunderbluff vennero avvolte dal buio della sera e si accesero i lumi per le vie e le capanne della città. Nell’ampissima tenda allestita per l’occasione venne imbandito il banchetto in onore degli ospiti e del ritorno del plotone di Baine dal raccolto delle Savane. Il principe Tauren portò al lungo tavolo pieno di vivande diverse notizie sui movimenti dei centauri e delle altre fazioni nemiche. Cairne raccolse tutte le informazioni utili senza esprimersi per alcuni minuti, poi con il suo solito fare distaccato domandò: “Notizie dal presidio di Altovento?”
   “La situazione è ancora la stessa. I Grimtotem sembrano non cambiare idea sulle loro posizioni. Ancora nessuna traccia di Maghata.”
   “Molto strano” si limitò a commentare il vecchio Tauren spezzando un enorme tronco di pane.
   “Problemi con una della vostre tribù?” domandò Vonch non curante della bocca piena.
   “I Grimtotem non sono mai stati d’accordo con la nostra linea politica” spiegò sintetico Cairne.
   “Modesto come sempre, padre” intervenne Baine: “Maghata Grimtotem è una vera e propria minaccia alla nostra pacifica famiglia. È una sciamana dell’occulto, gioca con poteri aldilà delle sue potenzialità. Prima o poi esploderà e i danni si riverseranno su tutti noi.”
   “Maghata è diventata molto potente giovane Bloodhoof, è in grado di contenere i propri poteri più di quanto possiamo immaginare” Hamuul Runetotem sembrò conoscere bene la sciamana di cui si stava discutendo.
   “Tuttavia non c’è da allarmarci veramente finché non fanno la loro prima mossa. Il clan dei Grimtotem è sempre stata una massa di teste calde e…”
   “Hai ragione padre, e quelle teste calde potrei schiacciarle in pochi istanti sotto il peso del mio martello!”
   “Non vorrei essere al loro posto!” esclamò divertito Vonch provocando qualche risata anche tra i Tauren e i Sind’orei. Kriystal sedeva tra Bithah e Soran e ascoltava interessatissima tutti i discorsi sui fastidi del clan Grimtotem, sull’ultima vittoria di Baine e i suoi contro uno stormo di arpie le quali avevano occupato un passaggio tra le montagne che collegavano Mulgore al sud del Kalimdor, per concludere con l’enfatica versione di Vonch sulla vicenda dei centauri e di Kathraal Hammstrange.
   “Avete reso un grande omaggio alla mia città con l’abbattimento del plotone di centauri a Nord delle lande” Cairne Bloodhoof individuò ancora una volta Thehorde come capo della compagnia, ma sembrò parlare a tutti gli elfi del sangue: “Gli Hamm impazziranno quando non vedranno rientrare il loro capo e questo per noi è un sollievo.”
   “Possiamo sempre spedirgli la sua testa!” Baine diede un massiccio colpo sul tavolo con il pugno sinistro e poi scoppiò in una roca risata degna di un orco ed effettivamente insolita per un Tauren.
   “Non penso che sarebbe il caso di tirarci a dietro ulteriori nemici” consigliò saggiamente Hamuul.
   “E presidio Altovento?” Kriystal si accorse solo dopo l’improvviso silenzio calato fra i presenti che aveva appena interrotto le tre più alte cariche di Thunderbluff. Padre, figlio e addirittura arcidruido.
   Bithah soffocò una risata mentre Thehorde fulminò l’elfa con una della sue occhiate.
   “Una fanciulla interessata alle strategie di guerra” disse Cairne, con un sorriso gentile sul muso:“e d’altronde non capita tutti i giorni di vederci sul piede di guerra, soprattutto contro i nostri simili”
   “La deve perdonare signore, è stato un oltraggio interromper…” provò Thehorde.
   “Suvvia non esser noioso. Non eri così serioso l’ultima volta che ci siamo incontrati, anzi, se non ricordo male eri l’anima della festa. O dovrei dire del combattimento?”
   “Fu un’occasione ben diversa” si giustificò il Warlock rosso, non solo di capelli ma ora anche in volto:“la qui presente ha bisogno di qualche lezione su come ci si comporta in qualità d’ospite!” Kriystal avrebbe voluto sfoderare la spada. Quale diritto aveva per trattarla così?
   “Sciocchezze, Thehorde. Come ho già detto non capita spesso di discutere di guerra alla mia tavola. Ed è tutt’altro che un dispiacere parlarne con una graziosa creatura come la nostra… ?”
   “Kriystal” lo aiutò Bithah:“il suo nome è Kriystal, signore”.
   Kriystal sarebbe voluta sprofondare, l’attenzione era tutta su di lei.
   “Ebbene Kriystal” continuò Cairne Bloodhoof:“cosa desideri sapere?”
   “Domando venia, signore. Prendo atto del mio comportamento increscioso, ma il mio interesse era verso le vostre intenzioni nei confronti della colonia di Altovento. Non temete che il presidio dei Grimtotem diventi un’azione sovversiva verso i vostri territori?”
