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Autore: Ecavte    11/07/2013    5 recensioni
-Quel ragazzo riccio,lì, Harry. Sembra carino- sussurra Clelia.
-Beh,non è...non è male, no- aggiungo io.
Lei mi scrutò da capo a piedi, inarcando un sopracciglio.
-Ti piace, eh?-
Scosto lo sguardo sulla strada, mormorando:- no- ma lei è la mia migliore amica, lei sa tutto di me.
Conosce ogni minimo sguardo, mentire non servirà a nulla.
-Facciamoci una promessa- continua lei posando una mano sulla mia spalla.
-Visto che anche io gli sbavo dietro- abbassa la voce, -tra un anno esatto ci incontreremo e ci peseremo. La più magra si vincerà il cuore del riccio-.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Mercoledì.

-Mia,aspettami!- urla Harold, mentre esco da scuola.
-Sei sicura di stare bene?- continua, mentre mi insegue nel parcheggio.
-Certo- mormoro -perchè dovrei stare male?-
Lui aggrotta le sopracciglia.
-Ecco, ho notato che sia durante il pranzo sia durante la pausa non hai mangiato nulla- Harold mi poggia una mano sulla spalla, provocando una scia di scintille che si irradia nel mio corpo.
Mi volto verso di lui, mentre avvicina il volto al mio per controllarmi.
-Ma mi hai visto che a pranzo ho preso il piatto con un sacco di cibo dentro!-
-Già. Hai passato tutto il tempo a tagliare cibo su cibo senza ingoiarne una forchettata- si insospettisce. Poi mi rivolge uno sguardo preoccupato.
-Mia, ascoltami. Non puoi farti passare la fame per quello che sta succedendo ai tuoi genitori, ok? Non puoi non...mangiare per colmare la perdita. Perchè non è il modo giusto per superare un divorzio- mi abbraccia, stringendomi calorosamente e ricaccio le lacrime indietro per non scoppiare a piangergli addosso.
-Harold, Mia, che sopreeeeesa- irrompe improvvisamente Clelia, rovinando l'unico momentino di tenerezza che c'è stato tra me e lo studente nuovo.
-Ciao Clelia- Harold la saluta raggiante, ignaro del tono della mia amica.
Clelia indossa un paio di pantaloni lunghi beige stretti ed una canottiera con sopra un cardigan blu.
Saltella come un cavallino.
Ma come fa a saltellare con tutta la montagna di cibo che ha mangiato a pranzo?
Lei ha uno sguardo di ferro rivolto verso di me, che si addolcisce quando lo sposta verso il ragazzo premio.
-Vi va di venire a fare un giro con me in centro?- chiede Clelia.
-Mi spiace- Harold si avvicina a me -Ma Clelia mi ha promesso che saremmo andati insieme in biblioteca a studiare per il compito di italiano di venerdì. E lei potrebbe davvero aiutarmi- mi circonda le spalle, purtroppo amichevolmente.
Il viso di Clelia mi spaventa.
-Aaaaaaah, davvero? E posso venire anche io, Mia?-
Sto per aprire bocca, quando Harold mi interrompe anche stavolta.
-Ho l'impressione che ti annoieresti, visto che non segui il corso, ma se ti va...-
-Hei, che succede qui?- Zayn spunta dal nulla cingendo la vita della mia amica.
Lei ha un'aria delusa che cerca di reprimere, ma riesco a vederla ugualmente.
-Nulla tesoro. Ti va di venire a fare un giro con me questo pomeriggio? Ah- aggiunge lei, più malefica di quello che credevo -potresti invitare Louis-.
Zayn mi rivolge un sorriso -allora venite anche tu e Louis?-
Rimango a bocca aperta davanti a Clelia, che ride sottovoce soddisfatta.
-Veramente ho dovuto rubarvela. Venerdì abbiamo il test d'italiano e le ho chiesto gentilmente se poteva aiutarmi a ripassare quindi la sto trascinando in biblioteca- Harold salva la situazione.
-Non si sa mai che sfruttando la cara italo americana il compito mi vada meglio- sghignazza.
Sospiro. Il pericolo è passato.
Per ora.
-Noi andiamo. Non voglio sapere nulla di scuola, cari- Zayn prende per mano Clelia e si volta verso l'auto.
-Ci vediamo- rispondo, più rivolta verso a lui che a Clelia, il cui sguardo è pieno di odio.
Stavolta ho vinto io.
Eppure una piccola parte di me sa che non è così.
Rimaniamo nella biblioteca della scuola, e avviso Niall che arriverò a casa per l'ora di cena, io e Harry abbiamo intenzione di lavorare.
Lo inviterei a mangiare da noi, ma devo riuscire a saltare la cena e lui capirebbe che c'è davvero qualcosa che non va e che non riguarda mamma e papà.
Mentre gli rispiego come si coniuga il passato del congiuntivo, i suoi occhi vagano per la stanza, e sbatto frustrata il libro sul tavolo, più per far puntare i suoi occhi nei miei che per altro.
-Insomma Harry, se non mi ascolti al compito non ce la farai mai!- dico a voce alta ma strozzata: siamo in una biblioteca, bisogna mantenere un certo contegno.
Come speravo i suoi occhi raggiungono i miei. E lui inizia a sussurrare sensualmente.
-Abbiamo tutti e due gli occhi verdi- dice, in italiano.
Scommetto che sono diventata rossa come un pomodoro.
-G...grazie- balbetto, però in inglese.
Si sporge coi gomiti verso di me e con una mano afferra una mia ciocca di capelli.
-Mi piacciono. Lisci e biondi. Liscissimi-
Mi sporgo verso di lui involontariamente, senza parlare e trattenendo il respiro.
Anche lui si avvicina.
E se mi baciasse? Clelia non lo saprebbe, non scoprirebbe nulla perchè lei non c'è.
Sposto velocemente la testa a destra e a sinistra per controllare che non ci sia davvero, ma c'è solo un ragazzo che sta per entrare in biblioteca.
Harold ridacchia dolcemente e mi mette un dito sotto al mento girandomi verso di lui.
I nostri nasi sono a pochi centimetri di distanza.
-Che c'è?- continua a ridacchiare.
-Io...occazzo!- impreco, accorgendomi dopo qualche secondo che il ragazzo che stava entrando è Louis.
Mi allontano di colpo facendo finta di studiare, mentre il riccio sospira deluso. Sento Louis avvicinarsi.
Lo guardo: a giudicare dal suo sorriso non sembra che ci abbia notato in quel momento di debolezza.
-Ciao tesoro- sussurra dolcemente, poi si volta verso Harry con aria di sfida, mi alza con forza e mi bacia.
La mia prima reazione sarebbe quella di staccarmi, visto che non è comunque bello sbaciucchiarsi in pubblico e far sentire qualcosa il terzo incomodo, ma mentre poggio le mani sul suo petto e mi allontano contrastando la forza delle sue braccia strette attorno a me, il mio stomaco, che non ha smesso di brontolare un secondo, da' un ultimo urlo di avvertimento "TOC TOC! CARENZA ZUCCHERI", la vista si appanna e le forze cedono; l'oscurità mi ingoia.

Mi risveglio di soprassalto.
Pareti bianche, odore di candeggina, luci bianche al neon e un separé di tendine color crema che mi separa da un altro letto rispetto a quello dove mi trovo io.
-Mia, tutto ok?- Louis si avvicina, preoccupato.
-Si, credo di sì. Cos'è successo?- mugugno con la gola secca.
Infermeria.
-Tieni- Harry, seduto su una sediolina nera alla sinistra del letto, mi porge un bicchiere di succo.
-Hai avuto un calo di zuccheri e 
sei svenuta. Bevi questo, è succo e abbiamo aggiunto abbondanti cucchiaiate di zucchero, hai la glicemia sotto i tacchi- avvicina il bicchiere alla mia bocca, aspettandosi che beva avidamente.
Esito parecchio prima di afferrarlo.
Non berlo, ne puoi fare a meno.
-Mia, bevi- Louis mi accarezza la testa.
Porto il bicchiere alle labbra, facendo finta di bere mi ci bagno solo le labbra.
Devo trovare un diversivo.
-Louis ma perchè tu sei qui?- chiedo, con la voce troppo stridula.
-Clelia e Zayn mi hanno invitato ad andare in centro con loro ma io di fare il terzo incomodo proprio non ne avevo voglia- lancia un'occhiata a Harry, che abbassa lo sguardo.
-E quindi ho rifiutato, Clì mi ha detto dov'eri e ho pensato di raggiungerti. Disturbato?- alza le sopracciglia verso Harry, aspettandosi una risposta che lo provochi.