   “Mi piace come parla quest’elfa!” esclamò Baine:“dovremmo discutere su come farla pagare a quegli sciacalli!”
   Era impossibile leggere il pensiero di Cairne Bloodhoof semplicemente guardandolo in volto. A differenza di tutti i presenti egli era un libro chiuso. Kriystal si sentì un’infantile prepotente per essersi permessa di prendere parola durante una cena in cui, dopotutto, era l’unica femmina.
   Poi come se il silenzio di quei secondi fosse servito proprio per lasciare i presenti in uno stato tensione            Cairne Bloodhoof soffocò con la zampa destra una divertita risata:“Ecco perché voi elfi del sangue avete una così bella corte come capitale. Un po’ arrugginita negli ultimi tempi, ma avete infiniti ruoli nella storia di Azeroth di cui essere orgogliosi. Sai tenere un segreto?”
Kriystal non rispose nemmeno, che segreto era se i presenti saranno stati una decina?
   “Anche Lor’themar aveva il tuo stesso spirito quando era seduto a questa tavola, proprio lì dove sei seduta tu” Kriystal non credeva alle parole di Cairne.
   “Lei mi lusinga, signore”.
   “Kriystal ha ragione, signori miei. La faccenda di Altovento è molto più delicata di quanto credessimo. Di solito sono bravo a non farmi convincere dal fuoco della gioventù di mio figlio e cerco piuttosto d’esser il meno violento possibile per contenere i danni, ma non possiamo negare un problema così concreto. Se nei prossimi giorni Maghara Grimtotem non decide di scendere a patti con la città di Thunderbluff saremo costretti ad intervenire.”
   “Era ora!” rise Baine.
   “L’importante signore sarà agire con coscienza e riguardo” si raccomandò Hamuul.
   “Non penso abbiate altre alternative” manifestò la propria opinione Thehorde.
   “Possiamo venire anche noi?” anche stavolta la voce squillante di Kriystal portò un grave silenzio sulla tavola di Cairne Bloodhoof. Thehorde aveva gli occhi fuori dalle orbite e stavolta fu Robil a doversi trattenere dal non scoppiare a ridere. Kriystal non aveva saputo contenere l’eccitazione e si era lasciata coinvolgere dal momento:“domando nuovamente venia, signore, non so cosa mi sia preso, io…”
   “No, no, non c’è bisogno di scusarsi” la tranquillizzò Cairne:“apprezzo sinceramente la tua offerta d’aiuto e se si presentasse l’occasione, durante il vostro soggiorno qui a Thunderbluff, non esiterò sicuramente a domandarvelo”
   Kriystal evitò di guardare i suoi compagni Sind’orei, tranne Thehorde, il quale non aveva distolto il suo sguardo funesto dall’aspirante paladina. In quel momento lei si scoprì soddisfatta di averlo infastidito.
 
   Il continuo della cena proseguì su altri orizzonti, vennero affrontati diversi argomenti su Kalimdor e i regni orientali, finché finalmente non si arrivò al motivo principale per il quale si trovavano lì.
   “Non era solo l’ultimo saluto a mio padre il motivo per cui il signore della guerra ci ha mandati al tuo cospetto” rese trasparente la comunicazione Vonch.
   “No, effettivamente no, figliolo”  ammise Cairne, utilizzando ora un tono che dichiarava la delicatezza e la serietà della questione:“partiamo dal principio, signori miei. Qualcuno dei qui presenti ha idea di che cosa sia una runa di cristallo?”
  “Solitamente le rune fungono da conduttori di mana per armi di maghi e stregoni, o da artefatto per riti mistici e spirituali” rispose accademicamente Thehorde.
  “Esemplare amico mio, ma la mia domanda non era a che scopo viene utilizzata una runa, ma quale sia la natura di un determinato tipo di runa, in questo caso quella denominata di cristallo”. Kriystal lanciò un’occhiata soddisfatta al Warlock rosso. Anche tu commetti errori, pensò divertita.
   “A differenza delle altre immagino che la runa di cristallo sia …” ipotizzò Bithah: “… di cristallo?” I presenti risero dell’amico.
   “Beh, giovane paladino, effettivamente anche tu non hai del tutto torto. Essa deriva da certuni cristalli, chiaramente, tuttavia non sono molti i luoghi dove rune di questo tipo possono crescere indisturbate. Qual è un posto dove è consigliato non andare se non si è abituati alle cose troppo … fuori dal comune?”
   “Isole esterne” rispose Baine in abito da scolaro:“non fanno così paura come mi raccontavano da cucciolo, ma senz’altro non sono fatte per i giovani d’oggi di Azeroth”
   Kriystal sentiva gli occhi di Robil su di sé, come se l’assassino temesse che da un momento all’altro l’elfa del sangue sparasse a Thehorde domande sulle sue origini, ma cercò di non farci caso. Cosa doveva importarle se il Warlock più odioso della storia dei Warlock fosse o meno nato e cresciuto in un enorme frammento di pianeta che fluttuava nella Distorsione fatua?