-Niente affatto- mugugna il ragazzo più piccolo.
-Mi sembrava infatti, avevo voglia di andare a trovare la mia ragazza- sottolinea il mio "eccessivamente iper protettivo fidanzato".
Mentre i due iniziano a battibeccare mi sporgo a rovesciare il succo in uno dei cassetti del comodino di fianco alla mia branda.
Come si è già capito, la mia gola non lo toccherà.
I ragazzi sono così presi dalla loro rissetta che ci rinuncio e lo verso tutto; ora però meglio farli smettere.
-Gente, ho bevuto il succo- esulto.
Ma nessuno mi considera.
-Lo so che è la tua ragazza- ribatte Harry.
-E quindi dovresti evitare di darle appuntamenti sapendo che è impegnata- risponde Louis con la sua arietta da so-tutto-io.
-Ragazzi, smettetela- mi intrometto, senza raggiungere l'obiettivo sperato.
Harry si alza dalla sedia,Louis dal letto.e si avvicinano come per fronteggiarsi.
-Mi stava aiutando a studiare, non era un appuntamento. E' la tua ragazza, non il tuo cane. E io sono abbastanza galante, io le ragazze non le porto in biblioteca per un appuntamento- Harry punta un ditro contro al petto dell'altro, che si irrita spintonandolo.
-Ah già, perchè voi inglesini siete tutti raffinati e frùfrù e noi americani per voi siamo dei buzzurri maschilisti per caso, che trattiamo le ragazze come cani? Ma dove ti hanno allevato, in una fattoria? Perchè ti intendi di animali a quanto vedo...-
-Mi stai dando del frùfrù per caso, testa di cazzo?- iniziano a volare le parole dalla bocca dell'inglese.
-Ragazzi, davvero, non è...- mi intrometto nuovamente, ma i due ancora una volta non fanno caso a me.
-Sì, ti sto dando del frùfrù, che equivale a gay
-Gay non è un insulto, come prima cosa- Harry adesso è tesissimo.
-E seconda cosa, se fossi gay non ci proverei con la tua ragazza!-
Louis diventa rigido.
Conoscendolo so che stanno per volare le mani.
-Quindi ammetti che ci provi con la mia fidanzata- lo spintona nuovamente.
Harry carica il braccio.
-Non ho mai detto questo, razza di...-
-AIUTO SVENGO DI NUOVO, NON MI SENTO BENE!- strillo con una voce da gallina, e mi accascio sul letto.
Come previsto, i due ragazzi finalmente mi notano e si avvicinano al letto, agitati.
-Mia tutto bene?-
-Mia, mi senti? Rispondi!-
-Non hai il diritto di parlare con tutta questa confidenza!- sbotta ancora Louis.
-Ma che vuoi, è una mia amica, è normale che mi preoccupi- sbotta ora Harry.
-Smettila di essere così apprensivo nei confronti di una persona che non è nemmeno tua!-
-E tu cosa sei, il suo padroncino invece?-

Non. ce. la. faccio. più.
Apro gli occhi di scatto e mollo un manrovescio ad entrambi, che si allontanano da me imperterriti.
Poi l'infermiera arriva tutta trafelata (finalmente, cazzo! Che ti pagano a fare se non vieni a dare un'occhiata a chi sta male!?)
-Ho sentito dei rumori. Tutto ok?- domanda, confusa.
-No- esordisco io ed indico i ragazzi. -Mi stanno importunando e mi sento parecchio male. Potrebbe farli uscire? E potrebbe chiamare mio fratello, chiedendogli di venire a prendermi? Non voglio tornare a casa con uno di loro due-
Il riccio e il mio ragazzo mi guardano con gli occhi fuori dalle orbite ed entrambi hanno la mano sulla guancia, che copre un segnaccio rosso.
-Il numero di mio fratello è in lista scolastica, si chiama Horan Niall James-
La commessa annuisce. -Ragazzi, vi prego di lasciare l'infermeria- l'infermiera li accompagna fuori dalla porta. Nessuno dei due apre bocca.


Arriviamo a casa, mentre mio fratello parcheggia nel vialetto tiro fuori dalla borsa una bottiglia di  Coca Light (kc=0,8) che ho comprato alle macchinette e una bustina di dolcificante (kc=0,2) che dovranno farmi da cena.
Ma prima di scendere dall'auto, Niall mi abbraccia.
-Mi hai fatto preoccupare- 
Ricambio la stretta, poco convinta.