   “Isole esterne” confermò Cairne senza scomporsi:“le rune d’argento vengono importate ad Azeroth a un solo scopo. È certificato che il nemico, che si stia parlando di un vecchio nemico o di una nuova minaccia, sta raccogliendo da più regioni dei regni orientali e del nostro continente un numero consistente di quei mistici artefatti. Le prime notizie che abbiamo di tali pietre risalgono all’origine di una delle più temute spade di tutta la storia di Azeroth e oltre”.
   “Quella spada?” domandò Vonch stavolta senza ironia.
   “Proprio quella spada” gli confermò Hamuul.
   “Froustmourne?” il gelo cadde nuovamente sulla tavola di Cairne Bloodhoof. Kriystal aveva utilizzato il nome che nessun’altro avrebbe osato pronunciare.
   “La spada del fu Arthas Menethil” entrò nel dettaglio Cairne, con cautela:“l’arma che ha dato il via ad uno dei capitoli della nostra storia più terribili. Abbiamo tutti perso qualcuno a causa degli eventi che essa provocò. Voi Sind’orei ne portate ancora una lunga cicatrice nelle vostre foreste” Kriystal tentò di convincersi di non avere capito bene. Ma il collegamento fu rapido ed inevitabile: la Dead Scar. Tuttavia non era il momento di fare domande, le carte più importanti erano in gioco.
   “Dobbiamo prenderne atto: il principe dell’ormai vecchia Lordaeron è ancora vivo e sembrerebbe essersi rifugiato per tutti questi anni nel continente del Nord, dov’eravamo convinti che avesse trovato la morte nel tentativo di fuggire alle nostre forze alleate”.
   “Girano voci che abbia trovato qualcosa di peggiore della morte” intervenne Thehorde.
   “Thrall ci ha raccontato di un plotone di settemila soldati dell’Orda mandati in missione nel continente del Nord” spiegò Bithah:“quelli che tornarono portarono storie, per lo più leggende, su ciò che accadde in quel posto”.
   “Mi stupisco che siano anche solo riusciti a lasciare Northrend” constatò Cairne.
   “Ne sono rincasati cinque, signore” ammise Bithah abbassando lo sguardo sul proprio piatto. Kriystal era presente quando Thrall aveva spiegato gli ultimi avvenimenti attorno al fuoco della propria sala del trono, ma il suo corpo non smetteva di tremare ogni volta risentiva quelle statistiche.
   Il silenzio di Cairne Bloodhoof valse più di mille parole:“Questa notte pregherò gli antichi perché non dimentichino”.
   “Noi non dimenticheremo” rispose Thehorde.
   “No di certo” aggiunse Kriystal, la quale colse lo sguardo del Warlock rosso quando la fissò e riconobbe il suo stesso senso di vuoto e impotenza. Nessuna smorfia, nessuna frecciatina, forse era la prima volta che rivolgeva un minimo di rispetto all’elfa del sangue.
   “Riguardo quelle leggende, paladino?” domandò Hamuul.
   “I cinque sopravvissuti al continente del Nord parlano di un esercito” rispose Bithah:“un esercito infinito di reietti. Non figli di Sylvanas, nossignore, ma corrotti dai sintomi di quella che tutti ricordiamo come la Piaga dei non morti che in passato stravolse le nostre vite”.
   “E Arthas è divenuto uno di loro?” chiese con tono più agitato Cairne.
   “Temiamo che Arthas ne sia a comando, Signore”
   “Come ho affermato prima, Signore” continuò Thehorde:“il principe di Lordaeron è incappato in qualcosa di più grande di lui, qualcosa di peggiore della morte. I cinque sopravvissuti vaneggiarono di un duello. Un duello di fuoco e ghiaccio”.
   “Illidan” capì al volo Cairne.
   “Lo stesso Illidan a capo della legione infuocata?” domandò Kriystal senza più riserbo e passando inascoltata.
   “Diamo ormai per certo che Illidan Stormrage e Arthas Menethil si siano scontrati sulle terre ghiacciate del Northrend. In un’altra situazione avremmo gioito dell’esito della battaglia, poiché incredibilmente Illidan Stormrage è stato abbattuto. Ma la vittoria di Arthas ha un prezzo per tutti noi”
   “Spiegati meglio” anche Baine era senza parole.
   “Mi duole essere io a portare la notizia ufficiale che Arthas Menethil ha indossato l’elmo del suo grande maestro oscuro. Per salvarle il lich supremo dalla minaccia di Illidan pare che il principe di Lordaeron si sia fuso con egli, divenendo un essere di natura non identificata”.
   “Un umano unito a Ner’zul? Quindi adesso Arthas è un Lich?” Il coraggioso Baine Bloodhoof non credeva alle proprie orecchie.
   “No, figlio mio” lo corresse Cairne, con gli occhi sbarrati e un tono spettrale:“Egli ormai è il Re dei lich”.

    
  
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