-Ehi, guardami- dico. Alza il volto verso di me e con un dito gli tiro le borse sotto agli occhi.
-Non riesci a dormire,eh?- 
Lui azzarda un sorriso ed annuisce.
-Niall, sei il mio gemello, lo sento che mi nascondi qualcosa- sussurro, avvertendo qualcosa di sbagliato in lui.
-Mentre eravamo a scuola, se n'è andato. Papà.- il suo mezzo sorriso non scompare, ma gli occhi gli si riempiono di lacrime.
I miei invece sembra si siano prosciugati.
-Che cosa ha fatto!?- sussulto.
Lui non riesce a guardarmi. Alza il viso verso il tetto dell'auto mentre le lacrime gli scorrono a fiotti sul volto.
-Non ci ha nemmeno salutati e non ha detto dove andava- singhiozza.
-Non ha detto nulla!-
Ogni singola parte del mio corpo si disidrata.
Anche lo stomaco smette di brontolare.
Mio padre ha preso e se n'è andato, così, senza dire nulla.
Ho solo una possibilità per far star meglio tutti e due. Una sola. E non so nemmeno se funzionerà.
-Andiamocene- 
Lui mi guarda smettendo di agitarsi.
-In che senso?-
-Non sto dicendo di scappare o fuggire- lo blocco dai suoi pensieri.
-Andiamo da Liam- concludo.
Ha bisogno del suo migliore amico, l'unico che l'abbia sempre capito dopo di me.
E io della mia migliore amica, se non vorrà umiliarmi ancora.
Solo a sentire il nome del migliore amico Niall sembra calmarsi e rallentare il corso delle lacrime.
Prende in mano il volante con mano tremanti e guida fino a casa di Clelia e Liam, con la musica che ci spacca i timpani per riempire il vuoto tra noi.
Quando balziamo giù dall'auto, per prima cosa, afferro il mio fratello gemello per un braccio trascinandolo all'entrata. 
E' talmente scosso dall'azione di quel farabutto di nostro padre che sembra più pallido di me, mentre sento la mente annebbiarsi di nuovo. Ma devo resistere, per Niall.
Busso alla porta con troppa violenza.
Appare sulla soglia Liam, preoccupato dai miei colpi sul legno.
Gli dico con un fil di voce ciò che è successo e lui non esita a prendere Niall per un braccio e a portarlo in cucina per calmarlo, mentre Niall diventa sempre più impietrito per lo shock.
Mio padre se n'è andato. Non ha detto con chi, perchè, dove. Non ha detto nulla.
Prima che il ragazzo possa offrirmi qualcosa da bere salgo in camera di Clelia, con le dita incrociate.
Lei capirà, è l'unica che mi è sempre stata accanto, l'unica che c'è sempre stata e che consolerà me e le mie lacrime, che hanno iniziato a scorrermi in viso non tanto per papà, ma per Niall.
Non l'ho mai visto così.
Vuota. La camera di Clelia è vuota. La musica è a palla.
Lei non mette mai la musica a palla, perchè per prima cosa sono le otto di sera e per seconda cosa, i suoi vicini, che detestano la musica alta (lo abbiamo sperimentato quando ad otto anni abbiamo fatto un pigiama party con la musica a tutto volume e loro hanno chiamato la polizia), si sarebbero poi lamentati con i suoi genitori.
Abbasso il volume delle casse per concentrarmi meglio su ogni rumore: devo trovarla, ho bisogno della mia migliore amica!
Urlo il suo nome, singhiozzo, la cerco per tutto il piano di sopra, finché non sento degli altri singhiozzi.
Mi zittisco.
Dal bagno arrivano singhiozzate e rantoli di tosse potente.
Quella cogliona si starà facendo una canna in bagno.
Ma, quando mi metto di fronte alla porta delle toilette e apro la porta, non urlo solo perché nel mio secondo di stupore Clelia mi si avventa addosso e mi tappa la bocca con una mano.
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Salve a todoooos!
Come state?
Ho aggiornato finalmente dkfjh
Molti di voi si erano lamentati per le parti che avevo scritto e sbarrato e quindi le ho tolte, anche se pensavo fosse una parte importante perchè è la dimostrazione della differenza di pensiero tra lo stomaco di Mia e la sua testa.
Spero che sia venuto bene comunque.
A
otto recensioni vado avanti.
Un bacione pipol!

   
 
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